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Edmea

EDMEA

Dramma lirico.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Antonio GHISLANZONI.
Musica di Alfredo CATALANI.

Prima esecuzione: 27 febbraio 1886, Milano.


Personaggi:

Il CONTE di Leitmeritz

basso

OBERTO suo figlio

tenore

Il BARONE di Waldek

basso

ULMO vassallo del Conte

baritono

FRITZ giullare

tenore

L' OSTE

basso

EDMEA

soprano

Una DAMA

sconosciuto

Un MINISTRO

sconosciuto


Coro: Vassalli del Conte, Gastalde, Servi, Baroni, Signori, Dame, Giullari, ecc., ecc.

L'azione ha luogo in Boemia, in un castello feudale sulle rive dell'Elba e nelle sue vicinanze. Epoca 1600.

Atto primo
Scena prima

Vasto atrio di palazzo feudale. Porta a sinistra che mette all'oratorio, altra porta a destra che conduce agli appartamenti signorili. Dalla terrazza nel fondo si vede l'Elba.
All'alzarsi della tela la scena è ingombra di Donne intente ai lavori dell'arcolaio.

CORO

La ruota gira,

guizza la spola,

ma il cor sospira,

ma il pensier vola

ai cieli splendidi,

ai prati, ai fior,

dietro fantastiche

larve d'amor.

Speranze care,

sogni ridenti,

poi veglie amare,

vani lamenti...

Così dileguasi

la gioventù,

e l'età più bella

non torna più.

PRIME

Ma perché Edmea non siede oggi tra noi?

SECONDE

Da ieri

vive solinga e assorta in lugubri pensieri.

PRIME

Così felice un tempo parea! Che vorrà dire?

SECONDE

(con mistero)

Si vuol che il conte Oberto oggi debba partire

per lontani paesi...

PRIME

Ah! Si comprende allora...

SECONDE

Silenzio!...

PRIME

Gli è un segreto che qui nessuno ignora...

(vedendo avanzarsi Edmea)

Badate! Dessa!

TUTTE

Vieni, gentile Edmea... diffondi

fra noi la luce ancora de' tuoi canti giocondi.

EDMEA

Mesta è l'anima mia ~ tenebra e pianto

ogni pensiero, e voi...

voi della gioia mi chiedete il canto!...

CORO

Canta! L'affanno

che ti percuote

vibri nel gemito

delle tue note.

Canta! All'angoscia

che in cor ti sta,

fia dolce il balsamo

della pietà.

EDMEA

I

Allor che il raggio de' tuoi sorrisi

sulla mia vita non splenderà,

quando raminghi, dal mar divisi,

deserto il mondo per noi sarà:

del tuo cammino

qual sia la meta,

nell'ora mesta,

nell'ora lieta,

il mio pensiero

ti seguirà.

II

Lo spirto amante non si divide

da quei che parte, da quei che muor;

al fato, al tempo che tutto uccide,

sublime, eterno sorvive amor.

Là, negli spazi

d'ignoti cieli,

ci incontreremo

spirti fedeli

sovra un sentiero

di luce e fior.

Scena seconda

Oberto e detti.

CORO

Malinconica inver la tua canzone!

(alzandosi)

Il conte Oberto...

EDMEA

(sorgendo)

Lui!... Reggimi, o dio!...

OBERTO

(alle donne)

Andate!..,

CORO

(inchinandosi)

Buon signore...

sia la gioia con voi!

(escono tutti meno Edmea ed Oberto)

OBERTO

(accostandosi ad Edmea che gli va incontro lacrimosa)

Angelo mio!...

Rivederti qui posso anco una volta!

EDMEA

Dunque?

OBERTO

È deciso...

EDMEA

Quando?...

OBERTO

Fra un'ora...

EDMEA

(con angoscia)

Fra un'ora... hai detto!...

OBERTO

Perché quel pianto?...

Partir mi è forza, ma in queste mura

teco rimane di Oberto il cor...

Tu m'ami, io t'amo; d'ogni sventura,

d'ogni periglio trionfa amor...

EDMEA

Ma se obliarmi tu un dì potessi...

se un'altra... donna...

OBERTO

Puoi tu pensarlo?

EDMEA

S'io rivederti... più non dovessi...

OBERTO

Solo la morte potria vietarlo...

(con dolcezza stringendole la mano)

Edmea, sorridimi; d'amor la voce

non altro accento da te vuò udir...

Balsami invoca lo strazio atroce,

e tu, crudele, mi fai morir...

EDMEA

(con abbandono)

Perdona, Oberto; d'insidie infami

piena è la terra dove tu vai,

ma tu sei forte, ma so che m'ami,

e d'ogni insidia trionferai...

OBERTO

E... tu... del pari...

EDMEA

Sì... Oberto mio;

ma pria di darti l'estremo addio

vorrei...

OBERTO

Che brami? Parla!

EDMEA

A quel volto

ergi lo sguardo...

OBERTO

(commosso)

Mia madre...

EDMEA

Qui

solenne un voto da me sia sciolto....

Tu me 'l consenti, Oberto?...

OBERTO

(commosso)

Sì...

EDMEA

(con solennità, additando l'effige)

Dinanzi a questa immagine

della tua madre pia,

che me straniera ed orfana

siccome figlia amò:

giuro esser tua se prospero

o avverso il fato sia;

se d'esser tua mi vietano,

lo giuro a lei: morrò!

OBERTO

(invitando Edmea a seguirlo)

Vieni già scorsa è l'ora...

mio padre attende...

EDMEA

(atterrita)

Dio!

OBERTO

Tu tremi! Ei tutto ignora...

EDMEA

Solo di lui... degg'io

tremar...

OBERTO

(con entusiasmo)

Del suo volere

è il nostro amor più forte...

(abbracciandola)

Mia sposa...

EDMEA

(con trasporto)

In vita, in morte...

OBERTO

Tu parli di morir!...

Pensa, o cara, i bei dì che verranno...

EDMEA

Io qui sola vivrò nell'affanno...

OBERTO

Pensa ai giorni del lieto ritorno...

EDMEA

Sì, vivrò sospirando quel giorno...

OBERTO

Si rattemprin la fede e l'amore

nel sorriso del lieto avvenir.

EDMEA

Luce sola al deserto mio core

fia la speme d'un lieto avvenir.

(escono insieme)

Scena terza

Ulmo che sarà apparso sulla porta a destra mentre Oberto ed Edmea si allontanano.

ULMO

Egli parte... ed io resto. ~ Oh mille volte

più felice di me s'ei porta seco

d'Edmea l'amor! ~ Non li vedrò più insieme...

Degli sguardi furtivi e dei sorrisi

fra lor scambiati, più l'amaro insulto

non soffrirò... Ecco la gioia mia!

Misera gioia nello strazio atroce

che mi consuma. ~ E... s'egli... non tornasse...

se ad altra donna il cor volgesse... s'ella

tradita... abbandonata... (con orrore) Oh! Che mai penso

Edmea morrebbe di dolore... ed io...

potrei... bramarlo?... Io, che d'amor l'angoscia

lentamente trascino, e per lei moro...

(dopo breve pausa)

Divora le tue lagrime insensate

povero core dall'affanno oppresso,

sulle soglie d'amore a te vietate

nulla bramar, nulla sperar tu déi.

Ogni pietà fia muta a' tuoi lamenti,

e in quell'astro d'amor gli sguardi intenti,

un gaudio solo ti sarà concesso,

gridare al mondo e al ciel: muoio per lei!...

Scena quarta

Il Conte, Edmea, Ulmo.

CONTE

(ad Ulmo che vorrebbe allontanarsi)

Ulmo, rimani. ~ Appressati,

Edmea gentile. ~ Disvelarvi intendo

un mio disegno, che gradito forse

a entrambi può tornar. Al mio cor mesto

pe 'l dipartirsi dell'amato figlio

un sollievo si chiede. ~ Ulmo tu sei

de' miei servi il più fido, il più gradito...

alta prova d'affetto ora vuò darti

unendoti a costei, che al pari amiamo

siccome figlia...

EDMEA

Cielo!

ULMO

Ho ben compreso?

Signor... voi dicevate?...

CONTE

Questa sera

sposi sarete...

ULMO

Io d'Edmea sposo... E voi...

signor... volete?

EDMEA

(con forza)

Una impossibil cosa...

assurda, orrenda...

CONTE

(con severità, ad Edmea)

Ricordarti deggio...

che qui non avvi altro voler che il mio!

Una più assurda e folle

idea ti illuse il cor... Tutto mi è noto...

Oberto è lungi... Fra voi queste nozze

una barriera eterna innalzeranno...

EDMEA

Pietà! Pietà! Signor!

ULMO

Oh! Come il cor mi palpita

di gaudio e di terror!...

CONTE

(in disparte, ad Edmea con accento minaccioso)

Che speri tu? Che attendi?

Non vedi... non comprendi

che alle chimere vane

ti è forza rinunciar...?

Come scordar potesti

la stirpe onde nascesti,

e al figlio mio le insane

speranze tue levar?

EDMEA

(con ardore)

Oberto mi ama... io l'amo...

innanzi a dio noi siamo

già sposi...

CONTE

Tanto ardisci!

EDMEA

(supplichevole)

Signor...

CONTE

(respingendola)

Ti scosta...va'!

EDMEA

Alle mie preci unisci

Ulmo le tue; pietà!

EDMEA

(volgendosi ad Ulmo)

Che ti varrebbe l'essermi sposo

mentre il mio core già ad altri è dato?

Ulmo, sii forte, sii generoso,

fuggi, ribellati, rinunzia a me!

Se al par degli altri non vuoi spietato

ch'io qui d'angoscia ti spiri al piè.

ULMO

(con passione ad Edmea)

Ma non comprendi, non sai, non vedi

che ogni tuo detto mi strazia il core?...

Il sacrificio che tu mi chiedi

sterile e vano saria per te...

Edmea: se darmi non puoi l'amore,

come sorella ti affida a me.

CONTE

(ad Edmea)

Son vani i pianti, son vani i preghi,

io di mia stirpe l'onor difendo;

di nozze il rito te ad Ulmo leghi,

e padre ancora sarò per te.

Ma inesorabile mi avrai, tremendo,

se ribellarti tu osassi a me...

VOCI

A nozze! A nozze!

CONTE

Ecco il Ministro...

ULMO

(ad Edmea)

Edmea, ti arrendi...

Scena quinta

Il Ministro, Coro e detti.

(il Ministro va presso il tavolo e spiega l'atto nuziale)

EDMEA

(ad Ulmo)

Tu pur... tu vuoi...

dunque ch'io muoia?

ULMO

Lottar non puoi...

MINISTRO

Vengan gli sposi...

EDMEA

Sugli occhi ho un vel...

CORO

Giorni felici ~ avventurosi

ai nuovi sposi ~ consenta il ciel!

Come le destre congiunga i cori

d'eterno amore nodo fedel.

(durante questo coro, Ulmo si sarà accostato al Ministro ed avrà segnato l'atto, mentre il Conte avrà condotta parimenti Edmea pallida, cogli occhi smarriti, presso il tavolo)

CONTE

(vedendo Edmea esitare)

Segna...

EDMEA

(scrivendo)

Alla forza piego...

CONTE

(staccandosi da lei con gioia)

Sta bene...

Pago è il mio voto...

ULMO

(accostandosi timidamente ad Edmea, che si avanzerà guardandosi intorno come chi cerchi un'uscita)

Edmea!

EDMEA

(con forza)

Tentaste

farmi spergiura... No, v'ingannaste!

All'uom che adoro morrò fedel...

(si apre un varco tra le donne, corre al terrazzo e scomparisce)

ULMO

(inseguendo Edmea)

Gran dio!... Nel fiume!...

CORO

Ah! qual sciagura!

Accorrete!

CONTE

(al coro)

Che fu?

CORO

Nel fiume... Edmea...

CONTE

Presto! Sciogliete

le barche.

(portandosi verso il terrazzo)

VOCI

Al remo! Al remo!

Ulmo tra i vortici già s'è lanciato...

dalla corrente vien trascinato...

un corpo bianco sui flutti appar...

CORO

(rifuggendo dal terrazzo e portandosi sul davanti della scena)

Sommersi entrambi! Orrore! Orrore!

A tal spettacolo non regge il core;

grazia per essi! Madre del cielo,

grazia! Tu sola li puoi salvar!

CONTE

(costernato)

Quanto il mio core fu a lei spietato,

possa mio figlio sempre ignorar!

(mentre le donne, Ministro, Conte, ecc. tornano ansanti verso il terrazzo, cala la tela)

Atto secondo
Scena prima

Il cortile d'una taverna. A sinistra la porta che mette nell'interno. Nel mezzo ampio portone aperto sulla via. Sotto una tettoia, tavole e sedili di legno. A lato della gran porta un banco di pietra.
Fritz seguìto da Giullari e Saltimbanchi. L'Oste. Artigiani.

FRITZ

(presentandosi sulla porta di mezzo e alzando una mazza)

Alt!

GIULLARI

(arrestandosi)

Alt!

FRITZ

(avanzandosi)

Avanti!

GIULLARI

(precipitandosi nel cortile)

Avanti!

FRITZ

L'albergo ha un buon aspetto...

(forte, picchiando sulla tavola)

Ostiere maledetto!

TUTTI

Olà! Qualcuno! Olà!

OSTE

(avanzandosi con ritrosia)

Son zingari o briganti?

Signori, che volete?

FRITZ

Nulla... ammorzar la sete

e andarcene di qua.

GIULLARI

(circondando l'Oste)

Oste garbato

bada che almeno

il tuo licore

non sia veleno;

servici presto

da ostiere onesto,

e una ballata

ti canterem.

ARTIGIANI

(che saranno usciti dalle sale terrene)

Certo, una truppa è questa

di mimi e di giullar,

che del baron la festa

andranno a rallegrar.

FRITZ E GIULLARI

Cantanti o cerretani,

siam o non siam cristiani?

Abbiam coscienza onesta

e argento per pagar.

OSTE

Ottima solfa è questa...

vi servirò...

GIULLARI

(deponendo i lor bagagli ai piè della tavola)

Sediamo...

dal baronal castello

ancor distanti siamo?

ARTIGIANI

Due tratti d'arco appena...

FRITZ

Breve è la tappa inver...

GIULLARI

Attinger forza e lena

pur giova dai bicchier.

FRITZ

(gridando)

Ma questo vino arriva

dal Caucaso?...

OSTE

(recando anfore e bicchieri)

Signori...

ai vostri cenni...

GIULLARI

Evviva

l'amico tavernier!...

FRITZ

(impadronendosi del fiasco e versando)

Purché sia buono il vino...

GIULLARI

Veh! Veh! Sembra un rubino...

Giù! Tutti fino all'orlo

si colmino i bicchier!...

FRITZ

(versando)

Ciascuno la sua parte

avrà di ugual misura,

prima di darmi all'arte

ho fatto il cantinier.

ARTIGIANI E OSTE

O come questa gente

la campa allegramente!

Meglio di lor la vita

nessuno sa goder!

Scena seconda

Ulmo, Edmea e detti.

(Edmea vestita d'un abito fantastico entra dalla porta di mezzo, si avanza cantando e guardando i diversi gruppi. Ulmo si trattiene presso la porta e poi si accosta al tavolo dove i giullari stanno bevendo. Stupore di tutti)

EDMEA

Chi mi sa dire se questa è la via

dov'è passato il mio sposo, il mio re?

Chi mi sa dir la dimora qual sia

dov'ei si ascosa fuggendo da me?

CORO

- Una figura

- gentil beltà...

- desta paura...

- desta pietà...

FRITZ

(ad Ulmo)

Questa donna, perdonate,

donde vien? Che cerca qui?

ULMO

I suoi canti non turbate...

la ragione ella smarrì.

EDMEA

Io son d'Elba la pallida fata,

un re possente d'amarmi giurò...

morir credetti quand'ei m'ha lasciata,

ma di dolor morir non si può...

CORO

- Giovane tanto!

- Fato crudel!

- Sembra il suo canto

- voce di ciel.

FRITZ

(ad Ulmo)

Forse a voi di questa bella

sarà noto ogni mister.

ULMO

(esitando)

È infelice... è mia sorella,

ciò vi basti di saper.

EDMEA

S'ei più non vive, la spoglia mortale

al tetro avello rapire saprò;

laggiù, nel fiume, su un molle guanciale

d'alghe e di perle con lui dormirò.

(volgendosi agli astanti con occhio smarrito)

Chi mi sa dire?... Chi mi sa dir?

(ad Ulmo)

Fratel... fratello... convien partir...

di questo cor straziato

il grido ei non udì...

indarno io l'ho chiamato.

Partiamo! Ei non è qui...

(si getta piangendo tra le braccia di Ulmo)

ULMO

Piange... al crudel delirio

la calma or seguirà...

TUTTI

Chi mai di questa misera,

chi non avria pietà?

ULMO

(volgendosi ai circostanti)

Un'umile stanzuccia

per ricovrarla io chiedo... Al nuovo giorno

la via riprenderemo...

e l'ospite cortese

iddio compenserà.

FRITZ

Ioseffo: hai tu capito?

OSTE

(avanzandosi)

Tal solfa non mi va...

neanche un canil v'è libero

nell'alberguccio mio,

me n' duole... andate! Iddio

a voi provvederà...

CORO

Ostiere malcreato!

ULMO

Rimetterci in cammino

a tal ora?...

CORO

(avanzandosi e dando del denaro all'oste)

È un'infamia...

Pagati del tuo vino.

FRITZ

(a Ulmo)

Venite! Al vostro alloggio

spero di provveder.

GIULLARI

E il diavolo ti porti

malnato tavernier.

OSTE

(da sé contando il denaro)

I birbi non mi gabbano,

conosco il mio mestier.

ULMO

(esitante a Fritz)

Ma, dove?

FRITZ

Nel castello

del barone di Waldech che festeggia

il primo erede del suo nome illustre.

ULMO

(esitante a Fritz)

E voi?

FRITZ

Venite, amico!

L'asilo che al giullar

si dona, ad un mendico

nessun vorrà negar.

CORO

Bravo! Gli è un buon pensiero...

Ottima idea davvero!

GIULLARI E FRITZ

Gentil è la ragazza

e se non fosse pazza

in qualche nostra fiaba

potrebbe recitar.

(suoni di fanfara al di fuori)

EDMEA

(riscuotendosi)

Udisti?

ULMO

Quai suoni!

CORO

(guardando dalle mura)

Un altro drappel

di prenci e baroni

che vanno al castel.

(Fritz e i giullari riprendono le valigie, ecc. ecc., suoni della fanfara si fanno più prossimi. Movimento scenico)

FRITZ

Colleghi, partiamo!

Il giorno già imbruna

(ad Ulmo)

coraggio! Mi segui,

ti affida al giullar...

Seppur non ti aggrada

là, in mezzo alla strada

con questa tapina

la notte passar.

GIULLARI

Allegri! Partiamo!

Il giorno già imbruna,

stanotte una fiaba

dovrem recitar.

Tra il chiasso e i sollazzi

che svagano i pazzi

a questa tapina

può il senno tornar.

ARTIGIANI

(salutando)

Ai cor generosi

sorride fortuna

possiate qui d'oro

ricolmi tornar!

E possan le feste

le veglie gioconde

a questa tapina

il senno ridar.

OSTE

(Io so che i birbanti

con mille sembianti

si aggiran pe 'l mondo

la gente a gabbar.

Chi pazzo si finge

chi il volto si pinge...

ma al vecchio Gioseffo

nessun la può far.)

EDMEA

(ad Ulmo con esitazione)

Partiamo! Partiamo!

Quel suono giocondo

m'è dolce richiamo

del tempo che fu...

Un'aura d'amore

mi spira nel core;

fratello tu il vedi,

non lacrimo più.

ULMO

Gran dio dammi forza...

mi reggi, mi guida...

raggiunta la meta

compiuto il martir,

l'immenso dolore

mi schianti, mi uccida...

per essa d'amore

fia gioia il morir!

(partono salutati dagli artigiani, che poi rientrano coll'oste nella taverna, mentre in lontananza si dileguano i suoni della marcia festosa)

Scena terza

Un parco illuminato. - In fondo della scena un lago. - A destra un lato del palazzo con ampio scalone. - Fiori, statue, ecc., ecc.

VOCI

(dal palazzo)

Nel vino, nel gioco,

nei facili amori

tre giorni e tre notti

vogliamo impazzar.

A gloria ed onore

dell'ospite amico

giuriam le sue botti

qui vuote lasciar.

DAME

(scendendo le scale)

Degli ermi sentieri

fra l'ombre vaghiamo,

dell'orgia fuggiamo

l'insano clamor.

Ai dolci misteri

d'amore c'invita

la selva romita,

degli astri il chiaror.

CORO

Ma della nostra assenza lassù cosa diranno?

DAMA

Quelli che han cor gentile presto ci seguiranno.

(Oberto comparisce sullo scalone)

CORO

Infatti... ecco qualcuno...

(accennando ad Oberto)

OBERTO

(sullo scalone)

Alfine aura più pura

qui respirar mi è dato.

DAME

Chi è mai quel cavalier

che in mezzo a tanta festa sì tetra ha la figura?

DAMA

L'amante di una morta...

CORO

Tu scherzi!...

DAMA

Io dico il ver...

CORO

Peccato! È un bel garzone...

DAMA

È prode, è ricco assai...

CORO

Vieni! Ci spiegherai

questo feral mister.

(allontanandosi)

Degli ermi sentieri

fra l'ombre vaghiamo;

dell'orgia fuggiamo

l'insano clamor.

(scomparisce fra i sentieri)

Scena quarta

Oberto solo.

È vano! È vano! Ad ogni umana gioia

chiuso è il cuor mio ~ Svafarmi

nei chiassosi tripudi

più non è dato a me. ~ Di terra, in terra,

di castello in castello io vado errando

increscioso a me stesso, agli altri oggetto

di sterile pietà. Di rimembranze

soavi e di rimpianti

vive l'anima afflitta. ~ O desiata

e cara solitudine... Qui posso

co' miei pensieri ritornar sull'orme

di una larva adorata. ~ O dolce Edmea!

Quale altra gioia in terra

rimane a me fuor questa

di invocare il tuo nome...

E gli occhi al ciel rivolti,

pensare che tu mi vedi e tu mi ascolti?

Forse in quest'astro pallido,

ai cherubini erranti

tu la pietosa storia

narri del nostro amor.

Un'eco lamentevole

de' tuoi celesti canti

forse è la voce d'angelo

che mi sospira in cor.

Sulla tua tomba, o misera,

steso è un sinistro velo

di tradimenti e infamie

ch'io tremo di scoprir...

Ma quando a me sorridere

ti veggo, Edmea, dal cielo,

più non impreco agli uomini,

si acqueta il mio soffrir.

Scena quinta

Oberto, il Conte, il Barone, Signori, Dame, poi Fritz, Saltimbanchi, Giullari, ecc., Edmea ed Ulmo.

CONTE

(al Barone, in disparte, additando Oberto)

Lo vedete?

BARONE

Nel dolor

sempre immerso...

CORO

(con enfasi comica)

Per di là!

Circondiamo il disertor,

poi giustizia si farà.

BARONE

(ad Oberto porgendogli la mano)

Ah! Voi sempre ci sfuggite...

Le mie feste vi dan noia...

OBERTO

A chi è mesto l'altrui gioia

non si addice di turbar.

CONTE

(al Barone)

Voi sì amabile e cortese

gli vorrete perdonar...

CORO

Il captivo custodite...

Noi del lago sulle rive

alle belle fuggitive

or la caccia saprem dar.

(si odono in lontananza dei suoni, tutti guardano verso il viale che apparisce illuminato da fiaccole)

CORO

Quali suoni! Quai strani bagliori

là... nel bosco!...

(avanzandosi con séguito di giullari)

FRITZ

Salute, o signori!

CORO

Viva Fritz! Viva il re dei giullar!

Qualche fiaba da te immaginata

i tuoi bravi vorran recitar...

FRITZ

(con enfasi)

I miei bravi faran portenti!

BARONE

Ma... le dame?...

FRITZ

Di lieti concenti

la foresta già fanno echeggiar!

DAME

Degli ermi sentieri

fra l'ombre vaghiamo,

dell'orgia fuggiamo

l'insano clamor.

Ai dolci misteri

d'amore c'invita

la selva romita,

degli astri il chiaror.

(rientrano le dame, e i signori vanno loro incontro)

GIULLARI

(salutando le dame)

Il fior ~ d'amor ~ sull'alba cogliam,

verrà ~ l'età ~ dei vani desir;

beviam ~ cantiam- del fato ridiam!

Doman ~ chissà? ~ può tutto finir.

BARONE

Orsù! L'esultanza

sol regni fra noi

ravvivi la danza

dei sensi il languor.

EDMEA

(di dentro)

Io son dell'Elba la pallida fata,

un re possente d'amarmi giurò;

morir credetti quand'ei m'ha lasciata,

ma di dolore morir non si può.

(Edmea si presenta da uno scoglio in riva al lago, seguita da Ulmo)

OBERTO

(alle prime note di Edmea)

Quella voce!

CONTE

(parimenti colpito)

Che hai tu?

OBERTO

Padre, non odi?...

CONTE

Io tremo...

OBERTO

(andando verso lo scoglio)

Ah! Ch'io la vegga!...

CONTE

(seguendo Oberto)

Gran dio! Risorta

saria la morta!

SIGNORI

Sol può una fata

cantar così!

OBERTO

(mettendo un grido in atto di lanciarsi verso Edmea)

Edmea!

ULMO

(interponendosi)

Voi! Discostatevi

l'uccidereste...

OBERTO

(arretrando)

Ciel!

CORO E BARONE

Che sarà mai?...

DAME

(conducendo Edmea sul davanti della scena)

Venite,

fata gentil...

EDMEA

(vedendo Oberto)

Ah!

OBERTO

(al padre)

È dessa!

È dessa!

EDMEA

(fissando in Oberto gli occhi smarriti)

Ulmo, ti appressa...

BARONE E SIGNORI

(a Fritz ed alle dame)

Chi è mai? Donde è venuta

costei?

FRITZ, DAME E GIULLARI

(al Barone e ai signori)

Demente ell'è.

(il Barone, i signori e le dame formano vari gruppi. Oberto si arresta sorpreso, irresoluto, guardando Edmea che a sua volta non l'abbandona dello sguardo)

EDMEA

(ad Ulmo, accennando ad Oberto)

Osserva là ~ non vedi tu

quel cavalier ~ pallido e alter?

Lo sguardo in me ~ tien fisso ognor,

pieno d'amor ~ trema così?

Quel cavalier ~ chi mai sarà?

OBERTO

Se è ver che il ciel ~ ti ha resa a me

larva fedel ~ del mio pensier...

qual mi trattien ~ strano terror?

Perché esitar? ~ Perché tremar?

Oh! Vieni a me ~ vieni al mio cor,

angiol d'amor ~ e di beltà!

ULMO

(Nel riveder ~ quell'uom fatal

di morte un gel ~ mi scese al cor;

ei l'alma ancor ~ ei m'è rival,

per darla a lui ~ salvata io l'ho...)

(ad Edmea)

Vieni! Partiam ~ quell'uom fuggiam,

in me, in me sol ~ fidar puoi tu.

CONTE

(Donde esci tu? ~ Chi dall'avel

larva crudel ~ ti richiamò?

Nel tuo furor ~ non mi accusar...

non sollevar ~ dei fati il vel...)

(ad Oberto)

L'ansia d'amor ~ reprimi in te...

sol degna ell'è ~ di tua pietà.

SIGNORI

La fata è inver ~ bella e gentil...

con dolce stil ~ d'amor cantò...

Oh! Come ben ~ sa recitar!

Pazza davver ~ potria sembrar.

DAME

(osservando Edmea e Oberto)

Perché in veder ~ quel cavalier

ella arretrò ~ e impallidì?

Strano mister ~ d'odio o d'amor

forse vedrem ~ svelarsi qui.

FRITZ E GIULLARI

(ai signori)

Pazza è davver ~ pazza d'amor,

stanotte asil ~ le offrimmo qui.

Essa è gentil ~ molto soffrì...

il suo dolor ~ desta pietà...

BARONE

(al Conte)

Che puoi temer? ~ Demente ell'è,

è degna sol ~ di tua pietà...

Di Oberto in cor, ~ ti affida a me,

il folle amor ~ svanir dovrà...

FRITZ

(ai giullari)

Il lago riprendiamo,

costei ci seguirà.

In tutti l'allegria

rinascer si vedrà.

(i giullari salgono nelle barche)

EDMEA

(guardando sempre Oberto in atto di allontanarsi)

Fratel...

ULMO

Mi vuoi seguir?...

Vedi... già spunta il dì...

EDMEA

Ah! S'egli non è qui...

Partiam!

(fa alcuni passi con Ulmo poi si volge a guardar Oberto)

Ma pur...

ULMO

Che hai tu?

EDMEA

Un vago... sovvenir...

ULMO

(traendola seco)

Vieni...

OBERTO

Ah! Non reggo più...

Edmea!

EDMEA

Oberto!

OBERTO

Sì! Vieni al mio cor.

EDMEA

(gettandogli al collo le braccia)

Oberto! Oh quanto io t'amo!...

(ansante, traendo seco Oberto)

Or che sei mio, fuggiamo!

Dalle tue braccia svellermi

potrian gli infami ancor.

OBERTO

Chi l'oserebbe?...

(allontanandosi con Edmea dopo aver lanciato sul padre un'occhiata di sfida)

ULMO

O strazio!

CONTE

Quasi ho di lui terror...

TUTTI

(guardando Edmea che si allontana con Oberto)

Un raggio in lei risplende

della ragion smarrita,

par che a novella vita

già la richiami amor.

Atto terzo
Scena prima

A destra, un castello. - A sinistra, nello sfondo rustici casolari. - Sul davanti della scena un gruppo di abeti. - A sinistra, viale di cipressi, nel cui sfondo si vede un monumento funebre.
Donne, che vengono da diversi viali.

GRUPPO

Torniamo all'arcolaio... riprendansi i lavori.

IIº

Quai nuove raccoglieste?

(accennando ad un mazzo di fiori posato sopra un banco di pietra)

Quel mazzolin di fiori

vedete? Il giovin conte pria che sorgesse il dì

come solea, l'ha colto e l'ha deposto qui.

IIº

Ei dunque l'ama sempre...

Dentro la sua dimora

ricondotta l'avrebbe se non l'amasse ancora?

IIº

Ma... l'altro... Ulmo... che dice? ~ A lui non s'era unita

di nodo indissolubile?...

~ Dicono che impazzita

Edmea per quelle nozze fosse.

IIº

(con terrore)

~ Silenzio! Guai

se qualcuno ci udisse! Di riparlar più mai

di quell'evento il conte a tutti fe' divieto...

Ulmo anch'esso ha giurato di serbar il segreto.

EDMEA

(di dentro)

Al fato al tempo, che tutto uccise,

sublime, eterno, sorvive amor...

TUTTO IL CORO

Udite! È dessa,

schiuso ha il verone...

la sua canzone

ripete ancor.

Ella si appressa...

venite! Andiamo!

Torniamo all'arcolaio ~ riprendansi i lavori...

non giova indagar troppo gli arcani dei signori.

(se ne vanno per il viale di abeti)

Scena seconda

Edmea, che si avanza lentamente, esitante e sorpresa.

E poss'io dubitar?... Ecco le aiuole

dove al maggio io veniva ogni mattina

a raccoglier viole...

Pur esito a inoltrarmi...

la quercia è là... il grand'albero

dall'ombra opaca, ove sua madre un giorno

la scarna mano sul mio crin posando,

mi chiamò figlia. ~ Della cara estinta

laggiù, fra i neri abeti,

s'erge la tomba. ~ Un anno, un secol parmi

che ai venerati marmi

più non mi prostro.

Vediam!... Su quella pietra

sempre... Mi trema il cor...

(vedendo i fiori)

Io non sogno... io non sogno... ecco i suoi fior!

(raccoglie il mazzo e lo preme con trasporto alle labbra)

Ch'io vi baci ~ ch'io vi sugga

i profumi, o cari fior!

Su voi l'anima si strugga

nell'anelito d'amor.

(squilli in lontananza)

Ah! Gli squilli che annunciano la caccia...

Laggiù veggo slanciarsi i falconieri...

né a me, come solea... Sulla sua traccia

io correrò... Ma... qual tetro pensier

mi arresta? In qual tremendo

abisso si smarrisce

ogni speranza mia!...

Ahi! Dunque il mio presente, il mio passato...

l'amore... il sovvenir... tutto è follia!...

(dopo breve pausa)

O bel sogno d'amor ~ di speranza infinita,

raggio della mia vita ~ paradiso del cor,

dopo tanto soffrir ~ dopo tanto desio,

se tu avessi a svanir ~ io morrei di dolor.

Nel mio buio pensier ~ la speranza era morta,

or la luce è risorta ~ ed è luce di ciel;

a me intorno spirar ~ sento l'aura del dio,

egli è qui presso a me ~ sempre amante e fedel!

(nuovi squilli)

Scena terza

Oberto, Edmea.

OBERTO

(correndo presso Edmea)

Pria di seguir la caccia...

EDMEA

Oberto! Oberto! È dunque ver! Sei meco...

OBERTO

Sì, teco angelo mio...

EDMEA

Nelle tue braccia.

(appoggia il capo sul petto di Oberto)

Tu sei qui ~ sul mio cor...

Più da me ~ non partir!

Nell'ebbrezza d'amor

sul tuo sen vuò morir.

OBERTO

Non parlar ~ mia fedel,

non parlar ~ di morir,

or che a noi ~ s'apre il ciel

d'un eterno gioir.

EDMEA

Non temer ~ io vivrò

fin che tu ~ resti qui;

ah! morir non si può

quando si ama così.

OBERTO

L'astro sol ~ de' miei dì,

l'angiol mio non sei tu?

Non può il ciel ~ che ci unì

separarci mai più.

EDMEA

(accennando)

Ti sovvieni!... Fu là... sotto quei folti abeti...

là per la prima volta tu mi dicesti: io t'amo!

OBERTO

Era un'alba di maggio...

EDMEA

Un capiner dal ramo

trillava ~ ed io ~ rammenti? quasi n'ebbi terror...

OBERTO

Temevi che qualcuno spiasse quei segreti

colloqui...

EDMEA

Io già t'amava...

OBERTO

La man ti strinsi al cor...

EDMEA

Così...

OBERTO

Tu non parlasti...

EDMEA

Ma se il labbro tacea...

OBERTO

Negli occhi ti splendea l'estasi d'amor.

EDMEA

(con mestizia)

Poi... vennero i dì tristi...

OBERTO

Mia madre si morìa...

EDMEA

La tua co' la mia mano ella spirando unia...

Ed io dopo quel giorno mi credetti tua sposa

ma tu... partir dovesti...

OBERTO

Ricordanza affannosa!...

Edmea non richiamarla!...

EDMEA

(turbandosi)

Quel giorno...

OBERTO

(con terrore)

Edmea... che hai tu?...

Io sono tuo... son teco per non lasciarti più...

EDMEA

(mettendo un grido)

Ah!

OBERTO

(atterrito)

Qual sgomento!

EDMEA

Sì... lo rammento...

al mio pensiero

l'orribil vero

tutto si affaccia.

OBERTO

Edmea! Gran dio!

EDMEA

No! Ti allontana! Va'... più non poss'io

senza rimorso amarti...

OBERTO

Ma tu... vaneggi...

EDMEA

Mille volte morir

perché si dileguasse

l'atroce sovvenir...

(con voce convulsa)

No... non vaneggio... quel giorno istesso

che tu dovesti partir da me,

fu consumato l'orrendo eccesso...

tuo padre ad Ulmo sposa mi fe'.

OBERTO

Mio padre!

EDMEA

Forte d'un empio dritto...

al sacrificio mi trascinò.

OBERTO

E farsi complice di tal delitto

Ulmo... quel vile mio servo osò!

(prorompendo col massimo furore)

Un velo di sangue sugli occhi mi scende,

feroce, crudele l'angoscia mi rende...

del ciel, dell'inferno raccolgo la sfida,

del mondo ogni legge calpesto per te...

Sarò dispietato... sarò parricida,

ma niuno avrà forza di toglierti a me.

EDMEA

(con tenerezza trattenendolo)

Ti arresta! Non macchiar

di sangue il nostro amor...

Di rimorsi un abisso e di dolor

non dischiudere... a te!

OBERTO

Ma... il nodo che ti stringe a quel reo servo

come poss'io spezzar!

(con disperazione)

O infami! Infami!

EDMEA

(abbracciandolo)

Io sarò tua... tu m'ami...

Partirem... fuggirem. ~ In altro suol

noi troveremo

l'oblio... la pace... l'infinito amor...

OBERTO

(intenerito)

Lo vuoi tu?...

EDMEA

Sì... partiam...

OBERTO

Teco io son...

EDMEA

Noi ci amiam...

OBERTO

Vieni!

EDMEA E OBERTO

A noi ~ schiuso è il ciel

dell'eterno gioir.

Scena quarta

Ulmo comparisce in fondo alla scena pallido come uno spettro.

EDMEA

(volgendosi e arretrando alla vista di Ulmo)

Ah!

OBERTO

(sguainando un pugnale)

Tu! A me innanzi... Ardisci?...

EDMEA

(trattenendo Oberto)

Ti frena!

ULMO

(cadendo in ginocchio innanzi a Oberto)

Pria m'ascolta... e poi ferisci...

OBERTO

A tua discolpa

che dir potresti?

Vile, al mio sguardo togliti...

fuggi... t'invola a me,

prima ch'io ti calpesti...

ti schiacci col mio piè.

ULMO

(alzandosi, con fierezza)

Vil tu mi chiami!... Eppure

più grande assai, più nobile

ora son io di te...

OBERTO

(riponendo il pugnale)

Esitar posso?...

EDMEA

Quale

pallor gli copre il volto!...

OBERTO

Ma il nodo che stringevati

a lei...

ULMO

Da me fu sciolto...

EDMEA

Sciolto da lui...

OBERTO

Che intendo!

ULMO

(con mestizia)

Da morte io la salvai...

Co' la pietà sperai

nascesse un dì l'amor...

Ma pura a te la rendo

fu sempre tuo quel cor...

EDMEA

(Misero!)

OBERTO

(ad Ulmo con ansia)

E scioglier... credi?...

ULMO

Sì... lo potea sol io...

nel volto a me non vedi

la morte?...

(vacilla e si trascina barcollante presso il banco)

Del martir

suonata è l'ultima ora...

EDMEA

Ah! non voler ch'ei muoia,

gran dio!...

OBERTO

(accorrendo presso Ulmo)

Perdona!...

ULMO

È immenso

gaudio per lei morir...

(ad Edmea che si sarà avvicinata)

Edmea... deh! Perdonate

se d'una estrema grazia

entrambi oso pregar...

OBERTO

Parla!

EDMEA

Le lacrime

non so frenar...

ULMO

(ad Edmea)

Quand'io sarò spirato...

promettimi che in fronte...

solo compenso del mio vano amor...

un bacio deporrai...

nel cor lo sentirò.

(volgendosi a Oberto)

Tu non lo vieterai, Oberto...

OBERTO

Sì... pago sarà il tuo voto.

EDMEA

(con accento desolato)

Fia vero! Un cor si nobile

dunque spezzato avrò!...

OBERTO

Ulmo... mi guarda... ascoltami...

È vano!... Egli spirò.

EDMEA

(arretrando con un gesto d'angoscia)

Morto!

CORO

(di fuori)

Viva!

EDMEA

(con ansia)

Quai voci!

Scena ultima

Il Conte, Famigli, Paggi, Donne.

CONTE

Al figlio mio si porga

la fausta nuova... Ottenni

di annullar quelle nozze...

CORO

Viva! Viva!

OBERTO

(accennando ad Ulmo)

Mirate; dalla morte

già sciolte...

TUTTI

Ulmo!

OBERTO

Prostratevi

come all'ara di un santo...

Mentre il suo voto estremo

Edmea qui compirà...

(a Edmea)

Su quella fronte gelida

piangendo un bacio imprimi...

sorrideranno gli angioli,

ei ti benedirà...

Vieni!

EDMEA

(tremante, esitante, si accosta ad Ulmo e lo bacia in fronte)

Perdona!...

CORO

(prostrandosi)

Al martire

iddio perdonerà...

EDMEA

Sempre la tua memoria

sacra per me sarà.

Fine del libretto.

Generazione pagina: 14/01/2016
Pagina: ridotto, rid
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Locandina Atto primo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Atto secondo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Atto terzo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena ultima