EZIO
Dramma per musica.
Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.
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Libretto di Pietro METASTASIO, ANONIMO.
Musica di Georg Friedrich HÄNDEL.
Prima esecuzione: 15 gennaio 1732, Londra.
Personaggi:
VALENTINIANO III, imperatore, amante di Fulvia |
contralto |
FULVIA figlia di Massimo, patrizio romano, amante e sposa di Ezio |
soprano |
EZIO generale dell'armi cesaree, amante di Fulvia |
contralto |
ONORIA sorella di Valentiniano, amante occulta d'Ezio |
contralto |
MASSIMO patrizio romano, padre di Fulvia, confidente, e nemico occulto di Valentiniano |
tenore |
VARO prefetto de' pretoriani, amico di Ezio |
basso |
La scena è in Roma.
[Ouverture]
Parte del foro romano, con trono imperiale da un lato. Vista di Roma illuminata in tempo di notte con archi trionfali ed altri apparati festivi apprestati per celebrare le feste decennali, e per onorare il ritorno di Ezio (vincitore d'Attila) che si vede avanzare preceduto da istromenti bellici, Schiavi, ed insegne de' vinti, e seguìto da' Soldati vincitori.
Valentiniano sopra il trono, Massimo, Varo con Pretoriani. Ezio, e Popolo.
[N. 1 - Marcia]
Recitativo
EZIO
Signor, vincemmo.
Attila fuggitivo lasciò campo alla strage;
il sangue corse in torbidi torrenti,
e fra i timori, e l'ire erravano indistinti
i forti, i vili, i vincitori, e i vinti.
Se una prova ne vuoi,
mira le vinte schiere,
ecco l'armi, l'insegne e le bandiere.
VALENTINIANO
Ezio, tu non trionfi d'Attila sol;
hai del mio cor l'impero.
Fra queste braccia intanto
(scende dal trono e l'abbraccia)
prendi d'amore un pegno;
che tra gli acquisti miei
il più nobile acquisto, Ezio, tu sei.
[N. 2 - Aria]
Se tu la reggi al volo,
su la tarpea pendice
l'aquila vincitrice
sempre tornar vedrò.
Breve sarà per lei
tutto il cammin del sole,
e allora i regni miei
col ciel dividerò.
(parte, servito da Varo con pretoriani)
Ezio, Massimo, e poi Fulvia con Paggi, ed alcuni Schiavi.
Recitativo
MASSIMO
(s'abbracciano)
Lascia, ch'al sen ti stringa.
EZIO
Io godo, amico, nel rivederti.
Oh, dei! Fulvia dov'è
per consolar quest'alma?
MASSIMO
Ecco se n' vien.
EZIO
(rincontrandola)
Cara! Di te più degno torna il tuo sposo,
e al volto tuo gran parte deve
de' suoi trofei: ma al dolce nome
e di sposo, e d'amante ti veggio impallidir?
Dopo la nostra lontananza,
crudel, così m'accogli?
FULVIA
(Che pena!) Sono... Io vengo...
Signor...
EZIO
Tanto rispetto, Fulvia, con me!
Cangiasti amor?
FULVIA
Son quella...
Ma senti... Ah! Genitor, per me favella.
EZIO
Massimo, non tacer!
MASSIMO
Si vive, amico, sotto un giogo crudel:
or che vincesti, cesare a nostro danno
fia più ingiusto, più fiero
e più tiranno.
EZIO
La tirannide sua mi fu nascosa.
Che pretende? Che vuol?
MASSIMO
Vuol la tua sposa.
EZIO
La sposa mia!
Massimo, Fulvia, e voi consentite a tradirmi?
FULVIA
Ahimè!
MASSIMO
Qual arte, qual consiglio
adoprar contro un tiranno?
Con vittoriosa mano vendicar Roma,
e i torti tuoi potrai,
svenar cesare...
EZIO
Oh, dèi! Che dici mai?
Ogn'altra via si tenti
fuor che l'infedeltade.
MASSIMO
(l'abbraccia di nuovo)
Anima grande!
(Fingere convien!)
FULVIA
Ezio così tranquillo
la sua Fulvia abbandona ad altri in braccio?
(piange)
EZIO
Il merto, e il nome mio faran,
che augusto, amor, tutto si cangi.
Son vincitor;
sai che t'adoro, e piangi?
[N. 3 - Aria]
Pensa a serbarmi, oh, cara,
i dolci affetti tuoi;
amami, e lascia poi
ogn'altra cura a me.
Tu mi vuoi dir col pianto,
che resti in abbandono;
no, così vil non sono,
e meco ingrato tanto
no, cesare non è.
(parte)
Massimo e Fulvia.
Recitativo
FULVIA
È tempo, oh, genitor,
che uno sfogo conceda al mio rispetto.
Tu pria d'Ezio all'affetto
prometti la mia destra;
indi mi imponi il lusingar
di cesare l'amore, e m'assicuri poi,
che di lui non sarò;
ma quando spero stringer d'Ezio
la mano, ti sento dir
che lo sperarlo è vano.
MASSIMO
T'accheta, oh, figlia!
Il talamo d'augusto
non è il peggior de' mali.
FULVIA
E soffrirai, ch'abbia sposa la figlia
chi della tua consorte insultò l'onestà?
Il tuo onore offese?
MASSIMO
Degna parte di me, vieni al mio seno!
(l'abbraccia)
Conserviam pur quell'odio illustre,
e cauti ricerchiam la vendetta;
ora è vicina.
Sposa al tiran tu puoi svenarlo,
o almeno agio puoi darmi
a trapassargli il seno.
FULVIA
Che sento, oh, dèi!
Son questi quei semi di virtù,
che in me versasti,
da miei primi vagiti
infine ad ora?
M'inganni adesso, o
m'ingannasti allora?
MASSIMO
Chiede diversa etade atti diversi.
FULVIA
Sì, ma un vil tradimento?...
Ah! Caro padre, pensa alla gloria tua,
pensa che vai...
MASSIMO
Taci, importuna!
Io t'ho sofferto assai.
Le tue pari consiglia,
rammenta ch'io son padre,
e tu sei figlia.
[N. 4 - Aria]
FULVIA
Caro padre, a me non déi
rammentar che padre sei:
io lo so, ma in questi accenti
non ritrovo il genitor.
Non son io che ti consiglia,
è il rispetto d'un regnante,
è l'affetto d'una figlia,
è il rimorso del tuo cor.
(parte)
Massimo solo.
Recitativo
Un oltraggiato amore
d'Ezio li sdegni ad irritar non basta!
La figlia mi contrasta.
Eh! Di riguardi tempo non è:
pria che nel ciel l'aurora sorga,
cesare mora. Emilio il braccio mi presterà.
Se non riesce appieno il colpo suo,
al sospettoso augusto
farò che sembri Ezio il fellon.
Su, dunque, alla vendetta, all'opra;
in gran periglio pronto eseguir
sempr'è 'l miglior consiglio.
[N. 5 - Aria]
Il nocchier, che si figura
ogni scoglio, ogni tempesta,
non si lagni, se poi resta
un mendico pescator.
Darsi in braccio ancor conviene
qualche volta alla fortuna,
che sovente in ciò ch'avviene
la fortuna ha parte ancor.
(parte)
Camere imperiali istoriate di pitture.
Onoria, e Varo.
Recitativo
ONORIA
Del vincitor ti chiedo,
non delle sue vittorie.
VARO
A me perdona,
sembran tali richieste d'amante più,
che di sovrana.
ONORIA
Oh, Varo! Al tuo fedel servir
tollero e scuso di parlarmi così.
La sol distanza, ch'è dal suo grado al mio,
teco dovrebbe difendermi abbastanza.
VARO
Ognuno ammira d'Ezio il valor.
Roma l'adora; ognuno ne parla con rispetto,
ingiustizia saria negargli affetto.
ONORIA
(Ah! Purtroppo l'adoro!)
Esaltando il suo merto
presso il german geloso,
ufficio grato
all'amico non rendi.
Chi sa?... Potrebbe un dì...
Varo, m'intendi.
VARO
Più cauto parlerò;
ma se tu l'ami, mostrati, oh, principessa,
meno ingegnosa in tormentar te stessa.
[N. 6 - Aria]
ONORIA
Quanto mai felici siete,
innocenti pastorelle,
che in amor non conoscete
altra legge che l'amor.
Ancor io sarei felice,
se potessi all'idol mio
palesar, come a voi lice,
il desio di questo cor.
(parte)
Varo solo.
Recitativo
Perché tanto tormento,
se a spiegar il suo duol
grande è il contento?
[N. 7 - Aria]
Se un bell'ardire
può innamorarti
perché arrossire?
Perché sdegnarti
di quello strale che vi piagò?
Perché soffrire
sì gran tormento,
se dà contento
dire al suo bene:
«Provo gran pene, che far potrò?»
(parte)
Valentiniano, e Massimo con Sèguito.
Recitativo
VALENTINIANO
Olà! Ezio qui venga.
(una guardia parte)
VALENTINIANO
Comincia ad adombrarmi
la gloria di costui.
MASSIMO
Cesare, in vero un'aura popolar
nutre l'orgoglio d'un vincitor.
Chi impera dée de' vassalli suoi,
benché fedeli, osservar ogni azion,
sebben leggera.
[N. 8 - Aria]
Se povero il ruscello
mormora lento e basso,
un ramoscello, un sasso
quasi arrestar lo fa.
Ma se alle sponde poi
gonfio d'umor sovrasta,
argine oppor non basta,
e co' ripari suoi
torbido al mar sen va.
(parte)
Valentiniano, ed Ezio.
Recitativo
EZIO
Signor!
VALENTINIANO
Duce,
un momento non posso tollerar
d'esser ingrato.
La mia grandezza, il mio riposo,
e tutto del senno tuo,
del tuo valor è frutto.
EZIO
Che mi resta bramar?
L'amor d'augusto
quand'ottener poss'io,
basta questo al mio cor.
VALENTINIANO
Non basta al mio.
Ezio, il cesareo sangue
s'unisca al tuo.
D'affetto darti pegno maggior non posso mai.
Sposo ad Onoria al nuovo dì sarai.
EZIO
(Che ascolto!)
VALENTINIANO
Non rispondi?
EZIO
Io son vassallo;
e l'alta tua germana meco unita
sudditi produrrà;
onde...
VALENTINIANO
Si parli con franchezza tra noi.
Dunque, che brami?
EZIO
T'ubbidisco, signor;
allor che credi premiarmi,
mi punisci.
VALENTINIANO
Ed è castigo
una sposa germana al tuo regnante?
EZIO
Non è gran premio a chi
d'un'altra è amante.
VALENTINIANO
Dov'è questa beltade,
che ti tiene in catene?
Spiegami il nome suo.
EZIO
Fulvia e il mio bene.
VALENTINIANO
Fulvia?
EZIO
(si turba)
Appunto.
VALENTINIANO
(Oh sorte!)
Ed ella sa l'amor tuo?
EZIO
Non credo.
VALENTINIANO
Forse che il suo consenso
il tuo contrasta.
EZIO
Quello sarà mia cura;
il tuo mi basta.
VALENTINIANO
Ma se un altro amator?...
EZIO
Dov'è chi ardisca
involar la mercede alla man,
che di Roma il giogo scosse?
Costui non veggo.
VALENTINIANO
E se costui vi fosse?
EZIO
Vedria ch'Ezio difende
gli affett suoi come gl'imperi altrui.
VALENTINIANO
E se foss'io costui?
EZIO
Cesare, un sol momento
tollerare non può d'essermi ingrato.
VALENTINIANO
(Temerario!)
I suoi merti rammentar da sé stesso...
EZIO
Io li rammento,
quando in premio pretendo...
VALENTINIANO
Non più: dicesti assai, tutto comprendo.
[N. 9 - Aria]
So chi t'accese:
basta per ora,
cesare intese,
risolverà.
Ma tu procura
d'esser più saggio;
fra l'armi e l'ire
giova il coraggio;
pompa d'ardire
qui non si fa.
(parte)
Ezio, e Fulvia.
Recitativo
FULVIA
(entrando)
Ezio, ti leggo in volto
l'ire del cor.
Forse ad augusto, dimmi,
ragionasti di me?
EZIO
Sì, ma celai, cara,
che m'ami:
onde a temer non hai.
Onoria e detti.
ONORIA
(entrando)
Ezio, volle il germano
avvilir la mia mano sino alla tua:
ma tu però, più giusto,
d'esserne indegno hai persuaso augusto.
EZIO
Non merta tanto orgoglio
chi salvò Roma, il tuo germano,
e il soglio.
ONORIA
È ver, ti deggio assai;
perciò mi spiace al tuo amore infelice
esser d'infauste nuove apportatrice.
(a Fulvia)
Fulvia, ti vuol sua sposa cesare al nuovo dì.
FULVIA
Come!
EZIO
Che sento!
ONORIA
Di recartene il cenno egli stesso m'impose.
EZIO
Ah! Questo è troppo!
Qual diritto, qual ragione
ha sugli affetti miei?
Fulvia rapirmi?
Disprezzarmi così?
Forse pretende ch'io lo sopporti?
Oppure vuol che Roma
si faccia di tragedia per lui funesta?
ONORIA
Ezio minaccia?
E la sua fede è questa?
[N. 10 - Aria]
EZIO
Se fedele mi brama il regnante,
non offenda quest'anima amante
nella parte più viva del cor.
Non si lagni, se in tanta sventura
un vassallo non serba misura,
se il rispetto diventa furor.
(parte)
Onoria e Fulvia.
Recitativo
FULVIA
A cesare nascondi, Onoria,
i suoi trasporti.
Ezio è fedele;
parla così da disperato amante.
ONORIA
Mostri, Fulvia, al sembiante
troppa pietà per lui, troppo timore.
Fosse mai la pietà segno d'amore?...
FULVIA
Principessa, m'offendi.
Assai conosco a chi deggio l'affetto.
ONORIA
Non ti sdegnar così;
questo è un sospetto...
FULVIA
Anch'io dai sdegni tuoi
come soffri un rifiuto or ben m'avvedo.
Potrei crederti amante eppur no 'l credo.
ONORIA
Quando m'oltraggi con sospetto insano,
per non dirti arrogante,
io m'allontano.
Fulvia sola.
Via, per mio danno aduna
sempre nuovi disastri empia fortuna!
Sarà per questo core
trionfo di costanza il tuo rigore!
[N. 11 - Aria]
Finché un zeffiro soave
tien dal mar l'ira placata
ogni nave è fortunata
e felice ogni nocchier.
È ben prova di coraggio
l'incontrar onde funeste,
navigar fra le tempeste
e non perder il sentier.
(parte)
[N. 12a - Sinfonia]
Orti palatini, corrispondenti agli appartamenti imperiali, con viali, spalliere di fiori, e fontane continuate. Nel fondo caduta d'acque, ed innanzi grottesche, e statue.
Massimo, poi Fulvia.
[N. 12b - Recitativo accompagnato]
MASSIMO
Qual silenzio è mai questo?
È tutto in pace l'imperiale albergo.
In oriente rosseggia il nuovo giorno
eppur ancor d'intorno
suon di voci non odo,
alcun non miro.
Dovrebbe pure Emilio aver compito il colpo.
Ei mi promise nel tiranno
punir tutti i miei torti.
Recitativo
È pigro...
FULVIA
Ah, genitor!
MASSIMO
Figlia, che porti?
FULVIA
Che mai facesti?
MASSIMO
Io nulla feci...
FULVIA
Oh, dèi!
Fu cesare l'assalito!
E tu la mano che l'assalì
spingesti a vendicarti.
MASSIMO
Ma cesare morì?
FULVIA
Pensa a salvarti!
Valentiniano senza manto, e senza lauro con spada nuda, seguito da Pretoriani, e detti.
VALENTINIANO
(parlando ad alcuni d'essi, che partono)
Ogni via custodite ed ogni ingresso.
MASSIMO
(Egli vive. Oh, destin!)
VALENTINIANO
Massimo, Fulvia, che creduto l'avria?
MASSIMO
Signor, che avvenne?
VALENTINIANO
M'insidiano la vita i miei più cari.
MASSIMO
(Ardir!) Come potrebbe un'anima
sì rea trovarsi mai?
VALENTINIANO
Massimo, eppur si trova;
or lo saprai.
FULVIA
(Misero padre!)
MASSIMO
(Ah, tremo!)
VALENTINIANO
Emilio invano trafiggermi sperò!
Nel sonno immerso credea trovarmi,
e s'ingannò.
Previdi un tradimento,
ed impugnando il brando
tra l'ombre lo notai:
accorse al grido stuol di custodi,
e allor mi veggo al lume,
inaspettato e nuovo sanguigno il ferro,
e il traditor non trovo.
MASSIMO
Forse Emilio non fu?
VALENTINIANO
La nota voce nel piagarlo conobbi.
MASSIMO
Ed a qual fine un tuo servo
arrischiarsi colpo indegno?
VALENTINIANO
Il servo lo tentò,
d'altri è il disegno!
MASSIMO
Ma chi del tradimento tu credi autor?
VALENTINIANO
Puoi dubitarne?
In esso Ezio non riconosci!
MASSIMO
(Io torno in vita!)
FULVIA
(Ecco al mesto mio cor nuova ferita!)
MASSIMO
Io non so figurarmi in Ezio un traditor,
ma pur l'amore... l'ambizion,
la lode e l'assoluto comando delle schiere...
Chi sa? Potria scordarsi il suo dovere.
FULVIA
Tu lo conosci, ed in tal guisa, oh, padre,
parli di lui?
MASSIMO
Son d'Ezio amico, è vero,
ma suddito d'augusto.
VALENTINIANO
(Oh, gelosia!)
(a Fulvia)
Ma tu così difendi un traditor?
MASSIMO
Le fa pietà! Sol per te sente amore.
Varo e detti.
VARO
Cesare, invano il traditore cercai.
VALENTINIANO
Massimo, fido amico,
sia la tua cura...
MASSIMO
Io cercherò d'Emilio,
io veglierò per te.
Per tua salvezza d'alcuno
intanto assicurarti puoi.
VALENTINIANO
Deh! M'assistete.
Io mi riposi in voi!
[N. 13 - Aria]
Vi fida lo sposo
vi fida il regnante
dubbioso ed amante
la vita e l'amor.
(a Massimo)
Tu, amico, prepara
soccorso ed aita,
(a Fulvia)
tu serbami, oh, cara,
gli affetti del cor.
(parte con Varo ed i pretoriani)
Massimo e Fulvia.
Recitativo
FULVIA
E puoi d'un tuo delitto Ezio incolpar?
Chi ti consiglia, o padre?
MASSIMO
Folle! La sua ruina è riparo alla mia.
Lasciane il peso a chi
di te più visse,
e più saggio è di te.
FULVIA
Dunque ti renda la tua età,
il tuo saper l'alma più giusta.
Credi, ch'un traditor?
MASSIMO
Fulvia, raffrena i tuoi labbri loquaci,
ed in avvenir non irritarmi
e taci.
FULVIA
Ch'io taccia, e non t'irriti,
allor che veggio il monarca assalito,
te reo del gran misfatto,
Ezio tradito?
Lo tolleri chi può;
d'ogni rispetto o mi disciogli,
o quando rispettosa mi vuoi,
cangia il comando.
MASSIMO
Ah, perfida! Conosco
che vuoi sacrificarmi al tuo desio.
Va'! Dell'affetto mio, che nulla ti nascose,
empia, t'abusa,
e per salvar l'amante, il padre accusa.
[N. 14 - Aria]
Va'! Dal furor portata
palesa il tradimento,
ma ti sovvenga, ingrata,
il traditor qual è!
Scopri la frode ordita,
ma pensa in qual momento,
ch'io ti donai la vita,
che tu la togli a me.
(parte)
Fulvia, e poi Ezio.
[N. 15 - Recitativo accompagnato]
FULVIA
Che fo? Dove mi volgo?
Egual delitto è il parlar,
è il tacer!
Se parlo, oh, numi, son parricida,
e nel pensarlo io tremo.
Se taccio,
al giorno estremo giunge il mio bene.
Ah! Che all'idea funesta
s'agghiaccia il sangue,
e intorno al cor s'arresta!
Recitativo
FULVIA
(vedendo Ezio)
Ah, qual consiglio mai...
Ezio, dove t'inoltri? Ove te n' vai?
EZIO
In difesa d'augusto. Intesi...
FULVIA
Ah! fuggi:
in te del tradimento
cade il sospetto.
EZIO
In me? Fulvia, t'inganni.
FULVIA
Cesare il reo ti chiama;
io stessa udii.
EZIO
L'Italia, il mondo tutto,
il conservato impero gli dirai
se 'l credesse che non è vero.
Non teme un innocente.
Il sol tuo affetto si figura perigli.
Eh, ti consola.
FULVIA
Fuggi! Se m'ami:
al mio timor t'invola.
Varo con pretoriani, e detti.
VARO
Cesare a te m'invia.
EZIO
A lui dunque si vada.
VARO
Non vuol questo da te. Vuol la tua spada.
EZIO
Come?
FULVIA
Il previdi!
EZIO
E qual follia lo mosse?
VARO
È mia fatal sventura un uffizio
a compir contrario tanto
alla nostra amicizia, al genio antico.
EZIO
Prendi.
(gli dà la spada)
Augusto compiangi, e non l'amico.
[N. 16 - Aria]
Recagli quell'acciaro
che gli difesi il trono.
Rammentagli chi sono,
e vedilo arrossir!
(a Fulvia)
E tu serena il ciglio
se l'amor mio t'è caro
l'unico mio periglio,
sarebbe il tuo martir.
(parte con guardie)
Fulvia, e Varo.
Recitativo
FULVIA
Varo, se amasti mai,
de' nostri affetti pietà dimostra,
e d'un oppresso amico
difendi l'innocenza.
VARO
Io vuò per lui impiegar l'opra mia,
ma voglia il ciel,
che inutile non sia.
Tu puoi salvarlo.
FULVIA
E come?
VARO
Egli è sicuro,
sol che tu voglia.
A cesare ti dona,
e consorte di lui tutto potrai.
FULVIA
D'altri che d'Ezio
io non sarò giammai
VARO
Cedi sol per salvarlo;
in qualche parte placa
l'ira d'augusto,
e nel suo seno,
se amor non hai per lui,
fingilo almeno.
FULVIA
Seguirò il tuo consiglio; e...
VARO
In simil caso il fingere è permesso:
e poi non è gran pena al vostro sesso.
[N. 17 - Aria]
FULVIA
Quel finger affetto
allor che non s'ama,
per molti è diletto,
ma pena la chiama,
quest'alma non usa
a finger amor.
Mi scopre, m'accusa,
se parla, se tace
il labbro seguace
dei moti del cor.
(parte)
Varo solo.
[N. 18 - Recitativo accompagnato]
Folle è colui che al tuo favor si fida,
instabile fortuna.
Purtroppo, oh, sorte infida,
folle è colui che al tuo favor si fida.
[N. 19 - Aria]
Nasce al bosco in rozza cuna
un felice pastorello,
e con l'aure di fortuna
giunge i regni a dominar.
Presso al trono in regie fasce,
sventurato un altro nasce,
e fra l'ire della sorte
va gli armenti a pascolar.
(parte)
Galleria di statue e specchi, con sedili intorno, fra quali uno innanzi dalla mano destra capace di due persone. Gran balcone aperto, in prospetto dei quale vista di Roma.
Onoria, e Massimo.
Recitativo
ONORIA
Massimo, anch'io lo veggo:
ogni ragione Ezio condanna.
Eppure incredulo il mio core
reo non sa figurarlo, e traditore.
MASSIMO
Oh, virtù senza pari!
E chi dovria più di te condannarlo?
ONORIA
È ver; ma il giusto...
(in atto di partire)
(Ah, che vorrei salvarlo!)
Valentiniano, e detti.
VALENTINIANO
Onoria, non partir.
Per mio riposo tu devi
ad uno sposo, forse
poco a te caro offrir la mano.
ONORIA
(Ezio è pentito.) Il nome?
VALENTINIANO
Ho pena in proferirlo.
I nostri oltraggi sono recenti,
ma il comun periglio vuol che
cauto a tal nodo io ti consiglio.
ONORIA
(Rifiutarlo or dovrei, ma...) Senti al fine,
se giova alla tua pace,
disponi del mio cor come a te piace.
MASSIMO
Signor, il tuo disegno io non intendo.
Ezio t'insidia, e pensi solamente
a premiarlo?
VALENTINIANO
Ad Ezio non pensai:
d'Attila io parlo.
ONORIA
(Oh, inganno!)
Attila!
VALENTINIANO
Sì, ti chiede in sposa.
ONORIA
Germano, io voglio pria vederti salvo.
Il traditor si cerchi. Ezio favelli,
e poi Onoria spiegherà gli affetti suoi.
[N. 20 - Aria]
Finché per temi palpita
timido in petto il cor
accendersi d'amor
non sa quest'alma.
Nell'amorosa face
qual pace ho da sperar,
se comincio ad amar
priva di calma?
(parte)
Valentiniano, Massimo, poi Fulvia.
Recitativo
VALENTINIANO
Olà! Qui si conduca il prigionier!
(una guardia parte)
FULVIA
(entrando)
Augusto, ah! Rassicura i miei timori:
è il traditor palese?
VALENTINIANO
Tanta cura hai di me?
FULVIA
Puoi dubitarne,
s'hai del mio cor l'impero? (Ezio perdona!)
MASSIMO
(Io non comprendo il vero.)
(vedendo venir Ezio)
Ezio qui vien.
FULVIA
(Che mai farò?)
VALENTINIANO
(a Fulvia)
Ti siedi al fianco mio.
FULVIA
Suddita sono, e vuoi?...
VALENTINIANO
Non più: comincia ad avvezzarti al trono.
Siedi!
FULVIA
Ubbidisco.
(In qual cimento io sono!)
Ezio disarmato, e detti.
EZIO
(entrando e vedendo Fulvia)
(Stelle! Che miro?
In Fulvia come tanta incostanza?)
FULVIA
(Resisti, anima mia!)
VALENTINIANO
Ezio, t'avanza.
EZIO
Il giudice, qual è?
VALENTINIANO
È Fulvia, ed io. Siamo un giudice solo:
ella è sovrana or ch'in lacci
di sposo a lei mi stringo.
EZIO
(Donna infedel!)
FULVIA
(Potessi dir, ch'io fingo!)
VALENTINIANO
Ezio, qui si cospira contro di me.
Del tradimento autore ti crede ognun.
D'un temerario amore,
di tue minacce io testimonio sono:
pensa a scolparti o a meritar perdono.
MASSIMO
(Sorte, non mi tradir!)
EZIO
Cesare, invero ingegnoso è il pretesto.
E chi m'accusa?
Tu, che sei dell'eccelso giudice, e testimonio
a un tempo istesso?
FULVIA
(Oh, dèi! Si perde!)
VALENTINIANO
(E soffrirò l'altero?)
Non hai miglior difesa?
EZIO
Eh! Vuoi ch'io dica, che a te dispiace,
ingrato, d'essermi debitor;
che tu paventi in me quei tradimenti,
che sai di meritar quando mi privi
d'un cor, ch'e mio?
VALENTINIANO
A questo eccesso arrivi?
FULVIA
(Ahimè!)
VALENTINIANO
Punir saprò...
FULVIA
(si leva per partire, ma Valentiniano la trattiene)
Soffri ch'io parta.
VALENTINIANO
Dunque Fulvia t'amo?
FULVIA
(Che pena!)
VALENTINIANO
Oh cara!
Digli s'io fui per te 'l foco primiero,
se l'ultimo sarò, spiegalo.
FULVIA
(a Valentiniano freddamente)
È vero.
EZIO
Ah, perfida! Ah, spergiura!
A questo colpo manca la mia costanza!
In faccia a lei mi si divide il cor!
(Fulvia si cava il fazzoletto)
EZIO
Mai non provai...
FULVIA
(s'alza piangendo, e vuol andarsene)
Io mi sento morir.
VALENTINIANO
Fulvia, che fai?
FULVIA
Voglio partir a tanti ingiusti oltraggi!
VALENTINIANO
Digli, che m'ami, e godi alle sue pene.
FULVIA
Ma se vero non è, s'egli è il mio bene?
VALENTINIANO
Che dici!
MASSIMO
(Ahimè!)
EZIO
(Respiro, oh, fido core!)
FULVIA
Cesare, per placarti finsi sinora.
Ezio è il mio caro amore;
e sappi, fuor di questo, di tutto il mondo
ogn' altro amor detesto.
EZIO
(Oh, cari accenti!)
VALENTINIANO
Iniqua!
MASSIMO
Il sangue tuo...
FULVIA
Potrai, se vuoi, svenarmi,
ma per farmi temer, debole or sei.
Han vinto ogni timore i mali miei.
[N. 21 - Aria]
La mia costanza
non si sgomenta,
non ha speranza,
timor non ha.
Son giunta a segno,
che mi tormenta
più del tuo sdegno,
la tua pietà!
(parte)
Valentiniano, e detti.
Recitativo
VALENTINIANO
Ah, ingrata! Ah, temerario! Olà, custodi
toglietemi d'innanzi quel traditor.
Nel carcere più orrendo
serbatelo al mio sdegno.
EZIO
Il tuo furor del mio trionfo è segno.
VALENTINIANO
Rabbiosa gelosia sol mi consiglia.
MASSIMO
L'offese tue mi pagherà la figlia.
Ezio solo.
Chi di me più felice?
Io cederei per questa ogni vittoria.
Non gl'invidio l'impero,
non ho cura del resto.
È trionfo leggiero Attila vinto
al paragon di questo.
[N. 22 - Aria]
Ecco alle mie catene,
ecco a morir m'invio,
sì, ma quel core è mio,
sì, augusto, cede a me.
Caro bell'idol mio,
perdona a chi t'adora,
so che t'offesi allora
ch'io dubitai di te.
(parte)
[N. 23 - Sinfonia]
Atrio delle carceri con cancelli di ferro in prospetto, che conducono a diverse prigioni, con Guardie a vista sulla porta de' detti cancelli.
Onoria, indi Ezio con catene.
Recitativo
ONORIA
(ad una guardia)
Ezio qui venga.
Il suo fatal periglio mi fa più amante.
(vedendo venir Ezio)
Oh, come vien ridente!
Mostra la calma sua ch'egli è innocente.
EZIO
(mostrando le catene)
Questi del tuo germano, principessa,
è 'l premiar?
Cinto d'allori del giorno al tramontar
tu mi vedesti;
e poi coi lacci intorno tu mi rivedi
all'apparir del giorno!
ONORIA
La crudeltà del fato tu potesti emendar.
Per mia richiesta cesare
l'ira sua tutta abbandona:
t'ama, ti vuol amico, e ti perdona.
EZIO
E 'l crederò?
ONORIA
Sì, né dimanda solo
che tu scopri le trame, e allora
appieno libero sei.
Può dimandar di meno?
EZIO
Ei che sa la mia fede prova rossor
nell'oltraggiarmi a torto;
perciò mi vuole o delinquente o morto.
ONORIA
Con sommesso parlar mitiga augusto.
EZIO
Onoria, per salvarmi ad esser vile,
io non appresi ancora.
ONORIA
Ma sai che corri a morte?
EZIO
Eh ben, si mora.
ONORIA
Se di te non hai cura,
abbila almen di me...
EZIO
Che dici?
ONORIA
Io t'amo. Più tacerlo non so.
Con mio rossore...
EZIO
Qual ho stima ho per te, sentissi amore!
Ma d'altro stral piagato,
non saprei a tanto onor ch'esserti ingrato.
ONORIA
Ancor che ingrato, vivi.
O se la vita sprezzi,
perché m'è cara,
cerca almeno una morte
degna di te...
EZIO
O in carcere, o tra l'armi,
ad altri insegnerò come si mora.
Farò invidiarmi
in questo stato ancora.
[N. 24 - Aria]
Guarda pria se in questa fronte
trovi scritto alcun delitto,
e dirai che la mia sorte
desta invidia, e non pietà.
Bella prova è d'alma forte
l'esser placida, e serena
nel soffrir l'ingiusta pena
d'un colpa che non ha.
(rientra nelle carceri accompagnato dalle guardie)
Onoria e Valentiniano.
Recitativo
VALENTINIANO
Eh ben, da quel superbo,
che ottenesti, o germana?
ONORIA
Io nulla ottenni.
VALENTINIANO
Già lo predissi.
ONORIA
Eppur non posso, oh numi,
crederlo reo! Quella franchezza
è segno d'alma innocente.
VALENTINIANO
Il traditor si fida
nell'aura popolar. Vo' che s'uccida!
ONORIA
Meglio ci pensa.
VALENTINIANO
E che far deggio?
ONORIA
Il fatto saper da lui senza rigor procura.
È debole in amor,
ei Fulvia adora; cedila
all'amor suo, offrila ancora.
VALENTINIANO
Crudel consiglio a questo cor...
ONORIA
L'esempio da me prendi.
Io amante sono al par di te,
né perdo meno:
Fulvia è la fiamma tua;
per Ezio io peno.
VALENTINIANO
E l'ami?
ONORIA
Sì, eppur vedi...
Il tuo coraggio, la tua virtù
faccia arrossir la sorte.
Una donna t'insegna ad esser forte.
VALENTINIANO
Si tenti, oh, dei! Va',
quivi Fulvia attendo.
ONORIA
Dalla mia pena il tuo dolor comprendo.
[N. 25 - Aria]
Peni tu per un'ingrata,
un ingrato adoro anch'io;
è il tuo fato eguale al mio,
è nemico ad ambi amor.
Ma s'io nacqui sventurata,
se per te non v'è speranza,
sia compagna la costanza,
come è simile il dolor.
(parte)
Valentiniano, indi Varo.
Recitativo
VALENTINIANO
Olà! Varo si chiami.
(una guardia parte)
A questo eccesso
della clemenza mia se il reo non cede,
non viverà un momento.
VARO
(entrando)
Augusto!
VALENTINIANO
Ascolta. Disponi al varco i tuoi più fidi,
ed Ezio, quando ritorna,
s'io non son sua guida,
se non è al fianco mio, fa' che s'uccida!
VARO
Ubbidirò, ma il popolo al funesto...
VALENTINIANO
Va' pur, Massimo avrà cura di questo.
(alle guardie dei cancelli)
Il prigionier qui rieda!
Massimo e detto.
MASSIMO
Signor, tutto sedai:
d'Ezio la morte
a tuo piacere affretta.
Roma t'applaude,
ogni fedel l'aspetta.
Ezio incatenato, e detti.
VALENTINIANO
Ezio, qui tra di noi d'odio
più non si parli.
Io vengo amico,
il mio rigor detesto...
MASSIMO
(Oh dèi, che ascolto!)
VALENTINIANO
E voglio...
EZIO
Onoria intesi:
s'altro a dirmi non hai,
torno alla mia prigion,
seco parlai.
VALENTINIANO
Quanto offrirti vogl'io dir non potea.
EZIO
Sì, rammento quali i tuoi doni sono.
VALENTINIANO
Ma non disse il maggior.
Fulvia e detti.
VALENTINIANO
(accennando Fulvia che esce)
Vedi qual dono.
EZIO
Fulvia!
MASSIMO
(Che mai sarà? L'alma s'agghiaccia!)
FULVIA
Da Fulvia che si vuol?
VALENTINIANO
Che ascolti, e taccia.
Risolsi; or l'eseguisco.
(ad Ezio)
Ecco la mano di Fulvia, io te la rendo.
FULVIA
Ed è ver?...
EZIO
Ma a qual prezzo si concede,
ch'io ne sia possessor?
VALENTINIANO
Poco si chiede.
Svela solo il disegno a finché
io viva senza timor intorno.
EZIO
(a Fulvia in atto di partire)
Addio, mia vita,
alla prigion io torno.
VALENTINIANO
Rispondi, e sono tali i detti miei
che un reo, come sei tu,
debba sprezzarli?
EZIO
Quando parli così, meco non parli.
VALENTINIANO
(Eh, si risolva!)
Olà, custodi!
FULVIA
(a Valentiniano)
Ah, prima lo sdegno tuo
contro di me si volga!
VALENTINIANO
(a Fulvia)
Né puoi tacer? Il prigionier si sciolga.
(levano le catene ad Ezio)
EZIO
Come!
FULVIA
Che veggio!
MASSIMO
(Oh stelle!)
VALENTINIANO
Alfin conosco,
che innocente tu sei.
Vanne, Fulvia e già tua, libero sei.
[N. 26 - Aria]
EZIO
Se la mia vita dono è d'augusto
il freddo scita, l'etiope adusto
al piè di cesare piegar farò.
Perché germoglino per te gli allori
mi vedrai spargere nuovi sudori;
saprò combattere, morir saprò.
(parte)
Valentiniano, Fulvia, e Massimo.
Recitativo
MASSIMO
(Che mai sarà?)
FULVIA
Su quella mano augusta
lascia ch'un bacio imprima.
(vuole baciar la mano a Valentiniano)
VALENTINIANO
No,
Fulvia, un maggior bene attendi prima.
Varo e detti.
VARO
(entrando)
Eseguito è il tuo cenno.
Ezio morì.
FULVIA
Come! Che dici?
VARO
(a Valentiniano)
Al varco l'attesero i miei fidi;
il sen trafitto si vide,
sospirò, cadde fra loro.
(si allontana)
MASSIMO
(Oh, sorte inaspettata!)
FULVIA
(si appoggia ad una scena coprendosi il volto)
Oh, dèi, mi moro!
MASSIMO
Il suo dolor ingiusto, lascia, signor...
Onoria e detti.
ONORIA
(entrando)
Liete novelle, augusto!
VALENTINIANO
Che reca Onoria?
Il volto suo ridente
felicità promette.
ONORIA
Ezio è innocente.
VALENTINIANO
Come?
ONORIA
Emilio parlò.
Nelle mie stanze, già vicino a morir,
era celato, e disse: Ezio è innocente.
MASSIMO
(Ah! Iniquo fato!)
VALENTINIANO
Ma... chi fu l'alma rea,
che gli commise il colpo?
ONORIA
Ei disse: «è quella che a cesare
è più cara e che da lui fu oltraggiato in amor».
VALENTINIANO
Il nome?
ONORIA
Appunto nel voler proferirlo, ei spirò l'alma.
VALENTINIANO
Oh sventura!
MASSIMO
(Oh periglio!)
FULVIA
(infuriata verso Valentiniano)
Or di', tiranno, s'era infido il mio sposo,
or chi la vita, empio, gli renderà?
ONORIA
Fulvia, che dici! Ezio morì?
FULVIA
(additando Valentiniano)
Sì, quel mostro...
ONORIA
Ah, spietato! Ah inumano! E potesti?...
VALENTINIANO
Onoria, oh, dei, non insultarmi, errai!
Ma il traditore?
ONORIA
Pensa pur ch'offendesti di Massimo la sposa.
MASSIMO
(Io son perduto!)
FULVIA
(Eccomi, per il padre in novo affanno!)
ONORIA
Solo al riparo tuo pensa, oh, tiranno.
(parte)
Valentiniano, Massimo, e Fulvia.
VALENTINIANO
Massimo, di scolparti il tempo è questo.
Tutto conviene a te, sei reo.
(sdegnato)
Qual altro insidiar mi potea?
(alle guardie)
Olà!
FULVIA
Tiranno, ascolta:
io son la rea.
Io commisi ad Emilio la morte tua.
Quella son io, che cara tanto ti fu.
Quella che nel mio amore,
barbaro, tu oltraggiasti.
MASSIMO
(Ingegnosa pietade!)
VALENTINIANO
Io mi confondo.
FULVIA
(Il genitor si salvi, e pera il mondo.)
VALENTINIANO
Ah, che non curo più vita né morte!
Disponi al grado tuo, barbara sorte!
[N. 27 - Aria]
Per tutto il timore
perigli m'addita;
si perda la vita,
finisca il martire:
è meglio morire
che viver così!
La vita mi spiace,
se il fato nemico,
la speme, la pace,
l'amante, l'amico
mi toglie in un dì.
(parte)
Massimo e Fulvia.
Recitativo
MASSIMO
Cara figlia, per te vivo.
Deh, lascia, mia speme,
mio sostegno, cara difesa mia,
ch'alfin t'abbracci.
(vuole abbracciarla)
FULVIA
(lo respinge)
Vanne, padre crudel!
MASSIMO
Perché mi scacci?
FULVIA
Tutte le mie sventure
io riconosco in te.
MASSIMO
Deh, non negare al grato genitor
questo d'affetto
(vuole abbracciarla di nuovo, ma lei lo respinge)
testimonio verace!
Vieni...
FULVIA
Vanne, crudel, lasciami in pace!
Se grato esser mi vuoi,
stringi quel ferro; svenami pronto or or!
Questa mercede col pianto sulle ciglia
(piange)
al padre che salvò chiede una figlia.
[N. 28 - Aria]
MASSIMO
Tergi l'ingiuste lagrime,
dilegua il tuo martiro,
che s'io per te respiro,
tu regnerai per me.
Di raddolcirti io spero
questo penoso affanno
col dono d'un impero,
col sangue d'un tiranno,
che delle nostre ingiurie
punito ancor non è.
(parte)
Fulvia sola.
[N. 29 - Recitativo accompagnato]
Misera, dove son!
L'aure del Tebro son queste
ch'io respiro?
No, in Cocito m'aggiro,
e son furie al mio core;
un monarca inclemente,
un padre traditore,
un sposo innocente!
Rimembranze funeste!
Oh, reo martiro!
Ed io parlo, infelice,
ed io respiro?
[N. 30 - Aria]
Ah, non son io che parlo,
è il barbaro dolore,
che mi divide il core,
che delirar mi fa.
Non cura il ciel tiranno
l'affanno in cui mi vedo:
un fulmine gli chiedo,
e un fulmine non ha.
(parte)
Campidoglio antico con Popolo.
Massimo senza manto con sèguito, e Varo in disparte.
Recitativo
MASSIMO
Inorridisci, o Roma:
Ezio, il tuo duce invitto,
il tuo liberator, cadde trafitto.
E chi l'uccise?
Ah, l'omicida ingiusto
fu l'invidia d'augusto!
Or vendicate, romani, il vostro eroe.
Chi vuol salvar la patria,
stringa il ferro e mi segua!
(tutti snudano la spada)
Ecco il sentiero
(accennando il Campidoglio)
onde avrà libertà, Roma e l'impero.
(parte verso il Campidoglio seguìto da tutti)
VARO
Che indegno!
Egli la morte d'un innocente affretta,
e poi Roma solleva alla vendetta.
[N. 31 - Aria]
Già risonar d'intorno
al Campidoglio io sento
di cento voci e cento
lo strepito guerrier.
Che fo? Si vada, e sia
stimolo all'alma mia
il debito d'amico,
di suddito il dover.
(parte)
Si vedono scendere dal campidoglio le Guardie imperiali, che combattono coi Sollevati.
Segue zuffa, quale terminata, esce Valentiniano senza manto, con spada rotta, difendendosi da due Congiurati; e poi Massimo con spada, e Fulvia.
Recitativo
VALENTINIANO
Ah, traditor!
(a Massimo)
Amico, soccorri il tuo signor!
MASSIMO
Fermate: io voglio il tiranno svenar!
FULVIA
(frapponendosi)
Padre, che fai?
VALENTINIANO
Ah, traditor!
MASSIMO
Se il mio commando Emilio mal eseguì,
per questa man cadrai.
FULVIA
Padre.
(si frappone di nuovo)
Rendimi pria di vita priva.
MASSIMO
Cesare morirà!
Ezio e Varo con spade nude, popolo e soldati, indi Onoria, e detti.
EZIO E VARO
Cesare viva!
FULVIA
Ezio!
VALENTINIANO
Che veggo!
MASSIMO
Oh sorte!
(getta la spada)
ONORIA
È salvo augusto?
VALENTINIANO
(accennando ad Ezio)
Vedi, chi mi salvò!
(a Varo)
Varo, ma come?
VARO
Finsi la di lui morte.
VALENTINIANO
Provvida infedeltà!
EZIO
Della mia fede qualche dubbiezza
ancor s'hai in mente ascolta,
eccomi prigioniero un'altra volta.
VALENTINIANO
(l'abbraccia)
Anima grande!
Dell'affetto mio, del pentimento mio
ricevi un pegno:
eccoti la tua sposa.
Onoria, lieta la tua man
generosa a Fulvia cede.
ONORIA
È poco sacrificio a tanta fede.
EZIO
Oh, contento!
FULVIA
Oh, piacer!
EZIO
Concedi, augusto, la salvezza di Varo,
di Massimo la vita, ai nostri preghi.
VALENTINIANO
A tanto intercessor nulla si nieghi.
[N. 32 - Aria]
EZIO
Stringo alfine il mio contento
tengo in pugno il mio tesor.
Dalle sfere del tormento
passo a un ciel tutto ristor.
[N. 33 - Aria]
FULVIA
Sulle sponde di Cocito,
caro ti volea seguir;
ma un bel fato il più grato
vivo ancor, mi fa gioir.
[N. 34 - Aria]
ONORIA
Cangia sorte di repente
dunque ogn'or si dée sperar;
cade il folgore, e sovente
l'ombre sol per rischiarar.
[N. 35 - Aria]
VARO
Un gran cor non dà ricetto
a tranquillo e pigro amor;
vuol la guerra aver nel petto
per pugnar, e aver l'allor.
[N. 36 - Coro]
CORO
È più bella quella fede
ch'ha le prove del martor:
tal da fiamma uscir si vede
sempre più brillante l'or!
Fine del libretto.
Generazione pagina: 14/01/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
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