www.librettidopera.it

Ermione

ERMIONE

Azione tragica.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

Da qui accedi alla versione estesa del libretto.
Da qui accedi alla versione in PDF del libretto.

Codice QR per arrivare a questa pagina:
QR code

Libretto di Andrea Leone TOTTOLA.
Musica di Gioachino ROSSINI.

Prima esecuzione: 27 marzo 1819, Napoli.


Interlocutori:

ERMIONE

soprano

ANDROMACA

contralto

ASTIANATTE

altro

PIRRO

tenore

ORESTE

tenore

PILADE

tenore

FENICIO

basso

CLEONE

mezzosoprano

CEFISA

mezzosoprano

ATTALO

tenore


Coro
di Grandi epirensi,
di Prigionieri frigi,
di Seguaci di Oreste,
di Donzelle spartane.

L'azione è in Buthrote, capitale del regno di Epiro.

Argomento

Pirro, figlio di Achille, e Re di Epiro, preso da invincibile amore per la sua bella prigioniera Andromaca, vedova del troiano Ettore, decise d'impalmarla ad ogni costo, rendendosi così spergiuro alla fede, che ad Ermione, figlia di Menelao, giurata avea, e non curando le incessanti premure di tutti i re di Grecia, che nel piccolo Astianatte, figliuolo dello stesso Ettore, spento volevano il solo superstite della regal stirpe troiana. Oreste, sprezzato amante di Ermione, si reca in Epiro, come ambasciatore delle greche potenze, per ridestare nel core di Pirro le voci dell'assopita gloria, e del dovere. Ermione, che vede estinta ogni speme a' suoi delusi affetti, sceglie la mano di Oreste, come ultrice de' torti suoi, lusingandolo del di lei amore al prezzo della morte di Pirro, che nel tempio, ove il solo amor di madre avea trascinata la infelice Andromaca, fu da più colpi trafitto, mentre a costei stendeva la destra, e giurava in faccia a' Greci di serbare gli odiati giorni del fanciullo Astianatte.

Ecco l'argomento del presente drammatico componimento. Le sue tracce, i principali episodi sono stati somministrati dalla rinomata tragedia Andromaca del chiarissimo Racine.

La musica è del signor Gioachino Rossini, maestro di cappello pesarese.

Atto primo
Scena prima

Luogo sotterraneo, ove custodisconsi i prigionieri.
È per finir la notte.
Sparsi per la scena, ed in varie meste attitudini veggonsi i Prigionieri frigi, che deplorano la loro sventura. Il piccolo Astianatte, alla custodia del quale vegliano alcune Guardie, giace in grembo al riposo. Indi Andromaca scortata da Fenicio, e seguita da Attalo, e Cefisa.

[N. 1 - Sinfonia / introduzione]

CORO

Troia! Qual fosti un dì!

Di te che resta ancor?

Ahi! Qual balen sparì

il prisco tuo splendor!

Ti oppresse, incenerì

l'Argivo insidiator,

e vil catena... ahimè!

preme ai tuoi figli il piè!

FENICIO

Miralo: in dolce oblio

il germe tuo riposa.

(indicandole Astianatte)

ANDROMACA

Destati, figlio mio,

e vieni a questo sen.

CORO

Che mai ti guida in questi

luoghi di eterno orrore?

ANDROMACA

Amor, materno amore...

tutto vi dissi appien.

FENICIO E ATTALO

Oh cielo! Al suo dolore.

CEFISA E CORO

Tregua tu rendi almen!

ANDROMACA

(al figlio)

Mia delizia! Un solo istante

non partir da questo petto:

ah! Ravviso in quel sembiante

il tuo prode genitor!

Sposo! Ettorre! Io ti perdei!

Né seguirti ancor mi è dato?

Figlio amato! - Ah Sol tu sei,

che mi reggi in vita ancor.

CEFISA

Ti consola, o sventurata!

FENICIO

Abbian calma le tue pene.

ATTALO

Frangerai le sue catene,

se di un re, che ognor ti adora,

premierai la fedeltà.

ANDROMACA

Mi lasciate... Oh dio! Tacete...

perché, barbari! accrescete

del mio duol la crudeltà?

CEFISA E ATTALO

Chi non pena al suo tormento...

FENICIO E CORO

Sorda ha l'alma alla pietà.

ANDROMACA

Ah! Mi uccide il rio tormento!

No, per me non vi è pietà!

Recitativo

ATTALO

All'ombra del tuo sposo

pianto donasti assai tu, illustre esempio

di rara fedeltà: ma fra gli estinti

abbia pace l'eroe. Tempo è, che al figlio

si consacri il tuo cor. Se appien felice

farlo potresti, eppur lo soffri oppresso,

nel figlio oltraggi il tuo consorte stesso.

ANDROMACA

Che far potrei?

FENICIO

(ad Attalo)

De' tuoi scaltriti accenti

comprendo il reo disegno: ov'è Fenicio

cerca infingerti almen. Ah sì, una fiamma,

che di novella guerra

il funesto vessillo

farebbe sventolar, nudrir tu brami...

E l'amico sei del re? Sei tu, che l'ami?

ATTALO

Chi la pace del re...

ANDROMACA

Ma speri invano

di sedurre il mio cor.

FENICIO

L'ora è trascorsa.

Che ai tuoi materni amplessi

Pirro concede, e, mio malgrado, io deggio

dividerti dal figlio.

ATTALO

(piano a Cefisa)

Mi tronca i detti.

CEFISA

È di tacer consiglio.

ANDROMACA

Ah sì purtroppo, o tenero Astianatte,

lasciar ti deggio! Oh quanto

per la tua madre amante

ogni tempo, ogn'indugio è un breve istante!

Ma di lacrime inondi le mie gote?

Ti affanni al partir mio?

Ah! Mi sento morir!... Che pena! Addio!

(parte piangendo)

CEFISA

Principessa infelice!

FENICIO

(Vittima è Pirro di un fatale ardore!)

ATTALO

(Tanta fierezza cesserà in quel core.)

(la seguono)

Scena seconda

Parte esterna della reggia, contigua a deliziosi giardini.
È per sorgere il giorno.
Cleone è alla testa delle Donzelle spartane, che armate di arco, e di frecce invitano ad una caccia Ermione: indi Pirro, infine Grandi epirensi.

[N. 2 - Coro]

DONZELLE

Dall'oriente

l'astro del giorno

lieto, e ridente

sorgendo va.

CLEONE

Di luce adorno

il colle, il prato

tutto d'intorno

brilla di già.

DONZELLE

Ti rendi a noi,

vieni alle selve,

da' strali tuoi

cadan le belve.

CLEONE

Così l'oppresso

tuo core amante

abbia un istante

d'ilarità.

DONZELLE

Ah sì, l'oppresso

tuo core amante

abbia un istante

d'ilarità.

Recitativo

ERMIONE

A tante cure, o amiche,

riconoscente io sono; ma offrite indarno

sollievo all'alma mia,

che vendetta sol pasce, e gelosia.

La mia sventura a chi non è palese?

Chi non conosce i torti miei, le offese?

Osa la frigia schiava il cor di Pirro

togliermi... Iniqua! E della rotta fede

esulta il traditor.

PIRRO

(non vedendo Ermione: indi la ravvisa, e cerca evitarla)

Ma ancor non riede

Andromaca? E dov'è? Quante in me desta

pene la sua tardanza!... Oh ciel!

ERMIONE

Molesta

tanto a Pirro son io,

che cerca di evitar lo sguardo mio?

PIRRO

T'inganni, o principessa: affar non lieve

mi chiama altrove.

ERMIONE

(ironica)

Affar non lieve, è vero

è il consolar gli affanni

di vedova dolente!

PIRRO

E di che parli?

ERMIONE

(sdegnata)

Non arrossir!

PIRRO

Sicuro

per te il mio amor...

ERMIONE

(interrompendolo irata)

Amor! Taci, spergiuro!

[N. 3 - Duetto con coro]

ERMIONE

Non proseguir! Comprendo,

ti leggo appien nel core:

un pertinace ardore

tutto divampa in te.

PIRRO

Che Pirro io son rammenta:

onde soffrir non voglio:

amor, cui guida è orgoglio,

mai può sperar mercé.

ERMIONE

Trema!

PIRRO

Tremar non soglio.

ERMIONE

Vendetta!

PIRRO

Ebben l'affretta.

ERMIONE

Di belliche faville

va il ciel a balenar.

PIRRO

Donna! Il figliuol d'Achille

è avvezzo a trionfar.

ERMIONE

(Ah! Mi odia già l'ingrato!

Mi sprezza il traditore,

povero, e mesto core!

Sei nato a sospirar!)

PIRRO

(Ah! Se divenni ingrato

per te, crudele Amore,

tu rendi a me quel core,

che ognor mi fa penar!)

CORO DI GRANDI

Sul lido di Agamennone

il figlio, Oreste è giunto.

PIRRO

Oreste!

ERMIONE

Oreste!

CORO

Appunto:

de' primi re di Grecia

qui venne ambasciator,

PIRRO

(Perché a tal nome ho l'anima

ingombra di terror?)

ERMIONE

(Ah venne alfine... oh giubilo!

il mio vendicator!)

PIRRO

Lieta Ermion?

ERMIONE

Lo sono:

tu scenderai dal trono,

fia pago il mio furor.

PIRRO

Al sesso tuo perdono,

non so che sia timor.

ERMIONE E PIRRO

(Più straziata un'alma

dove si vide ancor?

Perché soave calma

da me tu fuggi ognor?)

(A pena così barbara

e come può resistere

il mio dolente cor?)

CORO DI GRANDI E DI DONZELLE

(Astro sanguigno ah splende!

Di triste, e rie vicende

tu sei cagione o Amor!)

Recitativo

PIRRO

Venga il greco orator: nella gran sala

siano di Epiro i grandi

tutti raccolti. Andromaca, Ermione

vi sian presenti, e a rispettar di Pirro

apprendano il voler. La Grecia, il mondo

vedrà, che invan si tenta

leggi dettar del gran Pelide al figlio:

che la tromba guerriera

non fia, che questo cor giammai spaventi,

e a Greci il valor mio Troia rammenti.

(parte co' grandi. Le donzelle vanno altrove)

ERMIONE

Ah! Son perduta Andromaca trionfa,

e di Epiro sul trono

la innalza il mancator: qual velenosa

serpe mi strazia il sen! Oh quali, amica,

pene acerbe son queste!

CLEONE

Altri per te le soffre: il fido Oreste,

cui mortal fiamma accese

la tua beltà, sprezzasti ognor: costante

in Epiro ti segue, e a rivederti,

non già de' Greci il procurato impegno,

ma qui lo tragge inestinguibil foco:

men severa...

ERMIONE

Deh taci! In questo istante

non so che sia di me: furente, oppressa,

odio Pirro, odio Oreste, odio me stessa!

(parte)

CLEONE

E regge un'alma ingrata

a sì giuste querele?

Ecco le tue delizie o Amor crudele!

(la segue)

Scena terza

Maestosa reggia: ricco, e magnifico trono da un lato.
Oreste si avanza fuori si sé. Pilade procura calmarlo.

[N. 4 - Cavatina]

ORESTE

Reggia aborrita! Oh quanto

l'aspetto tuo mi affanna!

PILADE

Frenati!...

ORESTE

Una tiranna

alberga in te...

PILADE

Ma taci!...

ORESTE

Che sorda al mesto pianto,

a' caldi miei sospiri,

sprezzarmi ha sol per vanto,

esulta a' miei martiri,

né a tanto ardor concede

grata sperar mercé!

PILADE

Ma il tuo trasporto eccede!

Degg'io tramar per te?

ORESTE

Ah! Come nascondere

la fiamma vorace,

se in petto quest'anima

smarrita ha la pace?

Se Amor mi fa vittima

di un crudo poter?

PILADE

Suoi dritti la Grecia

or solo a te affida:

figliuol d'Agamennone!

Ragion ti sia guida;

gli affetti ormai tacciano,

ti parli il dover.

ORESTE

Quai smanie funeste!

Né spero pietà?

PILADE

Consolati, Oreste,

nel sen di amistà.

ORESTE E PILADE

È il creder fallace,

che rechi ad un core

di Amore la face

piacer, voluttà.

Recitativo

PILADE

Che fia di te, se tal mollezza a Pirro

farà palese il tuo

impero giovanil? Qual diverresti

a Grecia in faccia? Il genitore stesso,

che a tanto augusto incarco

nel vederti prescelto

per tenerezza inumidì il suo ciglio,

or dovrebbe arrossir di un debol figlio?

ORESTE

De' rimproveri tuoi

l'autorevol suon mi scese all'alma.

Di me, del padre mio, se il vuol la sorte,

degno mi mostrerò: ma di Ermione

nelle vaghe sembianze almen concedi,

che una sol volta avido il cor si bei,

e poi guida a tua voglia i passi miei.

PILADE

Pago ti rende il fato:

al fianco di Ermion Pirro si avanza.

ORESTE

Dessa!

(si slancia a vederla)

PILADE

Oreste! E dov'è la tua costanza!

Scena quarta

Pirro è preceduto da Grandi, Guardie, e numeroso corteggio: lo seguono Ermione, Fenicio, ed Attalo. Egli va sul trono, e seggono al suo cenno sovra ricchi sgabelli Ermione, e Fenicio: Oreste, e Pilade di fronte al trono: indi Andromaca.

[N. 5 - Marcia]

Recitativo

ERMIONE

(vedendo Oreste)

(Mi guarda, e impallidisce!)

ORESTE

(Io reggo a stento!)

PILADE

(Il tuo spirto rinfranca.)

ORESTE

(Oh fier tormento!)

PIRRO

(ad Andromaca che giunge, e resta in fondo alla scena)

Andromaca! E a che resti?

Ti assidi, e ascolta.

ANDROMACA

Io! Sire...

ERMIONE

(alzandosi)

Ed osa tanto

un avanzo di Troia?

PIRRO

Illustre donna

rispettabile è sempre.

ANDROMACA

Ah lascia, o Pirro,

ch'umiliata ognor fra ceppi miei...

PIRRO

Chi fosti mi rammento, e non chi sei.

Siedi.

(Andromaca ubbidisce)

ERMIONE

(Di sdegno avvampo.)

PIRRO

(Il tuono scoppierà, fu questo il lampo.)

FENICIO

(O patria! Io già ti veggo in rio servaggio!)

PIRRO

Parli l'ambasciator.

ORESTE

(E avrò coraggio?)

Favellan sul mio labbro

tutti di Grecia i re: troppo è palese,

che con falso Astianatte al suo supplizio

seppe il vero rapir l'empio artifizio;

e che di Ettore il figlio

vive tra lacci tuoi. Sì reo virgulto

troncar si deve. I giorni suoi son gravi

alla Grecia, a te stesso. In lui tu nudri

fiera serpe nel sen. Del patrio sangue

vendicator, forse avverrà, che un giorno

ei del nostro si pasca,

e dalle sue rovine Ilio rinasca.

ANDROMACA

(Oh me dolente!)

ERMIONE

(E che dirà l'ingrato?)

ATTALO

(Come ardito si espresse!)

FENICIO

(Oh ciel! Prevedo

l'ire di Pirro, e gelo, e mi confondo!)

PIRRO

Alla Grecia, ed a te così rispondo.

(scende dal trono)

[N. 6 - Aria con coro]

PIRRO

Balena in man del figlio

l'asta di Achille ancora,

né sa temer periglio

di Troia il vincitor.

Delle mie prede io voglio

disporre a mio talento:

meco vedrai sul soglio

forse Astianatte ancor.

ERMIONE

Che parli?

ANDROMACA

(Oh vana speme!)

ORESTE

Dunque ha ragion se freme,

se un figlio a sé ribelle

teme la Grecia in te.

PIRRO

Per lei sfidai le stelle,

di lauri ornai sue chiome,

deve di grande il nome,

le sue vittorie a me.

ERMIONE

(Dolce speranza! Oh come

quest'alma ti perdé!)

PILADE, ORESTE, FENICIO, ATTALO E CORO

(Quel cor di calma oh come

capace più non è!)

PIRRO

Deh serena i mesti rai, ad Andromaca

spegni alfin tanto rigore,

e pietosa accogli un core,

che offre a te - l'amante, il re.

ERMIONE

E resisti o mio furore?

E 'l soffrite astri tiranni?

Ah! Quel sen nido d'inganni,

ite, o furie a lacerar!

PIRRO

Non pavento: quest'alma ti sprezza:

con me invano si ostenta fierezza:

son già infrante le nostre catene,

puoi tu a Sparta tranquilla tornar.

Altre tede mi accende già imene,

per me amico va il cielo a brillar.

ORESTE

(Ah chi sa, se, pentito il mio bene

tanta asprezza saprà mitigar?)

ANDROMACA E ERMIONE

(Più non reggo a sì barbare pene!

Già va l'alma nel seno a mancar!)

GLI ALTRI E CORO

(Ah! Di Marte le tromba già viene

l'ire ultrici ne' petti a destar!)

(Pirro entra col corteggio. Ermione, ed Oreste si allontanano)

Recitativo

PILADE

(Periglioso è il restar: sciolgansi al vento

le vele argive: Oreste

mi seguirà: vano in quel cor mai scende

della mia voce il suon.)

(parte)

ANDROMACA

Vieni, Fenicio,

guidami a Pirro: esca da inganno: io mai

sarò sua sposa.

FENICIO

A dissipar se giungi

il suo folle deliro,

riconoscente avrai Grecia, ed Epiro.

(partono)

Scena quinta

Parte esterna della reggia, come prima.
Ermione, Cleone, indi Oreste.

Recitativo

CLEONE

E Pirro ancor di tanti oltraggi ad onta

occupa il tuo pensier?

ERMIONE

No, lo detesto

quanto l'amai: vendetta io bramo: ultrici

idee sol volgo in mente.

CLEONE

Oreste è all'uopo,

serva Oreste al tuo cenno. Il vidi.

ERMIONE

(Oh dio!)

CLEONE

Sull'orme tue confuso, palpitante,

miralo, ei già se n' viene.

La fierezza deponi.

ERMIONE

A tenerezze

sai, che quest'alma è schiva.

CLEONE

Vuoi vendicarti? In lui la speme avviva.

(parte)

ERMIONE

Oh istante! A quest'aspetto

perché mi balzi in petto o core ingrato?

ORESTE

Ah mio nume adorato! Ormai la sorte

quel piacer mi concede,

che sospirai ben mille volte, e mille;

vagheggio alfin le amate tue pupille!

ERMIONE

Rendi d'ingiurie invece

soavi accenti a me? No, generoso

tanto Oreste non fia: troppo rammento

il mio rigore, e appien dolente io sono!

ORESTE

Amami, o cara, e al tuo rigor perdono.

[N. 7 - Finale I]

ERMIONE

Amarti?

ORESTE

Ah sì, mio ben!

Amor ti chieggo... amor!

ERMIONE

E come se dal sen

mi fu rapito il cor?

ORESTE

E non poss'io sperar?

Mi resta sol morir?

ERMIONE

Me pria vedrai spirar...

ciò basti al tuo martir.

ORESTE

Ah no... piuttosto... ingrata!

Di', che mi aborri ognor.

ERMIONE

Non son così spietata,

sol la tua pace anelo:

fervidi voti al cielo

volsi per te finor.

ORESTE

Oh dèi destin crudele

vicende a me funeste!

Sol voti hai per Oreste,

ma sacro a Pirro è il cor!

ERMIONE E ORESTE

Anime sventurate,

che al par di me soffrite,

se v'ha maggior, voi dite,

del fiero mio dolor!

Scena sesta

Coro di Grandi, e di Donzelle, Pirro con Sèguito, indi Andromaca, Pilade, Fenicio, Attalo, Cefisa, e Cleonte in ascolto.

CORO

Alfin l'eroe da forte

d'inaugurato affetto

il rio poter domò.

Riede alle sue ritorte,

torna al suo ben diletto,

da saggio trionfò.

ERMIONE E ORESTE

(Quai voci? Ah perché in petto

il cor mi palpitò?)

PIRRO

Dal valor dei detti tuoi ad Oreste

fu quest'alma alfin convinta;

se pietà l'avea già vinta,

al dover si ridestò.

Deggio al padre, alla mia gloria

quel, che a me la Grecia or chiede;

e de' Teucri il solo erede

or fra lacci a te darò.

CLEONE, PILADE E FENICIO

(Stelle!)

ANDROMACA, CEFISA E ATTALO

(Misera!)

ERMIONE

(E do fede

all'ingrato?)

ORESTE

(E che farò?)

PIRRO

(a Ermione)

Pace regni, e ne sia pegno

questa man, che a te tributo.

(Così paghi il suo rifiuto

l'alma rea, che mi sprezzò.)

ERMIONE

(Sperar...)

PILADE

(Temer...)

ERMIONE E PILADE

Poss'io?

ORESTE E PIRRO

(Penar...)

ANDROMACA

(Morir...)

ORESTE, PIRRO E ANDROMACA

Dovrò?

CLEONE, CEFISA E ATTALO

(Qual cangiamento!)

FENICIO

(Un dio

forse in quel cor parlò?)

TUTTI

(Che fiero stato è il mio!

Che far, che dir non so.)

PIRRO

(ad Attalo, che parte con poche guardie)

A me Astianatte.

ANDROMACA

Ah! Supplice

a' piedi tuoi...

PIRRO

Ti scosta!

ANDROMACA

(ad Ermione)

Dal tuo bel cor...

ERMIONE

T'invola!

Sposo! Al mio sen deh vola...

Più che a bramar non ho!

ORESTE

(Empia!)

PILADE

(Che fai?)

ORESTE

(Mi lascia!)

FENICIO E ERMIONE

(Oh qual piacer!)

PIRRO, ORESTE E ANDROMACA

(Che ambascia!)

le pene, che mi straziano

come celar potrò?)

(Attalo conduce tra le guardie Astianatte)

PIRRO

È questi, vedilo - di Ettore il figlio.

(mentre è per consegnarsi Astianatte, Andromaca si frappone, e disperata dice a Pirro)

ANDROMACA

Signor, concedimi - miglior consiglio.

PIRRO

(con gioia)

E fia possibile?

ERMIONE

Che dici, o perfida!

Va'! Fuggi! Oh smanie! Voi trascinatelo!

PIRRO

Lo sdegno ah modera! Fermate olà!

ERMIONE

(prendendolo per mano, ed in tono deciso)

Pirro, deh serbami - la fé giurata,

è ormai colpevole - la tua pietà.

PIRRO

Tigre d'Ircania! - Furia spietata!

Chi mai ti supera - in crudeltà?

PILADE

(Oreste! Ah seguimi, - per te pavento...

no, più quell'anima - ragion non ha!)

ORESTE

(Amico ah lasciami - al mio tormento!

Morte al mio spasimo - termin darà!)

ANDROMACA

(Ah! Pria di perderti - oh figlio amato,

tua madre esanime - restar saprà!)

GLI ALTRI E CORO

(Quai nuovi fulmini minaccia il fato!

Sparì l'amabile - serenità!)

TUTTI

Come resisterti - può il cor straziato

o inesorabile - avversità!

Atto secondo
Scena prima

Atrio della reggia: si vegge il mare da lungi, e per mezzo di un intercolumio sul quale sia costruito magnifico loggiato.
Attalo, che frettoloso incontra Pirro, Cleone, che sopraggiunge, e resta in ascolto, indi Andromaca, e Cefisa.

Recitativo

ATTALO

Liete novelle, o sire!

PIRRO

E che mai? Parla.

ATTALO

Propizia a' voti tuoi si attende alfine

la teucra principessa.

PIRRO

Oh me felice!

Ma donde il sai?

ATTALO

Cefisa,

che, mia mercé, gli affari tuoi seconda

nel cor di lei, guari non ha me 'l disse.

A vincerla bastò l'alto decreto,

che a' Greci in braccio abbandonava il figlio.

PIRRO

Ah! Del piacer l'eccesso

mi rapisce a me stesso!

ATTALO

Alfin corona

tante mie cure amico il ciel!

CLEONE

(Che ascolto!)

PIRRO

Servo fedel! Quanto a te deggio! Ah venga

la regal donna a me. Dal tuo bel labbro

si pronunzi la mia

felicità. Dell'inatteso annunzio,

che a tristi giorni miei

promette ormai lieta, e brillante aurora,

quest'alma mia pende dubbiosa ancora.

ATTALO

Tutto risponde al tuo desir. Non vedi,

che volontaria a te si reca...

PIRRO

Oh stelle!

Andromaca! E fia ver?

CLEONE

(La tua sciagura

or che da me saprai,

infelice Ermion! Che far potrai?)

(parte)

CEFISA

(E ancor perplesso? Ah! Ti rivolgi al figlio,

e se perderlo vuoi, cangia consiglio.)

(parte)

ANDROMACA

(Misera! E che farò?)

PIRRO

Sperar poss'io

pietosa al mio martir colei, che adoro?

Colei, che il viver mio governa, e regge?

ANDROMACA

(reprimendo la sua ripugnanza)

(Resisti o cor!) Ah il tuo voler mi è legge.

PIRRO

Oh cari accenti! Ah vola,

Attalo, al tempio: alla festiva pompa

tutto si affretti, e sia da ceppi sciolto,

anzi qual figlio mio

si rispetti Astianatte.

(Attalo parte)

ANDROMACA

(Oh istante! Oh dio!)

[N. 8 - Duetto]

(Ombra del caro sposo!

Tu mi circondi irata?

Deh torna al tuo riposo,

non dubitar di me.

Spero salvarti un figlio,

ma non mancar di fé.)

PIRRO

A che quel mesto ciglio?

Incerta ancor perché?

Del greco nembo ostile

puoi paventar l'offesa,

se Pirro è in tua difesa,

se scudo è al figlio, a te?

ANDROMACA

Signor... Sospendi... Oh dio!

PIRRO

Ah! Non fia ver, ben mio!

ANDROMACA

Temo di avversa stella

il barbaro rigore.

PIRRO

Tutto cangiò, se Amore

mi rese alfin mercé.

Vieni a giurar sull'ara,

vieni a regnar, mia diva:

della tua sorte avara

cessò la crudeltà.

ANDROMACA

(Mi avrai, ma fredda spoglia,

e lieta a Dite in seno

fida al consorte almeno

quest'alma scenderà.

(Pirro parte)

Scena seconda

Andromaca, indi Ermione seguita da Cleone, e Fenicio.

Recitativo

ANDROMACA

Sia compiuto il mio fato. Altro io non veggo

scampo al periglio estremo,

che al caro Ettore infida,

o spietata mi rende, e matricida.

Pria giuri a' numi in facia

Pirro salvezza al tenero Astianatte,

e poi vegga... Oh pena!

a' piedi suoi spirar. Della mia morte

la memoria saprà pe 'l figlio almeno

scintilla di pietà serbargli in seno.

ERMIONE

Ove, fatal nemica,

ove drizzi i tuoi passi? Al tempio? Al trono?

Ma fin ch'io viva, ah non sperar giammai,

che tu stringa la man dell'infedele.

ANDROMACA

Aggiungi a' mali miei le tue querele?

FENICIO

Ma di', non sparse invano

dunque la fama, che tra breve a Pirro...

ERMIONE

E qual dubbio, o Fenicio? I vezzi, e l'arti,

che usò la scaltra a riportar vittoria,

ha sepolto in oblio promesse, e gloria.

ANDROMACA

Arti! Vezzi! Deh taci, e in me rispetta

chi non conosci appien... Potrei... Ma tanto

da te diversa io sono,

che generosa all'ire tue perdono.

(parte)

FENICIO

Oh Pirro incauto!

CLEONE

Oh sventurata amica!

[N. 9 - Gran scena]

ERMIONE

Essa corre al trionfo! Ah! Dov'è Pirro?

Perché pria che mi lascia ei non mi ascolta,

e per l'ultima volta? Ah! Se ti muove

l'acerbo affanno mio, Fenicio, ah corri,

vedi per me l'ingrato... A lui favella...

la data fe', l'amore, i giuramenti...

Tutto il tuo labbro al mancator rammenti.

Di', che vedesti piangere

chi non conobbe ancor

che volle dir viltà.

E a queste amare lacrime

conceda il traditor

se non amor - pietà.

FENICIO

Ah! Voglia il ciel, che a' detti miei si arrenda

quell'alma pertinace!

(parte)

CLEONE

Eh! Non fia degno

più di Ermion chi l'alte doti in pregi

tanto sprezzò di lei.

ERMIONE

Taci, e se grata

esser mi vuoi, lusinga i sensi miei,

pingilo amante, avviva in me la speme,

ch'ei ritorni pentito, e che il rimorso

abbia quel cor dal suo fallir già scosso...

Ah no... Senza di lui viver non posso!

Amata, l'amai,

l'adoro, sprezzata;

e sento, che mai

quest'alma piagata

l'acerba ferita

potrà risanar.

Mi tolgan la vita

le atroci mie pene,

ma in queste catene

vo' fida spirar.

Si sente da lungi festiva marcia; indi sul loggiato in prospetto vedesi Pirro, che conduce per mano Andromaca. Il numeroso corteggio attraversa la scena, mentre cantasi il Coro.

CLEONE

Ma che ascolto?

ERMIONE

Qual lieto concento!

CLEONE

Infelice! Mi seguì...

ERMIONE

Oh tormento!

CLEONE

Delle nozze la pompa si avanza!

ERMIONE

Ah! Lo perdo non ho più speranza!

Mi abbandona l'usato vigor!

CORO

(che accompagna il corteggio)

Premia o Amore sì bella costanza,

questa coppia felice tu rendi;

in que' petti propizio deh scendi,

e gli avviva di tenero ardor.

(in questo frattempo Ermione è quasi priva di sensi, guarda sull'alto, e non vedendo più Pirro languente esclama:)

ERMIONE

Un'empia me 'l rapì;

egli più mio non è!

Come si può così

mancar di fedeltà!

E questa soffre il ciel

perfidia, ed empietà?

E ancor per l'infedel

un fulmine non ha?

Scena terza

Coro di Donzelle, e di Amici di Ermione, indi Oreste.

CORO

Il tuo dolor ci affretta

a consolarti...

ERMIONE

Andate!

Tutti da me sgombrate!

Vendetta... Ah sì... Vendetta

sol pace a me darà.

CORO

L'addita: una vendetta

chi a te negar potrà?

ORESTE

Che più a veder si aspetta?

Sei tu così oltraggiata!

ERMIONE

Di'... Mi ami ancora?

ORESTE

Ingrata!

Puoi dubitarne?

ERMIONE

Ah vanne...

Se l'amor mio ti è caro,

immergi questo acciaro

nel sen del traditor.

(gli presenta un pugnale)

Del sangue suo fumante

fa', ch'io lo vegga... e allor...

ORESTE

(inorridisce)

Che dici mai!

ERMIONE

Tu amante!

Degno di me non sei.

Oh vile! Oh debil cor!

ORESTE

Incerto... Palpitante...

Chi regge i passi miei?

Quanto mi costi Amor!

(parte confuso)

ERMIONE

Se a me nemiche o stelle,

se irate ancor noi siete,

la destra voi reggete

del mio vendicator.

De' tristi affetti miei

strano, e fatal conflitto!

Attende da un delitto

ristoro il mio dolor!

Misero cor trafitto!

Oh sventurato ardor!

CLEONE E CORO

Troppo è quel cor trafitto

da barbaro dolor!

(Ermione, che parte furibonda, è seguita da tutti)

Scena quarta

Fenicio, indi Pilade.

Recitativo

FENICIO

Ah qual sovrasta a Pirro

atra sciagura! Invan le usate vie

io tentai di quel cor: sordo a' miei preghi,

ei da sé mi discaccia,

e nel nodo fatal ebbro si allaccia.

PILADE

Ov'è Oreste, o Fenicio?

FENICIO

Io non mi avvenni

in lui finor.

PILADE

Vero è, che Pirro...

FENICIO

Ah troppo!

Così non fosse il ver!

PILADE

Oh forsennato!

Già d'immense falangi

veggo alla guida Agamennon, che fiero

il grave oltraggio a vendicar si accinge,

ed Epiro di assedio avvolge, e stringe.

[N. 10 - Duettino]

FENICIO

A così trista immagine

l'alma dolente geme!

PILADE

E di evitarsi il turbine

come nudrir più speme?

FENICIO E PILADE

Quanto sei sempre infausto

mal consigliato Amor!

Voi, numi, ah disarmate

il vostro giusto sdegno:

da' Greci allontanate

la strage, ed il terror.

(partono per opposte vie)

Scena quinta

Ermione nella estrema agitazione, indi Oreste.

[N. 11 - Finale II]

ERMIONE

Che feci? Dove son? M'insegue ovunque

spaventevole imago! Errante il piede

ove io volga non so!... Dal mio tiranno

mentre fugge il pensiero, Amor crudele

al pensier lo ritorna, e quando a morte

lo abbandona il furor, che mi divora,

se l'amo, o se l'aborro ignora ancora.

Parmi, che ad ogn'istante

de' suoi rimorsi al grido

ei s'arresti, a me rieda,

e del suo lungo error perdon mi chieda.

Ma de' suoi giorni alfin, donna spietata!

or non corre per te? Rapido oh quanto

fu il cenno tuo!… Ti offuscò il senno, il ciglio

la furia, che t'investe...

Ah no!... Fermati Oreste!

Chi ti spinge a seguir mia rabbia stolta?

Fermati! Io perdono un'altra volta...

Ah misera! Deliro! All'aura io spargo

i miei lamenti... e in questo punto... io gelo!

Santi numi del cielo!

Chi a me s'avanza? Oreste! Al fero sguardo,

al passo incerto, alle scomposte chiome

già quest'alma agitata

prevede il suo destin...

ORESTE

Sei vendicata.

(presentandole il pugnale datogli, intriso di sangue)

ERMIONE

Vendicata! E di qual sangue...

giusto ciel! quel ferro hai tinto?

ORESTE

Tu il chiedesti? E gace estinto

quel crudel, che ti oltraggiò.

ERMIONE

Oh barbarie orrenda! Estrema!

(coprendosi colle mani il volto inorridito)

ORESTE

Già di Andromaca sul crine

risplendea regal diadema:

trascorrendo ogni confine,

Pirro, audace, a' Greci in faccia,

preda vil di molle affetto,

serbar d'Ilio al pargoletto

vita, e scettro ancor giurò.

ERMIONE

Dèi! Qual giuro!

ORESTE

A tanto eccesso

chi frenar può l'ira ascosa,

che gli argivi petti invade?

Già lampeggian mille spade,

a ferir già ognun s'affretta,

e di un grido di vendetta!

tutto il tempio risuonò.

ERMIONE

Quale orror!

ORESTE

Tutto è sconvolto...

Pirro è cinto... È a lui rivolto

ogni ferro... ei cade... il vedo

già trafitto... a te me n' riedo...

e 'l pugnal che ad altra mano

affidai, ti rendo...

ERMIONE

Oh insano!

Oh ardir folle! Ah! Va'! Ti ascondi,

o maggior di ogni altra belva!

Va'! Tra boschi ti rinselva!

Cela al guardo de' viventi

un sicario, un traditor!

ORESTE

Che mai dici? Quali accenti?

Non mi spinse a tal misfatto

il tuo labbro seduttor?

ERMIONE

T'ingannasti... era un'amante

forsennata, delirante,

che parlò.

ORESTE

Che ascolto!

ERMIONE

Ah dimmi...

il mio cor... sì questo core...

non smentiva… anima rea!

Ciò, che il labbro a te chiedea?

Ne' suoi palpiti frequenti

non vedesti, non leggesti,

ch'egli ardea - d'immenso amor?

ORESTE

Pirro amavi? E perché o barbara!

lusingar gli affetti miei?

Ah crudel! Tu fosti, e sei

fatal sempre a questo cor!

ERMIONE E ORESTE

Fiere Eumenidi! Sorgete!

Voi, che invoco, ah distruggete

d'empio fallo il tristo autor.

ORESTE

Sì... del mio rimorso eterno

mille in sen furie d'Averno

già mi accrescono l'orror?

Scena ultima

Pilade con suoi Seguaci e detti.

PILADE

Ah! ti rinvenni!

CORO

Fuggiam! Fuggiamo!

PILADE

Dall'ira salvati di un popol forte,

che te sol chiede... che la tua morte

brama in vendetta del suo signor.

ERMIONE

Ah sarò paga!

ORESTE

No... mi lasciate...

a' miei nemici m'abbandonate.

PILADE

Vieni...

CORO

Ti arrendi...

ORESTE

Che osate… o barbari!

PILADE

Cedi all'amico... vieni... ti guido

fra i cari amplessi del genitor.

ERMIONE

(vacillando)

Mostro! Tu fuggi!

CORO

Già il legno è al lido...

ERMIONE

Va' pur… sia… vindice… quel flutto… infido

de'… tuoi… delitti… del… mio… dolor.

(cade svenuta)

ORESTE

Cadete o fulmini! Morte! Io ti sfido!

No, più a quest'anima non dài terror!

PILADE E CORO

Calmate o stelle tanto furor!

(Pilade e i suoi seguaci trascinano verso il lido Oreste quasi privo di sensi.)

Fine del libretto.

Generazione pagina: 28/10/2017
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40 (W)

Locandina Atto primo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Atto secondo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena ultima