ELENA DA FELTRE
Dramma tragico in tre atti.
Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.
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Libretto di Salvadore CAMMARANO.
Musica di Saverio MERCADANTE.
Prima esecuzione: 1 gennaio 1839, Napoli.
Personaggi:
BOEMONDO luogotenente di Eccelino III |
tenore |
IMBERGA sua figlia |
soprano |
SIGIFREDO padre di |
basso |
ELENA vedova |
soprano |
GUIDO |
baritono |
UBALDO |
tenore |
GUALTIERO |
basso |
Dame e Cavalieri della corte di Boemondo.
Familiari ed Amici di Ubaldo.
Scudieri e Guardie di Boemondo.
L'avvenimento ha luogo nella città di Feltre.
L'epoca rimonta al 1250.
Gabinetto negli appartamenti di Ubaldo.
Ubaldo siede presso una tavola, immerso in cupa tristezza: lo accerchiano i suoi nobili Amici ed i Familiari della potente sua casa.
CORO
Ti scuoti Ubaldo, e svelane
i crudi affanni tuoi:
dolce ti fia dividere
l'ascoso duol con noi,
dolce versar le lagrime
in sen dell'amistà.
(piano fra loro)
Muto egli resta, immobile!...
Ogni conforto è vano:
ahi! L'infelice è vittima
del suo cordoglio arcano!
Ahi! Volge a sera il misero
nell'alba dell'età!
Guido, e detti.
GUIDO
UBALDO
(scosso dalla voce di Guido, sorge e lo abbraccia)
Qual cagion ti guida
ne' lari miei?
GUIDO
(ad un cenno di Ubaldo il coro si allontana)
UBALDO
Parla.
GUIDO
UBALDO
E le promesse, o Guido, e la speranza
che l'antica possanza
risorga in te degli avi?
GUIDO
UBALDO
Tu dunque?...
GUIDO
UBALDO
Lo giuro. ~ E qual si noma
colei che tua sarà dinanzi al cielo?
GUIDO
UBALDO
(come colpito da un fulmine)
Elena!... (Io gelo!...) ~
GUIDO
UBALDO
Io?... Palpito
per te... Per te sol tremo... ~
Deh! Qual maligno genio,
amico, a te consiglia?
D'uom che fuggì al patibolo
amar puoi tu la figlia?
Puoi d'Eccelin la collera
sul capo tuo chiamar?
Ah! no: ti cangia...
GUIDO
UBALDO
(Tanto avversa, orribil tanto
la mia sorte io non credei...
lei perduta, insiem con lei
ogni speme il cor perdé...
Sol per vivere nel pianto
l'esistenza il ciel mi diè.)
GUIDO
UBALDO
(nella massima confusione)
Sì...
GUIDO
UBALDO
(Che promisi!... Che farò?...)
GUIDO
UBALDO
Sì, la tua gioia con te divido...
fia l'amistade scudo all'amore...
(Più lacerato di questo core
no, sulla terra un cor non v'è!)
(Guido parte. Ubaldo cade su una seggiola)
UBALDO
(dopo qualche momento di silenzio)
La madre estinta, il genitor fuggiasco
di tue repulse, ingrata,
pretesti furo! Amavi...
(sorgendo agitatissimo)
Ma non Ubaldo! ~ E renderò felice
te col rivale, io stesso?
No. ~ Pur... ~ Che mai decido?
Il tutto sappia Boemondo... ~ Ah! Guido
io perdo, e non ottengo
la fatal donna!
(rimane taciturno colle braccia conserte, lo sguardo affisso nel suolo; quindi si riscuote, come colui che ha già preso una determinazione)
Sì: rapirla... E fia
che l'amistà, che la giurata fede
sì vilmente io calpesti?...
Cede tutto all'amor. Tu lo dicesti!
(entra nei suoi appartamenti)
Sala del palazzo di Sigifredo. ~ Porte laterali e verone in prospetto che risponde sul giardino.
Elena.
Del tremendo Eccelin, di Boemondo
qui suo ministro, né di lui men crudo,
all'ire il padre s'involò!... Belluno
ricovero e difesa entro sue mura
al fuggente assicura. ~
Lieta son io, più lieta
il sol cadente mi vedrà domani!
Voti che amor formò, che benedisse
il consenso paterno,
benedirà domani anche l'eterno!
Ah! Del tenero amor mio
al trasporto appena io reggo...
Gl'inni ascolto, l'ara io veggo
ove sposa diverrò.
Sarò tua dinanzi a dio,
tua per sempre, o mio diletto...
si comprende in questo detto
quanta gioia il ciel creò!
Gualtiero, e detta.
GUALTIERO
(avanzandosi dal verone)
Elena?...
ELENA
Ebben, Gualtiero?...
Sembri agitato!...
GUALTIERO
È vero...
Tutta l'alma ho commossa... Un peregrino,
dalla romita via che al parco adduce
inoltrava guardingo; a lui d'incontro
io mossi... Ah! Chi poteva
immaginar soltanto!...
Egli mi segue... Vedi...
Sigifredo, e detti.
(egli appena arrivato protende le braccia ad Elena, e getta il cappello che fa parte del suo arnese da pellegrino, e di cui l'ala rovesciata gli ombreggiava il volto. Gualtiero si ritira da una porta laterale)
SIGIFREDO
Figlia...
ELENA
Tu, padre!...
SIGIFREDO
O figlia mia...
ELENA
Qui riedi,
qui, dove a prezzo il capo tuo fu posto!
SIGIFREDO
Vano il fuggir tornò: cadde Belluno,
cadde in potere anch'essa
del barbaro Eccelino,
all'odio ghibellino
co' miei seguaci un'ospital capanna
più dì m'ascose, ma drappel di sgherri
ne rintracciò...
ELENA
Che ascolto!...
SIGIFREDO
In questo arnese, dalla notte avvolto,
a me soltanto il fato
scampar concesse... Al fianco tuo ritorno,
che almen perir vogl'io
fra le tue braccia, o figlia...
ELENA
Un calpestio
l'udito mi ferì!... T'ascondi...
(Sigifredo entra dal lato opposto a quello onde si ritirò Gualtiero)
Gualtiero, quindi Ubaldo, e detta.
GUALTIERO
(comparendo sulla soglia)
Ubaldo
s'appressa.
(rientra)
ELENA
Egli!... Che fia?...
(ad Ubaldo)
- Tu giungi ad ora
ben tarda!
UBALDO
In tempo a possederti ancora
io giungo. Vieni.
ELENA
Ah! Dove?
UBALDO
Ne' lari miei.
ELENA
Che parli?...
UBALDO
Donde non uscirai che mia consorte.
ELENA
Ed oseresti?
UBALDO
Opporti a' miei desiri,
più, crudele, or non puoi...
ELENA
Ciel! Tu deliri!
UBALDO
Tremendo è il mio delirio!
Ebbro d'amor son io!...
Forza è seguirmi...
ELENA
Scostati...
Cessa...
UBALDO
Che indugi?
ELENA
Oh dio!...
parla sommesso...
(guardando atterrita dalla parte ove si nascose il padre)
UBALDO
Ascolta:
schiera è de' miei raccolta
quinci da presso...
ELENA
(Io palpito!...)
UBALDO
Se parlo un solo accento,
accorrerà sollecita...
ELENA
(M'opprime lo spavento!...)
UBALDO
Che giova omai resistere?
Chi può sottrarti a me?
(accostandosi ad Elena, come per trascinarla seco)
Sigifredo, e detti.
SIGIFREDO
Io...
(egli ha deposte le spoglie di pellegrino e stringe nella destra il brando sguainato)
UBALDO
Sigifredo!... ~ Un demone
qui lo conduce!...
ELENA
Ahimè!...
SIGIFREDO
Un nume, un nume vindice
qui, traditor, mi guida.
L'onore in suon terribile
sangue domanda, e grida...
E nel tuo sangue, o perfido,
l'oltraggio io laverò.
UBALDO
Tutto m'investe un fremito,
corre all'acciar la mano;
dell'ira temeraria,
dovrei punirti, insano...
ma togliere al carnefice
i dritti suoi non vo'.
ELENA
Ah! può scovrirti e perdere
un grido solo, un detto!...
Rammenta qual patibolo
hanno i crudeli eretto!...
Pensa che sopravvivere
la figlia a te non può.
SIGIFREDO
(avviandosi dalla parte del giardino)
Snuda il ferro, ed esci meco,
o dirò, che un vil tu sei.
UBALDO
Vile!
ELENA
(supplichevole)
Ubaldo!
UBALDO
Io vile!... Ah cieco
son di sdegno!... Andiam...
ELENA
No... Déi
prima uccidermi spietato...
(cadendo a piè di Ubaldo, e stringendogli le ginocchia)
SIGIFREDO
Vieni...
UBALDO
Resta...
(sciogliendosi da Elena)
I seguaci di Ubaldo, poi Gualtiero, quindi un drappello di Armigeri e detti.
SEGUACI
(accorrendo)
In tuo soccorso...
Qui costui!...
GUALTIERO
(nel massimo spavento)
Nemico fato!...
Stuol di sgherri ai gridi accorso,
già si avanza...
ELENA
Cielo! Aiuto...
ELENA E GUALTIERO
Fuggi...
(spingendo Sigifredo verso i giardini)
SIGIFREDO
È tardi.
IL CAPO DEGLI ARMIGERI
Chi mai vedo!...
UBALDO
(Ah, che feci!...)
SIGIFREDO
(Son perduto.)
(getta la spada)
ARMIGERI
Il ribelle Sigifredo!
IL CAPO DEGLI ARMIGERI
Si circondi.
ELENA
Ah!...
(avviticchiandosi al padre)
ARMIGERI
T'allontana.
ELENA
Non fia ver...
GUALTIERO
Di lei pietà...
ARMIGERI
Stolta, ed osi!...
ELENA
Forza umana
separarci non potrà.
Tigri... Furie dell'averno,
quelle spade in me vibrate,
ma strapparmi al sen paterno,
fin ch'io vivo, non sperate. ~
Disfidiam la cruda sorte
ne colpisca insiem la morte,
ed insieme, o padre amato,
ne raccolga iddio nel ciel.
SIGIFREDO
Figlia, addio... Per sempre addio...
al supplizio già m'appresto;
ma l'onor del sangue mio
sulla terra illeso io resto.
È confin di mie sciagure,
è trionfo a me la scure...
Tu conforta il cor piagato,
miglior padre avrai nel ciel.
UBALDO
(Mi seguiro al giunger mio
lutto e morte in queste mura...
quale un empio in ira a Dio
porto meco la sciagura?
Ho nel cor l'atroce morso
d'un terribile rimorso...
Ah! L'amico è vendicato,
maledetto fui dal ciel.)
GUALTIERO
Trista notte!... Sventurato!...
Ho di morte in petto il gel!
ARMIGERI
T'apparecchia, scellerato,
al supplizio più crudel.
Elena è divelta dal fianco del Padre, e mentre lo vede allontanarsi ferocemente trascinato, cade priva di sensi nelle braccia di Gualtiero.
Ubaldo si allontana desolato, la sua Gente lo segue.
Sala nel Palazzo municipale.
Boemondo ed Ubaldo, seduti.
UBALDO
Dunque?...
BOEMONDO
Tutto è già fermo.
Il silenzio profondo della notte
di Sigifredo avvolse
la prigionia: qual d'un estinto in petto,
nel cor de' miei tace l'arcano...
UBALDO
E tace
nel cor de' miei pur anco.
BOEMONDO
Entro la rete
Guido cadrà... ~ Giunge colei.
(sorgono)
Elena, e detti.
ELENA
Me vedi,
nella polve... A' tuoi piedi... ~
svena, svena la figlia, o Boemondo,
e viva il padre.
BOEMONDO
Al mio voler t'arrendi,
ed ei vivrà.
ELENA
Fia vero!... Imponi.
BOEMONDO
Ubaldo,
l'irrevocabil mio comando a lei
parla.
(egli si muove per uscire. Elena fa qualche passo alla sua volta, in atto supplichevole e come per parlargli)
BOEMONDO
Obbedir t'è forza...
Ciecamente obbedir.
(parte)
ELENA
Pronunzia dunque
la mia sentenza.
UBALDO
M'odi.
Onde salvar del padre tuo la vita,
è mestier che ad Imberga
offra Guido la man.
ELENA
Prosegui.
UBALDO
Ed egli
mai no 'l farà, se pria
fra voi non sorge una barriera eterna.
ELENA
Quindi?
UBALDO
Seguir tu déi
altr'uomo all'ara...
ELENA
Altr'uomo! E quel tu sei?
UBALDO
È ver, son io, che avvampo, ardo, mi struggo
d'amor per te...
ELENA
D'amor!... Quel reo tuo core
non conosce, non sa che cosa è amore.
UBALDO
Il mio sangue, i giorni miei
per l'amico io speso avrei...
ma saperlo a te consorte!
Ma vederlo a te dappresso!...
Quest'idea peggior di morte
mi sospinse a nero eccesso!
La mia fede ho violata,
l'amistade ho calpestata...
Ah! Misura, o sconoscente,
l'amor mio, dal mio fallir!
ELENA
Sorridendo il ciel m'offria
quanti beni un cor desia!...
Tutto perdo... Me infelice!
Tutto sparve ad un istante!...
Dunque infida e traditrice
me saper dovrà l'amante?...
Io sarò da lui spregiata,
maledetta, abominata!...
No, tant'oltre non consente
ad un'alma Iddio soffrir.
UBALDO
Dunque non vuoi?
ELENA
Discendere
vo' pria nel freddo avello.
UBALDO
Altri però precederti
deve, ostinata, in quello.
Già nel segreto carcere
s'inalza un palco... Trema!
Quando dal maggior tempio
udrai squillar l'estrema
ora del giorno, i complici
morran di Sigifredo!
O cedi, o sul patibolo
anch'ei...
ELENA
(inorridita)
Non dirlo... ~ Io cedo. ~
Sarò tua sposa.
UBALDO
(Oh giubilo!...)
Fra poco, ed al cospetto
di Boemondo, apprestati
a confermare il detto
con giuramento.
ELENA
Basti...
Promisi... Giurerò.
UBALDO
Il genitor salvasti...
ELENA
Guido!... Perduto io l'ho!...
UBALDO
Arderà più vivo ognora
del mio cor l'immenso affetto...
Come un idolo si adora,
adorarti ognor prometto.
Anche un barbaro destino
lieto fia con te diviso...
Mi parrà di gioia un riso
fin la morte in braccio a te.
ELENA
O perduta mia speranza,
fu dover l'abbandonarti,
non tacciarmi d'incostanza...
era figlia pria d'amarti. ~
È compito il mio destino...
già la morte in sen mi piomba...
(volgendosi ad Ubaldo, con disperazione)
non il talamo, la tomba
apprestar tu devi a me.
(partono)
Appartamenti di Boemondo.
S'apre nel fondo un uscio segreto, dal quale s'inoltra Guido, preceduto da molti Uomini d'armi, che si allontanano per altra via.
GUIDO
Boemondo, e detto.
BOEMONDO
Incauto!
M'è noto il tuo disegno:
pur desta in me l'ingiuria
più sprezzo assai, che sdegno;
né movo a te rimproverò
d'un fallo già punito.
GUIDO
BOEMONDO
Sconsigliato giovine!...
GUIDO
BOEMONDO
Tu sei tradito.
GUIDO
BOEMONDO
No: dalla perfida
che mancator ti rese.
GUIDO
BOEMONDO
Quel cor volubile...
GUIDO
BOEMONDO
D'altr'uom s'accese.
GUIDO
BOEMONDO
(con fermezza)
E testimone, e giudice
sarai del ver tu stesso.
GUIDO
BOEMONDO
In breve.
GUIDO
(Boemondo gli accenna di tacere ed attendere: quindi rientra)
Magnifica sala, pomposamente apparecchiata, per festeggiarvi la conquista di Belluno.
Dame e Cavalieri della corte di Boemondo: Ubaldo è fra loro.
TUTTI
Già Belluno al vento spiega
la bandiera d'Eccelino!
Pugni invan lombarda Lega
contro il ferro ghibellino.
Guelfi, l'itala contrada
sgombra alfin di voi sarà:
all'impero della spada
ogni forza cederà.
Boemondo conduce Imberga, Guido li segue: i suddetti. Al giungere di Boemondo tutti s'inchinano.
BOEMONDO
(a parte)
Di tanta gioia, cavalieri,
vien la figlia con me.
(le dame accerchiano Imberga: i cavalieri fan corona a Boemondo)
Per voi di Feltre
sappian le genti, che l'età malvagia
lo astringe al sangue, ma non è clemenza
virtù straniera a Boemondo, e ch'egli
delle paterne colpe
l'onta e la pena ricader non lascia
sull'innocente figlio.
L'esempio giovi a contestare il detto:
mirate or voi qual donna entro il mio tetto
accolsi.
S'apre una porta, donde comparisce Elena: i suddetti.
GUIDO
ELENA
(Guido!...)
DAME
Costei!...
CAVALIERI
Fia ver!... Del tuo mortal nemico
la figlia!...
BOEMONDO
Sì, di lui
che rovesciar del mio signore in Feltre
tentava il seggio: egli campò fuggendo...
Del ribelle si taccia.
ELENA
(Oh doppio core!)
BOEMONDO
Priva del genitore,
a lei manca un sostegno;
lo avrà. Possente cavalier ne vive
amante riamato... ~ Or tu lo noma,
e sciogli il giuramento,
che il rito nuzial precede ognora.
ELENA
(Ahi! Dura terra, e non ti schiudi ancora?
Non trovo il detto!... Fatal momento!...)
GUIDO
UBALDO
(Il cor mi trema!...)
IMBERGA E BOEMONDO
(Io già ti provo, io già ti sento
della vendetta gioia suprema!)
ELENA
(Parlami al core voce paterna,
che sei pe' figli voce di dio...
dammi costanza bontade eterna,
poni l'accento sul labbro mio...
Ogni altro affetto mi taccia in cor...
Muoia la figlia pe 'l genitor.)
GUIDO E UBALDO
(Un punto solo, un solo accento
può trista, o lieta farmi la sorte!...
Palpito, gemo, spero, e pavento,
qual non sospeso fra vita e morte! ~
Di tema agghiaccio, ardo d'amor...
a tanto assalto non regge un cor.)
IMBERGA E BOEMONDO
(piano ad Elena, rimasta sempre accanto ad essi)
(Figlia crudele, se indugi ancor,
la tomba schiudi al genitor!)
DAME E CAVALIERI
(sommessamente fra loro)
(Guido è turbato! ~ Ubaldo ancor! ~
Colei si tinse d'atro pallor!)
BOEMONDO
Svela pur gli affetti tuoi:
troppo, o donna, omai tacesti.
(con mistero)
Qui d'alcun temer non puoi:
io qui sono, io: m'intendesti?
ELENA
(è ancora esitante; ma ella vede balenare nel guardo di Boemondo una tremenda minaccia, quindi raccogliendo tutta la sua costanza, dice le seguenti parole, come persona già presso a morire)
Amo... Ubaldo... e giuro a lui...
fé... di sposa...
GUIDO
ELENA
(Ah! Terribile cimento!...)
GUIDO
UBALDO
Sciagurato!...
ELENA
Ciel!...
IMBERGA, BOEMONDO E CORO
Che fai!...
(lo disarmano)
GUIDO
ELENA
(Non v'ha supplizio eguale!...
Non v'ha più rio martoro!...
Ogni suo detto è strale!
Ad ogni istante io moro!)
(osservando la gioia che traluce negli occhi di Boemondo)
(È gioia intanto all'empio
di questo cor lo scempio!...
la tua giustizia, o cielo,
non porge aita a me?)
UBALDO
(a Guido)
D'Elena in sen m'ardea
il più cocente amore...
squarciarmelo potea,
ma non cangiarmi il core. ~
Invan tua rabbia cieca
al mio legame impreca...
Sarà la terra un cielo,
d'accanto a lei, per me!
IMBERGA E BOEMONDO
(Perfida, è questo un saggio
del tuo castigo appena:
tremendo fu l'oltraggio,
sarà maggior la pena.
Strazio crudel t'aspetta,
e tanta e tal vendetta,
che della morte il gelo
men crudo fia per te!)
CORO
L'ira che t'arde in petto
spegni, o nascondi, insano.
A più sublime oggetto
porger tu déi la mano...
Non mai sì basso amore
dovea macchiarti il core...
Lo covra eterno velo;
se puoi, lo nega a te.
Guido si allontana nel massimo furore; tutti lo seguono, tranne Ubaldo, ed Elena che disperatamente si abbandona su una seggiola.
Galleria adorna di ritratti, nel palazzo di Sigifredo.
Elena prostrata innanzi all'effigie di sua madre.
Madre, che in ciel sei del bel numer'una,
e in lui t'affisi che non cape in mente
di noi bassi mortali, ah! tu m'impetra
il fin di questa mia
vita non già, ma prolungata morte.
Troppo acerba è la prova, ed io mal reggo
debole, e sola... Giunge alcun... ~ Traveggo!...
Guido, e detta.
ELENA
Tu qui, mentre s'appresta
delle tue nozze il rito
nel vicin tempio?
GUIDO
ELENA
O Guido!...
GUIDO
ELENA
(Il cor ferito
con dura mano egli mi tocca!...)
GUIDO
ELENA
(M'investe un gelo!...)
GUIDO
GUIDO
ELENA
Taci, ah! Taci...
(gelosia tremendo scempio
fa di me!...)
GUIDO
ELENA
(Bever deggio a sorso a sorso
questo nappo di dolor!)
GUIDO
ELENA
(Madre, aita... O mi vedrai
vinta alfine in tanta guerra...)
GUIDO
ELENA
(Dio, lo vedi... A tale incanto
non resiste umano cor!)
GUIDO
ELENA
(Ei trionfa!...) Sappi, Guido,
ch'io giammai...
(la campana del maggior tempio suona l'ultima ora del giorno: Elena è presa da tremito convulso)
GUIDO
ELENA
(con l'accento della disperazione)
Ch'io giammai per te non arsi,
che d'Ubaldo è l'alma mia,
che fra noi barriera alzarsi
deve eterna...
GUIDO
ELENA
Vanne all'ara, e benedica
i tuoi voti un dio d'amore...
Abbia pur la mia nemica
la tua destra, ed il tuo core...
Una stilla del tuo pianto
sia concessa a me soltanto...
Ah! ne aspergi i freddi marmi
ove in breve dormirò.
(Guido parte disperato: Elena si ritira)
Appartamenti di Ubaldo, come all'atto I.
Ubaldo.
(egli si avanza a passi rapidi, incerti, vacillanti: è coperto di pallore, le sue membra sono tremanti, inorriditi gli sguardi)
Oh inaudita perfidia! Oh sanguinoso
orribil tradimento!...
Nella profonda sotterranea volta,
in cui fu tratto Sigifredo, io mossi,
onde affrettar l'istante
che i lacci suoi scioglier dovea... Ma quale,
ahi! qual s'offerse a me vista ferale!...
Al chiarore di lugubri tede
vidi un palco di sangue bagnato!...
E balzar del carnefice al piede
il suo capo dal busto troncato!...
Quella cruda, terribile scena
ho presente al pensiero tuttor!
Ed un gel mi ricerca ogni vena!...
I capelli mi drizza l'orror!
(si getta a sedere. Un momento di silenzio)
Quando fia noto l'orrido inganno
qual della figlia sarà l'affanno!...
(sorgendo)
Ahimè! Che prezzo della sua mano
era la vita del genitore!
Dunque io la perdo!... Ho dunque invano
di grave colpa macchiato il core!...
Or che mi resta? ~ Che? Vendicarmi.
Olà?
Ubaldo e la sua gente.
UBALDO
Miei prodi, sorgete all'armi...
lo sdegno guelfo che in sen vi cova,
sbocchi a vendetta di molte offese... ~
Elena ancor veder mi giova...
ma s'ella nega... Ma s'ella apprese...
o Boemondo, dell'empio eccesso
ragion col ferro ti chiederò.
CORO
L'ardir sopito, l'odio represso
un sol tuo grido in noi destò.
UBALDO
Se deggio perdere l'amato oggetto,
la vita un peso divien per me;
siccome al reprobo, al maledetto
che la speranza del ciel perdé. ~
Ma trema infame, ho brando e core...
fiumi di sangue scorrer farò...
Giuro commettere qualunque orrore...
più scellerato di te sarò.
CORO
Giunse il momento vendicatore!...
e cielo e terra colui stancò.
(partono)
Stanza di Elena: due porte laterali, ed in fondo gran verone aperto da cui scorgesi la cupola della cattedrale: è notte; un doppiere arde su una tavola.
Elena pallida come la morte, e giacente sopra una seggiola. Gualtiero le sta mestamente dappresso.
ELENA
(sorge agitatissima: il suo piede è tremulo, fioca la sua voce)
Condurre Ubaldo in libertà dovea
fra queste braccia il padre...
della promessa già trascorsa è l'ora,
ma pur... la sua dimora
gelar mi fa!
GUALTIERO
Pavento anch'io...
ELENA
Deh! Vanne
al carcere paterno,
e la cagion del fero
indugio chiedi.
GUALTIERO
Oh cielo!... E posso, e deggio,
nello stato crudele in cui ti veggio,
lasciarti?...
ELENA
Sia preghiera, o sia comando,
va' non tardar... Se resti, l'incertezza
m'ucciderà.
(Gualtiero parte: ella rimane come assorta in letargo. Tutto ad un tratto un'improvvisa luce si diffonde nella stanza)
Che fia!...
mi balza il core!...
(accorre vacillando al verone)
Oh vista!...
Il nuzial corteggio!... E Guido... Ah! Guido
presso la sua!... ~ Non posso,
non posso dirlo. Ahimè!... Giungono al tempio!...
Varcan la soglia!... ~ Almen, deh! rispettate
questi d'un infelice
momenti estremi... ~ Ah! Già dagli occhi miei
spàrvero!... Morte, e così lenta sei?
(intanto s'ode lo squillo delle campane suonanti a festa, ed il seguente)
CORO
O tu che i mondi innumeri
d'un cenno e festi e reggi,
tu che dettasti agli uomini
d'amor le sante leggi,
volgi sull'ara pronuba
un guardo di favor.
E stretti in sacro vincolo
fa' di due cori un cor.
ELENA
Tace la squilla!... Cessano
i cantici devoti!... ~
Tristo, fatal silenzio!...
Egli... or... pronunzia i voti!... ~
Fu detto il sì terribile,
fu detto, il cor l'udì!
(nel delirio della gelosia fa qualche passo verso il verone e protende le mani, come in atto di maledire, ma pentita immantinente, cade in ginocchio, ed alza al cielo i lumi irrigati di lacrime)
Per questo orrendo strazio
che mi conduce a morte...
di lui, di lui propizia,
rendi, signor la sorte...
Guido non è colpevole...
un empio lo tradì!...
Chi giunge?
(levandosi a stento)
Ubaldo... Oh palpito
mortale!...
Ubaldo con Séguito, e detta.
ELENA
Il genitore
ov'è? Rispondi...
UBALDO
Calmati...
Udrai... Ma qual pallore!...
Qual angoscioso anelito!...
Donna! Tu manchi!... Oh dio!
S'aiti...
ELENA
No... Scostatevi...
Il padre... il padre mio?...
(odesi il rimbombo di musica giuliva)
ELENA
Suonan le vie di giubilo!...
UBALDO E CORO
Ah! Mal ti regge il piede!...
ELENA
Guidan gli sposi... al… talamo!...
(con smania sempre crescente)
E il servo ancor non riede!...
Padre... deh! Padre... Affrettati...
Se indugi troverai
spenta la figlia...
Gualtiero e detti.
GUALTIERO
Oh misera!
Più genitor non hai...
Mira di lui che avanza...
(le porge la sciarpa di Sigifredo insanguinata)
la scure lo colpì.
ELENA
La... scure!... ed... io!...
CORO
Costanza...
UBALDO
Elena!...
(ella si accosta la sciarpa alle labbra, ma presa da sincope mortale piomba al suolo)
GUALTIERO E CORO
Oh ciel!...
UBALDO
Morì!...
(cacciandosi disperatamente le mani fra i capelli)
(Gualtiero, soccorso dalla gente di Ubaldo, rialza Elena, e l'adagia su una seggiola, ~ breve silenzio. ~ Elena riapre languidamente gli occhi, che restano affissi al cielo, qual di persona rapita da visione celeste)
ELENA
No, non è spento il padre,
egli lassù m'attende...
ecco la man mi stende... ~
io corro... io volo a te...
nell'estasi beata...
del tuo paterno amplesso,
il cielo, il cielo istesso...
più bello... fia... per me!
(spira)
UBALDO
(in ginocchio presso l'estinta)
Tutta la vita... in lagrime...
sul cener tuo... vivrò...
GUALTIERO E CORO
Dal ciel mancava un angelo...
iddio lo richiamò.
Fine del libretto.
Generazione pagina: 30/09/2018
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
(W)