LA CECCHINA
Dramma giocoso per musica.
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Libretto di Carlo GOLDONI.
Musica di Niccolò PICCINNI.
Prima esecuzione: 6 febbraio 1760, Roma.
Personaggi:
LA MARCHESA Lucinda |
soprano |
IL CAVALIERE Armidoro |
tenore |
CECCHINA giardiniera |
soprano |
SANDRINA contadina |
soprano |
PAOLUCCIA cameriera |
soprano |
IL MARCHESE della Conchiglia |
tenore |
TAGLIAFERRO corazziere tedesco |
basso |
MENGOTTO contadino |
basso |
Ambientazione: l'azione si svolge nel feudo del marchese della Conchiglia.
[Sinfonia]
Giardino delizioso adorno di vari fiori, con veduta del palazzo del Marchese.
Cecchina sola.
[N. 1 - Aria di Cecchina]
Che piacer, che bel diletto
è il vedere in sul mattino
co' la rosa il gelsomino
in bellezza gareggiar!
E potere all'erbe e ai fiori
dir: «Son io, coi freschi umori,
che vi vengo ad adacquar».
Ah, non potea la sorte
in mezzo al caso mio duro e funesto,
esercizio miglior darmi di questo.
Povera sventurata!
Non so di chi son nata:
questo è il triste pensier che mi tormenta;
pur, tra le piante e i fiori
trovo il solo piacer che mi contenta.
Godo co' le mie mani
un germoglio troncar dall'arboscello,
e mirarlo cresciuto arbor novello.
Godo io stessa innestar sul prun selvaggio,
in dolce primavera,
or le pesche succose ed or le pera.
Mengotto e la suddetta.
MENGOTTO
Oh, Cecchina, buon giorno.
CECCHINA
Mengotto, ti saluto.
MENGOTTO
Eccomi: ad aiutarti io son venuto.
CECCHINA
Tardi venisti, affé.
Ho adacquato da me quanti tu vedi
nei bei recinti erbosi,
opra delle mie man, fiori odorosi.
MENGOTTO
Manca nel tuo giardino,
manca, Cecchina bella, il più bel fiore.
CECCHINA
Qual è il fior che vi manca?
MENGOTTO
Il fior d'amore...
CECCHINA
Non so che cosa sia.
MENGOTTO
Cara Cecchina mia,
senti che fiore è questo, e dimmi poi
se in beltà, se in piacer sorpassa i tuoi.
[N. 2 - Strofa di Mengotto]
Quel che d'amore
si chiama il fiore
è d'un bel core
la fedeltà.
D'un'alma fida,
d'un core onesto,
più bell'innesto
no, non si dà.
[N. 3 - Recitativo e strofa di Cecchina]
CECCHINA
Eh, Mengotto, Mengotto,
di questo fior sì bello
che il tuo labbro e il tuo cor vanta così,
intesi a dir questa canzone un dì.
Ogni amatore
nel proprio core
il fior d'amore
vantando va.
Ma dove nasca
la bella pianta
che il labbro vanta
nessuno il sa.
MENGOTTO
Posso farti vedere
che la pianta felice
di Mengotto nel seno ha la radice.
Sì, ti sarò fedele, fedelone;
bastami solo un po' di compassione.
CECCHINA
Compassione da me ne avrai da vendere,
ma di più non so dar: più non pretendere.
MENGOTTO
Niente, niente d'amor?
CECCHINA
Sì: se ti basta
quell'amor con cui s'amano
i fratelli, gli amici,
nell'innocente amor c'entri anche tu
come amico e fratello, e niente più.
MENGOTTO
Ah, Cecchina, al mio foco
fratellanza, amicizia, è troppo poco.
Ma piuttosto che niente
amami da parente. Un dì, chi sa?
Parentela fra noi cangiar potrà.
[N. 4 - Aria di Mengotto]
Non comoda all'amante
l'affetto di parente
però meglio è che niente:
mi voglio contentar.
Se mi ami da fratello
un dì, visetto bello
potrà la sorellina
sposina, diventar.
(parte)
Cecchina, poi il Marchese.
CECCHINA
Per dir la verità
sento qualche pietà per lui nel core,
ma mi fa ingrata un mio segreto amore.
Non ardisco di dirlo,
mai nessuno il saprà...
Oh ciel! dove m'ascondo? Eccolo qua.
IL MARCHESE
Brava, sei di buon'ora
questa mane venuta al tuo mestiere.
CECCHINA
Signor, fo il mio dovere.
IL MARCHESE
Ma non voglio
che così t'affatichi. Altri ci sono,
e villani e villane,
fatti per queste cose grossolane.
Tu sei una ragazza tenerina,
tu sei...
CECCHINA
Cosa, signor?
IL MARCHESE
La mia Cecchina.
CECCHINA
Certo, son cosa vostra
se voi mi date il pane.
Comandar mi potete.
IL MARCHESE
Ben, comando
e voglio e dico, ed obbedir conviene
che tu, Cecchina mia... mi voglia bene.
CECCHINA
Signor, con sua licenza.
(vuol partire)
IL MARCHESE
Dove vai?
CECCHINA
Ancor non adacquai
certe piante novelle...
IL MARCHESE
Eh! che c'è tempo!
Senti... ti vuò parlar... vuò confidarti...
(Non posso più: voglio scoprirle il core.)
CECCHINA
(Mi batte il seno... Ah, non tradirmi, amore!)
IL MARCHESE
Tu sei una fanciulla
che merita un tesoro;
un amante son io che da te brama
grata corrispondenza.
Cara, non mi negar...
CECCHINA
Con sua licenza.
(parte correndo)
Il Marchese solo.
Senti senti, Cecchi... Va come il vento!
Eh, dal suo turbamento
capisco che mi adora,
ma teme a dirlo, ed è innocente ancora.
Sandrina con due canestri di frutti, e detto.
[N. 5 - Strofa di Sandrina]
Poverina, tutto il dì
faticar deggio così!
Lavorare e coltivar,
e le frutta ho da portar.
E son tanto tenerina,
poverina,
chi mi viene ad aiutar?
IL MARCHESE
(Costei amica è di Cecchina. Io voglio
confidarmi con lei.) Sandrina, appunto
ho bisogno di te.
SANDRINA
Con questo peso
trattenermi non vuò.
IL MARCHESE
Via, non ci vede alcun: t'aiuterò.
(leva a Sandrina i cesti dalle spalle, e li pone in terra)
SANDRINA
(Oh, credere conviene
che il padrone davver mi voglia bene.)
IL MARCHESE
Dimmi... ma pria ch'io passi
a confidarti il core,
vorrei saper se mai provasti amore.
SANDRINA
Dirò... così e così...
IL MARCHESE
Dunque sai cosa è amore?
SANDRINA
Eh, signor sì!
IL MARCHESE
Sappi, te lo confido,
ch'io sono innamorato,
e bisogno ho di te.
SANDRINA
(Eh, già lo vedo: è innamorato in me.)
IL MARCHESE
Altri che tu, Sandrina,
non mi puole aiutar.
SANDRINA
Oh, sì signore!
Comandatemi pur: son di buon core.
IL MARCHESE
Amo.
SANDRINA
L'avete detto.
IL MARCHESE
Ma sai qual sia l'oggetto?
SANDRINA
Non so dire...
ma... quasi il mio cervello
se 'l pensa e l'indovina.
(mostrandosi lieta)
IL MARCHESE
Senti, te lo confido: amo Cecchina.
(Sandrina si mortifica)
So che amica le sei; fra voi ragazze
confidarvi solete;
e a ragionar con te
non avrà quel rossor ch'ella ha con me.
SANDRINA
Signore, vi dirò...
Contadina son nata
ma non mi piace far quest'imbasciata.
IL MARCHESE
Oh, che sciocco discorso!
Si tratta d'un'amica
si tratta d'un padrone.
E ti regalerò.
SANDRINA
(Mi voglio vendicar.) Vi servirò.
IL MARCHESE
Poc'anzi le parlai,
ma dir non terminai.
Tu, Sandrina, per me le parla un poco.
Dille che tutto foco...
dille che gli occhi suoi...
dille che, se vorrà... capir mi puoi.
[N. 6 - Aria del Marchese]
È pur bella la Cecchina!
Mi fa tutto giubilar.
Quando parla modestina,
mi fa proprio innamorar.
Quel bocchino piccinino,
quegli occhietti sì furbetti...
Ah, di più non si può far.
Ma tant'altre vanarelle,
che von' far le pazzarelle,
non le posso sopportar.
Via le belle, via le brutte
vadan tutte:
sol Cecchina voglio amar.
(parte)
Sandrina, poi il Cavaliere Armidoro.
SANDRINA
Dille, parlale... Oh certo! sì signore!
Affé, non son sì pazza;
anch'io son tal ragazza
che può avere l'amor d'un cavaliere,
né per altri vuò far questo mestiere.
IL CAVALIERE
Villanella gentil...
SANDRINA
La riverisco.
IL CAVALIERE
Siete voi del recinto?
SANDRINA
Sì, signore.
IL CAVALIERE
Saper vorrei se la padrona è alzata.
SANDRINA
No 'l so, ché ritornata
son di lontano or ora
a portar queste frutta alla signora.
IL CAVALIERE
(accennando i cesti)
Si può veder?
SANDRINA
Chi siete?
IL CAVALIERE
Il Cavaliere
Armidoro son io, cui la Marchesa
destinata è in isposa, e qui mi sprona
desio di riverirla.
SANDRINA
Mi consolo, signor, vado a servirla.
Oh, che la mia padrona
è tanto e tanto buona!
Con lei certo sarete fortunato;
ma... vi tocca un gran pessimo cognato.
IL CAVALIERE
Il Marchese?
SANDRINA
Signore...
io non voglio dir mal... ma se sapeste...
Basta, non vuò parlare,
perché il vizio non ho di mormorare.
IL CAVALIERE
Ditemi in cortesia:
meco parlar potete.
SANDRINA
Ve 'l dirò in confidenza. Ma tacete.
IL CAVALIERE
Levatemi di pena.
SANDRINA
È innamorato
di certa simoncina
nominata Cecchina,
giovane forestiera,
che fa la giardiniera. Non si sa
dove sia nata, né di chi sia figlia.
Ed ei non si vergogna,
non dico sol d'amarla,
ma si crede che voglia anche sposarla.
IL CAVALIERE
Possibil che ciò sia?
SANDRINA
Ve l'assicuro.
IL CAVALIERE
Ah, se ciò fosse vero,
pria di porger la mano alla Marchesa,
ci penserei ben bene.
SANDRINA
È tanto vero,
e con tal fondamento ora vi parlo,
che anche sull'onor mio posso giurarlo.
[N. 7 - Aria di Sandrina]
Sono una giovane
che in vita mia
tacciar non possono
d'una bugia;
e non so fingere
non so mentir.
Il mio padrone...
non vuò parlare.
La giardiniera...
non vuò ciarlare.
So tutto il resto,
ma più di questo
non voglio dir.
(parte con i suoi cesti)
Il Cavaliere Armidoro solo.
[N. 8 - Aria del Cavaliere Armidoro]
Amo, è ver, la Marchesa,
son contento di lei,
ma un sì vil parentado io sdegnerei.
E innanzi che mi giunga
ad acciecare il faretrato arciero,
scoprir vogl'io se un tal periglio è vero.
Della sposa il bel sembiante
favellar mi sento al core:
ma la gloria, ma l'onore
son costretto a consigliar.
Ché l'amor nel seno amante
può languire e venir meno,
ma l'onor nel nostro seno
co' la vita ha da durar.
(parte)
Appartamenti terreni corrispondenti al giardino.
La Marchesa, poi Paoluccia.
LA MARCHESA
Caro albergo di pace
lungi dal mormorio, lungi dal tedio
di città popolosa,
sempre dolce mi fosti. A te d'intorno
spira un aere giocondo, un ciel sereno,
ma ora sei al cuor mio piacevol meno:
mancami il bel che adoro,
mancami d'Armidoro il dolce aspetto
a compir fra quest'aure il mio diletto.
PAOLUCCIA
Presto, presto, la mancia; in questo punto,
sarà contenta, il Cavaliere è giunto.
LA MARCHESA
Va', che impaziente l'amor mio l'aspetta.
PAOLUCCIA
(Capperi! la signora ha una gran fretta.)
(parte)
LA MARCHESA
Ah, convien dir che i nostri cori amanti
s'intendano assai bene:
io pensavo allo sposo, ed ei se n' viene.
Il Cavaliere Armidoro, Paoluccia e detta.
PAOLUCCIA
(Via, si va così lento
a riveder la sposa?)
LA MARCHESA
Ah, che opportuno
vi ha guidato il destino.
IL CAVALIERE
Adorata Marchesa, a voi m'inchino.
LA MARCHESA
Ohimè! nel vostro ciglio
veder non parmi il bel sereno usato.
PAOLUCCIA
(Lo diceva ancor io: pare insensato.)
IL CAVALIERE
Compatite un affanno
che mi turba la quiete: il mio costume
per lungo uso vi è noto. Allor che in seno
nutro qualche dolor, qualche sospetto,
deggio in viso mostrarlo a mio dispetto.
PAOLUCCIA
(Certo un uomo sincero è un gran portento:
credo non se ne dian quattro per cento.)
IL CAVALIERE
Detto mi vien per certo
che il Marchese invaghito
sia di femmina vile, e che destina
sposarla ancor.
LA MARCHESA
E chi è costei?
IL CAVALIERE
Cecchina.
LA MARCHESA
Spero che non sarà; di mio germano
conosco il cor; ma se dal cieco amore
si lasciasse tradir? Se mai cedesse
al desio delle nozze inonorate
Armidoro crudel, voi mi lasciate?
IL CAVALIERE
Quel che farei non so. So che vi adoro,
so che mi costerebbe,
il perdervi, la vita; ma non deggio,
ad onta dell'amor che mi consiglia,
il decoro tradir di mia famiglia.
Deh, procurate in tempo
impedir che ciò segua. Idolo mio,
che sarebbe di me, se mai perdessi
d'un sì bel core il prezioso acquisto?
Ah, il pensarvi m'uccide! Ah, non resisto!
(parte)
La Marchesa e Paoluccia.
LA MARCHESA
Temeraria! Per lei
perderò chi m'adora?
(a Paoluccia)
Chiamami la Cecchina.
PAOLUCCIA
Sì, signora,
la chiamerò; sgridatela ben bene,
quest'incognita ardita e presuntuosa,
ch'esser vorria d'un cavalier la sposa.
[N. 9 - Aria di Paoluccia]
Che superbia maledetta,
che si vede a dominar!
Ogni misera donnetta
si procura d'innalzar.
Non vi è più fra le persone
quella giusta proporzione
che si usava praticar.
Ciascuna oggidì,
col chicchirichì,
lustrissima sì...
Bracciere di qua,
bracciere di là!
Pomposa... vezzosa...
brillando se n' va.
(parte)
La Marchesa, poi Cecchina.
LA MARCHESA
Manderò la sfacciata
a far vita meschina e ritirata.
Ma per sfuggire col german l'impegno
finger è forza, e simular lo sdegno.
CECCHINA
Eccomi a' suoi comandi.
LA MARCHESA
Sì, Cecchina,
fosti sempre bonina, e lo sarai;
e un piacer che ti chiedo or mi farai.
CECCHINA
Vuol, parlando così, mortificarmi:
la padrona ha il poter di comandarmi.
LA MARCHESA
Aspasia mia sorella
brama una giardiniera. Ella pregommi
ch'io t'avessi al suo desir concesso
e di cederti ad essa ho già promesso!
CECCHINA
(Povera me!)
LA MARCHESA
Sollecita
renditi al cenno mio.
CECCHINA
Dunque, signora,
seco non mi vuol più?
Non l'è più cara la mia servitù?
LA MARCHESA
Sì, mi sei cara; e se di te mi privo,
alfin ti mando dai congiunti miei.
CECCHINA
Ma io... padrona... voglio star con lei.
LA MARCHESA
Lo dici per amor?
CECCHINA
Certo... lo giuro.
LA MARCHESA
Dunque, se dell'amore
per la padrona tua vanti sincero,
mostra coll'obbedir che dici il vero.
CECCHINA
Signora mia... con vostra permissione...
l'ha saputo il padrone?
LA MARCHESA
Co' le donne
ei non ci deve entrare.
Vattene, e non mi far più replicare.
CECCHINA
Obbedirò: ma se il padrone mio...
LA MARCHESA
La padrona son io.
CECCHINA
Non dico, ma l'andarmene di qua
senza dirlo al padrone, è inciviltà.
LA MARCHESA
Che giovane civile!
Vanne, non replicare:
o, disgraziata, ti farò portare.
(Cecchina resta mortificata e piangente)
Il Marchese e dette.
IL MARCHESE
Cecchina, di te appunto
cerco e ricerco, e non ti trovo mai.
Piangi? perché? cos'hai?
LA MARCHESA
Da mia germana
a me fu ricercata,
ed io per civiltà gliel'ho accordata.
IL MARCHESE
Oh, signora sorella,
vi è una difficoltà:
io non voglio che vada, e non andrà.
LA MARCHESA
Sì, sì, cotal ripulsa,
amabil cavaliero,
quel che in dubbio credea mostra esser vero.
Voi l'amate, l'indegna.
IL MARCHESE
E perché no?
LA MARCHESA
La volete sposar?
IL MARCHESE
Questo no 'l so.
LA MARCHESA
Perfida, disgraziata!
Se pentir non ti fo, non son chi sono.
CECCHINA
Signor, meco si sdegna,
ed io colpa non ho.
LA MARCHESA
Sei un'indegna.
[N. 10 - Aria di Cecchina]
CECCHINA
Una povera ragazza,
padre e madre che non ha,
si maltratta, si strapazza...
questa è troppa crudeltà.
Sì, signora, sì, padrone,
che con vostra permissione
voglio andarmene di qua.
Partirò... me ne andrò
a cercar la carità.
Poverina... la Cecchina,
qualche cosa troverà.
Sì, signore, sì, padrona,
so che il ciel non abbandona
l'innocenza e l'onestà.
(parte)
Il Marchese e la Marchesa.
LA MARCHESA
Bell'onor della casa!
Bel rispetto che avete a una germana!
IL MARCHESE
Per voi ho del rispetto,
per voi ho dell'affetto,
vi venero, vi stimo,
siete del sangue mio:
ma, signora, vuò far quel che vogl'io.
(parte)
La Marchesa sola.
[N. 11 - Aria della Marchesa]
No, non gli riuscirà, lo giuro al cielo.
A costo di morire
no, non la vuò soffrire.
Vanne, perfida, e aspetta
che lontana non è la mia vendetta.
Furie di donna irata
in mio soccorso invoco.
Ah, che mi accresce il foco
un disperato amor.
Resa per un'ingrata
gioco d'avversa sorte
stragi, vendetta e morte
medita il mio furor.
(parte)
Boschetto con veduta di campagna.
Paoluccia e Sandrina.
PAOLUCCIA
Si sa dov'è Cecchina?
SANDRINA
Io non so certo
dove se ne sia ita.
PAOLUCCIA
Chi sa che per timor non sia fuggita.
SANDRINA
Vorrei che se ne andasse
lontan le mille miglia.
Non solo fa all'amor con il padrone,
ma con tutti i villani; e il mio Mengotto,
innamorato e cotto
un dì de' fatti miei,
ora spasima e muor solo per lei.
PAOLUCCIA
E non si sa nemmeno
chi diavolo ella sia.
SANDRINA
Fu ritrovata
sulla strada bambina.
PAOLUCCIA
I suoi parenti
assassini saranno
che l'hanno abbandonata.
SANDRINA
Credo che da una zingara sia nata.
Cecchina e dette, poi Mengotto, poi il Marchese.
[N. 12 - Quintetto, finale I]
CECCHINA
Vo cercando, e non ritrovo
la mia pace, il mio conforto,
e per tutto meco porto
una spina in mezzo al cor.
SANDRINA E PAOLUCCIA
Che si fa per di qua?
Signorina, dove va?
CECCHINA
Care amiche, addio per sempre:
già vi lascio, e m'incammino
a cercar miglior destino,
a cercar sorte miglior.
(s'avvia verso la scena)
SANDRINA E PAOLUCCIA
Vada pur, se se ne va,
mille miglia via di qua.
(s'incontra in Cecchina, e la trattiene)
MENGOTTO
Dove vai, Cecchina bella?
Dove vai, mio dolce amor?
SANDRINA E PAOLUCCIA
Sì, signore, già si sa
coll'amante se ne andrà.
CECCHINA
Donne ingrate, m'insultate,
non avete carità.
SANDRINA E PAOLUCCIA
(deridendola)
Mi condoni, mi perdoni
della mia temerità.
MENGOTTO
Vieni via, che mi contento
dell'amor di sorellina.
CECCHINA
D'una povera meschina
sia Mengotto il difensor.
SANDRINA E PAOLUCCIA
(a Mengotto)
Sia Mengotto il conduttor
dell'amante del padrone,
ed il povero babbione
sia mezzan del protettor.
MENGOTTO
Del padrone?
SANDRINA E PAOLUCCIA
Così è.
Il suo cor non è per te.
MENGOTTO
(a Cecchina)
Resta pur, se d'altri sei.
CECCHINA
Ah! congiura a' danni miei
tutto il mondo traditor.
(sopraggiunge il Marchese)
IL MARCHESE
Vuol Cecchina abbandonarmi?
Ah, crudel, no, non lasciarmi!
Dove vai, mio bel tesor?
SANDRINA E PAOLUCCIA
Con Mengotto se ne va,
ch'è l'amato fortunato
che il suo cor si goderà.
IL MARCHESE
Con Mengotto?
SANDRINA E PAOLUCCIA
Sì, signore.
IL MARCHESE
Vanne pur, ingrato core:
più di te non ho pietà.
CECCHINA
Sventurata... sciagurata...
Ah, di me cosa sarà?
IL MARCHESE
Vanne pur col tuo amorino.
MENGOTTO
Vanne pur col padroncino.
SANDRINA E PAOLUCCIA
Bella... bella in verità!
CECCHINA
(al Marchese)
Ah, signor...
IL MARCHESE
Più non t'ascolto.
CECCHINA
(a Mengotto)
Senti tu...
MENGOTTO
Non son sì stolto.
CECCHINA
Care amiche: in carità!...
SANDRINA E PAOLUCCIA
Mi perdoni, mi condoni
della mia temerità.
CECCHINA
Chi mi aiuta, per pietà?
SANDRINA, PAOLUCCIA, IL MARCHESE E MENGOTTO
No, per te non v'è pietà.
Chi di un sol non si contenta
si martelli, se ne penta:
a chi finge così va.
No, per te non v'è pietà.
CECCHINA
Chi mi aiuta, per pietà?
Bosco in vicinanza della villa.
Il Marchese solo.
[N. 13 - Aria del Marchese]
Dov'è Cecchina, oh ciel?
Dov'è fuggita, ohimè?
Ah che son io crudel!
Ah m'ingannai da me!
Barbaro fato!
Sorte spietata!
Dove sei andata?
Dov'è il mio cor?
La cerco e non la trovo,
non so dov'ella sia.
Maledetta sia pur la gelosia!
Il mio temperamento
si scalda in sul momento;
l'ho scacciata da me, pazzo furente,
e dopo ritrovai ch'ella è innocente.
Ma la ritroverò:
sì, la ricercherò per mari e monti;
ai fiumi, ai colli, ai fonti
di lei domanderò.
Sì, la ritroverò.
(parte)
Il Cavaliere Armidoro e Cecchina scortata da vari Uomini armati.
IL CAVALIERE
Amici, sia condotta
alla città costei; sia consegnata
al cavalier cui va diretto il foglio.
Sciocca! ti pentirai del folle orgoglio.
(parte)
Cecchina e i suddetti Uomini armati.
CECCHINA
Dove mi conducete?
(mostrano parlar piano gli armati con lei)
Mengotto, poi alcuni Cacciatori che passano, e i suddetti.
MENGOTTO
Oh, povera Cecchina!
Di lei che vonno far? Pazzo, briccone!
Perché aver gelosia del mio padrone?
Ah, se sapessi almeno
di liberarla il modo!
Ecco qui i cacciatori.
(si vedono venire i cacciatori)
Vi supplico, signori:
se avete il cuor clemente,
di man degli assassini
venite a liberar quell'innocente.
I Cacciatori co' le loro armi sorprendono i Custodi di Cecchina, ed essi fuggono inseguiti dai Cacciatori medesimi, e nel fuggire cade ad uno la spada di mano, e l'abbandona.
Cecchina, Mengotto, poi il Marchese.
CECCHINA
Ah, povero Mengotto!
Alfin mi ha liberata.
E il padrone crudel mi ha abbandonata.
MENGOTTO
(verso la scena)
Obbligato, signori. Avete fatto
un'opra di giustizia e di pietà.
Ah, mia cara Cecchina, eccomi qua.
CECCHINA
A te deggio la vita.
MENGOTTO
In ricompensa
posso sperare amore?
CECCHINA
Lasciami respirar: mi manca il core.
MENGOTTO
(prendendola per mano)
Vieni alla mia capanna:
là prenderai ristoro.
IL MARCHESE
Vieni meco, Cecchina. Ah, mio tesoro!
(leva Cecchina di mano a Mengotto, e la conduce seco correndo)
Mengotto, poi Tagliaferro.
[N. 14 - Recitativo con violini e aria di Mengotto]
MENGOTTO
Ah, povero Mengotto,
cosa soffrir mi tocca!
Mi ha levato il boccon quasi di bocca.
Dagli empi liberata
fu per opera mia
e il mio padron me la conduce via.
Povero sfortunato!
Sì, mi voglio ammazzar. Son disperato.
Con questa spada, ch'è di man caduta...
A un assassin vinto dal suo timore,
vuò per disperazion passarmi il core.
(prende la spada)
Ah, Cecchina... il tuo Mengotto...
si ferisce... e per te more...
ma mi sento a dir dal core:
poverino, non lo far.
Eh... coraggio... S'ha d'andar:
sì, mi voglio sbudellar.
(impedisce il colpo)
TAGLIAFERRO
Eh, tartaifle, che tu far?
MENGOTTO
Caro signor soldato,
lasciatemi morir; son disperato.
TAGLIAFERRO
Tu, canaglia, poltrone,
foler disperazione
spata per ti passar? Se fol morire
calantome onorate
alla querra fenir, morir soldate.
MENGOTTO
Sì, signore, alla guerra
voglio venir con voi.
Così, sorte assassina
mi leverà dal cor la mia Cecchina.
TAGLIAFERRO
Jò, Cecchina chi star?
MENGOTTO
Star una giovane
che ho tanto, tanto amato.
TAGLIAFERRO
E per donna talian star disperato?
Tatesco niente importa,
per querra, per onor, perder la pelle;
ma non morir per queste pacatelle.
Fenir, fenir con me.
MENGOTTO
Ma, in cortesia,
chi è vossignoria?
TAGLIAFERRO
Star bon soldato,
corazzier, che serfir mio colonello.
Stato Italia altra folta, e star fenuto
attesso per cercar
picchla racazzina dove star.
MENGOTTO
Basta! Verrò con voi.
Ma non mi so dar pace... Ahi... che tormento,
che fiero tradimento!
Levarmela di man...
TAGLIAFERRO
O nix tu donne più pensar, paesan.
Fenir, fenir con me,
che alla querra, contenti
star tutte sorte de difertimenti.
[N. 15 - Aria di Tagliaferro]
Star trompette, star tampurri,
star chitarre e ciufoletti,
star strumenti in quantità
racazzine craziosine
per ballare, vubsassà.
Se nemiche star lontan
trinche vain, paesan.
Se nemiche star vicin,
zitte zitte nasconder.
Je andate, tu restate,
e tu panze conservate
per ballare, per trincar.
Sempre allegre fatte star.
(parte)
Logge terrene.
La Marchesa ed il Cavaliere Armidoro.
LA MARCHESA
Dunque, per quel ch'io sento,
se n'è ita l'indegna.
IL CAVALIERE
Sì, è passata
a viver ritirata alla città,
e il Marchese mai più non la vedrà.
LA MARCHESA
Ora vivrete quieto.
IL CAVALIERE
Sì, mia cara,
or contento son io.
LA MARCHESA
Ma contento però non è il cor mio.
IL CAVALIERE
Perché?
LA MARCHESA
Perché pavento
debole il vostro amor. Giusta ragione
vi sdegnava, lo so, con il germano;
ma un amante, uno sposo
tenero ed amoroso,
no, non avea per questo
di lasciarmi, crudel, giusto pretesto.
IL CAVALIERE
No 'l dissi ancor, né, di lasciarvi, in seno
nutria il pensier.
LA MARCHESA
Lo minacciaste almeno.
IL CAVALIERE
Ah! che distante è troppo
l'opera dal pensier. V'amo, v'adoro,
e so che nel mio petto
potria l'amor ch'io sento
vincer ogni passione a mio dispetto.
[N. 16 - Aria del Cavaliere Armidoro]
Cara, s'è ver ch'io v'ami
la mia costanza il dica:
sorte crudel, nemica,
no, non mi cambia il cor.
Se di piacervi io brami,
se l'idol mio voi siete,
prove sincere avrete,
ve ne offerisco ancor.
(parte)
La Marchesa, poi Sandrina e Paoluccia.
LA MARCHESA
Fuor di ragion non parla;
lo comprendo, lo so, ma vuò ch'ei sappia
ch'io voglio esser amata
senz'alcuna riserva, e rispettata.
SANDRINA
(piano a Paoluccia)
Chi l'avesse mai detto!
PAOLUCCIA
(piano a Sandrina)
Io non so come
una nuova recarle
che le sarà importuna.
SANDRINA
(piano a Paoluccia)
Gliela possiamo dire un po' per una.
LA MARCHESA
Che parlate fra voi?
PAOLUCCIA
Dirò, signora
lo saprà che Cecchina...
LA MARCHESA
È già partita.
Questo lo so.
PAOLUCCIA
Ma poi
ella deve saper...
(a Sandrina)
Ditelo voi.
LA MARCHESA
Vi è qualche novità?
SANDRINA
Dirò signora...
Sappia che presto, presto...
(a Paoluccia)
Ho principiato a dir: voi dite il resto.
LA MARCHESA
Spicciatevi una volta.
SANDRINA
Ha da sapere...
PAOLUCCIA
Che indietro ritornata...
SANDRINA
È in una stanza...
PAOLUCCIA
Dal padron serrata.
LA MARCHESA
Come? Chi è che m'inganna?
Il Cavaliere?... ovvero
un vil german co' le violenze sue?
PAOLUCCIA
Dubito che vi burlin tutt'e due.
LA MARCHESA
(a Paoluccia)
Va tu dal Cavalier. Digli che tosto
a me se n' rieda.
(a Sandrina)
E tu va dal Marchese.
Digli placidamente
che parlargli desio.
SANDRINA
Vado, signora, sì.
(incamminandosi)
PAOLUCCIA
Vado ancor io.
(incamminandosi)
LA MARCHESA
Aspettate.
SANDRINA
Son qui.
PAOLUCCIA
Dica, signora.
LA MARCHESA
Quel che ho da dir non ho pensato ancora.
PAOLUCCIA
Prima si pensa ben.
SANDRINA
Poi si destina.
LA MARCHESA
Voglio prima saper che fa Cecchina.
SANDRINA
Vado.
(in atto di partire)
PAOLUCCIA
Glielo dirò.
(in atto di partire)
LA MARCHESA
Presto: badate
che fa colei; andate
dal Cavalier... tosto da mio fratello.
PAOLUCCIA
Una cosa alla volta.
(parte, indi ritornando)
SANDRINA
Andiam bel bello.
(parte, indi ritornando)
LA MARCHESA
Non so quel che mi faccia,
non so quel che mi dica.
Tu mi fai delirar, sorte nemica.
[N. 17 - Duetto]
(ritornando entrambe)
PAOLUCCIA
Per il buco della chiave
ho veduto la ragazza,
che pareva mezzo pazza,
da sé sola a taroccar.
SANDRINA
Ho veduto dalla porta
la Cecchina giardiniera,
che passeggia e si dispera,
ch'è vicina a delirar.
(partono)
(ritornando entrambe)
PAOLUCCIA
Ho veduto che il padrone
si avvicina a quella stanza,
e mi par, secondo usanza,
che la voglia consolar.
SANDRINA
Il padrone vuol aprire,
vuol parlar con la fanciulla;
ma non voglio dirle nulla,
non mi voglio far sgridar.
(partono)
(ritornando entrambe)
PAOLUCCIA
La Cecchina è uscita fuori.
SANDRINA
Parleran dei loro amori.
SANDRINA E PAOLUCCIA
O signora, ve lo dico:
io per ora non m'intrico,
non ci voglio più tornar.
(parton da un altro lato)
La Marchesa sola.
[N. 18 - Aria della Marchesa]
Che risolvo, che fo? Se vado io stessa,
mi cimento, lo vedo, a un rio periglio;
penserò: prenderò miglior consiglio.
Il Cavaliere almeno
venisse a consolarmi.
Ragion d'abbandonarmi
non può avere per ciò: s'ei meco fosse
sì barbaro e crudele,
non avria, qual si vanta, un cor fedele.
So che fedel m'adora,
so che sincero ha il core:
è un cavalier d'onore,
né mi saprà tradir.
Pria mancheranno al mare
le copiose arene,
che voglia il caro bene
farmi così languir.
(parte)
Cecchina ed il Marchese.
CECCHINA
Voglio andare, signor.
(quasi fuggendo)
IL MARCHESE
Dove?
CECCHINA
A gettarmi
a piè della padrona
a chiederle perdono
se degli sdegni suoi la causa io sono.
IL MARCHESE
No, non andar: colei
è una donna furente,
e co' la tua bontà non farai niente.
CECCHINA
Pazienza, proverò:
e se vuole ch'io parta, io partirò!
Finalmente io son serva, ella è padrona.
IL MARCHESE
Cara Cecchina mia, tu sei pur buona!
CECCHINA
Non è ver, son cattiva.
Se buona fossi stata,
non avrei nel core
dato ricetto a un insolente amore.
IL MARCHESE
Come! insolente chiami
quell'amor che hai per me?
CECCHINA
Sì, signor, così è;
una povera serva
che abbia un po' di ragione,
non si dée innamorar del suo padrone.
Ma io, povera matta...
ma io, senza pensar... Basta, l'ho fatta.
IL MARCHESE
Tutto quel che facesti hai fatto bene.
Pentirti non conviene.
Anzi, dell'amor tuo voglio premiarti,
e a dispetto di tutto io vuò sposarti.
CECCHINA
(dolcemente)
Sposarmi?
IL MARCHESE
Sì, carina.
CECCHINA
Degna non ne son io. Son poverina.
IL MARCHESE
Orsù, ti opponi invano.
Presto, dammi la mano.
(vuol prendergliela)
CECCHINA
Oh, signor no.
(s'allontana)
IL MARCHESE
Eh, che ti arriverò.
(la seguita)
CECCHINA
Dove m'ascondo?
(schernendosi)
IL MARCHESE
Dietro ti correrei per tutto il mondo.
CECCHINA
Via, lasciatemi stare.
(si scuote)
IL MARCHESE
Sta' zitta, non gridare.
(la tien salda)
CECCHINA
Via di qua.
(si scioglie)
Un po' più di rispetto e d'onestà.
[N. 19 - Aria di Cecchina]
Alla larga, alla larga, signore.
Io non vuò che nessuno mi tocchi.
Ah, purtroppo, purtroppo quegl'occhi
m'hanno fatto una piaga nel core.
Ahi, misera me!
Amor mi ferì,
rimedio non c'è.
Vi basti così.
(il Marchese s'accosta)
No, vi dico, non vuò che l'affetto
tradisca il rispetto che vuol l'onestà.
Cessate... lasciate... Così non si fa.
(parte)
Il Marchese, poi Tagliaferro.
IL MARCHESE
Ah! costei mi ha incantato,
e sono più che non era innamorato.
Certo, quando io ci penso,
sposar femmina vil non mi conviene.
Ma è sì bella e gentil... ma le vuo' bene.
TAGLIAFERRO
Chi star casa?
IL MARCHESE
Signor?...
TAGLIAFERRO
Chi star patrone?
IL MARCHESE
Son io, per obbedirla.
TAGLIAFERRO
Je fol parlar...
IL MARCHESE
Son qui, sono a servirla!
TAGLIAFERRO
Star fostra signoria
della casa patron?
IL MARCHESE
La casa è mia.
TAGLIAFERRO
Star molto che patron?
IL MARCHESE
Degl'anni assai;
da mio padre, signor, l'ereditai.
TAGLIAFERRO
Je recordar; mi stato
in fostro marchesato
quando per querra star tateschi Italia.
Qua recordar che picchla racazzina
per marcia afer perduta,
e mai più picchlina afer feduta.
IL MARCHESE
Una figlia perdeste?
TAGLIAFERRO
Jò, mainher,
figlia de mio patrone,
qua restata con matre;
star fenuto nemiche, e so picchetto
batter de nostra marcia... come dir?
Retroguardia. E pavura
fatto matre morir; persa creatura.
IL MARCHESE
Quanti anni saran?
(con agitazione)
TAGLIAFERRO
Star finti, e più.
IL MARCHESE
Ah ditemi, monsieur...
TAGLIAFERRO
Je monsieur? Star tatesco, e non monsieur.
A tatesco dir: herr; non dir mai più
a tatesco monsieur.
IL MARCHESE
Ditemi, herr:
la perduta figliola avea nel seno
macchia di color blo?
TAGLIAFERRO
Macchia di vain, jò.
IL MARCHESE
Cecchina fortunata!
La fanciulla, signor si è ritrovata.
TAGLIAFERRO
Oh, mainssozz! Dofe star?
IL MARCHESE
In casa mia.
TAGLIAFERRO
Bas ist?
IL MARCHESE
È qui con me.
TAGLIAFERRO
Mariandel dof'è?
IL MARCHESE
Ah, venite, signor. Voi la vedrete.
Non so dove mi sia. Tutto saprete.
Seguitemi, monsieur.
(s'incammina)
TAGLIAFERRO
Ah, tartaifle, mainher! Nix dir: monsieur.
IL MARCHESE
(torna indietro)
Ma di grazia, signore,
il padre della figlia
si può saper chi sia?
TAGLIAFERRO
Star colonello de cafalleria.
IL MARCHESE
Oh, me felice! Andiamo.
(s'incammina poi torna indietro)
Dite: il vostro padrone
è cavalier?
TAGLIAFERRO
Tartaifle! Star barone!
IL MARCHESE
Ah, venite con me.
TAGLIAFERRO
Sì, fol fenir.
(s'incammina, poi lo tira indietro)
Calantome, sentir:
afer bon trinche vain?
IL MARCHESE
Sì, venite.
TAGLIAFERRO
Subite fol fenir.
(come sopra)
Calantome, sentir:
Mariandel star bella?
IL MARCHESE
Mariandel
è il nome vero della figlia?
TAGLIAFERRO
Jò.
IL MARCHESE
Vederete una figliola,
la raccolse bambina,
fu chiamata Cecchina.
Mi chiedete s'è bella? Io vi rispondo
che più bella di lei non vidi al mondo.
TAGLIAFERRO
Ah, star furbo talian!
IL MARCHESE
Dirovvi, poi,
dirovvi un mio pensier.
TAGLIAFERRO
Ah, star furbo talian, main libreher!
[N. 20 - Aria del Marchese]
IL MARCHESE
Vederete una figliola
che diletta, che consola.
I suoi occhi son due stelle,
quel visin due rose belle:
non si può bramar di più.
Ah, venir, venir, monsieur.
No, mainher. Non v'adirate,
quella spada non toccate.
Amicizia voler far:
trinche vain e allegri star.
(partono)
Recinto d'alberi.
Cecchina sola.
[N. 21 - Recitativo e aria di Cecchina]
Almen fra queste piante
avrò un po' di riposo. Ah, son sì stanca
di sofferir gl'insulti
della nemica sorte,
che son costretta a desiar la morte.
Pria di morire almeno,
povera sfortunata,
se potessi saper da chi son nata!
Parmi che soffrirei
ogni pena con pace, ogni dolore,
se abbracciar mi potesse il genitore.
Ma vano è il sospirar; vano, infelice,
è il desio che m'ingombra.
Vuò sedere a quest'ombra. Almen venisse
a ristorar quest'alma
di sonno lusinghier la dolce calma.
(siede)
Vieni, il mio seno
di duol ripieno,
dolce riposo,
a consolar.
(s'addormenta)
Il Marchese e Tagliaferro.
(osservano Cecchina che dorme, sottovoce tra di loro)
IL MARCHESE
Ecco, dorme Cecchina.
TAGLIAFERRO
Pofra picchlina!
IL MARCHESE
Già sapete
tutto quel che ha passato,
ogni travaglio suo già vi ho narrato.
Lasciamola dormire.
TAGLIAFERRO
(amorosamente verso Cecchina)
Jò, mainssozz.
IL MARCHESE
Quand'ella si risvegli,
tutto da me saprà. Voglio al fattore
parlare intanto, perché pronto e lesto
sia per le nozze mie. Ritorno presto:
senza di me, vi prego
non le parlar. Voglio essere presente
alla sorpresa sua. Ritornerò.
Mi raccomando.
TAGLIAFERRO
Jò.
IL MARCHESE
Giubilo di contento. Addio, monsieur.
TAGLIAFERRO
(in collera)
Tu pist ainor.
IL MARCHESE
Non lo dirò mai più.
(parte)
Tagliaferro e Cecchina che dorme.
TAGLIAFERRO
Quanto star consolato
mio patron colonello,
che Mariandel trofato!
CECCHINA
(sognando)
Padre mio, dove sei tu?
Vieni a me...
TAGLIAFERRO
Mariandel mi chiama?
Star dorme ancora. Sì, dormir, picchlina.
CECCHINA
Al mio sen.
(dormendo apre le braccia)
TAGLIAFERRO
Ti foler? je fenir... Star pur bellina!
(s'accosta)
Sandrina e Paoluccia in lontano osservando Cecchina e Tagliaferro; poi il Marchese.
CECCHINA
(dormendo)
Il mio cor... puoi consolar.
TAGLIAFERRO
Oh, povero tatesco, mi sentir...
Puh! non saver mi dir.
(Paoluccia e Sandrina si accennano fra di loro di aver veduto, e si avvicinano)
CECCHINA
(dormendo)
Caro padre, per pietà.
TAGLIAFERRO
Poferina, dormir, cercar papà.
SANDRINA
Bravo, signor soldato!
PAOLUCCIA
Qui come siete entrato?
CECCHINA
(si desta)
Ahi! dove sono?
TAGLIAFERRO
Femmine, che foler?
PAOLUCCIA
(a Sandrina)
Gli piace il buono!
CECCHINA
(a Sandrina)
Questo signor chi è? Come si appella?
SANDRINA
Povera sfacciatella
è da te sconosciuto?
PAOLUCCIA
Eh, non serve mentire. Abbiam veduto.
CECCHINA
Non intendo, che dite?
PAOLUCCIA
Oh, brava in fede mia!
SANDRINA
(a Tagliaferro)
Così vossignoria,
bel bello, in questo loco
co' la ragazza si diverte un poco.
TAGLIAFERRO
Femmine, cosa entrar?
CECCHINA
Io non so niente.
SANDRINA
Eh, abbiam veduto!
PAOLUCCIA
Povera innocente!
[N. 22 - Quintetto, finale II]
SANDRINA E PAOLUCCIA
Sì, signora, di lassù
si è veduto che quaggiù
col soldato fortunato
si badava a divertir.
CECCHINA
Sventurata, io mi sognai...
Cosa dite? Come mai?
Ah, mi fate tramortir!
TAGLIAFERRO
Questa giovane star mia,
e foi altre passa fia.
Star patron de qua fenir.
CECCHINA
(a Tagliaferro)
Ma chi siete?
TAGLIAFERRO
Star soldato...
SANDRINA E PAOLUCCIA
È un amante.
TAGLIAFERRO
Star mandato...
SANDRINA E PAOLUCCIA
Si è veduto.
TAGLIAFERRO
Lasciar dir!
Colonello...
SANDRINA E PAOLUCCIA
Non lo credo.
TAGLIAFERRO
...mi mandato...
SANDRINA E PAOLUCCIA
Non è vero.
TAGLIAFERRO
...per trofar...
SANDRINA E PAOLUCCIA
Non sa che dir.
TAGLIAFERRO
Maledette, lasciar dir!
CECCHINA
Io non so...
SANDRINA E PAOLUCCIA
Sappiamo noi!
CECCHINA
Io dormia...
SANDRINA E PAOLUCCIA
Celar non puoi.
CECCHINA
Non so niente.
SANDRINA E PAOLUCCIA
A che mentir?
TAGLIAFERRO
Maledette, lasciar dir!
SANDRINA E PAOLUCCIA
Oh che ardita!
Che briccone!
Il padrone
lo saprà.
CECCHINA E TAGLIAFERRO
Non paventa,
l'innocenza:
l'insolenza
finirà.
IL MARCHESE
(sopraggiungendo)
Ah, Cecchina è risvegliata!
Sarà tutta consolata,
più timor non averà.
CECCHINA
Ah, signor...
SANDRINA E PAOLUCCIA
La sfacciatella...
TAGLIAFERRO
Je star qui...
SANDRINA E PAOLUCCIA
Co' la sua bella...
CECCHINA
Non so niente!
SANDRINA E PAOLUCCIA
È innamorata.
TAGLIAFERRO
Poferina!
SANDRINA E PAOLUCCIA
Era abbracciata!
CECCHINA E TAGLIAFERRO
Non è vero.
SANDRINA E PAOLUCCIA
Signor sì!
E l'amico è questo qui.
IL MARCHESE
(a Sandrina)
Abbracciata?
SANDRINA
Sì, signore.
IL MARCHESE
(a Paoluccia)
Coll'amico?
PAOLUCCIA
Ella è così.
IL MARCHESE
(a Sandrina)
Coll'amico?
SANDRINA
Castigatela.
IL MARCHESE
(a Paoluccia)
Abbracciata?
PAOLUCCIA
Via cacciatela.
(il Marchese resta sospeso)
CECCHINA, SANDRINA, PAOLUCCIA E TAGLIAFERRO
Cosa pensa? che dirà?
IL MARCHESE
(a Sandrina e Paoluccia)
Donne mie, non me ne importa.
Il soldato so chi è:
e se non importa a me,
non vi avete da scaldar.
SANDRINA E PAOLUCCIA
Bravo! Bravo!
TAGLIAFERRO
Viva! Viva!
CECCHINA
(al Marchese)
Il soldato vada via.
IL MARCHESE
(a Cecchina)
Anzi voglio che ci stia,
e di qua non ha d'andar.
SANDRINA E PAOLUCCIA
(al Marchese)
Buon pro faccia, padron mio!
(a Tagliaferro)
Buon pro faccia al corazzier!
IL MARCHESE E TAGLIAFERRO
Insolenti, temerarie!
SANDRINA E PAOLUCCIA
Questa qui la vuò goder!
IL MARCHESE
(prende la mano a Cecchina)
Mano a me.
CECCHINA
Signore no.
IL MARCHESE
Io comando, e così vuò!
(Tagliaferro prende la mano a Cecchina)
SANDRINA E PAOLUCCIA
(al Marchese)
Bravo, bravo! dividete...
IL MARCHESE E TAGLIAFERRO
Via, tacete, disgraziate!
Rispettate questa qui.
SANDRINA E PAOLUCCIA
Bravo, bravo, signor sì!
IL MARCHESE E TAGLIAFERRO
Consolata, fortunata,
la Cecchina goderà.
CECCHINA, SANDRINA E PAOLUCCIA
Oh, che rabbia ch'ho nel petto!
Che dispetto che mi fa!
Il Marchese e Tagliaferro conducono via Cecchina.
Appartamenti terreni corrispondenti al giardino.
La Marchesa Lucinda, il Cavaliere Armidoro e Paoluccia.
PAOLUCCIA
Sì, signori, vi dico:
è una cosa da ridere. Il padrone
è tanto di Cecchina innamorato,
e poi la lascia andar con un soldato.
IL CAVALIERE
Convien dir che non l'ami.
LA MARCHESA
O che, pensando
un po' meglio il Marchese ai casi sui,
voglia staccarsi, e maritarla altrui.
PAOLUCCIA
Vi dirò io, signora
quello che convien dir; m'accorderete
ch'ella è la verità:
gli uomini non mantengon fedeltà.
(parte)
La Marchesa, il Cavaliere Armidoro, poi il Marchese.
LA MARCHESA
Armidoro, sentite? È cosa vera
quella che disse or or la cameriera?
IL CAVALIERE
È verissima in molti, in me non già.
LA MARCHESA
(ironicamente)
Oh, voi siete la stessa fedeltà!
IL MARCHESE
Orsù, signori miei,
permettetemi un poco
che vi parli il cuor mio schietto e sincero
da amico, da fratel, da cavaliero.
Voi siete innamorati:
non so che dir, vi scuso,
ma l'affare vorrei lesto e concluso.
LA MARCHESA
Ciò dipende da voi.
IL CAVALIERE
Basta che meglio
io vi veda pensar, Marchese mio.
IL MARCHESE
Oggi senz'altro mi marito anch'io.
LA MARCHESA
E la sposa chi è?
IL MARCHESE
Una baronessa,
figlia d'un colonnello
tedesco di nazione,
che distinto si è sempre in ogni azione.
LA MARCHESA
Sarà poi ver?
IL MARCHESE
Sicuro.
IL CAVALIERE
Si può sperar?
IL MARCHESE
Da cavalier lo giuro.
LA MARCHESA
E Cecchina?
IL MARCHESE
Ho trovata
un'altra giardiniera.
LA MARCHESA
E come fu?
IL MARCHESE
Cecchina in casa mia non serve più.
IL CAVALIERE
Amico, non vorrei
che di lei, che di me prendeste gioco.
IL MARCHESE
Mi conoscete poco:
son cavalier d'onore.
Non facciamo su questo altri contrasti:
vuò sposare una dama, e ciò vi basti.
(parte)
La Marchesa ed il Cavaliere Armidoro.
IL CAVALIERE
Lode al ciel, son contento.
LA MARCHESA
Anch'io son lieta.
Finito è ogni sospetto.
IL CAVALIERE
La vostra man per mio ristoro aspetto.
[N. 23 - Aria del Cavaliere Armidoro]
Chi più di me contento
vider le stelle amiche?
Termine avrà il tormento;
lieto il mio cor godrà.
In quelle luci amate,
in quel vezzoso ciglio,
dopo le pene andate
il suo riposo avrà.
(parte)
La Marchesa, poi Sandrina.
LA MARCHESA
Ah, non credea sì presto
dover giungere al fin de' miei timori:
ah, non credea gli amori
spenti sì presto del germano acceso.
SANDRINA
Signora, avete inteso?
LA MARCHESA
Qual novità, Sandrina?
SANDRINA
Questa sera il padron sposa Cecchina.
LA MARCHESA
Ohimè! Come lo sai?
SANDRINA
Or ora penetrai
che al fattore ha ordinato
per le nozze un magnifico apparato.
LA MARCHESA
Questo sarà per me.
SANDRINA
No, no, signora;
l'ha ordinato per lui: lo seppi or ora.
LA MARCHESA
Ma s'ei sposa una dama!...
SANDRINA
Eh, padroncina,
sposerà una pedina.
LA MARCHESA
Ei l'ha giurato!
SANDRINA
Giuri pur quanto vuole;
donne qui non ci sono
fuor della giardiniera;
chi sposerà, se vuol sposar stassera?
LA MARCHESA
Ah, tu mi poni in core
un novello timore, un nuovo affanno,
ma non voglio temer sì nero inganno.
[N. 24 - Aria della Marchesa]
Sento che il cor mi dice:
«Spera, sarai felice,
non dubitare ancor.
Non è nemico amor
di chi è fedel così.
Spera, verrà quel dì:
non dubitare ancor.»
(parte)
Sandrina, poi Mengotto.
SANDRINA
Rider mi fa; si crede
che il padron dica il vero.
MENGOTTO
È ver, Sandrina,
quel che ho sentito a dir?
SANDRINA
Cosa intendesti?
MENGOTTO
Che il padron da Cecchina
siasi già distaccato:
che una dama sposare ha destinato.
SANDRINA
Quel che ti posso dir, Mengotto, è questo:
ch'egli sposa Cecchina, e lo fa presto.
MENGOTTO
Ma se...
SANDRINA
Chi te l'ha detto?
MENGOTTO
Il disse or ora
il Cavalier che sposa la signora.
SANDRINA
Non è vero! Il padrone, innamorato,
la sorella deride ed il cognato.
MENGOTTO
Oh, povero Mengotto!
SANDRINA
Poverino!
Tu resti senza amante: in caso tale
non potresti di me far capitale?
MENGOTTO
Mi prenderesti tu?
SANDRINA
So che no 'l meriti,
che sei un traditore,
ma... si potrebbe dar.
Son di buon core.
[N. 25 - Aria di Sandrina]
Son tenera di pasta,
son docile di cor.
Una parola basta,
mi basta un po' d'amor.
Oh, povero Mengotto,
barone, furbacchiotto;
lo so, che non lo meriti:
ma ti vuò bene ancor.
(parte)
Mengotto solo.
[N. 26 - Aria di Mengotto]
Mi spiaceria pur tanto
perder la mia Cecchina, ma pazienza:
voglio una sposa, e non ne vuò star senza.
Poco più, poco meno,
quando intorno non han certe magagne,
son le femmine poi tutte compagne.
Vedo la bianca,
vedo la bruna,
so che ciascuna
sa innamorar.
Quelle più docili
fan giubilar,
quelle più perfide
fan sospirar.
Ma la consorte
cavasi al lotto,
ed è una sorte
l'indovinar.
(parte)
Il Marchese e Tagliaferro.
IL MARCHESE
La povera fanciulla
ancor non ne sa nulla;
ci è sfuggita di mano a tutt'e due,
e si è rinchiusa nelle stanze sue.
TAGLIAFERRO
Je fol feder, je fol parlar.
IL MARCHESE
Adesso
l'ho mandata a chiamar per una donna
ch'è di sua confidenza. Questa donna
è quella che trovata
l'ha sulla strada già vent'anni in punto.
Confronta quel che dite,
confrontano le lettere mostrate,
anche il segno confronta. Al certo è dessa.
La mia cara Cecchina è baronessa.
TAGLIAFERRO
Nain Cecchina: Mariandel.
IL MARCHESE
Sì, Marianna,
ho capito benissimo.
Oh, Marianna, mio ben! Son contentissimo.
TAGLIAFERRO
Fol feder, vol parlar: poi andar subite
con patron colonello in Ongheria
per combatter Turchia. No poder star
se testa no tagliar. Esser io state...
ana, zoà, trai campagne bon soldate.
[N. 27 - Aria di Tagliaferro]
Ah, comme tutte je consolar
quando nemico testa tagliar!
Quando fascina porta trincera,
quando cornetta porta bandiera,
quando cannona sente fa bu,
fatta la breccia, subite su.
Spata alla mano sempre menar.
Ih, che la querra me consolar.
Ih, che contento sempre mi star.
(parte)
Il Marchese solo, poi Cecchina.
IL MARCHESE
Il valor militare
è una bella virtù,
ma stare a casa mia mi piace più.
Ora poi che Cecchina
posso sposar senza oltraggiar degl'avi
la gloriosa memoria,
parmi aver riportato una vittoria.
CECCHINA
Ah, signor, mio malgrado
son sforzata a venir. Che comandate?
IL MARCHESE
(Voglio prendermi gioco
e poi darle la nuova a poco a poco.)
CECCHINA
Se vi posso obbedir...
IL MARCHESE
Bene, vorrei
che di vari colori
andaste un mazzo a preparar di fiori.
CECCHINA
Vi obbedirò.
IL MARCHESE
Fermate;
quel che ne voglio far non domandate?
CECCHINA
Obbedirvi soltanto è il dover mio.
IL MARCHESE
Se no 'l chiedete voi, ve 'l dirò io:
han da servir quei fiori
per la sposa ch'io prendo.
CECCHINA
(Oh, fiero duolo!)
IL MARCHESE
Vi do pena per ciò?
CECCHINA
Me ne consolo.
(con mestizia, e vuol partire)
IL MARCHESE
(la ferma)
Piano, Cecchina mia
non chiedete la sposa almen chi sia?
CECCHINA
Io no 'l deggio saper.
IL MARCHESE
Sì, più d'ogni altra
lo dovete saper anzi voi stessa.
Ehi! sposo una tedesca baronessa.
CECCHINA
Con licenza, signor...
(vuol partire)
IL MARCHESE
No, no, sentite.
Il suo nome è Marianna. È tanto bella
e le vuò tanto bene, e le sarò
tanto, ah, tanto fedele,
tanto l'adorerò...
CECCHINA
(con forza)
Basta, crudele!
Più non resiste il cor: schernirmi poi...
IL MARCHESE
Baronessa, mio bene, ah, siete voi!
(la prende per la mano, e si getta a' suoi piedi)
[N. 28 - Duetto]
La baronessa amabile,
idolo mio, sei tu.
Sposina mia adorabile,
cara, non pianger più.
CECCHINA
Cecchina miserabile!
Gioco si prende ancor?
Almen delle mie lacrime
senta pietade il cor.
IL MARCHESE
Ah, ch'io ti dico il vero.
CECCHINA
Ah, tanto ben non spero.
CECCHINA E IL MARCHESE
Stelle, pietose stelle,
voi disvelate il ver.
IL MARCHESE
Cara venite, qui.
CECCHINA
Non vuò morir così.
IL MARCHESE
Tu sei di sangue nobile:
tutto ti narrerò.
CECCHINA
Non m'ingannate, oh barbaro!
Ah, non vi credo, no.
IL MARCHESE
Vent'anni sono
foste trovata
qui, abbandonata
da un colonnello
per il macello
che fe' la guerra
su questa terra:
e un segno avete,
si sa chi siete:
Marianna è il nome,
questo si sa...
CECCHINA
Piano, signore,
per carità.
Con tante cose
io mi confondo,
son fuor del mondo:
cosa sarà?
IL MARCHESE
Il genitore
uom di valore
ch'è in Ungheria,
manda il soldato
che vi ha lasciato,
per ricercarvi,
per consolarvi
venuto qua.
CECCHINA
Piano, signore,
per carità.
Ahi, che mi sento
il cor nel petto
per il timore,
per il diletto...
Non so pensare,
non so parlar.
IL MARCHESE
Allegramente,
cara sposina!
CECCHINA
Non son Cecchina?
IL MARCHESE
Siete Marianna,
la baronessa.
CECCHINA
Vi posso credere?
Posso sperar?
IL MARCHESE
Vi dico il vero:
son cavaliero,
e la mia sposa
non vuò ingannar.
CECCHINA
Ah, sento un giubilo
che a poco a poco
vuol prender loco
dentro il mio cor.
IL MARCHESE
Dammi la mano.
CECCHINA
Ah, non vorrei...
IL MARCHESE
Quella tu sei.
CECCHINA
Quello sei tu.
CECCHINA E IL MARCHESE
Ahi, che mi moro,
non posso più.
È tal contento
quello ch'io sento,
che gioia simile
mai non vi fu.
Sorte felice
goder mi lice...
Care catene,
pene non più.
(partono)
Salone magnifico con colonnati, statue e portali laterali.
La Marchesa, il Cavaliere Armidoro, Sandrina, Paoluccia e Mengotto.
LA MARCHESA
(al Cavaliere)
Possibil che c'inganni
il Marchese così?
IL CAVALIERE
Non crederei.
Come ei merta, se è ver, lo tratterei.
SANDRINA
Io ci scommetto un occhio
che nasce questo caso.
PAOLUCCIA
Ed io, signora, ci scommetto il naso.
MENGOTTO
Ed io son d'opinione
che capace di ciò non sia il padrone.
LA MARCHESA
Sarebbe un'enormissima viltà.
IL CAVALIERE
Eccolo ch'egli vien.
LA MARCHESA
Si sentirà.
Il Marchese e detti.
IL MARCHESE
Animo! Già son pronti i testimoni:
si concludano i nostri matrimoni.
LA MARCHESA
Dov'è la vostra sposa?
IL MARCHESE
Signora, non temete:
non è molto lontan: la vederete.
IL CAVALIERE
Marchese, se il pensiere
aveste di scherzar...
IL MARCHESE
Son cavaliere.
Aprasi quella porta, venga fuori
la mia sposa alemanna,
baronessa Marianna.
S'apre la porta.
Cecchina servita di braccio da Tagliaferro, e detti.
SANDRINA
L'ho detto?
PAOLUCCIA
Eccola appunto.
LA MARCHESA
(al Marchese)
Ah, mentitore!
IL CAVALIERE
(al Marchese)
Voi cavalier?
IL MARCHESE
Son cavalier d'onore.
Questa è la dama: e ch'io mentir non soglio,
leggerete le prove in questo foglio.
(dà un foglio al Cavaliere, il quale in disparte lo legge piano alla Marchesa)
TAGLIAFERRO
E chi no star fidato,
je, tartaifle, profar da bon soldato...
(toccando la spada)
SANDRINA
(spaurita)
Io lo credo, signor.
PAOLUCCIA
(come sopra)
Lo credo anch'io.
SANDRINA
Ebben, Mengotto mio
cosa mi dici tu?
MENGOTTO
Se in isposo mi vuoi, tocca pur su.
(si dànno la mano)
IL CAVALIERE
Veduto ho quanto basta.
LA MARCHESA
Che sia poi tutto vero?
IL MARCHESE
Maraviglio di voi: son cavaliero.
TAGLIAFERRO
Je star Taice onorato
e a mio fianco portar spata soldato.
LA MARCHESA
Non più, non più: m'accheto.
IL CAVALIERE
Sì, sposatela pur, che anch'io son lieto.
CECCHINA
Ah, signori, vorrei
far i doveri miei: ma ho ancora il core
fra la gioia confuso e fra il timore.
[N. 29 - Ottetto, finale III]
IL MARCHESE
Porgetemi la destra,
sposina mia vezzosa.
CECCHINA
Sarò felice sposa,
ma umile ognor sarò.
LA MARCHESA
(a Cecchina)
Cognata, a voi m'inchino.
IL CAVALIERE
(a Cecchina)
Madama, non v'incresca...
TAGLIAFERRO
No star madama
ché star tatesca.
CECCHINA
Vi prego perdonarmi
e amarmi di buon cor.
SANDRINA E PAOLUCCIA
(a Cecchina)
Perdono a noi, signora.
CECCHINA
Sì, vi vuò bene ancora.
MENGOTTO
Ed io vi ho tanto amata!...
Perdon, per carità.
CECCHINA
A te sono obbligata,
conosco l'onestà.
TUTTI
Scenda Cupido
dio degl'amori,
gli amanti cuori
venga a legar.
E il bel diletto
d'un vero affetto
no, non si veda
mai terminar.
Fine del libretto.
Generazione pagina: 14/01/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
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