LA CLEMENZA DI TITO
Opera seria.
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Libretto di Caterino Tommaso MAZZOLÀ, Pietro METASTASIO.
Musica di Wolfgang Amadeus MOZART.
Prima esecuzione: 6 settembre 1791, Praga.
Interlocutori:
TITO Vespasiano, imperatore di Roma |
tenore |
VITELLIA figlia dell'imperatore Vitellio |
soprano |
SERVILIA sorella di Sesto, amante d'Annio |
soprano |
SESTO amico di Tito, amante di Vitellia |
soprano |
ANNIO amico di Sesto, amante di Servilia |
soprano |
PUBLIO prefetto del pretorio |
basso |
Chorus:
Senatori, Patrizi, Legati, Pretoriani, Littori, Popolo.
Luogo: Roma.
Epoca: 79 d. C.
[Ouverture]
Allegro (do maggiore)
Archi, 2 flauti, 2 oboe, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, timpani.
Appartamenti di Vitellia.
Vitellia, Sesto.
Recitativo, continuo
VITELLIA
Ma che? sempre l'istesso,
Sesto, a dirmi verrai? So che sedotto
fu Lentulo da te; che i suoi seguaci
son pronti già; che il Campidoglio acceso
darà moto a un tumulto. Io tutto questo
già mille volte udii: la mia vendetta
mai non veggo però. S'aspetta forse
che Tito a Berenice in faccia mia
offra d'amor insano
l'usurpato mio trono, e la sua mano?
Parla, di', che s'attende?
SESTO
Dio!
VITELLIA
Sospiri?
SESTO
Pensaci meglio, oh cara,
pensaci meglio. Ah, non togliamo in Tito
la sua delizia al mondo, il padre a Roma,
l'amico a noi.
VITELLIA
Dunque a vantarmi in faccia
venisti il mio nemico? e più non pensi
che questo eroe clemente un soglio usurpò
dal suo tolto al mio padre?
Che mi ingannò, che mi sedusse, (e questo
è il suo fallo maggior) quasi ad amarlo?
E poi, perfido! e poi di nuovo al Tebro
richiamar Berenice! Una rivale
avesse scelta almeno
degna di me fra le beltà di Roma:
ma una barbara, Sesto,
un'esule antepormi, una regina!
SESTO
Ah, principessa,
tu sei gelosa.
VITELLIA
Io!
SESTO
Sì.
VITELLIA
Gelosa io sono,
se non soffro un disprezzo?
SESTO
Eppur...
VITELLIA
Eppur
non hai cor d'acquistarmi.
SESTO
Io son...
VITELLIA
Tu sei
sciolto d'ogni promessa. A me non manca
più degno esecutor dell'odio mio.
SESTO
Sentimi!
VITELLIA
Intesi assai.
SESTO
Fermati!
VITELLIA
Addio.
SESTO
Ah, Vitellia, ah, mio nume,
non partir! Dove vai?
Perdonami, ti credo, io m'ingannai.
[N. 1 - Duetto]
Andante (fa maggiore) / Allegro
Archi, flauto, 2 oboe, 2 fagotti, 2 corni.
Come ti piace imponi:
regola i moti miei.
Il mio destin tu sei;
tutto farò per te.
VITELLIA
Prima che il sol tramonti,
estinto io vo' l'indegno.
Sai ch'egli usurpa un regno
che in sorte il ciel mi diè.
SESTO
Già il tuo furor m'accende.
VITELLIA
Ebben, che più s'attende?
SESTO
Un dolce sguardo almeno
sia premio alla mia fé!
VITELLIA E SESTO
Fan mille affetti insieme
battaglia in me spietata.
Un'alma lacerata
più della mia non v'è.
Annio, detti.
Recitativo, continuo
ANNIO
Amico, il passo affretta,
cesare a sé ti chiama.
VITELLIA
Ah, non perdete
questi brevi momenti. A Berenice
Tito gli usurpa.
ANNIO
Ingiustamente oltraggi,
Vitellia, il nostro eroe: Tito ha l'impero
e del mondo, e di sé. Già per suo cenno
Berenice partì.
SESTO
Come?
VITELLIA
Che dici?
ANNIO
Voi stupite a ragion. Roma ne piange,
di maraviglia, e di piacer. Io stesso
quasi no 'l credo: ed io
fui presente, o Vitellia, al grande addio.
VITELLIA
(Oh speranze!) Sesto, sospendi
d'eseguire i miei cenni. Il colpo ancora
non è maturo.
SESTO
E tu non vuoi ch'io vegga!...
ch'io mi lagni, oh crudele!...
VITELLIA
Or che vedesti?
Di che ti puoi lagnar?
SESTO
Di nulla! (Oh dio!
chi provò mai tormento eguale al mio!)
[N. 2 - Aria]
Larghetto (sol maggiore) / Allegro
Archi, 2 flauti, 2 fagotti, 2 corni.
VITELLIA
Deh, se piacer mi vuoi,
lascia i sospetti tuoi;
non mi stancar con questo
molesto dubitar.
Chi ciecamente crede,
impegna a serbar fede;
chi sempre inganni aspetta,
alletta ad ingannar.
(parte)
Annio, Sesto.
Recitativo, continuo
ANNIO
Amico, ecco il momento
di rendermi felice. All'amor mio
Servilia promettesti. Altro non manca
che d'augusto l'assenso. Ora da lui
impetrarlo potresti.
SESTO
Ogni tua brama,
Annio, m'è legge. Impaziente anch'io
questo nuovo legame, Annio, desio.
[N. 3 - Duettino]
Andante (do maggiore)
Archi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni.
ANNIO E SESTO
Deh, prendi un dolce amplesso,
amico mio fedel;
e ognor per me lo stesso
ti serbi amico il ciel.
(partono)
Parte del foro romano magnificamente adornato d'archi, obelischi, e trofei; in faccia aspetto esteriore del Campidoglio, e magnifica strada per cui vi si ascende.
Coro, Publio, Annio, Tito, Sesto.
[N. 4 - Marcia]
Maestoso (mi bemolle maggiore)
Archi, 2 flauti, 2 oboe, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, timpani.
Publio, Senatori romani, e i Legati delle province soggette, destinati a presentare al senato gli annui imposti tributi. Tito, preceduto da Littori, seguìto da Pretoriani, e circondato da numeroso Popolo, scende dal Campidoglio.
[N. 5 - Coro]
Allegro (mi bemolle maggiore)
Archi, 2 flauti, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni.
CORO
Serbate, oh dèi custodi
della romana sorte,
in Tito il giusto, il forte,
l'onor di nostra età.
Nel fine del coro suddetto, Annio e Sesto da diverse parti.
Recitativo, continuo
PUBLIO
(a Tito)
Te «della patria il padre»
oggi appella il senato: e mai più giusto
non fu ne' suoi decreti, oh invitto augusto.
ANNIO
Eccelso tempio
ti destina il senato; e là si vuole,
che fra divini onori
anche il nume di Tito il Tebro adori.
PUBLIO
Quei tesori, che vedi,
all'opra consacriam. Tito non sdegni
questi del nostro amor pubblici segni.
TITO
Romani, udite: oltre l'usato
terribile il Vesuvio ardenti fiumi
dalle fauci eruttò; scosse le rupi,
riempié di ruine
i campi intorno e le città vicine.
Le desolate genti
fuggendo van; ma la miseria opprime
quei che al foco avanzar. Serva quell'oro
di tanti afflitti a riparar lo scempio.
Questo, o romani, è fabbricarmi il tempio.
ANNIO
Oh, vero eroe!
PUBLIO
Quanto di te minori
tutti i premi son mai tutte le lodi!
TITO
Basta, basta, oh miei fidi.
Sesto a me s'avvicini; Annio non parta;
ogn'altro s'allontani.
(si ritirano tutti fuori dell'atrio, e vi rimangono Tito, Sesto ed Annio)
N. 5 - Coro, ripresa
CORO
Serbate, oh dèi custodi
della romana sorte,
in Tito il giusto, il forte,
l'onor di nostra età.
N. 4 - Marcia, ripresa
Recitativo, continuo
ANNIO
(Adesso, o Sesto, parla per me.)
SESTO
Come, signor, potesti
la tua bella regina?...
TITO
Ah, Sesto amico,
che terribil momento! Io non credei...
basta; ho vinto; partì. Tolgasi adesso
a Roma ogni sospetto
di vederla mia sposa. Una sua figlia
vuol veder sul mio soglio,
e appagarla convien. Giacché l'amore
scelse invano i miei lacci, io vo', che almeno
l'amicizia li scelga. Al tuo s'unisca,
Sesto, il cesareo sangue. Oggi mia sposa
sarà la tua germana.
SESTO
Servilia!
TITO
Appunto.
ANNIO
(Oh, me infelice!)
SESTO
(Oh dèi!
Annio è perduto.)
TITO
Udisti?
che dici? non rispondi?
SESTO
Tito!...
ANNIO
Augusto, conosco
di Sesto il cor. Ma tu consiglio
da lui prender non déi. Come potresti
sposa elegger più degna
dell'impero, e di te? Virtù, bellezza,
tutto è in Servilia. Io le conobbi in volto
ch'era nata a regnar. De' miei presagi
l'adempimento è questo.
SESTO
(Annio parla così? Sogno, o son desto!)
TITO
Ebbene, recane a lei,
Annio, tu la novella; e tu mi segui,
amato Sesto; e queste
tue dubbiezze deponi. Avrai tal parte
tu ancor nel soglio, e tanto
t'innalzerò, che resterà ben poco
dello spazio infinito,
che frapposer gli dèi fra Sesto, e Tito.
SESTO
Questo è troppo, oh signor. Modera almeno,
se ingrati non ci vuoi,
modera, augusto, i benefici tuoi.
TITO
Ma che? (Se mi negate
che benefico io sia, che mi lasciate?)
[N. 6 - Aria]
Andante (sol maggiore)
Archi, 2 flauti, 2 fagotti, 2 corni.
Del più sublime soglio
l'unico frutto è questo:
tutto è tormento il resto,
e tutto è servitù.
Che avrei, se ancor perdessi
le sole ore felici
ch'ho nel giovar gli oppressi,
nel sollevar gli amici,
nel dispensar tesori
al merto, e alla virtù?
(parte con Sesto)
Annio, Servilia.
Recitativo, continuo
ANNIO
Non ci pentiam. D'un generoso amante
era questo il dover. Mio cor, deponi
le tenerezze antiche. È tua sovrana
chi fu l'idolo tuo. Cambiar conviene
in rispetto l'amore. Eccola. Oh dèi!
Mai non parve sì bella agli occhi miei.
SERVILIA
Mio ben...
ANNIO
Taci, Servilia. Ora è delitto
il chiamarmi così.
SERVILIA
Perché?
ANNIO
Ti scelse
cesare (che martir!) per sua consorte.
A te (morir mi sento), a te m'impose
di recarne l'avviso (oh pena!), ed io...
io fui... (parlar non posso)... augusta, addio!
SERVILIA
Come! fermati. Io sposa
di cesare? E perché?
ANNIO
Perché non trova
beltà, virtù che sia
più degna d'un impero, anima... oh stelle!
Che dirò? Lascia, augusta,
deh lasciami partir.
SERVILIA
Così confusa
abbandonarmi vuoi? Spiegati; dimmi:
come fu? per qual via?...
ANNIO
Mi perdo s'io non parto, anima mia.
[N. 7 - Duetto]
Andante (la maggiore)
Archi, flauto, 2 oboe, 2 fagotti.
Ah, perdona al primo affetto
questo accento sconsigliato:
colpa fu del labbro usato
a così chiamarti ognor.
SERVILIA
Ah, tu fosti il primo oggetto,
che finor fedel amai;
e tu l'ultimo sarai
ch'abbia nido in questo cor.
ANNIO
Cari accenti del mio bene.
SERVILIA
Oh mia dolce, cara speme.
SERVILIA E ANNIO
Più che ascolto i sensi tuoi,
in me cresce più l'ardor.
Quando un'alma è all'altra unita,
qual piacere un cor risente!
Ah, si tronchi dalla vita
tutto quel che non è amor.
(partono)
Ritiro delizioso nel soggiorno imperiale sul colle Palatino.
Tito, Publio.
Recitativo, continuo
TITO
Che mi rechi in quel foglio?
PUBLIO
I nomi ei chiude
de' rei che osar con temerari accenti
de' cesari già spenti
la memoria oltraggiar.
TITO
Barbara inchiesta,
che agli estinti non giova, e somministra
mille strade alla frode
d'insidiar gl'innocenti!
PUBLIO
Ma v'è, signor, chi lacerate ardisce
anche il tuo nome.
TITO
E che perciò? se 'l mosse
leggerezza; no 'l curo;
se follia, lo compiango;
se ragion, gli son grato; e se in lui sono
impeti di malizia, io gli perdono.
PUBLIO
Almen...
Tito, Publio, Servilia.
SERVILIA
Di Tito al piè...
TITO
Servilia! Augusta!
SERVILIA
Ah! signor, sì gran nome
non darmi ancora. Odimi prima. Io deggio
palesarti un arcan.
(Publio si ritira)
TITO
Parla...
SERVILIA
Il core,
signor, non è più mio. Già da gran tempo
Annio me lo rapì. Valor che basti,
non ho per obliarlo. Anche dal trono
il solito sentiero
farebbe a mio dispetto il mio pensiero.
So che oppormi è delitto
d'un cesare al voler; ma tutto almeno
sia noto al mio sovrano:
poi, se mi vuoi sua sposa, ecco la mano.
TITO
Grazie, o numi dei ciel! Pur si ritrova
chi s'avventuri a dispiacer col vero.
Alla grandezza tua la propria pace
Annio pospone! Tu ricusi un trono
per essergli fedele! Ed io dovrei
turbar fiamme sì belle! Ah, non produce
sentimenti sì rei di Tito il core.
Sgombra ogni tema. Io voglio
stringer nodo sì degno, e n'abbia poi
cittadini la patria eguali a voi.
[N. 8 - Aria]
Allegro (re maggiore)
Archi, 2 oboe, 2 fagotti, 2 corni.
Ah, se fosse intorno al trono
ogni cor così sincero
non tormento un vasto impero,
ma saria felicità.
Non dovrebbero i regnanti
tollerar sì grave affanno,
per distinguer dall'inganno
l'insidiata verità.
(parte)
Servilia, poi Vitellia.
Recitativo, continuo
SERVILIA
Felice me!
VITELLIA
Posso alla mia sovrana
offrir del mio rispetto i primi omaggi?
Posso adorar quel volto,
per cui d'amor ferito,
ha perduto il riposo il cor di Tito?
SERVILIA
Non esser meco irata;
forse la regia destra è a te serbata.
(parte)
Vitellia, poi Sesto.
VITELLIA
Ancor mi schernisce?
Questo soffrir degg'io
vergognoso disprezzo? Ah, con qual fasto
qui mi lascia costei! Barbaro Tito!
Ti parea dunque poco
Berenice antepormi? Io dunque sono
l'ultima de' viventi. Ah, trema ingrato!
Trema d'avermi offesa. Oggi il tuo sangue...
SESTO
Mia vita.
VITELLIA
Ebben, che rechi? Il Campidoglio
è acceso? è incenerito?
Lentulo dove sta? Tito è punito?
SESTO
Nulla intrapresi ancor.
VITELLIA
Nulla! e sì franco
mi torni innanzi?
SESTO
È tuo comando
il sospendere il colpo.
VITELLIA
E non udisti
i miei novelli oltraggi?
D'altri stimoli hai d'uopo?
Sappi, che Tito amai,
che del mio cor l'acquisto
ei t'impedì; che se rimane in vita,
si può pentir; ch'io ritornar potrei
(non mi fido di me) forse ad amarlo.
Or va', se non ti muove
desio di gloria, ambizione, amore;
se tolleri un rivale,
che usurpò, che contrasta,
che involar potrà gli affetti miei,
degli uomini 'l più vil dirò che sei.
SESTO
Quante vie d'assalirmi!
Basta, basta non più, già m'inspirasti,
Vitellia, il tuo furore. Arder vedrai
fra poco il Campidoglio; e quest'acciaro
nel sen di Tito...
VITELLIA
Ed or che pensi?
Dunque corri; che fai? Perché non parti?
[N. 9 - Aria]
Adagio (si bemolle maggiore) / Allegro
Archi, 2 oboe, clarinetto solo, 2 fagotti, 2 corni.
SESTO
Parto; ma tu ben mio,
meco ritorna in pace;
sarò qual più ti piace,
quel che vorrai farò.
Guardami, e tutto oblio,
e a vendicarti io volo;
a questo sguardo solo
da me sì penserà.
Ah, qual poter, oh dèi!
donaste alla beltà.
(parte)
Vitellia, poi Publio ed Annio.
Recitativo, continuo
VITELLIA
Vedrai, Tito, vedrai, che alfin sì vile
questo volto non è. Basta a sedurti
gli amici almen, se ad invaghirti è poco.
Ti pentirai...
PUBLIO
Tu qui, Vitellia? Ah, corri:
va Tito alle tue stanze.
ANNIO
Vitellia, il passo affretta,
cesare di te cerca.
VITELLIA
Cesare!
PUBLIO
Ancor no 'l sai?
Sua consorte ti elesse.
ANNIO
Tu sei la nostra augusta; ed il primo omaggio
già da noi ti si rende.
PUBLIO
Ah, principessa, andiam: cesare attende.
[N. 10 - Terzetto]
Allegro (sol maggiore)
Archi, 2 flauti, 2 oboe, 2 fagotti, 2 corni.
VITELLIA
Vengo... aspettate... Sesto!...
Ahimè!... Sesto!... è partito?...
Oh sdegno mio funesto!
Oh insano mio furor!
Che angustia, che tormento!
Io gelo, oh dio! d'orror.
PUBLIO E ANNIO
Oh come un gran contento,
come confonde un cor.
(partono)
Campidoglio, come prima.
Sesto solo, indi Annio, Servilia, Publio, Vitellia.
[N. 11 - Recitativo accompagnato]
Allegro assai (do maggiore) / Andante / Allegro assai
Archi, 2 oboe, 2 fagotti, 2 corni.
SESTO
Oh dèi, che smania è questa!
Che tumulto ho nel cor! Palpito, agghiaccio:
m'incammino, m'arresto: ogn'aura, ogn'ombra
mi fa tremare. Io non credea, che fosse
sì difficile impresa esser malvagio.
Ma compirla convien. Almen si vada
con valor a perir. Valore! E come
può averne un traditor? Sesto infelice,
tu traditor! Che orribil nome! Eppure
t'affretti a meritarlo. E chi tradisci?
Il più grande, il più giusto, il più clemente
principe della terra, a cui tu devi
quanto puoi, quanto sei. Bella mercede
gli rendi in vero! Ei t'innalzò per farti
il carnefice suo. M'inghiotta il suolo
prima ch'io tal divenga. Ah, non ho core,
Vitellia, a secondar gli sdegni tui:
morrei prima del colpo in faccia a lui.
Si desta nel Campidoglio un incendio che a poco a poco va crescendo.
S'impedisca... ma come,
arde già il Campidoglio.
Un gran tumulto io sento
d'armi, e d'armati; ahi! tardo è il pentimento.
[N. 12 - Quintetto con coro]
Allegro (mi bemolle maggiore) / Andante
Archi, 2 flauti, 2 oboe, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, timpani.
Deh, conservate, oh dèi,
a Roma il suo splendor,
o almeno i giorni miei
coi suoi troncate ancor.
ANNIO
Amico, dove vai?
SESTO
Io vado... lo saprai
oh dio, per mio rossor.
(ascende frettoloso nel Campidoglio)
ANNIO
Io Sesto non intendo...
ma qui Servilia viene.
SERVILIA
Ah, che tumulto orrendo!
ANNIO
Fuggi di qua mio bene.
SERVILIA
Si teme che l'incendio
non sia dal caso nato,
ma con peggior disegno
ad arte suscitato.
CORO
in distanza
Ah!...
PUBLIO
V'è in Roma una congiura,
per Tito ahimè pavento;
di questo tradimento
chi mai sarà l'autor.
CORO
in distanza
Ah!...
SERVILIA, ANNIO E PUBLIO
Le grida ahimè ch'io sento
mi fan gelar d'orror.
Vitellia entra.
Allegro (do minore)
Archi, 2 flauti, 2 oboe, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, timpani.
CORO
in distanza
Ah!...
VITELLIA
Chi per pietade oh dio!
m'addita dov'è Sesto?
(In odio a me son io
ed ho di me terror.)
CORO
in distanza
Ah!... ah!...
SERVILIA, ANNIO E PUBLIO
Di questo tradimento
chi mai sarà l'autor.
CORO
in distanza
Ah!... ah!...
VITELLIA, SERVILIA, ANNIO E PUBLIO
Le grida ahimè ch'io sento
mi fan gelar d'orror.
(Sesto scende dal Campidoglio)
Sesto.
SESTO
(Ah, dove mai m'ascondo?
Apriti, oh terra, inghiottimi,
e nel tuo sen profondo
rinserra un traditor.)
VITELLIA
Sesto!
SESTO
Da me che vuoi?
VITELLIA
Quai sguardi vibri intorno?
SESTO
Mi fa terror il giorno.
VITELLIA
Tito?...
SESTO
La nobil alma
versò dal sen trafitto.
SERVILIA, ANNIO, PUBLIO
Qual destra rea macchiarsi
poté d'un tal delitto?
SESTO
Fu l'uom più scellerato,
l'orror della natura,
fu...
VITELLIA
Taci forsennato,
deh, non ti palesar.
Andante (do maggiore)
Archi, 2 flauti, 2 oboe, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, timpani.
VITELLIA, SERVILIA, SESTO, ANNIO E PUBLIO
Ah dunque l'astro è spento,
di pace apportator.
TUTTI E CORO
Oh nero tradimento,
oh giorno di dolor!
Ritiro delizioso nel soggiorno imperiale sul colle Palatino.
Annio, Sesto.
Recitativo, continuo
ANNIO
Sesto, come tu credi,
augusto non perì. Calma il tuo duolo;
in questo punto ei torna
illeso dal tumulto.
SESTO
Oh dèi pietosi!
oh, caro prence! oh, dolce amico! Ah, lascia
che a questo sen... ma non m'inganni?...
ANNIO
Io merto
sì poca fé? Dunque tu stesso a lui
corri, e 'l vedrai.
SESTO
Ch'io mi presenti a Tito
dopo averlo tradito?
ANNIO
Tu lo tradisti?
SESTO
Io del tumulto, io sono
il primo autor.
ANNIO
Sesto è infedele!
SESTO
Amico,
m'ha perduto un istante. Addio. M'involo
alla patria per sempre.
Ricordati di me. Tito difendi
da nuove insidie. Io vo ramingo, afflitto
a pianger fra le selve il mio delitto.
ANNIO
Fermati; oh dèi! pensiamo... incolpan
molti di questo incendio il caso; e la congiura
non è certa finora...
SESTO
Ebben, che vuoi?
ANNIO
Che tu non parta ancora.
[N. 13 - Aria]
Allegretto (sol maggiore)
Archi.
Torna di Tito a lato:
torna, e l'error passato
con replicate emenda
prove di fedeltà.
L'acerbo tuo dolore
è segno manifesto,
che di virtù nel core
l'immagine ti sta.
(parte)
Sesto, poi Vitellia.
Recitativo, continuo
SESTO
Partir deggio, o restar? Io non ho mente
per distinguer consigli.
VITELLIA
Sesto, fuggi, conserva
la tua vita, e 'l mio onor. Tu sei perduto,
se alcun ti scopre, e se scoperto sei,
pubblico è il mio segreto.
SESTO
In questo seno
sepolto resterà. Nessuno il seppe:
tacendolo morrò.
Publio con Guardie e detti.
PUBLIO
Sesto!
SESTO
Che chiedi?
PUBLIO
La tua spada.
SESTO
E perché?
PUBLIO
Colui, che cinto
delle spoglie regali agli occhi tuoi,
cadde trafitto al suolo, ed ingannato
dall'apparenza tu credesti Tito,
era Lentulo; il colpo
la vita a lui non tolse, il resto intendi.
Vieni.
VITELLIA
(Oh, colpo fatale!)
SESTO
(dà la spada)
Al fin, tiranna...
PUBLIO
Sesto, partir conviene. È già raccolto
per udirti il senato; e non poss'io
differir di condurti.
SESTO
Ingrata, addio!
Detti.
[N. 14 - Terzetto]
Andantino (si bemolle maggiore) / Allegretto
Archi, 2 oboe, 2 fagotti, 2 corni.
SESTO
Se al volto mai ti senti
lieve aura che s'aggiri,
gli estremi miei sospiri
quell'alito sarà.
VITELLIA
(Per me vien tratto a morte:
ah, dove mai m'ascondo!
Fra poco noto al mondo
il fallo mio sarà.)
PUBLIO
Vieni...
SESTO
(a Publio)
Ti seguo...
(a Vitellia)
Addio.
VITELLIA
(a Sesto)
Senti... mi perdo... oh dio!
(a Publio)
Che crudeltà!
SESTO
(a Vitellia, in atto di partire)
Rammenta chi t'adora
in questo stato ancora.
Mercede al mio dolore
sia almen la tua pietà.
VITELLIA
(Mi lacerano il core
rimorso, orror, spavento!
Quel che nell'alma io sento
di duol morir mi fa.)
PUBLIO
(L'acerbo amaro pianto,
che da' suoi lumi piove,
l'anima mi commuove,
ma vana è la pietà!)
Publio e Sesto partono con le Guardie, e Vitellia dalla parte opposta.
Gran sala destinata alle pubbliche udienze. Trono, sedia e tavolino.
Tito, Publio, Patrizi, Pretoriani e Popolo.
[N. 15 - Coro]
Andante (fa maggiore)
Archi, 2 flauti, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni.
CORO
Ah, grazie si rendano
al sommo fattor,
che in Tito del trono
salvò lo splendor.
TITO
Ah no, sventurato
non sono cotanto,
se in Roma il mio fato
si trova compianto
se voti per Tito
si formano ancor.
Recitativo, continuo
PUBLIO
È tutto colà d'intorno alla festiva arena
il popolo raccolto; e non s'attende
che la presenza tua.
TITO
Andremo,
Publio, fra poco. Io non avrei riposo,
se di Sesto il destino
pria non sapessi. Avrà il senato omai
le sue discolpe udite; avrà scoperto,
vedrai, ch'egli è innocente; e non dovrebbe
tardar molto l'avviso. Va'! chiedi
che si fa, che si attende? Io voglio tutto
saper pria di partir.
PUBLIO
Vado; ma temo
di non tornar nunzio felice.
TITO
E puoi
creder Sesto infedele? Io dal mio core
il suo misuro; e un impossibil parmi
ch'egli m'abbia tradito.
PUBLIO
Ma, signor, non han tutti il cor di Tito.
[N. 16 - Aria]
Allegretto (do maggiore)
Archi, 2 oboe, 2 corni.
Tardi s'avvede
d'un tradimento
chi mai di fede
mancar non sa.
Un cor verace,
pieno d'onore,
non è portento,
se ogn'altro core
crede incapace
d'infedeltà.
(parte)
Tito, poi Annio.
Recitativo, continuo
TITO
No, così scellerato
il mio Sesto non credo. Tanto cambiarsi
un'alma non potrebbe.
2005-11-20T00:00:00 STR INC Annio, che rechi?
L'innocenza di Sesto?
Consolami!
ANNIO
Signor! pietà per lui
ad implorar io vengo.
Detti, Publio con foglio.
PUBLIO
Cesare, no 'l diss'io. Sesto è l'autore
della trama crudel.
TITO
Publio, ed è vero?
PUBLIO
Purtroppo; ei di sua bocca
tutto affermò. Co' complici il senato
alle fiere il condanna. Ecco il decreto
terribile, ma giusto;
(dà il foglio a Tito)
né vi manca, o signor, che il nome augusto.
TITO
Onnipossenti dèi!
(si getta sedere)
ANNIO
Ah, pietoso monarca...
(inginocchiandosi)
TITO
Annio, per ora
lasciami in pace.
(Annio si leva)
PUBLIO
Alla gran pompa unite
sai che le genti omai...
TITO
Lo so, partite!
ANNIO
Deh, perdona, s'io parlo
in favor d'un insano.
Della mia cara sposa egli è germano.
[N. 17 - Aria]
Andante (fa maggiore)
Archi, 2 oboe, 2 fagotti, 2 corni.
Tu fosti tradito:
ei degno è di morte,
ma il core di Tito
pur lascia sperar.
Deh prendi consiglio,
signor, dal tuo core:
il nostro dolore
ti degna mirar.
(Publio ed Annio partono)
Tito solo a sedere.
Recitativo accompagnato
Allegro
Archi.
Che orror! che tradimento!
Che nera infedeltà! Fingersi amico,
essermi sempre al fianco, ogni momento
esiger dal mio core
qualche prova d'amore; e starmi intanto
preparando la morte! Ed io sospendo
ancor la pena? e la sentenza
non segno?... Ah! sì, lo scellerato mora!
(prende la penna per sottoscrivere e poi s'arresta)
Mora!... ma senza udirlo
mando Sesto a morir? Sì, già l'intese
abbastanza il senato. E s'egli avesse
qualche arcano a svelarmi? Olà!
(depone la penna, intanto entra una guardia)
(S'ascolti,
e poi vada al supplizio.) A me si guidi
Sesto.
(la guardia parte)
È pur di chi regna
infelice il destino!
(s'alza)
A noi si nega
ciò che a' più bassi è dato. In mezzo al bosco
quel villanel mendico, a cui circonda
ruvida lana il rozzo fianco, a cui
è mal fido riparo
dall'ingiurie del ciel tugurio informe,
placido i sonni dorme,
passa tranquillo i dì, molto non brama,
sa chi l'odia e chi l'ama, unito o solo
torna sicuro alla foresta, al monte,
e vede il core ciascheduno in fronte.
Publio e Tito.
Recitativo, continuo
TITO
Ma, Publio, ancora
Sesto non viene.
PUBLIO
Ad eseguire il cenno
già volaro i custodi.
TITO
Io non comprendo
un sì lungo tardar.
PUBLIO
Pochi momenti
sono scorsi, o signor.
TITO
Vanne tu stesso;
affrettalo.
PUBLIO
Ubbidisco.
(nel partire)
I tuoi littori
veggonsi comparir: Sesto dovrebbe
non molto esser lontano. Eccolo.
TITO
Ingrato!
All'udir che s'appressa,
già mi parla a suo pro l'affetto antico.
Ma no; trovi il suo prence e non l'amico.
(siede e si compone in atto di maestà)
Tito, Publio, Sesto e Custodi. Sesto entrato appena, si ferma.
[N. 18 - Terzetto]
Larghetto (mi bemolle maggiore) / Allegro
Archi, 2 flauti, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni.
SESTO
(Quello di Tito è il volto!
Ah dove, oh stelle! è andata
la sua dolcezza usata!
Or ei mi fa tremar!)
TITO
(Eterni dèi! di Sesto
dunque il sembiante è questo!
Oh come può un delitto
un volto trasformar!)
PUBLIO
(Mille diversi affetti
in Tito guerra fanno.
S'ei prova un tale affanno,
lo seguita ad amar.)
TITO
Avvicinati!
SESTO
(Oh voce
che piombami sul core.)
TITO
Non odi?
SESTO
(Di sudore
mi sento oh dio bagnar!
Non può chi more
non può di più penar.)
TITO E PUBLIO
(Palpita il traditore,
né gli occhi ardisce alzar.)
Recitativo, continuo
TITO
(E pur mi fa pietà.) Publio, custodi,
lasciatemi con lui.
(Publio e le guardie partono)
SESTO
(No, di quel volto
non ho costanza a sostener l'impero.)
TITO
(rimasto solo con Sesto, depone l'aria maestosa)
Ah! Sesto, è dunque vero?
Dunque vuoi la mia morte? E in che t'offese
il tuo prence, il tuo padre,
il tuo benefattor? Se Tito augusto
hai potuto obliar, di Tito amico
come non ti sovvenne? Il premio è questo
della tenera cura
ch'ebbe sempre di te? Di chi fidarmi
in avvenir potrò, se giunse, oh dèi!
anche Sesto a tradirmi? E lo potesti?
E il cor te lo sofferse?
SESTO
(prorompe in un dirottissimo pianto e se gli getta a' piedi)
Ah, Tito! ah, mio
clementissimo prence!
Non più, non più. Se tu veder potessi
questo misero cor, spergiuro, ingrato,
pur ti farei pietà. Tutte ho su gli occhi,
tutte le colpe mie; tutti rammento
i benefizi tuoi: soffrir non posso
né l'idea di me stesso,
né la presenza tua. Quel sacro volto,
la voce tua, la tua clemenza istessa
diventò mio supplizio. Affretta almeno,
affretta il mio morir. Toglimi presto
questa vita infedel; lascia ch'io versi,
se pietoso esser vuoi,
questo perfido sangue a' piedi tuoi.
TITO
Sorgi, infelice!
(Sesto si leva)
(Il contenersi è pena
a quel tenero pianto.) Or vedi a quale
lagrimevole stato
un delitto riduce, una sfrenata
avidità d'impero! E che sperasti
di trovar mai nel trono? Il sommo forse
d'ogni contento? Ah! sconsigliato, osserva
quai frutti io ne raccolgo;
e bramalo, se puoi.
SESTO
No, questa brama
non fu che mi sedusse.
TITO
Dunque che fu?
SESTO
La debolezza mia,
la mia fatalità.
TITO
Più chiaro almeno
spiegati.
SESTO
Oh dio! non posso.
TITO
Odimi, oh Sesto;
siam soli; il tuo sovrano
non è presente. Apri il tuo core a Tito;
confidati all'amico. In contraccambio almeno
d'amicizia lo chiedo.
SESTO
(Ecco una nuova
specie di pena! o dispiacere a Tito,
o Vitellia accusar.)
TITO
(incomincia a turbarsi)
Dubiti ancora?
SESTO
Signore...
sappi dunque...
TITO
Parla una volta:
che mi volevi dir?
SESTO
Ch'io son l'oggetto
dell'ira degli dèi; che la mia sorte
non ho più forza a tollerar; ch'io stesso
traditor mi confesso, empio mi chiamo;
ch'io merito la morte, e ch'io la bramo.
TITO
Sconoscente! e l'avrai. Custodi! il reo
toglietemi d'innanzi.
(alle guardie, che saranno uscite)
SESTO
Il bacio estremo
su quella invitta man.
TITO
(senza guardarlo)
Parti; non è più tempo,
or tuo giudice sono.
SESTO
Ah, sia questo, signor, l'ultimo dono.
[N. 19 - Rondò]
Adagio (la maggiore) / Allegro / Più allegro
Archi, flauto, 2 oboe, 2 fagotti, 2 corni.
Deh, per questo istante solo
ti ricorda il primo amor.
Che morir mi fa di duolo
il tuo sdegno il tuo rigor.
Di pietade indegno è vero,
sol spirar io deggio orror.
Pur saresti men severo,
se vedessi questo cor.
Disperato vado a morte;
ma il morir non mi spaventa.
Il pensiero mi tormenta
che fui teco un traditor!
(Tanto affanno soffre un core,
né si more di dolor!)
(parte)
Tito solo.
Recitativo, continuo
Ove s'intendesse mai più contumace
infedeltà? Deggio alla mia negletta
disprezzata clemenza una vendetta.
Vendetta!... il cor di Tito
tali sensi produce?... Eh viva... invano
parlan dunque le leggi?
(siede)
Sesto è reo; Sesto mora.
(sottoscrive)
Ma dunque faccio
sì gran forza al mio cor. Né almen sicuro
sarò ch'altri l'approvi? Ah, non si lasci
il solito cammin...
(lacera il foglio)
Viva l'amico!
Benché infedele. E se accusarmi il mondo
vuol pur di qualche errore,
m'accusi di pietà
(getta il foglio lacerato)
non di rigore.
Tito, Publio.
TITO
Publio!
PUBLIO
Cesare.
TITO
Andiamo
al popolo, che attende.
PUBLIO
E Sesto?
TITO
E Sesto,
venga all'arena ancor.
PUBLIO
Dunque il suo fato?...
TITO
Sì, Publio, è già deciso.
PUBLIO
(Oh, sventurato!)
[N. 20 - Aria]
Allegro (si bemolle maggiore) / Andantino / Allegro
Archi, 2 flauti, 2 oboe, 2 fagotti, 2 corni.
TITO
Se all'impero, amici dèi,
necessario è un cor severo,
o togliete a me l'impero,
o a me date un altro cor.
Se la fé de' regni miei
coll'amor non assicuro,
d'una fede non mi curo
che sia frutto del timor.
(parte, seguìto da Publio)
Vitellia, uscendo dalla porta opposta, richiama Publio, che seguiva Tito.
VITELLIA
Publio, ascolta.
PUBLIO
(in atto di partire)
Perdona;
deggio a cesare appresso
andar...
VITELLIA
Dove?
PUBLIO
(come sopra)
All'arena.
VITELLIA
E Sesto?
PUBLIO
Anch'esso.
VITELLIA
Dunque morrà?
PUBLIO
(come sopra)
Pur troppo.
VITELLIA
(Ahimè!) Con Tito
Sesto ha parlato?
PUBLIO
E lungamente.
VITELLIA
E sai
quel ch'ei dicesse?
PUBLIO
No. Solo con lui
restar cesare volle: escluso io fui.
(parte)
Vitellia, e poi Servilia e Annio da diverse parti.
VITELLIA
Non giova lusingarsi;
Sesto già mi scoperse: a Publio istesso
si conosce sul volto. Ei non fu mai
con me sì ritenuto; ei fugge; ei teme
di restar meco. Ah! secondato avessi
gl'impulsi del mio cor. Per tempo a Tito
dovea svelarmi e confessar l'errore.
Sempre in bocca d'un reo, che la detesta,
scema d'orror la colpa. Or questo ancora
tardi saria. Seppe il delitto augusto,
e non da me. Questa ragione istessa
fa più grave...
SERVILIA
Ah, Vitellia!
ANNIO
Ah, principessa!
SERVILIA
Il misero germano...
ANNIO
Il caro amico...
SERVILIA
È condotto a morir.
VITELLIA
Ma che posso per lui?
SERVILIA
Tutto, a' tuoi prieghi
Tito lo donerà.
ANNIO
Non può negarlo
alla novella augusta.
VITELLIA
Annio, non sono
augusta ancor.
ANNIO
Pria che tramonti il sole
Tito sarà tuo sposo. Or, me presente,
per le pompe festive il cenno ei diede.
VITELLIA
(Dunque Sesto ha taciuto! oh amore! oh fede!)
Annio, Servilia, andiam. (Ma dove corro
così senza pensar?) Partite amici, vi seguirò.
[N. 21 - Aria]
Tempo di minuetto (re maggiore)
Archi, flauto, oboe, fagotto, corno.
SERVILIA
S'altro che lacrime
per lui non tenti,
tutto il tuo piangere
non gioverà.
A questa inutile
pietà che senti,
oh quanto è simile
la crudeltà.
(parte)
Vitellia sola.
[N. 22 - Recitativo accompagnato]
Allegro (re maggiore)
Archi.
Ecco il punto, o Vitellia,
d'esaminar la tua costanza: avrai
valor che basti a rimirar esangue
il Sesto tuo fedel? Sesto, che t'ama
più della vita sua? Che per tua colpa
divenne reo? Che t'ubbidì crudele?
Che ingiusta t'adorò? Che in faccia a morte
sì gran fede ti serba, e tu frattanto
non ignota a te stessa, andrai tranquilla
al talamo d'augusto? Ah, mi vedrei
sempre Sesto d'intorno; e l'aure, e i sassi
temerei che loquaci
mi scoprissero a Tito. A' piedi suoi
vadasi il tutto a palesar. Si scemi
il delitto di Sesto,
se scusar non si può, col fallo mio.
D'impero e d'imenei, speranze, addio.
[N. 23 - Rondò]
Larghetto (fa maggiore) / Allegro / Andante maestoso
Archi, flauto, 2 oboe, corno di bassetto, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, timpani.
Non più di fiori
vaghe catene
discenda Imene
ad intrecciar.
Stretta fra barbare
aspre ritorte
veggo la morte
ver me avanzar.
Infelice! qual orrore!
Ah, di me che si dirà?
Chi vedesse il mio dolore,
pur avria di me pietà.
(parte)
Luogo magnifico, che introduce a vasto anfiteatro, da cui per diversi archi scopresi la parte interna. Si vedranno già nell'arena i complici della congiura condannati alle fiere.
Nel tempo che si canta il coro, preceduto da' Littori, circondato da' Senatori, e Patrizi romani, e seguìto da' Pretoriani, esce Tito, e dopo Annio e Servilia da diverse parti.
[N. 24 - Coro]
Andante maestoso (sol maggiore)
Archi, 2 flauti, 2 oboe, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, timpani.
CORO
Che del ciel, che degli dèi
tu il pensier, l'amor tu sei,
grand'eroe, nel giro angusto
si mostrò di questo dì.
Ma cagion di meraviglia
non è già, felice augusto,
che gli dèi chi lor somiglia
custodiscano così.
Recitativo, continuo
TITO
Pria che principio a' lieti
spettacoli si dia, custodi, innanzi
conducetemi il reo. (Più di perdono
speme ei non ha: quanto aspettato meno,
più caro esser gli dée.)
ANNIO
Pietà, signore!
SERVILIA
Signor, pietà!
TITO
Se a chiederla venite
per Sesto, è tardi. È il suo destin deciso.
ANNIO
E sì tranquillo in viso
lo condanni a morir?
SERVILIA
Di Tito il core
come il dolce perdé costume antico?
TITO
Ei s'appressa: tacete!
SERVILIA
Oh Sesto!
ANNIO
Oh amico!
Tito, Publio e Sesto fra Littori, Annio e Servilia, poi Vitellia.
TITO
Sesto, de' tuoi delitti
tu sai la serie, e sai
qual pena ti si dée. Roma sconvolta,
l'offesa maestà, le leggi offese,
l'amicizia tradita, il mondo, il cielo
voglion la morte tua. De' tradimenti
sai pur ch'io son l'unico oggetto; or senti.
VITELLIA
(entrando frettolosa)
Eccoti, eccelso augusto,
(s'inginocchia)
eccoti al piè la più confusa...
TITO
Ah sorgi,
che fai? che brami?
VITELLIA
Io ti conduco innanzi
l'autor dell'empia trama.
TITO
Ov'è? Chi mai
preparò tante insidie al viver mio?
VITELLIA
No 'l crederai.
TITO
Perché?
VITELLIA
Perché son io.
TITO
Tu ancora!
SESTO E SERVILIA
Oh, stelle!
ANNIO E PUBLIO
Oh, numi!
TITO
E quanti mai,
quanti siete a tradirmi?
VITELLIA
Io la più rea
son di ciascuno; io meditai la trama;
il più fedele amico
io ti sedussi; io del suo cieco amore
a tuo danno abusai.
TITO
Ma del tuo sdegno
chi fu cagion?
VITELLIA
La tua bontà. Credei
che questa fosse amor. La destra e 'l trono
da te sperava in dono, e poi negletta
restai due volte, e procurai vendetta.
[N. 25 - Recitativo accompagnato]
Allegro (re minore)
Archi.
TITO
Ma che giorno è mai questo! al punto stesso
che assolvo un reo, ne scopro un altro! E quando
troverò, giusti numi!
un'anima fedel? Congiuran gli astri,
cred'io, per obbligarmi a mio dispetto,
a diventar crudel. No! non avranno
questo trionfo. A sostener la gara
già m'impegnò la mia virtù. Vediamo
se più costante sia
l'altrui perfidia o la clemenza mia.
Olà! Sesto si sciolga: abbian di nuovo
Lentulo e suoi seguaci
e vita, e libertà. Sia noto a Roma
ch'io son lo stesso, e ch'io
tutto so, tutti assolvo e tutto oblio.
[N. 26 - Sestetto con coro]
Allegretto (do maggiore)
Archi, 2 flauti, 2 oboe, 2 clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, timpani.
SESTO
Tu, è ver, m'assolvi, augusto;
ma non m'assolve il core,
che piangerà l'errore,
finché memoria avrà.
TITO
Il vero pentimento,
di cui tu sei capace,
val più d'una verace
costante fedeltà.
VITELLIA, SERVILIA E ANNIO
Oh generoso! oh grande!
E chi mai giunse a tanto?
Mi trae dagli occhi il pianto
l'eccelsa tua bontà.
TUTTI E CORO
(senza Tito)
Eterni dèi, vegliate
sui sacri giorni suoi,
a Roma in lui serbate
la sua felicità.
TITO
Troncate, eterni dèi,
troncate i giorni miei,
quel dì che il ben di Roma
mia cura non sarà.
Fine del libretto.
Generazione pagina: 28/03/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
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