DAMIRA PLACATA
Dramma [per marionette].
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Libretto di Aurelio AURELI, Filippo ACCIAIUOLI.
Musica di Marc'Antonio ZIANI.
Prima esecuzione: anno 1680, Venezia.
Personaggi:
DAMIRA moglie di Creonte in abito di pastorella sotto nome di Fidalba |
soprano |
CREONTE re d'Egitto |
basso |
FILLIDE favorita di Creonte |
soprano |
NIGRANE cavaliero di corte |
contralto |
BRENO capitano d'Egitto |
soprano |
NERILLO eunuco servo di Fillide |
contralto |
SILO villano |
tenore |
LERINDA moglie di Silo |
contralto |
La scena è in Menfi.
Signori curiosi
Voi, che saper bramate
i segreti più occulti
de l'arte, e di natura,
deh cortesi gradite
quest'opera, ch'io consacro
al genio vostro, e ad ammirar venite,
chiusi in angusta parte
i portenti de l'arte;
che stupidi vedrete
sforzo d'umano ingegno
con muti gesti ad animar un legno;
e confusi direte,
ch'in picciola figura
sa l'arte far, ciò che non fa natura.
Vostro servo devoto
Il bell'umore
Delucidazione del dramma
Damira fu moglie di Creonte re dell'Egitto. Questi invaghitosi delle bellezze di Fillide, donna altrettanto sagace, quanto vezzosa, cominciò per la vaga ad odiare la moglie. Avvedutasi Damira de gli affetti lascivi di Creonte, procurò con le preghiere, e col pianto d'ammorzare nel seno dell'amato consorte quella fiamma, che minacciava ruinoso incendio al suo cuore. Ma Creonte allettato più che mai da l'accortezze di Fillide, spento affatto l'amore verso la moglie, stabilì voler privarsi di questa, per poter più agevolmente godere gli amplessi di quella.
Finse un giorno d'inviar Damira a le delizie d'un castello situato sul Nilo, con ordine segreto a Nicandro suo maggiordomo, che l'accompagnava, che ivi giunta, dovesse con mortifero veleno privarla della vita. S'imbarcò la credula reina: ma per viaggio fu dal pietoso Nicandro avvisata del tutto. Quando il legno, dov'era, trasportato da la rapidezza del fiume ad urtar in un gran sasso, ne la prora s'infranse, e restò da l'acque assorbito. S'affogò Nicandro: ma Damira spogliatasi a momenti de le vesti reali, si scagliò coraggiosamente nel fiume, tentando, come pratica di salvarsi a nuoto fra l'onde; quando a caso osservata da Silo villano, ch'in quel punto su le rive del Nilo pescava, fu dal medesimo soccorsa, e guidata ne la sua povera capanna a Lerinda sua moglie. Interrogata Damira de' suoi casi da Silo, si finse Fidalba povera pastorella d'Egitto, orfana de' genitori, guidata da la disperazione a gettarsi ne l'acque per affogarsi. Restò dalla pietà di Silo consolata ne le sue finte sventure, e indi a poco adottata in sua figlia, non avendo egli prole. Finse in tanto Creonte con pomposi funerali di pianger dolente la morte di Damira, credendola sepolta ne i voraci gorghi del Nilo; e introdotta Fillide in corte, si diede lieto a godere colei, che solo possedere credeva, mentre ella sagace provveduta s'aveva di più d'un amante dentro la reggia. Ne la ferie di questi accidenti principia il dramma, al qual presta il nome Damira.
Bosco con capanna.
Damira in abito di pastorella.
Che mi giova esser reina,
se nemiche ho in ciel le stelle?
Se a soffrir forti rubelle
crudo fato mi destina.
Che mi giova esser reina?
Sotto rustiche spoglie,
nome, ed esser real convien, ch'io celi.
Dispietato Creonte, empio, lascivo,
sposo crudel, a suo dispetto i' vivo.
Lerinda, ch'esce dalla capanna. Damira.
LERINDA
Fidalba, olà, Fidalba.
DAMIRA
Che vuoi da me? Che chiedi?
LERINDA
A pena sorto è il sole
de' monti ad indorar l'eccelse moli,
che l'albergo abbandoni, e a me t'involi.
DAMIRA
(Finger convien.) Tra queste
solitudini amiche
passeggiar godo, e di mie sorti acerbe,
vo sanando le piaghe in seno a l'erbe.
LERINDA
Figlia, dal nostro albergo
non gir troppo lontana.
Sei gentil pastorella,
sei vezzosa, sei bella,
queste tre qualità
bastano a mover guerra
a la tua castità.
DAMIRA
Onor, e continenza,
contro tali nemiche,
sapran far resistenza.
LERINDA
Se sei casta, e continente,
mira ben dove tu vai;
perché Amor nume inclemente.
Quando men ci penserai,
di saette armato, e arco,
ti starà attendendo al varco;
e se un dì ti coglie amore,
non avrai più pace al core.
DAMIRA
Ohimè! Di regal caccia,
odo il suon, che rimbomba.
LERINDA
A la capanna
rivolgi il piè. Se i cacciatori di corte,
ti ritrovano o bella in queste selve,
di te preda faranno, e non di belve.
DAMIRA
Vanne pur, ch'io ti seguo.
Di Cupido,
me ne rido,
questo sen non ferirà.
Porti pur e strali, e face,
che la pace
del mio cor non turberà.
Silo con una scure, e con una zucca piena d'acqua.
SILO
Misera povertà, vita infelice!
Ogni dì tra fatiche io sudo, e stento,
né fuor d'affanni posso
viver un giorno sol lieto, e contento.
(canta tagliando legna nel bosco)
L'esser povero è un gran male,
e non vale
l'astinenza per sanarlo,
ma a scacciarlo,
e a guarir dal lungo tedio,
l'oro solo è buon rimedio.
Creonte sceso dal destriero. Coro di Cacciatori. Silo in disparte.
CREONTE
De la belva fugace in van più tento
l'orme seguir se il corridor mi manca.
Io tra quest'erbe in tanto,
darò breve riposo a l'alma stanca.
SILO
(Cacciatori nel bosco? E chi fian questi?)
CREONTE
Amici, oh dio, mi sento
sitibondo languir; ma qui d'intorno
scorger fiume non so, ruscel, né fonte,
ch'a le labbra mi porga un sorso d'onda,
sol di piante infeconde il bosco abbonda.
SILO
S'entro rustico vaso
d'assaggiar non isdegni
di corrente ruscel limpido argento,
(porge la zucca al re)
prendi, e bevi signor a tuo talento.
CREONTE
Sì grata ad Alessandro
l'acqua non fu, che porse
rustica man.
SILO
Se d'Alessandro al pari
premiar mi vuoi più che contento io sono.
CREONTE
Non dubitar. Vedrai,
qual premio sa donar chi calca un trono.
SILO
Chi calca un trono? E chi sei tu?
CREONTE
Creonte
il re d'Egitto.
SILO
O me felice a pieno.
A la regal tua fronte
m'inchino umil.
CREONTE
Qual è il tuo nome?
SILO
Silo.
CREONTE
Hai moglie?
SILO
Ho moglie, ed una sola figlia.
CREONTE
Oggi in corte verrai con la famiglia.
SILO
Ubbidirò al tuo impero. O cara sorte!
Selve a dio v'abbandono: io vado in corte.
CREONTE
O là, da voi nel bosco
sian raccolte le prede, entro la reggia
di Fillide nel sen tornar desio:
star lontano non so da l'idol mio.
Che non può donna, ch'è bella?
Nel crin porta le catene
per legar i nostri cori;
da le luci sue serene
vibra in sen cocenti ardori:
i suoi guardi,
sono dardi,
ogni vezzo è una fiammella,
che non può donna, ch'è bella?
Stanza di Fillide in corte con letto.
Fillide, Nigrane.
FILLIDE
Luci belle, se bramate
di saper quant'io vi adori,
osservatelo a gli ardori,
che nel cor voi mi vibrate;
e direte, che in amarvi,
posso struggermi ben, ma non lasciarvi.
NIGRANE
Soave è il tormento,
ch'io provo in amarti.
Per viver contento,
mi basta mirarti.
FILLIDE
De' nostri occulti affetti,
il silenzio commetto a la tua fede.
Vivi cauto Nigrane,
guarda, ch'il re non sappia, e non discopra
l'amor nostro ad un cenno, a un detto, a un'opra.
NIGRANE
Sarà tomba il mio seno
per seppellir la mia gran fiamma o bella,
saran caute le luci e la favella.
FILLIDE
Pria, che in corte il re torni,
vanne dunque mio ben, parti mio amore.
NIGRANE
Vado, ma qui con te resta il mio core.
Fillide.
Di costui le bellezze
m'infiammarono l'alma: il suo crin biondo,
io stimo più, che quanti regni ha il mondo.
In quel volto,
sta raccolto
il piacer di questo cor.
Quel bel labbro
di cinabro
serve d'anco al dio d'amor.
Nerillo, Fillide.
NERILLO
Signora, il tuo Nigrane
lungi da queste stanze
a tempo il passo affretta:
Breno è di fuor, che di parlarti aspetta.
FILLIDE
Fa', ch'ei venga.
NERILLO
Ubbidisco.
FILLIDE
M'è costui poco grato;
ma per essere stato
il mio primo amatore,
con simulato ardore
fingere mi convien anco d'amarlo
con affetti mentiti, e lusingarlo.
Breno, Fillide.
BRENO
Care sembianze, e belle,
dell'acceso mio cor dolce ristoro,
voi mi struggete, e fido pur v'adoro:
deh non siate al mio amor giammai rubelle?
FILLIDE
Tanto o crudo ritardi
nel condurti al mio aspetto?
BRENO
A pena in corte
da la caccia regal risolto ho il passo,
che precorrendo o bella
di Creonte l'arrivo,
a te volai, per cui penando io vivo.
FILLIDE
Posso crederti o caro?
BRENO
Ah tu m'offendi,
se fé non presti a' miei penosi incendi.
Nerillo, Fillide, Breno.
NERILLO
Su troncate i discorsi,
che vien Creonte.
FILLIDE
Ahimè! Parti mio core.
BRENO
Qui mi trattien con sue catene amore.
FILLIDE
Tornerai.
BRENO
Quando?
FILLIDE
In breve.
Nerillo a te il dirà.
NERILLO
Finitela una volta,
che il re vi coglierà.
BRENO
Per ubbidirti, altrove il passo invio.
Insiem
FILLIDE
Parti, mia vita addio.
BRENO
Parto, mia vita addio.
NERILLO
Semplicetto amator. Ei non s'avvede
che lo schernisci: a tue lusinghe ei crede.
FILLIDE
Taci giunge Creonte.
NERILLO
A te signora. Abbi l'astuzie pronte.
FILLIDE
Vo sul letto appoggiata
mesta fingermi.
NERILLO
O bene.
FILLIDE
E addolorata.
Creonte, Fillide, Nerillo.
CREONTE
Che miro! E da qual nube
d'atro duolo offuscato è il mio bel sole?
Fillide.
FILLIDE
Sire.
CREONTE
Oh dio!
Che t'affligge cor mio?
FILLIDE
Sin che da me lontano
amato re vivrai,
sempre in un mar di pianto,
seppellirò di queste luci i rai.
CREONTE
Se da te mi disgiunse
de la caccia il diletto,
teco a unirmi ritorna
catena indissolubile d'affetto.
FILLIDE
Tutto è ver: ma...
CREONTE
Che brami?
FILLIDE
Dubito, che non m'ami.
CREONTE
Chiedilo al mio tormento.
FILLIDE
Temo, che siano queste
voci di complimento.
NERILLO
(Che melate parole!
Che dolcissimi detti!
Date fede alle donne o semplicetti.)
CREONTE
Se del mio affetto, o cara,
accertarti desii, cerca, dimanda;
vuoi prova del mio amor? Chiedi, comanda.
FILLIDE
Vorrei con doppio nodo
d'amor, e d'imeneo
stringerti al sen mio re; così potrei
da cruda gelosia l'alma sanarmi,
e dir Creonte è mio, non può lasciarmi.
CREONTE
Eccomi pronto a compiacerti, o bella.
Porgi la destra.
FILLIDE
O me felice!
CREONTE
Ahimè!
(qui cade a terra il ritratto di Damira, ch'era appeso in quella stanza)
FILLIDE
Che ti turba mio re?
CREONTE
Stravagante caduta,
portentosi accidenti,
prodigiosi portenti!
Benché estinta Damira, anco in pittura
le mie dolcezze amareggiar procura.
Sotto più lieti auspici
riserbo consolarti o mia diletta,
non tra auguri sì mesti, ed infelici.
(parte)
FILLIDE
Fa' quanto sai
fortuna perfida,
la vincerò.
A dispetto d'empio fato
del diadema sospirato,
questo crin cinto vedrò.
Nerillo.
Maledetto ritratto.
Sol per breve momento,
potevi pur, potevi...
far di men di cadere,
e non turbar di Fillide il piacere.
Donne mi rassembrate
simili ad un ritratto in ogni parte.
Colorite, e strisciate
siete sul volto, e tutte fatte ad arte.
Sol una differenza
tra voi belle ritrovo, e la pittura:
questa solo è tutt'arte, e voi natura.
Cortile reale.
Nigrane, ch'esce da una parte. Breno dall'altra.
NIGRANE
Dio bendato.
BRENO
Arciero alato.
NIGRANE E BRENO
Il tuo stral mi fa penar.
NIGRANE
Son ferito.
BRENO
Son amante.
NIGRANE
Un bel ciglio.
BRENO
Un bel sembiante.
NIGRANE E BRENO
Mi costringe a sospirar.
NIGRANE
Amico, par che insieme
i vessilli d'amor ambo seguiamo,
e che trafitti unitamente amiamo.
BRENO
Amo, Nigrane, è vero; e s'a te fosse
della bella, ch'adoro
noto il nome, l'aspetto, e la costanza,
tu diresti, ch'in pregio ogn'altra avanza.
NIGRANE
Eh, se tu conoscessi
il bell'idol mio -scusami Breno-
vedresti ciò, ch'il pensier tuo non crede,
confesseresti, che la tua gli cede.
BRENO
Tralasciamo le gare:
già ben tu sai, ch'ogni amator, ch'è scaltro
stima il suo bene assai più bel d'ogn'altro.
Come hai sorte in amor?
NIGRANE
Felice io vivo
oggi appunto al mio sole,
questa lettera scrivo.
BRENO
Vedi, se andiam del pari. Anch'io vergai
questa carta già poco,
dove al mio ben invio chiuso il mio foco.
NIGRANE
Amici così cari,
non si mostrino avari
di palesar la soprascritta sola.
BRENO
So, che tacer saprai: ciò mi consola.
Leggi.
NIGRANE
(legge)
«A Fillide bella.»
Che leggo!
BRENO
Ti conturbi?
Ma tu mostra a chi scrivi.
NIGRANE
Leggi.
BRENO
(legge)
«A Fillide bella.»
Fillide è la tua fiamma?
NIGRANE
Fillide è il tuo tesoro?
BRENO
Ardo a' suoi rai.
NIGRANE
Per quel sembiante io moro.
Creonte, Nigrane, Breno.
CREONTE
Temerari, arroganti,
voi di Fillide amanti?
Non so ciò, che mi freni,
ch'al mio giusto furore.
Or or sacrificati,
non vi faccia cader ambo svenati.
BRENO
Sire.
CREONTE
Sdegno ascoltarti.
NIGRANE
Mio re.
CREONTE
Chiudi quel labbro.
NIGRANE
Odi.
CREONTE
Non più.
BRENO E NIGRANE
Signor...
CREONTE
Tacete. Rei
di lesa maestà ambo voi siete,
troppo offeso m'avete.
Voi pretender chi adoro?
Lungi da questa reggia
esuli andate, avrete ambo la morte,
se al novo sol voi vi fermate in corte.
Nigrane, Breno.
NIGRANE
Breno, bench'io scoperto
t'abbia rival ne l'amor mio, non voglio
teco punto adirarmi.
BRENO
Eh caro amico,
del tuo avverso destin teco mi doglio.
Aspiri invano a la beltà, che adoro.
NIGRANE
E tu invano pretendi il mio tesoro.
BRENO
Odi facciam, che amore
questa gara decida.
NIGRANE
E come?
BRENO
Ascolta.
Pria di partir si trovi
Fillide nel giardino, e ogn'un di noi
seco parlando veda,
chi ha più sorte in amar, e a l'altro ceda.
NIGRANE
Son contento.
BRENO
Anch'io pur così prometto.
NIGRANE
Sarà mia la sua fede.
BRENO
Io avrò 'l suo affetto.
So ad amar come si fa.
Sia il mio aspetto, o mia fortuna
io m'acquisto il cor d'ogn'una,
quando servo a la beltà.
So ad amar, come si fa.
NIGRANE
So servir meglio di te.
Non m'inganna il cieco dio,
l'adorato idolo mio
non sa viver senza me.
So servir meglio di te.
Damira.
Mura adorate, e care,
che foste già di mia grandezza il seggio.
Di mie sventure amare,
tragica scena fatte or vi riveggio.
Pazienza, così va, sempre vicina
a l'altezza d'un trono è la ruina.
Silo, Damira, Lerinda.
SILO
Fidalba, aspetta, aspetta.
Pur ti giungo a la fine:
d'arrivar a la corte hai la gran fretta.
DAMIRA
Scusami, s'io m'avanzo.
Tu sei di passo tardo,
movo il mio più veloce, e più gagliardo.
LERINDA
Non t'arrischiar o figlia
di gir sola, apri gli occhi; or più non siamo
fra solitaria selve.
Giunte siamo a la reggia, e ne la corte
convien esser accorte.
SILO
Taci. Gente qua giunge.
DAMIRA
Sento insolito duol, ch'il cor mi punge.
Nerillo seguìto da alquanti Armeni carichi di varie merci.
Damira, Silo, Lerinda.
NERILLO
Amici, mi seguir,
che in corte mi guidar.
Quante merci tener,
se Fillide veder.
Tutte, tutte comprar,
amici mi seguir,
che in corte mi guidar.
Ma tu chi sei?
SILO
Silo son io.
NERILLO
Che ascolto?
Sei tu forse il bifolco,
che con l'acqua nel bosco
diè ristoro al mio re.
SILO
Son desso.
NERILLO
E questa?
SILO
È Lerinda mia moglie.
NERILLO
E quell'altra?
SILO
Mia figlia,
che Fidalba s'appella.
NERILLO
È assai vezzosa, e bella.
LERINDA
Per mia fé, che l'ho detto, a pena abbiamo
dentro le reggie mura il piede mosso,
che subito troviamo
un cortigian, che ci fa i conti addosso.
NERILLO
Seguitemi, a la reggia
vi servirò di scorta, ove Creonte,
che benigno a ciascun sempre si rende,
godrà in vedervi, il vostro arrivo attende.
(si rivolge agli Armeni)
Amici qui aspettar,
che presto mi tornar:
in tanto star in allegrezza, in balli,
ch'al ritorno comprar musco, e coralli.
DAMIRA
Mi par, che respiri
l'afflitto mio cor.
Ma dire non so,
s'io posso, sì, o no,
sperar, ch'il mio fato
men crudo, e placato
deponga il rigor.
Mi par, che respiri
l'afflitto mio cor.
Segue il ballo de' Armeni.
Giardino reale.
Nigrane, Fillide.
NIGRANE
Tu piangi? E sul tuo volto
formi l'eclisse al sol?
Insieme
FILLIDE
Non mi lasciar se vuoi ch'io sani il duol.
NIGRANE
Non lacrimar se vuoi ch'io tempri il duol.
NIGRANE
Un foglio, benché muto
scoprì come intendesti, i nostri amori.
Del re fatto geloso
mi divide da te nero comando:
devo lasciarti, e trasportarmi in bando.
FILLIDE
Deh non partir. In questo giorno spero
esser reina, e ad onta
di quante rie sventure
contro di te destin nemico aduna,
le vicende cangiar di tua fortuna.
NIGRANE
Oh dio!
FILLIDE
Perché sospiri?
NIGRANE
So, che Breno t'adora.
FILLIDE
È ver: ma rido
a le follie del cieco suo Cupido.
NIGRANE
M'ami dunque?
FILLIDE
Vedrai,
pria che mirar questo mio cor rubelle,
su la faccia del sol splender le stelle.
NIGRANE
Son felice, son beato,
sin che amato
son da te.
Pur ch'io fida ti rimiri,
al mio foco, a' miei sospiri,
non ricerco altra mercé.
Nerillo, Fillide; poi Breno.
NERILLO
Signora, entro il giardino
è giunto Breno, e riverirti ei vuole.
FILLIDE
Vengane pur. Per mantenerlo amico,
darò sempre a costui dolci parole.
NERILLO
Eccolo.
BRENO
Mio bel sol.
FILLIDE
Anima mia.
NERILLO
(Che solenne bugia!)
BRENO
Idolo mio vezzoso
devo lasciarti. A la novella aurora
convien, ch'io parta.
FILLIDE
O fato empio inumano.
BRENO
Bella t'adorerò benché lontano.
FILLIDE
Lungi da me tu spegnerai l'ardore.
BRENO
Ah sempre avrò l'imago tua nel core.
Ma quanto è più felice
di me Nigrane.
FILLIDE
E che vuoi dir?
BRENO
Oh dio!
So, ch'egli t'ama.
FILLIDE
Io non lo nego.
BRENO
Ah temo
ch'in amor ei prevaglia al merto mio.
FILLIDE
Breno t'inganni. Altri che tu giammai
mi desterà foco amoroso in petto.
NERILLO
(Sì, sì, credile pure o semplicetto.)
BRENO
Bella, ne la costanza
dell'alma tua, questo mio cor confida.
FILLIDE
Non sospettar mio ben. Fillide è fida.
BRENO
Io parto contento,
né sento
più gelosia nel cor:
addio mia speme, addio mio dolce amor.
FILLIDE
Ti lascio mia vita
gradita,
gioia di questo sen:
addio mio nume, addio mio caro ben.
Nerillo.
Povero Breno. O come incauto ei beve
in coppa di lusinghe,
mille bugie gradite,
da Fillide condite
col miel dell'accortezza!
La gran maga de' cori è la bellezza.
Chi crede a cortigiane, è un gran cù, cù
a le lusinghe avvezze,
con vezzi, e con carezze,
studian porre gli amanti in servitù.
Chi crede a cortigiane è un gran cù cù.
Chi pensa d'esser solo, è stolto a fé.
Ogn'una ne vuol cento,
per darle al cor contento
a queste un sol, bastante mai non fu.
Chi crede a cortigiane è un gran cù cù.
Sala regia, dove dipinto si vede il naufragio di Damira nel Nilo.
Damira nel suo abito di pastorella.
Stelle perfide, che girate
sempre avverse al mio gioir,
o cangiatevi, o troncate
con la morte il mio martir.
Ma che vegg'io?
Nerillo, Damira.
NERILLO
Fidalba tuo custode
a te Silo m'invia, sin ch'ei ritorna.
DAMIRA
Dove n'andò?
NERILLO
Partì
a ricercar Lerinda,
ch'in corte si perdé. Tu bella in tanto
osservar qui potrai
di questa reggia l'opre industri, e l'arte.
Mira colà in disparte
l'istoria figurata
di Damira, ch'un tempo
moglie fu di Creonte, e ch'infelice
dentro l'acque del Nilo
misera s'affogò.
DAMIRA
(O quanto s'ingannò
del fin de' casi miei lo scellerato!)
NERILLO
Di Filli innamorato,
oggi seco il re deve
celebrar liete nozze.
DAMIRA
(O ciel che ascolto?)
Sposo a Fillide il re?
NERILLO
Così ha risolto.
DAMIRA
Deh guidami a Creonte.
NERILLO
Eccomi pronto
a compiacerti o cara;
ma non ti render di tue grazie avara.
Se dirò, che tu mi piaci,
bella mia, non ti sdegnar.
Hai ne gli occhi d'amor le faci,
quel tuo volto mi fa sospirar.
DAMIRA
Cerca pur altro sembiante,
ch'il tuo amor non fa per me.
Son nemica del cieco infante,
né il suo strale mai piaga mi fe'.
Creonte, Silo, Lerinda.
CREONTE
Grato m'è il vostro arrivo
bifolchi amici, in questa reggia accolti
ristorerete dopo lunghi affanni
di vostra povertà l'ingiurie, e i danni.
LERINDA
Ti conservi signor Giove immortale.
CREONTE
Del giardino reale,
voi la cura n'avrete.
SILO
Umil m'inchino,
ai tuoi regi favori.
LERINDA
Pari non ho nel coltivar i fiori.
CREONTE
Molto ne godo.
LERINDA
E non mi vanto invano
ciò ch'io tocco, signor, mi cresce in mano.
CREONTE
Dov'è la figlia?
LERINDA
Ahimè!
Silo dimmi dov'è?
SILO
Ne la reggia rimase, e a custodirla
io Nerillo pregai,
per rintracciarti a l'or, ch'io ti perdei.
LERINDA
Ed a un cortigian consegni
vaga donzella? O folle ben tu sei.
CREONTE
Bramo vederla.
SILO
A ritrovarla andianne.
LERINDA
In sì bizzarro gioco,
se intatta la troviam, non sarà poco.
Fillide, Creonte.
FILLIDE
Mio re.
CREONTE
Mia cara.
FILLIDE
E quando del promesso imeneo
splender vedrò la face,
ch'al cor m'arrechi eterna gioia, e pace?
CREONTE
A tuoi desir le voglie mie son pronte,
ciò, che Fillide vuol, brama Creonte.
Pronta ho la destra.
FILLIDE
Io le tue grazie attendo.
Damira, Creonte, Fillide, Nerillo.
DAMIRA
(Sfortunata, che intendo!)
NERILLO
È qui Fidalba o sire.
CREONTE
Spettatrice sarà del mio contento.
DAMIRA
(Anzi furia sarò per tuo tormento.)
(s'avanza al regio aspetto)
D'umile pastorella
ricevi, o re gli ossequi: a' tuoi diletti
sempre benigno arrida,
il bendato Cupido. (Empio t'uccida.)
CREONTE
Che miro?
FILLIDE
Che ti turba?
CREONTE
Se ne i gorghi del Nilo
seppellita non fosse
la mia sposa real, ora direi,
che Damira è costei.
FILLIDE
D'una rustica vile
può turbarti l'aspetto? In seno a l'acque
ha Damira la tomba: deh non negarmi
quell'onor, che poc'anzi a me tu offrivi;
lascia in pace i defunti, attendi a i vivi.
DAMIRA
(Come ardita favella!)
CREONTE
Eccomi pronto a consolarti o bella.
DAMIRA
No 'l permetterò mai.
Stolta mi fingerò,
così indegno imeneo perturberò.
CREONTE
Prendi amato mio ben.
DAMIRA
Ferma, che fai?
In qual legge d'Egitto
dimmi, o re, trovi scritto,
che ad un uomo lascivo,
per poter satollar l'ingorde voglie,
sia concesso l'aver più d'una moglie?
CREONTE
Che vaneggia costei?
FILLIDE
Stolta mi sembra.
CREONTE
Non è prole di Silo?
NERILLO
Ella è sua figlia.
CREONTE
Miserella, è impazzita.
NERILLO
Stravaganza inaudita!
DAMIRA
Tra nozze sì liete,
si suoni si canti,
allegri, e festanti
o sposi godete.
FILLIDE E CREONTE
Godiamo sì godiamo,
e le destre accoppiamo.
DAMIRA
Fermate,
che fate?
In onta di Damira
a nove nozze aspiri o re crudele?
A la moglie infedele
cerchi novi imenei?
Fulminatelo o dèi.
CREONTE
Obbligo di marito
io più non serbo a chi è cangiata in polve:
ogni legame al fin morte dissolve.
DAMIRA
Viva ancora è colei, che credi estinta.
È qui presente.
CREONTE
Ov'è?
DAMIRA
Colà dipinta.
NERILLO
Co' i casi di Damira
raccontai a costei dentro la reggia,
la misera signor parla, e vaneggia.
DAMIRA
Andiam mio Giove, andiam. Su questa nube
con la tua Giuno ascendi
fra stellati zaffiri.
NERILLO
Stravaganti deliri!
CREONTE
Lasciami.
DAMIRA
Vieni.
FILLIDE
O stolta maledetta.
CREONTE
Fillide non temer: sarai mia sposa.
DAMIRA
O quanto rido!
CREONTE
Soffri in pace, e aspetta.
FILLIDE
L'aspettar è un cibo amaro,
ch'il desio sol di speranza
di nutrir ha per usanza;
l'aver subito è più caro.
L'aspettar è un cibo amaro.
Silo, Lerinda, Nerillo.
SILO
Nerillo, qual avviso
di Fidalba mi dai?
NERILLO
Pessimo.
LERINDA
Che fia mai?
NERILLO
Fuori di senno uscita
poc'anzi avanti il rege,
s'è scoperta impazzita.
LERINDA
Silo non te 'l diss'io?
SILO
Un pensier troppo fisso, ed incessante
nelle sventure sue
avrà dell'infelice
l'intelletto travolto in un istante.
LERINDA
Qualche fumo al cervello
asceso le sarà.
Bisognava al suo bello
un marito trovar per carità.
NERILLO
Il pensiero sagace
di Lerinda mi piace.
SILO E NERILLO
Donzella
ch'è bella,
marito,
gradito,
si trovi sì, sì.
L'umano appetito,
non può in modo alcuno
con lungo digiuno
passar i suoi dì.
Logge reali.
Creonte, che pensieroso esce passeggiando per quelle logge.
Fortuna, e qual oggetto
guidasti a gl'occhi miei? Da qual procella
di torbidi pensieri
assalito mi trovo?
Ovunque il passo io movo,
l'insana incontro, e a quel fatal aspetto
parmi Damira aver inanti a gl'occhi,
par che levar mi senta
Fillide dalla mente,
e che l'ombra innocente
dell'estinta consorte
al cor mi sgridi ogn'ora,
se Damira morì, Fillide mora.
Fillide.
FILLIDE
Se Damira morì, Fillide mora?
Come a tempo la sorte
qua mi condusse! Ah perfido, t'intendo.
Sazio di me già reso,
d'altra beltade acceso
forse al par di Damira
macchinarmi la morte empio tu pensi?
Questi sono gl'incensi,
ch'arder dovean su l'ara di Cupido?
Ah traditor infido.
Tu pria di me cadrai
sacrificato al giusto mio furore,
amante mentitore.
Breno, Fillide.
BRENO
Fillide sì sdegnosa? E che ti turba?
FILLIDE
(L'affetto di costui forse nel sangue
del perfido regnante
spegner potrebbe i miei sdegnosi incendi
ira sta cheta, e a vendicarmi attendi.)
BRENO
Parla mio sol.
FILLIDE
M'ami tu Breno?
BRENO
Oh dio!
Ciò mi chiedi cor mio?
FILLIDE
Se per meglio accertarti
del mio amor, di mia fede,
fossi tua sposa, e che diresti tu?
BRENO
Per viver fortunato
in amor non saprei bramar di più.
FILLIDE
Se in tua sposa mi brami,
Creonte uccidi, e allor dirò, che m'ami.
BRENO
Come! Ch'io sveni il re?
FILLIDE
Sì d'uopo fia
quel tiranno svenar, che a te mi toglie,
s'hai tu desio di conseguirmi in moglie.
BRENO
Vedi, s'io t'amo o bella
per conseguir quel seno,
coraggioso m'accingo
a l'alta impresa, e già la spada io stringo.
Creonte ucciderò:
avrà così in amore
da la morte del re, vita il mio core.
Per ciglio sì vago,
il tutto farò,
per te sarò pago,
se estinto cadrò.
(parte)
FILLIDE
Consolatemi spirti irati,
vendicati
voi sarete,
e vedrete
un tiranno spirar gli ultimi fiati.
Damira.
Veggo un raggio di speranza,
che nel mar di mia sventura
può servir di cinosura
alla salda mia costanza.
Veggo un raggio di speranza.
Dell'iniqua per cui
agitato da l'ira il mio cor langue,
l'orme rintraccio, e spero
far, che cada al mio piè vittima esangue.
Ma Silo con Lerinda
giunger qua miro, è d'uopo
per colorir l'inganno
di mie finte pazzie,
ch'ancor con questi io finga
frenetiche follie.
Silo, Lerinda, Damira.
SILO
Ecco qui l'infelice.
LERINDA
Fidalba. O miserella,
come immobile sta!
SILO
Non intende, né sa
ciò, ch'a lei si favella.
Figlia.
DAMIRA
Mio bene.
SILO
A chi?
DAMIRA
Mio Teseo, tu sul Nilo?
SILO
Che Teseo? Eh ch'io son Silo.
LERINDA
Scusa la sua pazzia.
DAMIRA
Che pena è la mia?
Gli spirti ho sconvolti
in mezzo a due stolti.
LERINDA E SILO
A fé così va.
DAMIRA
Tacete,
o ridete
com'io, ah, ah, ah.
LERINDA
Silo partiam di qui.
SILO
Perché?
LERINDA
Non vedi?
Quanti stolti seguaci
dell'orme di costei
vengono verso noi? Da questo stuolo
rapida parto.
DAMIRA
A gl'occhi lor m'involo.
Qui Silo vien circondato da molti Pazzi di corte.
SILO
Qual uccello voi m'avete
ne la rete
preso in mezzo pe' schernir;
ma a fuggir
dalla vostra gran pazzia
col legno m'aprirò presto la via.
Segue il ballo de' Pazzi.
Loco delizioso ne la reggia, che corrisponde sul Nilo.
Creonte.
Pensieri molesti
quest'alma lasciate:
sparite,
fuggite,
non più m'infestate.
Sventurata Damira!
Troppo errai, lo confesso.
Dell'error mio commesso
speglio sono quest'onde,
tomba del tuo bel sen. D'ogni tuo danno
fu sol cagion un cieco dio tiranno.
Acque limpide, che sgorgate
da le vene di freddi sassi;
mesto a voi rivolgo i passi,
e qui al vostro mormorio,
seppellisco nel sonno il duolo mio.
Breno, Creonte che dorme.
BRENO
So che qua venne. Eccolo appunto: ei dorme
è questo il tempo, arride
a' miei disegni il fato:
dorma sonni di ferro un re spietato.
(mentre s'avventa per uccider Creonte sopraggiunge Nigrane, che con la spada lo impedisce)
Nigrane con la spada a la mano. Breno. Creonte che si sveglia a le voci di Nigrane.
NIGRANE
Ah traditor! Sei morto.
(qui Breno senza dir altro fugge)
CREONTE
Numi, stelle, che scorgo.
Olà guerrieri.
(qui esce la guardia reale)
NIGRANE
Giove m'assista.
CREONTE
Ah indegno.
NIGRANE
Erri signor. A me.
CREONTE
Empio contro il tuo re
eccesso così enorme oprar tentasti.
NIGRANE
Qual eccesso?
CREONTE
Ancor neghi?
NIGRANE
Odi.
CREONTE
Non più. Tra ceppi
sia il perfido guidato, e pria che sorga
ad aprir l'uscio al dì la nova aurora,
resti il fellon decapitato, e mora.
Nigrane circondato da la Guardia reale.
NIGRANE
O destino inclemente!
Dovrà dunque morir un innocente?
Fillide dove sei?
Pria, che a la morte io vada,
almen questi occhi miei
ti potessero dar l'ultimo guardo,
per bearmi in quel volto, ond'io tutt'ardo,
che felice, e contento allor morrei.
Fillide dove sei?
Silo, Nigrane.
SILO
Che brami tu da Fillide? Poc'anzi
l'incontrai ne l'uscir fuor del giardino.
NIGRANE
Già, che stella clemente
qua ti trasse opportun, pregoti amico
trovar Fillide, e dirle,
che innocente Nigrane
a la morte se n' va per destin rio,
e a le sue luci belle,
pria di morir invia l'ultimo addio.
SILO
Buon viaggio signor, sarai servito.
Fillide, Silo.
FILLIDE
Già vicino a tuffarsi in seno a l'onde
è il luminoso dio, ch'in ciel risplende,
né Breno ancor le sue promesse attende.
SILO
Fillide, a tempo a fé
qua giunta sei.
FILLIDE
Che brami tu da me?
SILO
Innocente Nigrane
a la morte se n' va per destin rio,
e a le tue luci belle,
pria di morir invia l'ultimo addio.
FILLIDE
A la morte Nigrane?
SILO
Ei qui poc'anzi
prigionier tra catene
tutto mesto pregomi a ritrovarti,
e tai detti spiegarti.
FILLIDE
Di che è reo?
SILO
Non lo so.
FILLIDE
Forse perché fedel segue ad amarmi,
Creonte al suo furore
sacrificar lo vuole? A suo dispetto
non morrà, no, l'idolo mio diletto.
Dell'avviso opportuno
a te obbligata io sono,
e quest'aurea catena
in ricompensa amico mio ti dono.
(dona una catena d'oro a Silo in tempo ch'esce Lerinda, e vede a dargliela)
SILO
Fillide ti ringrazio, o come bella!
Benedette le corti:
nelle selve giammai,
da che nacqui incontrai sì buone sorti.
Lerinda, Silo.
LERINDA
Buone sorti, eh crudele?
T'ho pur colto sul fatto,
traditor infedele.
SILO
Che fatto? Che pazzie?
Di già sazio son reso
de le tue gelosie.
LERINDA
La catena che avesti?
SILO
Eccola qui.
LERINDA
E sostener vorrai,
che la tua infedeltà non mi tradì?
SILO
Quanto rider mi fai!
LERINDA
Pensi, che cieca io sia?
Cent'occhi ha per mirar la gelosia.
SILO
Maledetto sia quel sì,
che in tuo sposo mi legò.
Averei proferto un no,
se m'avessi allor pensato,
d'esser sempre tormentato
dal tuo pazzo umor così.
Maledetto sia quel sì.
LERINDA
Maledetti pur noi siate
sposi infidi, che portate
a le mogli poco affetto.
Quando crespo abbiam l'aspetto
ci aborrite, e disprezzate.
Maledetti pur noi siate.
SILO
Sprezzami.
LERINDA
Sgridami.
SILO
Sdegnati.
LERINDA
Affogati.
Insieme
SILO
Fa' che vuoi tu.
Folle son, se di te mi curo più.
LERINDA
Fa' che vuoi tu.
Stolta son, se di te mi curo più.
Breno.
Fortuna mi tradisti!
Ferro che non sapesti,
ad un barbaro re svenar il petto,
come inutil t'aborro, e al suol ti getto.
(getta a terra lo stilo)
Di Fillide al sembiante
comparir più non oso.
Temo, ch'ella m'accusi al primo guardo
di poco affettuoso, o di codardo.
Consigliami amor.
Che far mai dovrò?
Risolver non so,
confuso è il mio cor.
Consigliami amor.
Damira.
Suol de' pazzi, la fortuna
cura prendersi talor,
ma con me sempre importuna,
mai non cangia il rio tenor.
Stolta fingermi non giova:
chi nasce pazzo sol, fortuna trova.
Ma qui che scorgo? Un ferro nudo a terra?
Par, che la sorte a le mie brame arrida,
provvedendomi d'armi,
acciò Fillide sveni, e l'empia uccida.
Vendicar spero
l'offese mie;
non più pazzie
sdegno guerriero
vieni, e ricetto
fa' nel mio petto,
ardito, e fiero.
Vendicar spero
le offese mie.
Prigione orrida.
Nigrane.
Marmi spietati, e tenebrosi orrori,
ch'un innocente imprigionate a torto,
dopo, ch'al suolo agonizzante, e morto
caduto io sia tra gelidi pallori,
deh per pietade almen fate, che sia
nota a Creonte l'innocenza mia.
Ma che rimiro o stelle!
Maschere in questo loco?
Qual deità pietosa
da due luci velate a questo core
vibra rai di conforto?
Fillide mascherata, Nerillo, Nigrane.
FILLIDE
Amico amore.
(si leva la maschera)
NIGRANE
Mia vita.
FILLIDE
Mio tesoro.
NIGRANE
Che grazie?
FILLIDE
Che sventure?
NERILLO
Che brutte stanze oscure!
NIGRANE
Per dar la vita al re son prigioniero.
Da Breno lo salvai.
FILLIDE
Basta, t'intendo.
NIGRANE
Come t'introducesti
amoroso mio sol co' tuoi splendori,
a illustrar questi orrori?
FILLIDE
Sai, che a Fillide, o caro,
favorita del re nulla si nega,
e il tutto ottien, ogn'or che chiede, o prega.
NIGRANE
Or venga quando vuole
carnefice spietato a esanimarmi,
ch'altro più non desio.
Un vostro guardo pio,
care bellezze amate,
può le ceneri mie render beate.
FILLIDE
Non si parli di morte, alma gradita,
mentr'io qui son per riserbarti in vita.
NIGRANE
E come?
FILLIDE
Queste spoglie
vestirti ora dovrai
colà in disparte.
NIGRANE
O bene!
FILLIDE
E ne l'uscir
da quest'orride soglie,
rappresentando tu la vece mia
facilmente potrai con questa frode
ingannar il custode.
NIGRANE
Ma tu?
FILLIDE
Non più mio ben. Fa' quanto impongo.
Uscito, che sarai,
con Nerillo n'andrai
ne le mie stanze ad aspettarmi: intanto
ben io saprò d'accorta
mezzo trovar per farmi aprir la porta.
Meco vieni.
NIGRANE
Ubbidisco.
Occhi vaghi amorosetti,
vive faci del mio cor,
sin che luci così belle
splender miro in mio favor,
io non temo de le stelle
l'empio, e barbaro rigor.
FILLIDE
Bella bocca, ov'ha Cupido
arco, e strale di rubin,
sin ch'io vivo incatenata
da quel biondo, e vago crin,
pur ch'io sia da te baciata,
farò guerra anco al destin.
Nerillo.
Itene pur, per me non veggo l'ora
di lasciar questi alberghi, e uscirne fuora.
Servir a innamorati
non è mestier per me.
Se un giorno mi discioglio
da così strano imbroglio,
mai più v'inciampo a fé.
Servir a innamorati
non è mestier per me.
Appartamenti di Fillide in corte.
Creonte, Lerinda.
CREONTE
E ciò fia ver?
LERINDA
Non mento.
Mascherata poc'anzi
con Nerillo, signor, uscir la vidi
fuor de le regie soglie.
CREONTE
Ove n'andò?
LERINDA
Dir no 'l so: ma il cangiare
abito, e forme per uscir di corte,
mi fa assai sospettare.
CREONTE
Perfida gelosia
l'anima m'avvelena.
LERINDA
Se coglierla sul fatto
brami signor, è d'uopo
vigile qui aspettar il suo ritorno.
CREONTE
Sì, sì, fin ch'ella viene,
passeggiando n'andrò quivi d'intorno.
(parte)
LERINDA
Vo; che Fillide impari
tosto, ch'ella qua viene,
a donar lascivetta
al mio sposo infedel auree catene.
Nerillo, Nigrane mascherato con le vesti di Fillide.
NERILLO
Signor, a gran periglio
per amore t'esponi.
NIGRANE
Amante core,
i perigli non teme.
Fillide la mia speme
qui attenderò. Ma sento
l'anima mia, che stanca
dal suo lungo penar, brama il riposo.
NERILLO
Qui t'adagia signor. Dormi; ch'io in tanto
farò la veglia, e scherzerò col canto.
(qui Nigrane s'adagia sopra una sede)
NIGRANE
Dolce sonno gradito,
d'ogni stanco mortal pace, e ristoro,
fa' ch'io sogni tra l'ombre il sol, ch'adoro.
NERILLO
O come presto ha chiuse
le sue pupille al sonno!
Anco i miei lumi più vegliar non ponno.
(s'adagia appresso Nigrane)
Io non provo maggior piacere,
se non quando m'addormento;
e posando,
va sognando
questo core,
in amore
di gustar qualche contento.
Io non provo maggior piacere,
se non quando m'addormento.
(s'addormenta accanto Nigrane)
Damira; Nigrane, Nerillo che dormono.
DAMIRA
Cieca vendetta
guida il mio piede,
dove risiede
la mia nemica.
DAMIRA
Ma che miro o fortuna!
Ecco l'empia, che dorme.
Vittima a' miei furori
or iniqua cadrai. Perfida mori.
Creonte, Lerinda, Damira; Nigrane, Nerillo che si svegliano.
CREONTE
Ferma il colpo. Che tenti?
LERINDA
Ah Fidalba, sì ardita?
Deh scusala signor: ella è impazzita.
NERILLO
Su svegliati Nigrane. Ecco qui il re.
NIGRANE
Che far degg'io?
NERILLO
Rivolgo altrove il piè.
DAMIRA
Sire, stolta non son qual tu mi credi.
Son Damira, che vive
per clemenza di stelle
de la barbarie tua cruda, e spietata,
in vita riserbata.
LERINDA E CREONTE
Che ascolto o ciel!
NIGRANE
Che sento!
DAMIRA
Se ancor sazio non sei
di renderti al mio onore
per un seno impudico
implacabil nemico,
eccoti il ferro, prendi,
trafiggi questo petto,
estingui nel mio sangue
le fiamme dell'affetto,
che fida a te portai:
svena o pigro: che fai?
CREONTE
Damira, oh dio non più, confuso, e vinto.
Da te alfin mi confesso:
conosco l'error mio, torno in me stesso.
Perdonammi, se errai:
tanto t'adorerò, quanto t'odiai.
Ma come ti salvasti
dentro l'acque del Nilo?
LERINDA
Io te 'l dirò.
Silo a caso pescando
su le rive del fiume,
gir a nuoto la vide, e la salvò.
DAMIRA
Io Fidalba mi finsi
pastorella d'Egitto
priva de' genitori, e disperata.
LERINDA
E Silo per sua figlia
volle adottarla, e come tal fu amata.
(qui Creonte si rivolge a Nigrane mascherato, stimandolo Fillide)
CREONTE
Fillide.
NIGRANE
(si leva la maschera dal volto)
Son Nigrane.
CREONTE
Che miro, tu Nigrane?
Tu sprigionato? In queste spoglie? E come?
LERINDA
Stravaganti successi!
CREONTE
Temo d'occulti eccessi.
Fillide, Creonte, Damira, Nigrane, Breno, Lerinda.
FILLIDE
Che eccessi? Pari a i tuoi
qui scoprirne non puoi.
Se Damira morì, Fillide mora.
In onta tua crudele,
vive Fillide ancora.
CREONTE
Io crudele? Giammai
la tua morte bramai.
FILLIDE
Ben le tue voci intesi.
CREONTE
Tu ne l'udirmi errasti:
Fillide equivocasti.
Viva è Damira.
DAMIRA
E al mio consorte unita,
a chi morte bramai, dono la vita.
FILLIDE
Non men da le tue grazie,
che da' tuoi casi io resto
e stupida, e confusa alta reina.
BRENO
Signor, ecco a' tuoi piedi
un empio, un reo pentito,
mostro d'infedeltà.
Castigami, che indegno
son di regia pietà.
Innocente è Nigrane, io sono il reo,
che di Fillide acceso,
per possederla, ucciderti tentai.
FILLIDE
Io glielo comandai
da tue voci delusa:
ciec'ira femminil degna è di scusa.
CREONTE
Perfido.
NIGRANE
Dal suo ferro
nel giardino o mio re salvo ti resi.
CREONTE
Ingannato io t'offesi.
FILLIDE
Io di Nigrane amante
in quelle spoglie mascherata uscii
fuor de la reggia, e in carcere introdotta
da pensieri amorosi,
cangiai le vesti, e in libertà lo posi.
CREONTE
Con quai mezzi possenti,
sommo Giove sciogliesti
sì confusi accidenti!
DAMIRA
Signor, deh non volere
tra le nostre allegrezze
i castighi introdur, e le tristezze.
Perdona a Breno il temerario errore,
e incolpa solo il cieco dio d'amore.
CREONTE
A te nulla si neghi.
Per sua pena sol basti
torgli Fillide, e unirla
in presenza del reo
al suo fido Nigrane in imeneo.
BRENO
Grazie ti rendo o sire
del concesso perdon: ma quella morte
che la clemenza tua dar non mi vuole,
mi darà in breve il duolo,
mentre privo son io del mio bel sole.
FILLIDE
Nigrane.
NIGRANE
Anima mia.
FILLIDE
Son pur tua.
NIGRANE
Sì, sei mia.
CREONTE
Ravvivata mia sposa
mi rilego al tuo seno.
DAMIRA
Sorte alfine pietosa,
ha i turbini cangiati in ciel sereno.
CREONTE
La tua sorte è cangiata.
DAMIRA
E Damira placata.
E il mio cor lieto, e contento,
più non sente affanni, e pene.
Tra le braccia del mio bene,
darò bando a ogni tormento.
E il mio cor lieto, e contento,
più non sente affanni, e pene.
Fine del libretto.
Generazione pagina: 14/01/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
(W)