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Una cosa rara

UNA COSA RARA

Dramma giocoso.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Lorenzo DA PONTE.
Musica di Vicente MARTIN Y SOLER.

Prima esecuzione: 17 novembre 1786, Vienna.


Personaggi:

Isabella, REGINA di Spagna

soprano

Giovanni, PRINCIPE di Spagna

tenore

CORRADO gran scudiere

tenore

LILLA serrana

soprano

GHITA serrana

soprano

LUBINO serrano

basso

TITA serrano

basso

Lisargo, PODESTÀ del villaggio

basso


Coro di Cacciatori, Pastori e Pastorelle.

L'azione si svolge in un paese della Sierra Morena, Spagna, verso la fine del sec. XV.

Atto primo

[Sinfonia]

Scena prima

Gran pianura, in distanza veduta di collina praticabile, sopra la sommità della quale casa pastorale, con porta e finestra; in maggior distanza veduta di villaggio; in fondo, alcuni alberi.

[Introduzione]

CORO DI CACCIATORI

Salva, salva, o dèa de' boschi,

lo splendor della Castiglia,

salva lei, che a te somiglia

in bellezza, ed onestà.

Tu la madre al figlio rendi,

e ad un re la sua metà.

Scena seconda

La Regina, vestita da cacciatrice con asta insanguinata, con Séguito e Corrado.

Recitativo

REGINA

Allegri, o miei vassalli;

eccovi il fausto segno di mia vittoria;

grande il periglio fu, di gran valore al mio

braccio fu d'uopo; estinta al fine

giace l'orribil belva,

ch'empia di strage e di terror la selva.

Se di lugubri strida

suonar le valli e i monti,

or di festose grida si faccian risuonar.

[Ripresa coro]

CORO DI CACCIATORI

Suoni pur di grati evviva

ogni riva ed ogni sponda,

e risponda da ogni speco

facil eco al nostro amor.

Viva l'astro d'Aragona,

ch'or corona il suo valor.

Recitativo

REGINA

Andiam, miei fidi,

e ristoriamci un poco

della lunga fatica;

ma dov'è il figlio mio?

CORRADO

Dietro i vestigi vostri

il magnanimo prence

spronò il destrier,

quando il cinghial feroce

da voi vide inseguito.

Ma qualcuno s'inoltra: eccolo!

Scena terza

I suddetti, e entra il Principe con fretta.

[Terzetto]

PRINCIPE

Perché mai nel sen, perché,

cara madre ognor per te

palpitarmi il cor dovrà?

REGINA

Perché mai nel sen, perché,

caro figlio, ognor per me

palpitarti il cor dovrà?

CORRADO

Perché mai nel sen, perché,

gran Regina, ognor per te

palpitarci il cor dovrà?

REGINA, PRINCIPE E CORRADO

Deh, conserva a chi t'adora

una vita al ciel sì cara.

REGINA

Meco godi, amato figlio,

e discaccia il tuo timor.

PRINCIPE E CORRADO

In te vive il figlio ancora,

in te vive il genitor.

Recitativo

REGINA

Su via, mio caro figlio,

discacciate l'affanno; al gran cimento

è ver molto sudai; ma uccisa al fine

la formidabil fiera

la gloria accrebbe de' trionfi miei.

(si vede venir da lontano Lilla, affannata)

Ma chi giù di quel luogo a questa volta

move rapido il passo?

PRINCIPE

Una fanciulla

a me rassembra, e di gentil sembiante.

CORRADO

Affannosa ed ansante,

real donna, a me par.

Scena quarta

Lilla, e i suddetti.

REGINA

Chi cerchi?

LILLA

La... Regina...

(s'inginocchia)

REGINA

Io son la stessa.

[Cavatina]

LILLA

Ah, pietade... mercede... soccorso!

Dal timor... dal tormento... dal corso...

son s... stanca che il fiato... mi manca...

ed ho lena... d'appena... parlar.

Recitativo

REGINA

Sorgi, calma l'affanno,

e quel che brami

esponi, o giovin bella,

e l'otterrai.

PRINCIPE

(a Corrado)

Amico, hai vista mai

fanciulla più gentile di costei?

CORRADO

Non ha beltà la Spagna uguale a lei.

LILLA

Signora, al regio piede

per implorar pietà mi guida amore:

il più vago pastore

delle nostre contrade amato m'ama,

in sposa ei mi brama, e se uguaglianza

di costume, di stato, e di desio

può nodo marital render felice,

un più fasto imeneo sperar non lice.

REGINA

E chi potrebbe opporsi

ad affetto sì bello?

LILLA

Un barbaro fratello,

che sol per vanità

la mia destra promise al Podestà.

REGINA

Il tuo amante dov'è?

LILLA

Da questo loco

allontanato, sia ventura od arte,

lasciò spazio frattanto al fratel mio

di tentar che per forza io dia la mano

a l'odiato da me brutto villano!

E se da quella stanza ov'ei mi chiuse

con disperato ardire

dal balcone saltando io non fuggìa,

del vil bifolco già preda sarei,

e il mio caro Lubin perduto avrei.

[Cavatina]

REGINA

Calma l'affanno,

Lilla vezzosa,

sarai sua sposa,

fidati in me.

Bella ti vedo,

saggia ti credo;

sarà, se l'ami,

degno di te.

Recitativo

Figlio, vo a riposarmi. Or voi, Corrado,

voi che siate sua guida al nostro tetto,

alla vostra prudenza io la commetto.

[Ripresa coro]

CORO DI CACCIATORI

Suoni pur di grati evviva

ogni riva ed ogni sponda,

e risponda da ogni speco

facil eco al nostro amor.

Viva l'astro d'Aragona,

ch'or corona il suo valor.

(la Regina parte col suo séguito)

Scena quinta

Corrado, il Principe, e Lilla.

Recitativo

PRINCIPE

Amico, mi consolo

che sei fatto

custode di fanciulle.

CORRADO

Signor, dell'età mia

è per me questo un infelice indizio.

(È un idolo costei; ci vuol giudizio.)

PRINCIPE

Oh quanto volentieri

con te mi cangerei

per esser io guardiano di costei.

Venite qui, ragazza.

LILLA

Signor...

PRINCIPE

Avvicinatevi,

non abbiate paura.

CORRADO

(Che modestia, che grazia,

che figura!

Se mi scappa mio danno.)

PRINCIPE

Il vostro nome?

LILLA

Lilla, a' comandi suoi.

PRINCIPE

Oh che bel nome!

E bello come voi.

LILLA

Grazie alla sua bontà.

PRINCIPE

Perché vi ritirate?

Datemi la manina.

(vuol prenderla per mano)

LILLA

Oh mi perdoni,

sono nubile ancora e son villana,

e non la diedi ancora a chi che sia.

PRINCIPE

Sentite; se io v'amassi

amereste voi me?

CORRADO

(L'affare si fa serio.)

LILLA

Io no.

PRINCIPE

Perché?

LILLA

Perché amo il mio Lubin.

PRINCIPE

E non potreste amarne due?

LILLA

Fanciulle di contado

non han questa virtù.

Signore, io vado.

(in atto di partire)

PRINCIPE

Perché tal fretta?

CORRADO

Prence, ella ha ragione.

La Regina ci attende al noto loco.

PRINCIPE

Andate, andate, io pur verrò tra poco.

[Aria]

Più bianca di giglio,

più fresca di rosa,

bell'occhio, bel ciglio,

vivace, graziosa.

La mano a un villano

la Lilla darà?

Almen, crude stelle,

non fossi chi sono...

ma val più d'un trono

sì rara beltà.

(parte)

Scena sesta

Strada, collinetta da un lato, casa rustica con porta e finestra, che mette nella strada; in fondo alcuni alberi.
Ghita e Tita entrano disputando.

[Duetto]

GHITA

Un briccone senza core

no, non voglio più sposar.

TITA

Un'ingrata senza amore

no, non voglio maritar.

GHITA

Far d'occhietto a tutte quante.

TITA

Far con tutti la galante!

GHITA

Ir girando tutta notte!

TITA

Ir con Mengo in quelle grotte!

GHITA

Dar a Berta il mio cappello!

TITA

Dir a Cecco ch'è più bello!

GHITA E TITA

Son azioni da birboni

e non s'hanno a sopportar.

TITA

Non dir più ch'io sono Tita

se non cavo a te quegli occhi.

GHITA

Non dir più che io son la Ghita

se non graffio a te l'orecchio.

TITA

Villanaccia!

GHITA

Villanaccio!

TITA

Taci brutta!

GHITA

Taci brutto!

Assassino!

TITA

Malandrina.

GHITA E TITA

Esser vuol la mia rovina

mi vuol far precipitar.

Scena settima

I suddetti, entra il Podestà, poi Lubino.

Recitativo

PODESTÀ

E così, miei padroni,

non volete finir, queste questioni?

Un bel esempio inver date alla Lilla,

s'anco il dì delle nozze, e vostre e mie,

fate tali pazzie.

TITA

Parlate con la Ghita,

che fa pensar sì mal de' fatti suoi.

GHITA

Anzi ditelo a Tita,

che lo scandalo sol nasce da lui.

(entra Lubino, che non vede gli altri attori che dopo l'aria)

[Cavatina]

LUBINO

Lilla mia dove sei gita?

Lilla bella dove sei?

Non t'asconder, o mia vita,

o bel sol degli occhi miei.

Senza te non posso vivere,

morirò senza di te.

Dove sei, mia cara Lilla?

Lilla cara, vieni a me.

Recitativo

Siete qui scellerati? alfin vi trovo,

alfin v'ho nelle mani.

Or dite, iniqui,

la mia Lilla dov'è?

PODESTÀ

E dove sta?

GHITA

Guarda che fai Lubin!

LUBINO

Ah perfido, furfante!

Mori per le mie mani.

(prende per il collo il Podestà)

PODESTÀ

Gente!

GHITA

Aiuto!

TITA

Pietà! Misericordia!

LUBINO

Per voi geme il mio ben!

GHITA

Eh! Lubino, dico;

non conosci la Ghita,

l'amica tua?

Calmati, guarda, ascolta.

LUBINO

Ah, ditemi una volta,

dov'è la sposa mia

o sollevo il villaggio,

o do foco alla casa,

o vi spacco la testa!

PODESTÀ

Che demonio infernal!

GHITA

Che bestia è questa?

TITA

(parla nascondendosi dietro la Ghita)

Io, io la sfacciatella

rinchiusi in quella stanza,

perché ardisce d'opporsi al voler mio,

e finalmente suo fratel son io.

LUBINO

Fratello, no, carnefice tu sei!

Ah, vanne a terra, indegna porta!

Invano s'opporrebbe l'inferno

a questa mano!

(getta giù la porta ed entra in casa)

Scena ottava

Tita, il Podestà, e Ghita.

TITA

Già per sola tua colpa

nascon tutti i malanni.

GHITA

Io, cosa c'entro

nelle vostre pazzie?

TITA

Se non mi trattenevi

colle tue frenesie,

a quest'ora ei la Lilla

avria sposata!

GHITA

Se non ti difendevi

dietro le spalle mie,

ei ti facea del cranio

una frittata!

PODESTÀ

Non volete, o ragazzi,

una volta finir di fare i pazzi?

(s'ode internamente un grande strepito)

GHITA

O cieli! Udite!

LUBINO

O Lilla, Lilla mia, mia cara Lilla...

GHITA

Che strepito! che gridi!

Che fracasso è mai questo?

TITA

Quel marrano

mi smantella la casa!

LUBINO

Ah, Lilla, Lilla...

GHITA

Partiam, per carità, che s'ei qui

torna, preveggo un precipizio.

PODESTÀ

Lasciate pur, gli farem far giudizio.

[Aria]

Or se pericolo

di star qui trovi,

verso quel culmine

rapido movi,

o tra quegli arbori

di dense frondi

stattene tacito

ovver t'ascondi,

là dove imboscasi

quel picciol speco,

e quando sortono

se Lilla è seco,

stando lontano

per un lunghissimo

tiro di mano,

sempre guardandoli

li déi seguir.

(Tita parte)

Tu Ghita vattene

franca all'albergo,

in l'uscio serrati

poi dietro il tergo,

ch'io per la ripida

strada, ma breve,

vo a dar cert'ordini,

come si deve,

e quando avvisoti

del mio ritorno,

col rauco fremito

di tromba e corno,

dove si trovano

volami a dir.

Presto, che crescere

sento il tumulto!

Ah, il temerario

per tale insulto

in una carcere

vo' far morir.

(Ghita e il Podestà partono)

Scena nona

Lubino solo dalla finestra, da cui pende un velo.

Recitativo

LUBINO

Dov'è dunque il mio ben?

Già son fuggiti...

Barbari, al tradimento

aggiungete lo scherno?

Ma raggiunger si provi.

(salta giù dalla finestra)

Qual uom, qual dio potrebbe

trattener l'ire mie? stelle! che miro?

Il velo non è questo

della mia Lilla bella?

Forse la meschinella

ne' moti della sua disperazione

saltò giù dal balcone e il molle viso

e le tenere membra ahi chi sa quale

soffrirò oltraggio ad ambi due fatale.

Non è vano il sospetto,

la camera rinchiusa...

il balcon spalancato... il velo appeso...

ah se questo adivenne... a tutti io giuro

i numi dell'abisso e a quei del cielo

di farne di coloro

nuovo, tremendo, temerario scempio;

qual fui d'amor, sarò d'atrocia esempio.

[Aria]

Vo' da l'infami viscere

strappar agli empi il cor.

Vo' farli a brani, a brani,

e dar per cibo ai cani

l'ossa e le carni lor.

(s'avvolge il velo al braccio)

E tu, su questo braccio,

rimani, o infausto segno,

e se giammai nell'anima

langue l'usato sdegno,

porgi alimento ed esca

che accresca il mio furor.

(va per partire, ma vede Tita nascosto dietro un albero in qualche distanza)

Scena decima

Lubino e Tita.

Recitativo

LUBINO

Indarno ti nascondi; il giusto cielo

in mano mi ti manda.

(afferra Tita per i crini)

TITA

Ohimè! Son morto!

LUBINO

Su quel capo ribaldo

il mio sdegno cadrà; con questo cerro...

(svelle un grosso ramo, e si mette in atto di accoppar Tita, la Ghita sopravviene e trattiene il colpo)

GHITA

Oh dèi! Ferma, Lubino!

Entra il Podestà con séguito di Ministri di giustizia.

PODESTÀ

Ecco lo sgherro.

Animo, assicuratevi...

LUBINO

Traditori...

TITA

Bravissimo, cognato.

PODESTÀ

Tenetelo e legatelo sì stretto

ch'egli non muova più piedi, né mani.

LUBINO

Tu mi vendica, o ciel, con questi cani.

(parte Lubino tra i ministri, il Podestà, e Tita, cui la Ghita trattiene)

Scena undicesima

Ghita e Tita.

GHITA

Oh, povero Lubino! Tita...

TITA

Lasciami andar.

GHITA

Tita, m'ascolta!

Sai che tua suora Lilla

è l'idol della villa,

sai ch'ella ama Lubino, ed egli lei,

e ostinato ti sei

a voler ch'ella pigli il Podestà?

TITA

O crepar, o pigliarlo...

E di cosa hai paura?

GHITA

Oggi alla caccia s'attende la Regina;

se alcuno la previen contra di te,

cosa sarà di me?

TITA

E a te che importa?

Non son io più un briccone,

un assassino?

GHITA

No, se' il mio bene, il caro mio sposino.

[Aria]

Purché tu m'ami,

purché sia mio,

sempre vogl'io

te solo amar.

Se un po' di rabbia

teco mi viene,

parlo per bene

lo puoi pensar.

Ma è poi di paglia

tutto il mio foco,

e poco, poco

mi suol durar.

In un momento

di meglio torno

e in questo giorno

l'hai da provar.

Dammi l'anello,

Tita mio bello,

dammelo caro,

non indugiar.

Allor conoscere

potrai la Ghita,

che bella vita

vogliam passar.

(parte)

Scena dodicesima

Tita solo.

Recitativo

Da ridere mi vien quand'odo dire

che bisogna star forte

quando la donna cede.

Io non son così bravo,

e allorché vedo la mia Ghita

che piange e che vien meco

colla buona maniera,

se fossi più arrabbiato d'un leone

cado giù qual babbione,

un agnello divento, anzi un coniglio,

né già la Ghita sol, ma ogni altra donna

far può meco lo stesso;

che grande amico anch'io son del bel sesso.

[Aria]

In quegli anni in cui solea

ir le capre a pascolar,

mio bisnonno mi dicea,

ch'era un uom di grandi affar:

«Figlio mio, la donna è foco,

guarda ben, non t'accostar.»

Io ripien de' detti suoi

per paura d'abbruciarmi,

donne mie lontan da voi

procurava di restar.

Ma l'istinto naturale

superò l'educazion,

e trovai che male, male

predicava quel buffon.

Qual farfalla, pian pianino,

pria cercai girarvi intorno:

poi mi feci più vicino

ed osai toccarvi un giorno,

e sentendo che la pelle

delle dita tenerelle

non abbrucia, ma diletta,

volli far per voi vendetta

con amarvi e rispettarvi

e con darvi questo cor.

Non credete?... non credete?

Alle prove, o donne care,

tutto, tutto io voglio fare

per provarvi un vero amor.

(parte)

Scena tredicesima

Atrio dove abita la Regina con tre porte, una grande di mezzo; due grandi finestre.
Ghita e Lilla; e a suo tempo la Regina.

Recitativo

GHITA

Sei pur qui, pur ti trovo,

Lilla, mia cara amica.

LILLA

Ed hai coraggio

di venirmi davanti?

GHITA

Di venirti davanti?

E perché no?

LILLA

Il perché lo sai tu,

quant'io lo so.

GHITA

Io?

LILLA

Tu!

GHITA

Io?

LILLA

Tu, vorresti farmi credere

che d'accordo non sei per rovinarmi

col Podestà e con Tita?

(qui comparisce la Regina, ma poi si ritira)

GHITA

Io d'accordo con lor?

Povera Ghita!

LILLA

Povera innocentina!

Chi non ti conoscesse...

GHITA

E per chi mi conosci?

LILLA

Dunque lo deggio dir?

GHITA

Sì, lo déi dire.

[Terzetto]

LILLA

Dirò che perfida,

che falsa sei,

che da te nascono

gli affanni miei,

che per uccidermi

fingi d'amarmi,

per farmi perdere

il mio tesor.

GHITA

Io che in giardino

fatta ho la spia

quando Lubino

teco venìa,

che nel mio forno

l'ascosi un giorno,

ho questo merto

del mio bon cor.

LILLA

Dal dì che han detto

ch'io son più bella,

tu con dispetto

mi vedi ognor.

GHITA

Oh per bellezza

chi può uguagliarti?

Dovrian chiamarti

la dèa d'amor!

(con atti di dispetto)

LILLA

Via brutta stolida

non far schiamazzi.

GHITA

A me, pettegola,

questi strapazzi!

GHITA E LILLA

In altro loco

t'insegnerei

come tu déi

meco trattar.

GHITA

Chiamarmi stolida!

LILLA

Dirmi pettegola!

GHITA E LILLA

Son proprio titoli

da far crepar.

(qui la Regina si mostra, con finto sdegno)

REGINA

Cosa veggio? Cosa sento?

Cos'è questo mancamento?

Dove alberga la Regina,

questo chiasso osare far!

GHITA E LILLA

La Regina! La Regina!

Quale scusa ho da trovar?

GHITA

Illustrissima...

LILLA

Eccellenza...

REGINA

(È pur bella l'innocenza!)

GHITA E LILLA

Imploriam da voi mercede.

REGINA

È un ardir, che troppo eccede,

e scostatevi da me.

[Canone]

GHITA E LILLA

Per pietà non vi sdegnate,

ascoltate per pietà.

(si metton in ginocchio un po' lontane dalla Regina)

Vi commova quel lamento,

che tormento al cor mi dà.

REGINA

(Mi commove il lor lamento,

e tormento al cor mi dà.)

(a le due)

Sorgete, sorgete,

mie care innocenti,

se amiche sarete

saprovvi premiar.

GHITA E LILLA

Di core t'abbraccio,

ti bacio di core,

la pace, e l'amore

tra noi dée regnar.

Insieme

GHITA E LILLA

Chi avrebbe mai detto

che il nostro timore

in tanto diletto

s'avesse a cangiar?

REGINA

Chi avrebbe mai detto

che il loro timore

in tanto diletto

s'avesse a cangiar?

Recitativo

REGINA

(alla Ghita)

Venite qui: chi sei?

GHITA

La Ghita io sono, promessa sposa a Tita,

sorella di Lisargo,

Podestà della villa,

e son, dopo la Lilla,

la prima contadina del paese.

REGINA

Delle vostre contese

fui spettatrice non veduta io stessa;

e do torto alla Lilla.

Io non credo capace

d'un inganno la Ghita,

ella a me piace.

LILLA

Signora, se fallai, chiedo perdono.

(Ghita fa degli atti semplici di reverenza)

REGINA

(alla Ghita)

Vattene, e senza indugi

fa' che vengano a me Tita e Lisargo.

(Ghita parte)

Tu Lilla, fatti core,

sarà felice in breve il vostro amore.

(parte)

Scena quattordicesima

Lilla, poi Corrado.

[Cavatina]

LILLA

Dolce mi parve un dì,

un dì mi piacque amor,

ma non è più così,

ma non mi piace ancor.

Finché vicino a te

vivea, mio caro ben,

ch'io ti vedea per me

languir d'amor ripien.

Dolce mi fu quel dì,

quel dì mi piacque amor,

ma non è più così,

ma non mi piace ancor.

Recitativo

(entra Corrado)

CORRADO

Lilla, il ciel sia con voi.

LILLA

Serva.

CORRADO

Siam soli?

LILLA

Soli.

CORRADO

Buono buono! Chiudiamo.

(chiude la porta)

LILLA

Signor che fate?

CORRADO

Figlia, non dubitate.

Son galantuom.

LILLA

Lo credo. Ma se mai

capitasse qualcun...

CORRADO

Io son già vecchio;

alla custodia mia

v'affidò la Regina,

nessun penserà male.

Parlar deggio con voi

d'un affar d'importanza.

Lasciatemi operar: io v'amo.

LILLA

Grazie.

CORRADO

V'amo da padre e nulla più.

LILLA

Son certa.

CORRADO

Sentite, se mai vi manca nulla

io vi posso servire.

(la prende per mano tremando)

LILLA

Signor, ma voi tremate...

cosa avete?

CORRADO

Ah voi sì bella siete

Lilla... Lilla...

(entra il Principe)

PRINCIPE

(Corrado e Lilla;

udiam come mi tratta.)

CORRADO

(L'infante è qui; cangiam registro.)

(a Lilla)

Figlia, siete fortunatissima.

LILLA

A me pare il contrario.

CORRADO

Avete la fortuna

di piacere all'infante.

LILLA

Peggio per me.

CORRADO

Perché?

LILLA

Perché io non l'amo.

CORRADO

Un prence è sempre amabile.

LILLA

Può darsi.

PRINCIPE

Dunque è a voi sì difficile,

cara Lilla, l'amarmi?

LILLA

Io v'amerò, signor,

come da' figli amasi il padre,

come il padrone dal servo,

dal suddito il sovrano.

PRINCIPE

Ah, ch'io v'amo assai più,

mia bella face.

LILLA

E giusto questo più,

che a me non piace

PRINCIPE

Barbara...

LILLA

Non è ver.

PRINCIPE

Siete insensibile alla stima,

all'amore, ai prieghi miei.

LILLA

No, barbara sarei

se sensibile io fossi.

PRINCIPE

Perché?

LILLA

Perché morria il mio caro

Lubin di gelosia.

CORRADO

(Questa rara fermezza

innamora ancor più di sua bellezza.)

PRINCIPE

Ma sapete, ch'io posso

a forza aver quel che per

grazia or chiedo.

LILLA

Oh troppo grande io credo

un infante di Spagna, un che dal cielo

fu scelto a far il popolo felice.

CORRADO

(a Principe)

Dove apprese costei quello che dice!

PRINCIPE

(a Corrado)

Altro mezzo tentiam. Corrado parti,

forse da sola a solo

cangerà la fanciulla.

CORRADO

Ubbidisco signor. (Non farà nulla.)

(va in gabinetto)

LILLA

Dove andate? Sentite...

PRINCIPE

Non temete mia cara, io non vo' niente

senza il vostro consenso.

LILLA

Io non temo per questo,

temo per chi potesse

sorprenderci da soli.

PRINCIPE

Cara Lilla

dunque ostinatamente

mi negate di dar la vostra grazia.

LILLA

Non ho grazia da dare ai vostri pari.

PRINCIPE

(Proviamo coi danari.)

(A Lilla)

Lilla mia, questa borsa di doppie

è tutta vostra,

se voi dite d'amarmi.

LILLA

Io di doppie, signor, non so che farmi.

PRINCIPE

(Che sia tutto artifizio?

Carichiamo la dose.)

(a Lilla)

Vi darò quest'anello

questo bell'orologio,

proteggerò Lubin,

farò che andiate

per le vie di Madrid

ricca di gemme,

con un bel equipaggio,

mostrata a dito

per l'amica del prence,

procurerò che abbiate

ricchezze, gradi, titoli ed onori.

LILLA

Tutto ciò noi troviam nei nostri amori.

[Finale I]

LUBINO

(ad alta voce, di fuori)

Traditori invan sperate

me staccar da questo loco;

l'ingiustizia che mi fate

la Regina or or saprà.

LILLA

Giusto ciel! Che voce è questa!

PRINCIPE

Donde vien questo lamento?

PODESTÀ

(di dentro)

(Con costui veggo in cimento

la mia stessa dignità.)

(ad alta voce)

Vivo, o morto, il malandrino

via portate in un istante.

LUBINO

(come sopra)

Ah crudel!

LILLA

Quest'è Lubino.

PRINCIPE

(Sarà forse il caro amante?)

LILLA

(Se con lui chiusa mi trova,

me meschina, che dirà?)

PRINCIPE

(Mi mancava questa nuova

per la mia infelicità.)

LILLA

Per pietà, di qua partite!

PRINCIPE

E perché vi sbigottite?

Voi restate. Io vo di fori

a veder quel che si fa.

LILLA

(Tra l'affanno ed il timore

ondeggiando il cor mi va.)

PRINCIPE

(Tra il sospetto e tra l'amore

ondeggiando il cor mi va.)

LUBINO

Traditori, invan sperate

di staccarmi più di qua.

PODESTÀ

Vivo o morto, il malandrino

strascinate via di qua.

Il Principe apre la porta e si vede Lubino avviticchiato ad un albero.

Scena quindicesima

Lilla, Corrado, il Principe e Lubino.

PODESTÀ

Il Principe!

LUBINO

L'infante!

PRINCIPE

Che veggio!

LILLA

Ove mi celo?

LILLA, PRINCIPE, PODESTÀ E LUBINO

Palpito, avvampo e gelo,

non so quel che sarà.

(il Podestà e Lubino entrano in scena, e Lilla si nasconde in un gabinetto)

LUBINO

(entra in scena disperatamente, e si mette ai piedi dell'infante)

Prence, a' reali piedi

un misero tu vedi,

che chiede carità.

PODESTÀ

Perturbatore audace

costui di nostra pace

non merita pietà.

PRINCIPE

(a Lubino)

Sorgi, chi sei, favella.

LUBINO

Io son di Lilla bella,

promesso sposo e amante.

PRINCIPE

(al Podestà)

E tu?

PODESTÀ

Grazie a Isabella,

io sono il Podestà.

PRINCIPE

(guardando Lubino)

Onesto all'aria parmi.

(guardando il Podestà)

Ha un volto da furfante.

Ma posso già ingannarmi?

Ma meglio si vedrà.

LUBINO E PODESTÀ

(Mi guarda e, piano, piano

favella tra sé stesso.

Non so se io debba adesso

temere o pur sperar.)

Scena sedicesima

Entra la Regina.

REGINA

Che fa il caro figlio?

Perché d'una madre

il tenero ciglio

non viene a bear?

PRINCIPE

Da lungi e da presso

son sempre lo stesso

e serbo nel petto

da figlio e da suddito

rispetto ed amor.

Insieme

LUBINO

Quel volto reale

quel guardo sovrano

mi par più che umano,

ravviva il mio cor.

PODESTÀ

Quel volto reale

quel guardo sovrano

mi par più che umano,

spaventa il mio cor.

REGINA

Ma qui cosa fanno?

Chi sono costor?

LUBINO

A voi, gran Regina,

si prostra, s'inchina

un povero oppresso

da quel traditor.

REGINA

Esponi, infelice,

se a dritto ti lagni,

giustizia ti lice

sperare da me.

PRINCIPE

(Costui m'interessa

né so già perché.)

LUBINO

Di Lilla vezzosa

l'amante son io,

la chiesi in isposa,

le diedi il cor mio,

e il barbar, il perfido,

rapir me la fe'.

(accennando il Podestà)

PODESTÀ

Io sono...

REGINA E PRINCIPE

Tu taci!

Insieme

REGINA

Non parlo con te.

PRINCIPE

Non parla con te.

LUBINO

Un crudo fratello

voleva a lui darla.

(accennando il Podestà)

Scena diciassettesima

Entrano Tita, che abbraccia Lubino, e Ghita che si mette ai piedi della Regina.

Insieme

TITA

No, più non son quello

per me Ghita parla

perdono ti chiedo

il fallo mio vedo

tua Lilla esser de'.

GHITA

No, più non è quello

per lui Ghita parla

perdono ti chiede

il fallo suo vede

tua Lilla esser de'.

REGINA, GHITA, PRINCIPE, PODESTÀ, LUBINO E TITA

A tali vicende

di sdegni e d'amori

appena s'intende

la cosa com'è.

REGINA

(additando Lubino)

I lacci si sciolgano

a quel meschinello.

(additando il Podestà)

E vada egli carico...

Insieme

GHITA

Egli è mio

fratello, signora mercé!

PODESTÀ

Io son suo

fratello, signora mercé!

LUBINO

Egli è suo

fratello, signora mercé!

REGINA

Via presto si tolgano

i lacci a Lubino.

Non sono inflessibile,

già cede il mio cor.

Insieme

PRINCIPE E GHITA

Scioglietelo presto.

TITA E PODESTÀ

Sciogliamolo presto.

Scena diciottesima

Entra Lilla dal gabinetto.

LILLA

(va per sciogliere Lubino)

Io devo far questo,

che gli ho destinata

catena miglior.

TUTTI

La Lilla? Da dove uscì fuor?

LUBINO

Lasciami i lacci miei,

non vo' più libertà.

Un infedel tu sei,

togliti via di qua.

GHITA, LILLA, PODESTÀ E TITA

Alla sua Lilla, o dèi!

Lubin così favella!

LUBINO

La Lilla non è quella,

Lubin io più non sono.

Tu, di quel loco uscisti,

ho i torti miei già visti.

Torna là dentro, o barbara,

in braccio ad altro amor.

Insieme

LILLA

Ah, maestà, perdono...

Pietà del suo dolor.

LUBINO

Ah, maestà, perdono...

Pietà del mio dolor.

REGINA E GHITA

Io non intendo il caso,

son piena di stupor.

PRINCIPE, PODESTÀ E TITA

Io non intendo il caso,

son pieno di stupor.

LILLA

No, non temer ben mio,

qui sola non son io,

v'è il mio custode ancor.

(Lilla fa uscir Corrado)

REGINA E PRINCIPE

Corrado!

CORRADO

De' tuoi cenni

il fido esecutor.

REGINA

Or più temer non déi,

prendila, ella è tua sposa;

a te son io, per lei,

garante d'onestà.

LILLA, GHITA, LUBINO, PODESTÀ E TITA

Dèi, che clemenza è questa!

che generosità!

PRINCIPE E CORRADO

(Che improvvisata è questa!

che brutta novità!)

REGINA

E perché sia la festa

in questo dì compita,

(a Tita)

fo' sposa tua la Ghita,

perdono al Podestà!

LILLA, GHITA, LUBINO, PODESTÀ E TITA

Dèi, che clemenza è questa!

che generosità!

PRINCIPE E CORRADO

(Che improvvisata è questa!

che brutta novità!)

Insieme

GHITA

O Tita tu sei mio.

LILLA

O Lubino tu sei mio.

TITA

Sei mia Ghita bella.

LUBINO

Sei mia Lilla bella.

LILLA, GHITA, LUBINO, PODESTÀ E TITA

Cantiam solo Isabella,

lodiam la sua bontà.

REGINA

O quanto un sì bel giubilo,

o quanto alletta e piace!

Di pura gioia e pace

sorgente ognor sarà.

LILLA, GHITA, LUBINO, PODESTÀ E TITA

Godiamo, su godiamo

e con sincero amore

rendiamo grazie al core

di vostra maestà.

REGINA

E il figlio mio non parla?

LILLA E GHITA

E voi non dite niente?

LILLA

(al Principe)

Guardate il mio Lubino.

PRINCIPE

Andate, ho visto, ho visto.

GHITA

(a Corrado)

Guardate Tita mio.

CORRADO

Andate, addio, addio.

Insieme

TUTTI

(salvo Corrado e il Principe)

(Corrado muto resta,

l'infante mi par mesto.

Non so che storia è questa,

non so cosa pensar.

Ma quel ch'è fatto è fatto

e non si può cangiar.)

PRINCIPE E CORRADO

(Fremo del mio destino,

perdo colei che adoro,

né deggio dir: io moro,

né posso contrastar,

che quel ch'è fatto è fatto

e non si può cangiar.)

Atto secondo
Scena prima

Camera rustica.
Lubino e Tita.

[Duetto]

LUBINO

Andiam, caro Tita.

TITA

Andiam, Lubin mio.

LUBINO

A Lilla,

TITA

a la Ghita,

LUBINO E TITA

comprare vogl'io

TITA

un nastro,

LUBINO

un anello

TITA

le fibbie,

LUBINO

il cappello,

LUBINO E TITA

e il fiore più bello

ch'io possa trovar.

Andiam pria ch'il giorno

più oscuro diventi.

Oh, come contenti

vogliamo cenar.

Scena seconda

Entrano Lilla e Ghita.

Recitativo

LILLA

Lubin!

GHITA

Tita!

LUBINO E TITA

Che vuoi?

LILLA

Parti?

GHITA

Vai via?

LUBINO E TITA

Parto, e torno a momenti, o gioia mia.

(partono)

Scena terza

Lilla e Ghita.

LILLA

Cos'è tal novità?

GHITA

Lascia che vadano;

di cosa importantissima

io ti deggio parlar.

Posso teco spiegarmi

con piena libertà?

LILLA

Cioè?

GHITA

Senti, l'infante

è di te innamorato,

e se a me credi,

la tua fortuna è fatta!

LILLA

Come? Mi prendi tu

per qualche matta?

GHITA

Fai meco la smorfiosa?

LILLA

Fo quello che far deve

onesta sposa.

Non sai ch'io amo

il mio Lubino?

GHITA

Amalo. Tienti la fede tua,

tienti il tuo core;

in materia d'amore,

a un prence non si dà né cor, né fede.

LILLA

Cosa dunque?

GHITA

Parole!

LILLA

Parole?

GHITA

Sì, parole. Con lui stesso parlai;

questa catena, preziosissimo dono,

da recarti ei mi diede,

ed a me diede una borsa di doppie

sol perch'io te ne parli.

LILLA

Tienti la tua catena, e di' al tuo prence

che finisca una volta

di così infastidirmi.

Io non accetto doni,

io principi non voglio, amo Lubino.

GHITA

Non perdere sorella, un'occasion sì bella!

Almen, pensaci su;

da te non chiedo

se non che tu l'accolga

con un po' di maniera,

che finga, che lusinghi, che prometta

finché siamo ben ricche.

LILLA

Ed ingannarlo perché dovrei così?

GHITA

Per castigarlo!

LILLA

Castigarlo perché?

GHITA

Ti par picciol delitto

tentar una ragazza appena sposa?

e tentarla con cosa? Con quattrini!

LILLA

Ma tu, giovane ancora, e contadina,

dove apprendesti mai cose sì belle?

GHITA

Tutto quello ch'io parlo

ogni donna lo sa senza impararlo.

[Aria]

Colla flemma che tu vedi,

con quest'aria di bontà,

saprei far quel che non credi

e che fan nella città.

Far saprei la spasimante

senza mai sentir amore

e, di pietra avendo il core,

dimostrare altrui pietà.

Saprei passare

dal pianto al riso,

saprei cangiare

l'aria del viso,

all'improvviso

mutar colore,

far che mi palpiti

con arte il core,

tutto promettere,

conceder poco,

dir no con grazia,

dir sì per gioco,

ed altre simile

bagatellucce,

con quell'eccetera

ch'io non vo' dir.

Femmine amabili

non vi lagnate,

in questo secolo

voi siete nate;

per ben dagli uomini

farvi servir.

(parte)

LILLA

Femmine amabili

non vi fidate,

in ogni secolo

voi siete nate;

per ben dagli uomini

farvi istruir.

(parte)

Scena quarta

Corrado solo, poi la Ghita.

Recitativo

CORRADO

(entrando)

Io spero che la Ghita

abbia dato l'assalto alla fortezza.

Io non son senza speme. Or che ceda

la Lilla a me sol preme.

Ceda pur a l'infante;

purché a sentir l'amante ella s'avvezzi

che la prima caduta

è sempre la difficile... Vien Ghita...

Ebben, che c'è di nuovo?

GHITA

Io non ho visto

femmina più ostinata di costei.

CORRADO

Ma la catena?

GHITA

È nulla.

CORRADO

E l'oro?

GHITA

Nulla affatto.

CORRADO

Guarda, figliuola mia, che cervel matto!

Tu però non stancarti,

Ghita mia, di adoprarti.

Donna sollecitata

è mezzo guadagnata;

parla, prega, prometti,

incoraggisci, istruisci, lusinga...

GHITA

Ma signore, questa vostra premura

questo foco ci mancherebbe poco

ch'io credessi voi stesso

di Lilla innamorato.

CORRADO

Ah, che ti pare?

Amare un uom par mio? Corrado amare?

[Aria]

Osserva questo crine,

ch'è fatto omai d'argento,

il curvo collo osserva,

la voce e l'andamento

che indebolisce e snerva

il peso dell'età.

Fui già d'amor seguace

or son d'amor nemico,

amo la bella pace

e la tranquillità.

Conosco i danni miei,

sì pazzo non sarei

di por mai speme in femmina,

ch'un vecchio amar non sa.

Malandrina, tu ridesti,

e lo so che tu sapresti

diventar d'un orso amante

per contante o per bontà.

(parte)

Recitativo

GHITA

Questi signori in somma

credon coi lor quattrini

di comprar tutto il mondo.

(parte)

Scena quinta

Atrio terreno.
La Regina e il Principe col suo Séguito.

REGINA

E perché non veggio l'usata gioia

rider nel volto dell'amato figlio?

PRINCIPE

Se voi me 'l permettete,

questa sera vorrei di Lilla e Ghita

veder anch'io le nozze.

REGINA

Andate, o figlio,

tra le gioie innocenti

di quelle buone genti

ritornerà la calma al vostro seno.

Viene il Podestà coi Villani, che portano doni del paese alla Regina.

PODESTÀ

(Tornerà, tornerà, lo spero, almeno.)

REGINA

Ma qual di cetre e di viole io sento

suonar per l'aria pastoral concento?

[Coro]

CORO

Di campagne, di montagne,

di spelonche, di pendici,

innocenti e abitatrici

vengon ora al regio piè.

Vengon qui per adorarti,

per recarti un picciol dono,

scorte sono da l'amore,

dal candore di lor fé.

Recitativo

PODESTÀ

Perdono, alma Regina,

all'ardir di costoro, al loro affetto,

all'ardente lor brama invan m'opposi,

invano contrastai;

dalla campagna fero appena ritorno

al rustico soggiorno

che chieser di veder la lor Regina,

ed insieme col core offrirle tutti,

poi che meglio non han, fior, latte e frutti.

REGINA

Oh care, i doni accetto,

son grata al vostro affetto; e perché sia

la compiacenza mia nota alla villa

lo rechi il buon Lisargo a Ghita e a Lilla.

PODESTÀ E CORRADO

Che generosità!

REGINA

Voi gite, o figlio, ed insieme con essi

passate pur la notte in festa e in gioco.

La virtù va onorata in ogni loco.

[Coro]

CORO

Di campagne, di montagne,

di spelonche, di pendici,

innocenti e abitatrici

vengon ora al regio piè.

Vengon qui per adorarti,

per recarti un picciol dono,

scorte sono da l'amore,

dal candore di lor fé.

(partono tutti, meno la Regina)

Scena sesta

La Regina sola.

Recitativo

Chi mai diria che

in questi rozzi tetti,

e sotto queste pastorali spoglie

tanta virtù, tanta onestà s'accoglie!

O felici abituri, o piagge amiche,

di riposo e di pace alberghi veri.

Quanto mai volentieri

la vostr'aura io respiro,

e se il destino m'avesse

dato in sorte di vivere a me stessa,

ingrato e vile mi fora ogni altro dono,

e con voi cangerei la reggia e il trono.

[Rondò]

Ah, perché formar non lice

ad ogni alma il suo destino,

ch'io per voi vivrei felice

tra i piacer di libertà?

E tra i semplici diletti

dei pastori dell'armento

troverebbe il cor contento

quel riposo ch'or non ha.

Ah, non erano le selve

destinate per le belve!

Là si trova, là si prova

la mortal felicità.

(parte)

Scena settima

Entrano il Principe e Corrado, ambedue con lunghi tabarri.

Recitativo

PRINCIPE

E possibil sarà che una villana

resista ai desir miei, resista a tanti

allettamenti di promesse, e doni?

Ah, tu ben sai ch'io doman

partir debbo. Or che mi resta

da far in una notte?

CORRADO

In una notte

si fan le belle cose...

PRINCIPE

Mi raccomando a te.

CORRADO

Dal canto mio, il possibil farò.

PRINCIPE

Ma che dirian di me se mi servissi

d'un mezzo così vile?

CORRADO

Un amoroso inganno colpa non è.

Andiam un poco alle porte di Lilla;

ivi signore, qualche cosa accadrà.

Sempre fui persuaso che l'uom

si debba porre in mano al caso.

(parte)

PRINCIPE

Oh ciel che duro passo è mai questo per me!

Sentir mi pare una voce nel cor,

che mi rinfacci la debolezza mia.

Dunque un infante, un figlio d'Isabella,

da una vile serrana ora è costretto

a mendicare affetto,

e a mendicarlo, ahimè, con un inganno!

A qual varco mi traggi, amor tiranno.

[Aria]

Seguir degg'io chi fugge?

Chi mi disprezza amar?

Saprò scacciar dal petto

il mio funesto affetto,

saprò aborrir la perfida

che ride al mio penar.

Saprò, ma intanto il core

langue nel suo dolore

e della mia speranza

comincio a dubitar.

Stelle ingrate, avversi dèi!

Che volete ancor da me?

Son confuso, son oppresso,

non intendo più me stesso.

A' miei mali una speranza

pur m'avanza ancor in te.

(parte)

Scena ottava

Strada, da un lato la casa di Tita, dall'altro alberi.
Lilla sola, poi Ghita sulla porta, senza essere veduta.

Recitativo

LILLA

La notte s'avvicina,

e ancor non veggio il mio sposo venir.

Lubino! In questo giorno

così poco tu brami

di star con lei che t'ama

e tu tant'ami?

GHITA

(Che diavolo vuol dir

che non vien Tita?

Sta a veder che il birbante

avrà trovata una novella amante.)

LILLA

(sospira)

Ahimè!

GHITA

(non veduta dalla Lilla)

Questa è la Lilla:

la conosco ai sospiri.

Lilla, che fai qui sola?

LILLA

Mi diverto.

GHITA

Ma so che meglio si divertiria

se avesse Lubinetto in compagnia.

LILLA

Sì, sì, lasciam gli scherzi.

Or che ne dici di questo lor tardar?

(si vedono in distanza alcuni pastori)

GHITA

Infatti... vedi tornar dal campo

alcuni pastorelli, chiediam un po'

se nuova hanno di quelli.

[Duettino]

LILLA E GHITA

Villanelle che volgete

lieto il passo al caro tetto,

per pietà non me 'l tacete

se vedeste il mio diletto,

ahi, ahi, prima d'andar via...

ahi, che pena, che dolor!

Insieme

LILLA

Brunetto è il suo viso

è nero il capel,

e un vago sorriso

lo rende più bel.

GHITA

Vermiglio è il suo viso

è biondo il capel,

e un vago sorriso

lo rende più bel.

LILLA E GHITA

Ah, tutte se n' vanno,

risposta non ho!

Invidia n'avranno di cosa... io lo so.

Scena nona

Entrano il Principe e Corrado.
È notte scura.

Recitativo

PRINCIPE

Eccola; al buio ancora

riconosce il mio core il suo tesoro.

Avviciniamci a lei.

Non ammettono indugi i voti miei.

CORRADO

Lasciate fare a me!

LILLA

Ghita mia, ritiriamci,

la notte si fa scura.

GHITA

E di cosa hai paura?

LILLA

Che so io?

Con questo tuo bizzarro principino

io temo sempre d'inquietar Lubino.

CORRADO

(sottovoce)

Ha seco la cognata.

PRINCIPE

(sottovoce)

Non serve, è nostra amica.

(alterando la voce e nascondendosi col mantello)

Lilla!

CORRADO

(fa lo stesso)

Ghita!

LILLA

Questo mi par Lubino.

GHITA

E questo Tita.

CORRADO

(Secondiamo l'equivoco.)

GHITA

(piano alla Lilla)

Son essi senza fallo.

Sposo mio!

LILLA

Mio Lubin!

GHITA

Parla!

LILLA

Non ti nascondere!

LILLA E GHITA

Ah tu segui, furbetto,

a non rispondere!

[Sestetto]

Dammi la cara mano,

abbracciami, mio cor,

tu se' il mio dolce amor,

non mi rispondi?

Insieme

PRINCIPE

Son de' begli occhi tuoi

il fido adorator,

un misero che muor

se no 'l secondi.

CORRADO

È de' begli occhi tuoi

il fido adorator,

un misero che muor

se no 'l secondi.

Insieme

LILLA

Cieli! Quest'è l'infante!

GHITA

Cieli! Quest'è Corrado!

PRINCIPE

Non mi fuggir mio bene.

Insieme

PRINCIPE

Conforto alle mie pene

io spero sol da te.

CORRADO

Conforto alle sue pene

ei spera sol da te.

LILLA

Ah, se Lubino or viene!

GHITA

Ah, se mai Tita viene!

LILLA E GHITA

Che mai sarà di me?

Entrano Lubino e Tita.

TITA

Mi par di sentir gente.

LUBINO

Lilla!

TITA

Ghita!

LILLA, GHITA, PRINCIPE E CORRADO

Gli sposi, oh dèi!

(le due spose lasciano il Principe e Corrado, e s'accostano ai loro sposi)

LILLA E GHITA

Son qui ben mio.

LUBINO E TITA

Qui sei? E teco ancor chi v'è?

LILLA E GHITA

Son questi contadini,

che tornan dal lavoro.

Il Principe e Corrado si allontanano.

LUBINO E TITA

E a voi così vicini?

Sì uniti a voi perché?

Barbare gelosie,

la pure gioie mie

cessate di turbar.

PRINCIPE E CORRADO

(fra loro)

(stanno di dietro)

Mettamci qui in disparte

e stiamo ad osservar.

LILLA E GHITA

Sai che te solo adoro,

di me non dubitar.

Insieme

PRINCIPE

(Ah, nel momento stesso

in cui sperai ristoro

per sempre il mio tesoro

io vedomi involar.)

CORRADO

(Ah, nel momento stesso

in cui sperò ristoro

per sempre il suo tesoro

ei vedesi involar.)

Insieme

LUBINO

Ah, se m'inganna Lilla,

l'idolo del cor mio!

Di chi si deve, o dio!

quest'anima fidar?

TITA

Ah, se m'inganna Ghita,

l'idolo del cor mio!

Di chi si deve, o dio!

quest'anima fidar?

LILLA

Ah, s'io Lubino inganno

l'idolo del cor mio!

Di chi deve o dio!

un'anima fidar?

GHITA

Ah, se il mio Tita inganno

l'idolo del cor mio!

Di chi deve o dio!

un'anima fidar?

(partono tutti, meno il Principe)

Scena decima

Il Principe solo.

Recitativo

Di qual rigido marmo

ha dunque il core,

questa barbara tigre in volto umano?

Quanto finora invano e promesse

e lusinghe e querele e sospiri, infelice versai!

Quale strade intentate, o dio, lasciai!

Potea per una ingrata avvilirmi di più?

Fuggirmi, odiarmi, rifiutarmi, schernirmi!

Ah, ch'io dovrei, aborrire

quell'empia, e di me stesso

vergognarmi con me

per tale eccesso.

[Aria]

Perché farla, eterni dèi,

tanto bella agli occhi miei?

O perché non farla ancor

che capace sia d'amor!

Aborrir vorrei l'ingrata

né mi sento odio sì forte.

Ma una rea che mi dà morte

è la dèa di questo cor.

Scena undicesima

Camera rustica, con due porte, e due finestre.
Lubino, Tita.

Recitativo

LUBINO

Cosa ti par?

TITA

Per me non so che dirti.

LUBINO

Credi tu veramente

che fosser contadini?

TITA

Esse lo sanno.

LUBINO

Che vi sia qualche inganno?

TITA

Non sarebbe impossibile; son donne.

LUBINO

Ah, il dubbio sol m'uccide!

TITA

Bisogna sincerarsi.

Entrano Lilla e Ghita.

Eccole:

per scoprir questa faccenda

dissimular conviene.

LILLA

Lubino, anima mia.

GHITA

Tita, mio bene.

LUBINO

Saluto.

TITA

(serio)

Buona sera.

LILLA

(Non mi sembran tranquilli.)

GHITA

(Non bisogna confonderci.)

TITA

(a Lubino)

Dissimula.

LUBINO

(a Tita)

Non posso.

Parmi d'aver cento demoni addosso.

LILLA

(a Ghita)

Non vorrei che gli avesser conosciuti.

GHITA

E così, padroncini, siete muti?

La cena è già disposta:

ceniamo o non ceniamo?

TITA

(sforzandosi di parlare)

Da che sono marito

ho perso l'appetito.

LILLA

E tu cos'hai, Lubino?

LUBINO

Nulla, nulla.

LILLA

(accarezzandolo)

No, caro, ti conosco;

abbastanza con me finger non sai.

Cos'hai, mia vita?

LUBINO

Ho quel che tu non hai.

TITA

(a Ghita)

Vieni avanti.

GHITA

Che vuoi?

TITA

(a Lubino)

Tu taci, e guarda un poco.

(a Ghita)

Con chi fosti poc'anzi?

GHITA

Colla Lilla.

TITA

E la Lilla?

GHITA

Con me.

TITA

E tutte due?

GHITA

Voi tu saperlo?

TITA

Sì!

LILLA

(Ah, costei mi precipita!)

GHITA

Dunque lo dico.

TITA

Di'!

GHITA

Fui col diavol che ammazzi

te coi sospetti tuoi,

villano maledetto.

(gli dà uno schiaffo e poi fugge)

Or prendi questo

e a rivederci a letto!

LUBINO

Per dire il vero,

grande audacia ha costei!

TITA

E per giunta uno schiaffo! Eterni dèi!

[Aria]

Ah, mal haya quella mano,

uno schiaffo ad un serrano!

Uno schiaffo ad un marito!

Uno schiaffo ad un mio par!

Por la vida de mi padre,

por la vida de mi madre,

y por vida de mí mismo

no lo quiero soportar.

Qua la cappa, qua la spada,

l'archibuso, la pistola,

me l'afferro per la gola,

cuchillada, puñalada,

que estocada, che macello,

y por tierra ha de tumbar!

Ma una femmina a duello

come mai si può sfidar?

Ah, perché non fu qualche altra?

Ch'io potea per vendicarmi

col baciarla,

e ribaciarla,

da me sol giustizia farmi;

ma la sposa non è cosa

che dia gusto nel baciar.

Ah, demonio del infierno,

come t'ho da castigar!

Maritati schiaffeggiati,

se qui a caso alcun ve n'ha,

dite, voi che lo sapete,

se siam degni di pietà.

(parte)

Scena dodicesima

Lilla e Lubino.

Recitativo

LILLA

Perché taci Lubino?

LUBINO

Lasciami.

LILLA

Ch'io ti lasci?

LUBINO

Sì, lasciami.

LILLA

Ma cos'è questa collera?

Che t'ho fatto mio caro?

In che mancai?

LUBINO

Io no 'l so. Tu lo sai.

LILLA

E per un dubbio solo

offendi la mia fede?

l'amor ch'hai per la Lilla?

LUBINO

Amo la Lilla,

ma più assai l'onor mio.

LILLA

Forse cagion son io

che l'onore tu perda?

LUBINO

Non lo so. Ma basta un dubbio

a lacerarmi il core.

LILLA

Ah no, mio dolce amore,

non mi far quest'oltraggio.

Il mio cor dal tuo core, e la mia fede

dalla tua fé misura. Il mondo, il cielo

in testimonio io chiamo

se ognor t'amai, se t'amo.

Ah, se un dì tu potessi

vederti con quest'occhi

a cui sembri sì bello,

so che il tuo cor diria:

«Sì, sì, la Lilla è mia!»

E cangiando desiri

sarien sospir di gioia

i tuoi sospiri.

[Aria]

Consola le pene

mia vita, mio bene,

quell'ira, quel pianto,

morire mi fa.

Gli affanni sofferti,

o caro, rammenta,

e allora paventa

di mia fedeltà.

Scena tredicesima

Ghita vien portando due piatti con qualche vivanda.

Recitativo

LUBINO

Quanto è facile il core

a creder quel che brama! Io credo adesso

la mia Lilla innocente.

GHITA

La lan, la lan, la la!

Chi ha voglia di mangiar

venga un po' qua!

Vien Tita.

LILLA

Via, Tita, non far smorfie!

Vieni, Lubino mio,

che vogliam mangiar bene!

LUBINO

Quando una donna chiama,

andar conviene.

TITA

Come? E scordare dovrei?...

GHITA

Tu sai ch'io ti vo' ben,

ma tanto, tanto!

Tita, guardami, caro.

TITA

Bricconcella!

LUBINO

Su via, la pace è fatta.

LILLA

Evviva, evviva, evviva!

GHITA

Pace?

TITA

Pace.

LILLA

Abbracciatevi ancor.

Così mi piace.

Sediamo via.

(siedono)

LUBINO

Chi trincia?

GHITA

Trincio io.

LILLA

Noi mangerem.

(si sente un suono lento di chitarrino)

TITA

Che suono è questo?

LUBINO

Diavolo!

GHITA

È suono di chitarre.

TITA

(con mistero)

E chi la sera delle vostre

nozze viene qui per suonarvi la chitarra?

GHITA

Tu sai che i gran signori

hanno sempre alla lor mensa i sonatori.

LUBINO

Chi diamine esser può?

LILLA

Saran serrani, che van girando

per pigliare il fresco.

LUBINO

Questo non è suonar contadinesco.

[Cavatina]

PRINCIPE

(di fuori)

Non farmi più languire, o vita mia,

lasciami un po' veder

quel viso bello.

Se ti vien voglia di saper ch'io sia,

guardati in mezzo al cor,

ch'io vivo in quello.

Recitativo

LUBINO

Udisti?

TITA

E che? Son sordo?

LUBINO

(alla Lilla con mistero)

Son serrani anche questi?

LILLA

(piano alla Ghita)

Oh dèi, mi parve

la voce dell'infante.

TITA

Che musica galante!

È per te?

GHITA

Per me no.

LUBINO

(alla Lilla)

Per te?

LILLA

Neppur.

TITA E LUBINO

Dunque per chi?

LILLA E GHITA

No 'l so.

LUBINO

Ci mancherebbe poco...

TITA

Zitto, mi par che ricominci il gioco.

PRINCIPE

(da fuori)

Ho visto ai pianti miei spezzarsi i sassi

e pianger l'aure ho visto ai pianti miei.

Tu, che senza pietà morir mi lassi

più de' sassi

e de l'aure ingrata sei.

TITA

Brave!

LUBINO

Va ben!

GHITA

Qual colpa abbiamo noi?

(si sente gettar un sasso nel balcone)

LUBINO

De' sassi nel balcon?

LILLA

Saranno forse spirti.

LUBINO

Spirti, è vero! Io credo

che sien corpi, e corpi grossi!

TITA

Corpo di farfarello! Attendi, attendi!

(s'alza infuriato, va a prendere due cappe e due spade che saranno in qualche loco vicino: ne dà una a Lubino)

LILLA

(Che diavolo farà?)

TITA

Hai cor?

LUBINO

Chieder me 'l puoi?

TITA

Adunque prendi.

Capisci?

LUBINO

Andiam, capisco.

LILLA E GHITA

Dove andate?

LUBINO

A salvare l'onore.

TITA

O a perder coll'onore anche la vita.

LILLA

Ah, fermati Lubin!

GHITA

Fermati, Tita!

(Lubino e Tita partono)

LILLA

Paion due disperati!

Non c'è più tempo.

GHITA

Dove vai?

LILLA

Sei tu

capace di seguirli?

GHITA

Capacissima.

LILLA

Andiamo dunque.

GHITA

Andiamo pur.

LILLA

Bravissima.

(partono)

Scena quattordicesima

Campagna con casa.
Il Principe, il Podestà con séguito di Gente.

CORRADO

Dormono come tassi.

PRINCIPE

Gettiam ancor de' sassi.

PODESTÀ

Signor, non v'esponete!

Pensate chi son essi

e chi voi siete.

[Settetto]

PRINCIPE

Zitto! Io sento, o sentir parmi,

pian pianino un uscio aprirsi.

PODESTÀ E CORRADO

Vo' cercar di assicurarmi;

(al Principe)

voi restate un poco là.

Entrano Lubino e Tita, colle cappe e le spade.

LUBINO E TITA

È scurissima la notte.

Non si vede,

ma si sente,

in agguato chetamente

mi vo' porre un poco qua.

PRINCIPE

Il marito!

PODESTÀ E CORRADO

Ho già capito.

LUBINO

Senti?

TITA

Sento.

LUBINO E TITA

Chi va là?

PODESTÀ

Buona notte, amici miei,

è Lisargo, il Podestà.

LUBINO E TITA

Che faremo, che diremo?

PRINCIPE, PODESTÀ E CORRADO

Che faranno, che diranno?

LUBINO E TITA

Qui già solo non sarà.

PRINCIPE, PODESTÀ E CORRADO

Stiamo all'erta e si vedrà.

(si scostano)

LILLA E GHITA

A parlar gli ho qui sentiti.

PRINCIPE, PODESTÀ E CORRADO

Altri ancor son fuori usciti.

LILLA E GHITA

Qui di dietro star io voglio

fin che il tempo il chiederà.

PODESTÀ E CORRADO

Curioso è questo imbroglio,

come adesso si ripara?

PRINCIPE

La pistola in alto spara

e vediamo cosa fa.

Corrado spara la pistola.

LUBINO E TITA

Anche foco? Bagatelle!

D'ammazzarci hanno intenzione.

Fuori, fuori lo spadone

e meniam senza pietà.

Ih eh ih.

PRINCIPE E CORRADO

Villani indietro!

LUBINO E TITA

Ih eh ih.

(entrano Lilla e Ghita con spada sguainata e si mettono davanti ai loro sposi)

LILLA E GHITA

Siam qui anche noi

e vogliam morir con voi,

per mostrarvi fedeltà.

PRINCIPE, PODESTÀ E CORRADO

Questa scena si fa seria,

terminarla converrà.

PRINCIPE

(da lontano)

Alto là!

LILLA, GHITA, LUBINO E TITA

Che voce è questa,

che la man mi fa tremar?

PRINCIPE, PODESTÀ E CORRADO

Alto là! Non vi movete!

LILLA, GHITA, LUBINO E TITA

Cosa veggio! Voi qui siete?

(il Principe si fa vicino, gitta giù il mantello, e comparisce per quello che è. I contadini gittan l'arme e s'inginocchiano)

PRINCIPE

Lilla bella! Tu sei quella

che ognor mi fa delirar.

CORRADO

(al Podestà)

Vo' serrar un po' la porta,

e veder cosa san far.

LILLA, GHITA, LUBINO E TITA

Ah, signor, chiediam perdono...

PRINCIPE

Non è nulla, via sorgete.

LILLA, GHITA, LUBINO E TITA

Quanto è caro, quanto è buono,

ben è nato per regnar.

PRINCIPE

Or lasciamo i complimenti,

buone genti, e a casa andiamo.

TUTTI

Il buon giorno v'auguriamo:

pace, gioia e sanità.

LUBINO E TITA

Prima poi d'andare a letto

tra di noi si parlerà.

(il Principe parte con Lisargo. Corrado finge di partire, poi si nasconde con alcuni del séguito)

Scena quindicesima

Lilla, Lubino, Ghita e Tita; Corrado nascosto.

Recitativo

LILLA

Grazie al ciel son partiti.

TITA

O donne mie, quando farem giudizio!

(parte)

LUBINO

Ah, ch'io mi sento lacerar dai sospetti.

GHITA

Qui non spira buon vento,

sarà meglio ch'io vada incontro a Tita.

(parte)

LILLA

Non dubitar mia vita,

ma fidati di me.

LUBINO

Sei troppo bella.

LILLA

Ma lo son per te sol.

LUBINO

Lilla...

LILLA

Che brami?

LUBINO

Chi è l'innamorato?

Il Principe o Corrado?

LILLA

Sia pur chi vuol,

più assai di tutto il mondo

io stimo il mio Lubin,

e m'è più caro

un tuo sospir,

una parola, un guardo,

che una corona,

un trono. Non me 'l credi,

idol mio? non sai chi sono?

[Duetto]

Pace caro mio sposo.

LUBINO

Pace mio dolce amore.

LILLA

Non sarai più geloso?

LUBINO

No, non sarò, mio core.

LILLA

Mi vorrai sempre?

LUBINO

Bene.

LILLA

Mi sarai sempre?

LUBINO

Amante.

LILLA

Son la tua sola?

LUBINO

Speme.

LILLA

Ti serberai?

LUBINO

Costante.

LILLA E LUBINO

Vieni, tra i bracci miei,

stringi, o mio caro ben,

l'anima mia tu sei,

ti vo' morir nel sen.

LUBINO

Dammi quella manina.

LILLA

Sì, sì, mio bel diletto.

LUBINO

Toccami il cor, carina.

LILLA

Come ti balza in petto.

Scena sedicesima

Ghita viene inseguita da Tita, con un pezzo di legno.
Lubino e Lilla si mettono in mezzo e gli prendono il legno.

Recitativo

GHITA

Ahi, ahi, Lilla, Lubino, soccorso, aita!

LILLA

Cos'hai? Tita, sei pazzo?

LUBINO

Ehi dico, Tita!

TITA

Lasciami, cospettaccio!

Io vo' accopparla!

LUBINO

Ma cos'è stato? Parla!

TITA

Questa borsa e poi questa catena

in tasca le trovai.

LILLA

(alla Ghita)

Per pietà non dir nulla.

TITA

La moglie d'un serrano

accettar tai regali?

LILLA

Entriamo, oh Ghita!

(trascinando seco Ghita)

TITA

Ah, perfida!

LILLA

Vien meco.

GHITA

Quel villano si scordò dello schiaffo...

(le due donne entrano in casa)

TITA

Che ti par?

LUBINO

Non so nulla.

TITA

E come non sai nulla?

Vorreste ancor più manifeste prove

che c'è della malizia in questo affare?

LUBINO

No, no 'l posso pensare:

in questo istante colla Lilla io parlai;

veder mi parve l'innocenza in quel volto.

Ah, s'io potessi un'ombra di delitto

immaginar in lei,

tu sai di quanto è capace Lubin.

Saprei, te 'l giuro rinnovar nella Lilla

la tragedia di Tiri e di Dorilla.

[Aria]

Costume, genio, amore,

i due pastori unì,

e di due cori un core

formato avea così.

Felici fur gli sposi

fin che l'amor durò!

Ma in lei durò già poco,

ma il foco si cangiò.

Arse per nuovo oggetto

la femmina incostante,

sì che il malnato affetto

l'amante sospettò.

Cotanto al varco attese

l'infida e l'impudico,

ch'entrambi un dì sorprese

in loco ch'io non dico.

Onta, dispetto, rabbia,

gl'invade il sen, le labbra.

Toglie d'una ferita

a tutti due la vita,

e su gli esangui corpi

sfoga il tradito amor.

Sul busto poi fumante

dell'infedel consorte,

all'alma agonizzante

apre in più vie le porte,

e muor di doppia morte,

di ferro e di dolor.

Pensa, infelice Lilla,

che un Tirsi e una Dorilla

trovar si ponno ancor.

(va per partire)

Recitativo

TITA

Costui mi fa paura, Lubino.

LUBINO

Cosa vuoi?

TITA

Dalla Regina, se amico mio,

se mio cognato sei,

venir meco tu déi.

LUBINO

Verrò.

TITA

No, vieni adesso;

a lei dobbiamo

giustizia domandar: andiamo!

LUBINO

Andiamo!

(partono)

Scena diciassettesima

Campagna.
Il Podestà, Villani e Cacciatori.

[Finale II (Coro)]

PODESTÀ

Su, su, cacciatori,

i cori destate.

Suonate quel corno,

la caccia annunziate,

più lucido giorno

sperar non si può.

Il cielo e la terra

secondi i diletti

di lei, che gli affetti

d'ognun meritò.

CORO

Il cielo e la terra

secondi i diletti

di lei, che gli affetti

d'ognun meritò.

Viene la Regina col suo séguito.

REGINA

Son pronta, o vassalli,

per monti, per valli,

le fiere una volta

vo' ancora inseguir.

Di lepri, di cervi

seguiamo la traccia.

Ma, dopo la caccia,

io debbo partir.

CORO

Il cielo e la terra

secondi i diletti

di lei, che gli affetti

d'ognun meritò.

Entrano l'Infante e Corrado, poi Tita e Lubino.

PRINCIPE E CORRADO

Il segno usitato,

de' cani il latrato,

a voi gran Regina

m'ha fatto volar.

A nuovo periglio

un tenero figlio

non deve più sola

la madre lasciar.

REGINA

L'offerta gradisco,

compagni vi accetto.

Maggiore il diletto

con voi mi sarà.

TUTTI

Allegri su andiamo

con sua maestà.

(vanno per partire, ma sono arrestati da Tita e Lubino)

Scena diciottesima

Entrano Tita e Lubino.

LUBINO E TITA

Compatite, o gran Regina,

se nell'ora mattutina

vi veniamo a disturbar.

La padrona siete voi,

si sa ben, di tutti noi

e con voi vogliam parlar.

REGINA

Su, chiedete, che volete?

Tutto lice a voi sperar.

PRINCIPE, CORRADO E PODESTÀ

Quei villani disgraziati,

cosa mai verranno a far?

LUBINO

Questa borsa parla, Tita.

TITA

S'è trovata in mano a Ghita.

REGINA

Una borsa d'oro piena!

(la Regina prende in mano la catena, e la borsa)

LUBINO

E di più, questa catena.

TITA

E si vuole...

LUBINO

Si pretende...

LUBINO E TITA

Che un signor

che qui c'intende,

Lilla o Ghita,

Ghita o Lilla,

di sedur così tentò.

REGINA

Chi è l'iniquo?

PRINCIPE

(a Corrado)

Non scoprirmi.

CORRADO

Io non certo.

PODESTÀ

Nemmen io.

CORRADO

Ah, signora, il fallo è mio

e la pena io pagherò.

REGINA

Chi? Corrado? Cosa sento!

LUBINO E TITA

Ed inoltre ebbe ardimento

di venir con gente armata

per rapire una di lor.

REGINA

Temerario! Così sei

de' miei cenni esecutor?

LUBINO E TITA

Vendicato in un momento

noi vedremo il nostro amor.

Insieme

PRINCIPE

Qualche mal per lui pavento

e mi batte in seno il cor.

CORRADO

Qualche mal per me pavento

e mi batte in seno il cor.

REGINA

(a Corrado)

Ah, vanne, togliti

dal mio cospetto

e leva l'ordine

che t'orna il petto.

No, cavaliere

tu non nascesti,

il tuo dovere

meglio sapresti.

Fuor dalla Spagna

subito va'!

(getta a terra con disprezzo la borsa, e la catena)

Insieme

PRINCIPE

Il miserabile

per me s'accusa,

vorrei difendermi

mi fa pietà.

PODESTÀ

Il miserabile

per lui s'accusa,

vorrei difenderlo

strada non v'ha.

LUBINO E TITA

Vada l'ingrato

e senta il peso

d'un attentato

che par non ha.

(Corrado nell'inginocchiarsi piglia la catena, la borsa. Parte)

Scena diciannovesima

I suddetti; entrano Lilla, e Ghita vestite da manche con chitarrino ecc.
Due Villanelle portano fuori delle sedie ornate di fiori, e le offrono alla Regina, ed al Principe.

LILLA E GHITA

Viva, viva la Regina

che ripara il nostro amor.

Ogni sera, ogni mattina

loderemo il suo valor.

Tu, la stella mattutina,

tu sei sola il nostro amor.

TUTTI

Lilla e Ghita sono quelle:

che avvenenza, che beltà!

REGINA

Che volete, spose belle?

Dite pur, venite qua.

LILLA E GHITA

Di rispetto un grato omaggio

vi vogliamo tributar.

Buona caccia e buon viaggio

vi veniamo ad augurare

a pregarvi, se potete,

di tornarci a consolar.

REGINA

Che gentil improvvisata!

Perché mai partir degg'io?

Insieme

PRINCIPE E LUBINO

Ah, che ognora al guardo mio

più vezzosa Lilla par!

TITA E PODESTÀ

Ah, che ognora al guardo mio

più vezzosa Ghita par!

LILLA E GHITA

Or ancora, al figlio vostro

due parole vogliam dir:

voi pur siete il signor nostro,

ci potete ben capir.

Date, date qui la mano

e scusate il nostro ardir.

(Lilla e Ghita prendono la mano al Principe, e la baciano)

Insieme

PRINCIPE

Ah, ch'io già più non resisto,

già mi sento intenerir.

Vi son grato

e baciare anch'io vi vo'.

REGINA

Ah, ch'io già più non resisto,

già mi sento intenerir.

Vi ringrazio

e baciare anch'io vi vo'.

(la Regina, e il Principe baciano la fronte di Lilla e Ghita)

LUBINO E TITA

Va ben tutto, ma quel bacio

approvar io non lo so.

LILLA E GHITA

Già che siete sì cortese,

maestà, pria d'andar via

un balletto del paese

non vi spiaccia di veder.

REGINA E PRINCIPE

Sì, carissime, ballate,

io vi guardo con piacer.

Insieme

REGINA, PRINCIPE E PODESTÀ

Giovinette più garbate

non si danno in verità.

LUBINO E TITA

No, due spose più garbate

non si danno in verità.

PRINCIPE

Son per me tante stoccate

tutto quel che Lilla fa!

LILLA

La chitarra su ripiglia

e una bella seghidiglia

suona o Ghita, io ballerò.

[Finale II (Seghidiglia)]

(Ghita canta e suona la chitarra. Lilla balla con Lubino)

GHITA

Quando l'alba nascente

scopre il viso bel,

col suo raggio lucente

orna terra e ciel.

Ma se il sole nel mare

verso sera va,

terra e ciel languir pare

privo di beltà.

TUTTI

Come danza! Come canta!

Brave, brave in verità!

GHITA

La chitarra or tu ripiglia

e una bella seghidiglia suona

o Lilla, io ballerò.

(Lilla canta e suona la chitarra, mentre Ghita balla con Tita)

LILLA

Finché l'alma Isabella

fra noi tenne amor,

lieto rise per quella

dei serrani il cor.

Or che noi la perdiamo,

tutto se ne va,

ma una speme serbiamo:

che ritornerà.

TUTTI

Come balla! Come canta!

Brave, brave in verità!

Recitativo

REGINA

Basta, basta, o miei cari.

Io più non posso trattenermi tra voi.

Parto, ma meco grata memoria reco dell'onestà,

dei bei vostri costumi.

Addio addio v'abbiano in guardia i numi.

(la Regina parte, i tre contadini, e i cacciatori la seguono)

[Finale II (Coro finale)]

TUTTI

Il segno usitato,

de' cani il latrato,

a voi, gran Regina,

m'ha fatto volar.

Allegri su andiamo

con sua maestà.

Fine del libretto.

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Locandina Atto primo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Atto secondo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Scena tredicesima Scena quattordicesima Scena quindicesima Scena sedicesima Scena diciassettesima Scena diciottesima Scena diciannovesima