DEIDAMIA
Melodramma.
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Libretto di Paolo Antonio ROLLI.
Musica di Georg Friedrich HÄNDEL.
Prima esecuzione: 10 gennaio 1741, Londra.
Personaggi:
DEIDAMIA figlia di Licomede, re di Sciro, isola dell'Egeo |
soprano |
NEREA principessa del sangue |
soprano |
ACHILLE in abito donnesco e col nome di Pirra |
soprano |
ULISSE che si finge Antiloco, figlio di Nestore, venuto col padre |
soprano |
FENICE ambasciatore greco |
basso |
LICOMEDE ambasciatore greco |
basso |
La scena si svolge presso la reggia di Sciro.
[Ouverture]
Vestibolo della reggia presso al lido, con trono di marmo. Licomede sul trono: Ulisse, Fenice e Nestore che sbarcano.
[N. 1 - Marcia]
Recitativo
ULISSE
Per vendicar di Menelao l'offesa,
cui Paride troian, di Priamo un figlio,
tradì l'ospizio santo ed in Micene
già rapì la consorte Elena bella,
tutta la Grecia è in armi
per l'eccidio di Troia. A te n'invia
il re de' regi Agamennone: ei brama
che Licomede re di Sciro sia
a parte ancor della comun vendetta,
e le tue navi all'alta impresa aspetta.
LICOMEDE
Sessanta delle mie navi guerriere
portino a nostra antica, emula gente
l'alta vendetta del comune oltraggio.
FENICE
Degna virtù de' regi,
oh, generosità rara nel mondo!
ULISSE
Ma non è questo sol ciò che ti chiede
la Grecia tutta. Il celebre Calcante,
cui l'avvenir fanno palese i numi,
disse che senza Achille
Troia espugnar non lice. A molti è noto
che, timoroso il genitor Peleo
della morte del figlio, a te il mandasse
per occultarlo.
LICOMEDE
Invan da me il bramate:
verso la patria sua la stessa nave
che il portò qui, lo ricondusse.
FENICE
E invano
nascosto fia: Grecia lo vuol.
ULISSE
S'ei vive
in tuo poter, pensa che greco sei
e che il destin troiano,
per voler degli dèi, giace in tua mano.
[N. 2 - Aria]
Grecia tu offendi,
Troia difendi,
se Achille vuoi salvar.
Quel che di Giove
dal ciglio move
sai che non può mancar.
Colpo di fato,
quand'altri ha spene
che sia scampato,
allor lo viene
ad incontrar.
Grecia tu offendi,
Troia difendi,
se Achille vuoi salvar.
(parte)
Recitativo
LICOMEDE
Falsa è la voce che in mia reggia avesse
lungo soggiorno il giovane Pelide:
e s'ei tornasse, or troveria negato
l'asilo in tutto il regno.
Cerchisi 'n ogni lato: io ve 'l permetto.
Che vuolsi più?
FENICE
Pensar chi ardisce mai
da magnanimo cor negato il vero?
Ma per servizio del comune onore
accettisi l'offerta.
LICOMEDE
Il regno mio
vostro sarà, finché il restar v'aggrada.
FENICE
La generosa ospital gloria è quella
che le greche distingue
dalle barbare genti: e violato
fu l'ospizio dal reo Paride ingrato.
[N. 3 - Aria]
Al tardar della vendetta,
o la scorda o non l'aspetta,
e se n' ride l'offensor.
Alfin l'empio scorger suole
che in esempio il ciel lo vuole
castigato dall'error.
Al tardar della vendetta,
o la scorda o non l'aspetta,
e se n' ride l'offensor.
(parte)
Recitativo
LICOMEDE
O d'amicizia sante leggi, voi
dell'amico Peleo sentir mi fate
più al vivo le paterne tenerezze.
Gli oracoli predetto han certa morte
ad Achille, se a Troia ei volge l'armi.
Son padre, amico son: romper tai nodi,
di natura nemico,
può chi padre non è, chi non è amico.
Sì, viva occulto il giovinetto Achille
nella mia reggia: il voglion salvo i numi,
se gli minaccian morte
quand'ei tenti espugnar d'Ilio le porte.
Sì, viva occulto il giovinetto Achille
nella mia reggia: il voglion salvo i numi,
se gli minaccian morte
quand'ei tenti espugnar d'Ilio le porte.
[N. 4 - Aria]
Nelle nubi intorno al fato
a' mortali non è dato
con lo sguardo penetrar.
Dello e della morte
chi predir sentì la sorte
allo scampo ha da pensar.
Nelle nubi intorno al fato
a' mortali non è dato
con lo sguardo penetrar.
(parte)
Galleria terrena con veduta di campagna.
Deidamia con altre nobili Fanciulle a' vari lavori, e Nerea.
[N. 5 - Arioso]
DEIDAMIA
Due bell'alme innamorate,
care, fide, amanti amate,
sono sole l'idea del diletto.
Recitativo
Dov'è Pirra? Che fa?
NEREA
Dianzi la vidi
veloce dama seguitar correndo.
DEIDAMIA
Violenti diporti
lunge da noi l'allettan sempre. Eurilla,
vanne in traccia e ver noi l'affretta. Oh quanto
temo che delle selve
la cacciatrice dea non ce la involi,
per aver gara ad inseguir le belve.
Ripresa arioso
(Ma chi sa se mi riama il mio bene.
Ahi, non viene
con la brama
ch'io l'aspetto!)
Recitativo
Nerea, ma tardar tanto ella non suole:
temo sinistro evento.
NEREA
Scender dal colle rimirar la puoi.
DEIDAMIA
(Brillar nuovo piacer nell'alma io sento.)
NEREA
Cessar convien da' nostri
lavori a lei tanto odiosi: alfine,
sazia di selve e fere,
se ne andrà fra le amazzoni guerriere.
[N. 6 - Aria]
Diè lusinghe, diè dolcezza,
non fatica, non asprezza,
sorte amica alla beltà.
Nasce questa a molli affetti
e a temprar ne' fieri petti
la crudel ferocità.
Recitativo
DEIDAMIA
Ecco il mio ben. Tutt'i momenti, ahi lassa!
che quel vivace e vigoroso spirto
da me lontano il trae, pena e timore
combattono quest'alma:
ma le porta al ritorno e gioia e calma.
Ripresa arioso
Due bell'alme innamorate,
care, fide, amanti amate,
sono sole l'idea del diletto.
Achille e dette.
[N. 7 - Aria]
ACHILLE
Seguir di selva in selva
la fuggitiva belva
diletto egual non ha.
L'appressi, e lanci 'l dardo
rapido come il guardo,
che morte alfin le dà.
Seguir di selva in selva
la fuggitiva belva
diletto egual non ha.
Recitativo
E sempre fisse vi ritrovo a queste
opre d'ozio. Sorgete: al bel mattino
segue lucido il giorno, e fresca auretta
a ben più dilettose opre ne alletta.
DEIDAMIA
Nell'ameno giardino
itene a farvi adorno
il crine e il sen di fiori.
ACHILLE
Altre al bersaglio
o vibri il dardo o le saette scocchi;
altre in corsa gareggino.
DEIDAMIA
Partite:
vi sieguo.
(Nerea e le altre partono)
E tu, mio ben...
ACHILLE
Pochi momenti,
deh, lasciami bear ne' tuoi begli occhi.
DEIDAMIA
Queste tue troppo ruvide fatiche
ti faranno scordar le tenerezze
de' nostri occulti amori.
ACHILLE
Anima mia,
l'ozio fa l'alme vili;
le generose solo
nascono al dolce ardor d'un amor vero.
DEIDAMIA
E m'amerai, cor mio?
ACHILLE
Sì, fino a morte.
DEIDAMIA
Ahi, temo più che spero!
[N. 8 - Aria]
Quando accenderan quel petto
i trasporti del valor,
a me pensa, o caro, allor,
e a quel cor che tuo non è.
Le promesse dell'affetto,
idol mio, deh non scordar:
alma avvezza a bene amar
è costante nella fé.
Quando accenderan quel petto
i trasporti del valor,
a me pensa, o caro, allor,
e a quel cor che tuo non è.
(parte)
Recitativo
ACHILLE
Alla delizia del cor mio diletta
sempre fido sarò, sempre amoroso.
Ma questi dolci affetti
aman troppo il riposo:
no, non arrestin corso
ad altri bei diletti, e poscia a quelle
da me aspettate opre d'onor più belle.
[N. 9 - Aria]
Se pensi, Amor, tu solo
per vezzo e per beltà
regnare in questo sen,
Amor, t'inganni.
Non perde mai del volo
augel la libertà,
che spesso al caro ben
rivolge i vanni.
(parte)
Camera.
Nerea, Deidamia.
Recitativo
NEREA
L'uno è Fenice d'Argo,
l'altro è Nestore pilio,
e Antiloco suo figlio è il terzo.
DEIDAMIA
E questi
inchiesta a Licomede
far d'Achille intendesti?
NEREA
Tutta la Grecia occulto seco il crede,
e minacciosa il chiede.
DEIDAMIA
(Oh qual periglio
correte, affetti miei!) Vana richiesta!
NEREA
Viene Antiloco; io parto.
DEIDAMIA
Deh, tutto a parte ad ascoltar t'arresta.
Principessa, mi sei fedel? di': m'ami?
NEREA
Quanto me stessa.
DEIDAMIA
Prova vedrò.
NEREA
Vedrai che bramo quel che brami.
[N. 10 - Aria]
Sì che desio
quel che tu brami:
maggior legami
amor non fa.
Quel del cor mio
è amor perfetto:
non ha diletto,
se il tuo non l'ha.
Sì che desio
quel che tu brami:
maggior legami
amor non fa.
(parte)
Ulisse, e dette.
Recitativo
ULISSE
Invano, o principessa,
qui di Peleo venni a cercare il figlio.
Ma di speme delusa
alto compenso fia
del tuo padre real l'aiuto offerto,
e i gran pregi ammirar di Deidamia.
DEIDAMIA
Grato d'illustri principi l'arrivo
è sempre a queste soglie.
D'Elena dunque il ratto
vuol Grecia vendicar?
ULISSE
Vuole il suo sdegno
che al Troiano ostinato
costino la perfidia ed il rifiuto
la rovina del regno.
DEIDAMIA
Resti rea donna al suo rimorso in preda.
Vil parmi la cagion di tanta guerra.
ULISSE
Ma in la bilancia dell'onor si pesa,
più che il fallo, l'offesa.
Perdita poi maggiore
non v'è d'alta bellezza,
fonte del sol piacer, ch'è quel d'amore.
[N. 11 - Aria]
Perdere il bene amato
che il fato e amor ti diè,
l'estremo è del dolor.
Ma del vederla ancor
ad un rivale in braccio
morte peggior non è.
Furore disperato
t'agita l'alma allor:
ognun dovrebbe armato
teco punir l'error,
perché l'istesso affanno
deve temer per sé.
(parte)
Recitativo
DEIDAMIA
Da questi scaltri ospiti greci è d'uopo
lunge tener quanto possibil fia
il travestito Achille,
l'amata anima mia.
In dolce corrisposto affetto ascoso
chi è di me più felice?
Soccorri i tuoi seguaci, Amor pietoso.
[N. 12 - Aria]
Nasconde l'usignolo
in alti rami il nido
al serpe e al cacciator,
ma il volo spesso e fido
dove lo porta amor
che il può tradir non sa.
Lontana sì, ma in pene,
quest'alma dal suo bene
più l'arte ingannerà.
(parte)
[N. 13 - Sinfonia]
Giardino.
Achille.
Recitativo
Deidamia qui veggo
appressarsi, e un guerrier seco: chi mai,
qui non veduto ancor, fia questi? Oh quanto
vago è quel bianco e tremulo cimiero
su quel dorato elmetto!
Ben se gli assetta il fino usbergo, e pende
leggiadro inver dal poderoso fianco
il brando decisor d'impegni! In quella
siepe ascondomi a udir quel ch'ei favella.
Ulisse e Deidamia, Achille nascosto.
ULISSE
Esser non può mortale
chi sia di te più bella.
Se il perfido Troian, pria che a Micene,
approdato qui fosse,
d'Elena la bellezza or non porrebbe
la Grecia e l'Asia in guerra.
DEIDAMIA
Dolce è ascoltar la meritata lode,
ma questa tal non è: venne al tuo labbro
dal cor gentile e dal cortese sguardo.
ULISSE
Venne dal core, è vero:
dal cor che i primi tuoi sguardi vezzosi
ferito han sì che risanarlo soli
altri sguardi potran dolci amorosi.
Non mi rispondi? E di vermiglia rosa
spargi le guance delicate? Un fido
amor dettò quel ch'ora il labbro dice.
DEIDAMIA
Risposta dar, qual brami, a me non lice.
ULISSE
Ma pria la speme da te sol dipende.
Sdegnoso forse è il vago tuo rossore?
Rispondimi.
DEIDAMIA
Non deggio
ULISSE
T'offende l'amor mio?
DEIDAMIA
Lo penso onore.
ULISSE
Ahi che, sebben sincero,
Antiloco ti spiace!
DEIDAMIA
Piace chi s'ama, è vero;
ma non s'ama per questo ognun che piace.
ULISSE
Deh, un guardo alletti almen la mia speranza.
Costanza e Amor vogliono pur ch'io speri.
DEIDAMIA
Molto possono uniti amor, costanza.
[N. 14 - Aria]
ULISSE
Un guardo solo,
pupille amate:
conforto al duolo,
deh, non negate:
ma un guardo, o care,
in cui sfaville
d'Amor la face.
Ogn'altro sguardo
che a me volgete
è freddo, è tardo:
deh, mi rendete,
pietose, vezzose,
al cor la pace.
(parte)
Recitativo
DEIDAMIA
Oh che importuni affetti!
Ma dov'è il caro Achille?
Son pur soletta e, com'ei suol, non viene?
Perché tal lontananza?
ACHILLE
Molto possono uniti amor, costanza.
DEIDAMIA
Quivi nascosto...
ACHILLE
Il tutto intesi. Oh quanto
ti dilettaron di beltà le lodi,
ti piacquero gli affetti ed i sospiri!
Avresti fino al tramontar del giorno,
s'ei non partiva, udito il nuovo amante.
DEIDAMIA
Ma non doveva io già...
ACHILLE
Taci, incostante.
Fremer lo sdegno io mi sentia nel core.
DEIDAMIA
Ma non t'offesi, o caro.
ACHILLE
Non m'offende il tu' amor, lo penso onore.
Quando ti cominciò parlar d'affetto,
compor di serietà dovevi il volto
e dir: parlami d'altro, o non t'ascolto.
DEIDAMIA
Rimproveri crudeli a un'innocente.
ACHILLE
No, che non è fedele a un solo oggetto
chi gli affetti e i sospir d'un altro sente.
DEIDAMIA
Pace, bell'idol mio: sai che costante
solo a te...
ACHILLE
Va', infedele, al nuovo amante.
[N. 15 - Arioso]
Lasciami.
Tu sei fedele?
Vattene.
Tu sei costante?
Ah, lasciami, infedele,
non posso amarti più.
Scegliere
vuò un altr'oggetto,
ardere
d'un altro affetto.
Che potrai dir, crudele?
Farò quel che fai tu.
(parte)
Recitativo
DEIDAMIA
Se l'ira del mio bene io non pensassi
più dispetto d'amor che vero sdegno,
m'opprimerebbe l'alma aspro dolore.
Ma pur ascolto, ahi lassa!
le voci del timore.
Nerea e detta.
NEREA
Il real Licomede,
de' principi a diporto,
di caccia dilettosa ordin già diede;
e vuol, qual è nostr'uso,
che con l'altre donzelle
ne siam le ninfe cacciatrici.
DEIDAMIA
Ahi lassa!
NEREA
Perché sospiri?
DEIDAMIA
Ah, che il segreto mio
fidato al tuo bel cor vieppiù s'espone.
Quello spirto, quel brio
sveleran quel ch'è Pirra: e chi può mai
distorla dal venir?
NEREA
Dianzi Fenice
di beltà mi diè lode,
e d'affetti parlò.
DEIDAMIA
Lo stesso fece
Antiloco ver' me.
NEREA
Nostre lusinghe
e quel di Pirra disprezzante orgoglio
faran sì che terrem gl'illustri amanti
lunge da lei. Sappi aiutar la frode
con finti guardi e docili maniere.
DEIDAMIA
L'avviso seguirò.
NEREA
Lungo se 'l gode
chi maneggia con arte il suo piacere.
[N. 16 - Aria]
D'amor ne' primi istanti
facili son gli amanti
a farsi lusingar
solo per vanità.
Del merto lor l'effetto
credono quell'affetto,
e il vanto voglion dar
più a sé che alla beltà.
(parte)
Recitativo
DEIDAMIA
Lusinghe allettatrici
son queste sì, ma son lusinghe sole.
Raro ben si rannoda
laccio d'amor che dallo sdegno è sciolto.
Speme allettar mi vuole,
e pur sol del timor le voci ascolto.
Forse Achille ricopre
di sdegnoso color nuovo pensiero
d'abbandonarmi.
Oh dèi, come viver potrò,
se questo è vero!
[N. 17 - Aria]
Se 'l timore il ver mi dice,
infelice abbandonata,
sorte ingrata! io morirò.
Ma, diletta a mia costanza
la speranza a dir mi viene
che 'l mio bene io placherò.
Se 'l timore il ver mi dice,
infelice abbandonata,
sorte ingrata! io morirò.
(parte)
Licomede, Ulisse.
Recitativo
LICOMEDE
Della caccia i diporti
deliziosi ha il regno mio. La reggia
siede a specchio dell'onde,
e quegli ameni campi e ombrosi colli
le fanno verde anfiteatro intorno.
ULISSE
Degno regal riposo
d'inclito eroe che pien di gloria e d'anni
godesi un meritato almo soggiorno.
LICOMEDE
In quelle piagge o in quelle annose selve
sian oggi vostra dilettevol preda
le fuggitive belve.
M'appagherò del sol racconto. Un tempo
la corsa e il dardo erano i miei diletti,
le fatiche più grate. Il piè non puote
più il comando eseguir dei desir miei,
ma in tranquilla vecchiezza
ozio felice anche mi dan gli dèi.
[N. 18 - Aria]
Nel riposo e nel contento
godo e sento
lieve il peso dell'età;
e la vita mia contenta
lieta e lenta
alla meta se ne va.
(parte)
I Cacciatori e le Cacciatrici appariscono.
[N. 19 - Coro]
ULISSE E CORO DI CACCIATORI
Della guerra la caccia ha sembianza,
sono scuola di Marte le selve:
v'è coraggio, fatica e costanza
in seguir e in combatter le belve.
DEIDAMIA E CORO DI CACCIATRICI
E poi dopo l'affanno e il diporto
sono amor e riposo il conforto.
TUTTI
Della guerra la caccia ha sembianza,
sono scuola di Marte le selve:
v'è coraggio, fatica e costanza
in seguir e in combatter le belve.
(partono)
Segue al coro una breve sinfonia di caccia.
Foresta.
Fenice ed Ulisse, e poi Nerea.
Recitativo
FENICE
Inseguito da' veltri,
rapido cervo di ramose corna
venir da lunge mira.
Vanne a quel varco: io resto,
se il tratto manchi, ad aspettarlo in questo.
NEREA
Teco sarò, ma il primo colpo io bramo.
FENICE
Tuo, ninfa bella, siane pur l'onore:
s'è di tua mano il dardo
come quei del tuo sguardo all'alma mia,
lanciato il colpo, inevitabil fia.
NEREA
Di gentil cortesia vago concetto,
ma non di vero affetto!
Forse qual d'Argo alle beltà mi fai
amorose parole e dolci vezzi,
poi nel cor te ne ridi e mi disprezzi.
FENICE
Dalle fiamme d'amore
libero fin che qui giunsi ebbi 'l seno,
perché in Argo non vidi
bellezza a quella ugual cui parlo e vedo.
NEREA
Men l'eroe veggo in te che il cacciatore.
Giunger la preda vuoi,
per non curarne poi: no, non ti credo.
[N. 20 - Aria]
Non ti credo, non mi fido:
maggior prova al ver si vuole.
Non sospiri, non parole
bastan l'alma a incatenar.
Lo concedo che un infido
disinvolto è nel momento,
ma, disciolto, suol qual vento
col momento poi cangiar.
Non ti credo, non mi fido:
maggior prova al ver si vuole.
(parte)
Ulisse e detto.
Recitativo
ULISSE
Ninfa da noi non vista ancor, veloce
seguia quel cervo, lo raggiunse, e il dardo
ben d'appresso vibrò, colpì, l'estinse;
poi rinselvossi, altro a inseguir. Fenice,
credi tu sciolta d'amoroso laccio Deidamia?
FENICE
Quell'innocente aspetto
tal idea ne comparte:
un'arte è forse.
ULISSE
È certamente un'arte.
Presa è d'amor.
FENICE
Chi è dunque
l'amato? Un di noi forse è quello.
ULISSE
No,
ma il giovinetto Achille
in vesta femminil. Quel colpo, al certo,
lanciato fu da destra
di viril forza, e nel ferir maestra.
Va' sull'avviso, osserva
i moti e i guardi.
FENICE
Oh quanto
scaltro sei! Nella caccia,
più che di fere, andrò d'Achille in traccia.
[N. 21 - Aria]
Presso ad occhi esperti già
ne' misteri dell'amor,
sia guardingo amante cor
che sue fiamme vuol celar.
Quando sola è la beltà,
l'accarezzi e ammiri allor:
un sol guardo ed un rossor,
un sospir le può svelar.
Presso ad occhi esperti già
ne' misteri dell'amor,
sia guardingo amante cor
che sue fiamme vuol celar.
(parte)
Achille e detto.
Recitativo
ULISSE
Pochi momenti a me, ninfa vezzosa.
ACHILLE
La caccia forse non t'aggrada?
ULISSE
Allettami
la cacciatrice più.
ACHILLE
Dimmi, potrei
saper chi più fra noi
par bella agli occhi tuoi?
ULISSE
Quella tu sei.
ACHILLE
Parve a tutte però che Deidamia
pria t'accendesse il sen.
ULISSE
Te vista ancora
io non avea. D'amor nemica è quella:
tu no 'l sei forse, e forse ancor più bella.
ACHILLE
Valoroso e sagace, apposto in parte
ti sei. Non son nemica io degli amanti,
ma nemica d'amor: n'amo il corteggio,
ma impero sul mio cor mai non avranno.
Spergiuri ed infedeli,
vantan fede ed affetto
sol per conquista del presente oggetto.
Ma perdo il mio piacer.
ULISSE
Deh, più dimora:
spirto maggior del femminil costume
scorgo in te...
ACHILLE
Scaltro sei: ben conoscesti
ch'amo la lode, e lusingar mi sai.
Deidamia in disparte, e detti.
ULISSE
Ma più amar ben poss'io.
Deh, vezzoso idol mio,
mia fé, mia destra accogli. Amor disciolta
lasciar non può tanta beltà. Tu ridi?
ACHILLE
Rido di te: Deidamia t'ascolta.
[N. 22 - Aria]
ULISSE
(verso Deidamia)
No, quella beltà non amo
che l'amor mio sprezzò.
(ad Achille)
Sì, bella, te sola io bramo:
quel guardo mi piagò,
e quel mi sanerà.
A questa orgogliosetta,
mio ben, non sii fedele:
esser ognor crudele
solo t'insegnerà.
No, quella beltà non amo
che l'amor mio sprezzò.
(parte)
Recitativo
DEIDAMIA
Questa è la caccia ch'ami tanto? Questo
è seguirmi? Crudel, meco placato
mi promettesti, ingrato,
d'evitar questi greci
che a tua ruina sol vennero.
ACHILLE
Cara,
tralasciar non potei sì bel diletto
d'udir un saggio eroe
serio amante m'offrir fede ed affetto.
DEIDAMIA
Ti scopriranno alfine. Ah, che non m'ami,
quel ch'io bramo non brami.
Povera Deidamia,
dove fondò gli affetti e le speranze!
Misera e abbandonata alfin sarà.
ACHILLE
Anima mia, vano è il timore.
[N. 23 - Aria]
DEIDAMIA
Va'.
Va', perfido:
quel cor mi tradirà.
Ah barbaro,
no che non sei fedel, no che non m'ami.
Ahi, misera
quest'alma resterà,
ma libera
poi morte mi farà: crudel, lo brami.
Va'.
Va', perfido:
quel cor mi tradirà.
(parte)
Recitativo
ACHILLE
Placar tosto saprò la mia diletta.
Cerva corrente vien: voglio a quel varco
lanciarle il dardo.
Fenice e detto, e poi coro di Cacciatori e Ninfe.
FENICE
Aspetta.
ACHILLE
Deh, mi lascia.
FENICE
Deh, bella,
t'è più caro di belve
far preda che d'amanti?
ACHILLE
Sempre avvezza ai diporti delle selve,
con amor libertà cangiar non bramo.
FENICE
T'offro un'alma costante e d'Argo il soglio.
ACHILLE
Non mi mancan grandezze, e amor non voglio.
[N. 24 - Aria]
Sì m'appaga,
sì m'alletta
quella vaga
collinetta
più che tanti
folli amanti
o d'un sol la fedeltà.
Sprezzo Amore:
più mi piace
di cervetta
timidetta
seguir l'orma
sì fugace,
che le gioie
più dilette
ch'ei promette
e poi non dà.
Sì m'appaga,
sì m'alletta
quella vaga
collinetta
più che tanti
folli amanti
o d'un sol la fedeltà.
(parte)
Recitativo
FENICE
No, che ninfa non è.
Ma già finito è il diporto.
[Sinfonia breve]
Recitativo
FENICE
Al ritorno
chiama già l'oricalco i cacciatori.
Miglior consiglio in corte
condurrà nostro senno a lieto fine.
Malgrado a sorte infida,
molto s'ottien quando prudenza è guida.
[N. 25 - Coro]
CORO DI CACCIATORI E NINFE
L'alto Giove al travaglio penoso
per seguace il riposo formò,
come appresso di Marte alla face
e la gloria e la pace mandò.
[N. 26 - Sinfonia]
Pianterreno.
Fenice e Nerea.
Recitativo
FENICE
Assai gioco di me, Nerea, prendesti
alla caccia e alla mensa,
pria nel rifiuto di sinceri affetti,
e in motteggiarmi poi ch'altrui gli offersi.
NEREA
Sol ti diss'io che vai mutando oggetti.
FENICE
Ma preferita, mi sprezzasti.
NEREA
È in Argo
l'amoroso costume
una sol volta offrir dunque il suo core?
Ignota quivi è certo
la costanza in amore.
Pirra non men di me fra le compagne
riso avrà forse della sua conquista.
Possesso di beltà degna che s'ama
facilmente si brama,
ma con difficoltà grande s'acquista.
Guerre di lungo assedio
son l'amorose, e tempo tu non hai,
se all'imprese dell'Asia in breve andrai.
FENICE
Quanto più da un amato
sen partirei contento,
e dopo il gran cimento
se tornassi con lauri al crin di gloria,
più i riposi godrei della vittoria.
Pensa, se greca sei,
ch'ozioso amator prezzar non déi.
[N. 27 - Arioso]
Degno più di tua beltà
questo cor ritornerà
dalle prove del valor.
Lo sprezzante tuo pensier,
perch'ho l'animo guerrier,
è a te d'onta, a me d'onor.
Degno più di tua beltà
questo cor ritornerà
dalle prove del valor.
(parte)
Recitativo
NEREA
Molto dagli altri amanti
differiscon gli eroi.
Con impeto e valore,
non con lusinga ed arte,
fan le geste d'Amore
come quelle di Marte:
e se lor non succede
quella per cui movesi l'alma accesa,
non perdon tempo e vanno ad altra impresa.
[N. 28 - Aria]
Quanto ingannata è quella
mal consigliata bella
che offerto dall'amante
l'istante perderà.
Se piace il primo sguardo,
stringasi 'l nodo allora:
allontanato dardo
il colpo mai non fa.
Quanto ingannata è quella
mal consigliata bella
che offerto dall'amante
l'istante perderà.
(parte)
Galleria.
Fenice, Ulisse, poi Deidamia e le sue Compagne con Achille.
Recitativo
FENICE
Tutto è già pronto.
ULISSE
Licomede or giace
dopo il cibo nel solito sopore.
Pirra verrà?
FENICE
De' nostri doni avviso
giunger le feci, e ne mostrò vaghezza.
Vengono.
ULISSE
Ma fra lor Pirra non veggio.
Delusa è questa trama.
FENICE
Illustri belle,
s'alle cortesi e nobili accoglienze
questi doni non fian compenso uguale,
saranlo in parte degno,
come di nostra gratitudin segno.
ULISSE
Varie bell'opre d'artificio industre
vi piaceran.
ACHILLE
Vengone a parte anch'io.
ULISSE
Apri, Fenice, quella
arca aurata, e tributi abbia ogni bella.
DEIDAMIA
Troppo, inver, generosa cortesia!
ULISSE
Deidamia, tu prima scegli...
DEIDAMIA
Pirra
bramo che scelga pria.
ACHILLE
Bissi, broccati,
e nastri e tanti altri ornamenti vaghi
a te grati son più: scegli...
DEIDAMIA
E che mai
bramato avresti?
ACHILLE
Una faretra, un arco
e ben librati dardi
da lanciarsi alle belve.
ULISSE
Anche alla caccia
pensato abbiam. Mira faretre e strali,
scudo, elmo, brando...
DEIDAMIA
Strani doni! Pirra,
che fai?
ACHILLE
Ben calza al crin l'elmo guerriero.
Specchio lo scudo fia: vago ornamento
fa col suo tremolar bianco il cimiero.
DEIDAMIA
(Soccorso, o numi! Ei si discopre.) Lascia,
Pirra, i guerrieri arnesi: ecco un bel nastro.
ACHILLE
Lucido, forte, lieve e acuto è il brando,
e d'ambo i lati è ben trinciante il taglio.
(suono di trombe per assalto)
Che fia ciò?
ULISSE
Di masnada
nemica ardir stupendo!
Assaltano la reggia...
ACHILLE
Io la difendo.
ULISSE
Non è più tempo di scherzar: tu sei
d'un timoroso padre il figlio ardito.
Tutta la Grecia si prepara all'armi
per vendicarsi della grande offesa,
e all'onorata impresa
i veterani e i giovinetti eroi
ardono del desio di nobil gloria.
Vuole un vero valor morte o vittoria.
Le navi approdan già d'Ilio all'arene:
sbarca il greco animoso e Troia assale:
ecco di Priamo il più feroce figlio,
Ettorre, e innanzi all'asta sua fatale
(a difesa, ahi! chi vien del greco onore?)
fuggono mille nostre squadre e mille...
ACHILLE
Che fuggir? fugga Ettorre: ecco, ecco Achille.
[N. 29 - Aria]
Ai greci questa spada
sovra i nemici estinti
apra d'onor la strada,
e Troia perirà.
Il fato di quel regno
sol pende dal mio sdegno;
per me «Qui fu già Troia»
il pellegrin dirà.
Ai greci questa spada
sovra i nemici estinti
apra d'onor la strada,
e Troia perirà.
(parte)
Recitativo
DEIDAMIA
Che più giova celarlo? Estremo è il male.
Portate lunge dal mio sguardo queste
ministre di furor spoglie funeste.
Oh giorno a me fatale!
Perduta pace mia!
ULISSE
Deh, ti conforta.
DEIDAMIA
Che conforto? Ah, spietato!
Tu la mortale mia sciagura porti,
e tu poi mi conforti?
[N. 30 - Aria]
M'hai resa infelice:
che vanto n'avrai?
Oppressi, dirai,
un'alma fedel.
Le vele se darai
de' flutti al seno infido,
sconvolga orribil vento
l'instabil elemento,
e innanzi al patrio lido
sommèrgati, crudel.
M'hai resa infelice:
che vanto n'avrai?
(parte)
Recitativo
ULISSE
Verso il gran fine dell'eroiche geste
rompansi le dimore.
Invan dato l'onore
ad Ulisse non fu di scoprir l'arte
del vecchio Licomede e di Peleo,
e di condurre Achille all'alta impresa.
Fisso ho in pensier che quasi tutta mia
la gloria sia di questa gran contesa.
[N. 31 - Aria]
Come all'urto aggressor d'un torrente
rovinosa alta mole cadente,
sotto al braccio del greco guerriero
tutto d'Asia l'impero cadrà.
Ma il valor, come belva feroce,
senza il senno a sé stesso pur nuoce:
sarò guida degli altri al furore,
e il mio vanto maggiore sarà.
Come all'urto aggressor d'un torrente
rovinosa alta mole cadente,
sotto al braccio del greco guerriero
tutto d'Asia l'impero cadrà.
(parte)
Appartamento.
Licomede, e poi Deidamia.
Recitativo
LICOMEDE
Dal destino dipendono gli eventi.
Per dover d'amistà sì l'occultai,
ma per dover che al greco onor mi lega
la scoperta all'altrui senno lasciai.
DEIDAMIA
Padre, al tuo piè m'accogli.
LICOMEDE
Ergiti, o figlia.
Che t'affanna?
DEIDAMIA
Il timore
del tuo sdegno.
LICOMEDE
In che mai
errar puoi, dolce figlia?
DEIDAMIA
Ah, forse errai.
LICOMEDE
Io ti perdono già: parla...
DEIDAMIA
D'amore...
LICOMEDE
Non temer... ti convien... lieve è l'errore.
DEIDAMIA
Pria che il callido greco
Achille discoprisse...
LICOMEDE
Amor l'avea scoperto agli occhi tuoi.
S'io non credea degne al tuo nobil petto
di tale amor le splendide faville,
lunge da te sarebbe stato Achille.
DEIDAMIA
E tu consentirai che m'abbandoni?
LICOMEDE
All'amor tuo vorresti
ch'ei l'onor posponesse?
l'onor dell'armi? Corrisposto affetto
sia pur fra voi, ma sia
pria ch'egli parta sol.
DEIDAMIA
Perché sol pria?
LICOMEDE
Questo ti basti.
DEIDAMIA
Ah, non tacermi, o caro,
dolce mio genitor...
LICOMEDE
Le grandi e forti
alme al di sopra stan d'avverse sorti.
Nell'assedio troiano il ciel predice
che dée perir Achille.
(parte)
DEIDAMIA
Ah me infelice!
Achille e detta.
ACHILLE
Tacita, mesta, sospirosa...
DEIDAMIA
Ah, ingrato,
va', già pronta è la nave.
Lasciami preda al mio mortal tormento:
udrai la morte mia, sarai contento.
ACHILLE
No, cara anima mia, tempo v'è ancora
ch'io parta dove onore
mi forza, e dar lo vuò tutto ad amore.
Al regal Licomede
richiesta, mia dolce metà, sarai.
DEIDAMIA
Poi fra perigli bellicosi andrai.
ACHILLE
Non è degno di te cuor timoroso.
DEIDAMIA
Vorrai dunque partir?
ACHILLE
Sì, ma tuo sposo.
DEIDAMIA
S'inganna il tuo pensiero:
non è degno di me cuor così fiero.
Non mi mancan guerrieri, e te non amo;
finsi amar per tradirti: ecco chi bramo.
Ulisse, e detti.
ACHILLE
Antiloco, opportuno or qui giungesti.
Deidamia ti brama:
pensò all'offerta del tuo core, e t'ama.
Ma se intendi acquistar gloria fra l'armi,
celane il gran pensiero
o tradito sarai: t'ho detto il vero.
(vuol partire)
ULISSE
Figlio di Teti, arresta il piè. Già noto
m'è il vostro affetto degno:
momentanea in amor vita ha lo sdegno.
Antiloco io non son: l'itaco Ulisse
in me tu vedi. Io, per il greco onore,
di Penelope bella
lascio il tenero amore.
La timid'arte di Peleo per trarti
da sognato periglio
facilmente ingannai,
perché in te ritrovai
men di Peleo che della Grecia un figlio.
Deh, fortunati amanti,
uguale al nostro il vostro amor pur sia.
Dirà la greca istoria:
Achille e Deidamia,
del par che i dolci affetti, amar la gloria.
[N. 32 - Aria]
Or pensate, amanti cori,
che le gioie più soavi
quelle son de' primi amori
sul bel fiore dell'età.
Ai momenti dilettosi
sieguon poi le cure gravi,
e i contenti de' riposi
sono gioie d'amistà.
Or pensate, amanti cori,
che le gioie più soavi
quelle son de' primi amori
sul bel fiore dell'età.
(parte)
Recitativo
ACHILLE
Sprone ad affetti, e al mio partir conforto,
tanto esempio non fia?
Achille e Deidamia
nelle glorie e in amore
saran men che Penelope ed Ulisse?
DEIDAMIA
Darmi conforto non può quel ch'ei disse.
ACHILLE
Perché vuoi dubitar di mia costanza?
DEIDAMIA
Perché se parti, o caro,
perdo del rivederti ogni speranza.
Me infelice! Di morte
(immancabile oracolo il predisse)
la falce incontrerai d'Ilio alle porte.
All'ombra tua dunque sarò costante.
ACHILLE
L'oracol parla quel che vuol Calcante.
Ignoto è l'avvenir. Godersi importa
quel ben che la presente ora ti porta.
Sian l'Amor e la Gloria
le gioie mie: da te dipende l'una,
l'altra da me. Son nomi
immaginati sol, Fato e Fortuna.
[N. 33 - Aria]
DEIDAMIA
Consolami,
se brami
ch'io viva a te, mio ben.
Confortami,
se m'ami:
pensa che nel tuo sen
quest'anima verrà.
Conservami
l'affetto,
ricordati
ch'aspetto
chi renderla dovrà.
Consolami,
se brami
ch'io viva a te, mio ben.
(partono)
Sala regia.
Nerea e Fenice.
Recitativo
NEREA
Scoperte son le mire
de' politici amori.
Per involar un cor da un'alma fida,
veniste a offrirne i vostri falsi cori.
All'eroismo ogni viltà disdice.
FENICE
Per l'onor, per la patria il tutto lice.
Ma l'accusa m'offende:
è in me l'amor costante
delle più fine tempre.
T'amai dal primo istante,
e t'amerò per sempre.
T'offro il legame del verace affetto:
in Argo e in me regna, se vuoi.
NEREA
L'accetto.
[N. 34 - Aria]
Non vuò perdere l'istante:
senza creder all'amante
non si prova fedeltà.
Se t'accendon il desio
la tua gloria, l'amor mio,
gloria e amor m'accenderà.
Non vuò perdere l'istante:
senza creder all'amante
non si prova fedeltà.
Tutti.
Recitativo
LICOMEDE
Itaco prence, testimon sarai
che all'amistà col genitor d'Achille
e al dover verso Grecia io non mancai.
La grave età forzami all'ozio. Questo,
credi, è il primier momento
che spron d'invidia io sento.
ULISSE
Invidia generosa e di te degna!
LICOMEDE
La destra tua di Deidamia, d'Achille
stringa il nodo amoroso.
Arrida poi l'arbitra dea del mondo
agli auguri di lor gloria e riposo.
[N. 35 - Duetto]
ULISSE E DEIDAMIA
Ama: nell'armi e nell'amar
puoi degno in te mostrar
l'eroe, l'amante.
Premio del tuo valor
sì bel sarà di cor
questo l'amor costante.
[N. 36 - Coro]
CORO
Non trascurate, amanti,
gl'istanti del piacer:
volan per non tornar.
Se son le belle ingrate,
cangiate di pensier:
folle chi vuol penar.
Fine del libretto.
Generazione pagina: 14/01/2016
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