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Gianni da Calais

GIANNI DA CALAIS

Melodramma semiserio.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Domenico GILARDONI.
Musica di Gaetano DONIZETTI.

Prima esecuzione: 2 agosto 1828, Napoli.


Personaggi:

Il RE padre di

basso

METILDE sposa di

soprano

GIANNI da Calais, armatore

tenore

RUSTANO capo de' marinai di Gianni

baritono

ROGIERO grande del regno

tenore

ADELINA duchessa, ed amica di Metilde

soprano

GUIDO pilota di costa

basso

CORRADO confidente di Rogiero

tenore

ARRIGO paggio della duchessa

contralto

Un UFFIZIALE

tenore

ERMANNO piccolo figlio di Gianni

altro


Coro di Scudieri, di Marinai, di Popolo, di Damigelle.

L'azione si finge nella Seelanda.

Atto primo
Scena prima

Porto di Seelanda. Da un lato la torre del faro, e la casa di Guido. Dall'altro la locanda del «Vascello ammiraglio».
Corrado, Scudieri, Guido ed Arrigo.

(condotto da un soldato)

CORRADO

Dove? Intesi. T'allontana.

(volgendosi agli scudieri)

V'inoltrate. Alcun non v'ha.

CORO

Dunque?

CORRADO

L'ospite novella,

che scoprì la sentinella,

Guido accolse.

CORO

L'uom del faro?

CORRADO

Certo.

CORO

E occulto ancor si sta?

CORRADO

Convien dir che il contrabbando

in faccenda lo terrà.

CORO

Lo chiamiam?

CORRADO

Ma in tuon sommesso.

ALCUNI

Guido?

ALTRI

Guido?

CORRADO

Non risponde.

CORO

Su, picchiam.

CORRADO

Zitto. L'ingresso

disserrarsi ascolto già.

Qui riuniti e inosservati,

scorgerem chi mai verrà.

GUIDO

(Una donna mascherata...

d'un fanciullo in compagnia...

cerca asilo in casa mia...

Chi diavolo sarà?...)

CORRADO E CORO

Parla, presto, e sotto voce,

chi albergasti?

GUIDO

E chi lo sa.

CORRADO E CORO

Dispiegato un tanto arcano

vuol Rogiero.

GUIDO

Adesso.

CORRADO E CORO

Svela.

Presto. Tutto...

GUIDO

Eh! piano, piano:

date tempo per pietà.

Nel più fitto della notte

m'er alquanto addormentato;

paf! un colpo all'uscio dato,

fa balzarmi e correr fuora.

Apro gli occhi, e veggo allora,

col favor d'un lumicino,

un vezzoso fanciullino,

che, gettandosi al mio piede,

un ricovero mi chiede

per la madre che frattanto

si chiudeva in un gran manto.

Meco a entrambi a dar ricetto

gl'introduco nel mio tetto,

ma nel dire «Voi chi siete?»

nella mano più monete

quell'incognita mi pose,

nel suo velo più si ascose,

e con gesto circospetto

di parlare allor negò.

Un biglietto poi mi diede;

v'era scritto «Ad Adelina»,

di mandarglielo accennò.

E nel dubbio mi lasciò.

CORRADO E CORO

Vieni al prence, e tu gliel narra.

GUIDO

Vengo.

ARRIGO

Guido? Non fuggirmi.

Dimmi. Teco?...

GUIDO

Sissignore.

V'è una madre, un fanciullino,

che nel fitto della no...

ARRIGO

Basta. Più saper non vo'.

Insieme

GUIDO

Paggi, araldi, messaggieri...

Prima guardie, poi scudieri...

Chi dimanda, chi m'afferra...

Io non so più ragionar.

CORRADO E CORO

Tosto segui i nostri passi;

vieni, e più non indugiar.

ARRIGO

Questa nuova tutt'arcana

non s'indugi ad apportar.

Scena seconda

Metilde uscendo dalla casa di Guido. Quindi Rogiero, Corrado, Scudieri, Adelina, Arrigo, Damigelle e Guido.

METILDE

Udir qui parve un mormorar di gente...

Ma no... m'illuse l'agitata mente.

Seconda, o ciel pietoso,

un'opra tanto ardita,

che Imen compir m'addita,

che detta un fido amor.

Ma Guido a che s'invola?

L'amica indugia ancora...

Tu, almeno a chi t'adora,

deh! Vola, o mio tesor.

Se ignori chi sono,

e m'ami costante,

già presso è l'istante,

che grata mercede

la bella tua fé

richiede da me;

ed ove l'orgoglio

regnar ti contrasti,

allora ti basti

che scettro che soglio

calpesti il mio piè

per viver con te.

Adelina?...

ADELINA

(seguita da Arrigo e dalle damigelle)

Amica!...

METILDE

Ah taci...

ADELINA

Ma...

METILDE

Di là co' suoi seguaci

vien Rogiero. Ah, non scoprirmi.

ADELINA

E celarti a lui perché?

METILDE

Tanto arcano io meco serbo,

che affidar pria deggio a te.

(si copre con un velo)

ROGIERO

(seguìto da Corrado, Guido e scudieri)

Che mai veggio! Qui Adelina!

ADELINA

Prence!

ROGIERO

È nota a te colei?

ADELINA

Troppo.

ROGIERO

Ed è?

ADELINA

Tacer m'impose.

ROGIERO

Ma il sovran?

ADELINA

Da me l'udrà.

E appressarsi a lei chi ardisca,

tremi! Il fio ne pagherà!

Insieme

ROGIERO

A quell'accento

m'invade un fremito!

Mi freno a stento!

Ma l'ira in seno

convien reprimere,

e tant'audacia

domar saprò,

quando del regno

l'impero avrò!

ADELINA

Non più languire,

d'affanno gemere,

nel duol morire,

per lei ch'estinta

da ognun piangeasi,

il veglio misero

io mirerò,

ma in poch'istanti

gioir vedrò!

METILDE

L'ira, il furore

non sa reprimere

quel traditore!

Ma più tormenti

dovranno opprimerlo

allor che intrepida

mi svelerò,

e figlio e sposo

gli additerò!

GUIDO, CORRADO, ARRIGO E CORO

Fugge l'aspetto

di noi, del principe.

Cupo è il suo detto!

Ostenta ardire.

A lei disvelasi,

a lei sol fidasi,

solo parlò.

Qual alto arcano

serbar mai può!

ROGIERO

Corrado, amici, i passi miei seguite.

Al sovrano si narri un tanto arcano.

(parte con Corrado e gli scudieri)

ADELINA

Arrigo, veglia intorno,

se qui ne venga alcuno.

GUIDO

Ho capito. Non vonno testimoni.

(entra nella torre del faro)

ADELINA

N'è lungi ognun. Siam sole.

METILDE

Oh fid'amica,

Metilde più non è

qual da te si divise.

ADELINA

Come? Ti spiega?

METILDE

Sposa e madre io sono.

ADELINA

Che sento!

METILDE

Il figlio là riposa. E Gianni,

l'armator di Calais

è il mio consorte. In brev'ei giugnerà,

né sa che pria di lui qui posi il piede.

ADELINA

Ma non ignora chi tu sei?

METILDE

Lo ignora.

ADELINA

Ah! Dimmi, a che fuggisti?

METILDE

Ti sovvenga,

che l'obbedienza sol mi trascinava

a stringer nodo coniugale, odiato,

con Rogiero, che il soglio per mia destra

posseder desiava!

Il dì che precedea quel destinato

a tanto sacrificio, ben rammenti

che in villereccia festa

ognun si rimanea.

Fu allor che, immersa nel dolor, dal parco

giunsi alla spiaggia, ove, trovando a caso

un piccolo battel, mi v'imbarcai.

Più non vedea, né udìa...

Ahi! Quando scorsi che disciolta avea

questa corda, che il legno

ad un'asta fermava,

l'onda agitata da improvviso turbo!...

Me scopre allor un african pirata,

e preda sua divento!...

ADELINA

Che ascolto!

METILDE

Sopraggiunge

il franco capitan. Mi salva. A lui

disvelarmi non fe' l'atro pensiero

che, ritornando in patria,

all'odiato Rogier cadeva in braccio!

Il valoroso Gianni amor mi esprime.

Riconoscenza nel mio cor si desta.

La sua destra accettai. Fui sua consorte.

Rustano solo, un uom, che seco è ognora,

me conobbe, ché qui ne stava un tempo;

ma promise, giurò

il mio grado celar.

ADELINA

Svelarti adunque

al Re?...

METILDE

No. Pria m'attendo

scoprirmi in altra guisa.

ADELINA

E quale?

METILDE

M'odi:

Gianni vêr la Seelanda

sciôr le vele dovea;

le immagini del figlio, di me stessa

feci ritrar sovra la sua bandiera.

La ragione gli tacqui,

e il pregai che approdando a questo porto

la dispiegasse. Ond'è perciò che anelo

di Rogiero, del padre alla sorpresa,

lor moti ponderar, prender consiglio.

ADELINA

Ah sì, ben divisasti. Al tuo disegno

arrida il cielo! Io ti precedo. Arrigo

teco rimanga, e col fanciullo insieme

alla reggia ti adduca,

onde in più ricche spoglie

al genitor poi te condur poss'io.

M'udisti?

METILDE

Intesi.

ADELINA

A te m'affida.

METILDE

Addio.

(Adelina parte colle damigelle. Metilde con Arrigo va a prendere il figlio)

Scena terza

Rustano viene in una barca con pochi Marinai che tirano le gomene del bastimento di Gianni. Scende a terra, ed ammassa la corda cantando.

RUSTANO

Una barchetta il mar solcando va;

vi son due sposi, un nonno e un marinar.

Se nel cammin burrasca insorgerà,

chi mai si salverà dal naufragar?

I giovani già nuotano, e si sa.

Il vecchio tal virtude più non ha.

Ahi nonno sventurato!

Sarai tu l'affogato!

Ma perché? Ma perché?

Il perché conoscete

già meglio di me.

Già capite, intendete,

sapete il perché.

Vecchi, il mar, deh! non solcate,

che in burrasca v'annegate.

(qui esce Metilde col figlio ed Arrigo, dalla casa di Guido)

Il figlio di!... Signora?...

(Metilde gli fa cenno di tacersi, e va via)

RUSTANO

Tacerò.

La principessa qui? Come arrivò?

E Gianni non sa nulla? Ora capisco

la bandiera, il ritratto... Oh, quest'è bella!

E il Re che mai dirà? Lo chiamerà.

Che imbroglio! Or sì che divertir mi voglio.

In un battello un dì per mar ne andò

con la sua vecchia moglie un cavalier;

sovvenne la procella; e ognun gittò

quel peso che credea più grosso aver.

Il cavalier la vecchia allor guardò,

e tutto il grosso peso in lei trovò...

Ahi moglie sventurata!

Tu fosti soffocata!

Ma perché? Ma perché?

Il perché conoscete

già meglio di me.

Già capite, intendete,

sapete il perché.

Vecchie, al mar non v'affidate,

ché più al lido non tornate.

Scena quarta

Entrato nel porto il bastimento, cominciano a scendere i Marinai. Infine Gianni, Guido e Rustano.

RUSTANO

Oh, che avventura! È proprio da romanzo!

GUIDO

Non l'ho sbagliata. È Gianni da Calais.

RUSTANO

Guido?

GUIDO

Rustano? E 'l vostro capitano?

RUSTANO

Or lo vedrai... Su, dimmi, in casa tua...

GUIDO

Tu ancor? Sì. V'è una donna, un fan...

RUSTANO

Cioè. V'erano.

GUIDO

Ed ora?

RUSTANO

Or son partiti.

GUIDO

E m'han lasciato

senza saper chi siano.

RUSTANO

Non te 'l dissero?

GUIDO

No.

RUSTANO

Ah, ah, ah, ah!

Vo a preparar l'alloggio ai marinai.

(entra nella locanda)

GUIDO

Sempre di buon umore!

(va incontro a Gianni che sarà disceso)

Ben arrivato.

GIANNI

A Guido ognor son grato.

Ma...

(guardando intorno)

GUIDO

Che cercate?

GIANNI

Ov'è

Rustano?

GUIDO

In quell'albergo.

GIANNI

(ai marinai)

Andate, e dite

che a me venga. Non vidi mai nel mondo

un uom più singolare di costui.

Son pur degli anni ch'egli meco naviga,

né dir mi volle mai chi fosse.

GUIDO

Or viene.

GIANNI

Oh... Guido, vanne a bordo

e fa' che la bandiera inalberassero.

GUIDO

Volo.

(va sul bastimento)

GIANNI

Fa d'uopo che alla mia Metilde

quanto promisi io compia.

Scena quinta

Gianni, Rustano, infine Uffiziali e Popolo.

RUSTANO

Comandante?

GIANNI

Vieni, amico, m'abbraccia.

RUSTANO

Non una, ma più volte ancora.

GIANNI

Ahi quanto

ti deggio.

RUSTANO

Niente.

GIANNI

Come?

Ieri in quella tempesta

non mi salvasti tu la vita?

RUSTANO

Feci

il mio dover.

GIANNI

Né vuoi

che a tal dover compenso dia?

RUSTANO

Giammai.

GIANNI

Ma questa è stravaganza.

RUSTANO

È questo il mio carattere.

GIANNI

Dunque, eterna amistà.

(dandogli la mano che Rustano porta al cuore)

RUSTANO

Qui v'è scolpita

in vita e in morte.

(sul bastimento si spiega la bandiera)

GIANNI

Ma saper vorrei...

RUSTANO

Or mi par che sai tutto.

GIANNI

So ch'hai nome Rustano;

ma la tua patria?

RUSTANO

Il mondo.

GIANNI

E sei figlio?

RUSTANO

D'un uomo.

GIANNI

Rustano?

RUSTANO

Gianni?

GIANNI

Sei originale.

RUSTANO

Ma non son solo. V'è tua moglie ancora.

GIANNI

È vero. Non te' l nego.

Anche colei non mi svelò giammai

chi sia. Ma non mi cale, io l'amo e adoro...

Ah! L'avessi al mio fianco insiem col figlio!

RUSTANO

Può star che gli abbi entrambi in questo giorno.

GIANNI

Anzi adesso.

(volgendosi verso la bandiera)

RUSTANO

No no. Gli originali.

GIANNI

Con cento leghe e più di lontananza?

RUSTANO

Vedrai le leghe trasformarsi in palmi.

GIANNI

Che testa!

RUSTANO

Addio.

GIANNI

Mi lasci?

RUSTANO

Vo in locanda.

GIANNI

Vengo anch'io.

RUSTANO

Che mai dici?

GIANNI

Oh! Questa è bella!

Vuoi che resti in istrada?

RUSTANO

Avrai ben altri alloggi.

GIANNI

Da chi mai?

RUSTANO

Da personaggi assai sublimi.

GIANNI

E quali?

RUSTANO

Te li farà conoscer la bandiera.

GIANNI

Ah! Parlami più chiaro,

ch'io già morir mi sento.

RUSTANO

Ebben t'appagherò, ma zitto, e attento.

Io l'astrologo non fo.

L'arte magica non ho.

Ma viaggiando, ~ navigando, ~

scrutinando ~ il mondo ~ a tondo, ~

entro, penetro, sicuro

negli arcani del futuro,

e indovino col predire,

il recondito avvenire...

Ah mio Gianni, quante scene

qui ti stanno ad aspettar!

Quanti casi! E l'un de l'altro

più bizzarro e singolar!

GIANNI

(con ironia)

Io posseggo altra virtù.

Sono dotto assai di più.

E all'istante, ~ dal sembiante, ~

senza lenti, ad occhio nudo,

veggo, esamino, conchiudo,

che già bolle, ~ e ti ribolle, ~

frulla, ~ e rulla ~ per le vene

l'onda bionda, ~ e rubiconda...

Ah! Rustano, quante lingue

la bottiglia fa parlar!

Quanti testi, e tutti nuovi,

ti fa subito citar!

RUSTANO

Dunque credi ch'è il liquore,

che mi faccia delirar?

GIANNI

Non delirio, buon umore,

che ti fa con me scherzar.

RUSTANO

Se non trovi quel che dico

voglio farmi scorticar.

GIANNI

Questo grillo, caro amico,

via deponi, e lascia star.

RUSTANO

Alle prove. ~ Su.

GIANNI

Cospetto!

Tu persisti in vaneggiar?

RUSTANO

Taci, e ascolta pe 'l mio detto

un oracolo parlar:

il basso popolo ~ vedrai fra poco,

a folla accorrere ~ in questo loco,

e sull'immagine ~ della bandiera

col guardo attonito ~ sussurrerà:

«È dessa, è dessa, ~ dubbio non v'ha.»

(mentre Gianni ragiona fra sé, il popolo si raduna verso la bandiera)

Come farnetica, ~ il poveretto!

Comincia a perdere ~ già l'intelletto!

Il suo discorrere, ~ certo, è da matto,

ha guasto il cerebro, ~ mi fa pietà!

POPOLO

(parlando l'uno all'altro)

È dessa! È dessa! Dubbio non v'ha.

(degli uffiziali veggono la bandiera, e vanno verso la reggia)

GIANNI

Che! A tutto il popolo mia moglie è cognita!

Che brutto equivoco! ~

RUSTANO

Ah, ah, ah, ah!

GIANNI

Rustano?

RUSTANO

Accertati, ~ che questo è il minimo

di ciò che in seguito ~ succederà.

Vedrai qui giungere ~ in breve istante,

tutto anelante, ~ un Uffiziale,

che, ricercandoti, ~ e ritrovandoti,

d'andare in corte ~ t'inviterà,

e dal sovrano ~ ti condurrà.

GIANNI

In corte un Gianni! ~ Oh che follia!

Oh che pazzia! ~ Son uom di mare,

e col sovrano ~ che cosa ho a fare?

Questo pronostico a vôto andrà...

UFFIZIALE

Gianni, il sovrano ~ ti brama...

RUSTANO

Ah ah.

GIANNI

La cosa è seria! ~ Non è più favola!

Ma è tutto istoria! ~ e verità!

Rustano?

RUSTANO

Aspettane ~ di più ridicole...

GIANNI

Ma tu chi?...

RUSTANO

E fidati ~ all'amistà.

Dovunque andrai ~ tu mi vedrai,

ché qual folletto ~ io m'intrometto

fin nell'istesso ~ cupo recesso

di Belzebù. ~ E giù e su,

di qua, di là ~ non dubitar,

sempre Rustano ~ ti seguirà.

GIANNI

Con tanti arcani ~ sì nuovi e strani!

Con tante cose ~ misteriose,

co' tuoi segreti, ~ co' tuoi folletti...

non posso più!... Col Belzebù,

col qua, col là, ~ deh! non parlar...

Taci, Rustano ~ per carità!

RUSTANO

Ci rivedremo.

GIANNI

Ti rivedrò?

RUSTANO

Teco sarò.

GIANNI

Ti fuggirò!

Atto secondo
Scena prima

Giardini reali.
Adelina. Quindi Metilde col figlio. Infine Rustano.

ADELINA

T'inoltra. Non temer.

METILDE

Ma il padre?...

ADELINA

Impose

che Gianni a lui si guidi,

che a lui si porti la bandiera.

RUSTANO

(per uscire)

E dove?

METILDE

Che palpito!

ADELINA

Mi segui in quel tempietto.

METILDE

Ahi! Quale istante! Io tremo!

(entrano in un tempietto che v'è in fondo)

Scena seconda

Adelina e Rustano.

RUSTANO

Oh! Oh! Cospetto!

Qualche imbroglio qui v'ha. ~ Veder vorrei...

la principessa.

(s'accosta al tempietto)

ADELINA

(uscendo)

Che!

RUSTANO

M'inchino a lei.

(L'ho fatta!)

ADELINA

Che cercate?

RUSTANO

Nulla.

ADELINA

Chi siete voi?

RUSTANO

Rustano.

ADELINA

Quello!

Vi conosco.

RUSTANO

Ne godo.

ADELINA

Il confidente

di Metilde e di Gianni.

RUSTANO

Veramente.

ADELINA

Un incognito.

RUSTANO

Certo.

ADELINA

Ma si dice

qualche cosa di voi. (Vo' saper tutto.)

RUSTANO

Di me che dir si può?

ADELINA

Che avete dell'equivoco.

RUSTANO

Eh! Lo so.

ADELINA

Siete un uomo singolare.

RUSTANO

Così dicono gli amici.

ADELINA

Gusto avete a indovinare...

RUSTANO

Sono idee, sono giudìci.

ADELINA

Ma si crede...

RUSTANO

Ebben?

ADELINA

Ch'abbiate

qualche intrigo cogli spiriti,

che parliate co' le fate...

Tutto, tutto, già si sa.

RUSTANO

Baie! Baie! Perdonate,

non v'è idea di verità.

Insieme

ADELINA

(Non riesco: mutiam tasto;

forse ai prieghi cederà.)

RUSTANO

(È un miracolo se basto

a cavarmela di qua.)

ADELINA

Sono donna, e in conseguenza

ho la mia curiosità;

e saper in confidenza

vo' l'affare come sta.

RUSTANO

I miei fatti, con licenza,

io non dico, e non dirò;

ché un tantino di prudenza

l'esperienza m'insegnò.

ADELINA

(Ancor questa male andò.)

RUSTANO

(Io di scherma giocherò.)

ADELINA

Ma, per grazia, si potria...

RUSTANO

Grazia a me?

ADELINA

Sì, certo. ~ Via...

Facciam lega.

RUSTANO

Una duchessa

collegarsi a un marinar!

ADELINA

Signor sì, lo voglio io stessa.

RUSTANO

No, davvero non può star.

ADELINA

Non temer che ad uomo io dica

quel ch'or io da te saprò.

Di Metilde io son l'amica,

e tua pur, se il vuoi, sarò.

RUSTANO

Tanto fa ~ v'appagherò.

Navigò mio padre un dì,

la tempesta l'assalì,

fra gli scogli ei naufragò,

perdé tutto, e sol campò.

Gianni a lui soccorso diè,

e risorgere lo fe'.

Insieme

RUSTANO

Or di quel naufrago

il grato figlio

per Gianni adopera

mano e consiglio:

né il benefizio

mai scorderà.

Eccovi semplice

la verità.

ADELINA

Se per lui vigile

è il tuo consiglio,

non può l'intrepido

temer periglio:

pronta amicizia

il salverà,

e d'ogni ostacolo

trionferà.

ADELINA

Zitto, vien Gianni.

(si ritira)

RUSTANO

Egli di qua... di là

la principessa. Quanto basta io vidi.

(si ritira)

Scena terza

Gianni ed un Uffiziale.

GIANNI

Ma dov'è il Re?

UFFIZIALE

Fra poco qui 'l vedrete.

GIANNI

E a che mi vuol?

UFFIZIALE

Lo ignoro.

GIANNI

Per caso fosse questo

un garbato, gentile e dolce arresto?

UFFIZIALE

Un tal cenno non diè. Quand'ei ne viene,

che vi chiami attendete in quel boschetto.

(via)

GIANNI

Com'è conciso quest'Uffizialetto!

Scena quarta

Gianni ed Adelina.

ADELINA

(A quanto mi narrò Metilde, è questi

senza dubbio il consorte...)

GIANNI

(E quella dama

perché da cima a fondo mi contempla?

Che voglia misurarmi?)

ADELINA

Dite? Voi...

Sareste Gianni da Calais?

GIANNI

Io stesso.

ADELINA

Attendete il sovrano?

GIANNI

Per lo appunto.

Ed impaziente son di favellargli.

ADELINA

Ed ei non men che voi.

GIANNI

Adunque la ragion v'è nota?

ADELINA

Appieno.

GIANNI

(Adesso saprò tutto.) Ah! per pietà,

ditemi almen...

ADELINA

Vi dico

quel che il core per voi già mi predice.

GIANNI

Per me? Il cor vi predice?

ADELINA

Sì.

GIANNI

Che cosa?

ADELINA

Che di fasti, di pompe, omaggi e onori

il Re vi colmerà!

Ch'oggi la vostra sorte cangerà!

(facendogli un inchino si ritira)

GIANNI

Fasti! Pompe! Omaggi! Onori!

La mia sorte cangerà!

Ohibò; che cangiamenti,

che pompe e complimenti:

io vivo alla spartana,

non cerco incensi e fumi,

né lascio i miei costumi

per fasti e dignità.

Piano, Gianni, pensa meglio:

obbedir ti converrà...

Che c'entra l'obbedienza...

Ohibò, che convenienza:

io son di tempra anfibia,

non vivo senza il mare,

né lascio il navigare

per corti e nobiltà.

Ma qui verrà il sovrano...

Ebben che dir mi può?

Oh bella! Ch'io mi resti;

e allor come farò?

Risponderò ~ ch'io son Francese;

che il mio naviglio ~ il mio paese

la sposa, il figlio, ~ il mio Calais,

lasciar non vo': ~ così farò...

Ma se... Ma che? ~ Ma quanti ma?

Persisterà? ~ M'ostinerò;

e... basta, io so ~ quel che farò;

ma il mio Calais ~ non lascerò.

Scena quinta

Gianni e Rustano. Infine Metilde.

RUSTANO

Gianni?

GIANNI

Anche qui?

RUSTANO

Gran cose!

GIANNI

Che successe?

RUSTANO

Ho veduto Goffredo.

GIANNI

Ben veduto.

RUSTANO

No 'l conosci?

GIANNI

Nemmen per nome.

RUSTANO

Oh! Accertati,

ch'è un eccellente amico.

GIANNI

Buon per lui.

RUSTANO

È uno scudiero del sovrano.

GIANNI

Meglio.

RUSTANO

Permette che stia seco in questa reggia.

GIANNI

Ottimo.

RUSTANO

Ed in tal guisa esplorerò

quanto a tuo danno macchinar potrà

il principe Rogiero.

GIANNI

E chi a te disse,

che quest'altro signore m'è nemico?

RUSTANO

L'arrivo di Metilde.

GIANNI

Rustano, se non lasci questi gerghi,

farai montarmi in collera.

RUSTANO

Collera! Nella reggia? Ohibò. Ti pare?

Or vien l'interessante. Senti bene:

figurati per poco,

che sia questo recinto un emisfero.

Immagina qui il porto di Lisbona,

da cui travalicando i vari mari

approdi finalmente in quel tempietto,

che supporrai Calais;

quivi, dicendo appena,

ma con pietosa e tenera espressione:

«Io so che tu sei qui,

vieni, mia fida sposa»,

tua moglie apparirà.

GIANNI

Cioè, si supporrà che comparisca.

RUSTANO

No, per lei non v'è ipotesi: verrà.

GIANNI

Davvero?

RUSTANO

Davvero.

GIANNI

(Che mi avesse seguito, e no 'l sapessi?)

RUSTANO

Ebben? Il tempo vola.

GIANNI

Vediam, per carità, se siamo soli;

ché questa scena ha molto del ridicolo.

RUSTANO

Non v'è alcun. Tutto arride

allo scongiuro marital.

GIANNI

Di certo

fra poco passeremo

all'ospedal de' matti.

RUSTANO

Non v'è paura.

GIANNI

Adunque?

RUSTANO

Invoca, e dolcemente.

GIANNI

Io so che tu... Va bene?

RUSTANO

Egregiamente.

GIANNI

(avvicinandosi al tempietto)

Io so che tu sei qui,

vieni, mia fida sposa.

Che? Forse non m'udì?

RUSTANO

T'udì.

GIANNI

(ironicamente)

Ma uscir non osa?

(appena detto «non osa» sarà preso per mano da Metilde)

Insieme

GIANNI

Metilde? Ah no. ah sì.

Per Bacco! Sei mia moglie,

ma tu, perché? Così?

Più bella? In altre spoglie?

Ah, come? Ah parla! Ah di'!

Qui meco? In quelle soglie?

METILDE

Mio Gianni, io sono. Ah sì!

Che a te già strinse imene.

Amor mi suggerì

seguirti in queste arene.

Ah! forse in un tal dì,

chi sa, mio caro bene...

GIANNI E METILDE

Ah, ch'io più dove sia

non so, bell'idol mio!

Ma so che accanto a te,

un certo non so che

di caro e lusinghier

mi colma di piacer.

RUSTANO

(contraffacendo tutte le mosse di sorpresa, e le parole di Gianni e Metilde)

Io son; tu sei: ah sì.

E moglie, e spoglie, e soglie.

Ma tu; ma amor; così.

E imene, e arene, e bene.

Ah, come! Ah, forse! Ah, di'!

Ohimè che terremoto!

Voi donne ah come fate,

che appena v'accostate,

negli uomini destate

un certo non so che

di caro e lusinghier,

che colma di piacer.

METILDE

Ma dimmi? T'era noto

ch'io là mi rimanea?

GIANNI

Che cosa? Il ciel mi fulmini

se nulla io ne sapea.

RUSTANO

Io, io predissi tutto,

ché tutto io veggo e so.

METILDE

Oh dio!

RUSTANO

Che fu?

METILDE

(avvicinandosi a Rustano)

Rustano,

chi son tu gli svelasti?

RUSTANO

(forte)

Che dite? Quest'arcano

sepolto è in me.

METILDE

Respiro.

GIANNI

Più arcani! Ah vi tacete:

udirne io più non vo'.

RUSTANO

T'obbedirò.

GIANNI

Ma il figlio

dov'è?

METILDE

Colà.

GIANNI

Che il vegga.

METILDE

Ti ferma.

RUSTANO

Oh non conviene.

GIANNI

Perché?

METILDE

Ti è forza attendere

il Re che or or qui viene.

GIANNI

E come il sai?

METILDE

Lo so

per un fatal mistero.

GIANNI

Mistero! e ognor mistero!

Scommetto che quest'aure

fan tutti quanti oracoli,

e in breve un enimmatico

anch'io diventerò.

RUSTANO

(udendo che arriva il Re)

S'inoltra già il sovrano.

GIANNI

Che venga.

METILDE

Addio.

GIANNI

Che fai?

METILDE

Fuggo da te.

GIANNI

Perché?

RUSTANO

Sarebbe troppo strano

mostrarla insiem con te.

GIANNI

M'è moglie; e, quando è moglie,

può rimaner con me.

METILDE

Che dici?

RUSTANO

Oh dio! s'avanza.

GIANNI

Dirò che sei mia sposa.

METILDE

Ah! non fia mai!

RUSTANO

Che cosa!

GIANNI

Di grazia? Il matrimonio,

che fosse qui delitto

di lesa maestà?

RUSTANO

Udite? Separatevi,

fuggite per pietà!

(a Metilde)

Tornate in quel tempietto,

celatevi col bambolo

né qui portate il piè.

(a Gianni)

Tu vanne in quel boschetto,

rannìcchiati fra' salici,

finché ti chiama il Re.

Ch'io, destro più che volpe,

vo ad ischivar le insidie,

che s'ordiran per te.

METILDE

M'occulterò col figlio?

GIANNI

M'asconderò fra' salici?

METILDE

Là dentro?

RUSTANO

Sì.

GIANNI

Là?

RUSTANO

Sì.

METILDE

Tu veglia al suo periglio.

GIANNI

Tu a sposa e figlio assisti.

METILDE

Tu...

GIANNI

Tu...

RUSTANO

Sì, sì, sì, sì.

METILDE, GIANNI E RUSTANO

Oh, stelle! M'aiutate,

ch'io più non posso reggere,

né vivere così.

(partono per opposti lati)

Scena sesta

Il Re, Rogiero, un Uffiziale e gli Scudieri; Adelina, Arrigo e le Damigelle. Quindi Gianni e Metilde col figlio. Infine Corrado.

ADELINA

Sire!

RE

Duchessa, la bandiera io vidi.

Alla figlia la imago appien somiglia.

ADELINA

Dunque?

RE

(all'Uffiziale)

Gianni s'inoltri. A me si adduca.

ROGIERO

E l'incognita?

ADELINA

Ognun la rinverrà

in lei che al regal piede io condurrò...

Pria l'armator si ascolti.

ROGIERO

(Qual sospetto!)

UFFIZIALE

Ecco. Quegli è il sovrano.

RE

Sorgi. Veder vogl'io la tua bandiera.

GIANNI

Anche vostra maestà?

RE

Dimmi, chi è mai colei che v'è ritratta?

GIANNI

Mia moglie!

TUTTI

Moglie!

GIANNI

Moglie.

(Che, forse non son uom da prender moglie?)

RE

E quel fanciullo che l'è accanto?

GIANNI

Il figlio.

TUTTI

Figlio!

GIANNI

(Un'altra sorpresa!)

RE

La patria della madre?

GIANNI

Oh, questo poi,

da capitan d'onore, che no 'l so.

Saran circa anni sei, che da un pirata

io la salvai. Ed altro a me non disse,

che in alto mar sospinto avea tempesta

un suo battello.

RE

Il nome?

GIANNI

Metilde.

TUTTI

È dessa!

GIANNI

(Io non capisco nulla.)

RE

Rogiero, eleggo te per comandante.

Più navi vêr Calais sciolgan le vele,

e ridonino ad un dolente padre...

GIANNI

Che! Metilde sarebbe?

RE

Mia figlia...

GIANNI

(Ho perso il fiato!)

(Adelina s'incammina per avvertire Metilde)

RE

Ahi! perché la distanza mi ritarda

il ben di riabbracciarla!...

GIANNI

Ah, signore, ella è qui...

RE

Qui! Né a me riede!...

ROGIERO

Che ascolto!

RE

E sarà vero? Ov'è?

ADELINA

Al tuo piede.

(Metilde si getta a' piedi del padre, e 'l suo figlio corre fra le braccia di Gianni)

ROGIERO

È dessa! Quegli è il figlio!

Oh rabbia! Oh mio furor!

SCUDIERI

È dessa! Quegli è il figlio!

Oh colpa! Oh disonor!

ADELINA, ARRIGO E DAMIGELLE

Immoto a quell'aspetto

rimase il genitor!

RE

(alla figlia)

Sorgi. M'abbraccia. Oh, dio!

manca alla gioia il cor.

METILDE

(Un palpito mi desta

la speme ed il timor.)

GIANNI

(al figlio)

Tu, in grembo all'innocenza,

il padre abbracci ancor,

né sai che il padre tuo

è un semplice armator.

Tua madre a te prepara

e regno, e soglio, e onor,

io sol serbar ti posso

l'affetto del mio cor.

Ahi! Quando regnerai,

e a lei tu chiederai,

di me che t'abbracciava,

e ti baciava ognor,

da te, da lei diviso,

solo, ramingo errante!...

Chi sa, se in quell'istante,

vivrà tuo padre ancor?

Insieme

RE

(a Metilde)

Perché da me fuggivi?

Il padre abbandonavi?

E in preda mi lasciavi

al più crudel dolor?

All'onde io ti chiedea,

versando amaro pianto,

e tu godevi intanto,

scordavi il genitor!

METILDE

(al Re)

Un nodo che aborriva,

mi rese ingrata e rea!

Mi spinse in altra riva,

mi trasse in tanto error.

Ma quando un puro amore

mi fe' consorte e madre,

fra sposo e figlio, il padre

io rammentava ognor.

ROGIERO

(agli scudieri)

Udite il labbro altero

come oltraggiarmi ardisce!

A un vile avventuriero

donar la destra, il cor?

Se la mia man spregiava,

la istessa man ch'odiava,

por le saprà sul ciglio

lagrime di dolor!

SCUDIERI

(a Rogiero)

Dissimula, disprezza,

non ti curar di lei.

Ascolta i detti miei,

reprimi il tuo furor.

Con fredda calma inganna,

fa' che verun ti tema,

ed a vendetta estrema

serbati finto il cor!

ADELINA

(ad Arrigo ed alle damigelle)

Mirate. Ei mentre il fallo

rimprovera alla figlia,

sfavilla per le ciglia

il giubilo del cor.

Vedete. Il fier Rogiero,

come, nell'ira avvolto,

già freme, e tutto in volto

traspare il suo furor.

ARRIGO E DAMIGELLE

(ad Adelina)

Vedrai che a lei d'accanto

il genitor pietoso,

nel darle e figlio e sposo

perdonerà l'error.

E fra gli oltraggi e l'onte,

vedrai che alfin schernito,

oppresso ed avvilito

cadrà quel traditor.

METILDE

(avvicinandosi a Gianni)

Ebben? mio Gianni...

(Gianni s'inchina)

T'alza.

GIANNI

La figlia d'un sovrano...

METILDE

Che porse a te la mano,

non cangia e muta il cor.

GIANNI

Tanta virtude!

METILDE

Ah! Miralo.

(prende il figlio e lo presenta al padre)

È sangue tuo.

RE

Sì, mio...

ROGIERO

(Io fremo!)

ADELINA

(Io spero!)

GIANNI

Oh dio!

Lo abbraccia!

(s'ode un tamburo)

RE

(a Corrado)

Qual fragor?...

Che avvenne?

CORRADO

Sire, bramano

tutti del regno i grandi

porgerti omaggio e onor.

RE

Or or sarò fra lor.

Seguimi insiem col figlio.

METILDE

E Gianni?

RE

Fuor la reggia

attenda dal consiglio,

cui forza è consultar,

il suo destino.

Insieme

ADELINA

Oh cielo!

ROGIERO

Oh sorte!

METILDE

Ah! padre...

RE

Taci. E spera;

antica legge il vuole:

la deggio rispettar.

METILDE

Come da lui dividermi?

TUTTI

(al Re)

Vieni, che i grandi attendono.

(poi volti a Metilde)

L'ira non provocar!

METILDE

E ti degg'io lasciar?

Insieme

GIANNI

Se quella fede

giurata un dì,

se quell'amore

che a me t'unì,

rammenterai,

mi serberai,

morendo ancora

da te lontano,

nell'ultim'ora

io chiuderò

le luci al dì,

lieto dicendo:

non mi tradì!

METILDE

Su quella fede

giurata un dì,

su quell'amore

che a te m'unì,

fidar potrai;

per prova il sai.

E quando, ancora

da te lontana,

nell'ultim'ora

io chiuderò

le luci al dì,

dirai, Metilde

fedel morì.

ROGIERO, CORRADO E SCUDIERI

Su questa fede

giurata un dì,

su quest'amore

ch'entrambi unì,

fiera, improvvisa,

di sangue intrisa,

piombi la spada

de la vendetta!

Distrugga, invada!

Ch'io schiuderò

le luci al dì,

lieto dicendo,

un vil perì!

RE, ADELINA, ARRIGO E DAMIGELLE

Cotanta fede

giurata un dì,

sovra un amore

ch'entrambi unì,

clemenza trovi,

pietà l'approvi!

Vinca natura,

sparga il sereno;

ch'io schiuderò

le luci al dì,

lieto fra loro

che Imene unì.

Atto terzo
Scena prima

Notte. Atrio contiguo ad un giardino.
Rustano avvolto in un mantello. Quindi Corrado con gente travestita. Infine Rogiero.

RUSTANO

Che buio! Che silenzio!

Mi sembra l'anticamera

di casa del diavolo!

Non so più dove andar.

Ma quante facce equivoche

là nel giardin s'aggirano!...

Eh al certo qualche insidia

staranno a concertar!

Rustano, accorto, in guardia!

L'amico è in gran pericolo...

(ode calpestio)

Vien gente. Vo a nascondermi.

Vediam chi mai sarà.

(si nasconde in un intercolonnio)

CORRADO

(conducendo seco gente travestita)

Pian piano ~ senza strepito.

Seguitemi ~ avanzatevi.

(cercando Rogiero. Intanto Rustano ascolta)

ROGIERO

(avanzandosi con circospezione)

Corrado?

CORRADO

Prence?

ROGIERO

Appressati.

La gente?

CORRADO

È pronta già.

ROGIERO

E tutti?

CORRADO

Tutti, un abito

vestendo a questo simile,

di Gianni par che fossero

i marinai...

ROGIERO

Non più.

Di Gianni è questo il foglio:

da me sorpreso fu.

Metilde or vien. Glie 'l porgi:

il figlio a te darà.

Allor lo stuolo armato

sul padre piomberà.

E 'l padre al figlio unito

dal lido tratto in mar...

Che pera! e d'una fuga

io lo saprò accusar.

RUSTANO

(Da Gianni volo, e torno

il figlio per salvar.)

(getta il mantello e quasi carpone parte)

CORRADO E CORO

E figlio e padre insieme

dal lido tratti in mar...

T'affida... Sarai pago...

N'andiam. Non dubitar.

ROGIERO

È questa, o miei fidi,

la notte bramata!

Di sangue il suo velo

segnate!... Sperate!...

Nel buio sepolta

la colpa sarà!

Onori, tesori,

il dì schiuderà.

CORRADO E CORO

Di sangue il suo velo

segnato sarà!

Ricchezze, grandezze,

il dì schiuderà!

(Rogiero si ritira)

Scena seconda

Corrado, la sua gente, Rustano da marinaio. Infine Metilde col Figlio.

CORRADO

Amici?... Qui... Ascoltate...

(Corrado prende per mano uno de' suoi, e Rustano si confonde con gli altri)

Allor che vien Metilde, ognun si taccia,

e, posti insieme l'un de l'altro accanto,

di mano in man passando il fanciulletto,

chi l'ultimo riman gli altri preceda.

(si situano in linea obliqua, e Rustano con accortezza rimane l'ultimo)

RUSTANO

(È fatto!)

METILDE

(avanzandosi col figlio)

Mi si disse che di Gianni

qui la gente m'attende.

CORRADO

Principessa?...

METILDE

Per me serbate un foglio?

CORRADO

(le dà un foglio, ed apre una lanterna cieca per farglielo leggere)

Eccolo è questo.

METILDE

(legge)

«Adorata Metilde ~ Ov'è Rogiero ~

Securo esser non puote il figlio mio ~

Deh! Fa' che l'abbia il tuo consorte ~ Addio.»

Come di te privarmi?...

(abbracciando il figlio)

RUSTANO

(Glielo desse.)

CORRADO

Non indugiate.

METILDE

Non ho cor.

CORRADO

Via. Presto.

METILDE

Ebbene. A voi lo affido.

(lo passa a Corrado)

CORRADO

(lo dà a' suoi che passando di mano in mano arriva a Rustano)

Amici!

RUSTANO

(si nasconde)

(È mio!)

METILDE

Ah, gli dite che, lunge da lui, gemo.

Che in breve il rivedrò.

CORRADO

V'obbediremo.

(Corrado parte co' suoi compagni)

RUSTANO

(s'avanza portando il figlio di Metilde sotto il mantello)

Signora?...

METILDE

Che!

RUSTANO

Tacete.

METILDE

Rustano?

RUSTANO

Non parlate.

METILDE

Tu tremi!

(prendendolo per mano)

RUSTANO

Non fiatate.

METILDE

Ma...

RUSTANO

Vostro figlio...

METILDE

Il figlio?

RUSTANO

È salvo dal periglio...

METILDE

Periglio! Ah, parla! Ah, di'!...

RUSTANO

(apre il mantello, e le dà il figlio)

È salvo. Eccolo qui.

METILDE

Oh, dio! Ti spiega! Io manco...

RUSTANO

Io spiro... I marinai...

METILDE

Sì, Gianni li ha mandati.

RUSTANO

Che Gianni. Che mandati.

METILDE

Che ascolto! Ahi qual sospetto!

RUSTANO

Rogier li travestì...

METILDE

Il traditore?

RUSTANO

Sì!

Ma assai di lui più furbo,

Rustano il tutto udì.

E ciò che a voi rapì

io seppi a lui rubar.

METILDE

E 'l suo pensier qual era?

RUSTANO

Eh, niente... bagattella...

METILDE

Forse?...

RUSTANO

Volea che in mare

l'avessero affo...

METILDE

Taci...

Ahi vile ed inumano!

Perfin sull'innocenza

il perfido inveì...

RUSTANO

Ma non vi riuscì.

METILDE

Ah, figlio mio...

(trasportata dalla riconoscenza gli pone quasi a' piedi il figlio)

RUSTANO

Che fate?...

E questo di che sa?

METILDE

Col bacio ~ coll'amplesso,

ti esprima che ognor grato

un cor ti serberà,

in fin che vita avrà...

Oh nume tutelare

anch'io dovrei... Che so?

Ragione io più non ho.

RUSTANO

Che dite? Basta adesso.

Io quant'ho fatto e oprato

l'impose l'amistà,

giurata fedeltà...

E se dovessi andare

ancor per voi... Che so?

Parole io più non ho.

Lasciatemi...

METILDE

Tu parti?

T'arresta.

RUSTANO

V'è più roba,

l'affar non terminò.

E Gianni...

METILDE

Anche il consorte?

RUSTANO

Strozzare si tentò.

METILDE

Qual colpo! Io moro...

RUSTANO

Ah, no!

No, non temete.

METILDE

E come?

RUSTANO

Di tutto lo prevenni.

METILDE

Ma...

RUSTANO

No, non paventate.

METILDE

Ah, guidami, ch'io stessa

dirò... farò...

RUSTANO

Ohibò.

Andate dal sovrano,

il perfido accusate;

ed io, con Gianni, in breve

il complice addurrò,

e il ver confesserà.

METILDE

Al padre, sì, ne andrò.

Tu dal consorte va'.

Insieme

METILDE

Digli che il traditore

io svelo al genitore,

che fia tra ceppi avvinto

chi lo voleva estinto!

Che tutto speri!... E tu?...

Ah se la tua virtù

la vita al figlio diè...

Se madre io son per te...

Tutto otterrai da me!

RUSTANO

Rapida al genitore

svelate il traditore!

Che sia tra ceppi avvinto

chi desiava estinto

l'amico, il figlio... E allor?

Oh come questo cor

di gioia esulterà!

E dir mi basterà,

trionfa l'amistà.

(partono)

Scena terza, ed ultima

Interno della reggia.
Adelina co' le sue Damigelle. Quindi Metilde col Figlio. Infine il Re seguìto da Gianni, Rustano, Scudieri e Guardie.

ADELINA

Non erro, no: Metilde qui ne viene.

Forse l'orrida trama

discopriva!

METILDE

(agitata)

Adelina?...

Il perfido Rogier...

ADELINA

Taci. M'è noto

quanto dir mi vorresti...

METILDE

E 'l padre?...

ADELINA

Tutto

scoperse l'attentato...

Gianni è salvo. ~ Ed in breve

teco sarà...

METILDE

Mi dici il ver?

ADELINA

Lo vedi.

METILDE

Padre... sposo... Rustano?...

RE

Son compiuti i tuoi voti.

Alla sua pena s'involò Rogiero. ~

Gianni è tuo. ~ E Rustano,

che salvo a te lo rese,

in questa reggia rimarrà mai sempre. ~

METILDE

Oh, inaspettata sorte!

GIANNI

Oh, me felice!

RUSTANO

Ma se Rustano sempre il ben predice.

GIANNI

Ma dirmi or tu potresti?

RUSTANO

Il tutto or sappi.

Figlio son io di quei che un dì nell'Indie

in naufragio perdea

in un co' la nave ogni tesoro.

Altro legno a lui desti, e 'l suo commercio

ripigliando, per te non gia mendico.

Ond'io grato a te fui...

GIANNI

Oh vero amico.

TUTTI

(fuor che Rustano)

Dopo tante pene e tante

com'è caro quell'istante,

che ti porge e ti ridona,

chi ti fece sospirar.

Sono gioie, son contenti,

che si provano dal core,

ma col labbro, cogli accenti

non si possono spiegar.

RUSTANO

Non vi è bene ~ senza pene,

vuole il gusto ~ il suo disgusto,

più diletto ~ ha quell'affetto,

che ti fece palpitar.

Sempre gioia ~ viene a noia,

cerca amore ~ il dissapore,

le procelle ~ sono quelle,

che la calma fan gustar.

Fine del libretto.

Generazione pagina: 14/01/2016
Pagina: ridotto, rid
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Locandina Atto primo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Atto secondo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Atto terzo Scena prima Scena seconda Scena terza, ed ultima