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Il crociato in Egitto

IL CROCIATO IN EGITTO

Melo-dramma eroico.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Gaetano ROSSI.
Musica di Giacomo MEYERBEER.

Prima esecuzione: 7 marzo 1824, Venezia.


Personaggi:

ALADINO sultano di Damiata

basso

PALMIDE figlia di Aladino

soprano

OSMINO visir

tenore

ALMA confidente di Palmide

soprano

ADRIANO di Monfort gran maestro dell'ordine dei Cavalieri di Rodi

tenore

FELICIA congiunta d'Adriano, in abito virile

contralto

ARMANDO d'Orville, iniziato, Cavaliere di Rodi, sotto nome d'Elmireno

soprano


Mirva, fanciullo di 5 anni. Coro di egiziani: Emiri, Imani, Popolo. Statisti: Guardie del sultano, Soldati egiziani, Schiavi negri, Schiave, Araldi, Scudieri dei Soldati, Paggi, Marinari. Coro di Cavalieri di Rodi, Schiavi europei di varie nazioni. Banda egiziana. Danzatrici, suonatrici. Banda dei Cavalieri

L'azione in Damiata.

Protasi

In una spedizione accaduta nella 6. crociata, Sulle coste d'Egitto, sotto Damiata, un corpo di cavalieri di Rodi, comandato da Esmengardo di Beaumont, sorpreso, tradito, oppresso dal numero de' nemici, dopo luminosi sforzi d'eroico valore tutto sul campo rimase; que' prodi non cessero la vittoria che colle loro vite.

Armando d'Orville, giovine cavalier di Provenza, iniziato, era fra que' valorosi: il sangue perduto da una ferita l'avea tratto da' sensi; rinvenuto alla vita, nel fosco di notte, altro non vide mezzo a salvarsi da infame schiavitù, che le armi vestirsi d'egizio estinto guerriero, e fra' nemici confuso, attendere di fuggire il momento, e le forze, e i disegni intanto rilevar degli Egizi.

Armando, sotto il nome d'Elmireno, ebbe occasione di segnalare il proprio valore, e la vita salvare d'Aladino sultano di Damiata.

Il creduto giovine soldato di fortuna, il suo non comune valore, i gentili suoi modi interessarono l'animo del sultano: amico gli divenne, e nell'interno di sua famiglia l'ammise. Figlia del sultano era Palmide, fior di bellezza chiamata fra le egizie donzelle. Ella vide il supposto Elmireno, lo conobbe, e l'amò. Lontano dalla patria, quasi senza speranze di più ritornarvi, giovine, col cuore il più ardente, Armando obliò sé stesso, i suoi doveri, la fede promessa a Felicia, nobile fanciulla di Provenza, e all'amore di Palmide s'abbandonò. Segretamente de' riti della di lui fede la istrusse, nodo segreto ad essa l'unì, e n'ebbero un figlio. Ma l'onore, la sua patria, i suoi falli, erano sempre al di lui cuore presenti, e funestavano la sua felicità. Aladino vedeva il reciproco loro affetto, e non attendeva che il ritorno da gloriosa campagna d'Elmireno onde unirli. I cavalieri di Rodi trattavano intanto del riscatto, del cambio di prigionieri, e pace anche offrivano, e una lor ambasciata era a Damiata rivolta:

l'azione comincia all'arrivo dell'ambasciata.

Atto primo
Scena prima

Vasto recinto nel palazzo del sultano che confina alla spiaggia, in vicinanza del porto, le di cui torri si scorgono al di là dei cancelli, che chiudono il recinto all'intorno. Alla destra un fabbricato, che serve di soggiorno agli schiavi europei destinati ai lavori; parte del palazzo, e de' giardini alla sinistra.

Tutto è tranquillo nel silenzio della notte che cede all'aurora. S'odono tre squilli di tromba: movimento nell'interno del fabbricato. I Custodi vengono ad aprirne le porte: n'escono gli Schiavi, che a' differenti vestimenti, di varie nazioni europee si riconoscono. Respirano, alzano gli occhi al cielo, si salutano, s'abbracciano, e a' propri lavori s'accingono. La maggior parte travaglia alla costruttura d'un tempietto, nel cui mezzo un piedestallo. Alcune colonne sono già basate: vari Schiavi scalpellano capitelli, altri fregiano i frontoni, su d'uno de' quali è scolpito alla Fedeltà; due s'occupano di una statua, pressoché compiuta, rappresentante la Fedeltà. Alcuni innalzano colonne, altri al coperto travagliano. Vari strascinano, e rotolano enormi pesantissimi massi; tutto è azione: un Giovinetto le catene sostiene del vecchio suo Padre, che alle fatiche mal regge; in un rapido momento di riposo uno Schiavo cava dal seno un ritratto, lo contempla, lo bacia, e ripone, tremante d'essere scoperto.

Un altro legge, e bacia una lettera, che piangendo porta al suo cuore; altri gruppi, lavori variati, fra i quali gli Schiavi esprimono i loro voti, e affetti nel

CORO

Patria amata! oh! tu il primiero

de' miei fervidi desiri,

fra catene, fra sospiri,

a te anela il mesto cor;

fier destin ci rese schiavi,

mare immenso ci separa...

tu ognor mi sei più cara,

tu mi sei presente ognor.

PARTE DEL CORO

Cari oggetti del mio cuore,

più vedervi io non potrò!

ALTRA PARTE

I

Fra i sospir di triste amore

qui penar, morir dovrò?

II

Qui fra ceppi il mio valore

io così languir vedrò?

CORO

(a parti)

Sposa!... Figli!... Patria!... amici!

Più vedervi io non potrò!...

Da voi lunge morirò!...

TUTTI

Cessi omai sì acerba vita,

cangi omai sì orribil sorte,

o pietosa tronchi morte

il mio barbaro dolor.

Scena seconda

Dal palazzo vengono Schiavi, che recano cesti ripieni di doni vari. Emiri poscia, indi Palmide con Alma, e Schiave; gli Europei gioiscono, e l'onorano:

CORO

Ma già di Palmide gli schiavi avanzano...

la regal vergine a noi già recasi,

brillante raggio in sua beltà.

Consolatrice de' nostri mali,

benefattrice d'egri mortali,

vieni, o bell'angelo della pietà.

PALMIDE

I doni d'Elmireno

io vi presento, amici;

con lui per gli infelici

divido la pietà.

(Or per me forse in seno

amor gli parlerà.)

Egli volò fra l'armi,

espose i giorni suoi;

ma il ciel per me, per voi

difenderlo saprà.

(A consolarmi poi

amor lo guiderà.)

(Soave immagine di quel momento

a te sorridere il cor io sento:

accenti, e palpiti, sospiri, e giubilo

l'amor più tenero confonderà.)

Scena terza

Guardie del palazzo, Osmino, indi Aladino, Emiri, e i precedenti.

OSMINO

Il sultano ~ Prostratevi...

CORO

Prostriamoci...

PALMIDE

(incontro Aladino)

Oh padre!

ALADINO

Il contento ch'io provo nel seno

meco, o figlia, dividi in tal giorno:

vincitore a noi torna Elmireno

più nemici il mio regno non ha.

Trionfo apprestisi al vincitore:

mercé ne merita la fé il valore;

d'alloro il serto dalla tua mano

ben più gradito a lui sarà.

PALMIDE

(Me felice!)

OSMINO

(Oh furore!)

(trombe da lontano)

PERSONAGGI E CORO

Ma quale

dalle torri lontane segnale! ~

Un segnal più vicino risponde...

un vascello s'avanza sull'onde...

dalla torre del porto una tromba!...

Altro suono dal forte rimbomba...

già l'insegna si scorge di Rodi...

ALADINO

Ah! di Rodi s'onorino i prodi,

che a ben degno rival nel suo regno

vengon pace ad offrire, e amistà.

CORO

Pace! ~ oh speme! ~ e pur vero sarà! ~

Insieme

PALMIDE

Vincitore a questo petto

stringerò l'amato oggetto!

Ah! maggior di quel ch'io sento

un contento non si dà.

ALADINO

Vincitore a questo petto

stringerò l'eroe diletto!...

Ah! maggior di quel ch'io sento

un contento non si dà.

PERSONAGGI E CORO

Concenti bellici all'aure echeggino:

l'eroe festeggino, il vincitor;

e a suon belligeri s'alternin teneri

di pace i cantici, gli inni d'amor.

ALADINO

Ah! sì: tutti i miei voti

in sì bel dì vedrò compiuti omai...

E saran paghi, o figlia, i tuoi. ~ L'affetto

puro, innocente che tu serbi in petto

per Elmireno...

PALMIDE

(turbandosi)

(Oh dio!)

ALADINO

Non arrossir, io già conobbi. ~ In mio

core ne giubilai:

e già il nodo felice io destinai.

PALMIDE

(più agitata)

Io?... d'Elmireno!... (Oh cielo!

Quale terribil velo

si squarcia a' sguardi miei!...)

ALADINO

Sì: il valoroso

che salvò i giorni miei sarà tuo sposo.

L'amico del mio core

diverrà pur mio figlio, e in lui ben degno,

e amato successor avrà il mio regno.

OSMINO

(E soffrirlo io potrò! ~ Palmide, e trono

io perderei così!)

PALMIDE

(come sopra)

Ma... (Come tremo!...)

Padre... (Che dir?...) oh mio

diletto padre!... (Ah! ch'io

l'ho già tradito.)

ALADINO

Al seno

stringimi, o figlia: va... Tu gemi? ~ e quale

ora triste emozion!

PALMIDE

(affannosa)

Io!... no ~ ma... sappi...

confuso, oppresso il cor...

ALADINO

Ad Elmireno

annunzierai tu stessa il lieto evento.

PALMIDE

(marcata)

Tutto ei saprà, sì ~ (Già morir mi sento.)

(parte col séguito)

Scena quarta

Aladino, e Osmino, e Guardie.

ALADINO

E meco esulta, o fido Osmin. ~ Felice

sarò appieno in tal dì. ~ Questi famosi

cavalieri di Rodi generosi

fin co' nemici, m'offrir pace, e pegno

di loro lealtà, d'onore in segno

l'illustre loro gran maestro, i primi

di quest'ordine insigne

ambasciatori alla mia reggia invia.

OSMINO

(marcato)

E credi tu che sia la pace il solo

oggetto che li guida a questo suolo? ~

ALADINO

Lunge sospetto che li offenda: or vanne;

d'inusitata regal pompa adorna

la nave de' sultani incontri, accolga

gli eroi di Rodi: ~ aperta

sia ad essi la mia reggia; e a loro onore,

e a celebrar sì lieti eventi appresta

ivi d'Imene, e del piacer la festa.

(partono)

Scena quinta

Deliziosa remota parte ne' giardini del sultano, attigua agli appartamenti di Palmide. Sotto un vago padiglione, su d'un sofà di fiori giace Mirva dormendo. Varie schiave agitano ventagli di piume a vari colori sopra di lui. Alma gli è presso; custodi, e favoriti sparsi in vari gruppi, e sottovoce in

CORO

Urridi vezzose,

leggere, scherzose,

intorno aleggiate

al figlio d'amor:

tranquillo serbate

quel dolce sopor.

(Mirva s'agita)

Si scuote, si desta:

già s'alza. ~ T'arresta. ~

(Se fuor del recesso

scoperto veduto!

Perduto è quel figlio...

Di lui che sarà?)

Frena l'ardor omai...

(fugge)

Non ti scostar da noi,

qui ferma il piè.

(circondandolo, e danzando intorno a lui cercando di trattenerlo)

Di baci amorosi,

di doni graziosi

la tenera madre

mercé ti darà.

A lei, che t'è cara,

tu cambio prepara

di vezzi, di baci

che tanto amerà.

ALMA

Ma in questo impenetrabile recesso

e chi ardisce inoltrar? ~ Cielo! ~ Elmireno! ~

(tutti osservano con ansietà)

Scena sesta

Armando sotto il nome d'Elmireno, in pomposo vestimento saraceno avanza con precauzione, e premura.

ARMANDO

Cessi, o miei fidi, la sorpresa. ~ Io torno

di nuovi allori adorno

dal campo della gloria... Ma precedo

gli invitti miei guerrieri.

A sperati piaceri,

fra i più teneri oggetti

qui mi chiamava il cor: sol qui poss'io

veramente felice?...

(Mirva che vagava, ritorna, lo vede, corre ad Armando, che lo bacia, e abbraccia)

Ah! il figlio mio! ~

O figlio dell'amore,

dal tenero sorriso,

in dolce calma al core

ti stringe il genitor.

Nel più soave errore

s'illude intanto il ciglio:

e bacio in te, mio figlio,

la madre dell'amor. ~

O teneri amplessi!...

Oh! vezzi innocenti!...

Fra tanti contenti

già langue il mio cor.

E Palmide!... ella sola

al mio contento or manca...

Scena settima

Palmide, dagli appartamenti, ed Armando.

PALMIDE

(tenerissima, ma triste)

E tu consola

Palmide tua... se il puoi.

ARMANDO

(fissandola, e con dolce rimprovero)

Ciel! ~ Quando io torno,

quando tu stringi al seno e sposo, e figlio...

Tu gemi? spunta il pianto sul tuo ciglio!...

PALMIDE

(con affanno)

Per te gemo, per questo

del nostro amor tenero pegno. Orrenda

su noi pende sciagura.

ARMANDO

Mi fai tremar.

PALMIDE

Il mio

buon padre sposo a te mi scelse.

ARMANDO

(colpito)

Oh dio!...

Che intendo!...

PALMIDE

Già s'appresta

in profan tempio d'Imeneo la festa...

Ed io son già tua sposa... di tua fede,

che da un lustro abbracciai, coi sacri riti

noi già in segreto uniti!...

ARMANDO

(atterrito)

Ecco arrivato

quell'istante fatal che ognor temei.

PALMIDE

Come soffrir potrei

l'ira del genitor! ~ che dirà quando

saprà che abbandonai l'antica fede!...

ARMANDO

Ed egli che mi crede un saraceno!...

Il supposto Elmireno!

Odiami: io t'ingannai;

la mia patria, il mio culto io ti svelai,

ma tu per anco ignori

ch'io sono un cavaliere,

iniziato di Rodi...

PALMIDE

E già di Rodi

giunge di cavalieri

un'ambasciata ad Aladin.

ARMANDO

(colpito)

Che dici?...

Qual fulmine! Se mai

un congiunto, un amico!... e n'è mio zio

il gran maestro; e se mai noto ch'io

le divise portai

de' saraceni! E che per lor pugnai!

Oh! infamia! E s'ei mi chiede

conto di quella fede

che a Felicia promisi!...

PALMIDE

(timida, affannosa)

Felicia! e questa! Oh cielo!...

ARMANDO

Giovinetta

illustre figlia meco già educata...

Sposa a me destinata.

PALMIDE

(con pena)

Che scopro! e come! e adesso!...

ARMANDO

(disperato)

Aborrimi: me stesso io già detesto,

io son punito: ~ è schiuso

a me dinnante spaventoso abisso ~

qui Aladino ingannato... seduttore

della sua figlia. ~ Là mio zio fremente,

che, minaccioso, conto a me richiede

de' sacri giuri miei, della mia fede...

Felicia... i cavalieri... Traditore

dell'onor, del dover... Morte può solo

togliermi a tanta infamia. ~ Lunge io volo

da te a spirar, a terminar l'orrore

di vita sì funesta. ~

(per partire)

PALMIDE

(con passione)

Deh! per pietà, t'arresta.

Ah! non ti son più cara,

se mi puoi dir così.

ARMANDO

Mai fosti a me sì cara,

e mai t'amai così.

PALMIDE

(tenerissima)

E dunque a me vicino

resta, mio dolce amor.

ARMANDO

(cupamente)

Del mio crudel destino

si dée compir l'orror.

PALMIDE

A questo pianto arrenditi...

ARMANDO

Deh! per pietà nascondilo.

PALMIDE

Barbaro! ~ e il figlio!... guardalo. ~

(prende Mirva, e lo presenta animatissima ad Armando)

ARMANDO

Ah! tu mi strappi l'anima...

PALMIDE

Ei ti domanda un padre!...

ARMANDO

Ed io non moro ancor!

PALMIDE

E tu resisti ancor?

PALMIDE E ARMANDO

Non v'è per noi più speme:

amor, piaceri, addio. ~

In un momento, oh dio!

tutto per noi cangiò.

Lontan da te, ben mio,

languir. morir dovrò.

(partono da opposte parti)

Scena ottava

Alma.

ALMA

Palmide sventurata! ~ A' suoi bei voti

mostrava già sorridere il destino:

parea di sua felicità vicino

il sospirato istante! ~ e il suo contento

come lampo sparisce! ~ Io per lei gemo:

per Elmireno, e pe 'l suo figlio, io tremo.

(parte)

Scena nona

Porto di Damiata. Superbi edifici all'intorno. Navi di varie nazioni, colle loro bandiere spiegate. Navi del sultano magnificamente adorne.
Il Popolo accorre all'approdo del vascello reale apparato festosamente; piccole barche egiziane le precedono, e circondano, vagamente fregiate.
Osmino con Emiri, e Guardie del sultano; Soldati disposti.

CORO

alternato da danza

Vedi il legno, che in vaga sembianza

mollemente sul Nilo s'avanza...

Ci porta la pace.

Spira un'aura leggera, soave...

È l'aura di pace:

l'onda mormora placida, e cheta,

lieta bacia, accarezza la nave...

Che porta la pace.

(il vascello è alla riva)

Di nostre palme, all'ombra amica,

qui, sulla sponda del Nilo aprica,

dolce catena di mirti, e fior,

nave propizia, t'arresti ognor.

Mai t'allontana da' nostri lidi,

tu che a noi guidi ~ la bella pace,

voto verace ~ dei nostri cor.

Echeggi d'intorno

di pace l'accento:

di gioia concento

festeggi tal dì...

(i cavalieri si presentano sul vascello)

E lieto sull'onda

risponda così.

FELICIA

(in abito d'araldo, sul vascello, con ramo d'ulivo)

Popoli dell'Egitto,

valorosi guerrieri,

sul Nilo ecco di Rodi i cavalieri,

non più vostri nemici. ~ Al vostro regno

vengono pace a offrir, ~ eccone il pegno.

FELICIA

Pace io reco, a noi più grata

delle palme di vittoria:

e la patria consolata

lieta ormai respirerà.

Ben più cara d'ogni gloria

è la sua felicità.

(Felicia scenderà con vari cavalieri)

CORO

Vieni: e il sacro della pace

con noi cangia stabil pegno.

La tua patria al nostro regno

fida unisca l'amistà.

FELICIA

(Caro ben, tu qui peristi,

e più pace il cor non ha.

Ah! più sorridere, labbro d'amore,

fra dolci palpiti, non ti vedrò.

Mai, cara immagine, ti scorderò.

Oh cielo, arrenditi, a' voti miei:

pietoso uniscimi al mio tesor...

Consola un tenero ardente cor.)

CORO

A pace arridano gli amici déi;

torni la patria felice ancor.

OSMINO

Tu, degli illustri cavalier di Rodi

araldo, lor dirai che d'Aladino

schiusa è ad essi la reggia

che là v'attende il mio signore; e questa

d'inusitato onore,

di fiducia e lealtà, prova sublime

ch'egli vi porge, il suo gran core esprime.

FELICIA

E apprezzarla sapranno

di Rodi i cavalieri. ~ A lui verranno:

onor a lui sia reso

qual si merta, e lealtà.

OSMINO

(partendo)

(Superbi!)

FELICIA

Omai,

appagar, o Felicia, tu potrai

gli ardenti voti tuoi. ~ D'intorno a questo

funesto suol vagando

cercar di lui che qui spirò, d'Armando,

del primo e solo amico del mio core:

le sue ceneri a me tu addita, amore.

(parte)

Scena decima

Dal vascello scenderà Adriano, in abito di semplice cavaliere di Rodi, accompagnato da un Cavaliere.

ADRIANO

Tutto d'intorno tace omai: ~ deserta

è già la spiaggia. ~ In questa

di rodian cavalier spoglia modesta

inosservato vuò inoltrar. ~ Io premo

il fatal lido... e fremo

d'invincibile orror. ~ Sotto a' miei passi

par che tremi la terra. ~ Forse... oh dio!

Egli qui cadde il mio

dolce nipote ~ l'ultimo sospiro...

forse a me volto, ei qui esalò dal seno.

Ah! la sua tomba ritrovassi almeno!

Sarebbe a me sì caro

bagnarla nel mio pianto!

Baciarla, e pace intanto

al cenere implorar! ~

(resta concentrato)

ARMANDO

(dal fondo)

L'angustia mia,

questa smania è insoffribile. ~ Son quelli

due cavalier. ~ Potessi

almen saper!... oh! come tremo! ~ Ad essi,

(ardir) si cerchi.

ADRIANO

(scuotendosi)

Del sultano a noi

s'avanza un alto emiro. Forse...

ARMANDO

(accostandosi)

A voi

salute, illustri cavalier...

ADRIANO

(colpito dalla voce)

Gran dio!

Questa voce!...

ARMANDO

(vicino e riconoscendolo)

Che veggo!

ADRIANO

(ravvisandolo)

Egli!...

ARMANDO

Mio zio!

(Ciel! qual fulmine!...)

ADRIANO

(con gioia abbracciandolo)

Armando!...

Dolce nipote!

ARMANDO

(in continuo contrasto)

(E come più salvarmi!)

ADRIANO

Tu vivi? ~ Ti ritrovo?

ARMANDO

(confuso)

Signor!...

ADRIANO

Felicia, oh come

n'esulterà! ~ Ti pianse tanto!

ARMANDO

(E adesso

s'egli scopre!... Ah! non reggo.)

ADRIANO

Torna, torna al mio seno...

(vuol abbracciarlo)

oh ciel! che veggo!

(s'avvede dell'abito saraceno: si stacca da lui, e con fremito e sdegno)

Sciagurato! ~ che festi!

In quali spoglie!

ARMANDO

Apriti, o terra.

ADRIANO

Il figlio

di mia sorella! Un cavalier di Rodi!

Che orror! perfido! parla: e come!

ARMANDO

Il caso,

e la necessità: fu in quella notte,

notte di distruzion, che noi discesi

in queste sponde a guerreggiar, sorpresi,

e dal numero oppressi, co 'la vita

la vittoria cedemmo. Io, là sul campo,

rimasto sol de' miei compagni estinti

le indossai per salvarmi.

ADRIANO

(severo)

E abbandonasti

le auguste insegne dell'onor! sapevi

ch'era viltà, delitto!

ARMANDO

Io ne serbai

fido ognora la spada... e tu non sai

quanto più cara a me divenne, e quale,

qual prezzo v'attaccai!

ADRIANO

(grave)

Porgila.

ARMANDO

(sorpreso)

Come?

ADRIANO

(imperioso)

Porgila.

ARMANDO

(incerto)

Ma...

ADRIANO

Obbedisci.

ARMANDO

(con pena gli porge la spada)

Eccola.

ADRIANO

(solennemente)

In nome

del nostr'ordine augusto, io, gran maestro,

io riprendo a te, Armando, questa spada

che tu disonorasti,

e... la spezzo.

(rompendola)

ARMANDO

(oppresso)

Ah! ~

(poi con vivacità)

Mi rendi,

rendi a me quell'acciaro. ~

ADRIANO

E che pretendi? ~

Va': già varcasti, indegno,

delle perfidie il segno:

tradisti patria, onore,

scordasti la tua fé...

Ti lascio al tuo rossore,

fremo d'orror per te.

ARMANDO

Ah! dai rimorsi oppresso

orror ho di me stesso:

perdona, oh dio! l'errore,

abbi pietà di me.

M'avvampa ancor nel core

fiamma d'onor, di fé.

ADRIANO

Vuoi meritar perdono? ~

ARMANDO

Posso aspirarvi? ~ imponi.

ADRIANO

Le insegne ree deponi:

sappia Aladin qual sei.

Meco partir poi déi...

ARMANDO

Partir!... (oh cielo!... e Palmide!...)

ADRIANO

Sposo a Felicia omai...

ARMANDO

Io sposo di Felicia!...

ADRIANO

Tu fremi? ~ Di'... se mai!...

trema... i tuoi giuri!...

ARMANDO

(disperato)

Svenami:

io tradii tutto. ~

ADRIANO

Perfido! ~

E per chi mai!...

ARMANDO

Non sai!...

Insieme

ARMANDO

Odi... qual nuovo orror!

ADRIANO

Taci... qual nuovo orror!

Insieme

ARMANDO

Non sai quale incanto

quest'alma sorprese:

colei che m'accese

mortale non è.

Di grazie, e candore

complesso celeste

nel solo mio core

trovava mercé...

La misera or muore...

E muore per me.

ADRIANO

Nel duolo, nel pianto

tua madre gemeva:

io seco piangeva,

ingrato, per te.

E in seno all'amore

tu intanto languivi!

Tradivi l'onore,

i voti e la fé!...

Tua madre si muore...

E muore per te!

ADRIANO

Scegli dunque ~ Un cieco amore!...

ARMANDO

(marcato)

Vincerò.

ADRIANO

Virtude... onore!

ARMANDO

Seguirò.

ADRIANO

(cava la sua spada)

Su questa spada...

Fu la spada di tuo padre,

or lo giura.

ARMANDO

(con trasporto)

Ah! porgi: ch'io

or la baci. ~ Padre mio!

Io te invoco... per te giuro. ~

Di te degno io tornerò.

Insieme

ADRIANO

Il brando invitto

del genitore

il tuo valore

accenderà.

D'ogni nemico,

d'ogni periglio

con esso il figlio

trionferà.

ARMANDO

Il brando invitto

del genitore

il mio valore

accenderà.

D'ogni nemico,

d'ogni periglio

con esso il figlio

trionferà.

(partono)

Scena undicesima

Deliziosa ne' giardini.
Felicia, inoltrando lentamente.

Oh! come tutto intorno

novelli, vaghi, interessanti oggetti

s'offrono a' sguardi miei! ~ Cielo, natura,

arti, costumi, in queste

spiagge un dì sì famose... e sì funeste

a tanti eroi. ~ Quai rimembranze amare

lacrimevoli! ~ Il mio

diletto Armando qui perdetti anch'io. ~

Ah! non dovea più rivederlo!

(siede triste, pensosa)

Scena dodicesima

Alma, con Mirva, poi Palmide.

ALMA

Vieni,

Mirva gentil... Qui lo straniero!...

FELICIA

(fissando il fanciullo)

Oh caro,

amabile fanciullo! ~ e quai sembianze!

Quel sorriso!... quel ciglio!...

e... dolce illusion!

(lo bacia e abbraccia con trasporto)

PALMIDE

(agitata, e vedendo Mirva in braccio a Felicia)

Alma!... oh periglio!

ALMA

Lo stranier me 'l trattenne, e vedi come

lo contempla, lo bacia: e stringe al petto!

PALMIDE

E se... Mirva!...

(lo chiama: egli corre a lei)

FELICIA

Un istante! ~ Principessa...

quel figlio...

PALMIDE

(confusa)

È...

ALMA

Sì vezzoso!

FELICIA

Ei m'interessa...

non sai quanto! ei ricorda a me sembianze...

le più adorate.

PALMIDE

(con interesse)

E di chi mai?...

FELICIA

Del mio

caro... fratel.

PALMIDE

(vivamente)

D'Armando Orville!...

FELICIA

(colpita, agitata)

Gran dio!

Lo conoscesti!

PALMIDE

(con passione)

E quanto!

FELICIA

Lo piangeremo dunque insieme.

PALMIDE

E tanto

dunque a te caro Armando!

FELICIA

Ah! dato avrei

volentier pe' suoi giorni i giorni miei.

PALMIDE

(indecisa)

E... s'egli!... Alma, nessun qui ci sorprenda.

(Alma si ritira)

PALMIDE

E se Armando vivesse!...

FELICIA

Vuoi lusingarmi!

PALMIDE

(timida)

E se questo fanciullo!...

FELICIA

(scossa)

(Ciel!... io già tremo.) Ebben...

PALMIDE

Giura il segreto.

FELICIA

(ansiosa)

Te 'l giuro. ~ Or... quel fanciul...

PALMIDE

Figlio è d'Armando.

FELICIA

(agitatissima)

E... sua madre!...

PALMIDE

(s'abbassa e bacia Mirva)

Lo bacia.

FELICIA

(con affanno, e forte)

Oh! sventurata

Felicia!

PALMIDE

(colpita)

Tu Felicia! ~ Destinata

già ad Armando consorte!

Oh! noi miseri! Oh! figlio ~ Infamia... morte

ecco il nostro destin.

(con fierezza, per partire)

FELICIA

(con sforzo)

Ferma, infelice:

tu sei madre; sperar, viver ti lice.

PALMIDE

(amaramente)

Sperar?

FELICIA

Sì ~ quel fanciullo

sciolse i miei nodi, e strinse i tuoi.

PALMIDE

Potrai

tu a me cedere Armando? ~

Scordarlo?

FELICIA

(con sospiro)

Io potrò cederlo ~ scordarlo...

Oh Dio! no 'l so. ~ L'ingrato

me obliò, l'amor nostro, fede... tutto. ~

E dell'ingrato, ohimè! per mio tormento,

sembianze, voce, amor, tutto rammento.

PALMIDE

Dimenticarlo io pur non saprei mai.

FELICIA

Non conosci, non sai

l'arti di quest'amabil seduttore!

Giovinetta, col cuor dell'innocenza,

sotto il bel ciel della natia Provenza,

tenero trovatore, al raggio amico

d'argentea luna... l'ispirava amore...

odi com'ei parlava a questo core.

Giovinetto cavalier,

di bel giorno al tramontar,

co 'la dèa de' suoi pensier

sotto un salcio s'arrestar.

Tacque un po' ~ su lei fissò

poi lo sguardo, e sospirò.

La sua mano portò al cor...

e qui, disse, qui v'è amor...

Non fidarti, o giovin cor,

dell'accento dell'amor.

PALMIDE

(con espressione dolorosa)

Oh! conosco, conosco quell'accento...

quel canto seduttor. ~ Sotto le mura

del mio remoto harem così cantava,

così chiedeva amor... Io già l'amava.

Cloe d'età nel bell'april

era giglio di candor:

sorrideva al suo gentil,

in un tenero languor.

Ma balzar quel cor sentì,

e il suo tutto si agitò.

Un sospiro le sfuggì...

ei l'intese... e l'abbracciò...

Non fidarti, o giovin cor,

dei sospiri dell'amor.

(la voce d'Armando dal vicino boschetto ripete i due versi cantati da Palmide - sorpresa e emozione)

PALMIDE

Ah! la sua voce! ~ Oh cielo! Ciel!...

FELICIA

Che fai?...

Palmide...

PALMIDE

(agitatissima)

Ah! quel suo canto

forse esprime l'addio

del cavalier... ed io!...

FELICIA

Calmati, attendi...

PALMIDE

Armando!... Armando!...

FELICIA

Per pietà, sospendi!

ARMANDO

voce di dentro

Tutto armato a lei venir

vide un giorno il suo tesor:

«Cara addio», con un sospir,

«son crociato», ei disse allor.

Cloe gelarsi il cor sentì...

quasi estinta al suol piombò.

Ei la fredda man baciò...

su lei pianse, e... disparì.

Insieme

PALMIDE

Qual momento!

E quel sospir!...

Oh dolor!

L'istessa pena...

Io reggo appena.

S'ei mi lascia!...

FELICIA

Fier cimento!

Ah! quel sospir!

Che martir!

Così Felicia...

Stato crudel!

Quale ambascia!...

(Felicia si ritira in disparte, mostrando la più viva inquietudine)

ARMANDO

(compare, e corre al seno di Palmide)

Mai provare, o giovin cor,

i martiri del'amor.

(poi staccandosi da Palmide come colpito da triste idea)

Ma... il dover!... Un sacro onor!...

Ah! che l'addio sul labbro muor;

e mai partir da lei potrò.

PALMIDE

(osservando Felicia con affanno)

S'ei la vede! ~ un dì l'amò...

Può amarla ancor!... Che far allor!...

Mi gela il cor crudo timor.

FELICIA

(oppressa, e smaniosa)

D'avanzar ardir non ho...

D'un'altra in sen chi un dì l'amò!...

Questo è soffrir!... questo è dolor...

Mai provare, o giovin cor,

i sospiri dell'amor.

(Armando torna ad abbracciar Palmide, con visibile sforzo si stacca poi da lei, e fugge)

PALMIDE

(seguendolo)

Armando!...

FELICIA

(deliberata)

Armando!

PALMIDE

Ferma...

FELICIA

Senti...

(anelanti e si perdono di vista)

Scena tredicesima

Alma, con Mirva, poi i precedenti.

ALMA

È l'ora

già della festa, e Palmide s'oblia

in suo giusto dolor. ~ Di te che fia,

sventurato fanciul!

ARMANDO

(di dentro, con grido)

Felicia!

FELICIA

(di dentro)

Arresta...

ALMA

Qual grido! ~ E quale mai scena funesta!

ARMANDO

(tornando con disperazione, smarrito)

Ove salvarmi? ~ Qui Felicia! ~ Oh dio! ~

Qual nuovo orror!

FELICIA

(tornando)

Armando!

ARMANDO

E non poss'io

né fuggir, né morir! ~ Quel brando almeno,

che in mia disperazione

or mi togliesti, al seno,

tu vibrami. ~ Ti vendica. Punisci

un empio... un traditor.

PALMIDE

(tenerissima)

Oh! sposo mio!

FELICIA

(marcata ad Armando)

L'odi tu! Guarda quel fanciullo. ~

ARMANDO

(oppresso)

Oh dio!

FELICIA

(come sopra)

E parli di morir?

ARMANDO

(come sopra)

Ma se tu sai!...

FELICIA

Tutto... sì ~ e ti perdono. ~

ARMANDO

A me giammai

io perdonar saprei,

o sventurate, i tradimenti miei.

FELICIA

Tutto espiar ancor potrai. ~ Tuo zio...

ARMANDO

Mio zio! ~ Raggio celeste a quel gran nome

mi rischiara, m'accende, mi richiama

al dover, all'onor. ~ Dammi quel brando...

FELICIA

(marcata)

Io l'affido ad Armando.

ARMANDO

Palmide!... figlio mio!...

Felicia!...

(per partire)

PALMIDE

Parti!... Io moro...

FELICIA

(sostenendola)

Spera...

ARMANDO

Addio!...

(parte)

FELICIA E PALMIDE

Oh dio!

(s'abbracciano e si ritirano)

Scena quattordicesima

Magnifico luogo nella reggia, circondato da giardini pensili. Elevata nel prospetto una superba moschea la di cui porta è chiusa. Trono da un lato, con ricco divano per Aladino, e Palmide. ~ Divani nell'avanti pei Cavalieri, e uno distinto pe 'l Gran maestro.
Aladino, Osmino, Guardie, Emiri.

ALADINO

Adriano! ~ egli stesso! ~ Il gran maestro

dei cavalier di Rodi! quel vantato

eroe de' Franchi! ~ Il saggio venerato

della pietà, delle virtù se n' viene

ad offrir pace sulle egizie arene?

OSMINO

Tal n'ebbi avviso or da un araldo.

ALADINO

A lui,

quale ad alto califfo onor si renda:

quanto Aladin lo pregia, e ammira apprenda.

OSMINO

Compirò i cenni tuoi.

ALADINO

Lieta succeda poi

la nuzial festa.

OSMINO

È pronta già... senti ~

i giulivi concenti. In regal pompa,

in fra i suoi cavalieri,

Adriano s'avanza.

ALADINO

Ecco mia figlia:

compiuti i voti miei saranno appieno.

OSMINO

(Geloso mio furor, celati in seno.)

Scena quindicesima

Gran marcia. Emiri, Guardie, Palmide, con Alma, che tiene Mirva per mano, e séguito di Schiave, e Schiavi. Imani col velo nuziale. Mentre Aladino va al trono con Palmide, defila il corteggio e cantasi:

IMANI

Gran profeta, là dal cielo

scendi ai riti protettor.

Questo sacro argenteo velo

simbol sia del tuo favor.

Dall'altro lato, Guardie d'onore del Sultano precedono gli Araldi dei Cavalieri di Rodi, gli Scudieri, le Guardie del Gran maestro, indi i Cavalieri; Adriano poi nell'abito di Gran maestro co' suoi Paggi, e Scudieri, fra questi Felicia ~ cantasi:

CAVALIERI

Degli eroi sul gran sentiero

guida a noi son fede, e onore.

Bella gloria n'arde in core,

a noi sacra è l'amistà.

L'innocenza oppressa, offesa

trova ognora in noi difesa:

la virtù da noi s'onora,

si punisce la viltà.

Nostra insegna sarà ognora

gloria, fede, ed amistà.

A un cenno d'Aladino, che s'alzerà al presentarsi d'Adriano, questi, e i Cavalieri siedono. Mirva presenterà una corona d'ulivo ad Adriano, ed altri Fanciulli ai Cavalieri. ~ Adriano nel riceverla osserverà Mirva con interesse, e lo carezza. ~ Palmide, e Felicia seguono co' gli occhi, ansiose, i movimenti d'Adriano. Terminata la marcia, e la cerimonia:

ALADINO

Invitto, illustre gran maestro, prodi

cavalieri di Rodi, omaggio, onore

alla virtù, al valore

sa rendere Aladin. ~ Voi generosi,

pace ad offrirmi, ed amistà veniste,

io pace accetto; e fia

sì nobile amistà la gloria mia.

ADRIANO

Nemico ancor noi t'ammirammo. ~ Ognora

fra generosi cor si pregia, e onora

valore, e lealtà.

ALADINO

Da questo istante

i franchi, schiavi miei, liberi sono:

vedi quanto io ti pregio; a te li dono.

ADRIANO

(marcato)

Tutti?

ALADINO

Sì: tutti.

FELICIA

(Ah! lo comprendo.)

ADRIANO

(come sopra)

Questo

fia gran giorno pe' franchi.

PALMIDE

(E a me funesto.)

ALADINO

Fia pur gran giorno pe 'l mio regno. ~ Sposo

a Palmide mia figlia il valoroso

Elmireno oggi rendo,

un giovine guerrier ch'è già da un lustro,

del mio trono sostegno,

l'amico del mio core:

ei fia mio successore. ~ Or se ti piace,

a sì bei nodi assisti: più felici

saran sotto gli auspici del valore,

della virtù.

PALMIDE

(Reggi, se puoi, mio core.)

FELICIA

(Quale istante s'appressa!)

ADRIANO

Dolce a me fia. Già di veder anelo

questo giovine eroe.

ALADINO

(ad Osmino)

Venga Elmireno.

Scena sedicesima

Armando, in abito di cavaliere di Rodi e i precedenti.

ARMANDO

(dignitoso)

Più Elmireno non v'è. ~ Mio zio!

(si prostra avanti Adriano)

ALADINO

(colpito)

Che miro?

ADRIANO

(rialza Armando)

Dolce nipote!...

FELICIA

Oh! qual cimento!

OSMINO E ALADINO

Oh tradimento!

PALMIDE

(sorpresa, e quadro analogo)

Io spiro.

ALADINO

(fremente)

Elmireno!...

ARMANDO

Me di Rodi

cavalier conosci omai:

a' tuoi sguardi io mi celai

schiavo reo di cieco amor.

Alla voce mi destai

del dover e dell'onor.

ALADINO

(come sopra)

Adriano!...

ADRIANO

A me nipote

d'eroi sangue ha nelle vene.

Spento già su queste arene

io da un lustro il piansi ognor.

Sciolto omai da sue catene

di me degno il trovo ancor.

ALADINO

(a Palmide)

Oh! chi amavi!

PALMIDE

E ben l'ingrato

sa di quanto amor l'amai.

Ei scordar non potrà mai

come vinse questo cor.

Questo cor che a lui donai,

che abbandona nel dolor.

ALADINO

E fia ver? ~ Tu traditore

tu! il mio amico! ~ oh! ti difendi.

Elmireno a me, deh, rendi:

perdonarti io posso ancor.

Sul mio trono meco ascendi,

sposo a lei, per man d'amor.

ARMANDO

(deliberato)

No, decisi; il debbo: addio.

PALMIDE

(affannosa)

E potrai?

ALADINO

(severo)

Pensa...

ARMANDO

(come sopra)

Pensai.

ALADINO

(fremente)

Tu non sai!...

ARMANDO

(come sopra)

So il dover mio.

ALADINO

(contenendosi a stento)

Scegli ancora... o i miei furori...

ARMANDO

(intrepido)

So morir...

ALADINO

(cava il pugnale)

Perfido! ~ e mori...

FELICIA

(che fra i cavalieri osservò i movimenti d'Aladino, si slancia, e mettendosi avanti d'Armando, e con tutta fermezza)

Ah! t'arresta. Pria l'acciaro

déi vibrar al petto mio:

se di sangue hai tu desio

tutto il mio si verserà.

E per lui ch'è a me sì caro

dolce morte a me sarà.

ALADINO

(sorpreso)

Egli!...

FELICIA

È il mio... fratel.

OSMINO

(per ferirlo)

Che mora.

ALADINO

(trattenendolo)

No...

FELICIA

(cava la sua spada)

Tu pria.

ADRIANO

(ad Aladino e Felicia)

Che fai? ~

PALMIDE

(a tutti)

Pietà!

Insieme

PALMIDE, FELICIA, ADRIANO E ARMANDO

Sogni, e ridenti

di pace, amor

furo i contenti

di questo cor. ~

Non v'è più pace

non v'è più amor.

ALADINO E OSMINO

Sogni, e ridenti

di pace, amor

furo i contenti

di questo cor. ~

Non v'è più fede

non v'è più onor.

ALADINO

(ad Osmino)

Ite, superbi. Guidali,

Osmino, al lor soggiorno:

al'ire mie s'involino,

pria che risorga il giorno. ~

Quell'empio in atro carcere

si serbi al mio furor.

FELICIA

(con impeto)

E l'oserai?...

ADRIANO

(ad Aladino)

Son questi

dunque i tuoi cenni estremi?

ALADINO

Sì ~ chi m'insulta tremi.

ADRIANO

Di noi tu trema: guerra.

ALADINO E OSMINO

Guerra, vendetta, orror.

ADRIANO E CORO

Guerra, terribil guerra

morte, vendetta, orror.

(ad un imano, che va alla moschea, n'apre la porta)

ALADINO

Va': tuoni omai dal tempio

quel bronzo formidabile

il di cui suon terribile

segno è di guerra ognor.

(due imani staccano la gran bandiera, e la sventoleranno sulla porta)

E voi spiegate il fulgido

vessillo de' credenti.

Segnale ognor di gloria,

de' perfidi terror.

(i cavalieri sventolano la lor bandiera)

ADRIANO

Più sacra di vittoria,

più certa insegna è questa:

già a fulminar s'appresta

chi tradì fede, e onor.

ALADINO

Trema...

ADRIANO

Paventa...

PALMIDE

Ed io

così ti perdo!

FELICIA

(abbracciandoli)

Oh miseri!

Così lasciarvi!...

ARMANDO

(con affanno, staccandosene)

Addio. ~

TUTTI

Guai se tuona quel bronzo tremendo

che diffonde il segnale di guerra! ~

Guai se il brando si snuda del forte! ~

Guai se spiega l'insegna di morte! ~

Allo scoppio di fulmine orrendo

le sue furie l'averno disserra...

E già mille in sì atroce momento

crude smanie mi straziano il cor.

Insieme

ADRIANO, ARMANDO, ALADINO, OSMINO E CORO

All'armi vi chiama

la gloria, la fede:

vendetta vi chiede

la patria, l'onor.

Marciamo alla gloria.

Trionfi il valor.

PALMIDE E FELICIA

Deh, cedi a chi t'ama:

rammenta la fede;

pietade ti chiede

natura ed amor.

Oh! barbara gloria!

Funesto valor!

Atto secondo
Scena prima

La stessa decorazione, in cui terminò l'atto primo.
Osmino, e vari Emiri.

OSMINO

Udiste. ~ Raccogliete

i nostri fidi, e cauti diffondete

la sedizion ~ lontano il momento

forse non è del fortunato evento. ~

(gli emiri si ritirano)

Cadrà il tiranno, e Palmide! ~ l'ingrata

che i miei voti sprezzò, che uno straniero

a me antepose, un infedele...

Scena seconda

Alma, e detto.

ALMA

(con premura)

Osmino! ~

Degli schiavi il destino!...

OSMINO

Cangiò ~ a' lor ceppi ritornaro: e forse

già complici in segreto d'Elmireno...

ALMA

(con ansietà)

Ed egli!...

OSMINO

In atro carcere il suo fato

attende da Aladino.

ALMA

Sventurato! ~

Ma Aladino potria calmarsi ancora ~

Palmide...

OSMINO

Invano ella pregò sinora.

Cadde oppressa dal duolo, ed in periglio

sembravano i suoi dì. ~

ALMA

(con pena, inavvertente)

Cielo! ~ e suo figlio!...

OSMINO

(marcato)

Suo figlio! ~ ecco deciso ormai l'arcano

di quel fanciul che a me cercasti... invano,

suppor tuo figlio.

ALMA

(confusa)

Ma...

OSMINO

(come sopra)

Fida servisti

l'amica tua. (Nel core

d'Aladino accendiam nuovo furore.)

(parte)

Scena terza

Alma.

Miseri noi! ~ perduti siamo. Osmino

tutto al sultan paleserà ~ strappato

al segreto recesso ov'è educato

esser potrà il fanciullo ~ e allora!... Intanto

rendasi al seno della madre il figlio:

le porgerà, a salvarlo, il ciel consiglio.

(parte)

Scena quarta

Felicia, avanzando incerta, agitata.

Ove, incauta m'inoltro?...

Chi m'addita il destin del caro bene? ~

Misero! ~ Fra catene,

nell'orror d'atro carcere, diviso

da quanto ha di più caro,

ei gemerà: piangerà forse... e un solo

di que' sospir, di pianto

una stilla... un pensiero

non sarà per Felicia! ~ Sventurata!

Ed io pur l'amo ognora! ~ Per salvarlo

tutt'oso cimentar. I giorni miei

per l'amato infedel lieta darei. ~

Ah! ~ ch'io l'adoro ancor,

scordar no 'l so:

ei vive in questo cor,

che ognor l'amò.

E vittima d'amor

dunque penar dovrà

questo mio cor così

senza sperar pietà! ~

Scena quinta

Osmino e vari Emiri.

OSMINO E CORO

In questa reggia, stranier, che vuoi? ~

Periglio corrono i giorni tuoi:

va'; d'Aladino sfuggi al rigor.

FELICIA

Ah! del sultano al piè vorrei

pe 'l mio germano cercar pietà.

OSMINO

Salvo Elmireno dunque tu brami!...

FELICIA

Ah! tu non sai quanto ch'io l'ami?

OSMINO

Forse potrai salvarlo ancor.

FELICIA

Spiegati omai: favella, imponi.

OSMINO E CORO

I tuoi compagni cauto disponi

i miei disegni a secondar. ~

Tu lo potrai, forse salvar.

FELICIA

Io lo potrei dunque salvar? ~

Come dolce a lusingarmi,

bella speme, torni al core!

Si dilegua il mio timore,

e comincio a respirar.

Pur che viva il caro bene,

per lui tutto si cimenti:

e felice un dì rammenti

quanto ch'io lo seppi amar.

OSMINO E CORO

Se perigli non paventi

di salvarlo puoi sperar.

(Felicia parte)

Scena sesta

Osmino.

Quanti al gran piano s'offrono mezzi, tutti,

accorto, io vuò afferrar. ~ Dei cavalieri,

contro Aladino di giust'ira accesi,

giovar mi può l'aita:

la fortuna è propizia a un'alma ardita.

(parte)

Scena settima

Deliziosa ne' giardini.
Palmide (triste, concentrata).

O solinghi recessi! ~ ombre gradite...

placid'aure... soggiorno

della gioia, e d'amor... oh! come intorno

tutto parmi cangiato, triste, muto! ~

Ei non v'è più: non v'è chi di mia vita

l'ore, fra voi, rendea liete serene:

non v'è più l'idol mio, manca il mio bene.

Tutto qui parla ognor

del mio felice amor:

l'immago del piacer

a me presenta.

Una sol volta ancor

ch'ei torni a questo cor;

lo sposo mio veder...

morrei contenta. ~

Ma ciel!... s'ei mai perì! ~ se il genitore

l'immolò al suo furor! s'io lo perdei!...

per chi vivere omai? ~

(con Mirva)

ALMA

Guarda a chi déi

conservarti.

Scena ottava

Aladino, Osmino, Emiri, e dette.

OSMINO

(accennando Mirva ad Aladino)

Lo vedi?

Non te 'l dissi? ~

PALMIDE

(abbracciando Mirva)

Oh mio figlio! ~ Figlio mio!...

ALADINO

Tuo figlio! ~ Mora. ~

(avventandosi)

PALMIDE

Oh dio!...

ferma... Padre!... non sai!...

ALADINO

(fremente)

Parla ~ Un accento ~ omai

il mio giusto furor su te, su lui...

Quel sangue...

PALMIDE

È sangue tuo... barbaro! sangue

è di quell'Elmireno...

ALADINO

Perfido! ~

PALMIDE

Eppure tu l'amavi. ~ Degno

della man di tua figlia, del tuo regno

a me l'offristi. ~ Ed io

già l'adorava. ~ Amore

prevenne i voti tuoi: ~

or se vendetta vuoi,

se vuoi punire un infelice affetto,

sfogati nel mio sangue, eccoti il petto. ~

D'una madre sventurata

vibra omai quel ferro al seno:

su me sola sfoga almeno,

disumano, il tuo furor.

Scorda quanto a te fui cara,

amistà, natura oblia. ~

Basti a te la morte mia;

salva i pegni del mio cor.

ALMA E CORO

(verso Aladino)

Ah! Signor...

ALADINO

(agitato)

Tacete.

PALMIDE

(con espressione)

Oh! cedi. ~

ALADINO

Puoi sperar!...

PALMIDE

(come sopra)

Odiar mi puoi? ~

ALMA E CORO

A' suoi prieghi, a' pianti suoi,

deh! si calmi il suo furor.

ALADINO

(Al suo duolo, a' pianti suoi

va cedendo il mio furor.)

PALMIDE

(che osserva l'emozione d'Aladino, prende Mirva, e presentandolo ad Aladino nell'azione la più commovente)

Ah! mira l'angelo

dell'innocenza

a te sorridere

nel suo candor:

le braccia stendeti,

chiede clemenza

per l'infelice

sua genitrice;

perdono al misero

suo genitor.

ALADINO

(cedendo, e con affezione)

Come si può resistere? ~

Venite a questo seno.

PALMIDE

(esultante)

Stringi il mio figlio! ~ Oh giubilo! ~

Ah! dell'affanno il palpito

tutto in piacer cangiò.

E dove? ~ ov'è Elmireno?

ALADINO

(ad un emiro)

Tosto Adriano inviami:

attendi qui lo sposo.

PALMIDE

Le sue catene a sciogliere

io stessa volerò.

CORO

Come repente in giubilo

la pena tua cangiò!

PALMIDE

Con qual gioia le catene

del mio bene ~ io scioglierò!

Altri lacci, più soavi,

casti abbracci ~ io recherò.

Al mio petto... (qual diletto)

sposo, e figlio stringerò.

A sì caro bel momento

di contento ~ morirò.

(parte con Alma, Mirva, e séguito)

Scena nona

Aladino, poi Adriano.

ALADINO

Di natura, e amistà teneri moti,

oh come dolce è l'ascoltarvi! ~ Io torno

a sentirne i contenti. ~ Ecco Adriano:

ciel! ~ seconda i miei voti.

ADRIANO

A che mi chiami? ~

A' nuovi oltraggi? omai

pronto a lasciar d'un despota l'impero...

ALADINO

Tu rimarrai... lo spero.

ADRIANO

A chi onor sente e fede

rimaner più non lice, ove, a talento

d'un barbaro, s'arrestan prigionieri

amici cavalieri.

ALADINO

Tutti liberi sono.

ADRIANO

(sorpreso)

Mio nipote?...

ALADINO

Elmireno.

Eccolo.

Scena decima

Armando, e detti.

ADRIANO

(con gioia)

Il mio nipote!...

ARMANDO

(correndo ad Adriano)

È nel tuo seno.

ADRIANO

Ed è ver? ~ Di contento

un raggio ancor!

ALADINO

(marcato)

Son io

ancor despota, e barbaro! ~ Tu, il mio

tenero cor imita, ~ Deh! perdona

al tuo nipote.

ADRIANO

A lui già perdonai.

ALADINO

Ma... tu allor non sapevi...

ARMANDO

(turbandosi)

(Ciel!)

ADRIANO

Che mai?...

ALADINO

(con sensibilità)

Or or soltanto il seppi anch'io... lo vidi...

m'intenerì. ~ Tu stesso lo vedesti

già a quella festa...

ADRIANO

E chi?...

ARMANDO

(agitatissimo)

(Tremo.)

ALADINO

Quel figlio

che abbracciasti, e baciavi...

ADRIANO

(turbato)

Ebben!... Quel figlio!...

ARMANDO

(con angustia)

(Io più non reggo.) ~ è mio.

ADRIANO

Tuo!

ARMANDO

(come sopra)

Sì ~ figlio di Palmide.

ADRIANO

(con fremito)

Gran dio! ~

Tu! ~

ARMANDO

Perdono... pietà. ~

ADRIANO

(come sopra)

Taci. ~ Rossore

della patria, de' tristi giorni miei...

più cavalier, più sangue mio non sei.

(parte)

Scena undicesima

Aladino, Armando (oppresso).

ALADINO

Sventurato! ~ confortati.

ARMANDO

(astratto)

Perduto

avrò tutto così? ~

ALADINO

Consorte, e figlio

ti rimangono ancora...

E un amico ~ riprendi

in questo sen coraggio.

ARMANDO

(come inspirato)

Ciel!... potrei!...

ALADINO

Qui patria avrai...

ARMANDO

(come sopra)

Già a nostra fé... qual raggio!...

Ah!... Sì. ~

ALADINO

Che pensi? ~

ARMANDO

Io mi lusingo ancora

di placar Adriano.

ALADINO

E come? ~

ARMANDO

Lascia ch'io Palmide, e il figlio

a lui dinnanzi guidi ancora.

ALADINO

E speri? ~

ARMANDO

A me noto è quel cor. Fidati.

ALADINO

Vanne.

ARMANDO

Ciel! tu lo sai, se d'un bel cor son degni.

(parte)

Scena dodicesima

Aladino.

Che mai volge in pensiero!

Lusingarmi io non so. ~ Troppo severo

io conobbi Adriano.

Non fia ch'ei ceda, e lo sperar è vano.

(parte)

Scena tredicesima

Spiaggia remota. - Il Nilo in prospetto. Il vascello dei cavalieri è alla rada. Da un lato esterno dell'ospizio dei cavalieri, e piccolo tempio attiguo. Palme, cipressi, rovine d'antichi monumenti.
Coro d'Emiri, avanzando guardingo.

Nel silenzio, fra l'orror

circondiamo il traditor:

i disegni di reo cor

cheti andiamo ad impedir. ~

Ebro d'amor,

qui in securtà,

con Palmide verrà.

S'assalirà,

s'arresterà:

Osmino allora esulterà;

del suo rival

trionferà.

(si vanno nascondendo tra le rovine)

Armando, con Palmide, e Mirva.

PALMIDE

Dove mi guidi tu? ~ Parmi che adesso

tutto d'intorno a me sorrida. ~ Al mio

tenero sen ti rende

il genitor placato... e questo caro

pegno del nostro amore,

è dunque ver che alfin, senza timore,

figlio il potrò chiamar?

ARMANDO

(marcato e affettuoso)

Da te dipende.

PALMIDE

Da me? ~ Come? ~ Il potrei?

ARMANDO

Ti senti il core

d'altro sforzo capace?

Pronto a gran sacrificio?...

PALMIDE

(teneramente)

E forse tutto

non ti sacrificai?...

Parla, che resta? ~

ARMANDO

Far palese omai

a mio zio, ai cavalieri il nostro nodo,

la tua novella fede.

PALMIDE

(timida)

E il padre mio!

ARMANDO

Fuggir ~ e tutto già apprestai. ~

PALMIDE

Fuggirlo? ~

E come? ~ dove? ~ Oh dio!...

Fuggirò al suo dolore,

a' miei rimorsi, al giusto suo furore...

A una maledizion!...

ARMANDO

In sen del nostro

possente nume. ~ Forza a lui domanda...

e l'otterrai...

PALMIDE

Ma... or tremo

d'esserne indegna... e fremo... In questo core

quel dio ha un rival... Mio padre!...

ARMANDO

Tu sei già moglie, e madre ~ lascerai

e sposo, e figlio!...

PALMIDE

(deliberata)

Che? ~ lasciarvi? ~ Ah! mai...

ARMANDO

Ebben ~ vieni. ~ In quel tempio

de' nostri cavalier... Se n'apre appunto

la veneranda soglia...

ei stesso... Ecco l'istante.

Scena quattordicesima

Adriano, Felicia, Cavalieri dal tempio, e detti.

PALMIDE

Cielo!...

ARMANDO

(verso Adriano)

Signor!...

ADRIANO

(fiero)

Ed osi!...

FELICIA

(verso Palmide)

Amica!...

PALMIDE

(ad Adriano)

Arresta.

FELICIA

Odili. ~

PALMIDE

Deh!... signor...

FELICIA

A lor pietoso...

ADRIANO

(a Felicia)

E tu implori per lor?...

PALMIDE

Calmati. ~ Rendi

a lui l'amor, e con lui n'ama. ~ Apprendi

ch'io son credente.

ADRIANO

(con sorpresa, e gioia)

Ciel! fia ver? ~

ARMANDO

Da un lustro

ella abbracciò in segreto il nostro culto,

e divenne mia sposa.

ADRIANO

Io morirei

dunque felice ancora?

FELICIA

In te dunque una suora

io troverò?

ADRIANO

Compi ora l'opra, e giura

sulla tua nuova fé, giura a quel dio

che t'ispirò, d'abbandonar un empio

a lui nemico suol, ove a credente

rimaner più non lice.

PALMIDE

Ma vi lascio mio padre... ed infelice

io lo lascio.

ADRIANO

Il tuo dio prima. Decidi.

FELICIA

Il tuo sposo, il tuo figlio!...

ARMANDO

(O cor sublime!)

PALMIDE

Il mio sposo! ~ Il mio figlio! ~ E quale sposa...

qual madre potrà mai

resistere, esitar?...

ADRIANO

Già s'apre il cielo

per udire i tuoi voti... i giuri tuoi...

PALMIDE

Io tutto giuro... adoro

il nostro nume...

ADRIANO

Ed io per voi l'imploro.

Armando e Palmide s'inginocchiano: Mirva è in mezzo d'essi. - Adriano dietro loro, rivolto al cielo, e posando le sue mani sulle lor teste.

Felicia è commossa. - I Cavalieri in raccoglimento.

PALMIDE, FELICIA, ADRIANO E ARMANDO

O nume clemente,

che in seno mi leggi,

il voto innocente

accogli, proteggi:

t'adora, t'implora

natura, ed amor.

Quel nodo, quei giuri,

deh, tu benedici:

tu rendi felici,

consacra, o signor...

T'adora, t'implora

natura, ed amor.

Scena quindicesima

Aladino, Osmino, ed Emiri, e Guardie, e i precedenti.

ALADINO

(avanzando)

Che miro! ~ oh cielo!

PALMIDE E ARMANDO

Oh! istante!

ALADINO

Palmide?... Tu?...

PALMIDE

Oh periglio!

ADRIANO

(dignitoso)

Palmide, unita al figlio,

al nume del suo sposo

i loro voti han porto,

già n'abbracciar la fé.

ALADINO

(a Palmide)

E chi poté, spergiura!...

PALMIDE

Il cielo, amor... natura...

ALADINO

(ad Armando)

Tu fosti, o seduttore...

ARMANDO

Primo di nobil alma,

e sacro vanto è amore: ~

così serbarlo a un figlio

doveva un genitor.

FELICIA

Deh! scusa in esso amore...

ALADINO

Tutto tradì l'ingrato ~

troppo abusaste, o perfidi,

del debole mio core...

PALMIDE

Padre!...

ALADINO

Ti scosta ~ involati,

indegna, a' sguardi miei.

A tutti voi la morte

riserba il mio furor.

PALMIDE

Ah! no...

ADRIANO

Tiranno!...

FELICIA E ARMANDO

Ah! pria!...

ADRIANO

Pensa...

FELICIA E ARMANDO

Paventa...

PALMIDE

Calmati!...

ALADINO

Chiuso a pietade ho il cor.

OSMINO E CORO

Ah! no: signor, non cedere;

punisci annienta i perfidi;

su gli empi piombi il fulmine

del giusto tuo furor.

Insieme

PALMIDE

Ah! questo è l'ultimo,

crudele addio: ~

ti deggio perdere,

dolce amor mio;

ma teco Palmide

morir saprà. ~

Così la vita

orror mi fa.

ARMANDO

Frena le lacrime,

mio dolce amore.

Vivi a quel tenero

pegno d'amore. ~

Cedi a una barbara

fatalità. ~

E consolarti

il ciel saprà.

FELICIA

Per me non palpito

in tal momento:

per lor quest'anima

gemere io sento;

piango a sì barbara

fatalità. ~

Per essi è vano

sperar pietà.

ADRIANO

Sfogati, o barbaro:

appaga il core.

Tutto puoi struggere

nel tuo furore:

ma a te quest'anima

mai cederà. ~

Il tuo furore

sfidar saprà.

ALADINO

Mirate esempio

del mio furore.

Tremate, o perfidi,

nel vostro core.

Paga quest'anima

alfin sarà. ~

I traditori

punir saprà.

OSMINO

Mirate esempio

del suo furore.

Tremate, o perfidi,

nel vostro core.

Paga quest'anima

alfin sarà. ~

I traditori

punir saprà.

(gli emiri e guardie conducono i cavalieri; Aladino con Palmide)

Scena sedicesima

Osmino.

Aladin, troppo ardente,

cieco ne' suoi furori,

s'abbandona ai trasporti, e incauto oblia

ch'esser gli può fatal d'Europa al guardo

dei Cavalier la morte. ~

Così ognor più la sorte

seconda i miei disegni. ~ I cavalieri

traggansi al mio partito,

debbano a me la vita. ~ Del tiranno

che estinti li volea

tronchino i dì, puniscano l'orgoglio:

e il lor liberator guidino al soglio.

Scena diciassettesima

Carceri.
Adriano.

ADRIANO

Tutto è finito. ~ Ancora

pochi istanti, e poi morte. ~ Ebben, si mora. ~

Non m'è grave il morir: gemo soltanto

a veder spento il fior di tanti prodi

giovini illustri eroi

belle speranze della patria. E il mio

dolce nipote! oh dio! ~ Di pianto io sento

umido il ciglio, intenerito il core

cede a natura, al giusto suo dolore. ~

Ma stridon già le ferree porte. ~ In petto

ogni debole affetto

taccia omai. ~

(s'apre una porta, e vengono i cavalieri, fra quali Felicia, condotti da guardie, che partono, e chiudono)

De' miei sacri alti doveri

ripieno or sol ~ a' miei compagni, in questi

momenti estremi, a illustre morte sia

esempio, guida la costanza mia. ~

Cavalieri!...

FELICIA

Adriano! ~ Gran maestro!...

CAVALIERI

Signor!...

ADRIANO

Il cielo ancora,

pria di morir, ci riunisce, e al cielo

alziam le menti, e il cor. ~ Degni di noi,

intrepidi, devoti

prepariamci a morir. ~ Gli estremi voti

porgansi al nume, ed intoniamo intanto

il sacro della morte ultimo canto. ~

Suona funerea

l'ora di morte:

dell'uom la sorte

si compie già.

Incomprensibile,

fra auguste tenebre

a noi presentasi,

l'eternità

quale per noi,

gran dio, sarà!

Speriamo in te, signore,

de' figli tuoi pietà.

(il coro ripete)

ADRIANO

Al formidabile

tuo divin trono

l'estremo suono

ci chiamerà.

Tremar dée il perfido

fra smanie, e angosce...

del giusto l'anima

calma sarà. ~

Speriamo in te, signore;

de' figli tuoi pietà.

Scena diciottesima

Aladino, Osmino, Emiri, Guardie, e detti.

ALADINO

Guidati sien que' perfidi,

Osmino, al lor supplizio:

sia la lor morte esempio

tremendo al traditor;

a paventare apprendano

gli infidi i miei furor:

cedete omai superbi,

la vostre spade a noi.

ADRIANO

Le nostre spade? ~ a voi? ~

L'acciar della fede

ai prodi si chiede?...

Noi ceder?... e osate?...

Superbi!... e sperate!...

Ah! come lasciarlo?...

Ne freme il mio core. ~

E come salvarlo?...

se vano è il valore?...

In mani infedeli

l'acciar dell'onore!...

che angosce crudeli!...

Che smanie! ~ che orror! ~

(poi come colpito da ispirazione)

Insieme

ADRIANO

Ma un raggio celeste

m'ispira, m'accende:

il cielo difende

di Rodi l'onor.

CORO

Qual raggio celeste

lo ispira, lo accende!...

Ah! il cielo difende

di Rodi l'onor.

ADRIANO

Cavalieri: all'ore estreme

trionfiamo ancora insieme:

me imitate. ~

(cava la spada)

FELICIA E CAVALIERI

(snudano la loro spade)

Sì.

(Adriano rompe la sua spada: Felicia, e i cavalieri rapidamente lo imitano)

ALADINO E OSMINO

(attoniti)

Che fate? ~

ADRIANO

(dignitoso gittando i pezzi della spada a' lor piedi)

Ecco i nostri acciari a voi:

così cedono gli eroi.

E presso alla morte

un'anima forte

del vostro furore

trionfa così.

ALADINO E OSMINO

Vedrem forse in faccia a morte

tanto orgoglio vacillar.

ADRIANO

Or de' martiri la palma

lieti andiamo a meritar:

e nel ciel soave calma

fra gli eletti a respirar.

Della fede tra gli eroi

io vi guido a trionfar.

ALADINO E OSMINO

A morte, a morte, o perfidi. ~

ADRIANO E CORO

(con grandezza)

All'immortalità.

Per noi la morte è gloria:

all'immortalità.

ALADINO E OSMINO

(Qual dio li accende, ed anima,

e trionfar li fa!)

ADRIANO

Ma del nostro dio tremendo

la vendetta su voi piomba.

Di sterminio in atra tomba

questo regno ei cangerà.

(parte coi cavalieri fra guardie. Aladino co' gli emiri)

Scena diciannovesima

Osmino.

Or perduto è Aladino:

egli stesso va incontro al suo destino: ~

s'armino i cavalieri;

sciolgansi i lor guerrieri. ~

Palmide io perderò; ma se l'ingrata

a un rivale abbandono

salirò almeno... e son contento, al trono.

(parte)

Scena ventesima

Gran piazza di Damiata: esterno del palazzo dei sultani; moschee, fabbricati, giardini.
Un Emiro, e Guardie conducono Armando.

ARMANDO

O tu, divina fé de' padri miei,

sacro onor, tu che sei guida agli eroi,

deh, reggetemi voi. ~ Fiero è il cimento,

terribile è il momento. ~

All'occaso tu volgi, o sole, i rai,

ma tu risorgerai nel tuo splendore,

ed io... polve sarò. ~ Teneri oggetti

de' miei più cari affetti,

l'ultima volta dunque io v'abbracciai! ~

Oh sposa mia! ~ Di te che sarà mai?

Il dì rinascerà,

e primo suo pensier

sarà l'amato ben.

Ma invan m'attenderà

fra i sogni del piacer,

e dell'amor nel sen.

Mi chiamerà...

sospirerà... ~

A te dintorno almen

ombra amorosa

potessi consolar

l'acerbo tuo dolor,

povera sposa! ~

Sollecita, pietosa or tronchi morte

così misera vita: ~ ecco, infelici,

i miei compagni ~ Felicia!... mio zio?

(Adriano, Felicia, e i cavalieri fra guardie: Osmino, emiri, che li conducono)

FELICIA

Armando!...

ARMANDO

E tu per me!...

ADRIANO

Morte s'avanza:

abbracciatemi; ardir, fede, costanza.

Coro.

Insieme

SARACENI

Udite or alto arcano...

fien salvi i vostri dì.

Arride già il destino...

cadrà chi n'avvilì.

Vendetta avremo ancor...

cadrà Aladino.

Tenete or questi brandi...

celateli per or:

non manchi l'alta impresa...

mai di lui schiavi ancor...

ei puniria l'offesa...

di noi qual scempio allor!...

Ah! pria che tale orror

l'indegno pera.

CAVALIERI

Con noi qual alto arcano!...

Fien salvi i nostri dì?...

E qual per noi destino!...

Cadrà chi n'avvilì?...

Vendetta avremo ancor?...

cadrà Aladino!...

Voi ci porgete i brandi?...

li celerem per or...

Non mancherà l'impresa...

mai di lui schiavi ancor...

ei puniria l'offesa...

de' rei qual scempio allor!...

Ah! pria che tale orror

l'indegno pera.

CORO

Or dividiamoci...

l'istante attendasi...

Valor... furore...

morte... terrore...

ardir... silenzio,

e fedeltà...

OSMINO

Primiero sul tiranno

io piomberò.

ADRIANO

(marcato)

Quest'armi puniranno

i traditor.

FELICIA

(ad Armando)

Pria di morire almeno

potrò ancora difenderti.

OSMINO

Egli viene.

Scena ultima

Aladino, Palmide, Emiri, e i precedenti.

ARMANDO

(verso Palmide)

Palmide!...

PALMIDE

(ad Armando)

Sposo!...

ALADINO

(trattenendola)

Arresta...

Cavalieri. Un istante ancor vi resta:

spingere al punto estremo

la mia clemenza ancora io vuò. Scegliete...

ADRIANO E CAVALIERI

Morte, e gloria.

ALADINO

Superbi! ingrati! ~ e il vostro

fiero destin compiasi omai: ~ tremate, ~

de' giusti miei furori.

Muoiano, Osmin...

(alla testa degli emiri avventandosi contro Aladino)

OSMINO

Tu cadi intanto, e mori.

ARMANDO

(cava la spada, e ponendosi al fianco d'Aladino)

Ah! ~ che fate! ~ v'arrestate:

alme ree, di me tremate. ~

Io difendo un re tradito,

io fo scudo all'amistà. ~

OSMINO E CORO

Di salvarlo invan tu speri.

ARMANDO

Trema. ~

OSMINO

Mora. ~

ARMANDO

Cavalieri. ~

(i cavalieri snudano le spade, s'avventano contro gli emiri, li vincono, e atterrano)

ARMANDO

Aladino si difenda,

si punisca il traditor...

(Armando vince Osmino, e lo abbatte)

ARMANDO

...così noi ci vendichiamo,

tu, se il puoi, ci aborri ancor. ~

ALADINO

(con emozione)

Ah! son vinto. ~ M'abbracciate.

ARMANDO

Dunque tu? ~

ALADINO

(unendolo a Palmide)

Siate felici. ~

E miei prodi, e fidi amici

fien di Rodi i cavalier:

CAVALIERI

Tuoi leali e fidi amici

fien di Rodi i cavalier. ~

ARMANDO

(con trasporto)

Sposa!... figlio!... zio! ~ Tu!... amici!...

Quale eccesso di piacer! ~

Rapito io sento il cor

a tanto mio piacer...

Un sogno lusinghier

lo credo ancor.

Venite a questo sen:

gioite omai con me.

Io son felice appien,

cara, con te. ~

CORO

Esultate, respirate,

amorosi, fidi sposi:

della gioia abbandonate

ai trasporti il vostro cor. ~

Quanti a voi, felici amanti,

lieti istanti appresta amor!

ARMANDO

Verrai meco di Provenza

alle belle amiche sponde:

l'aura, il ciel, la terra, e l'onde:

tutto a voi sorriderà.

Ah! di tanti miei contenti

già l'idea brillar mi fa.

(il coro ripete)

Dell'amante trovatore

dolce udrai sull'arpe il canto:

fra quell'ombre nuovo incanto

l'alma tua sorprenderà.

Ah! di tanti miei contenti

già l'idea brillar mi fa.

(il coro ripete)

Mai turbati i nostri affetti

da rimorsi, o da timore,

noi vivremo per l'amore,

per la pace e l'amistà.

Ah! di tanti miei contenti

già l'idea brillar mi fa.

(il coro ripete)

Gruppo analogo, e fine.

Fine del libretto.

Generazione pagina: 14/05/2016
Pagina: ridotto, rid
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Locandina Atto primo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Atto secondo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Scena diciannovesima Scena ventesima Scena ultima