LA FORZA DEL DESTINO
Melodramma in quattro atti.
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Libretto di Francesco Maria PIAVE, Antonio GHISLANZONI.
Musica di Giuseppe VERDI.
Prima esecuzione: 27 febbraio 1869, Milano.
Personaggi:
Il MARCHESE di Calatrava |
basso |
Donna LEONORA figlia del Marchese |
soprano |
Don CARLO di Vargas, figlio del Marchese |
baritono |
Don ALVARO |
tenore |
PREZIOSILLA giovane zingara |
mezzosoprano |
Padre GUARDIANO francescano |
basso |
Fra' MELITONE francescano |
baritono |
CURRA cameriera di Leonora |
mezzosoprano |
Un ALCADE |
basso |
Mastro TRABUCO mulattiere, poi rivendugliolo |
tenore |
Un CHIRURGO militare spagnuolo |
tenore |
Coristi:
Mulattieri; Paesani spagnuoli e italiani; Soldati spagnuoli e italiani d'ogni arma; Ordinanze relative; Reclute italiane; Frati francescani; Poveri questuanti.
Coriste:
Paesane e Vivandiere spagnuole ed italiane; Povere questuanti
Ballo:
Paesani, Paesane e Vivandiere spagnuole ed italiane; Soldati spagnuoli ed italiani.
Comparse:
Oste, Ostessa; Servi d'osteria; Mulattieri, Soldati italiani e spagnuoli d'ogni arma; Tamburini; Trombe; Paesani, Paesane e Fanciulli delle due nazioni; Saltimbanco; Venditori d'ogni specie.
Scena. Spagna e Italia.
Epoca. Verso la metà del XVIII secolo.
[Sinfonia]
Una sala tappezzata di damasco con ritratti di famiglia ed arme gentilizie, addobbata nello stile del secolo 18º, però in cattivo stato. Di fronte due finestre: quella a sinistra chiusa, l'altra a destra aperta e praticabile, dalla quale si vede un cielo purissimo, illuminato dalla luna, e cime di alberi. Tra le finestre è un grande armadio chiuso, contenente vesti, biancherie, ecc., ecc. Ognuna delle pareti laterali ha due porte. La prima a destra dello spettatore è la comune; la seconda mette alla stanza di Curra. A sinistra in fondo è l'appartamento del Marchese, più presso al proscenio quello di Leonora. A mezza scena, alquanto a sinistra, è un tavolino coperto da tappeto di damasco, e sopra il medesimo una chitarra, vasi di fiori, due candelabri d'argento accesi con paralumi, sola luce che schiarirà la sala. Un seggiolone presso il tavolino; un mobile con sopra un oriuolo fra le due porte a destra; altro mobile sopra il quale è il ritratto, tutta figura, del Marchese, appoggiato alla parete sinistra. La sala sarà parapettata.
Il Marchese di Calatrava, con lume in mano, sta congedandosi da donna Leonora preoccupata. Curra viene dalla sinistra.
[Introduzione - Scena]
MARCHESE
(abbracciandola con affetto)
Buona notte, mia figlia... Addio, diletta.
Aperto ancora è quel verone!...
(va a chiuderlo)
LEONORA
(Oh angoscia!)
MARCHESE
(tornando a lei)
Nulla dice il tuo amor?... Perché sì trista?
LEONORA
Padre... signor...
MARCHESE
La pura aura de' campi
calma al tuo cor donava...
Fuggisti lo straniero di te indegno...
A me lascia la cura
dell'avvenir. Nel padre tuo confida
che t'ama tanto.
LEONORA
Ah padre!...
MARCHESE
Ebben, che t'ange?...
Non pianger, io t'adoro...
LEONORA
(Oh mio rimorso!)
MARCHESE
Ti lascio.
LEONORA
(gettandosi con effusione tra le braccia del padre)
Ah padre mio!
MARCHESE
Ti benedica il cielo... Addio.
LEONORA
Addio.
(il Marchese la bacia, riprende il lume, e va nelle sue stanze)
Curra segue il Marchese, chiude la porta ond'è uscito, e riviene a Leonora, abbandonatasi sul seggiolone, piangente.
[Recitativo e Romanza]
CURRA
Temea restasse qui fino a domani!
Si riapra il veron...
(eseguisce)
tutto s'appronti.
E andiamo.
(toglie dall'armadio un sacco da notte in cui ripone biancherie e vesti)
LEONORA
E sì amoroso padre avverso
fia tanto a' voti miei?
No, no, decidermi non so.
CURRA
(affaccendata)
Che dite?
LEONORA
Quegli accenti nel cor come pugnali
scendevanmi... Se ancor restava, appreso
il ver gli avrei...
CURRA
(smette il lavoro)
Domani allor nel sangue
suo saria don Alvaro,
od a Siviglia prigioniero, e forse
al patibol poi...
LEONORA
Taci.
CURRA
E tutto questo
perch'egli volle amar chi non l'amava.
LEONORA
Io non amarlo?... Tu ben sai s'io l'ami...
Patria, famiglia, padre
per lui non abbandono?...
Ahi troppo!... troppo sventurata sono!
Me pellegrina ed orfana
lungi dal natio nido
un fato inesorabile
trascina a stranio lido...
Colmo di triste immagini,
da' suoi rimorsi affranto
è il cor di questa misera
dannato a eterno pianto...
Ti lascio, ahimè, con lacrime,
dolce mia terra!... addio.
Ahimè, non avrà termine
sì gran dolore!... Addio.
[Scena e Duetto]
CURRA
M'aiuti, signorina...
Più presto andrem...
LEONORA
S'ei non giungesse?...
(guarda l'orologio)
È tardi.
Mezzanotte è suonata!...
(contenta)
Ah no, più non verrà!...
CURRA
Quale romore!...
Calpestio di cavalli!...
LEONORA
(corre al verone)
È desso!...
CURRA
Era impossibil
ch'ei non venisse!
LEONORA
Ciel!...
CURRA
Bando al timore.
Detti. Don Alvaro senza mantello, con giustacuore a maniche larghe, e sopra una giubbetta da Majo, rete sul capo, stivali, speroni, entra dal verone e si getta tra le braccia di Leonora.
ALVARO
Ah per sempre, o mio bell'angelo,
ne congiunse il cielo adesso!
L'universo in questo amplesso
con me veggo giubilar.
LEONORA
Don Alvaro!
ALVARO
Ciel, che t'agita?
LEONORA
Presso è il giorno...
ALVARO
Da lung'ora
mille inciampi tua dimora
m'han vietato penetrar;
ma d'amor sì puro e santo
nulla opporsi può all'incanto,
e dio stesso il nostro palpito
in letizia tramutò.
(a Curra)
Quelle vesti dal verone
getta...
LEONORA
(a Curra)
Arresta.
ALVARO
(a Curra)
No, no...
(a Leonora)
Seguimi,
lascia omai la tua prigione...
LEONORA
Ciel!... risolvermi non so.
ALVARO
Pronti destrieri di già ne attendono;
un sacerdote ne aspetta all'ara...
vieni, d'amore in sen ripara
che dio dal cielo benedirà!
E quando il sole, nume dell'India,
di mia regale stirpe signore,
il mondo inondi del suo splendore,
sposi, o diletta, ne troverà.
LEONORA
È tarda l'ora...
ALVARO
(a Curra)
Su via t'affretta.
LEONORA
(a Curra)
Ancor sospendi...
ALVARO
Eleonora!
LEONORA
Diman...
ALVARO
Che parli?
LEONORA
Te n' prego, aspetta.
ALVARO
(assai turbato)
Diman!
LEONORA
Domani si partirà.
Anco una volta il padre mio,
povero padre, veder desìo;
e tu contento, gli è ver, ne sei?
Sì, perché m'ami...
(si confonde)
né opporti déi...
Oh anch'io, tu il sai... t'amo io tanto!
Ne son felice!... Oh cielo, quanto!...
Gonfio di gioia ho il cor!... Restiamo...
Sì, don Alvaro, io t'amo!... io t'amo!...
(piange)
ALVARO
Gonfio hai di gioia il core... e lagrimi!...
Come un sepolcro tua mano è gelida!...
Tutto comprendo... tutto, signora...
LEONORA
Alvaro!... Alvaro!...
ALVARO
Eleonora!...
(lunga pausa)
Saprò soffrire io solo... Tolga iddio
che i passi miei per debolezza segua...
Sciolgo i tuoi giuri... Le nuziali tede
sarebbero per noi segnal di morte...
se tu, com'io, non m'ami... se pentita...
LEONORA
Son tua, son tua col core e colla vita.
Seguirti fino agli ultimi
confini della terra;
con te sfidar impavida
di rio destin la guerra,
mi fia perenne gaudio
d'eterea voluttà.
Ti seguo... Andiam, dividerci
il fato non potrà.
ALVARO
Sospiro, luce ed anima
di questo cor che t'ama;
finché mi batta un palpito
far paga ogni tua brama
il solo ed immutabile
desìo per me sarà.
Mi segui... Andiam, dividerci
il mondo non potrà.
(s'avvicinano al verone, quando ad un tratto si sente a sinistra un aprire e chiuder di porte)
[Scena - Finale I]
LEONORA
Quale romor!
CURRA
(ascoltando)
Ascendono le scale!
ALVARO
Presto, partiamo...
LEONORA
È tardi.
ALVARO
Allor di calma
è d'uopo.
CURRA
Vergin santa!
LEONORA
(a don Alvaro)
Colà t'ascondi...
ALVARO
(traendo una pistola)
No. Degg'io difenderti.
LEONORA
Ripon quell'arma... contro al genitor
vorresti?...
ALVARO
No, contro me stesso...
(ripone la pistola)
LEONORA
Orrore!
Dopo vari colpi àpresi con istrepito la porta del fondo a sinistra, ed il Marchese di Calatrava entra infuriato, brandendo una spada, e seguìto da due Servi con lumi.
MARCHESE
Vil seduttor!... Infame figlia!...
LEONORA
(correndo a' suoi piedi)
No, padre mio...
MARCHESE
(la respinge)
Più non lo sono...
ALVARO
(al Marchese)
Il solo colpevole son io,
ferite, vendicatevi...
(presentandogli il petto)
MARCHESE
(a don Alvaro)
No, la condotta vostra
da troppo abbietta origine uscito vi dimostra.
ALVARO
(risentito)
Signor marchese!...
MARCHESE
(a Leonora)
Scostati...
(ai servi)
S'arresti l'empio.
ALVARO
(cavando nuovamente la pistola)
Guai
se alcun di voi si move...
(ai servi che retrocedono)
LEONORA
(correndo a lui)
Alvaro, oh ciel, che fai!...
ALVARO
(al Marchese)
Cedo a voi sol, ferite...
MARCHESE
Morir per mano mia!
Per mano del carnefice tal vita estinta fia.
ALVARO
Signor di Calatrava!... Pura siccome gli angeli
è vostra figlia, il giuro; reo son io solo. Il dubbio
che l'ardir mio qui desta, si tolga colla vita.
Eccomi inerme...
(getta la pistola, che percuote al suolo, scarica il colpo, e ferisce mortalmente il Marchese)
MARCHESE
Io muoio!
ALVARO
(disperato)
Arma funesta!
LEONORA
(correndo a' piedi del padre)
Aita!
MARCHESE
(a Leonora)
Lunge da me... Contamina tua vista la mia morte.
LEONORA
Padre!...
MARCHESE
Ti maledico.
(cade tra le braccia dei servi)
LEONORA
Cielo, pietade!
ALVARO
Oh sorte!
(i servi portano il Marchese alle sue stanze, mentre don Alvaro trae seco verso il verone la sventurata Leonora)
Villaggio d'Hornachuelos e vicinanze.
Grande cucina d'una osteria a pianterreno. A sinistra è la porta d'ingresso che dà sulla via; di fronte una finestra ed un credenzone con piatti, ecc., ecc. A destra in fondo un gran focolare ardente con varie pentole; più vicino alla bocca-scena breve scaletta che mette ad una stanza, la cui porta è praticabile. - Da un lato gran tavola apparecchiata con sopra una lucerna accesa. - L'Oste e l'Ostessa, che non parlano, sono affaccendati ad ammanir la cena. L'Alcade è seduto presso al foco; uno Studente presso la tavola. Alquanti Mulattieri, fra' quali mastro Trabuco, ch'è al dinanzi sopra un suo basto. Due Contadini, due Contadine, la Serva ed un Mulattiere ballano la seguidilla. Sopra altra tavola, vino, bicchieri, fiaschi, una bottiglia d'acquavite.
L'Alcade, uno Studente, Mastro Trabuco, Mulattieri, Paesani, Famigli, Paesane, ecc.
Tre coppie ballano la seguidilla.
A tempo Leonora in veste virile.
[Coro - Ballabile]
CORO
Olà, olà, olà!
Ben giungi, o mulattier,
la notte a riposar.
Olà, olà, olà!
Qui devi col bicchier
le forze ritemprar!
(l'ostessa mette sulla tavola una grande zuppiera)
ALCADE
(sedendosi alla mensa)
La cena è pronta...
TUTTI
(prendendo posto presso la tavola)
A cena, a cena.
CARLO
CORO
(all'Alcade)
Voi la mensa benedite.
ALCADE
Può farlo il licenziato.
CARLO
TUTTI
(sedendo)
Amen.
LEONORA
(presentandosi alla porta della stanza a destra, che terrà socchiusa)
(Che vedo!... mio fratello!...)
(si ritira)
(l'ostessa avrà già distribuito il riso e siede co' gli altri. In séguito è servito altro piatto. Trabuco è in disparte, sempre appoggiato al suo basto)
ALCADE
(assaggiando)
Buono.
CARLO
MULATTIERI
Par che dica mangiami.
CARLO
ALCADE
Non sa il latino, ma cucina bene.
CARLO
TUTTI
Evviva!
CARLO
TRABUCO
È venerdì.
CARLO
TRABUCO
Appunto.
CARLO
Detti e Preziosilla ch'entra saltellando.
[Recitativo e Canzone]
PREZIOSILLA
Viva la guerra!
TUTTI
Preziosilla!... Brava!
Brava!
CARLO
TUTTI
Tu la ventura
dirne potrai.
PREZIOSILLA
Chi brama far fortuna?
TUTTI
Tutti il vogliam.
PREZIOSILLA
Correte allor soldati
in Italia, dov'è rotta la guerra
contro al tedesco.
TUTTI
Morte
ai tedeschi.
PREZIOSILLA
Flagel d'Italia eterno
e de' figliuoli suoi.
TUTTI
Tutti v'andremo.
PREZIOSILLA
Ed io sarò con voi.
Al suon del tamburo,
al brio del corsiero,
al nugolo azzurro
del bronzo guerriero;
dei campi al sussurro
s'esalta il pensiero!
È bella la guerra,
è bella la guerra!
TUTTI
È bella la guerra,
è bella la guerra!
PREZIOSILLA
È solo obliato
da vile chi muore;
al bravo soldato,
al vero valore
è premio serbato
di gloria, d'onore!
È bella la guerra,
è bella la guerra!
TUTTI
È bella la guerra,
è bella la guerra!
PREZIOSILLA
Se vieni, fratello,
sarai caporale;
e tu colonnello,
e tu generale...
Il dio furfantello
dall'arco immortale
farà di cappello
al bravo uffiziale.
TUTTI
È bella la guerra,
è bella la guerra!
CARLO
PREZIOSILLA
(osservandolo)
O tu miserrime
vicende avrai...
CARLO
PREZIOSILLA
(fissandolo)
Non mente
il labbro mai...
ma a te... carissimo,
non presto fé...
(poi sottovoce)
Non sei studente...
Non dirò niente,
ma, gnaffe, a me,
non se la fa,
no per mia fé,
tra la la là!
Detti, e Pellegrini che passano da fuori.
[Preghiera]
VOCI
I (lontane)
Padre eterno signor...
II
Pietà di noi.
I
Divin figlio signor...
II
Pietà di noi.
I
Santo spirito signor...
II
Pietà di noi.
I
Uno e trino signor...
II
Pietà di noi.
TUTTI
(alzandosi e scoprendosi)
Chi sono?...
ALCADE
Pellegrini
che vanno al giubileo.
LEONORA
(ricomparendo agitatissima sulla stessa porta)
(Fuggir potessi!)
CORO
Che passino attendiamo.
ALCADE
Ebben, preghiam noi pure...
CORO
Sì, preghiamo.
TUTTI
(lasciando la mensa s'inginocchiano)
Su noi concordi e supplici
stendi la man, signore;
dall'infernal malore
ne salvi tua pietà.
LEONORA
(Ah da un fratello salvami
che anela il sangue mio;
se tu no 'l vuoi, gran dio,
nessun mi salverà!)
(rientra nella stanza chiudendone la porta)
[Scena]
(tutti riprendono i loro posti. Si passano un fiasco)
CARLO
TUTTI
Viva!
CARLO
TUTTI
(fanno altrettanto)
Così sia.
CARLO
TRABUCO
E che?... Con questo inferno!
CARLO
TRABUCO
No 'l so.
CARLO
TRABUCO
De' forestier non bado che al danaro.
CARLO
ALCADE
L'ignoro.
CARLO
ALCADE
Sarà.
CARLO
ALCADE
Non so nulla.
CARLO
TRABUCO
(impazientato)
Che noia!
CARLO
TRABUCO
So che andrò presto o tardi in paradiso.
CARLO
TRABUCO
(alzandosi)
Ella il purgatorio
mi fa soffrir...
CARLO
TRABUCO
In stalla
a dormir co' le mie mule,
che non sanno di latino,
a dormir co' le mie mule,
che non sono baccellieri.
(prende il suo basto e parte)
I suddetti, meno mastro Trabuco.
TUTTI
Ah! ah! è fuggito!
[Ballata]
CARLO
ALCUNI
Bravo! Bravo!
ALCADE
Protegger debbo il viaggiator, m'oppongo,
meglio farebbe dirne
donde venga, ove vada, e chi ella sia?
CARLO
CORO
Truce storia Pereda narrava!
Generoso il suo cor si mostrò.
ALCADE
Sta bene.
PREZIOSILLA
(con finezza)
Ucciso ~ fu quel marchese?
CARLO
PREZIOSILLA
L'amante ~ rapia sua figlia?
CARLO
PREZIOSILLA
E voi l'amico ~ fido, cortese,
andaste a Cadice ~ dopo Siviglia?...
A gnaffe, a me ~ non se la fa...
No, per mia fé ~ tra la la la.
ALCADE
(s'alza, e guardato l'oriuolo dice)
Figliuoli. È tardi; poiché abbiam cenato
si rendan grazie a dio, e partiam...
TUTTI
Partiamo.
ALCADE
Or buona notte.
CORO
Buona notte.
TUTTI
Andiamo.
(partono)
Una piccola spianata sul declivio di scoscesa montagna. A destra precipizii e rupi; di fronte la facciata della chiesa della Madonna degli angeli; a sinistra la porta del convento, in mezzo alla quale una finestrella; da un lato la corda del campanello. Sopra vi è una piccola tettoia sporgente. Al di là della chiesa alti monti col villaggio d'Hornachuelos. La porta della chiesa è chiusa, ma larga, sopra dessa una finestra semicircolare lascerà vedere la luce interna. A mezza scena, un po' a sinistra, sopra quattro gradini s'erge una rozza croce di pietra corrosa dal tempo. La scena sarà illuminata da luna chiarissima.
Donna Leonora giunge ascendendo dalla destra, stanca, vestita da uomo, con pastrano a larghe maniche, largo cappello e stivali.
[Aria]
LEONORA
Son giunta!... grazie, o dio!
Estremo asil quest'è per me!... Son giunta!...
Io tremo!... La mia orrenda storia è nota
in quell'albergo... e mio fratel narrolla!...
Se scoperta m'avesse!... Cielo!... Ei disse
naviga verso occaso don Alvaro!
Né morto cadde quella notte in cui
io, io del sangue di mio padre intrisa,
l'ho seguìto, e il perdei!... ed or mi lascia,
mi fugge!... ohimè, non reggo a tanta ambascia!...
(cade in ginocchio)
Madre, pietosa vergine,
perdona al mio peccato,
m'aita quell'ingrato
dal core a cancellar.
In queste solitudini
espierò l'errore...
Pietà di me, signore...
Dio, non m'abbandonar.
(l'organo accompagna il canto mattutino dei frati)
Ah que' sublimi cantici...
(alzandosi)
Dell'organo i concenti,
che come incenso ascendono
a dio sui firmamenti,
inspirano a quest'alma
fede, conforto e calma!...
Al santo asilo accorrasi...
(s'avvia)
E l'oserò a quest'ora?...
(arrestandosi)
Ma si potrìa sorprendermi!...
Oh misera Leonora
tremi?... Il pio frate accoglierti
no, non ricuserà.
Non mi lasciar, soccorrimi,
pietà, signor, pietà.
(va a suonare il campanello del convento)
Si apre la finestrella della porta, e n'esce la luce d'una lanterna, che riverbera sul volto di donna Leonora, la quale si arretra spaventata. Fra' Melitone parla sempre dall'interno.
[Scena]
MELITONE
LEONORA
Chiedo il superiore.
MELITONE
LEONORA
Il superiore,
per carità.
MELITONE
LEONORA
Mi manda il padre Cleto.
MELITONE
LEONORA
Urgente.
MELITONE
LEONORA
Un infelice...
MELITONE
LEONORA
No 'l posso.
MELITONE
Donna Leonora sola.
Ma s'ei mi respingesse!...
Fama pietoso il dice...
Ei mi proteggerà... Vergin, m'assisti.
Donna Leonora, il padre Guardiano, fra' Melitone.
[Scena e Duetto]
GUARDIANO
Chi mi cerca?
LEONORA
Son io.
GUARDIANO
Dite.
LEONORA
Un segreto...
GUARDIANO
Andate, Meliton.
MELITONE
GUARDIANO
Fratello,
mormorate?
MELITONE
GUARDIANO
Obbedite...
MELITONE
Leonora e il padre Guardiano.
GUARDIANO
Or siam soli...
LEONORA
Una donna son io.
GUARDIANO
Una donna a quest'ora!... gran dio!
LEONORA
Infelice, delusa, reietta,
dalla terra e dal ciel maledetta,
che nel pianto prostratavi al piede,
di sottrarla all'inferno vi chiede.
GUARDIANO
Come un povero frate lo può?
LEONORA
Padre Cleto un suo foglio v'inviò?
GUARDIANO
Ei vi manda?
LEONORA
Sì.
GUARDIANO
(sorpreso)
Dunque voi siete
Leonora di Vargas!
LEONORA
Fremete!...
GUARDIANO
No... venite fidente alla croce,
là del cielo v'inspiri la voce.
LEONORA
(s'inginocchia presso la croce, la bacia, quindi torna meno agitata al padre Guardiano)
Ah tranquilla l'alma sento
dacché premo questa terra;
de' fantasmi lo spavento
più non provo farmi guerra...
Più non sorge sanguinante
di mio padre l'ombra innante;
né terribile l'ascolto
la sua figlia maledir.
GUARDIANO
Sempre indarno qui rivolto
fu di Satana l'ardir.
LEONORA
Perciò tomba qui desìo,
fra le rupi ov'altra visse.
GUARDIANO
Che!... Sapete?...
LEONORA
Cleto il disse...
GUARDIANO
E volete?
LEONORA
Darmi a dio.
GUARDIANO
Guai per chi si lascia illudere
dal delirio d'un momento!
Più fatal per voi sì giovane
sorgerebbe il pentimento...
Nel futuro chi può leggere,
chi immutabil farvi il cor?
E l'amante?
LEONORA
Involontario
di mio padre è l'uccisor.
GUARDIANO
Il fratello?
LEONORA
La mia morte
di sua mano egli giurò.
GUARDIANO
Meglio a voi le sante porte
schiuda un chiostro.
LEONORA
Un chiostro?... No.
Se voi scacciate questa pentita,
andrò per balze gridando aita,
ricovro ai monti, cibo alle selve,
e fin le belve ~ ne avran pietà.
Qui, qui del cielo udii la voce;
sàlvati all'ombra di questa croce...
voi mi scacciate?...
(corre ad abbracciare la croce)
È questo il porto;
chi tal conforto ~ mi toglierà?
GUARDIANO
(A te sia gloria, o dio clemente,
padre dei miseri onnipossente,
a cui sgabello sono le sfere!...
il tuo volere ~ si compirà!)
È fermo il voto?...
LEONORA
È fermo.
GUARDIANO
V'accolga dunque iddio...
LEONORA
Bontà divina!
GUARDIANO
Sol io saprò chi siate...
Tra le rupi è uno speco; ivi starete.
Presso una fonte al settimo dì, scarso
cibo porrovvi io stesso.
LEONORA
V'andiamo...
GUARDIANO
(verso la porta)
Melitone?...
(a Melitone che comparisce)
Tutti i fratelli con ardenti ceri,
dov'è l'ara maggiore,
nel tempio si raccolgan del signore...
(Melitone rientra)
Sull'alba il piede all'eremo
solinga volgerete;
ma pria dal pane angelico
conforto all'alma avrete.
Le sante lane a cingere
ite, e sia forte il cor.
Sul nuovo calle a reggervi
v'assisterà il signor.
(entra nel convento, e ne ritorna subito portando un abito da francescano che presenta a Leonora)
LEONORA
(racconsolata)
Eterno iddio, tua grazia
sorride alla reietta!
Me 'l dice un gaudio insolito,
io son ribenedetta!
Già sento in me rinascere
a nuova vita il cor...
Plaudite, o cori angelici,
mi perdonò il signor.
(entrano nella stanza del portinaio)
La grande porta della chiesa si apre. Di fronte vedesi l'altar maggiore illuminato. L'organo suona. Dai lati del coro procedono due lunghe file di Frati con ceri ardenti.
Più tardi il padre Guardiano precede Leonora in abito da frate: egli la conduce fuor della chiesa; i Frati gli si schierano intorno. Leonora si prostra innanzi a lui, che stendendo solennemente le mani sopra il suo capo intuona:
[Finale II]
GUARDIANO
Il santo nome ~ di dio signore
sia benedetto. ~
TUTTI
Sia benedetto.
GUARDIANO
Un'alma a piangere ~ viene l'errore,
in queste balze ~ chiede ricetto...
Il santo speco ~ noi le schiudiamo.
V'è noto il loco? ~
TUTTI
Lo conosciamo.
GUARDIANO
A quell'asilo ~ sacro inviolato
nessun s'appressi. ~
TUTTI
Obbediremo.
GUARDIANO
Il cinto umile ~ non sia varcato
che nel divide. ~
TUTTI
No 'l varcheremo.
GUARDIANO
A chi il divieto ~ franger osasse,
o di quest'anima ~ scoprir tentasse
nome o mistero, ~ maledizione!
TUTTI
Maledizione. ~ Maledizione.
Il cielo fulmini ~ incenerisca
l'empio mortale ~ se tanto ardisca;
su lui scatenisi ~ ogni elemento...
l'immonda cenere ~ ne sperda il vento.
GUARDIANO
(a Leonora)
Alzatevi, e partite. Alcun vivente
più non vedrete. Dello speco il bronzo
ne avverta se periglio vi sovrasti,
o per voi giunto sia l'estremo giorno...
A confortarvi l'alma
volerem, pria ch'a dio faccia ritorno.
LEONORA
La vergine degli angeli
vi copra del suo manto,
e voi protegga vigile
di dio l'angelo santo.
TUTTI
La vergine degli angeli
vi copra del suo manto,
e voi protegga vigile
di dio l'angelo santo.
Leonora, baciata la mano al padre Guardiano, s'avvia all'eremo sola. Il Guardiano, stendendo le braccia verso di lei, la benedice.
In Italia presso Velletri.
Bosco. Notte oscurissima.
Don Alvaro in uniforme di capitano spagnuolo de' granatieri del re si avanza lentamente dal fondo.
Si sentono voci interne a destra.
[Scena e Romanza]
VOCI
I
Attenti, gioco... Un asso a destra.
II
Ho vinto.
I
Un tre alla destra... Cinque a manca.
II
Perdo.
ALVARO
(che si sarà inoltrato)
La vita è inferno all'infelice... Invano
morte desìo!... Siviglia!... Leonora!...
Oh rimembranze!... Oh notte
ch'ogni mio ben rapisti!...
Sarò infelice eternamente... è scritto.
Della natal sua terra il padre volle
spezzar l'estranio giogo, e coll'unirsi
all'ultima degli Incas la corona
cingerne confidò... Fallì l'impresa... ~
In un carcere nacqui; m'educava
il deserto; sol vivo perché ignota
è mia regale stirpe!... I miei parenti
sognàro un trono, e li destò la scure!...
Oh quando fine avran le mie sventure!
O tu che in seno agli angeli,
eternamente pura
salisti bella, incolume
dalla mortal iattura,
non iscordar di volgere
un guardo a me tapino,
che senza speme ed esule,
in onta del destino,
pugno anelando, ahi misero,
la morte d'incontrar...
Leonora, deh soccorrimi,
pietà del mio penar.
[Scena e Duettino]
VOCE
(dall'interno a destra)
Al tradimento...
VOCI
Muoia...
ALVARO
Quali grida!
VOCE
Aita...
ALVARO
Si soccorra.
Accorre al luogo onde si udivano le grida: si sente un picchiare di spade; alcuni Ufficiali attraversano la scena fuggendo in disordine da destra a sinistra.
Don Alvaro ritorna con don Carlo.
ALVARO
Fuggir!... Ferito siete?
CARLO
ALVARO
Chi erano?
CARLO
ALVARO
Presso
al campo così?
CARLO
ALVARO
Comprendo, colà, a destra?
CARLO
ALVARO
Ma come
sì nobile d'aspetto, a quella bisca
scendeste?
CARLO
ALVARO
Al caso...
CARLO
ALVARO
Io capitan de' granatieri
don Federico Herreros.
CARLO
ALVARO
Signore...
CARLO
ALVARO
Io pure della vostra sarò fiero.
(si stringono le destre)
ALVARO E CARLO
Amici in vita e in morte
il mondo ne vedrà.
Uniti in vita e in morte
entrambi troverà.
[Scena e Battaglia]
(squillo di trombe)
VOCI
(interne a sinistra)
All'armi!
ALVARO E CARLO
Andiamo... all'armi!
CARLO
CARLO
ALVARO
Testimone del vostro valore
ammirarne le prove saprò.
(corrono a sinistra)
È il mattino. Salotto nell'abitazione d'un ufficiale superiore dell'esercito spagnuolo in Italia non lungi da Velletri. Nel fondo sonvi due porte, quella a sinistra mette ad una stanza da letto, l'altra è la comune. A sinistra presso il proscenio è una finestra. Si sente il romore della vicina battaglia.
Un Chirurgo militare ed alcuni Soldati ordinanze dalla comune corrono alla finestra.
ORDINANZE
Arde la mischia!...
CHIRURGO
(guardando con cannocchiale)
Prodi i granatieri!
ORDINANZE
Li guida Herreros...
CHIRURGO
(guardando con cannocchiale)
Ciel! ferito o spento
ei cadde!... Piegano i suoi!... l'aiutante
li raccozza... alla carica li guida!...
Già fuggono i tedeschi!... I nostri han vinto!
Portan qui il capitano.
ORDINANZE
Ferito!
VOCI
(fuori)
A Spagna gloria!
ALTRE
Viva l'Italia!...
TUTTI
È nostra la vittoria!...
Don Alvaro ferito e svenuto è portato in una lettiga da quattro granatieri. Da un lato è il Chirurgo, dall'altro Don Carlo coperto di polvere ed assai afflitto. Un soldato depone una valigia sopra un tavolino. La lettiga è collocata quasi nel mezzo della scena.
[Scena e Duettino]
CARLO
CHIRURGO
Silenzio...
CARLO
CHIRURGO
La palla che ha nel petto mi spaventa.
CARLO
ALVARO
(rinviene)
Ove son?
CARLO
ALVARO
Lasciatemi morire.
CARLO
ALVARO
(trasalendo)
Di Calatrava!... No... mai...
CHIRURGO
Siate calmo.
CARLO
ALVARO
Amico...
CHIRURGO
Se parlate...
ALVARO
Un detto sol...
CARLO
(il Chirurgo si ritrae al fondo)
ALVARO
(accenna a don Carlo di appressarsegli)
Giurarmi in quest'ora solenne dovete
far pago un mio voto.
CARLO
ALVARO
Sul core
cercate...
CARLO
ALVARO
(indicando la valigia)
Con essa trarrete
un piego celato... l'affido all'onore...
Colà v'ha un mistero, che meco morrà.
S'abbruci me spento...
CARLO
ALVARO
Or muoio tranquillo... Vi stringo al cor mio.
CARLO
ALVARO
Addio.
(il Chirurgo e le ordinanze trasportano il ferito nella stanza da letto)
Don Carlo, poi il Chirurgo.
[Scena ed Aria]
CARLO
CHIRURGO
(si presenta lieto sulla porta della stanza)
Lieta novella, è salvo.
(rientra)
CARLO
Accampamento militare presso Velletri.
Sul davanti a sinistra è una bottega da rigattiere; a destra altra, ove si vendono cibi, bevande, frutta. All'ingiro tende militari, baracche di rivenduglioli, ecc., ecc. È notte - la scena è deserta.
Una pattuglia entra cautamente in scena, esplorando il campo.
[Ronda]
CORO
Compagni sostiamo,
il campo esploriamo;
non s'ode rumore,
non brilla un chiarore;
in sonno profondo
sepolto ognun sta.
(allontanandosi poco a poco)
Compagni inoltriamo,
fra poco la sveglia
suonare s'udrà.
Spunta l'alba lentamente. Entra don Alvaro pensoso.
ALVARO
Né gustare m'è dato
un'ora di quiete; affranta è l'alma
dalla lotta crudel.
Pace ed oblio indarno io chieggo al cielo.
Detto e don Carlo.
CARLO
ALVARO
Chi mi chiama?
(avvicinandosi e riconoscendo Carlo gli dice con affetto)
Voi che sì larghe cure
mi prodigaste?
CARLO
ALVARO
Sì.
CARLO
ALVARO
Qual prima.
CARLO
ALVARO
E con chi mai?
CARLO
ALVARO
Tutti ne abbiam... ma a stento
comprendo...
CARLO
ALVARO
Oh tradimento!
Sleale! Il segreto fu dunque violato?
CARLO
ALVARO
D'ardite minacce non m'agito al suono.
CARLO
ALVARO
La morte disprezzo, ma duolmi inveire
contr'uom che per primo amistade m'offrìa.
CARLO
ALVARO
Non io, fu il destino, che il padre v'ha ucciso;
non io che sedussi quell'angiol d'amore...
ne guardano entrambi, e dal paradiso
ch'io sono innocente vi dicono al core...
CARLO
ALVARO
La notte fatale
io caddi per doppia ferita mortale;
guaritone, un anno in traccia ne andai...
Ahimè, ch'era spenta Leonora trovai.
CARLO
ALVARO
(con ansia)
Ed ella...
CARLO
ALVARO
(trasalendo)
E vive!!! O amico, il fremito
ch'ogni mia fibra scuote
vi dica che quest'anima
infame esser non puote...
Vive!!! Gran dio, quell'angelo!...
CARLO
ALVARO
No, d'un imene il vincolo
stringa fra noi la speme;
e s'ella vive, insieme
cerchiamo ove fuggì.
Giuro che illustre origine
eguale a voi mi rende,
e che il mio stemma splende
come rifulge il dì.
CARLO
ALVARO
Che dite?
CARLO
ALVARO
Tacete.
CARLO
ALVARO
Voi pria cadrete nel fatal certame.
CARLO
ALVARO
Morte, sì!... col brando mio
un sicario ucciderò;
il pensier volgete a dio;
l'ora vostra alfin suonò.
(sguainano le spade, e si battono furiosamente)
Accorre la Pattuglia del campo a separarli.
CORO
Fermi, arrestate!
CARLO
CORO
Lunge di qua
si tragga.
ALVARO
(Forse... del ciel l'aita
a me soccorre.)
CARLO
CORO
(a Carlo che cerca svincolarsi)
Vieni.
CARLO
(viene trascinato altrove dalla pattuglia)
ALVARO
Or che mi resta! Pietoso iddio
tu ispira, illumina il mio pensier...
(gettando la spada)
Al chiostro, all'eremo, ai santi altari
l'oblio, la pace chiegga il guerrier.
(esce)
Spunta il sole. - Il rullo dei tamburi e lo squillo delle trombe danno il segnale della sveglia. La scena va animandosi a poco a poco. Soldati spagnuoli ed italiani di tutte le armi sortono dalle tende, ripulendo schioppi, spade, uniformi, ecc., ecc. Ragazzi, Militari giocano ai dadi sui tamburi. Vivandiere che vendono liquori, frutta, pane, ecc.
Preziosilla dall'alto d'una baracca predice la buona ventura. - Scena animatissima.
CORO
Lorché pifferi e tamburi
par che assordino la terra
siam felici, ch'è la guerra
gioia e vita al militar.
Vita gaia, avventurosa,
cui non cal doman né ieri,
ch'ama tutti i suoi pensieri
sol nell'oggi concentrar.
PREZIOSILLA
(alle donne)
Venite all'indovina
ch'è giunta di lontano,
e puote a voi l'arcano
futuro decifrar.
(ai soldati)
Correte a lei d'intorno,
la mano le porgete,
le amanti apprenderete
se fide vi restar.
CORO
Corriamo all'indovina,
la mano le porgiamo,
le belle udir possiamo
se fide ci restar.
PREZIOSILLA
Chi vuole il paradiso
s'accenda di valore,
e il barbaro invasore
s'accinga a debellar.
Avanti, avanti, avanti,
predirvi sentirete
qual premio coglierete
dal vostro battagliar.
CORO
Avanti, avanti, avanti,
predirci sentiremo
qual premio coglieremo
dal nostro battagliar.
(molti la circondano)
[Scena ed Arietta - Sortita del rivendugliolo]
SOLDATI
Qua, vivandiere, un sorso.
(le vivandiere versano loro)
UNO
Alla salute nostra!...
TUTTI
(bevendo)
Viva!
ALTRO
A Spagna!
ed all'Italia unite!
TUTTI
Evviva!
PREZIOSILLA
Al nostro eroe.
Don Federico Herreros.
TUTTI
Viva! Viva!
UNO
Ed al suo degno amico
don Felice de Bornos.
TUTTI
Viva! Viva!
L'attenzione è attirata da Trabuco rivendugliolo che dalla bottega a sinistra viene con una cassetta al collo portante vari oggetti di meschino valore.
TRABUCO
A buon mercato chi vuol comprare
forbici, spille, sapon perfetto.
(lo attorniano)
TRABUCO
Io vendo e compero qualunque oggetto,
concludo a pronti qualunque affare.
SOLDATI
I
Ho qui un monile, quanto mi dai?
(lo mostra)
II
Ve' una collana? Se vuoi la vendo.
(la mostra)
III
Questi orecchini li pagherai?
(li mostra)
CORO
(mostrando orologi, anelli, ecc.)
Vogliamo vendere...
TRABUCO
Ma quanto vedo
tutto è robaccia, brutta robaccia.
CORO
Tale, o furfante, è la tua faccia.
TRABUCO
Pure aggiustiamoci... per ogni pezzo
do trenta soldi.
TUTTI
(tumultuando)
Da ladro è il prezzo.
TRABUCO
Ih quanta furia!... c'intenderemo,
qualch'altro soldo v'aggiungeremo...
Date qua, subito...
CORO
Purché all'istante
venga il danaro bello e sonante...
TRABUCO
Prima la merce... qua... co' le buone.
SOLDATI
(dandogli gli effetti)
A te.
ALTRI
I
(dandogli gli effetti)
A te.
II
(dandogli gli effetti)
A te.
TRABUCO
(ritira le robe e paga)
A voi, a voi, benone!
CORO
(cacciandolo)
Al diavol vattene...
TRABUCO
(contento)
(Che buon affare!)
A buon mercato chi vuol comprare...
(avviandosi ad altro lato del campo)
Detti, e Contadini questuanti con Ragazzi a mano.
CONTADINI
Pane, pan per carità;
tetti e campi devastati
n'ha la guerra, ed affamati
cerchiam pane per pietà.
Detti, ed alcune Reclute piangenti che giungono scortate.
RECLUTE
Povere madri deserte nel pianto
per dura forza dovemmo lasciar.
Della beltà n'han rapiti all'incanto,
a nostre case vogliamo tornar.
VIVANDIERE
(accostandosi gaiamente alle reclute e offerendo loro da bere)
Non piangete, giovanotti,
per le madri e per le belle;
v'ameremo quai sorelle,
vi sapremo confortar.
Certo il diavolo non siamo;
quelle lacrime tergete,
al passato, ben vedete,
ora è inutile pensar.
PREZIOSILLA
(entrando fra le reclute ne prende alcune pe 'l braccio, e dice loro burlescamente)
Che vergogna!... Su coraggio...
Bei figliuoli, siete pazzi?
Se piangete quai ragazzi
vi farete corbellar.
Un'occhiata a voi d'intorno,
e scommetto che indovino;
ci sarà più d'un visino
che sapravvi consolar.
[Coro - Tarantella]
TUTTI
Nella guerra è la follia
che dée il campo rallegrar:
viva, viva la pazzia,
che qui sola ha da regnar!
(le vivandiere prendono francamente le reclute pe 'l braccio, e s'incomincia vivacissima danza generale. Ben presto la confusione e lo schiamazzo giungono al colmo)
Detti, e fra' Melitone che, preso nel vortice della danza, è per un momento costretto a ballare co' le vivandiere; finalmente, riuscito a fermarsi, esclama:
MELITONE
SOLDATI
Ah frate!... frate!...
MELITONE
SOLDATI ITALIANI
Togone infame!...
SOLDATI SPAGNUOLI
Segui pur, padruccio.
MELITONE
ITALIANI
Or or l'aggiustiam noi...
MELITONE
ITALIANI
(intorno)
Dalli, dalli...
SPAGNUOLI
(difendendolo)
Scappa, scappa...
ITALIANI
Dalli, dalli sulla cappa...
(cercano picchiarlo, ma egli se la svigna, declamando sempre)
[Rataplan]
(ai soldati che lo inseguono uscendo di scena)
PREZIOSILLA
Lasciatelo ch'ei vada...
Far guerra ad un cappuccio!... Bella impresa!...
Non m'odon?... Sia il tamburo sua difesa.
(prende a caso un tamburo e imitata da qualche tamburino lo suona. I soldati accorrono tosto a circondarla seguiti da tutta la turba)
Rataplan, rataplan della gloria
nel soldato ritempra l'amor;
rataplan, rataplan, di vittoria
questo suono è segnal precursor!
Rataplan, si raccolgon le schiere;
rataplan, son guidate a pugnar!
rataplan, rataplan, le bandiere
del nemico si veggon piegar!
Rataplan, pim, pum, pam, inseguite
chi le terga, fuggendo, voltò...
rataplan le gloriose ferite
col trionfo il destin coronò.
Rataplan, della patria la gloria
più rifulge de' figli al valor.
Rataplan rataplan, la vittoria
al guerriero conquista ogni cuor.
Sortono correndo.
Vicinanze d'Hornachuelos.
Interno del convento della Madonna degli angeli.
Meschino porticato circonda una corticella con aranci, oleandri, gelsomini. Alla sinistra dello spettatore è la porta che mette alla via; a destra altra porta sopra la quale si legge «Clausura».
Padre Guardiano passeggia gravemente leggendo il breviario. - Dalla sinistra entrano molti Pezzenti d'ogni età e sesso con rozze scodelle alla mano, pignatte o piatti.
[Coro ed Aria buffa]
CORO
Fate la carità,
è un'ora che aspettiamo!...
Andarcene dobbiamo.
Fate la carità.
Detti e fra' Melitone, che viene dalla destra, coperto il ventre d'ampio grembiale bianco, ed aiutato da altro Laico, porta una grande caldaia a due manichi, che depongono nel centro; il Laico riparte.
MELITONE
DONNE
(spingendosi fra loro)
Qui, presto a me.
VECCHI
Quante porzioni a loro!...
ALTRI
Tutti vorrian per sé.
TUTTI
N'ebbe già tre Maria!...
UNA
(a Melitone)
Quattro a me...
TUTTI
Quattro a lei!
DETTA
Sì, perché ho sei figliuoli...
MELITONE
DETTA
Perché li mandò iddio...
MELITONE
GUARDIANO
Frate!...
MELITONE
GUARDIANO
Abbiate carità.
VECCHI
Un po' di quel fondaccio ancora ne donate.
MELITONE
ALCUNI
(presentando le scodelle)
A me, padre...
ALTRI
(presentando le scodelle)
A me...
MELITONE
GUARDIANO
Oh carità, fratello...
DONNE
Più carità ne usava il padre Raffaello.
MELITONE
GUARDIANO
Soffrono tanto i poveri... la carità è un dovere
MELITONE
ALCUNI
Oh il padre Raffaele!...
ALTRI
I
Era un angelo!
II
Un santo!
TUTTI
Se il padre Raffaele...
MELITONE
(indispettito li scaccia confusamente, percuotendoli col grembiale che si sarà tolto, e chiude la porta, restandone assai adirato e stanco)
Padre Guardiano e fra' Melitone.
[Scena e Duetto]
MELITONE
GUARDIANO
Troppa
dal signor non ne aveste.
Facendo carità un dover s'adempie
da render fiero un angiol...
MELITONE
GUARDIANO
Tacete; umil sia Meliton, né soffra
se veda preferirsi Raffaele.
MELITONE
GUARDIANO
Son le preci,
il digiun...
MELITONE
GUARDIANO
Ebbene?
MELITONE
GUARDIANO
Che v'ha a ridir?
MELITONE
GUARDIANO
Giudizii temerarii... il ver narrai...
ma n'ebbe il superior rivelazione
allora... Io, no.
MELITONE
GUARDIANO
Del mondo i disinganni,
l'assidua penitenza,
le veglie, l'astinenza
quell'anima turbar.
MELITONE
(si suona con forza il campanello alla porta)
[Scena]
GUARDIANO
Giunge qualcuno... aprite...
(parte)
Fra' Melitone e don Carlo, che avviluppato in un grande mantello, entra francamente.
CARLO
MELITONE
CARLO
MELITONE
CARLO
MELITONE
CARLO
MELITONE
Don Carlo, poi don Alvaro in abito da frate.
[Scena e duetto]
CARLO
ALVARO
Fratello...
CARLO
ALVARO
Don Carlo! Voi vivente!
CARLO
ALVARO
Vissi nel mondo... intendo;
or queste vesti... l'eremo
dicon che i falli ammendo...
Ah! cessi il sangue alfin!
Lasciatemi...
CARLO
ALVARO
(trasalendo)
Codardo!... Tale asserto...
(poi frenandosi)
(Ah no!... assistimi, signore!)
(a don Carlo)
Le minacce, i fieri accenti
portin seco in preda i venti,
perdonatemi... pietà.
A che offendere cotanto
chi fu solo sventurato?...
Deh chiniam la fronte al fato,
o fratel, pietà, pietà.
CARLO
ALVARO
No, non fu disonorata,
ve lo giura un sacerdote;
sulla terra l'ho adorata
come in cielo amar si puote...
L'amo ancora, e s'ella m'ama
più non brama ~ questo cor.
CARLO
ALVARO
Se i rimorsi, il pianto omai
non vi parlano per me,
qual nessun mi vide mai,
io mi prostro al vostro pie'.
(eseguisce)
CARLO
ALVARO
(balzando in piedi furente)
Desso splende più che gemma...
CARLO
ALVARO
(non potendo più frenarsi)
Per la gola voi mentite...
a me un brando...
(glielo strappa di mano)
Un brando... uscite.
CARLO
ALVARO
(ricomponendosi)
No... l'inferno
non trionfi... Va', riparti...
(getta la spada)
CARLO
ALVARO
(furente)
Ah segnasti la tua sorte!
Morte a entrambi...
(raccogliendo la spada)
CARLO
ALVARO E CARLO
Paga l'ira alfin sarà,
te l'inferno ingoierà.
(escono correndo dalla sinistra)
Valle fra rupi inaccessibili, attraversata da un ruscello. Nella sinistra dello spettatore è una grotta con porta praticabile, e sopra una campana che si potrà suonare dall'interno.
È il tramonto. La scena si oscura lentamente; la luna apparisce splendidissima.
Donna Leonora pallida, sfigurata, esce dalla grotta agitatissima.
[Melodia]
LEONORA
Pace, pace, mio dio, cruda sventura
m'astringe, ahimè, a languir;
come il dì primo da tant'anni dura
profondo il mio soffrir.
L'amai, gli è ver!... Ma di beltà e valore
cotanto iddio l'ornò,
che l'amo ancor, né togliermi dal core
l'immagine saprò.
Fatalità!... fatalità!... un delitto
disgiunti n'ha quaggiù!...
Alvaro, io t'amo, e su nel cielo è scritto:
non ti vedrò mai più!
Oh dio, dio fa' ch'io muoia; ché la calma
può darmi morte sol.
Invan la pace qui sperò quest'alma
in preda a lungo duol.
(va ad un sasso, ove sono alcune provvigioni deposte dal padre Guardiano)
Misero pane... a prolungarmi vieni
la sconsolata vita... Ma chi giunge?
Profanare chi ardisce il sacro loco?
Maledizione!... Maledizione!...
(torna rapidamente alla grotta, e vi si rinchiude)
Si ode dentro la scena un cozzar di spade.
[Scena e Terzetto finale]
CARLO
ALVARO
(entra in scena colla spada sguainata)
È questo ancor sangue d'un Vargas...
CARLO
ALVARO
Maledetto io son; ma è presso
un eremita...
(corre alla grotta e batte alla porta)
A confortar correte
un uom che muor...
LEONORA
(dall'interno)
No 'l posso.
ALVARO
(batte con più forza)
È d'uopo.
LEONORA
(dall'interno suonando la campana)
Aiuto! Aiuto!
ALVARO
Deh! Venite.
Detto e Leonora che si presenta sulla porta.
LEONORA
Temerari, del ciel l'ira fuggite!
ALVARO
Una donna! Qual voce... ah no... uno spettro...
LEONORA
(riconoscendo don Alvaro)
Che miro?
ALVARO
Tu... Leonora...
LEONORA
(avvicinandosi ad Alvaro)
Egli è ben desso...
Io ti riveggo ancora...
ALVARO
Lungi... lungi da me... queste mie mani
grondano sangue... Indietro!
LEONORA
Che mai parli?
ALVARO
(accennando)
Là giace spento un uom...
LEONORA
Tu l'uccidesti?
ALVARO
Tutto tentai per evitar la pugna.
Chiusi i miei dì nel chiostro.
Ei mi raggiunse... m'insultò... l'uccisi.
LEONORA
Ed era?
ALVARO
Tuo fratello!
LEONORA
Gran dio!
(corre ansante verso il bosco)
ALVARO
Destino avverso
come a scherno mi prendi!...
Vive Leonora e ritrovarla deggio
or che versai di suo fratello il sangue.
LEONORA
(dall'interno)
(mette un grido)
Ah!...
ALVARO
Qual grido!... Che avvenne?...
Leonora ferita entra sostenuta dal Guardiano, e detto.
ALVARO
Ella... ferita!...
LEONORA
(morente)
Nell'ora estrema perdonar non seppe...
e l'onta vendicò nel sangue mio.
ALVARO
E tu paga non eri
o vendetta di dio!... Maledizione!...
GUARDIANO
(solenne)
Non imprecare; umìliati
a lui ch'è giusto e santo...
che adduce a eterni gaudi
per una via di pianto...
D'ira e furor sacrilego
non profferir parola,
mentre quest'angiol vola
al trono del signor...
LEONORA
(con voce morente)
Sì, piangi... e prega.
ALVARO
Un reprobo,
un maledetto io sono.
Flutto di sangue innalzasi
fra noi...
LEONORA
Di dio il perdono
io ti prometto...
GUARDIANO
Pròstrati!
LEONORA
Alvaro...
ALVARO
A quell'accento
più non poss'io resistere...
(gettandosi ai piedi di Leonora)
Leonora, io son redento,
dal ciel son perdonato!...
LEONORA E GUARDIANO
Sia lode a te, signor.
LEONORA
(ad Alvaro)
Lieta or poss'io precederti
alla promessa terra...
Là cesserà la guerra,
santo l'amor sarà.
ALVARO
Tu mi condanni a vivere,
e mi abbandoni intanto!
Il reo, il reo soltanto
dunque impunito andrà!
GUARDIANO
Santa del suo martirio
ella al signore ascenda,
e il suo morir ti apprenda
la fede e la pietà!
LEONORA
In ciel ti attendo, addio!...
Io ti precedo, Alvaro.
(muore)
ALVARO
Morta!...
GUARDIANO
Salita a dio!
Atto IV, scene VII-IX, versione del 1862.
Scena settima.
Don Alvaro e Don Carlo scendono da un precipizio a destra correndo co' le spade alla mano.
[Scena e Finale ultimo]
ALVARO
Chi preme questa terra è maledetto!...
Ma de' delitti è questo
il giorno!... Qui sostiamo!...
(si battono furiosamente)
CARLO
ALVARO
(È questo ancor sangue d'un Vargas!...)
CARLO
ALVARO
Maledetto io son; ma è presso
un eremita...
CARLO
ALVARO
(corre alla grotta e batte alla porta)
A confortar correte
un uom che muor...
LEONORA
(dall'interno)
No 'l posso.
ALVARO
(battendo con più forza)
È d'uopo.
LEONORA
(dall'interno)
(suonando la campana)
Aiuto! Aiuto!...
ALVARO
Deh venite.
Scena ottava.
Detti e Donna Leonora che si presenta sulla porta.
LEONORA
Temerari, del ciel l'ira fuggite.
ALVARO
(scendendo inorridito)
Oh cielo!... una donna!... qual voce!... Leonora!
LEONORA
Gran dio!... Don Alvaro!...
(scende)
CARLO
LEONORA E ALVARO
Sì dunque a me presso tu stavi, mio bene!
Cancelli quest'ora d'un tempo le pene!...
CARLO
LEONORA
Chi sento?...
CARLO
LEONORA
(corre ad abbracciarlo)
Don Carlo, fratello, ti stringo al mio core...
(Carlo nell'amplesso la ferisce)
LEONORA
Ah!...
(cade)
CARLO
ALVARO
(a don Carlo)
Che festi tu?... Orrore!
LEONORA
Ti perdono, fratel...
(a don Alvaro)
Vedi destino!...
Io muoio!... ahimè ti lascio!... Alvaro... Addio...
Ci rivedremo in cielo... Addio...
(muore)
ALVARO
Leonora!
Alfine ti trovai!... ti trovai morta!...
(resta immobile)
Scena nona.
Il tuono mugghia piucché mai, i lampi si fanno più spessi, si odono i Frati cantar Miserere. All'avvicinarsi di questi don Alvaro torna in sé, e corre sopra un rupe a sinistra. Giunge il padre Guardiano e tutta la comunità con fiaccole dalla destra, e ognuno rimane stupefatto.
GUARDIANO
Gran dio!... sangue!... cadaveri! La donna penitente!...
TUTTI
Una donna!... Cielo!
GUARDIANO
Padre
Raffaele.
ALVARO
(dall'alto della rupe)
Imbecille, cerca il padre
Raffaele... Un inviato dell'inferno
son io...
MELITONE
ALVARO
Apriti, o terra,
m'ingoi l'inferno!... precipiti il cielo... pera la razza umana...
(ascende più alto e si precipita in un sottoposto burrone)
TUTTI
Orrore!... Orrore!...
Pietà, misericordia, signore!!!
Fine del libretto.
Generazione pagina: 14/05/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
(D)