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Ernani

ERNANI

Dramma lirico in quattro parti.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Francesco Maria PIAVE.
Musica di Giuseppe VERDI.

Prima esecuzione: 9 marzo 1844, Venezia.


Personaggi:

ERNANI il bandito

tenore

Don CARLO re di Spagna

baritono

Don Ruy Gomez de SILVA grande di Spagna

basso

ELVIRA nipote e fidanzata di don Ruy

soprano

GIOVANNA nutrice di Elvira

soprano

Don RICCARDO scudiero del re

tenore

JAGO scudiero di don Ruy

basso


Cori Montanari ribelli e Banditi, Cavalieri e Famigliari di Silva, Ancelle di Elvira, Cavalieri del re, Personaggi della lega, Nobili spagnoli e alemanni, Dame spagnole e alemanne. Comparse Montanari e Banditi, Elettori e Grandi della corte imperiale, Paggi dell'impero, Soldati alemanni, Dame e Famigliari d'ambo i sessi.

Epoca: l'anno 1519.

Il bandito

[Preludio]

Scena prima

Montagne dell'Aragona.
Vedesi in lontananza il moresco castello di don Ruy Gomez de Silva. È presso il tramonto.
Coro di Ribelli montanari e Banditi. Mangiano e bevono: parte gioca, e parte assetta le armi.

[Coro d'introduzione]

TUTTI

Allegri!... beviamo! ~ Nel vino cerchiamo

almeno un piacer!

Che resta al bandito, ~ da tutti sfuggito,

se manca il bicchier?

CORO

I

Giuochiamo, ché l'oro ~ è vano tesoro,

qual viene se n' va.

Giuochiam, se la vita ~ non fa più gradita

ridente beltà!

II

Per boschi e pendici ~ abbiam soli amici,

moschetto e pugnal.

Quand'esce la notte ~ nell'orride grotte

ne forman guancial.

Scena seconda

Ernani che mesto si mostra da una vetta, e detti.

TUTTI

Ernani pensoso! ~ Perché, o valoroso,

sul volto hai pallor?

Comune abbiam sorte, ~ in vita ed in morte

son tuoi braccio e cor.

Qual freccia scagliata ~ la meta segnata

sapremo colpir.

Non avvi mortale ~ che il piombo o il pugnale

non possa ferir.

[Recitativo e cavatina]

ERNANI

Mercé, fratelli, amici;

a tanto amor mercé...

Udite or tutti del mio cor gli affanni,

e se voi negherete il vostro aiuto

forse per sempre Ernani fia perduto.

Come rugiada al cespite

d'un appassito fiore,

d'aragonese vergine

scendeami voce al core:

fu quello il primo palpito

d'amor che mi beò.

Il vecchio Silva stendere

osa su lei la mano...

domani trarla al talamo

confida l'inumano...

S'ella m'è tolta, ahi misero!

d'affanno morirò!

Si rapisca...

BANDITI

Sia rapita;

ma in seguirci sarà ardita?

ERNANI

Me 'l giurò.

BANDITI

Dunque verremo;

al castel ti seguiremo. ~

(attorniandolo)

Quando notte il cielo copra

tu ne avrai compagni all'opra,

dagli sgherri d'un rivale

ti fia scudo ogni pugnale.

Spera, Ernani; la tua bella

de' banditi fia la stella.

Saran premio al tuo valore

le dolcezze dell'amor.

ERNANI

Dell'esilio, nel dolore

angiol fia consolator.

(O tu che l'alma adora,

vien, la mia vita infiora;

per noi d'ogni altro bene

il loco amor terrà.

Purché brillarti in viso

vegga soave un riso,

gli stenti suoi, le pene

Ernani scorderà.)

Scena terza

Ricche stanze d'Elvira nel castello di Silva. È notte.
Elvira è sola.

[Scena e cavatina]

Sorta è la notte, e Silva non ritorna!...

Ah, non tornasse ei più!...

Questo odiato veglio,

che quale immondo spettro ognor m'insegue

col favellar d'amore,

più sempre Ernani mi configge in core.

Ernani!... Ernani, involami

all'aborrito amplesso.

Fuggiam... se teco vivere

mi sia d'amor concesso,

per antri e lande inospite

ti seguirà il mio piè.

Un Eden di delizia

saran quegli antri a me.

Scena quarta

Detta ed Ancelle, che entrano portando ricchi doni di nozze.

ANCELLE

Quante d'Iberia giovani

te invidieran, signora!

Quante ambirieno il talamo

di Silva che t'adora!

Questi monili splendidi

lo sposo ti destina,

tu sembrerai regina

per gemme e per beltà.

Sposa domani in giubilo

te ognun saluterà.

ELVIRA

M'è dolce il volto ingenuo

che il vostro cor mi fa.

(Tutto sprezzo, che d'Ernani

non favella a questo core,

non v'ha gemma che in amore

possa l'odio tramutar.

Vola, o tempo, e presto reca

di mia fuga il lieto istante,

vola, o tempo, al core amante

è supplizio l'indugiar.)

ANCELLE

(Sarà sposa, non amante

se non mostra giubilar.)

(partono. Entra don Carlo, seguìto da Giovanna)

Scena quinta

Carlo e Giovanna.

[Scena e duetto]

CARLO

(a Giovanna)

Fa' che a me venga... e tosto...

GIOVANNA

Signor, da lunghi giorni

pensosa ognora, ogni consorzio evita...

è Silva assente...

CARLO

Intendo.

Or m'obbedisci...

GIOVANNA

Sia.

(parte)

Scena sesta

Carlo.

Perché Elvira rapì la pace mia?...

Io l'amo... il mio potere... l'amor mio

ella non cura... ed io

preferito mi veggo

un nemico giurato, un masnadiero...

Quel cor tentiamo sola una volta ancora.

Scena settima

Detto ed Elvira.

ELVIRA

Sire!... fia ver?... voi stesso!... ed a quest'ora?

CARLO

Qui mi trasse amor possente...

ELVIRA

Non m'amate... voi mentite.

CARLO

Che favelli?... Un re non mente...

ELVIRA

Da qui dunque ora partite.

CARLO

Meco vieni...

ELVIRA

Tolga iddio!

CARLO

Meco vieni, ben vedrai

quanto io t'ami...

ELVIRA

E l'onor mio?

CARLO

Di mia corte onor sarai...

ELVIRA

No!... cessate...

CARLO

E un masnadiero

fai superbo del tuo amor?

ELVIRA

Ogni cor serba un mistero...

CARLO

Quello ascolta del mio cor.

Da quel dì che t'ho veduta

bella come un primo amore,

la mia pace fu perduta,

tuo fu il palpito del core.

Cedi, Elvira, ai voti miei:

puro amor desio da te;

gioia e vita essere tu déi

del tuo amante, del tuo re.

ELVIRA

Fiero sangue d'Aragona

nelle vene a me trascorre...

Lo splendor d'una corona

leggi al cor non puote imporre...

Aspirar non deggio al trono,

né i favor vogl'io d'un re.

L'amor vostro, o sire, è un dono

troppo grande o vil per me.

[Scena e terzetto]

CARLO

(afferrandole un braccio)

Non t'ascolto... mia sarai...

Vien, mi segui.

ELVIRA

(fieramente dignitosa)

Il re dov'è?...

No 'l ravviso...

CARLO

Lo saprai...

ELVIRA

(strappandogli dal fianco il pugnale)

So che questo basta a me.

Mi lasciate, o d'ambo il core

disperata ferirò.

CARLO

Ho i miei fidi...

ELVIRA

Quale orrore!

Scena ottava

Detti ed Ernani che viene da un uscio segreto e va a porsi tra loro.

ERNANI

Fra quei fidi io pur qui sto.

CARLO

Tu se' Ernani!... me 'l dice lo sdegno

che in vederti quest'anima invade:

tu se' Ernani!... il bandito, l'indegno

turbatore di queste contrade...

A un mio cenno perduto saresti...

Va'... ti sprezzo, pietade ho di te.

Pria che l'ira in me tutta si desti

fuggi, o stolto, l'offeso tuo re.

ERNANI

Me conosci... tu dunque saprai

con qual odio t'aborra il mio cuore...

Beni, onori rapito tu m'hai,

dal tuo morto fu il mio genitore.

Perché l'ira s'accresca, ambi amiamo

questa donna insidiata da te.

In odiarci e in amor pari siamo,

vieni adunque, disfidoti, o re.

ELVIRA

(entrando disperata fra loro col pugnale sguainato)

No, crudeli, d'amor non m'è pegno

l'ira estrema che v'arde nel core...

Perché al mondo di scherno far segno

di sua casa e d'Elvira l'onore?

S'anco un gesto vi sfugga, un accento,

qui trafitta cadrò al vostro piè.

No, quest'alma in sì fiero momento

non conosce l'amante né il re.

Scena nona

Detti e Silva, seguìto poscia dai suoi Cavalieri e da Giovanna con le Ancelle. Carlo starà in modo da non essere facilmente riconosciuto da Silva. Elvira cerca di ricomporsi, e cela il pugnale.

[Finale I]

SILVA

Che mai vegg'io! Nel penetral più sacro

di mia magione, presso a lei che sposa

esser dovrà d'un Silva,

due seduttori io scorgo?

Entrate, olà, miei fidi cavalieri.

(entra il coro)

Sia ognuno testimon del disonore,

dell'onta che si reca al suo signore.

(Infelice!... e tu credevi

sì bel giglio immacolato!...

Del tuo crine sulle nevi

piomba invece il disonor.

Ah, perché l'etade in seno

giovin core m'ha serbato!

Mi dovevan gli anni almeno

far di gelo ancora il cor.)

(a Carlo ed Ernani)

L'offeso onor, signori,

inulto non andrà.

Scudieri, l'azza a me, la spada mia...

L'antico Silva vuol vendetta, e tosto...

SILVA

Uscite...

ERNANI

Ma signore...

SILVA

Non un detto ov'io parlo...

CARLO

Signor duca...

SILVA

Favelleran le spade, uscite, o vili...

(a Carlo)

E tu per primo... vieni...

Scena decima

Detti, Jago e don Riccardo.

JAGO

Il regale scudiero don Riccardo.

SILVA

Ben venga, spettator di mia vendetta.

RICCARDO

(indicando Carlo, al cui fianco prende posto)

Sol fedeltade e omaggio al re si spetta.

TUTTI

Oh cielo! è desso il re!

ELVIRA E ERNANI

(fra loro)

Io tremo sol per te!

CARLO

(a Riccardo)

Vedi come il buon vegliardo

or del cor l'ira depone,

lo ritorna alla ragione

la presenza del suo re.

RICCARDO

(a Carlo)

Più feroce a Silva in petto

de' gelosi avvampa il foco,

ma dell'ira or prende loco

il rispetto pe 'l suo re.

SILVA

(Ah dagl'occhi un vel mi cade!

Credo appena a' sensi miei;

sospettar io non potei

la presenza del mio re!)

ERNANI

(piano ad Elvira)

M'odi, Elvira; al nuovo sole

saprò tòrti a tanto affanno;

ma resisti al tuo tiranno,

serba a Ernani la tua fé.

ELVIRA

(piano ad Ernani)

Tua per sempre... o questo ferro

può salvarmi dai tiranni!...

M'è conforto negli affanni

la costanza di mia fé.

GIOVANNA, JAGO E SERVITORI

(fra loro)

Ben di Silva mostra il volto,

l'aspra guerra che ha nel core,

pure ei frena tal furore

in presenza del suo re.

SILVA

(a Carlo)

(piegando il ginocchio)

Mio signor, dolente io sono...

CARLO

Sorgi, amico, io ti perdono.

SILVA

Questo incognito serbato...

CARLO

Ben lo veggo, t'ha ingannato.

(appressandoglisi confidente)

Morte colse l'avo augusto,

or si pensa al successore...

La tua fé conosco, e il core...

Vo' i consigli d'un fedel.

SILVA

Mi fia onore... onor supremo...

CARLO

Se ti piace, il tuo castel

questa notte occuperemo.

SILVA

Sire, esulto!...

ELVIRA E ERNANI

(Che mai sento!)

CARLO

(ad Ernani)

(Vo' salvarti...) Sul momento

(a Silva, indicando Ernani)

questo fido partirà.

ELVIRA

(Sentì il ciel di me pietà!)

ERNANI

(fissando Carlo)

(Io tuo fido? Il sarò a tutte l'ore

come spettro che cerca vendetta,

dal tuo spento il mio padre l'aspetta;

l'ombra amata placare saprò.

L'odio inulto che m'arde nel core

tutto spegnere alfine potrò.)

ELVIRA

(piano ad Ernani)

Fuggi, Ernani, ti serba al mio amore.

Fuggi, fuggi quest'aura funesta...

Qui, lo vedi, qui ognun ti detesta:

va'... un accento tradire ti può.

Come tutto possiedi il mio core,

la mia fede serbarti saprò.

CARLO

(a Silva e Riccardo)

Più d'ogni astro vagheggio il fulgore

di che splende cesarea corona;

se al mio capo il destino la dona

d'essa degno mostrarmi saprò.

La clemente giustizia e il valore,

meco ascendere in trono farò.

SILVA E RICCARDO

(a Carlo)

Nel tuo dritto confida, o signore,

è d'ogni altro più santo, più giusto,

no, giammai sovra capo più augusto,

mai de' cesari il lauro posò.

Chi d'Iberia possiede l'amore,

quello tutto del mondo mertò.

GIOVANNA E ANCELLE

(fra loro)

Perché mai dell'etade in sul fiore,

perché Elvira smarrita ed oppressa,

or che il giorno di nozze s'appressa

non di gioia un sorriso mostrò?

Ben si vede... l'ingenuo suo core,

simulare gli affetti non può.

JAGO E CAVALIERI

(fra loro)

Silva in gioia cangiato ha il furore:

tutta lieta or si vede quell'alma,

come al mare ritorna la calma

quando l'ira de' venti cessò.

La dimora del re nuovo onore

al castello di Silva apportò.

L'ospite
Scena prima

Magnifica sala nel palazzo di don Ruy Gomez de Silva.
Porte che mettono a vari appartamenti. Intorno alle pareti veggonsi disposti, entro ricche cornici, sormontate da corone ducali e stemmi dorati, i ritratti della famiglia dei Silva. Presso ciascun ritratto vedesi collocata una completa armatura equestre, corrispondente all'epoca in cui il dipinto personaggio viveva. Avvi pure una ricca tavola con presso un seggiolone ducale di quercia.
Cavalieri e Paggi di don Ruy, Dame e Damigelle di Elvira riccamente abbigliate.

[Introduzione - Galop con cori]

TUTTI

Esultiamo!... Letizia ne inondi...

Tutto arrida di Silva al castello;

no, di questo mai giorno più bello,

dalla balza d'oriente spuntò.

DAME

Quale fior che le aiuole giocondi,

olezzando dal vergine stelo,

cui la terra sorride ed il cielo,

è d'Elvira la rara beltà.

CAVALIERI

Tale fior sarà colto, adorato,

dal più degno e gentil cavaliere,

ch'ora vince in consiglio e sapere

quanti un dì col valore eclissò.

TUTTI

Sia il connubio, qual merta, beato,

e sripeter si vegga la prole,

come l'onda fa i raggi del sole,

de' parenti abbia virtude e beltà.

Scena seconda

Detti, Jago, e Silva, che pomposamente vestito da grande di Spagna, va a sedersi sul seggiolone ducale.

[Scena e terzetto]

SILVA

Jago, qui tosto il pellegrino adduci.

(Jago esce, e tosto compare Ernani sulla porta in arnese da pellegrino)

ERNANI

Sorrida il cielo a voi.

SILVA

T'appressa, o pellegrin... Chiedi, che brami?

ERNANI

Chiedo ospitalità.

SILVA

(indicando i quadri)

Fu sempre sacra ai Silva, e lo sarà.

Qual tu sia, donde venga,

io già saper non voglio.

Ospite mio sei tu... Ti manda iddio,

disponi...

ERNANI

A te, signor, mercé.

SILVA

Non cale;

qui l'ospite è signor.

Scena terza

S'apre la porta dell'appartamento di Elvira, ed ella entra in ricco abbigliamento nuziale, seguita dai giovani Paggi ed Ancelle.

SILVA

(a Ernani)

Vedi? la sposa mia s'appressa...

ERNANI

Sposa!

SILVA

(a Ernani)

Fra un'ora... A che d'anello...

(a Elvira)

...e di ducal corona,

non t'adornasti, Elvira?

ERNANI

Sposa!... Fra un'ora... Adunque

di nozze il dono io voglio offrirti, o duca.

SILVA

Tu?

ERNANI

Sì.

ELVIRA

(Che ascolto!)

SILVA

E quale?

ERNANI

(gettando il travestimento)

Il capo mio;

lo prendi...

ELVIRA

(Ernani vive ancor!) Gran dio!

ERNANI

Oro, quant'oro ogni avido

puote saziar desìo,

a tutti v'offro, abbiatelo

prezzo del sangue mio.

Mille guerrier m'inseguono,

siccome belva i cani...

sono il bandito Ernani,

odio me stesso e il dì.

ELVIRA

(Ohimè, si perde il misero!)

SILVA

(a' suoi)

Smarrita ha la ragione.

ERNANI

I miei dispersi fuggono,

vostro son io prigione,

al re mi date, e premio...

SILVA

Ciò non sarà, lo giuro;

rimanti qui sicuro.

In queste mura ogn'ospite

ha i dritti d'un fratello.

Olà, miei fidi, s'armino

le torri del castello.

(a Elvira)

Seguitemi.

(accenna ad Elvira di entrar nelle sue stanze con le ancelle, e seguìto da' suoi parte)

Scena quarta

Elvira, partito Silva, fa alcuni passi per seguire le Ancelle, indi si ferma e, uscite quelle, torna ansiosa ad Ernani, che sdegnosamente la respinge.

ERNANI

Tu... perfida...

Come fissarmi ardisci?

ELVIRA

A te il mio sen, ferisci,

ma fui e son fedel.

Fama te spento credere,

fece dovunque...

ERNANI

Spento!

Io vivo ancora!...

ELVIRA

(mostrandogli il pugnale celato)

Memore

del fatto giuramento,

sull'ara stessa estinguere

me di pugnal volea...

(piangendo)

non son, non sono rea

come tu sei crudel.

ERNANI

Tergi il pianto... mi perdona,

fu delirio... t'amo ancor.

ELVIRA

Caro accento!... al cor mi suona

più potente del dolor.

Insieme

ELVIRA

Ah morir potessi adesso!

o mio Ernani, sul tuo petto!

Preverrebbe questo amplesso

la celeste voluttà.

Solo affanni il nostro affetto

sulla terra a noi darà.

ERNANI

Ah, morir, potessi adesso,

o mia Elvira, sul tuo petto.

Preverrebbe questo amplesso

la celeste voluttà.

Solo affanni il nostro affetto

sulla terra a noi darà.

Scena quinta

Detti e Silva, che vedendoli abbracciati si scaglia furibondo tra loro col pugnale alla mano.

SILVA

Scellerati, il mio furore

non ha posa, non ha freno;

strapperò l'ingrato core,

vendicarmi potrò almeno.

Scena sesta

Detti e Jago frettoloso.

JAGO

Alla porta del castello

giunse il re con un drappello.

Vuole accesso...

SILVA

S'apra al re.

(Jago parte)

Scena settima

Silva, Elvira ed Ernani.

ERNANI

Morte invoco or io da te.

Insieme

SILVA

No, vendetta più tremenda

vo' serbata alla mia mano;

(ad Ernani)

vien, ti cela, ognuno invano

rinvenirti tenterà.

A punir l'infamia orrenda

Silva solo basterà.

ELVIRA

La vendetta più tremenda,

su me compia la tua mano,

ma con lui ti serba umano,

apri il core alla pietà.

Su me sol l'ira tua scenda;

giuro, in lui colpa non v'ha.

ERNANI

La vendetta più tremenda,

su me compia la tua mano,

ma con lei ti serba umano,

abbi un'aura di pietade.

L'ira tua su me sol penda;

colpa in lei no giuro non v'ha.

(Ernani entra in un nascondiglio apertogli da Silva dietro il proprio ritratto. Elvira si ritira nelle sue stanze)

Scena ottava

Silva, don Carlo, don Riccardo con séguito di Cavalieri.

[Gran scena ed aria]

CARLO

Cugino, a che munito

il tuo castel ritrovo?

(Silva s'inchina senza parlare)

CARLO

Rispondimi.

SILVA

Signore...

CARLO

Intendo... di ribellione l'idra,

miseri conti e duchi, ridestate...

Ma veglio anch'io, e ne' merlati covi

quest'idre tutte soffocar saprò,

e covi e difensori abbatterò.

Parla...

SILVA

Signore, i Silva son leali.

CARLO

Vedremo... de' ribelli

l'ultima torma vinta, fu dispersa;

il capo lor bandito,

Ernani, al tuo castello ebbe ricetto.

Tu me 'l consegna, o il foco, ti prometto,

qui tutto s'appianerà...

S'io fede attenga, tu saper ben puoi.

SILVA

No 'l niego... è ver tra noi

un pellegrino giunse,

ed ospitalità chiese per dio...

tradirlo non degg'io...

CARLO

Sciagurato!... E il tuo re tradir vuoi tu?

SILVA

Non tradiscono i Silva.

CARLO

Il capo tuo, o quel d'Ernani io voglio.

Intendi?...

SILVA

Abbiate il mio.

CARLO

Tu, don Riccardo, a lui togli la spada.

(Riccardo eseguisce)

CARLO

Voi, del castello ogni angolo cercate,

scoprite il traditore.

SILVA

Fida è la rocca come il suo signore.

(parte de' Cavalieri escono)

Scena nona

Don Carlo, Silva, don Riccardo e parte de' Cavalieri.

CARLO

(con fuoco, a Silva)

Lo vedremo, veglio audace,

se resistermi potrai,

se tranquillo sfiderai,

la vendetta del tuo re.

Essa rugge sul tuo capo;

pensa pria che tutto scenda,

più feroce, più tremenda

d'una folgore su te.

SILVA

No, de' Silva il disonore

non vorrà d'Iberia un re.

CARLO

Il tuo capo, o il traditore...

Scegli... scampo altro non v'è.

Scena decima

Cavalieri che rientrano portando fasci d'armi, e detti.

CORO

Fu esplorata del castello

ogni parte la più occulta;

tutto invano, del ribello

nulla traccia si scoprì.

Fur le scolte disarmate;

l'ira tua non andrà inulta,

ascoltar non déi pietade

per chi fede e onor tradì.

CARLO

Fra' tormenti parleranno,

il bandito additeranno.

Scena undicesima

Elvira che esce precipitosamente dalle sue stanze seguita da Giovanna e Ancelle, e detti.

ELVIRA

(gettandosi ai piedi di Carlo)

Deh, cessate... in regal core

non sia muta la pietà.

CARLO

(sorpreso)

Tu me 'l chiedi?... Ogni rancore

(rialzandola)

per Elvira tacerà.

(a Silva)

Della tua fede statico,

questa donzella sia.

Mi segua... o del colpevole...

SILVA

No, no; ciò mai non fia.

Deh, sire, in mezzo all'anima

non mi voler ferir...

Io l'amo... al vecchio misero

solo conforto è in terra...

non mi volerla togliere...

pria questo capo atterra.

CARLO

Adunque, Ernani?

SILVA

Seguati,

la fé non vo' tradir.

CORO

Ogni pietade è inutile,

t'è forza l'obbedir.

CARLO

(ad Elvira)

Vieni meco, sol di rose

intrecciar ti vo' la vita;

meco vieni, ore penose

per te il tempo non avrà.

Tergi il pianto, o giovanetta,

dalla guancia scolorita;

pensa al gaudio che t'aspetta,

che felice ti farà.

GIOVANNA E ANCELLE

(Ciò la morte a Silva affretta

più che i danni dell'età.)

RICCARDO E CORO

(a Elvira)

Credi, il gaudio che t'aspetta

te felice renderà.

SILVA

(Sete ardente di vendetta,

Silva appien ti appagherà!)

ELVIRA

(Ah, la sorte che m'aspetta

il mio duolo eternerà.)

(il re parte col suo séguito, seco traendo Elvira appoggiata al braccio di Giovanna;

le ancelle entrano nelle stanze della loro signora)

Scena dodicesima

Silva.

[Duetto - Finale II]

(dopo avere veduto immobile partire il re col suo séguito)

Vigili pure il ciel sempre su te.

L'odio vivrà in cor mio pur sempre, o re.

(corre alle armature che sono presso i ritratti, ne trae due spade, e va quindi ad aprire il nascondiglio di Ernani)

Scena tredicesima

Detto ed Ernani.

SILVA

Esci... a te... scegli... seguimi.

(presentandogli le due spade)

ERNANI

Seguirti?... dove?

SILVA

Al campo.

ERNANI

No 'l vo'... no 'l deggio...

SILVA

Misero!

Di questo acciaro al lampo

impallidisci?... Seguimi...

ERNANI

Me 'l vietan gli anni tuoi.

SILVA

Vien, ti disfido, o giovane;

uno di noi morrà.

ERNANI

Tu m'hai salvato; uccidimi,

ma ascolta, per pietà!

SILVA

Morrai.

ERNANI

Morrò, ma pria

l'ultima prece mia...

SILVA

Volgerla a dio tu puoi...

ERNANI

No... la rivolgo a te...

SILVA

Parla... ho l'inferno in me.

ERNANI

Solo una volta, un'ultima

fa' ch'io la vegga...

SILVA

Chi?

ERNANI

Elvira.

SILVA

Or, or partì,

seco la trasse il re.

ERNANI

Vecchio, che mai facesti?

Nostro rivale egli è.

SILVA

Oh, rabbia!... E il ver dicesti?

ERNANI

L'ama...

SILVA

(furente per la scena)

Vassalli, all'armi!

ERNANI

A parte déi chiamarmi

di tua vendetta...

SILVA

No,

te prima ucciderò.

ERNANI

Teco la voglio compiere,

poscia m'ucciderai.

SILVA

La fé mi serberai?

ERNANI

(gli consegna un corno da caccia)

Ecco il pegno: nel momento

in che Ernani vorrai spento,

se uno squillo intenderà

tosto Ernani morirà.

SILVA

A me la destra... giuralo.

ERNANI

Pe 'l padre mio lo giuro.

ERNANI E SILVA

Iddio n'ascolti, e vindice

punisca lo spergiuro;

l'aura, la luce manchino,

sia infamia al mentitor.

Scena quattordicesima

I Cavalieri di Silva entrano disarmati e frettolosamente.

CAVALIERI

Salvi ne vedi, e liberi

a' cenni tuoi, signor.

SILVA

L'ira mi torna giovane,

s'insegua il rapitor.

ERNANI E SILVA

In arcione, in arcion cavalieri,

armi, sangue, vendetta, vendetta.

Silva stesso vi guida, v'affretta,

premio degno egli darvi saprà.

Questi brandi, di morte forieri,

d'ogni cor troveranno la strada.

Chi resister s'attenti, pria cada,

fia delitto il sentire pietà.

CAVALIERI

Pronti vedi li tuoi cavalieri...

Per te spirano sangue, vendetta,

se di Silva la voce gli affretta,

più gagliardo ciascuno sarà!

(brandendo le spade)

Questi brandi, di morte forieri,

d'ogni cor troveranno la strada.

Chi resister s'attenti, pria cada,

fia delitto il sentire pietà.

(partono tutti)

La clemenza
Scena prima

Sotterranei sepolcrali che rinserrano la tomba di Carlo Magno in Aquisgrana. A destra dello spettatore avvi il detto monumento con portadi bronzo, sopra la quale leggesi in lettere cubitali l'iscrizione «KAROLO MAGNO»: in fondo scalea che mette alla maggior porta del sotterraneo, nel quale pur si vedranno altri minori sepolcri; sul piano della scena altre porte che conducono ad altre catacombe.
Due lampade pendenti dal mezzo spandono una fioca luce su quegli avelli. Don Carlo e don Riccardo avvolti in ampi mantelli oscuri entrano guardinghi dalla porta principale. Don Riccardo precede con una fiaccola.
Carlo, Riccardo.

[Preludio, scena e cavatina]

CARLO

È questo il loco?...

RICCARDO

Sì...

CARLO

È l'ora?

RICCARDO

È questa.

Qui s'aduna la lega...

CARLO

...che contro me cospira...

Degli assassini al guardo

l'avel mi celerà di Carlo Magno...

E gli elettor?

RICCARDO

Raccolti,

cribrano i dritti a cui spetti del mondo

la più bella corona, il lauro invitto

de' cesari decoro.

CARLO

Lo so... mi lascia.

(Riccardo va per partire)

Ascolta:

se mai prescelto io sia,

tre volte il bronzo ignivomo

dalla gran torre tuoni.

Tu poscia scendi a me; qui guida Elvira.

RICCARDO

E vorreste?...

CARLO

Non più... fra questi avelli

converserò coi morti

e scoprirò i ribelli.

(don Riccardo parte)

Scena seconda

Carlo.

Gran dio! costor sui sepolcrali marmi

affilano il pugnal per trucidarmi!...

Scettri!... dovizie!... onori!...

bellezza!... gioventù!... che siete voi?

Cimbe natanti sopra il mar degl'anni,

cui l'onda batte d'incessanti affanni,

finché giunto allo scoglio della tomba

con voi nel nulla il nome vostro piomba!

Oh, de' verd'anni miei

sogni e bugiarde larve,

se troppo vi credei,

l'incanto ora disparve.

S'ora chiamato sono

al più sublime trono,

della virtù com'aquila

sui vanni m'alzerò,

e vincitor de' secoli

il nome mio farò.

(apre con chiave la porta del monumento di Carlo Magno e vi entra)

Scena terza

Schiudonsi le porte minori del sotterraneo, e vi entrano guardinghi ed avvolti in grandi mantelli i Personaggi della lega portando fiaccole.

[Congiura]

CORO

Ad augusta!

II°

Chi va là?

Per angusta!

II°

Bene sta.

TUTTI

Per la lega santo ardor

l'alme invada, accenda i cor.

Scena quarta

Detti, Silva, Ernani e Jago vestiti come i primi.

SILVA, ERNANI E JAGO

Ad augusta!

CORO

Per angusta!

SILVA, ERNANI E JAGO

Per la lega...

CORO

Santa e giusta!

TUTTI

Dalle tombe parlerà

del destin la volontà.

SILVA

(salendo sopra una delle minori tombe)

All'invito manca alcuno?

LEGA

Qui codardo avvi nessuno.

SILVA

Dunque svelisi il mistero:

Carlo aspira al sacro impero.

JAGO E CORO

Spento pria qual face cada.

(tutti spengono contro terra le faci)

Dell'iberica contrada

franse i dritti... s'armerà

ogni destra che qui sta.

SILVA

Una basti... la sua morte

ad un sol fidi la sorte.

(ognuno trae dal seno una tavoletta, v'incide col pugnale la propria cifra, e la getta in un avello scoperchiato)

CORO

È ognun pronto in ogni evento

a ferire od esser spento.

(Silva si appressa lentamente all'avello, ne cava una tavoletta; tutti ansiosi lo circondano)

CORO

Qual si noma?

SILVA

Ernani.

JAGO E LEGA

È desso!

ERNANI

(con trasporto di giubilo)

Oh qual gaudio m'è concesso!

Padre! padre!

CORO

Se cadrai

vendicato resterai.

SILVA

(sottovoce ad Ernani)

L'opra, o giovane, mi cedi.

ERNANI

Me sì vile, o vecchio, credi?

SILVA

La tua vita, gli aver miei

io ti dono...

ERNANI

No.

SILVA

(mostrandogli il corno)

Potrei

ora astringerti a morir.

ERNANI

No, no... vorrei prima ferir...

SILVA

Dunque, o giovane, t'aspetta

la più orribile vendetta.

TUTTI

Noi fratelli in tal momento

stringa un patto, un giuramento.

(tutti si abbracciano, e nella massima agitazione traendo le spade prorompono nel seguente)

CORO

Si ridesti il Leon di Castiglia

e d'Iberia ogni monte, ogni lito

eco formi al tremendo ruggito,

come un dì contro i Mori oppressor.

Siamo tutti una sola famiglia,

pugnerem colle braccia, co' petti;

schiavi inulti più a lungo e negletti

non sarem finché vita abbia il cor.

Sia che morte ne aspetti, o vittoria,

pugnerem, ed il sangue de' spenti

nuovo ardire ai figliuoli viventi,

forze nuove al pugnare darà.

Sorga alfine radiante di gloria,

sorga un giorno a brillare su noi...

sarà Iberia feconda d'eroi,

dal servaggio redenta sarà...

Scena quinta

Detti e don Carlo dalla porta del monumento.

[Scena e finale III]

S'ode un colpo di cannone.

CORO

Qual rumore!

Altro colpo di cannone, e la porta del monumento si apre.

Che sarà!

Il destin si compirà.

Terzo colpo di cannone, e don Carlo si mostra sulla soglia.

(atterriti)

Carlo Magno imperator!!!

CARLO

(picchia tre volte col pomo del pugnale sulla porticella di bronzo, poi esclama con terribile voce:)

Carlo Quinto, o traditor!

Scena sesta

S'apre la gran porta del sotterraneo, ed allo squillar delle trombe entrano sei Elettori vestiti di broccato d'oro seguiti da Paggi che portano sovra cuscini di velluto lo scettro, la corona e le altre insegne imperiali.
Ricco corteo di Gentiluomini e Dame alemanne e spagnole circonda l'imperatore. Fra le ultime vedesi Elvira seguita da Giovanna.
Nel fondo saranno spiegate le bandiere dell'impero, e molte fiaccole portate da' Soldati illumineranno la scena. Don Riccardo è alla testa del corteggio.

RICCARDO

L'elettoral consesso v'acclamava

augusto imperatore,

e le cesaree insegne,

o sire, ora v'invia...

CARLO

(agli elettori)

La volontà del ciel sarà la mia.

Questi ribaldi contro me cospirano...

(ai congiurati)

Tremate, o vili, adesso?...

E tardi!... tutti in mano mia qui siete...

la mano stringerò... Tutti cadrete...

Dal volgo si divida

solo chi è conte o duca,

prigion sia il volgo, ai nobili la scure.

(alle guardie che eseguiscono, lasciando Ernani tra il volgo)

ERNANI

Decreta dunque, o re, morte a me pure.

(avanzando fieramente fra i nobili e scoprendosi il capo)

Io son conte, duca sono

di Segorbia, di Cardona...

don Giovanni d'Aragona

riconosca ognuno in me.

Or di patria e genitore

mi sperai vendicatore...

non t'uccisi... t'abbandono

questo capo... il tronca, o re.

CARLO

Sì, cadrà... con altri appresso.

ELVIRA

(gettandosi ai piedi di Carlo)

Ah! Signor, se t'è concesso

il maggiore d'ogni trono,

questa polvere negletta

or confondi col perdono...

sia lo sprezzo tua vendetta

che il rimorso compirà.

CARLO

Taci, o donna.

ELVIRA

Ah no, non sia.

Parlò il ciel per voce mia.

Virtù augusta è la pietà.

(si alza)

CARLO

(concentrato, fissando la tomba di Carlo Magno)

O sommo Carlo, ~ più del tuo nome

le tue virtudi ~ aver vogl'io,

sarò, lo giuro ~ a te ed a dio,

delle tue gesta ~ emulator.

(dopo qualche pausa)

Perdono a tutti. ~ (Mie brame ho dome.)

(guidando Elvira tra le braccia di Ernani)

Sposi voi siate, ~ v'amate ognor.

A Carlo Magno ~ sia gloria e onor.

TUTTI

Sia lode eterna ~ Carlo, al tuo nome.

Tu, re clemente ~ somigli a dio,

perché l'offesa ~ copri d'oblio,

perché perdoni ~ agli offensor.

Il lauro augusto, ~ sulle tue chiome

acquista insolito, ~ divin fulgor.

A Carlo Quinto ~ sia gloria e onor.

SILVA

(Oh mie speranze ~ vinte, non dome,

tutte appagarvi ~ saprò ben io;

per la vendetta, ~ per l'odio mio

avrà sol vita ~ in seno il cor.

Canute gli anni ~ mi fer le chiome;

ma inestinguibile ~ è il mio livor...

Vendetta gridami ~ l'offeso onor.)

La maschera
Scena prima

Terrazzo nel palazzo di don Giovanni d'Aragona in Saragozza.
A destra ed a manca sonvi porte che mettono a vari appartamenti; il fondo è chiuso da cancelli, attraverso i quali vedonsi i giardini del palazzo illuminati e parte di Saragozza. Nel fondo, a destra dello spettatore, avvi una grande scalea che va nei giardini. Da una sala a sinistra di chi guarda odesi la lieta musica delle danze.
Gentiluomini, Dame, Maschere, Paggi ed Ancelle vanno e vengono gaiamente tra loro discorrendo.

[Festa da ballo]

TUTTI

Oh, come felici ~ gioiscon gli sposi!

Saranno quai fiori ~ cresciuti a uno stel.

Cessò la bufera ~ dei dì procellosi;

sorrider sovr'essi ~ vorrà sempre il ciel.

Scena seconda

Comparisce una Maschera tutta chiusa in nero dominò, che guarda impaziente d'intorno, come chi cerca con premura alcuno.

CORO

Chi è costui che qui s'aggira

vagolando in nero ammanto?

II°

Sembra spettro che un incanto

dalle tombe rivocò.

(attorniando la maschera)

Par celare a stento l'ira.

II°

Ha per occhi brage ardenti.

TUTTI

Vada, fugga dai contenti,

che il suo aspetto funestò.

(la maschera, dopo qualche atto di minacciosa collera, s'invola alla comune curiosità, scendendo ne' giardini)

Scena terza

Sopraggiungono altre Maschere dalla sala da ballo.

TUTTI

Sol gaudio, sol festa ~ qui tutto risuoni,

palesi ogni labbro ~ la gioia del cor!

Qui solo di nozze ~ il canto s'intuoni...

un nume fe' paghe ~ le brame d'amor.

(tutti partono, la musica delle danze tace; si spengono le faci e tutto resta in un profondo silenzio)

Scena quarta

Elvira ed Ernani vengono dalla sala da ballo, avviandosi alla destra dello spettatore, ov'è la stanza nuziale.

[Gran scena e terzetto finale]

ERNANI

Cessaro i suoni, disparì ogni face,

di silenzi e mistero amor si piace...

Ve' come gli astri stessi, Elvira mia,

sorrider sembrano al felice imene...

ELVIRA

Così brillar vedeali

di Silva dal castello... allor che mesta

io ti attendeva... e all'impaziente core

secoli eterni rassembravan l'ore...

Or meco alfin sei tu...

ERNANI

E per sempre.

ELVIRA

O gioia!

ERNANI

Sì, sì, per sempre tuo...

ELVIRA E ERNANI

Fino al sospiro estremo

un solo core avremo.

S'ode un lontano suon di corno.

ERNANI

(Maledizion di dio!)

ELVIRA

Il riso del tuo volto fa' ch'io veda.

S'ode altro suono.

ERNANI

(Ah! la tigre domanda la sua preda!)

ELVIRA

(spaventata)

Cielo!... che hai tu?... che affanni!...

ERNANI

(delirante)

Non vedi, Elvira, un infernal sogghigno,

che me, tra l'ombre, corruscante irride?...

È il vecchio!... il vecchio!... mira!...

ELVIRA

Ohimè!... smarrisci i sensi!...

I suoni ingagliardiscono appressandosi.

ERNANI

(Egli mi vuole!) Ascolta, o dolce Elvira...

solo ora m'ange una ferita antica...

Va' tosto per un farmaco, o diletta...

ELVIRA

Ma tu... signore!...

ERNANI

Se m'ami, va', t'affretta.

(Elvira va nelle stanze nuziali)

Scena quinta

Ernani.

Tutto ora tace intorno;

forse fu vana illusion la mia!...

Il cor non uso ad esser beato

sognò forse le angosce del passato.

Andiam...

(va per seguire Elvira)

Scena sesta

Detto e Silva mascherato.

SILVA

(fermandosi a capo della scala)

T'arresta.

ERNANI

(È desso!

Viene il mirto a cangiarmi col cipresso!)

SILVA

Ecco il pegno: nel momento

in che Ernani vorrai spento,

se uno squillo intenderà

tosto Ernani morirà.

(appressandoglisi e smascherandosi)

Sarai tu mentitor?...

ERNANI

Ascolta un detto ancor...

Solingo, errante, misero,

fin da' prim'anni miei,

d'affanni amaro un calice,

tutto ingoiar dovei.

Ora che alfine arridere

mi veggo il ciel sereno,

lascia ch'io libi almeno

la tazza dell'amor.

SILVA

(fieramente presentandogli un pugnale e un veleno)

Ecco la tazza... scegliere,

ma tosto... io ti concedo.

ERNANI

Gran dio!...

SILVA

Se tardi od esiti...

ERNANI

Ferro e velen qui vedo!...

Duca... rifugge l'anima...

SILVA

Dov'è l'ispano onore,

spergiuro, mentitore?...

ERNANI

Ebben... porgi... morrò!

(prende il pugnale)

Scena settima

Detti ed Elvira dalle stanze nuziali.

ELVIRA

(ad Ernani)

Ferma, crudele, estinguere

perché vuoi tu due vite?...

(a Silva)

Quale d'Averno demone

ha tali trame ordite?

Presso al sepolcro mediti,

compisci tal vendetta!...

La morte che t'aspetta,

o vecchio, affretterò.

(va per iscagliarlisi contro, poi s'arresta)

Ah, ma che diss'io?... perdonami...

L'angoscia in me parlò.

SILVA

È vano, o donna, il piangere...

È vano... io non perdono.

ERNANI

(La furia è inesorabile!)

ELVIRA

(a Silva)

Figlia d'un Silva io sono.

Io l'amo... indissolubile

nodo mi stringe a lui...

SILVA

(con feroce ironia)

L'ami?... morrà costui,

per tale amor morrà.

ELVIRA

Per queste amare lagrime

di lui, di me pietà.

ERNANI

Quel pianto, Elvira, ascondimi...

ho d'uopo di costanza...

l'affanno di quest'anima

ogni dolore avanza.

Un giuramento orribile

ora mi danna a morte.

Fu scherno della sorte

la mia felicità.

Non ebbe di noi miseri,

non ebbe il ciel pietà!

SILVA

(appressandoglisi minaccioso)

Se uno squillo intenderà

tosto Ernani morirà.

ERNANI

Intendo... intendo... compiasi

il mio destin fatale.

(si pianta il pugnale nel petto)

ELVIRA

Che mai facesti, o misero?

Ch'io mora!... a me il pugnale...

SILVA

No, sciagurata... arrestati,

il delirar non vale...

ERNANI

Elvira!... Elvira!...

ELVIRA

Attendimi...

sol te seguir desio...

ERNANI

Vivi... d'amarmi e vivere,

cara... t'impongo... addio...

ELVIRA E ERNANI

Per noi d'amore il talamo

di morte fu l'altar.

(Ernani spira ed Elvira sviene)

SILVA

(Delle vendette il demone

qui venga ad esultar!)

Fine del libretto.

Generazione pagina: 14/05/2016
Pagina: ridotto, rid
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Locandina Il bandito Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima L'ospite Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima La clemenza Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta La maschera Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima