GIANNI DA CALAIS
Melodramma semiserio.
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Libretto di Domenico GILARDONI.
Musica di Gaetano DONIZETTI.
Prima esecuzione: 2 agosto 1828, Napoli.
Personaggi:
Il RE padre di |
basso |
METILDE sposa di |
soprano |
GIANNI da Calais, armatore |
tenore |
RUSTANO capo de' marinai di Gianni |
baritono |
ROGIERO grande del regno |
tenore |
ADELINA duchessa, ed amica di Metilde |
soprano |
GUIDO pilota di costa |
basso |
CORRADO confidente di Rogiero |
tenore |
ARRIGO paggio della duchessa |
contralto |
Un UFFIZIALE |
tenore |
ERMANNO piccolo figlio di Gianni |
altro |
Coro di Scudieri, di Marinai, di Popolo, di Damigelle.
L'azione si finge nella Seelanda.
Porto di Seelanda. Da un lato la torre del faro, e la casa di Guido. Dall'altro la locanda del «Vascello ammiraglio».
Corrado, Scudieri, Guido ed Arrigo.
(condotto da un soldato)
CORRADO
Dove? Intesi. T'allontana.
(volgendosi agli scudieri)
V'inoltrate. Alcun non v'ha.
CORO
Dunque?
CORRADO
L'ospite novella,
che scoprì la sentinella,
Guido accolse.
CORO
L'uom del faro?
CORRADO
Certo.
CORO
E occulto ancor si sta?
CORRADO
Convien dir che il contrabbando
in faccenda lo terrà.
CORO
Lo chiamiam?
CORRADO
Ma in tuon sommesso.
ALCUNI
Guido?
ALTRI
Guido?
CORRADO
Non risponde.
CORO
Su, picchiam.
CORRADO
Zitto. L'ingresso
disserrarsi ascolto già.
Qui riuniti e inosservati,
scorgerem chi mai verrà.
GUIDO
(Una donna mascherata...
d'un fanciullo in compagnia...
cerca asilo in casa mia...
Chi diavolo sarà?...)
CORRADO E CORO
Parla, presto, e sotto voce,
chi albergasti?
GUIDO
E chi lo sa.
CORRADO E CORO
Dispiegato un tanto arcano
vuol Rogiero.
GUIDO
Adesso.
CORRADO E CORO
Svela.
Presto. Tutto...
GUIDO
Eh! piano, piano:
date tempo per pietà.
Nel più fitto della notte
m'er alquanto addormentato;
paf! un colpo all'uscio dato,
fa balzarmi e correr fuora.
Apro gli occhi, e veggo allora,
col favor d'un lumicino,
un vezzoso fanciullino,
che, gettandosi al mio piede,
un ricovero mi chiede
per la madre che frattanto
si chiudeva in un gran manto.
Meco a entrambi a dar ricetto
gl'introduco nel mio tetto,
ma nel dire «Voi chi siete?»
nella mano più monete
quell'incognita mi pose,
nel suo velo più si ascose,
e con gesto circospetto
di parlare allor negò.
Un biglietto poi mi diede;
v'era scritto «Ad Adelina»,
di mandarglielo accennò.
E nel dubbio mi lasciò.
CORRADO E CORO
Vieni al prence, e tu gliel narra.
GUIDO
Vengo.
ARRIGO
Guido? Non fuggirmi.
Dimmi. Teco?...
GUIDO
Sissignore.
V'è una madre, un fanciullino,
che nel fitto della no...
ARRIGO
Basta. Più saper non vo'.
Insieme
GUIDO
Paggi, araldi, messaggieri...
Prima guardie, poi scudieri...
Chi dimanda, chi m'afferra...
Io non so più ragionar.
CORRADO E CORO
Tosto segui i nostri passi;
vieni, e più non indugiar.
ARRIGO
Questa nuova tutt'arcana
non s'indugi ad apportar.
Metilde uscendo dalla casa di Guido. Quindi Rogiero, Corrado, Scudieri, Adelina, Arrigo, Damigelle e Guido.
METILDE
Udir qui parve un mormorar di gente...
Ma no... m'illuse l'agitata mente.
Seconda, o ciel pietoso,
un'opra tanto ardita,
che Imen compir m'addita,
che detta un fido amor.
Ma Guido a che s'invola?
L'amica indugia ancora...
Tu, almeno a chi t'adora,
deh! Vola, o mio tesor.
Se ignori chi sono,
e m'ami costante,
già presso è l'istante,
che grata mercede
la bella tua fé
richiede da me;
ed ove l'orgoglio
regnar ti contrasti,
allora ti basti
che scettro che soglio
calpesti il mio piè
per viver con te.
Adelina?...
ADELINA
(seguita da Arrigo e dalle damigelle)
Amica!...
METILDE
Ah taci...
ADELINA
Ma...
METILDE
Di là co' suoi seguaci
vien Rogiero. Ah, non scoprirmi.
ADELINA
E celarti a lui perché?
METILDE
Tanto arcano io meco serbo,
che affidar pria deggio a te.
(si copre con un velo)
ROGIERO
(seguìto da Corrado, Guido e scudieri)
Che mai veggio! Qui Adelina!
ADELINA
Prence!
ROGIERO
È nota a te colei?
ADELINA
Troppo.
ROGIERO
Ed è?
ADELINA
Tacer m'impose.
ROGIERO
Ma il sovran?
ADELINA
Da me l'udrà.
E appressarsi a lei chi ardisca,
tremi! Il fio ne pagherà!
Insieme
ROGIERO
A quell'accento
m'invade un fremito!
Mi freno a stento!
Ma l'ira in seno
convien reprimere,
e tant'audacia
domar saprò,
quando del regno
l'impero avrò!
ADELINA
Non più languire,
d'affanno gemere,
nel duol morire,
per lei ch'estinta
da ognun piangeasi,
il veglio misero
io mirerò,
ma in poch'istanti
gioir vedrò!
METILDE
L'ira, il furore
non sa reprimere
quel traditore!
Ma più tormenti
dovranno opprimerlo
allor che intrepida
mi svelerò,
e figlio e sposo
gli additerò!
GUIDO, CORRADO, ARRIGO E CORO
Fugge l'aspetto
di noi, del principe.
Cupo è il suo detto!
Ostenta ardire.
A lei disvelasi,
a lei sol fidasi,
solo parlò.
Qual alto arcano
serbar mai può!
ROGIERO
Corrado, amici, i passi miei seguite.
Al sovrano si narri un tanto arcano.
(parte con Corrado e gli scudieri)
ADELINA
Arrigo, veglia intorno,
se qui ne venga alcuno.
GUIDO
Ho capito. Non vonno testimoni.
(entra nella torre del faro)
ADELINA
N'è lungi ognun. Siam sole.
METILDE
Oh fid'amica,
Metilde più non è
qual da te si divise.
ADELINA
Come? Ti spiega?
METILDE
Sposa e madre io sono.
ADELINA
Che sento!
METILDE
Il figlio là riposa. E Gianni,
l'armator di Calais
è il mio consorte. In brev'ei giugnerà,
né sa che pria di lui qui posi il piede.
ADELINA
Ma non ignora chi tu sei?
METILDE
Lo ignora.
ADELINA
Ah! Dimmi, a che fuggisti?
METILDE
Ti sovvenga,
che l'obbedienza sol mi trascinava
a stringer nodo coniugale, odiato,
con Rogiero, che il soglio per mia destra
posseder desiava!
Il dì che precedea quel destinato
a tanto sacrificio, ben rammenti
che in villereccia festa
ognun si rimanea.
Fu allor che, immersa nel dolor, dal parco
giunsi alla spiaggia, ove, trovando a caso
un piccolo battel, mi v'imbarcai.
Più non vedea, né udìa...
Ahi! Quando scorsi che disciolta avea
questa corda, che il legno
ad un'asta fermava,
l'onda agitata da improvviso turbo!...
Me scopre allor un african pirata,
e preda sua divento!...
ADELINA
Che ascolto!
METILDE
Sopraggiunge
il franco capitan. Mi salva. A lui
disvelarmi non fe' l'atro pensiero
che, ritornando in patria,
all'odiato Rogier cadeva in braccio!
Il valoroso Gianni amor mi esprime.
Riconoscenza nel mio cor si desta.
La sua destra accettai. Fui sua consorte.
Rustano solo, un uom, che seco è ognora,
me conobbe, ché qui ne stava un tempo;
ma promise, giurò
il mio grado celar.
ADELINA
Svelarti adunque
al Re?...
METILDE
No. Pria m'attendo
scoprirmi in altra guisa.
ADELINA
E quale?
METILDE
M'odi:
Gianni vêr la Seelanda
sciôr le vele dovea;
le immagini del figlio, di me stessa
feci ritrar sovra la sua bandiera.
La ragione gli tacqui,
e il pregai che approdando a questo porto
la dispiegasse. Ond'è perciò che anelo
di Rogiero, del padre alla sorpresa,
lor moti ponderar, prender consiglio.
ADELINA
Ah sì, ben divisasti. Al tuo disegno
arrida il cielo! Io ti precedo. Arrigo
teco rimanga, e col fanciullo insieme
alla reggia ti adduca,
onde in più ricche spoglie
al genitor poi te condur poss'io.
M'udisti?
METILDE
Intesi.
ADELINA
A te m'affida.
METILDE
Addio.
(Adelina parte colle damigelle. Metilde con Arrigo va a prendere il figlio)
Rustano viene in una barca con pochi Marinai che tirano le gomene del bastimento di Gianni. Scende a terra, ed ammassa la corda cantando.
RUSTANO
(qui esce Metilde col figlio ed Arrigo, dalla casa di Guido)
(Metilde gli fa cenno di tacersi, e va via)
RUSTANO
Entrato nel porto il bastimento, cominciano a scendere i Marinai. Infine Gianni, Guido e Rustano.
RUSTANO
GUIDO
Non l'ho sbagliata. È Gianni da Calais.
RUSTANO
GUIDO
Rustano? E 'l vostro capitano?
RUSTANO
GUIDO
Tu ancor? Sì. V'è una donna, un fan...
RUSTANO
GUIDO
Ed ora?
RUSTANO
GUIDO
E m'han lasciato
senza saper chi siano.
RUSTANO
GUIDO
No.
RUSTANO
GUIDO
Sempre di buon umore!
(va incontro a Gianni che sarà disceso)
Ben arrivato.
GIANNI
A Guido ognor son grato.
Ma...
(guardando intorno)
GUIDO
Che cercate?
GIANNI
Ov'è
Rustano?
GUIDO
In quell'albergo.
GIANNI
(ai marinai)
Andate, e dite
che a me venga. Non vidi mai nel mondo
un uom più singolare di costui.
Son pur degli anni ch'egli meco naviga,
né dir mi volle mai chi fosse.
GUIDO
Or viene.
GIANNI
Oh... Guido, vanne a bordo
e fa' che la bandiera inalberassero.
GUIDO
Volo.
(va sul bastimento)
GIANNI
Fa d'uopo che alla mia Metilde
quanto promisi io compia.
Gianni, Rustano, infine Uffiziali e Popolo.
RUSTANO
GIANNI
Vieni, amico, m'abbraccia.
RUSTANO
GIANNI
Ahi quanto
ti deggio.
RUSTANO
GIANNI
Come?
Ieri in quella tempesta
non mi salvasti tu la vita?
RUSTANO
GIANNI
Né vuoi
che a tal dover compenso dia?
RUSTANO
GIANNI
Ma questa è stravaganza.
RUSTANO
GIANNI
Dunque, eterna amistà.
(dandogli la mano che Rustano porta al cuore)
RUSTANO
(sul bastimento si spiega la bandiera)
GIANNI
Ma saper vorrei...
RUSTANO
GIANNI
So ch'hai nome Rustano;
ma la tua patria?
RUSTANO
GIANNI
E sei figlio?
RUSTANO
GIANNI
Rustano?
RUSTANO
GIANNI
Sei originale.
RUSTANO
GIANNI
È vero. Non te' l nego.
Anche colei non mi svelò giammai
chi sia. Ma non mi cale, io l'amo e adoro...
Ah! L'avessi al mio fianco insiem col figlio!
RUSTANO
GIANNI
Anzi adesso.
(volgendosi verso la bandiera)
RUSTANO
GIANNI
Con cento leghe e più di lontananza?
RUSTANO
GIANNI
Che testa!
RUSTANO
GIANNI
Mi lasci?
RUSTANO
GIANNI
Vengo anch'io.
RUSTANO
GIANNI
Oh! Questa è bella!
Vuoi che resti in istrada?
RUSTANO
GIANNI
Da chi mai?
RUSTANO
GIANNI
E quali?
RUSTANO
GIANNI
Ah! Parlami più chiaro,
ch'io già morir mi sento.
RUSTANO
GIANNI
(con ironia)
Io posseggo altra virtù.
Sono dotto assai di più.
E all'istante, ~ dal sembiante, ~
senza lenti, ad occhio nudo,
veggo, esamino, conchiudo,
che già bolle, ~ e ti ribolle, ~
frulla, ~ e rulla ~ per le vene
l'onda bionda, ~ e rubiconda...
Ah! Rustano, quante lingue
la bottiglia fa parlar!
Quanti testi, e tutti nuovi,
ti fa subito citar!
RUSTANO
GIANNI
Non delirio, buon umore,
che ti fa con me scherzar.
RUSTANO
GIANNI
Questo grillo, caro amico,
via deponi, e lascia star.
RUSTANO
GIANNI
Cospetto!
Tu persisti in vaneggiar?
RUSTANO
(mentre Gianni ragiona fra sé, il popolo si raduna verso la bandiera)
POPOLO
(parlando l'uno all'altro)
È dessa! È dessa! Dubbio non v'ha.
(degli uffiziali veggono la bandiera, e vanno verso la reggia)
GIANNI
Che! A tutto il popolo mia moglie è cognita!
Che brutto equivoco! ~
RUSTANO
GIANNI
Rustano?
RUSTANO
GIANNI
In corte un Gianni! ~ Oh che follia!
Oh che pazzia! ~ Son uom di mare,
e col sovrano ~ che cosa ho a fare?
Questo pronostico a vôto andrà...
UFFIZIALE
Gianni, il sovrano ~ ti brama...
RUSTANO
GIANNI
La cosa è seria! ~ Non è più favola!
Ma è tutto istoria! ~ e verità!
Rustano?
RUSTANO
GIANNI
Ma tu chi?...
RUSTANO
GIANNI
Con tanti arcani ~ sì nuovi e strani!
Con tante cose ~ misteriose,
co' tuoi segreti, ~ co' tuoi folletti...
non posso più!... Col Belzebù,
col qua, col là, ~ deh! non parlar...
Taci, Rustano ~ per carità!
RUSTANO
GIANNI
Ti rivedrò?
RUSTANO
GIANNI
Ti fuggirò!
Giardini reali.
Adelina. Quindi Metilde col figlio. Infine Rustano.
ADELINA
T'inoltra. Non temer.
METILDE
Ma il padre?...
ADELINA
Impose
che Gianni a lui si guidi,
che a lui si porti la bandiera.
RUSTANO
METILDE
Che palpito!
ADELINA
Mi segui in quel tempietto.
METILDE
Ahi! Quale istante! Io tremo!
(entrano in un tempietto che v'è in fondo)
Adelina e Rustano.
RUSTANO
ADELINA
(uscendo)
Che!
RUSTANO
ADELINA
Che cercate?
RUSTANO
ADELINA
Chi siete voi?
RUSTANO
ADELINA
Quello!
Vi conosco.
RUSTANO
ADELINA
Il confidente
di Metilde e di Gianni.
RUSTANO
ADELINA
Un incognito.
RUSTANO
ADELINA
Ma si dice
qualche cosa di voi. (Vo' saper tutto.)
RUSTANO
ADELINA
Che avete dell'equivoco.
RUSTANO
ADELINA
Siete un uomo singolare.
RUSTANO
ADELINA
Gusto avete a indovinare...
RUSTANO
ADELINA
Ma si crede...
RUSTANO
ADELINA
Ch'abbiate
qualche intrigo cogli spiriti,
che parliate co' le fate...
Tutto, tutto, già si sa.
RUSTANO
Insieme
ADELINA
(Non riesco: mutiam tasto;
forse ai prieghi cederà.)
RUSTANO
ADELINA
Sono donna, e in conseguenza
ho la mia curiosità;
e saper in confidenza
vo' l'affare come sta.
RUSTANO
ADELINA
(Ancor questa male andò.)
RUSTANO
ADELINA
Ma, per grazia, si potria...
RUSTANO
ADELINA
Sì, certo. ~ Via...
Facciam lega.
RUSTANO
ADELINA
Signor sì, lo voglio io stessa.
RUSTANO
ADELINA
Non temer che ad uomo io dica
quel ch'or io da te saprò.
Di Metilde io son l'amica,
e tua pur, se il vuoi, sarò.
RUSTANO
Insieme
RUSTANO
ADELINA
Se per lui vigile
è il tuo consiglio,
non può l'intrepido
temer periglio:
pronta amicizia
il salverà,
e d'ogni ostacolo
trionferà.
ADELINA
Zitto, vien Gianni.
(si ritira)
RUSTANO
Gianni ed un Uffiziale.
GIANNI
Ma dov'è il Re?
UFFIZIALE
Fra poco qui 'l vedrete.
GIANNI
E a che mi vuol?
UFFIZIALE
Lo ignoro.
GIANNI
Per caso fosse questo
un garbato, gentile e dolce arresto?
UFFIZIALE
Un tal cenno non diè. Quand'ei ne viene,
che vi chiami attendete in quel boschetto.
(via)
GIANNI
Com'è conciso quest'Uffizialetto!
Gianni ed Adelina.
ADELINA
(A quanto mi narrò Metilde, è questi
senza dubbio il consorte...)
GIANNI
(E quella dama
perché da cima a fondo mi contempla?
Che voglia misurarmi?)
ADELINA
Dite? Voi...
Sareste Gianni da Calais?
GIANNI
Io stesso.
ADELINA
Attendete il sovrano?
GIANNI
Per lo appunto.
Ed impaziente son di favellargli.
ADELINA
Ed ei non men che voi.
GIANNI
Adunque la ragion v'è nota?
ADELINA
Appieno.
GIANNI
(Adesso saprò tutto.) Ah! per pietà,
ditemi almen...
ADELINA
Vi dico
quel che il core per voi già mi predice.
GIANNI
Per me? Il cor vi predice?
ADELINA
Sì.
GIANNI
Che cosa?
ADELINA
Che di fasti, di pompe, omaggi e onori
il Re vi colmerà!
Ch'oggi la vostra sorte cangerà!
(facendogli un inchino si ritira)
GIANNI
Fasti! Pompe! Omaggi! Onori!
La mia sorte cangerà!
Ohibò; che cangiamenti,
che pompe e complimenti:
io vivo alla spartana,
non cerco incensi e fumi,
né lascio i miei costumi
per fasti e dignità.
Piano, Gianni, pensa meglio:
obbedir ti converrà...
Che c'entra l'obbedienza...
Ohibò, che convenienza:
io son di tempra anfibia,
non vivo senza il mare,
né lascio il navigare
per corti e nobiltà.
Ma qui verrà il sovrano...
Ebben che dir mi può?
Oh bella! Ch'io mi resti;
e allor come farò?
Risponderò ~ ch'io son Francese;
che il mio naviglio ~ il mio paese
la sposa, il figlio, ~ il mio Calais,
lasciar non vo': ~ così farò...
Ma se... Ma che? ~ Ma quanti ma?
Persisterà? ~ M'ostinerò;
e... basta, io so ~ quel che farò;
ma il mio Calais ~ non lascerò.
Gianni e Rustano. Infine Metilde.
RUSTANO
GIANNI
Anche qui?
RUSTANO
GIANNI
Che successe?
RUSTANO
GIANNI
Ben veduto.
RUSTANO
GIANNI
Nemmen per nome.
RUSTANO
GIANNI
Buon per lui.
RUSTANO
GIANNI
Meglio.
RUSTANO
GIANNI
Ottimo.
RUSTANO
GIANNI
E chi a te disse,
che quest'altro signore m'è nemico?
RUSTANO
GIANNI
Rustano, se non lasci questi gerghi,
farai montarmi in collera.
RUSTANO
GIANNI
Cioè, si supporrà che comparisca.
RUSTANO
GIANNI
Davvero?
RUSTANO
GIANNI
(Che mi avesse seguito, e no 'l sapessi?)
RUSTANO
GIANNI
Vediam, per carità, se siamo soli;
ché questa scena ha molto del ridicolo.
RUSTANO
GIANNI
Di certo
fra poco passeremo
all'ospedal de' matti.
RUSTANO
GIANNI
Adunque?
RUSTANO
GIANNI
Io so che tu... Va bene?
RUSTANO
GIANNI
(avvicinandosi al tempietto)
Io so che tu sei qui,
vieni, mia fida sposa.
Che? Forse non m'udì?
RUSTANO
GIANNI
(ironicamente)
Ma uscir non osa?
(appena detto «non osa» sarà preso per mano da Metilde)
Insieme
GIANNI
Metilde? Ah no. ah sì.
Per Bacco! Sei mia moglie,
ma tu, perché? Così?
Più bella? In altre spoglie?
Ah, come? Ah parla! Ah di'!
Qui meco? In quelle soglie?
METILDE
Mio Gianni, io sono. Ah sì!
Che a te già strinse imene.
Amor mi suggerì
seguirti in queste arene.
Ah! forse in un tal dì,
chi sa, mio caro bene...
GIANNI E METILDE
Ah, ch'io più dove sia
non so, bell'idol mio!
Ma so che accanto a te,
un certo non so che
di caro e lusinghier
mi colma di piacer.
RUSTANO
METILDE
Ma dimmi? T'era noto
ch'io là mi rimanea?
GIANNI
Che cosa? Il ciel mi fulmini
se nulla io ne sapea.
RUSTANO
METILDE
Oh dio!
RUSTANO
METILDE
(avvicinandosi a Rustano)
Rustano,
chi son tu gli svelasti?
RUSTANO
METILDE
Respiro.
GIANNI
Più arcani! Ah vi tacete:
udirne io più non vo'.
RUSTANO
GIANNI
Ma il figlio
dov'è?
METILDE
Colà.
GIANNI
Che il vegga.
METILDE
Ti ferma.
RUSTANO
GIANNI
Perché?
METILDE
Ti è forza attendere
il Re che or or qui viene.
GIANNI
E come il sai?
METILDE
Lo so
per un fatal mistero.
GIANNI
Mistero! e ognor mistero!
Scommetto che quest'aure
fan tutti quanti oracoli,
e in breve un enimmatico
anch'io diventerò.
RUSTANO
GIANNI
Che venga.
METILDE
Addio.
GIANNI
Che fai?
METILDE
Fuggo da te.
GIANNI
Perché?
RUSTANO
GIANNI
M'è moglie; e, quando è moglie,
può rimaner con me.
METILDE
Che dici?
RUSTANO
GIANNI
Dirò che sei mia sposa.
METILDE
Ah! non fia mai!
RUSTANO
GIANNI
Di grazia? Il matrimonio,
che fosse qui delitto
di lesa maestà?
RUSTANO
METILDE
M'occulterò col figlio?
GIANNI
M'asconderò fra' salici?
METILDE
Là dentro?
RUSTANO
GIANNI
Là?
RUSTANO
METILDE
Tu veglia al suo periglio.
GIANNI
Tu a sposa e figlio assisti.
METILDE
Tu...
GIANNI
Tu...
RUSTANO
METILDE, GIANNI E RUSTANO
Oh, stelle! M'aiutate,
ch'io più non posso reggere,
né vivere così.
(partono per opposti lati)
Il Re, Rogiero, un Uffiziale e gli Scudieri; Adelina, Arrigo e le Damigelle. Quindi Gianni e Metilde col figlio. Infine Corrado.
ADELINA
Sire!
RE
Duchessa, la bandiera io vidi.
Alla figlia la imago appien somiglia.
ADELINA
Dunque?
RE
(all'Uffiziale)
Gianni s'inoltri. A me si adduca.
ROGIERO
E l'incognita?
ADELINA
Ognun la rinverrà
in lei che al regal piede io condurrò...
Pria l'armator si ascolti.
ROGIERO
(Qual sospetto!)
UFFIZIALE
Ecco. Quegli è il sovrano.
RE
Sorgi. Veder vogl'io la tua bandiera.
GIANNI
Anche vostra maestà?
RE
Dimmi, chi è mai colei che v'è ritratta?
GIANNI
Mia moglie!
TUTTI
Moglie!
GIANNI
Moglie.
(Che, forse non son uom da prender moglie?)
RE
E quel fanciullo che l'è accanto?
GIANNI
Il figlio.
TUTTI
Figlio!
GIANNI
(Un'altra sorpresa!)
RE
La patria della madre?
GIANNI
Oh, questo poi,
da capitan d'onore, che no 'l so.
Saran circa anni sei, che da un pirata
io la salvai. Ed altro a me non disse,
che in alto mar sospinto avea tempesta
un suo battello.
RE
Il nome?
GIANNI
Metilde.
TUTTI
È dessa!
GIANNI
(Io non capisco nulla.)
RE
Rogiero, eleggo te per comandante.
Più navi vêr Calais sciolgan le vele,
e ridonino ad un dolente padre...
GIANNI
Che! Metilde sarebbe?
RE
Mia figlia...
GIANNI
(Ho perso il fiato!)
(Adelina s'incammina per avvertire Metilde)
RE
Ahi! perché la distanza mi ritarda
il ben di riabbracciarla!...
GIANNI
Ah, signore, ella è qui...
RE
Qui! Né a me riede!...
ROGIERO
Che ascolto!
RE
E sarà vero? Ov'è?
ADELINA
Al tuo piede.
(Metilde si getta a' piedi del padre, e 'l suo figlio corre fra le braccia di Gianni)
ROGIERO
È dessa! Quegli è il figlio!
Oh rabbia! Oh mio furor!
SCUDIERI
È dessa! Quegli è il figlio!
Oh colpa! Oh disonor!
ADELINA, ARRIGO E DAMIGELLE
Immoto a quell'aspetto
rimase il genitor!
RE
(alla figlia)
Sorgi. M'abbraccia. Oh, dio!
manca alla gioia il cor.
METILDE
(Un palpito mi desta
la speme ed il timor.)
GIANNI
(al figlio)
Tu, in grembo all'innocenza,
il padre abbracci ancor,
né sai che il padre tuo
è un semplice armator.
Tua madre a te prepara
e regno, e soglio, e onor,
io sol serbar ti posso
l'affetto del mio cor.
Ahi! Quando regnerai,
e a lei tu chiederai,
di me che t'abbracciava,
e ti baciava ognor,
da te, da lei diviso,
solo, ramingo errante!...
Chi sa, se in quell'istante,
vivrà tuo padre ancor?
Insieme
RE
(a Metilde)
Perché da me fuggivi?
Il padre abbandonavi?
E in preda mi lasciavi
al più crudel dolor?
All'onde io ti chiedea,
versando amaro pianto,
e tu godevi intanto,
scordavi il genitor!
METILDE
(al Re)
Un nodo che aborriva,
mi rese ingrata e rea!
Mi spinse in altra riva,
mi trasse in tanto error.
Ma quando un puro amore
mi fe' consorte e madre,
fra sposo e figlio, il padre
io rammentava ognor.
ROGIERO
(agli scudieri)
Udite il labbro altero
come oltraggiarmi ardisce!
A un vile avventuriero
donar la destra, il cor?
Se la mia man spregiava,
la istessa man ch'odiava,
por le saprà sul ciglio
lagrime di dolor!
SCUDIERI
(a Rogiero)
Dissimula, disprezza,
non ti curar di lei.
Ascolta i detti miei,
reprimi il tuo furor.
Con fredda calma inganna,
fa' che verun ti tema,
ed a vendetta estrema
serbati finto il cor!
ADELINA
(ad Arrigo ed alle damigelle)
Mirate. Ei mentre il fallo
rimprovera alla figlia,
sfavilla per le ciglia
il giubilo del cor.
Vedete. Il fier Rogiero,
come, nell'ira avvolto,
già freme, e tutto in volto
traspare il suo furor.
ARRIGO E DAMIGELLE
(ad Adelina)
Vedrai che a lei d'accanto
il genitor pietoso,
nel darle e figlio e sposo
perdonerà l'error.
E fra gli oltraggi e l'onte,
vedrai che alfin schernito,
oppresso ed avvilito
cadrà quel traditor.
METILDE
(avvicinandosi a Gianni)
Ebben? mio Gianni...
(Gianni s'inchina)
T'alza.
GIANNI
La figlia d'un sovrano...
METILDE
Che porse a te la mano,
non cangia e muta il cor.
GIANNI
Tanta virtude!
METILDE
Ah! Miralo.
(prende il figlio e lo presenta al padre)
È sangue tuo.
RE
Sì, mio...
ROGIERO
(Io fremo!)
ADELINA
(Io spero!)
GIANNI
Oh dio!
Lo abbraccia!
(s'ode un tamburo)
RE
(a Corrado)
Qual fragor?...
Che avvenne?
CORRADO
Sire, bramano
tutti del regno i grandi
porgerti omaggio e onor.
RE
Or or sarò fra lor.
Seguimi insiem col figlio.
METILDE
E Gianni?
RE
Fuor la reggia
attenda dal consiglio,
cui forza è consultar,
il suo destino.
Insieme
ADELINA
Oh cielo!
ROGIERO
Oh sorte!
METILDE
Ah! padre...
RE
Taci. E spera;
antica legge il vuole:
la deggio rispettar.
METILDE
Come da lui dividermi?
TUTTI
(al Re)
Vieni, che i grandi attendono.
(poi volti a Metilde)
L'ira non provocar!
METILDE
E ti degg'io lasciar?
Insieme
GIANNI
Se quella fede
giurata un dì,
se quell'amore
che a me t'unì,
rammenterai,
mi serberai,
morendo ancora
da te lontano,
nell'ultim'ora
io chiuderò
le luci al dì,
lieto dicendo:
non mi tradì!
METILDE
Su quella fede
giurata un dì,
su quell'amore
che a te m'unì,
fidar potrai;
per prova il sai.
E quando, ancora
da te lontana,
nell'ultim'ora
io chiuderò
le luci al dì,
dirai, Metilde
fedel morì.
ROGIERO, CORRADO E SCUDIERI
Su questa fede
giurata un dì,
su quest'amore
ch'entrambi unì,
fiera, improvvisa,
di sangue intrisa,
piombi la spada
de la vendetta!
Distrugga, invada!
Ch'io schiuderò
le luci al dì,
lieto dicendo,
un vil perì!
RE, ADELINA, ARRIGO E DAMIGELLE
Cotanta fede
giurata un dì,
sovra un amore
ch'entrambi unì,
clemenza trovi,
pietà l'approvi!
Vinca natura,
sparga il sereno;
ch'io schiuderò
le luci al dì,
lieto fra loro
che Imene unì.
Notte. Atrio contiguo ad un giardino.
Rustano avvolto in un mantello. Quindi Corrado con gente travestita. Infine Rogiero.
RUSTANO
CORRADO
(conducendo seco gente travestita)
Pian piano ~ senza strepito.
Seguitemi ~ avanzatevi.
(cercando Rogiero. Intanto Rustano ascolta)
ROGIERO
(avanzandosi con circospezione)
Corrado?
CORRADO
Prence?
ROGIERO
Appressati.
La gente?
CORRADO
È pronta già.
ROGIERO
E tutti?
CORRADO
Tutti, un abito
vestendo a questo simile,
di Gianni par che fossero
i marinai...
ROGIERO
Non più.
Di Gianni è questo il foglio:
da me sorpreso fu.
Metilde or vien. Glie 'l porgi:
il figlio a te darà.
Allor lo stuolo armato
sul padre piomberà.
E 'l padre al figlio unito
dal lido tratto in mar...
Che pera! e d'una fuga
io lo saprò accusar.
RUSTANO
CORRADO E CORO
E figlio e padre insieme
dal lido tratti in mar...
T'affida... Sarai pago...
N'andiam. Non dubitar.
ROGIERO
È questa, o miei fidi,
la notte bramata!
Di sangue il suo velo
segnate!... Sperate!...
Nel buio sepolta
la colpa sarà!
Onori, tesori,
il dì schiuderà.
CORRADO E CORO
Di sangue il suo velo
segnato sarà!
Ricchezze, grandezze,
il dì schiuderà!
(Rogiero si ritira)
Corrado, la sua gente, Rustano da marinaio. Infine Metilde col Figlio.
CORRADO
Amici?... Qui... Ascoltate...
(Corrado prende per mano uno de' suoi, e Rustano si confonde con gli altri)
Allor che vien Metilde, ognun si taccia,
e, posti insieme l'un de l'altro accanto,
di mano in man passando il fanciulletto,
chi l'ultimo riman gli altri preceda.
(si situano in linea obliqua, e Rustano con accortezza rimane l'ultimo)
RUSTANO
METILDE
(avanzandosi col figlio)
Mi si disse che di Gianni
qui la gente m'attende.
CORRADO
Principessa?...
METILDE
Per me serbate un foglio?
CORRADO
(le dà un foglio, ed apre una lanterna cieca per farglielo leggere)
Eccolo è questo.
METILDE
(legge)
«Adorata Metilde ~ Ov'è Rogiero ~
Securo esser non puote il figlio mio ~
Deh! Fa' che l'abbia il tuo consorte ~ Addio.»
Come di te privarmi?...
(abbracciando il figlio)
RUSTANO
CORRADO
Non indugiate.
METILDE
Non ho cor.
CORRADO
Via. Presto.
METILDE
Ebbene. A voi lo affido.
(lo passa a Corrado)
CORRADO
(lo dà a' suoi che passando di mano in mano arriva a Rustano)
Amici!
RUSTANO
METILDE
Ah, gli dite che, lunge da lui, gemo.
Che in breve il rivedrò.
CORRADO
V'obbediremo.
(Corrado parte co' suoi compagni)
RUSTANO
METILDE
Che!
RUSTANO
METILDE
Rustano?
RUSTANO
METILDE
Tu tremi!
(prendendolo per mano)
RUSTANO
METILDE
Ma...
RUSTANO
METILDE
Il figlio?
RUSTANO
METILDE
Periglio! Ah, parla! Ah, di'!...
RUSTANO
METILDE
Oh, dio! Ti spiega! Io manco...
RUSTANO
METILDE
Sì, Gianni li ha mandati.
RUSTANO
METILDE
Che ascolto! Ahi qual sospetto!
RUSTANO
METILDE
Il traditore?
RUSTANO
METILDE
E 'l suo pensier qual era?
RUSTANO
METILDE
Forse?...
RUSTANO
METILDE
Taci...
Ahi vile ed inumano!
Perfin sull'innocenza
il perfido inveì...
RUSTANO
METILDE
Ah, figlio mio...
(trasportata dalla riconoscenza gli pone quasi a' piedi il figlio)
RUSTANO
METILDE
Col bacio ~ coll'amplesso,
ti esprima che ognor grato
un cor ti serberà,
in fin che vita avrà...
Oh nume tutelare
anch'io dovrei... Che so?
Ragione io più non ho.
RUSTANO
METILDE
Tu parti?
T'arresta.
RUSTANO
METILDE
Anche il consorte?
RUSTANO
METILDE
Qual colpo! Io moro...
RUSTANO
METILDE
E come?
RUSTANO
METILDE
Ma...
RUSTANO
METILDE
Ah, guidami, ch'io stessa
dirò... farò...
RUSTANO
METILDE
Al padre, sì, ne andrò.
Tu dal consorte va'.
Insieme
METILDE
Digli che il traditore
io svelo al genitore,
che fia tra ceppi avvinto
chi lo voleva estinto!
Che tutto speri!... E tu?...
Ah se la tua virtù
la vita al figlio diè...
Se madre io son per te...
Tutto otterrai da me!
RUSTANO
(partono)
Interno della reggia.
Adelina co' le sue Damigelle. Quindi Metilde col Figlio. Infine il Re seguìto da Gianni, Rustano, Scudieri e Guardie.
ADELINA
Non erro, no: Metilde qui ne viene.
Forse l'orrida trama
discopriva!
METILDE
(agitata)
Adelina?...
Il perfido Rogier...
ADELINA
Taci. M'è noto
quanto dir mi vorresti...
METILDE
E 'l padre?...
ADELINA
Tutto
scoperse l'attentato...
Gianni è salvo. ~ Ed in breve
teco sarà...
METILDE
Mi dici il ver?
ADELINA
Lo vedi.
METILDE
Padre... sposo... Rustano?...
RE
Son compiuti i tuoi voti.
Alla sua pena s'involò Rogiero. ~
Gianni è tuo. ~ E Rustano,
che salvo a te lo rese,
in questa reggia rimarrà mai sempre. ~
METILDE
Oh, inaspettata sorte!
GIANNI
Oh, me felice!
RUSTANO
GIANNI
Ma dirmi or tu potresti?
RUSTANO
GIANNI
Oh vero amico.
TUTTI
(fuor che Rustano)
Dopo tante pene e tante
com'è caro quell'istante,
che ti porge e ti ridona,
chi ti fece sospirar.
Sono gioie, son contenti,
che si provano dal core,
ma col labbro, cogli accenti
non si possono spiegar.
RUSTANO
Fine del libretto.
Generazione pagina: 14/01/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
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