ERNANI
Dramma lirico in quattro parti.
Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.
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Libretto di Francesco Maria PIAVE.
Musica di Giuseppe VERDI.
Prima esecuzione: 9 marzo 1844, Venezia.
Personaggi:
ERNANI il bandito |
tenore |
Don CARLO re di Spagna |
baritono |
Don Ruy Gomez de SILVA grande di Spagna |
basso |
ELVIRA nipote e fidanzata di don Ruy |
soprano |
GIOVANNA nutrice di Elvira |
soprano |
Don RICCARDO scudiero del re |
tenore |
JAGO scudiero di don Ruy |
basso |
Cori
Montanari ribelli e Banditi, Cavalieri e Famigliari di Silva, Ancelle di Elvira, Cavalieri del re, Personaggi della lega, Nobili spagnoli e alemanni, Dame spagnole e alemanne.
Comparse
Montanari e Banditi, Elettori e Grandi della corte imperiale, Paggi dell'impero, Soldati alemanni, Dame e Famigliari d'ambo i sessi.
Epoca: l'anno 1519.
[Preludio]
Montagne dell'Aragona.
Vedesi in lontananza il moresco castello di don Ruy Gomez de Silva. È presso il tramonto.
Coro di Ribelli montanari e Banditi. Mangiano e bevono: parte gioca, e parte assetta le armi.
[Coro d'introduzione]
TUTTI
Allegri!... beviamo! ~ Nel vino cerchiamo
almeno un piacer!
Che resta al bandito, ~ da tutti sfuggito,
se manca il bicchier?
CORO
I
Giuochiamo, ché l'oro ~ è vano tesoro,
qual viene se n' va.
Giuochiam, se la vita ~ non fa più gradita
ridente beltà!
II
Per boschi e pendici ~ abbiam soli amici,
moschetto e pugnal.
Quand'esce la notte ~ nell'orride grotte
ne forman guancial.
Ernani che mesto si mostra da una vetta, e detti.
TUTTI
Ernani pensoso! ~ Perché, o valoroso,
sul volto hai pallor?
Comune abbiam sorte, ~ in vita ed in morte
son tuoi braccio e cor.
Qual freccia scagliata ~ la meta segnata
sapremo colpir.
Non avvi mortale ~ che il piombo o il pugnale
non possa ferir.
[Recitativo e cavatina]
ERNANI
Mercé, fratelli, amici;
a tanto amor mercé...
Udite or tutti del mio cor gli affanni,
e se voi negherete il vostro aiuto
forse per sempre Ernani fia perduto.
Come rugiada al cespite
d'un appassito fiore,
d'aragonese vergine
scendeami voce al core:
fu quello il primo palpito
d'amor che mi beò.
Il vecchio Silva stendere
osa su lei la mano...
domani trarla al talamo
confida l'inumano...
S'ella m'è tolta, ahi misero!
d'affanno morirò!
Si rapisca...
BANDITI
Sia rapita;
ma in seguirci sarà ardita?
ERNANI
Me 'l giurò.
BANDITI
Dunque verremo;
al castel ti seguiremo. ~
(attorniandolo)
Quando notte il cielo copra
tu ne avrai compagni all'opra,
dagli sgherri d'un rivale
ti fia scudo ogni pugnale.
Spera, Ernani; la tua bella
de' banditi fia la stella.
Saran premio al tuo valore
le dolcezze dell'amor.
ERNANI
Dell'esilio, nel dolore
angiol fia consolator.
(O tu che l'alma adora,
vien, la mia vita infiora;
per noi d'ogni altro bene
il loco amor terrà.
Purché brillarti in viso
vegga soave un riso,
gli stenti suoi, le pene
Ernani scorderà.)
Ricche stanze d'Elvira nel castello di Silva. È notte.
Elvira è sola.
[Scena e cavatina]
Sorta è la notte, e Silva non ritorna!...
Ah, non tornasse ei più!...
Questo odiato veglio,
che quale immondo spettro ognor m'insegue
col favellar d'amore,
più sempre Ernani mi configge in core.
Ernani!... Ernani, involami
all'aborrito amplesso.
Fuggiam... se teco vivere
mi sia d'amor concesso,
per antri e lande inospite
ti seguirà il mio piè.
Un Eden di delizia
saran quegli antri a me.
Detta ed Ancelle, che entrano portando ricchi doni di nozze.
ANCELLE
Quante d'Iberia giovani
te invidieran, signora!
Quante ambirieno il talamo
di Silva che t'adora!
Questi monili splendidi
lo sposo ti destina,
tu sembrerai regina
per gemme e per beltà.
Sposa domani in giubilo
te ognun saluterà.
ELVIRA
M'è dolce il volto ingenuo
che il vostro cor mi fa.
(Tutto sprezzo, che d'Ernani
non favella a questo core,
non v'ha gemma che in amore
possa l'odio tramutar.
Vola, o tempo, e presto reca
di mia fuga il lieto istante,
vola, o tempo, al core amante
è supplizio l'indugiar.)
ANCELLE
(Sarà sposa, non amante
se non mostra giubilar.)
(partono. Entra don Carlo, seguìto da Giovanna)
Carlo e Giovanna.
[Scena e duetto]
CARLO
GIOVANNA
Signor, da lunghi giorni
pensosa ognora, ogni consorzio evita...
è Silva assente...
CARLO
GIOVANNA
Sia.
(parte)
Carlo.
Detto ed Elvira.
ELVIRA
Sire!... fia ver?... voi stesso!... ed a quest'ora?
CARLO
ELVIRA
Non m'amate... voi mentite.
CARLO
ELVIRA
Da qui dunque ora partite.
CARLO
ELVIRA
Tolga iddio!
CARLO
ELVIRA
E l'onor mio?
CARLO
ELVIRA
No!... cessate...
CARLO
ELVIRA
Ogni cor serba un mistero...
CARLO
ELVIRA
Fiero sangue d'Aragona
nelle vene a me trascorre...
Lo splendor d'una corona
leggi al cor non puote imporre...
Aspirar non deggio al trono,
né i favor vogl'io d'un re.
L'amor vostro, o sire, è un dono
troppo grande o vil per me.
[Scena e terzetto]
CARLO
ELVIRA
(fieramente dignitosa)
Il re dov'è?...
No 'l ravviso...
CARLO
ELVIRA
(strappandogli dal fianco il pugnale)
So che questo basta a me.
Mi lasciate, o d'ambo il core
disperata ferirò.
CARLO
ELVIRA
Quale orrore!
Detti ed Ernani che viene da un uscio segreto e va a porsi tra loro.
ERNANI
Fra quei fidi io pur qui sto.
CARLO
ERNANI
Me conosci... tu dunque saprai
con qual odio t'aborra il mio cuore...
Beni, onori rapito tu m'hai,
dal tuo morto fu il mio genitore.
Perché l'ira s'accresca, ambi amiamo
questa donna insidiata da te.
In odiarci e in amor pari siamo,
vieni adunque, disfidoti, o re.
ELVIRA
(entrando disperata fra loro col pugnale sguainato)
No, crudeli, d'amor non m'è pegno
l'ira estrema che v'arde nel core...
Perché al mondo di scherno far segno
di sua casa e d'Elvira l'onore?
S'anco un gesto vi sfugga, un accento,
qui trafitta cadrò al vostro piè.
No, quest'alma in sì fiero momento
non conosce l'amante né il re.
Detti e Silva, seguìto poscia dai suoi Cavalieri e da Giovanna con le Ancelle. Carlo starà in modo da non essere facilmente riconosciuto da Silva. Elvira cerca di ricomporsi, e cela il pugnale.
[Finale I]
SILVA
Che mai vegg'io! Nel penetral più sacro
di mia magione, presso a lei che sposa
esser dovrà d'un Silva,
due seduttori io scorgo?
Entrate, olà, miei fidi cavalieri.
(entra il coro)
Sia ognuno testimon del disonore,
dell'onta che si reca al suo signore.
(Infelice!... e tu credevi
sì bel giglio immacolato!...
Del tuo crine sulle nevi
piomba invece il disonor.
Ah, perché l'etade in seno
giovin core m'ha serbato!
Mi dovevan gli anni almeno
far di gelo ancora il cor.)
(a Carlo ed Ernani)
L'offeso onor, signori,
inulto non andrà.
Scudieri, l'azza a me, la spada mia...
L'antico Silva vuol vendetta, e tosto...
SILVA
Uscite...
ERNANI
Ma signore...
SILVA
Non un detto ov'io parlo...
CARLO
SILVA
Favelleran le spade, uscite, o vili...
(a Carlo)
E tu per primo... vieni...
Detti, Jago e don Riccardo.
JAGO
Il regale scudiero don Riccardo.
SILVA
Ben venga, spettator di mia vendetta.
RICCARDO
(indicando Carlo, al cui fianco prende posto)
Sol fedeltade e omaggio al re si spetta.
TUTTI
Oh cielo! è desso il re!
ELVIRA E ERNANI
(fra loro)
Io tremo sol per te!
CARLO
RICCARDO
(a Carlo)
Più feroce a Silva in petto
de' gelosi avvampa il foco,
ma dell'ira or prende loco
il rispetto pe 'l suo re.
SILVA
(Ah dagl'occhi un vel mi cade!
Credo appena a' sensi miei;
sospettar io non potei
la presenza del mio re!)
ERNANI
(piano ad Elvira)
M'odi, Elvira; al nuovo sole
saprò tòrti a tanto affanno;
ma resisti al tuo tiranno,
serba a Ernani la tua fé.
ELVIRA
(piano ad Ernani)
Tua per sempre... o questo ferro
può salvarmi dai tiranni!...
M'è conforto negli affanni
la costanza di mia fé.
GIOVANNA, JAGO E SERVITORI
(fra loro)
Ben di Silva mostra il volto,
l'aspra guerra che ha nel core,
pure ei frena tal furore
in presenza del suo re.
SILVA
(a Carlo)
(piegando il ginocchio)
Mio signor, dolente io sono...
CARLO
SILVA
Questo incognito serbato...
CARLO
SILVA
Mi fia onore... onor supremo...
CARLO
SILVA
Sire, esulto!...
ELVIRA E ERNANI
(Che mai sento!)
CARLO
ELVIRA
(Sentì il ciel di me pietà!)
ERNANI
(fissando Carlo)
(Io tuo fido? Il sarò a tutte l'ore
come spettro che cerca vendetta,
dal tuo spento il mio padre l'aspetta;
l'ombra amata placare saprò.
L'odio inulto che m'arde nel core
tutto spegnere alfine potrò.)
ELVIRA
(piano ad Ernani)
Fuggi, Ernani, ti serba al mio amore.
Fuggi, fuggi quest'aura funesta...
Qui, lo vedi, qui ognun ti detesta:
va'... un accento tradire ti può.
Come tutto possiedi il mio core,
la mia fede serbarti saprò.
CARLO
SILVA E RICCARDO
(a Carlo)
Nel tuo dritto confida, o signore,
è d'ogni altro più santo, più giusto,
no, giammai sovra capo più augusto,
mai de' cesari il lauro posò.
Chi d'Iberia possiede l'amore,
quello tutto del mondo mertò.
GIOVANNA E ANCELLE
(fra loro)
Perché mai dell'etade in sul fiore,
perché Elvira smarrita ed oppressa,
or che il giorno di nozze s'appressa
non di gioia un sorriso mostrò?
Ben si vede... l'ingenuo suo core,
simulare gli affetti non può.
JAGO E CAVALIERI
(fra loro)
Silva in gioia cangiato ha il furore:
tutta lieta or si vede quell'alma,
come al mare ritorna la calma
quando l'ira de' venti cessò.
La dimora del re nuovo onore
al castello di Silva apportò.
Magnifica sala nel palazzo di don Ruy Gomez de Silva.
Porte che mettono a vari appartamenti. Intorno alle pareti veggonsi disposti, entro ricche cornici, sormontate da corone ducali e stemmi dorati, i ritratti della famiglia dei Silva. Presso ciascun ritratto vedesi collocata una completa armatura equestre, corrispondente all'epoca in cui il dipinto personaggio viveva. Avvi pure una ricca tavola con presso un seggiolone ducale di quercia.
Cavalieri e Paggi di don Ruy, Dame e Damigelle di Elvira riccamente abbigliate.
[Introduzione - Galop con cori]
TUTTI
Esultiamo!... Letizia ne inondi...
Tutto arrida di Silva al castello;
no, di questo mai giorno più bello,
dalla balza d'oriente spuntò.
DAME
Quale fior che le aiuole giocondi,
olezzando dal vergine stelo,
cui la terra sorride ed il cielo,
è d'Elvira la rara beltà.
CAVALIERI
Tale fior sarà colto, adorato,
dal più degno e gentil cavaliere,
ch'ora vince in consiglio e sapere
quanti un dì col valore eclissò.
TUTTI
Sia il connubio, qual merta, beato,
e sripeter si vegga la prole,
come l'onda fa i raggi del sole,
de' parenti abbia virtude e beltà.
Detti, Jago, e Silva, che pomposamente vestito da grande di Spagna, va a sedersi sul seggiolone ducale.
[Scena e terzetto]
SILVA
Jago, qui tosto il pellegrino adduci.
(Jago esce, e tosto compare Ernani sulla porta in arnese da pellegrino)
ERNANI
Sorrida il cielo a voi.
SILVA
T'appressa, o pellegrin... Chiedi, che brami?
ERNANI
Chiedo ospitalità.
SILVA
(indicando i quadri)
Fu sempre sacra ai Silva, e lo sarà.
Qual tu sia, donde venga,
io già saper non voglio.
Ospite mio sei tu... Ti manda iddio,
disponi...
ERNANI
A te, signor, mercé.
SILVA
Non cale;
qui l'ospite è signor.
S'apre la porta dell'appartamento di Elvira, ed ella entra in ricco abbigliamento nuziale, seguita dai giovani Paggi ed Ancelle.
SILVA
(a Ernani)
Vedi? la sposa mia s'appressa...
ERNANI
Sposa!
SILVA
(a Ernani)
Fra un'ora... A che d'anello...
(a Elvira)
...e di ducal corona,
non t'adornasti, Elvira?
ERNANI
Sposa!... Fra un'ora... Adunque
di nozze il dono io voglio offrirti, o duca.
SILVA
Tu?
ERNANI
Sì.
ELVIRA
(Che ascolto!)
SILVA
E quale?
ERNANI
(gettando il travestimento)
Il capo mio;
lo prendi...
ELVIRA
(Ernani vive ancor!) Gran dio!
ERNANI
Oro, quant'oro ogni avido
puote saziar desìo,
a tutti v'offro, abbiatelo
prezzo del sangue mio.
Mille guerrier m'inseguono,
siccome belva i cani...
sono il bandito Ernani,
odio me stesso e il dì.
ELVIRA
(Ohimè, si perde il misero!)
SILVA
(a' suoi)
Smarrita ha la ragione.
ERNANI
I miei dispersi fuggono,
vostro son io prigione,
al re mi date, e premio...
SILVA
Ciò non sarà, lo giuro;
rimanti qui sicuro.
In queste mura ogn'ospite
ha i dritti d'un fratello.
Olà, miei fidi, s'armino
le torri del castello.
(a Elvira)
Seguitemi.
(accenna ad Elvira di entrar nelle sue stanze con le ancelle, e seguìto da' suoi parte)
Elvira, partito Silva, fa alcuni passi per seguire le Ancelle, indi si ferma e, uscite quelle, torna ansiosa ad Ernani, che sdegnosamente la respinge.
ERNANI
Tu... perfida...
Come fissarmi ardisci?
ELVIRA
A te il mio sen, ferisci,
ma fui e son fedel.
Fama te spento credere,
fece dovunque...
ERNANI
Spento!
Io vivo ancora!...
ELVIRA
(mostrandogli il pugnale celato)
Memore
del fatto giuramento,
sull'ara stessa estinguere
me di pugnal volea...
(piangendo)
non son, non sono rea
come tu sei crudel.
ERNANI
Tergi il pianto... mi perdona,
fu delirio... t'amo ancor.
ELVIRA
Caro accento!... al cor mi suona
più potente del dolor.
Insieme
ELVIRA
Ah morir potessi adesso!
o mio Ernani, sul tuo petto!
Preverrebbe questo amplesso
la celeste voluttà.
Solo affanni il nostro affetto
sulla terra a noi darà.
ERNANI
Ah, morir, potessi adesso,
o mia Elvira, sul tuo petto.
Preverrebbe questo amplesso
la celeste voluttà.
Solo affanni il nostro affetto
sulla terra a noi darà.
Detti e Silva, che vedendoli abbracciati si scaglia furibondo tra loro col pugnale alla mano.
SILVA
Scellerati, il mio furore
non ha posa, non ha freno;
strapperò l'ingrato core,
vendicarmi potrò almeno.
Detti e Jago frettoloso.
JAGO
Alla porta del castello
giunse il re con un drappello.
Vuole accesso...
SILVA
S'apra al re.
(Jago parte)
Silva, Elvira ed Ernani.
ERNANI
Morte invoco or io da te.
Insieme
SILVA
No, vendetta più tremenda
vo' serbata alla mia mano;
(ad Ernani)
vien, ti cela, ognuno invano
rinvenirti tenterà.
A punir l'infamia orrenda
Silva solo basterà.
ELVIRA
La vendetta più tremenda,
su me compia la tua mano,
ma con lui ti serba umano,
apri il core alla pietà.
Su me sol l'ira tua scenda;
giuro, in lui colpa non v'ha.
ERNANI
La vendetta più tremenda,
su me compia la tua mano,
ma con lei ti serba umano,
abbi un'aura di pietade.
L'ira tua su me sol penda;
colpa in lei no giuro non v'ha.
(Ernani entra in un nascondiglio apertogli da Silva dietro il proprio ritratto. Elvira si ritira nelle sue stanze)
Silva, don Carlo, don Riccardo con séguito di Cavalieri.
[Gran scena ed aria]
CARLO
(Silva s'inchina senza parlare)
CARLO
SILVA
Signore...
CARLO
SILVA
Signore, i Silva son leali.
CARLO
SILVA
No 'l niego... è ver tra noi
un pellegrino giunse,
ed ospitalità chiese per dio...
tradirlo non degg'io...
CARLO
SILVA
Non tradiscono i Silva.
CARLO
SILVA
Abbiate il mio.
CARLO
(Riccardo eseguisce)
CARLO
SILVA
Fida è la rocca come il suo signore.
(parte de' Cavalieri escono)
Don Carlo, Silva, don Riccardo e parte de' Cavalieri.
CARLO
SILVA
No, de' Silva il disonore
non vorrà d'Iberia un re.
CARLO
Cavalieri che rientrano portando fasci d'armi, e detti.
CORO
Fu esplorata del castello
ogni parte la più occulta;
tutto invano, del ribello
nulla traccia si scoprì.
Fur le scolte disarmate;
l'ira tua non andrà inulta,
ascoltar non déi pietade
per chi fede e onor tradì.
CARLO
Elvira che esce precipitosamente dalle sue stanze seguita da Giovanna e Ancelle, e detti.
ELVIRA
(gettandosi ai piedi di Carlo)
Deh, cessate... in regal core
non sia muta la pietà.
CARLO
SILVA
No, no; ciò mai non fia.
Deh, sire, in mezzo all'anima
non mi voler ferir...
Io l'amo... al vecchio misero
solo conforto è in terra...
non mi volerla togliere...
pria questo capo atterra.
CARLO
SILVA
Seguati,
la fé non vo' tradir.
CORO
Ogni pietade è inutile,
t'è forza l'obbedir.
CARLO
GIOVANNA E ANCELLE
(Ciò la morte a Silva affretta
più che i danni dell'età.)
RICCARDO E CORO
(a Elvira)
Credi, il gaudio che t'aspetta
te felice renderà.
SILVA
(Sete ardente di vendetta,
Silva appien ti appagherà!)
ELVIRA
(Ah, la sorte che m'aspetta
il mio duolo eternerà.)
(il re parte col suo séguito, seco traendo Elvira appoggiata al braccio di Giovanna;
le ancelle entrano nelle stanze della loro signora)
Silva.
[Duetto - Finale II]
(dopo avere veduto immobile partire il re col suo séguito)
Vigili pure il ciel sempre su te.
L'odio vivrà in cor mio pur sempre, o re.
(corre alle armature che sono presso i ritratti, ne trae due spade, e va quindi ad aprire il nascondiglio di Ernani)
Detto ed Ernani.
SILVA
Esci... a te... scegli... seguimi.
(presentandogli le due spade)
ERNANI
Seguirti?... dove?
SILVA
Al campo.
ERNANI
No 'l vo'... no 'l deggio...
SILVA
Misero!
Di questo acciaro al lampo
impallidisci?... Seguimi...
ERNANI
Me 'l vietan gli anni tuoi.
SILVA
Vien, ti disfido, o giovane;
uno di noi morrà.
ERNANI
Tu m'hai salvato; uccidimi,
ma ascolta, per pietà!
SILVA
Morrai.
ERNANI
Morrò, ma pria
l'ultima prece mia...
SILVA
Volgerla a dio tu puoi...
ERNANI
No... la rivolgo a te...
SILVA
Parla... ho l'inferno in me.
ERNANI
Solo una volta, un'ultima
fa' ch'io la vegga...
SILVA
Chi?
ERNANI
Elvira.
SILVA
Or, or partì,
seco la trasse il re.
ERNANI
Vecchio, che mai facesti?
Nostro rivale egli è.
SILVA
Oh, rabbia!... E il ver dicesti?
ERNANI
L'ama...
SILVA
(furente per la scena)
Vassalli, all'armi!
ERNANI
A parte déi chiamarmi
di tua vendetta...
SILVA
No,
te prima ucciderò.
ERNANI
Teco la voglio compiere,
poscia m'ucciderai.
SILVA
La fé mi serberai?
ERNANI
(gli consegna un corno da caccia)
Ecco il pegno: nel momento
in che Ernani vorrai spento,
se uno squillo intenderà
tosto Ernani morirà.
SILVA
A me la destra... giuralo.
ERNANI
Pe 'l padre mio lo giuro.
ERNANI E SILVA
Iddio n'ascolti, e vindice
punisca lo spergiuro;
l'aura, la luce manchino,
sia infamia al mentitor.
I Cavalieri di Silva entrano disarmati e frettolosamente.
CAVALIERI
Salvi ne vedi, e liberi
a' cenni tuoi, signor.
SILVA
L'ira mi torna giovane,
s'insegua il rapitor.
ERNANI E SILVA
In arcione, in arcion cavalieri,
armi, sangue, vendetta, vendetta.
Silva stesso vi guida, v'affretta,
premio degno egli darvi saprà.
Questi brandi, di morte forieri,
d'ogni cor troveranno la strada.
Chi resister s'attenti, pria cada,
fia delitto il sentire pietà.
CAVALIERI
Pronti vedi li tuoi cavalieri...
Per te spirano sangue, vendetta,
se di Silva la voce gli affretta,
più gagliardo ciascuno sarà!
(brandendo le spade)
Questi brandi, di morte forieri,
d'ogni cor troveranno la strada.
Chi resister s'attenti, pria cada,
fia delitto il sentire pietà.
(partono tutti)
Sotterranei sepolcrali che rinserrano la tomba di Carlo Magno in Aquisgrana. A destra dello spettatore avvi il detto monumento con portadi bronzo, sopra la quale leggesi in lettere cubitali l'iscrizione «KAROLO MAGNO»: in fondo scalea che mette alla maggior porta del sotterraneo, nel quale pur si vedranno altri minori sepolcri; sul piano della scena altre porte che conducono ad altre catacombe.
Due lampade pendenti dal mezzo spandono una fioca luce su quegli avelli. Don Carlo e don Riccardo avvolti in ampi mantelli oscuri entrano guardinghi dalla porta principale. Don Riccardo precede con una fiaccola.
Carlo, Riccardo.
[Preludio, scena e cavatina]
CARLO
RICCARDO
Sì...
CARLO
RICCARDO
È questa.
Qui s'aduna la lega...
CARLO
RICCARDO
Raccolti,
cribrano i dritti a cui spetti del mondo
la più bella corona, il lauro invitto
de' cesari decoro.
CARLO
(Riccardo va per partire)
RICCARDO
E vorreste?...
CARLO
(don Riccardo parte)
Carlo.
Schiudonsi le porte minori del sotterraneo, e vi entrano guardinghi ed avvolti in grandi mantelli i Personaggi della lega portando fiaccole.
[Congiura]
CORO
I°
Ad augusta!
II°
Chi va là?
I°
Per angusta!
II°
Bene sta.
TUTTI
Per la lega santo ardor
l'alme invada, accenda i cor.
Detti, Silva, Ernani e Jago vestiti come i primi.
SILVA, ERNANI E JAGO
Ad augusta!
CORO
Per angusta!
SILVA, ERNANI E JAGO
Per la lega...
CORO
Santa e giusta!
TUTTI
Dalle tombe parlerà
del destin la volontà.
SILVA
(salendo sopra una delle minori tombe)
All'invito manca alcuno?
LEGA
Qui codardo avvi nessuno.
SILVA
Dunque svelisi il mistero:
Carlo aspira al sacro impero.
JAGO E CORO
Spento pria qual face cada.
(tutti spengono contro terra le faci)
Dell'iberica contrada
franse i dritti... s'armerà
ogni destra che qui sta.
SILVA
Una basti... la sua morte
ad un sol fidi la sorte.
(ognuno trae dal seno una tavoletta, v'incide col pugnale la propria cifra, e la getta in un avello scoperchiato)
CORO
È ognun pronto in ogni evento
a ferire od esser spento.
(Silva si appressa lentamente all'avello, ne cava una tavoletta; tutti ansiosi lo circondano)
CORO
Qual si noma?
SILVA
Ernani.
JAGO E LEGA
È desso!
ERNANI
(con trasporto di giubilo)
Oh qual gaudio m'è concesso!
Padre! padre!
CORO
Se cadrai
vendicato resterai.
SILVA
(sottovoce ad Ernani)
L'opra, o giovane, mi cedi.
ERNANI
Me sì vile, o vecchio, credi?
SILVA
La tua vita, gli aver miei
io ti dono...
ERNANI
No.
SILVA
(mostrandogli il corno)
Potrei
ora astringerti a morir.
ERNANI
No, no... vorrei prima ferir...
SILVA
Dunque, o giovane, t'aspetta
la più orribile vendetta.
TUTTI
Noi fratelli in tal momento
stringa un patto, un giuramento.
(tutti si abbracciano, e nella massima agitazione traendo le spade prorompono nel seguente)
CORO
Si ridesti il Leon di Castiglia
e d'Iberia ogni monte, ogni lito
eco formi al tremendo ruggito,
come un dì contro i Mori oppressor.
Siamo tutti una sola famiglia,
pugnerem colle braccia, co' petti;
schiavi inulti più a lungo e negletti
non sarem finché vita abbia il cor.
Sia che morte ne aspetti, o vittoria,
pugnerem, ed il sangue de' spenti
nuovo ardire ai figliuoli viventi,
forze nuove al pugnare darà.
Sorga alfine radiante di gloria,
sorga un giorno a brillare su noi...
sarà Iberia feconda d'eroi,
dal servaggio redenta sarà...
Detti e don Carlo dalla porta del monumento.
[Scena e finale III]
S'ode un colpo di cannone.
CORO
Qual rumore!
Altro colpo di cannone, e la porta del monumento si apre.
Che sarà!
Il destin si compirà.
Terzo colpo di cannone, e don Carlo si mostra sulla soglia.
(atterriti)
Carlo Magno imperator!!!
CARLO
S'apre la gran porta del sotterraneo, ed allo squillar delle trombe entrano sei Elettori vestiti di broccato d'oro seguiti da Paggi che portano sovra cuscini di velluto lo scettro, la corona e le altre insegne imperiali.
Ricco corteo di Gentiluomini e Dame alemanne e spagnole circonda l'imperatore. Fra le ultime vedesi Elvira seguita da Giovanna.
Nel fondo saranno spiegate le bandiere dell'impero, e molte fiaccole portate da' Soldati illumineranno la scena. Don Riccardo è alla testa del corteggio.
RICCARDO
L'elettoral consesso v'acclamava
augusto imperatore,
e le cesaree insegne,
o sire, ora v'invia...
CARLO
(alle guardie che eseguiscono, lasciando Ernani tra il volgo)
ERNANI
Decreta dunque, o re, morte a me pure.
(avanzando fieramente fra i nobili e scoprendosi il capo)
Io son conte, duca sono
di Segorbia, di Cardona...
don Giovanni d'Aragona
riconosca ognuno in me.
Or di patria e genitore
mi sperai vendicatore...
non t'uccisi... t'abbandono
questo capo... il tronca, o re.
CARLO
ELVIRA
(gettandosi ai piedi di Carlo)
Ah! Signor, se t'è concesso
il maggiore d'ogni trono,
questa polvere negletta
or confondi col perdono...
sia lo sprezzo tua vendetta
che il rimorso compirà.
CARLO
ELVIRA
Ah no, non sia.
Parlò il ciel per voce mia.
Virtù augusta è la pietà.
(si alza)
CARLO
TUTTI
Sia lode eterna ~ Carlo, al tuo nome.
Tu, re clemente ~ somigli a dio,
perché l'offesa ~ copri d'oblio,
perché perdoni ~ agli offensor.
Il lauro augusto, ~ sulle tue chiome
acquista insolito, ~ divin fulgor.
A Carlo Quinto ~ sia gloria e onor.
SILVA
(Oh mie speranze ~ vinte, non dome,
tutte appagarvi ~ saprò ben io;
per la vendetta, ~ per l'odio mio
avrà sol vita ~ in seno il cor.
Canute gli anni ~ mi fer le chiome;
ma inestinguibile ~ è il mio livor...
Vendetta gridami ~ l'offeso onor.)
Terrazzo nel palazzo di don Giovanni d'Aragona in Saragozza.
A destra ed a manca sonvi porte che mettono a vari appartamenti; il fondo è chiuso da cancelli, attraverso i quali vedonsi i giardini del palazzo illuminati e parte di Saragozza. Nel fondo, a destra dello spettatore, avvi una grande scalea che va nei giardini. Da una sala a sinistra di chi guarda odesi la lieta musica delle danze.
Gentiluomini, Dame, Maschere, Paggi ed Ancelle vanno e vengono gaiamente tra loro discorrendo.
[Festa da ballo]
TUTTI
Oh, come felici ~ gioiscon gli sposi!
Saranno quai fiori ~ cresciuti a uno stel.
Cessò la bufera ~ dei dì procellosi;
sorrider sovr'essi ~ vorrà sempre il ciel.
Comparisce una Maschera tutta chiusa in nero dominò, che guarda impaziente d'intorno, come chi cerca con premura alcuno.
CORO
I°
Chi è costui che qui s'aggira
vagolando in nero ammanto?
II°
Sembra spettro che un incanto
dalle tombe rivocò.
I°
(attorniando la maschera)
Par celare a stento l'ira.
II°
Ha per occhi brage ardenti.
TUTTI
Vada, fugga dai contenti,
che il suo aspetto funestò.
(la maschera, dopo qualche atto di minacciosa collera, s'invola alla comune curiosità, scendendo ne' giardini)
Sopraggiungono altre Maschere dalla sala da ballo.
TUTTI
Sol gaudio, sol festa ~ qui tutto risuoni,
palesi ogni labbro ~ la gioia del cor!
Qui solo di nozze ~ il canto s'intuoni...
un nume fe' paghe ~ le brame d'amor.
(tutti partono, la musica delle danze tace; si spengono le faci e tutto resta in un profondo silenzio)
Elvira ed Ernani vengono dalla sala da ballo, avviandosi alla destra dello spettatore, ov'è la stanza nuziale.
[Gran scena e terzetto finale]
ERNANI
Cessaro i suoni, disparì ogni face,
di silenzi e mistero amor si piace...
Ve' come gli astri stessi, Elvira mia,
sorrider sembrano al felice imene...
ELVIRA
Così brillar vedeali
di Silva dal castello... allor che mesta
io ti attendeva... e all'impaziente core
secoli eterni rassembravan l'ore...
Or meco alfin sei tu...
ERNANI
E per sempre.
ELVIRA
O gioia!
ERNANI
Sì, sì, per sempre tuo...
ELVIRA E ERNANI
Fino al sospiro estremo
un solo core avremo.
S'ode un lontano suon di corno.
ERNANI
(Maledizion di dio!)
ELVIRA
Il riso del tuo volto fa' ch'io veda.
S'ode altro suono.
ERNANI
(Ah! la tigre domanda la sua preda!)
ELVIRA
(spaventata)
Cielo!... che hai tu?... che affanni!...
ERNANI
(delirante)
Non vedi, Elvira, un infernal sogghigno,
che me, tra l'ombre, corruscante irride?...
È il vecchio!... il vecchio!... mira!...
ELVIRA
Ohimè!... smarrisci i sensi!...
I suoni ingagliardiscono appressandosi.
ERNANI
(Egli mi vuole!) Ascolta, o dolce Elvira...
solo ora m'ange una ferita antica...
Va' tosto per un farmaco, o diletta...
ELVIRA
Ma tu... signore!...
ERNANI
Se m'ami, va', t'affretta.
(Elvira va nelle stanze nuziali)
Ernani.
Tutto ora tace intorno;
forse fu vana illusion la mia!...
Il cor non uso ad esser beato
sognò forse le angosce del passato.
Andiam...
(va per seguire Elvira)
Detto e Silva mascherato.
SILVA
(fermandosi a capo della scala)
T'arresta.
ERNANI
(È desso!
Viene il mirto a cangiarmi col cipresso!)
SILVA
Ecco il pegno: nel momento
in che Ernani vorrai spento,
se uno squillo intenderà
tosto Ernani morirà.
(appressandoglisi e smascherandosi)
Sarai tu mentitor?...
ERNANI
Ascolta un detto ancor...
Solingo, errante, misero,
fin da' prim'anni miei,
d'affanni amaro un calice,
tutto ingoiar dovei.
Ora che alfine arridere
mi veggo il ciel sereno,
lascia ch'io libi almeno
la tazza dell'amor.
SILVA
(fieramente presentandogli un pugnale e un veleno)
Ecco la tazza... scegliere,
ma tosto... io ti concedo.
ERNANI
Gran dio!...
SILVA
Se tardi od esiti...
ERNANI
Ferro e velen qui vedo!...
Duca... rifugge l'anima...
SILVA
Dov'è l'ispano onore,
spergiuro, mentitore?...
ERNANI
Ebben... porgi... morrò!
(prende il pugnale)
Detti ed Elvira dalle stanze nuziali.
ELVIRA
(ad Ernani)
Ferma, crudele, estinguere
perché vuoi tu due vite?...
(a Silva)
Quale d'Averno demone
ha tali trame ordite?
Presso al sepolcro mediti,
compisci tal vendetta!...
La morte che t'aspetta,
o vecchio, affretterò.
(va per iscagliarlisi contro, poi s'arresta)
Ah, ma che diss'io?... perdonami...
L'angoscia in me parlò.
SILVA
È vano, o donna, il piangere...
È vano... io non perdono.
ERNANI
(La furia è inesorabile!)
ELVIRA
(a Silva)
Figlia d'un Silva io sono.
Io l'amo... indissolubile
nodo mi stringe a lui...
SILVA
(con feroce ironia)
L'ami?... morrà costui,
per tale amor morrà.
ELVIRA
Per queste amare lagrime
di lui, di me pietà.
ERNANI
Quel pianto, Elvira, ascondimi...
ho d'uopo di costanza...
l'affanno di quest'anima
ogni dolore avanza.
Un giuramento orribile
ora mi danna a morte.
Fu scherno della sorte
la mia felicità.
Non ebbe di noi miseri,
non ebbe il ciel pietà!
SILVA
(appressandoglisi minaccioso)
Se uno squillo intenderà
tosto Ernani morirà.
ERNANI
Intendo... intendo... compiasi
il mio destin fatale.
(si pianta il pugnale nel petto)
ELVIRA
Che mai facesti, o misero?
Ch'io mora!... a me il pugnale...
SILVA
No, sciagurata... arrestati,
il delirar non vale...
ERNANI
Elvira!... Elvira!...
ELVIRA
Attendimi...
sol te seguir desio...
ERNANI
Vivi... d'amarmi e vivere,
cara... t'impongo... addio...
ELVIRA E ERNANI
Per noi d'amore il talamo
di morte fu l'altar.
(Ernani spira ed Elvira sviene)
SILVA
(Delle vendette il demone
qui venga ad esultar!)
Fine del libretto.
Generazione pagina: 14/05/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
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