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Crispino e la Comare

CRISPINO E LA COMARE

Libretto fantastico-giocoso.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Francesco Maria PIAVE.
Musica di Luigi RICCI, Federico RICCI.

Prima esecuzione: 28 febbraio 1850, Venezia.


Personaggi:

CRISPINO Tacchetto, ciabattino

basso

ANNETTA sua moglie

soprano

FABRIZIO medico

baritono

MIRABOLANO medico e speziale

baritono

CONTINO del Fiore

tenore

Don ASDRUBALE di Caparotta, facoltoso e avaro siciliano, padrone di casa di Crispino

basso

LISETTA sua nipote

mezzosoprano

La COMARE

mezzosoprano

BORTOLO muratore

tenore


Dottori in medicina, Giovani di spezieria, Stridatori e Porta-nuove, Parenti e Amici, Facchini, Popolo, Servitori.

Scena, Venezia. Epoca, il diciassettesimo secolo.

Atto primo
Scena prima

Un campo di Venezia.
A destra dello spettatore è una spezieria all'insegna delle «due scimie», addobbata per fare la teriaca. Vari Facchini di fuori pestano, altri stan setacciando le droghe; una bottega da caffè. Di fronte una trattoria con mostra. A sinistra, avanti, la piccola casa di Crispino, più indietro il portone d'un palazzo.

All'alzar del sipario, Crispino sta al suo panchetto lavorando fuori della propria casa. Il Contino è seduto al caffè, leggendo una gazzetta; alcuni Serventi ne stanno a qualche distanza; i Facchini dello speziale pestano ne' mortai; i Servi della trattoria son sulla porta.

CORO

Batti, batti, pesta, pesta,

la teriaca qui si fa.

Più d'un morbo che molesta

per tal farmaco se n' va.

Scena seconda

Detti e don Asdrubale, che dal palazzo va al caffè. I Facchini lasciano di pestare, e attendono ad altre incombenze.

ASDRUBALE

Ehi bottega?... giovanotti

presto venga un buon caffè;

venga un paio di biscotti,

ma... badate... son per me.

CORO

Uh! l'avaro maledetto,

che non possa mai crepar?

ASDRUBALE

Acqua, zucchero perfetto...

vi saprò poi regalar.

CONTINO

(leggendo da sé)

Nella Cina s'è trovato

nuovo tempio degli indù.

CORO

(ad Asdrubale portandogli il caffè)

È servito...

CONTINO

(accorgendosi di Asdrubale)

(Ah sciagurato!

infelice mi fai tu!)

(alzandosi)

(Bella siccome un angelo

ti vidi e t' adorai,

e più frequente il palpito

di questo cor provai;

ma se il destin contendere

vuol la tua mano a me,

io tutto saprò vincere,

Lisetta mia, per te.)

(torna a sedere)

CORO

Batti, batti, pesta, pesta,

la teriaca qui si fa.

ASDRUBALE

Ehi bottega? ancor la cesta.

CORO

È servito.

ASDRUBALE

Presto.

CORO

Qua.

CRISPINO

Una volta un ciabattino

diventato è gran signor.

TUTTI

Eh! sta zitto là, Crispino,

col tuo canto seccator.

CRISPINO

Perché zitto?

CORO

Sei noioso.

ASDRUBALE

Pensa i debiti a pagar.

CRISPINO

Lo spiantato bisognoso

si conforta col cantar.

Una volta un ciabattino

gran signore diventò;

una fata del meschino

pazzamente innamorò.

Ciabatte e lesine ~ forme e stivalli,

panchetto, setole ~ poté gettar.

Allor da splendido ~ cocchi e cavalli,

pranzi lautissimi ~ poté gustar.

Ahi ahi, povero Crispino,

fame e sete son per te.

Poco pane, senza vino

la fortuna sol ti diè.

Batti, batti, tira e pesta,

sei dannato a lavorar.

Tira, tira, batti e pesta,

e almen sfogati a cantar.

ANNETTA

(dall' interno)

Istorie belle a leggere

da me chi vuol comprar?

CRISPINO

(Oggi perché mia moglie

sollecita a tornar!)

TUTTI

Anche la vendi-storie

ci viene a tormentar!

Scena terza

Detti ed Annetta con un canestro pieno di storielle e canzonette. Mirabolano si vedrà in farmacia.

ANNETTA

Istorie belle a lèggere

da me chi vuol comprar?

Ho qui di caldi palpiti

leggende lagrimose,

racconti per le nubili,

esempi per le spose;

ho la secura regola

per scandagliar il core,

per ispirar nell'anima

di chi si vuole amore.

Diletto insieme ed utile

io vengo a dispensar.

Istorie belle a leggere

da me chi vuol comprar?

(Ah che il gridare è inutile,

non c' è da guadagnar!)

CRISPINO

(alzandosi)

Annetta, ebben!...

ANNETTA

Miseria.

CRISPINO

Dimmi quant'hai toccato?

ANNETTA

Niente.

CRISPINO

Parola orribile!

io pur son disperato.

ANNETTA E CRISPINO

Vedi che bella coppia!

cosa potrem mangiar?

ANNETTA

E i figli?

ANNETTA E CRISPINO

Oh che miseria!

CRISPINO

Ritorna un po' a girar.

ANNETTA

Vano mi fu il percorrere

Rialto, poi San Paolo,

nemmeno in piazza vendere

potuto ho un foglio solo...

Prendon le carte, leggono,

le gettano ridendo;

certi talor mi parlano

cose che non comprendo;

altri s'azzardan chiedere

quanto non posso dar.

CRISPINO

Ohe là... dico... m'immagino...

ANNETTA

Potresti dubitar?

ANNETTA E CRISPINO

Ah! vita tanto misera

fa proprio delirar.

CRISPINO

Tenta, se mai volessero...

per caso quei signori...

(torna a sedere)

ANNETTA

(a Mirabolano che sarà sulla porta della farmacia)

Qui la perfetta regola

per leggere nei cori.

MIRABOLANO

Eh non seccarmi, vattene.

ANNETTA

(al Contino)

D'appassionati amanti

a voi la bella istoria...

CONTINO

Togliti a me davanti.

ANNETTA

(ad Asdrubale)

Quest'è il sicuro metodo

d'accrescere i tesor.

ASDRUBALE

(prendendole la mano)

Carina, ascolta... donami

un poco del tuo amor.

CRISPINO

Olà, signor Asdrubale,

che gioco qui giochiamo?

ASDRUBALE

Bada al lavoro, stolido,

io so quello che bramo.

CRISPINO

(alzandosi)

Io non l'intendo...

ASDRUBALE

Pagami

di casa la pigione;

pagami dunque, e subito.

CORO

Sta bene, egli ha ragione.

ASDRUBALE

Paga, o ti scaccio, e i mobili

di casa asporterò!

ANNETTA

Pietà, signor Asdrubale...

ASDRUBALE

(accarezzandola)

Che vuoi?... tutto farò.

Tu ben lo sai, contentami.

ANNETTA

In che?

ASDRUBALE

Lo sai...

ANNETTA

No...

CRISPINO

(allontanando con forza Annetta)

No.

CRISPINO

Signore, questo mobile

che tocchisi non vo'.

MIRABOLANO, ASDRUBALE E CORO

(stringendosegli attorno)

Paga i tuoi debiti,

brutto gradasso.

Paga, ora è inutile

tanto fracasso;

se non la termini

andrai prigione.

Sciocco bestione,

va' via di qua.

ANNETTA

Via compatitelo

se avete un core.

Credete, è inutile

tanto rigore;

siam troppo miseri

siam sventurati,

co' disperati

ci vuol pietà.

CONTINO

Via compatitelo,

se avete un core.

Credete, è inutile

tanto rigore;

son troppo miseri,

son sventurati;

co' disperati

ci vuol pietà.

CRISPINO

(Di qua la moglie

co' suoi clamori,

di là m'incalzano

i creditori;

Crispino misero,

non puoi sperare;

un laccio o il mare

t'aiuterà.)

(fugge disperato. Annetta vorrebbe seguirlo, ma è trattenuta da don Asdrubale; il Contino s'avvia da altra parte; Mirabolano entra in farmacia)

Scena quarta

Annetta e don Asdrubale.

I Facchini della spezieria sgombreranno la scena.

ANNETTA

Vedi, vedi per te, brutto vecchiaccio,

il povero Crispino è andato in bestia.

Chi sa che vorrà fare?

Io vo' seguirlo.

ASDRUBALE

No, no, senti Annetta,

parliam di quella storia...

ANNETTA

Dì cosa vuoi parlar, crudo avaraccio?

Io solo avrei per te di corda un laccio.

(corre dietro Crispino)

Scena quinta

Don Asdrubale, ed il dottor Fabrizio, ch'esce dal palazzo.

ASDRUBALE

Ebben, caro dottore,

che notizie mi dai della malata?

FABRIZIO

A dir vero, mi par bella e spacciata.

ASDRUBALE

Soccomba pur, soccomba, non importa,

se non vuol esser mia, sta meglio morta.

FABRIZIO

Ma perché ciò?

ASDRUBALE

Vorrebbe

che, mentre io l'amo disperatamente...

FABRIZIO

(Me ne accorgo!)

ASDRUBALE

La dessi a un disperato,

a un tal quale contin di primo pelo,

che la ricca sua dote

le sciuperia in un anno.

Ma io no... non son matto... non m'inganno.

FABRIZIO

(Ah! ah!)

ASDRUBALE

S'ammali, crepi a suo talento,

io far non voglio il mio rival contento.

(entra in palazzo)

Scena sesta

Dottor Fabrizio.

Dice d'amarla disperatamente!

Avaraccio briccone, io ti conosco...

la sua vistosa dote ti sta in core:

ed ella intanto morirà d' amore!

Io sono un po' filosofo,

attento scrutatore;

al par dell'arte medica

studio alla donna il core.

Conosco quanto il fisico

soggetto sia al morale;

di vedove, di giovani

spesso indovino il male.

In loro mi fan ridere

languori, parossismi,

le convulsioni, i palpiti,

i soliti isterismi;

per esse ho uno specifico

securo, portentoso,

lor dico: «Statim recipe»

qual più ti piace a sposo.

Donnine amabili, ~ già c'intendiamo,

troppo vi piacciono ~ quei detti: Io t'amo.

Siate pur vedove, ~ siate zitelle,

e brutte e belle ~ volete amor.

Somigliantissime ~ siete alle viti,

cui abbisognano ~ olmi mariti,

che, poi di pampini ~ incoronati,

fanno beati ~ gli agricoltor,

(entra in farmacia)

Scena settima

Luogo remoto con un pozzo nel mezzo.
Crispino, rabbuffato e trafelato, giunge correndo.

CRISPINO

Dove vado, ove corro, ove fuggo...

insultato, inseguito mi struggo.

Ah Crispin, più rimedio non c'è!

Ora il mondo è finito per te!

Chi m'insegna una morte dolce dolce,

che pian piano m'uccida?

O voi compagni miei,

amici, debitori disperati,

che siete al par di me perseguitati,

consiglio a voi domando,

impiccarmi degg'io? deggio affogarmi?

(gira disperato)

Ma, che veggo! È qui un pozzo!

Oh a tempo ben trovato!

Porta per me sarai dell'altro mondo!

Moglie, mia moglie, addio,

da tanti affanni or m'esco,

e vo' a morire, tombolando, in fresco.

(corre per precipitarsi a capo in giù nel pozzo; quando una donna in bruno ammanto ne esce improvvisamente dal profondo, e vi resta immobile)

Scena ottava

Crispino e la Comare.

COMARE

Fermo là, che cosa fai?

CRISPINO

Dentro in pozzo una signora?

Illustrissima, chi è mai?

COMARE

Di spiegarlo non è l'ora,

a suo tempo lo saprai.

Obbedir sol dèi per ora.

CRISPINO

Ma sei femmina? sei dèa?

Sei tu fata? che fai qua?

COMARE

(esce dal pozzo e si avanza verso il proscenio)

Non son femmina, né dèa,

ma resister niun mi sa.

CRISPINO

Come dunque t'ho a chiamare?

COMARE

Donna Giusta, tua Comare.

CRISPINO

Ah! un compare disgraziato

presto adunque soccorrete.

Quanto sono disperato,

ascoltate e apprenderete.

COMARE

Parla pur, già tutto io so.

CRISPINO

Si?... più franco parlerò.

Dapprima, figuratevi,

ho fatto il servitore,

passato poscia guattero

dal cuoco d'un trattore,

mi vollero promuovere,

divenni cantiniere;

dovetti presto smettere

pel gusto del bicchiere;

di caramelli e fosfori

ho fatto il negoziante;

ho fatto il pescivendolo,

ho fatto il battellante;

m'innamorai qual asino,

mi fecero sposar;

ma con me sol non coniuga

mia moglie il verbo amar.

COMARE

Mi narri il ver, ma sbrigati,

m'è noia l'ascoltar.

CRISPINO

Ora professo il nobile

mestier di ciabattino;

ma sudo invano e tribolo,

son più di pria meschino.

Nuoto in un mar di debiti,

naufrago quasi morto;

i creditor m'incalzano,

com'onda senza porto.

Venni cercando il termine

di tanti affanni miei... ~

Or che la triste istoria

tutta narrar potei,

comare potentissima,

io son disperatissimo,

a compassion movetevi,

(cade in ginocchio davanti la Comare)

movetevi a pietà.

COMARE

Crispin, sorgi, io vo' giovarti.

CRISPINO

(alzandosi)

Sì, davvero?

COMARE

Lo vedrai.

Un gran medico vo' farti.

CRISPINO

Siete pazza!... come mai!

Se un fior d'asino io sono.

COMARE

Sarai pari a cento e cento.

CRISPINO

(esitando)

Ma, Comare!...

COMARE

T'abbandono,

se ricusi...

CRISPINO

No, acconsento.

Ma saper vorrei... sì tenera

verso me cosa vi fa?

COMARE

Vo' punir di certi medici

la superba asinità.

CRISPINO

Tempo è alfin!... come farò?

COMARE

Fissa ben quel che dirò.

Quando un infermo visiti,

se me o il mio capo vedi

vicino a lui, morrà;

se non ci son, vivrà.

CRISPINO

Che sento!

COMARE

Con tal metodo,

securo se procedi,

sarai un gran dottor.

Ti pioveran tesor.

(lo saluta d'un gesto e rientra nel pozzo)

CRISPINO

Comare, mia bell'anima

né a me più tornerai?

COMARE

Sì, ma a te sol visibile.

CRISPINO

Comare, ma i miei guai,

quei maledetti debiti,

per ora...

COMARE

(gli getta un sacchetto di monete)

Pagherai.

Questo è dell'oro, prendilo;

ben più di questo avrai...

(solenne)

Il mondo m' è soggetto,

Crispino è il mio protetto.

CRISPINO

(corre per abbracciarla)

Comare mia!... cor mio!...

COMARE

Tu m'intendesti... Addio.

(si sprofonda)

CRISPINO

(guardando nel pozzo)

Ma... senti... ascolta... andò!

Più testa ormai non ho!

Scena nona

Crispino solo.

(si slancia sul sacco e lo fa cantare)

Ho sognato? o sono desto?

Sogno no... dell'oro è questo!

Ah compare avventurato,

qual Comare hai ritrovato!

Scena decima

Crispino, indi Annetta.

ANNETTA

(di dentro)

Crispino, dove sei?

Crispino.

CRISPINO

(andandole incontro)

Son qua, Annetta.

Allegramente sai?

ANNETTA

Ah! ti ritrovo alfine!

Sei fuggito così tutto arrabbiato,

ed io n'ebbi tal pena,

che dietro ti son corsa,

e ti raggiunsi a stento e domandando.

CRISPINO

Quello che è stato è stato.

ANNETTA

Ma di nuovo che c'è?... ti se' ubriacato?

CRISPINO

Altro che piomba!... meglio, meglio assai!

ANNETTA

Ma che cosa?... ti spiega?

CRISPINO

Or lo saprai.

CRISPINO

Vedi, o cara, tal sacchetto?

ANNETTA

È uno scherzo, ci scommetto.

CRISPINO

Senti, Annetta, questo suono?

ANNETTA

Quanto è bello!... sì lo sento!

CRISPINO

Disperato più non sono,

qui ci stan oro ed argento.

ANNETTA

Propriamente?

CRISPINO

Propriamente.

Guarda, guarda.

ANNETTA

Oh! veramente!

Ma di chi? di chi sarà?

CRISPINO

Mia assoluta proprietà.

ANNETTA

Che mai sento! il core in petto

già incomincia a saltellar?

CRISPINO

Del danaro il solo aspetto

fa le femmine esultar!

ANNETTA

Dove mai l'hai ritrovato?

CRISPINO

Mi fu adesso regalato.

ANNETTA

Ma da chi?

CRISPINO

No 'l puoi pensare.

ANNETTA

Chi te 'l diede?

CRISPINO

Una comare.

ANNETTA

Levatrice?

CRISPINO

Non ne han tanti.

ANNETTA

Che comare?

CRISPINO

Una signora...

ANNETTA

Che a sacchetti dà i contanti?...

Troppo so, basta per ora.

(inquietata)

Se trovasti una comare,

io trovar saprò un compare;

la vedremo, signor mio.

Ingegnarmi saprò anch'io;

già più d'un mi fa il galante,

vo' ascoltarlo a tuo dispetto;

con un guardo, un sorrisetto,

so ben io quel che farò.

Va pur là; brutto birbante,

che ben ben t'acconcerò.

CRISPINO

Bada, Annetta, ciò non dire,

o ch'io posso imbestialire.

Già pur troppo, poveretto,

non vo' privo di sospetto.

Te lo dico colle buone,

non mi far, già c' intendiamo;

che tra noi, se la rompiamo,

quel di prima non sarò.

Il sorriso col bastone,

l'occhiatina ti darò.

ANNETTA

Dal velen crepar mi sento...

CRISPINO

Pensa all'oro ed all'argento.

ANNETTA

(gli stende la mano)

Pace dunque...

CRISPINO

(rifiutandosi)

Ah birichina.

ANNETTA

Eh via, dunque, pace, pace.

CRISPINO

E il sorriso?... e l'occhiatina?

ANNETTA

(accarezzandolo)

Via, scherzai, sono incapace.

CRISPINO

(le dà la mano)

Bene ben... ti proverò.

ANNETTA

(fa lo stesso)

Chi son io ti mostrerò.

Ah sì, sì, marito mio,

s'è finito di penare.

Benedetta la comare

che godere ne farà!

Addio storie, fame addio;

(si mette a ballare)

là, larà, larà, là, là.

CRISPINO

Addio forme, panco addio,

vo' cantare, vo' ballare;

pensa a tutto la Comare,

via ballando andiam di qua.

Canta, salta, idolo mio.

Là, larà, larà, là, là.

(partono ballando)

Atto secondo
Scena prima

Un campo come nella scena prima dell'atto primo.
Crispino ed Annetta vengono allegri ed a braccetto.

CRISPINO

Eccomi alfine, casa... ecco il panchetto!

al diavol ora vattene,

brutta memoria dello scarpinello;

(lo rinversa d'un calcio)

dottore eccellentissimus or siamo.

ANNETTA

Hai fitto in capo d'esser un dottore!...

Se quell'oro non fosse

davver ti crederei solenne pazzo.

CRISPINO

Annetta, per istrada

tu non vedesti quella gran signora,

che pian piano all'orecchio m'ha parlato?

ANNETTA

Io? no.

CRISPINO

Già! lo sapeva;

io sol la vedo.

ANNETTA

Ebbene?

CRISPINO

(trae di saccoccia un gran cartello)

Mi diè questo cartello

da metter sulla porta;

più, mi disse che in casa avrei trovato

un vestiario completo da dottore.

(raccoglie di terra un chiodo, il martello, e appende sopra la porla il cartello)

ANNETTA

(Sempre più si fa grande il mio stupore!)

Sarà meglio che vada un po' a dormire.

CRISPINO

(tornando a lei)

A dormire? scioccona!

Vedrai, vedrai cosa farò a momenti.

Di dottore a indossar vo i finimenti.

(entra in casa)

Scena seconda

Annetta sola.

Ora inver non so più cosa pensare;

essere chi mai può questa Comare?

A legger proverò, sono curiosa;

legger non sa Crispin, io qualche cosa.

(legge a stento compitando)

«Crispino Tacchetto quondam Ciabattino,

che medico divenne sopraffino.»

Sarà dunque una fata,

un benefico genio che il protegge!...

Quel sacchetto, quell' oro ne son prova...

Oh sì, è certo... poi crederlo mi giova.

(s'aggiusta e pavoneggia)

Io non sono più l'Annetta

vendi-storie, ciabattina;

dottoressa, e più bellina

di me inver non ci sarà.

Ah il piacere che m'aspetta

col pensier pregusto già!

Gran velluti, cappellini,

(passeggia pomposa)

piume, guanti sopraffini,

scialli turchi, scialli inglesi,

rococò, mode francesi.

Una casa da signora,

un palchetto a ogni teatro;

in campagna un tiro a quattro;

la mia gondola in città.

Sempre aperta la mia mensa,

sempre piena la dispensa;

a dozzine gli eleganti

mi faran da spasimanti! ~

Quel che luce il mondo adora;

senza soldi una contessa

è assai men che dottoressa,

e tesori Annetta avrà.

Ah il piacere che m' aspetta

col pensier pregusto già.

(entra in casa)

Scena terza

Mirabolano, poi don Fabrizio dalla farmacia, don Asdrubale dalla casa, i Giovani dalle botteghe e Popolo.
La Comare comparisce a tempo.

MIRABOLANO

Cosa ha scritto mai quel pazzo

sul porton del suo palazzo!

(torna a leggere)

Ah! ah! bella in verità!

Ehi dottor, leggete qua.

FABRIZIO

Crispin Tacchetto quondam Ciabattino

che medico divenne sopraffino!

MIRABOLANO E FABRIZIO

Oh che pazzo! oh che buffone!

Egli è proprio da legar.

(giovani e popolo vanno a leggere)

CORO

I

Sopraffino!

CORO

II

Sopraffino!

TUTTI

Per le risa è da crepar!

Scena quarta

Detti e Crispino, ch'esce dalla sua casa in abito nero.

CRISPINO

Alto là, di che ridete?

TUTTI

Eh buffone!

CRISPINO

Non sapete,

asinoni, ch'io mi sia?

TUTTI

Ah! ah! ah! ah! ah! ah! ah!

CRISPINO

Son dottore.

TUTTI

È una follia.

CRISPINO

Dottorissimo.

TUTTI

Ah! ah!

CRISPINO

Sì signori, son dottore

che guarisce ogni malore;

se vi piglia un accidente,

febbre fredda o febbre ardente,

un colpetto nella testa,

o una tisi vi molesta,

per mia cura, sì signori,

chi non crepa, può campar.

TUTTI

Bel dottore! i creditori

faria meglio di pagar.

CRISPINO

(passeggiando alteramente cava di tasca pugni di monete d' oro, e, gettandole in faccia agli astanti, lor dice:)

Oro è questo monetato,

un mio pari può pagar.

Io dottor son diventato,

saprò tutti soddisfar.

(Ah Comare, in tal momento

sto per farmi bastonar!)

FABRIZIO

(a Crispino)

Tanta somma in un momento

dove andasti a ritrovar?

MIRABOLANO

Certo fosti in tal momento

qualche cassa a visitar.

ASDRUBALE

Un scommetto contro cento

ch'ora stato se' a rubar.

CORO

Arricchito in un momento!

Certo andato se' a rubar.

CRISPINO

(Ah Comare, in tal momento

so per farmi bastonar!)

COMARE

(sorge improvvisamente di terra a fianco di Crispino)

La Comare in tal momento

a te sol, Crispino, appar.

Non temere... l'ardimento

puoi securo raddoppiar.

(torna a sprofondarsi)

CRISPINO

Mille grazie, ora mi sento

il coraggio raddoppiar.

Scena quinta

Detti, il Contino frettoloso, Annetta dalla casa, poi Bortolo muratore, seguìto da molto Popolo.

CONTINO

Ah signori, signori, accorrete.

Se v'è tempo salvarlo potete.

Da un altissimo tetto è caduto

un artiere, e qui il portan svenuto.

TUTTI

Dove fu? presto andiamo...

CONTINO

Egli è qua.

ANNETTA

Poveretto! morendo già sta!

(quattro uomini, seguiti da gran moltitudine, portano Bortolo svenuto sopra una sedia che depongono nel centro del proscenio)

CORO

Ah gli è Bortolo! egli è muratore.

(stringendosegli attorno)

Cinque figli e la moglie, s'ei muore,

non sapranno più come campar.

CRISPINO

(guardando per ogni lato)

(Né Comare, né testa qui appar!)

(Mirabolano e Fabrizio sono presso Bortolo esaminandolo)

MIRABOLANO

Non c'è caso, gli è perduto.

FABRIZIO

Ma fratture non ci sono...

MIRABOLANO

Lo sfacelo è succeduto,

in extremis egli è già.

CRISPINO

(sempre osservando)

(La Comare non ci sta.)

TUTTI

Infelice! ei muore qua.

CRISPINO

Via di qua tutti, bestioni,

non sapete affatto niente;

questo morto qui presente,

io vi dico, non morrà.

TUTTI

Taci, sciocco!

CRISPINO

Somaroni!

FABRIZIO

(a Mirabolano)

Un salasso almen si provi,

potrà darsi che gli giovi...

MIRABOLANO

Factus algidus è già.

CRISPINO

A ogni costo voglio anch' io

il mio recipe provar.

MIRABOLANO

Ciarlatanus, va' con dio.

Via, non starci più a seccar.

FABRIZIO

S'è già morto, è parer mio

di lasciarlo pur provar.

TUTTI

(a Crispino)

Prova pur, ma bada, il fio

se la sbagli hai da pagar.

ANNETTA

(a Crispino)

(Bada ben, marito mio,

di non farti bastonar.)

CRISPINO

(Certo son del fatto mio,

la Comare non appar.)

(si appressa con molta gravità al malato)

Attenti dunque uditemi

quanti qui intorno state,

e quel che chiedo, subito

innanzi a me portate.

(tutti accennano di sì, e portano a tempo quanto è domandalo)

CRISPINO

Recipe panam candidam

cum stortibus perfettis,

panem, salamen, ostricas,

e quattro broccolettis.

Del vinum poi portamini,

ma debet esser bellus,

come talora bibunt

dall'oste del Cappellus...

tutto all'infermo or applico,

e presto guarirà.

TUTTI

Oh come son ridicole

tante bestialità!

CRISPINO

(applica alla testa di Bortolo qualche parte degli indicati cibi, qualche parte ne mangia, poi prende un bicchiere, e, fattosi versare del vino, dice:)

Il vino è uno specifico

rallegrator de' cuori,

col solo odore suscita

i morti bevitori...

(beve)

buono, ma non buonissimo...

proviamone l'effetto,

(soffia nel volto a Bortolo)

Bortolo, dico, Bortolo,

destati, Bortoletto.

(egli muove un braccio)

TUTTI

Si muove!... già resuscita!...

CRISPINO

Ohe Bortolino?...

BORTOLO

Ohimè!

TUTTI

Parlò!

BORTOLO

(apre gli occhi ed alza la testa)

Ritorno a vivere!

Per chi?

CRISPINO

Solo per me.

TUTTI

A stento si può credere,

sì, da impazzir qui c'è!

CRISPINO

(Quanti baci vorrei dare

a te, o cara mia Comare!

Comaretta non t'inganno,

cicisbeo per te sarò.

I dottori in fumo andranno,

io riccone diverrò!)

ANNETTA

(a Crispino)

Ah Crispin colla Comare

hai pur fatto un bello affare,

tutti a gara ti vorranno,

gran riccone ti vedrò.

I dottori creperanno,

io, per essi riderò!

MIRABOLANO

(Chi saprebbe indovinare

come sia cotesto affare!

Quanti al mondo grideranno

che un miracolo operò!

Al mio credito gran danno

da tal caso derivò!)

FABRIZIO, CONTINO E ASDRUBALE

(Io non so cosa pensare;

è curioso un tale affare!

Quando i medici sapranno

che quest'uomo risanò,

quante frottole diranno!

Ma negarlo non si può!)

CORO

(fra loro)

Se il voleano abbandonare

e il poté Crispin salvare,

l'arte medica è un inganno.

Più stimarla non si può.

Ah i dottori poco sanno,

la indovinano sì e no.

CRISPINO

(con gravità agli uomini che portarono Bortolo)

Sul mio letto quest'uomo portate,

per un'ora dormir lo lasciate,

poi del brodo e del vino berrà...

Al lavoro doman tornerà.

(gli uomini, preceduti da Annetta e seguiti dal Contino, eseguiscono)

Scena sesta

Detti, meno Annetta, Bortolo ed il Contino.

CRISPINO

(passeggia alteramente la scena, poi, fissando Fabrizio e Mirabolano prorompe:)

Asinorum, bestiorum, doctorum,

abbasso tutti, or ci son io;

voi farmacopole, voi pure, addio,

potete chiudere e a spasso andar.

Ricettorum, novorum, nostrorum

adesso i recipe han da trionfar.

FABRIZIO, ASDRUBALE E MIRABOLANO

Come parli? creanza, buffone!

CORO

No, signori, egli ha bene parlato;

egli Bortolo ha solo salvato...

FABRIZIO, ASDRUBALE, MIRABOLANO

Ma per questo non deve insultar.

CORO

Eh via basta, egli ha troppa ragione...

Zitti là.

FABRIZIO, ASDRUBALE, MIRABOLANO

Ma si dée rispettar.

CRISPINO

Oh doctores, andate, partite,

chiaro parlant e vos non capite?

CORO

Sì, via... questo gli è il solo dottore.

Qual si merta facciamogli onore.

Scena settima

Detti, Annetta ed il Contino dalla casa.

(quelli del popolo prendono il panchetto da lavoro di Crispino, a forza ve lo fanno seder sopra, e, portandolo quasi in trionfo, cantano:)

CORO

Viva il povero Crispino,

diventato gran dottore!

Viva il rozzo ciabattino,

che la morte debellò!

La sua fama giri il mondo,

quant'è largo, quanto è tondo!

È provato il suo valore,

il trionfo meritò!

CRISPINO

(schermendosi impaurito)

Grazie! grazie!... mille grazie!

Grazie, dico, ma badate...

non mi occorron più disgrazie...

fate piano... o cascherò!...

vi son grato di tal festa...

Ma le gambe... ma la testa...

Fate pian... se m'accoppate,

più curarvi non potrò.

ANNETTA

(Qual fortuna!... il mio Crispino

diventato è in ver dottore!

Sebben rozzo ciabattino,

ei la morte debellò.

La sua fama andrà pel mondo,

quant'è largo, quanto è tondo!

Ah Comare, ben di core

sempre amica ti sarò.)

ASDRUBALE, MIRABOLANO, FABRIZIO E CONTINO

(tra loro)

Quel briccone di Crispino

passerà per gran dottore!

Si dirà che un ciabattino

qui la morte debellò!

Anche questa avrem veduto!

Chi l'avrebbe preveduto!

Alla scienza molto onore

questo caso far non può!

(mentre continua il trionfo di Crispino cala la tela)

Atto terzo
Scena prima

Campo come nella prima scena dell'atto primo, colla sola differenza, che la casa di Crispino vi si vedrà grandiosamente rifabbricata. Vi sarà un poggiuolo praticabile.
Dottor Fabrizio ed il Contino.

FABRIZIO

Ved iam se in farmacia ci sono inviti.

CONTINO

Ehi dottore?

FABRIZIO

Carissimo contino.

CONTINO

Già in vedermi, scommetto, indovinate

qual cosa a voi mi guida...

FABRIZIO

Vi spiegate.

CONTINO

Voi siete un uom di spirito

e franco vo' parlar.

FABRIZIO

Come vi piace.

CONTINO

Io dell'avaro Asdrubale

perdutamente adoro la pupilla;

egli avversa il mio amor, ella è malata...

il suo dottor voi siete...

FABRIZIO

Ebben?...

CONTINO

Per ciò vorrei

palesar del mio cor l'affanno a lei.

(gli presenta un biglietto)

FABRIZIO

Ehi contin, come parlate?

CONTINO

Via, dottor, non v'inquietate.

FABRIZIO

È una burla?

CONTINO

No, davvero.

FABRIZIO

Non vi credo.

CONTINO

È verità.

FABRIZIO

(Un biglietto ad un dottore,

perché il porti a una malata!

e d'amore in ambasciata

me si ardisce di mandar!

Oh guardate il bel signore

a cui vengono tai fumi!

Oh che tempi, oh che costumi!

oh che modo di trattar!)

CONTINO

(al dottore)

In cor giovane è l'amore

un tiranno onnipossente,

che lo domina, e sovente

a sua voglia fa impazzar.

Non fu mio dunque l'errore,

fu d' amor, vedete bene,

a un filosofo conviene

tali colpe perdonar.

FABRIZIO

Per Galeno!... che eloquenza!

mi sembrate un Cicerone!

CONTINO

Eloquente è la passione

che il mio labbro fa parlar.

Or sentite in confidenza,

sono ricco, indipendente,

e al tutore, se acconsente,

vo' la dote regalar.

FABRIZIO

Ben l'affare cangia aspetto,

di parlarne vi prometto.

CONTINO

E fia vero! dal contento

già rinascere mi sento!

FABRIZIO

Non vi state a lusingare;

è una bestia singolare...

CONTINO

Temereste?

FABRIZIO

Non lo so.

CONTINO

Ma tentate.

FABRIZIO

Tenterò.

CONTINO

Presto presto, amico all'opra;

pria che notte il cielo copra

definite un tale affare

e felice appien sarò.

Tocca a voi capacitare

quell'avaro maledetto;

colle buone o per dispetto

la ragazza sposerò.

Don Fabrizio, a voi m'affido;

altra speme ornai non ho.

FABRIZIO

Presto presto volo all'opra;

pria che notte il cielo copra

definito fia l'affare

e contento vi vedrò.

Spero alfin capacitare

quell'avaro maledetto;

senza dote, ci scommetto,

men severo il troverò.

Di provarvi mi confido

che Fabrizio perdonò.

(entra in casa di Asdrubale, il Contino al caffè)

Scena seconda

Interno della spezieria alle «due scimie».
Mirabolano solo sta passeggiando.

Dacché questo malnato ciabattino

di medico è salito in tanto grido,

noi dottori davver matricolati,

e gli speziali ancora,

siamo lì per andar tutti in malora.

Eccolo qua che viene.

Scena terza

Detto e Crispino che entra con caricata gravità.

CRISPINO

Dottor Mirabolan di conio antico,

sta bene attento, e scrivi quel che dico.

(Mirabolano siede e scrive)

CRISPINO

(detta passeggiando e gravemente ponderando)

Recipe una bottigliam

d'acqua putèi...

MIRABOLANO

Cioè pùtei.

CRISPINO

(pensa)

Fa lo stesso...

uno scrupulus poscia di lichene...

(pensa)

tre guttae d'aquas rosas distillatam...

(pensa)

del che... fatto un misciamini...

divide in tres fiaschetti,

e manda il tutto al conte Pandoletti.

MIRABOLANO

Pandoletti!... chi è?

CRISPINO

Quel forestier che sta di là dall'acqua.

MIRABOLANO

Pandolfetti, vuoi dir.

CRISPINO

Già m'hai capito.

MIRABOLANO

(alzandosi infuriato)

Sì, sì, ho capito che tu se' un briccone.

CRISPINO

Come sarebbe a dire?

MIRABOLANO

Che rubi li clienti...

CRISPINO

Ehi, dico, tien la lingua dentro ai denti.

MIRABOLANO

Da un anno io l'ho curato.

CRISPINO

Io l'ho con una visita sanato.

Le pillole, i decotti, l'assa-fetida,

il copaibe, che tu pria gli ordinasti,

ho fatto gittar tutto nel canale,

e una cura adottai più naturale.

MIRABOLANO

Va' pur là, che sei sempre un gran villano...

CRISPINO

Collega mio, dottor Mirabolano,

così la cosa sta, e voi altri tutti,

vogliate, o non vogliate,

piegar v'è d'uopo, giovani e provetti,

al dottore Crispino de Tacchetti.

MIRABOLANO

Ah! ah! anche il «de»!

CRISPINO

Si, per l'appunto, il «de».

MIRABOLANO

Da ridere mi fai.

CRISPINO

No, da crepare

per la bile e l'invidia.

MIRABOLANO

Via, ciarlatano.

CRISPINO

Crepa.

MIRABOLANO

Ciabattino!

CRISPINO

Crepa.

MIRABOLANO

Somaro.

CRISPINO

Crepa.

MIRABOLANO

Via, buffone.

Scena quarta

Detti ed il dottor Fabrizio.

FABRIZIO

Ma, signori, perché tanta questione?

MIRABOLANO

Di Pandolfetti medico

era da circa un anno;

ben le mie cure andavano...

CRISPINO

Ah no, qui sta l'inganno...

MIRABOLANO

Quando l'inevitabile

dottore ciabattino

presso di lui s' insinua,

e in modo il più asinino,

bandito ogni mio recipe,

lo getta nel canale,

la cura assume e medica

all'uso suo bestiale:

or d'inquietarmi, ditemi,

ho io ragion sì o no?

Parlatemi pur candido,

mio giudice vi fo.

(Quel buffone, animalone

neghi il fatto, se lo può.)

CRISPINO

(Con due sillabe il buffone

or confondere saprò.)

FABRIZIO

(Più ridicola questione

ritrovare non si può.)

CRISPINO

Per un segreto incomodo

giacea da sei mesetti

lungo e disteso in lectulo

il conte Pandolfetti;

quando gli nacque un dubbio,

che qui il signor dottore

fosse, per caso, un asino;

m'invita oggi, a tre ore.

Vado, lo vedo, interrogo,

la cura disapprovo;

nuovi rimedi, e semplici,

io d' ordinargli trovo.

Vengo a spedirgli il recipe,

sapete egli che fa?

Va in bestia, e qual quadrupede

infuria e calci dà.

(Quel buffone, animalone

che rispondere non sa.)

MIRABOLANO

(Quant'è ardito quel bestione

niun pensare mai potrà.)

FABRIZIO

Or m'udite, e colle buone

la question si comporrà.

(siedono)

FABRIZIO

Non fu, ned è tra i medici

bandita la creanza;

abbiam le nostre regole,

seguir dobbiam l'usanza.

Quando i malati il chiedono,

franchi parlar dobbiamo,

e suggerir que' farmachi

che adatti più crediamo.

(a Mirabolano)

Non dée per questo in collera

andar chi curò prima;

(a Crispino)

non déesi però togliere

ad altri mai la stima.

Amici miei, quietatevi,

dobbiamo in pace star.

Contrari son tai scandali

all'arte salutar.

Zitti dunque, e in conclusione

non se n'abbia più a parlar.

MIRABOLANO

(a Fabrizio)

Ah voi pure, quel buffone

vi mettete a secondar!

CRISPINO

Con quel brutto animalone

io non voglio più che far.

FABRIZIO

Dunque basti... terminiamo;

consultare or or dobbiamo.

CRISPINO E MIRABOLANO

Consultar! con quello là?

Impossibil mi sarà.

FABRIZIO

Quante volte ho da ridire?

io la voglio qui finire.

MIRABOLANO

No, giammai la finirò.

CRISPINO

Sempre un asino il dirò.

MIRABOLANO

Puoi tornare al tuo panchetto,

sempre sei Crispin Tacchetto.

No, cangiarti non potrai,

sempre un zotico sarai.

Quanti fumi hai per la testa

forse un dì svanir vedrò.

Ancor batti, tira, pesta

a cantar ti sentirò.

CRISPINO

Canta pure di panchetti,

ma io sono il de Tacchetti,

trionfante mi vedrai,

e per bile creperai;

come fosse eterna festa

passeggiare ti vedrò.

La teriaca pesta, pesta,

più cantar non sentirò.

FABRIZIO

(Oh che pazzi! ci scommetto

che non v' è un egual duetto!

Ed io pure perché mai

fra costoro capitai!)

Per pietà, non ho più testa,

la finite sì o no?

Or si lasci il tira e pesta.

Che torniate amici io vo'.

(entrano tutti nel laboratorio)

Scena quinta

Salotto in casa di don Asdrubale.
Asdrubale, e vari Dottori ch'entrano gravemente, vestiti delle lor toghe e coperti del magistrale berretto.

CORO

Misteri impenetrabili

a noi dischiuse Igea;

ne manda la gran dèa

chi soffre a consolar.

Seguaci siam d'Ippocrate,

nepoti di Galeno;

possiam pur col veleno

salute ridonar.

ASDRUBALE

Grazie, davver, se credono,

si ponno accomodar.

Scena sesta

Detti, Crispino, Fabrizio, Mirabolano, Contino, tutti in toga, poi Lisetta a tempo.

CRISPINO

Son tutti medici? Qui cosa fanno?

Poveri diavoli, sfigureranno!

Quand'io ci sono, io solo basto.

FABRIZIO, CONTINO

Via, contenetevi...

CRISPINO

Non c'è contrasto.

MIRABOLANO, CORO

Fra tanti fisici questo impostore!

Sarebbe scandalo, saria rossore

imperdonabile, più qui restar.

CRISPINO

(che frattanto sarà andato ovunque osservando)

(No, la Comare qui non appar!)

CRISPINO, CORO

Ma dov'è poi la malata?

ASDRUBALE

S'è di letto a stento alzata.

(entra con Mirabolano in una stanza)

FABRIZIO

Il suo male è di languore,

è un patema, un crepacuore.

(Asdrubale e Mirabolano ritornano sorreggendo Lisetta, che Fabrizio adagia sopra una sedia)

CONTINO

(Qual ti veggo, o mia Lisetta!)

CORO

È agli estremi, poveretta!

CONTINO

(con trasporto)

Oh gran dio, morir mi sento!

ASDRUBALE

Qui il contino!... Al tradimento!...

FABRIZIO

Via, da bravo; ora tacete,

far tai scene non dovete.

(i dottori avranno esaminato la malata, e Crispino andrà sempre spiando intorno se vedesse mai la Comare)

CORO

Non ha un'ora o due di vita...

noi la diamo per spedita.

CRISPINO

(tastandole gravemente il polso)

(La Comare non ci sta!)

Questa giovine vivrà.

MIRABOLANO E CORO

(a Crispino)

Via, finiscila, impostore,

(ad Asdrubale)

discacciatelo di qua.

CONTINO

(Giusto ciel di me pietà!)

(in questo punto il busto della Comare comparisce improvvisamente ai piedi di don Asdrubale, Crispino se ne accorge ed esclama con gioia:)

CRISPINO

(La Comare!... a tempo è qua!)

Volete ch'or vi schiccheri

il mio pensiero schietto?

Questa spedita giovane,

sposa del suo diletto,

malgrado ogni prognostico,

prima di notte andrà!

(cava una scatola, ne toglie un confetto, e lo mette in bocca a Lisetta)

Recipe questa pilulam,

salutem ti darà.

MIRABOLANO, CORO

(ad Asdrubale)

Eh basta, vanne al diavolo;

cacciatelo di qua.

CRISPINO

Uno di voi al diavolo

tosto per me anderà.

(Ah la Comare è là!)

ASDRUBALE

(a Crispino prendendolo per un braccio)

Buffone, via di qua.

CRISPINO

Appunto voi, Asdrubale,

io vedo assai malato;

da repentina sincope

or siete minacciato...

A letto, presto a letto,

o creperete qua.

ASDRUBALE

Il ver... pur troppo ha detto!

Mancar... mi sento... già.

(Mirabolano lo accompagna in una stanza; il busto della Comare lo segue)

Scena settima

Detti, meno Mirabolano ed Asdrubale.

TUTTI

In vero tal fenomeno

ci fa trasecolar!

CONTINO, LISETTA

Ci volle il ciel proteggere,

ci volle consolar.

CRISPINO

(ai dottori)

Asini, allocchi, bufali!

Tornatemi a insultar.

Scena ottava

Detti, e Mirabolano che torna.

CORO

Ebben, che fa?

MIRABOLANO

La sincope

lo fece già spirar.

CORO

Vediamo... soccorriamolo...

MIRABOLANO

Resuscitar non può.

CRISPINO

Per fallo alfin quest'asino

la prima indovinò.

(Mirabolano al sommo inquietato fa a Crispino un gesto minaccioso e parte)

CRISPINO

Contin, dunque sposatela.

(ai dottori)

Voi siate almeno buoni

di far da testimoni;

compare io qui sarò:

quest'è un anel... servitevi...

(dà un suo anello al Contino, che lo pone in dito a Lisetta)

CONTINO

Sii mia.

LISETTA

Sii mio.

CRISPINO

(compiacendosi)

Così.

CONTINO, LISETTA, FABRIZIO, CRISPINO

Un più opportuno recipe

nessun dottor spedì!

(Contino e Fabrizio conducono via Lisetta)

Scena nona

Crispino ed i Dottori.

CORO

Ora possiamo andarcene,

ch'è inutile star qui.

CRISPINO

Andate pure al diavolo,

andate quanti siete;

quei bardamenti nobili,

somari, deponete.

Andate, e rammentatevi

Crispino, e questo dì.

(entra in istanza di Lisetta)

CORO

Andiamo... presto andiamcene,

il nostro inferno è qui.

Scena decima

Salotto in casa di Crispino.
Annetta e vari Parenti ed Amici suoi. I Servi apparecchiano un desco con frittelle, bottiglie ed altro.

ANNETTA

Entrate pure, francamente entrate;

oggi il dottore fu chiamato a Padova

e por si deve in barca,

dopo un consulto fatto qui vicino.

CORO

Quanto guadagna mai questo Crispino!

ANNETTA

Molto!... ma cosa serve?

Egli è un miscuglio di contraddizioni.

CORO

Dite davvero?

ANNETTA

Per esempio, gioca,

spreca di fuori, e in casa fa l'avaro.

Bisbetico, irascibile,

talvolta allunga ancor troppo le mani.

CORO

Chi detto mai l'avria?

Farà per gelosia.

ANNETTA

(ridendo)

No, no, non n'ha ragione...

Ma a noi ora veniamo;

e, poiché l'orso anderà un po' lontano,

e siamo in carnovale,

per passar un'oretta in allegria

frittelle ho apparecchiato e malvasia.

CORO

Oh cara quell'Annetta!

ANNETTA

Qui, senza cerimonie, or via sediamo.

TUTTI

E all'innocente gioia il core apriamo,

(siedono, mangiano, versano, poi alzando le tazze, dicono)

CORO

Viva l'Annetta!

ANNETTA

Vivano

sempre i parenti e amici!

TUTTI

E giorni a noi felici

sempre conceda il ciel.

Viva!

ANNETTA

Viva!... Di frittole a proposito

sentite qual capriccio

mi passa per la testa:

voglio cantarvi quella canzonetta,

che, quando vendea storie, era in gran voga.

CORO

Sì, sì, brava davvero, canta, canta.

ANNETTA

Già sapete, è un amante

che canta al suo tesoro...

CORO

Sì, sì, il sappiamo e ti faremo il coro.

ANNETTA

Piero mio, go qua una fritola,

te la vogio regalar;

sasto, caro, quanti zoveni

la voleva sgnocolar?

Marameo, go dito subito,

voi salvarla a chi voi mi;

al mio vecio vogio dargliela,

e quel vecio ti xe ti.

Varda ben, prima intendemose,

per aver de sto boccon,

de arar drito sempre zurime,

e resterme fedelon.

Ma mi za te lezo l'anema;

te capisso, no zurar...

Piero mio, ze toa sta fritola,

ciapa, tiò, vienla a magnar.

CORO

Cori, Piero; quella fritola,

no incantarte, va' a magnar.

Scena undicesima

Detti e Crispino, che comparisce sulla porta improvviso.

CRISPINO

(con ira, contraffacendo l'altrui canto)

Xe qua Piero, e quella fritola

el ve vien a far magnar.

TUTTI

(alzandosi tutti spaventati e correndo dalla parte opposta)

Ah Crispino!

CRISPINO

Bricconi, birbanti,

qui si trinca, si sta allegramente!

Cosa sono in mia casa tai canti,

qui raccolta che fa tanta gente?

(rovescia tutto l'apparecchio)

ANNETTA

Ah marito!

CORO

Dottore, perdono.

CRISPINO

Anco a tempo qui giunto pur sono.

ANNETTA

Via, ti calma.

CRISPINO

Non voglio risposte...

Fuori tutti o vi rompo le coste.

(prende una sedia ed inveisce)

TUTTI

Salva, salva!

(corrono a chiudersi nelle varie stanze)

CRISPINO

(alla porta ov' è entrata forzandola)

E per prima tu, Annetta,

esci fuora... briccona... fraschetta...

Esci, dico, ti voglio ammazzar...

Scena dodicesima

Crispino, riuscito ad aprire la porta, è colpito dall'apparizione della Comare, che se gli presenta sulla porta.

CRISPINO

Tu!... Comare!... non starmi a seccar.

COMARE

Perché mai tanto rigore?

CRISPINO

Vanne al diavolo pur tu.

COMARE

Così abusi il mio favore?

CRISPINO

Io bisogno non ne ho più.

COMARE

Vero ingrato!

CRISPINO

(minacciandola)

Strega! Via!...

COMARE

A me?

CRISPINO

Sì. Non mi seccar.

COMARE

Né paventi l'ira mia?

CRISPINO

No, no.

COMARE

No? l'hai da pagar.

(gli batte sopra una spalla. Crispino cade su d'una sedia svenuto e si sprofonda, e seco lui la Comare)

Scena tredicesima

Sotterraneo.
Avanti sono due grandi colossi di pietra bianca sopra nere basi; quello a destra dello spettatore rappresenta il Tempo quello a sinistra il Giudizio. Nel mezzo è uno specchio.
La Comare e Crispino, che la segue tremante.

COMARE

Eccoci giunti.

CRISPINO

(guardando intorno)

Dove?

COMARE

Nel mio soggiorno.

CRISPINO

Non mi piace affatto.

COMARE

Giammai ho inteso che ad alcun piacesse.

CRISPINO

Vedete se ho ragion?... ma qui, a quattr'occhi,

ditemi un poco, sono vivo, morto,

oppur resuscitato?

COMARE

Perché vuoi tu esser morto?

CRISPINO

Per quella brutta tombola

che insieme fatto abbiam, cara Comare.

COMARE

Fu una burla, fu scherzo.

CRISPINO

Ah! scherzo la chiamate?...

Intendiamoci ben... non vo' più scherzi.

Non voglio confidenze.

COMARE

E a me così tu parli?

CRISPINO

Che ho da fare?

Ho da stare? ho da andare?

lo non capisco niente.

COMARE

Rimanerti.

CRISPINO

E per quanto?

COMARE

Eternamente,

quando il voglia colui che mi comanda.

CRISPINO

Misericordia!... dite, son prigione?

Quale paura io provo in tale stanza!

I visceri mi fan la contraddanza...

Quel muso torto chi è che sta guardando?

COMARE

È il Tempo che mi guida inesorando.

CRISPINO

Ahimè che brutto tempo!... è un temporale!...

E l'altro là chi è?...

COMARE

Il Giudizio che vien dopo di me.

CRISPINO

Oh che brutti inquilini,

Comare, avete in questo appartamento!

COMARE

Ciò non è tutto ancora. Osserva attento.

(si scoprono gran quantità di urnette di cristallo, entro ognuna delle quali arde una fiammella, più o meno vivace; una starà spegnendosi)

CRISPINO

Che cosa fate?... la illuminazione?...

COMARE

Son questi i miei registri.

CRISPINO

Che razza di scrittura!

COMARE

In ogni ampolla

arde la face d'una vita umana.

CRISPINO

(È una strega!... pignatte!... pignattelle!...)

COMARE

D'un adultero è quella che si spegne.

CRISPINO

Meno mal ch'io fui sempre fedelone.

COMARE

Viene appresso un poeta teatrale.

CRISPINO

Smoccolate, non fa né ben, né male.

COMARE

Lo segue un usuraio.

CRISPINO

Ah maledetto!

Spegnetelo, e con lui tutta la razza.

COMARE

Un cantante che fa pur l'impresario...

CRISPINO

Olio, olio per lui, cara Comare.

E l'altro?

COMARE

È di tua moglie.

CRISPINO

Ah com' è bello!... e il mio?

COMARE

È questo.

CRISPINO

Ahi ahi, ahi ahi, sta per finire!

COMARE

Hanno i vizi affrettato il tuo morire.

CRISPINO

Prendiamo di mia moglie un poco d'olio;

mi par che n' abbia troppo...

(va per eseguire)

COMARE

Un empio sei!

(i lumi scompariscono)

CRISPINO

(s'avvia)

Felicissima notte!... posso andare...

COMARE

No, di restar t'impongo...

CRISPINO

Ma Comare...

COMARE

E non sai tu chi sono?

Che a me non si resiste?

CRISPINO

Io so che voglio uscir da queste porte...

COMARE

Mi riconosci e trema... io son la morte...

(il suo volto s'inscheletrisce)

CRISPINO

Misericordia!... Aiuto!

(cade boccone ai suoi piedi)

COMARE

Alzatevi, compare...

(il suo volto riprende la prima forma)

CRISPINO

Brutta vecchiaccia... via...

(sempre nella stessa posizione)

COMARE

Alzatevi.

CRISPINO

Non posso,

ho perduto le gambe.

COMARE

Or io v'aiuto.

CRISPINO

No, no, non mi toccate, indietro, indietro!

(saltando in piedi e correndo per la scena finché s' incontra faccia a faccia colla Comare)

Ah! ah! ah! siete voi!... e l'altra ov'è?

(mostrando i denti)

COMARE

Ad altri non badar, sol pensa a te.

Per morire tu stai; questo è il momento,

in cui vo' che qui faccia testamento.

CRISPINO

Testamento! niente meno?...

Ma il notaro dove sia?

COMARE

Egli c'è.

CRISPINO

Si mostri almeno.

COMARE

II notaro eccolo là.

(la statua abbasserà il capo)

CRISPINO

Il Giudizio!... Padron mio

riverito.

COMARE

Egli è venuto.

CRISPINO

(Buona notte, son perduto,

poco o nulla ho da sperar!)

COMARE

Senti ben quanto vogl'io:

de' tesori accumulati

déi lasciar tanti legati.

CRISPINO

Dite pur quel che vi par.

COMARE

Cento doppie a dieci vedove...

CRISPINO

Troveran nuovo marito

per tornarlo a far crepar.

COMARE

Quand'io voglio non c' è replica...

CRISPINO

(al Giudizio, che ogni volta s'inchinerà in segno d'adesione)

Eh pur troppo ho già capito.

Scriva pur, signor notar.

COMARE

Cento mila bei fiorini

di Venezia ai ciabattini...

CRISPINO

Ma signori se diventano

le ciabatte poi chi accomoda?

COMARE

Taci, ho detto, non parlar...

CRISPINO

(la statua come sopra)

Scriva pur, signor notar.

COMARE

Ad ognun de' tuoi parenti

darai doppie cento e venti...

CRISPINO

E il milion che avanza poi?

COMARE

Alla moglie, ai figli tuoi.

CRISPINO

(la statua come sopra)

Ben, di questo son contento.

Scriva pur, signor notar.

COMARE

Or compito è il testamento.

CRISPINO

Meno male, potrò andare;

buona notte, addio, Comare,

voi notaro...

(va per partire)

COMARE

Déi restar.

CRISPINO

Non vi basta?

COMARE

Vieni meco

nell'immensa eternità.

CRISPINO

No, verrò più tardi teco.

COMARE

Vieni.

CRISPINO

Aspetta.

COMARE

No.

CRISPINO

(commosso)

Pietà.

Poco cerco, o mia Comare;

io non vo' che mezz'oretta,

per vedere la mia Annetta,

i miei figli per baciar.

Vedi, alfin ti son compare,

mi par giusto quanto chiedo;

né cattiva sì ti credo

da negarmi tal piacer.

COMARE

Quanto cerchi ti concedo,

quello specchio mostra il ver.

(lo specchio del fondo è improvvisamente illuminato, e per entro vi si vede la famiglia di Crispino che prega in coro)

CORO

Nume benefico,

salva Crispino,

sano ridonalo

al nostro amor.

(finito il canto lo specchio nuovamente si oscura)

CRISPINO

Ma la cosa come sta?

Son io qua, oppur son là?

COMARE

Qui tu sei per illusione,

il tuo corpo colà muor.

CRISPINO

Abbi un po' di compassione,

sii pietosa al tuo protetto,

tornerò, te lo prometto,

buon marito e genitor.

COMARE

Lo prometti?

CRISPINO

Sì.

COMARE

L'accorda

d'ogni bene il donator.

Scena ultima

Crispino cade svenuto sopra la sedia, e la scena si trasforma in una stanza della sua casa, dov' egli si trova attorniato dai Figli, da Annetta, da Fabrizio, Mirabolano, il Contino, vari Amici e Parenti.

TUTTI

Ah Crispino, ritorna in te stesso.

CRISPINO

(svegliandosi)

Dove son?

ANNETTA

Nelle braccia de' tuoi.

CRISPINO

(s'alza)

Ho sognato!... sto dunque tra voi?

(ad Annetta)

Quanto vidi a te poi narrerò.

FABRIZIO

Fu di bile soverchia un accesso,

che ti fece per poco svenire.

TUTTI

Sol concordi si pensi a gioire,

s'ora il nembo in seren si cangiò.

ANNETTA

(a Crispino)

Non ha gioia in tal momento,

che somigli al mio contento;

quanto prova l'alma mia

non può il labbro palesar...

(abbracciandolo)

Ridonato alfin mi sei!

Questo cor più non desia;

ben maggiore non potrei

sulla terra domandar.

CRISPINO

Ti prometto, Annetta mia,

in appresso di cangiar.

TUTTI

Piena gioia intorno sia.

T'ha voluto il ciel salvar!

Fine del libretto.

Generazione pagina: 31/12/2016
Pagina: ridotto, rid
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