UN CAPRICCIO DI DONNA
Melodramma serio.
Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.
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Libretto di Antonio GHISLANZONI.
Musica di Antonio CAGNONI.
Prima esecuzione: 10 marzo 1870, Genova.
Personaggi:
Giacomo VANSEN pastore ottuagenario |
basso |
COSTANZA Vansen, figlia di Giacomo |
soprano |
MARTA orfanella svizzera |
soprano |
La CONTESSA d'Egmont |
soprano |
Il CONTE d'Egmont |
baritono |
GIULIANO Daville, pittore |
tenore |
Il MARCHESE d'Arras |
basso |
Una DAMIGELLA |
soprano |
Pastori, Contadinelle svizzere, Fanciulli e Fanciulle, Dame, Signori, Cortigiani, Maschere, Crestaie, ecc.
La scena del prologo ha luogo in un villaggio della Svizzera.
I tre atti che seguono, a Parigi.
Epoca, Luigi XV.
Interno della casa del pastore Vansen.
Un gran camino a sinistra. A destra una porta che mette sulla via. Piccola porta a sinistra. Nel fondo della scena una scalinata di pochi gradini che fa capo alla porta di una sala. Dinanzi al camino una tavola rustica. Quadri appesi alle pareti.
Vansen seduto presso la tavola. Costanza, Donne e Famigli che vanno e vengono.
VOCI LONTANE
Venite, pastori,
fanciulle, venite ~
al santo vegliardo
festosi accorriam!
COSTANZA
(appressandosi a Vansen)
Odi? Di lieti cantici
risuona il pio villaggio;
qui fra un istante a porgerti
il consueto omaggio,
gli amici interverranno...
VANSEN
(con tristezza)
Un anno... ancora un anno,
che nell'oblio dei secoli
oggi tramonterà!...
COSTANZA
Lieto non sei...
VANSEN
La predica
sto meditando... forse
l'ultima...
COSTANZA
Che mai dici?
Padre tu sei degli orfani,
angiol degli infelici...
ai desolati, ai miseri
iddio ti serberà.
VOCI DI FUORI
Al santo pastore
festosi accorriam;
d'omaggio, d'amore
tributi rechiam!
COSTANZA
Son dessi!...
VANSEN
La famiglia
si aduni...
COSTANZA
(appressandosi alla scalinata)
Olà... venite...
fanciulli... che più indugiasi?...
(esce per un istante)
VANSEN
(ai famigli)
E voi le porte aprite...
Infondimi, o signore
sensi di pace e amore:
fa' che i miei detti un balsamo
versino a tutti i cor!
Costanza discende dalla gradinata tenendo per mano due Fanciulli.
Marta, Carlotta conducono parimenti dei Fanciulli che recano doni al vecchio Vansen.
Dalla porta laterale entrano Contadini e Contadine abbigliati a festa.
TUTTI
Viva il nostro pastore... evviva il padre
del villaggio!...
COSTANZA
(ai fanciulli)
Pian piano... ad uno, ad uno
i vostri doni offrite.
VANSEN
Qui tutti, o figli miei...
CORO
Li benedite!
DONNE
La man del vegliardo,
fanciulli baciate:
fidente lo sguardo
ver esso levate ~
la santa parola,
che molce e consola,
dal labbro divino
vi scenda nel cor.
UOMINI
L'alpi nevose
non danno rose,
nudo è l'ostello
dal poverello.
Unica gemma,
unico fior
noi qui rechiamo
pace ed amor.
VANSEN
(levandosi in piedi)
Co' la famiglia mia qui veggo accolta
l'altra famiglia che mi diè il signor:
questo povero vecchio anche una volta
vi benedice con paterno amor.
Di angosce e di miserie è pieno l'anno
finché dura l'esilio di quaggiù;
ma d'immenso conforto nell'affanno
a chi soffre, a chi piange è la virtù.
Ogni macchia di colpa si cancelli
al mio piè si deponga ogni rancor;
con un bacio chiamatevi fratelli,
e la fede si avvivi in ogni cor.
UOMINI
Noi sempre ci amerem come fratelli,
come ci amate voi, santo pastor.
DONNE E FANCIULLI
Ogni traccia di duolo si cancelli,
senza rimorsi non ha lutti il cor.
MARTA
(Che spero io più? Non fia che si cancelli
l'onta mia, la mia colpa, il mio dolor.)
(tutti si alzano)
VANSEN
Ed ora, o figli miei,
a sciogliere una prece
nell'oratorio entrate.
TUTTI
Andiam!...
VANSEN
Qui poi,
giusta l'antico rito,
a fraterno convito
insiem ci assideremo,
finché non suoni l'ora
che dell'anno novel segni l'aurora...
E anche per me pregate,
cui vietan gli anni gravi
e l'inferma salute
di seguirvi...
DONNE
(ai fanciulli)
Venite!
(tutti escono meno Marta che si arresta sulla soglia)
Vansen, e Marta.
MARTA
(Indegna ormai
son di viver con essi...)
VANSEN
(a Marta)
E tu, o figliola...
coi fratelli a pregar perché non vai?
MARTA
Perché... Deh! Non chiedetelo...
Io son troppo infelice...
VANSEN
Lo so...
MARTA
(atterrita)
Voi!
VANSEN
Tutto al vigile
mio cor paterno dice
che soffri...
(prendendola per mano)
Vieni, o figlia,
svelami il tuo martir.
MARTA
(Non oso alzar le ciglia...
O dio, vorrei morir!)
VANSEN
Da qualche mese ~ la luce bella
delle tue guance ~ si scolorì;
mutato hai volto ~ modi, favella...
non sei più quella ~ che fosti un dì.
E a me il segreto ~ che ti divora,
che ti distrugge... ~ celar vuoi tu?
Parlami, o figlia...
(la conduce presso la seggiola dove si asside)
MARTA
(prostrandosi alle ginocchia di Vansen)
~ Questa dimora
della innocenza ~ della virtù
fuggire io debbo!...
VANSEN
(sorpreso)
Marta!... (Che intendo!)
Povera figlia!...
MARTA
Perduta io son.
VANSEN
(levandosi in piedi)
Cielo!... Perduta!...
(giungendo le mani, ricade sulla seggiola)
Dio del perdon!...
Come a tua madre ~ favelleresti
parlami, o Marta... ~ il reo chi fu?
MARTA
Uno straniero...
VANSEN
Dove il vedesti?...
Quali speranze ~ nutrir puoi tu?
MARTA
Si chiamava Giuliano... era venuto
fin da Parigi... un giovane pittor...
Un giorno nella selva era seduto...
là ci incontrammo... e mi parlò d'amor.
Il suon della sua voce era sì grato
che io per esso obliai tutto il creato!
Farmi sposa, tornando, ei promettea...
mi baciò in volto, pianse... e poi partì...
Ed io sempre nei sogni lo vedea...
ma più nuove non ebbi da quel dì.
Per sei mesi così dovei soffrire...
e talvolta ho creduto di morire.
VANSEN
Sventurata!
MARTA
Or che tutto vi svelai...
ditemi, o padre che poss'io tentar?...
VANSEN
Al ciel chiedi l'oblio...
MARTA
Già l'implorai
più volte, e ancora no 'l potei scordar...
VANSEN
Qui attendimi ~ a pregar cogli altri anch'io
vado ~ ispirarmi solo può il signor.
Figlia, non disperar ~ ti affida in dio...
MARTA
Ma voi?...
VANSEN
Mi abbraccia! ~ io ti son padre ancor.
(si abbracciano, indi Vansen si allontana a passo lento)
VOCI INTERNE
Vieni... le menti illumina
o spirto creator...
tergi le colpe: ai reprobi
desta il rimorso in cor.
Marta sola.
No... no! D'altri il consiglio
non può venirmi... Al desolato core
sempre più forte parlerà la voce
dell'immenso amor mio...
e la voce d'amor voce è di Dio!
Io partirò... sì... troverò il cammino
per giunger presso a lui... Vedrà il mio pianto...
egli pur dovrà amarmi... io l'amo tanto!
(entra nelle stanze)
VOCI DALLA CHIESA
Guida fra i ghiacci e i triboli
lo stanco pellegrin,
ond'ei raggiunga incolume
la meta del cammin.
MARTA
(ricomparisce ravvolta in una mantelletta con un piccolo fardello nelle mani)
Addio... ti lascio ~ casa adorata
dove i primi anni ~ vissi beata...
dove rinvenni ~ grama orfanella,
amor di madre ~ e di sorella...
Dove la voce ~ di un vecchio pio
del ciel... degli angioli ~ mi favellò...
Ah! Il cor si spezza ~ in questo addio...
che il tetro abisso ~ schiuder mi può.
(scrive, e piegato il foglio, lo lascia sulla tavola)
VOCI DALLA CHIESA
Spira coraggio ai trepidi
nell'ora del morir...
MARTA
Or... l'esitare è vano...
Giuliano... o mio Giuliano...
angiolo mio... mio nume,
per te saprò morir!
(esce rapidamente per la piccola porta)
Uomini, Donne, Fanciulli, Vansen, e Costanza.
TUTTI
Allegri! Nel diletto
la notte si consumi!
COSTANZA
(ascende i gradini e apre le grandi porte della sala dove si vede una tavola illuminata)
Venite!...
UOMINI
Quanti lumi!
Lauto sarà il banchetto...
COSTANZA
Fanciulli... avanti!
TUTTI
Evviva...
l'allegra comitiva!
(tutti entrano nella sala. Costanza discende dalla scalinata per offrire il braccio a Vansen)
COSTANZA
E Marta dov'è?
VANSEN
(inquieto)
Nella sua stanza forse...
(chiamando)
Marta!...
ALTRE VOCI
Marta!...
VANSEN
(vedendo la lettera)
Una lettera... Che vedo!...
(legge)
Fuggita!... Ohimè!...
COSTANZA
Fuggita!...
Gran dio!...
VANSEN
(a Costanza)
Silenzio! Qualcheduno accorra
sulle sue tracce...
(porge la lettera a Costanza)
Leggi!... In queste mura
è entrata la sventura...
COSTANZA
Ah! Mi si spezza il cor!
(Vansen cade sulla seggiola col capo fra le mani. Costanza affannata parla sottovoce ad un famiglio)
CORO
(nella sala)
Ciascun gioisca ~ si seppellisca
fra lieti brindisi ~ l'anno che muor!
Lo studio di un pittore.
Porta a sinistra; altra piccola porta nel fondo della scena; tavoli, quadri; un cavalletto per dipingere, sul quale posa un ritratto di donna.
Giuliano che sta dipingendo, coro di Pittori e di Amici.
GIULIANO
(volgendosi agli amici che lo circondano)
Or bene: che vi pare?
CORO
Ecco un tipo ideale!
Impossibile al mondo trovar bellezza uguale.
GIULIANO
Credete? Eppure, in questa beltà meravigliosa
godo di presentarvi la mia futura sposa.
CORO
Ah! Ah!... tu prender moglie! E sul serio lo dici?
GIULIANO
Sul serio...
CORO
Come vedi fai ridere gli amici...
Ah! Ah!...
GIULIANO
(alzandosi)
Vi prego... in grazia... le celie risparmiate.
CORO
Di' che in un chiostro chiuderti e farti abate;
le favole più assurde a tuo capriccio inventa,
noi fingerem di crederle, se questo ti talenta.
Ma che tu prenda moglie...
GIULIANO
(bruscamente)
Finitela, vi dico!
Il ver parlai, chi dubita ancor non m'è più amico.
CORO
E questa irresistibil maga, questa sirena
che al genio tuo volubile vuol metter la catena,
si chiama?
GIULIANO
Stella...
CORO
Il nome davver risponde al viso.
GIULIANO
(con entusiasmo)
Un angelo più puro non vanta il paradiso...
CORO
Dal palazzo reale, dal Louvre una tal stella
è caduta di certo.
GIULIANO
No: povera orfanella...
GIULIANO
Fiore gentil, nel vortice
della città travolto,
giglio dai puri balsami
in sulla via raccolto;
mille ignorati gaudi
nel petto mio versò.
CORO
(sottovoce)
A tal miracolo
creder chi può?
Costui davvero
s'innamorò?
GIULIANO
Brillò fra le mie tenebre
stella dal raggio santo:
la sua beltà fu un'iride,
la sua parola un canto;
dessa al mio stanco genio
l'ali di Dio prestò.
CORO
(sottovoce)
Con egual enfasi
spesso ei parlò,
ma poi qual nebbia
l'amor passò.
GIULIANO
Amici: il vostro incredulo sorriso
assai chiaro mi dice
che voi prendete a scherno
le mie parole... È naturale... è giusto!
Da quel ch'io fui... da quelli che voi siete.
Giudicar non potete
qual sono adesso. Fra sei giorni, spero
cangerete d'avviso... allorché tutti
qui ci uniremo a festeggiar il rito...
CORO
Sta ben!... Sta ben! Tutti accettiam l'invito.
GIULIANO
A domani, miei cari...
CORO
Addio, Giuliano!...
GIULIANO
(mentre gli amici si allontanano)
(Ella non giunge ancora...)
CORO
(nell'uscire)
Il caso è strano!
Giuliano indi la Contessa d'Egmont.
GIULIANO
(riprendendo i pennello e contemplando la tela)
No... vana è l'arte!... In questa effigie muta
non brilla il raggio di innocenza e calma
che sulla fronte le riflette il cielo!
Qui trovo un freddo volto... e assente è l'alma.
(si odono tre colpi leggeri alla porticciuola)
Ecco l'anima alfin!
(corre ad aprire)
CONTESSA
(in abito semplicissimo da modista con un velo bianco sul capo)
Giuliano!...
GIULIANO
Stella!...
Angelo mio!
CONTESSA
Mio ben!
GIULIANO
(fissandola con trasporto)
Sempre più bella!...
CONTESSA
Vedesti mai risplendere
giornata più serena?
D'inusitato giubilo
ho l'anima ripiena...
Ai Pocherons ne attendono
feste, tripudi e canti.
Preziosi son gli istanti:
vieni, Giuliano, usciam!...
Del sol, dell'aure libere
la vita respiriam!
GIULIANO
E alfin tu mi dirai?...
CONTESSA
(con ingenuità)
Sì... tutto io ti dirò...
GIULIANO
E il giorno fisserai?...
CONTESSA
Il giorno fisserò...
CONTESSA E GIULIANO
Fra le piante, tra i fiori loquaci,
nell'ebbrezza dei canti e dei baci,
precorriamo la gioia avvenir! ~
Io darei per quest'ora beata
fin del cielo l'eterno gioir!
Il Conte di Egmont, e detti.
CONTE
CONTESSA
(abbassando prontamente il velo)
Qual voce!... Il Conte!...
GIULIANO
(volgendosi)
Che si vuole da me?
CONTE
GIULIANO
Fama
ch'io non merto...
CONTE
CONTESSA
(Respiro!...)
GIULIANO
(accompagnando il Conte verso la porta)
Qui rivedervi io spero...
CONTE
CONTESSA
(Io son perduta!)
GIULIANO
(Onde mai tal meraviglia?)
(al Conte)
Questa donna conosciuta
forse avete?...
CONTE
GIULIANO
(con indifferenza)
Voi lo credete?
La mia sposa in lei vedete...
CONTE
GIULIANO
Fra pochi dì.
(avvicinandosi alla Contessa)
È di ghiaccio la tua mano...
qual terrore ti colpì?
CONTESSA
(Simulare io tento invano
il terror che mi colpì.)
CONTE
GIULIANO
(inchinandosi)
Nulla...
CONTESSA
(Dall'ansie
respira, o cor!)
CONTE
I suddetti meno il Conte.
CONTESSA
(sollevando il velo e prorompendo in una risata)
Ah! Ah!
GIULIANO
(preoccupato)
Puoi dunque ridere?...
CONTESSA
(prorompendo in una risata)
E chi non rideria?
GIULIANO
(preoccupato)
Ciò che ora udii...
CONTESSA
Sul serio
ci pensi?... È una follia!
Fu un'importuna visita,
e già scordata io l'ho.
(dando il braccio a Giuliano con abbandono)
Ai liberi campi
festosi accorriamo,
uniti voliamo
ai regni del sol.
Siccome farfalle
nell'aure natanti,
quai tortore amanti
che spiegano il vol!
GIULIANO
Ai liberi campi
uniti accorriamo,
sparisca ogni nube
d'affanno e di duol.
Siccome farfalle
nell'aure natanti,
quai tortore amanti
che spiegano il vol!
Il giardino ai Pocherons.
Viale con alberi foltissimi. A sinistra un tavolo circondato da sedili di pietra. Nel fondo della scena diverse coppie di studenti, artisti e soldati che passeggiano, ciascuno co' la sua donna al braccio. Nell'interno musica da ballo.
UOMINI
Danzate! Cantate, fanciulle giulive!
Di danze, di canti l'amore sol vive;
farfalle vezzose ~ suggete le rose,
fin quando vi arrida degli anni l'april!
DONNE
Cantiamo! Danziamo! Fugaci son l'ore
segnate al diletto, segnate all'amore;
farfalle vezzose ~ suggiamo le rose,
fin quando vi arrida degli anni l'april!
(si disperdono)
Marta in abito da modista, indi il Conte di Egmont e il Marchese di Arras.
MARTA
Perché delle sante canzoni native
la dolce armonia nell'alma rivive?
Degli altri la festa ~ più cruda ridesta
la pena fatale che m'arde nel cor.
Ma il pianger che giova? Segnata è la via;
beviamo il diletto, beviam la follia!
Corriamo alla meta che i palpiti acqueta,
che in placido sonno converte il dolor!
MARCHESE
(additando Marta al Conte)
Oh! Ve', una colomba, che forse va in traccia
di liete avventure...
CONTE
MARCHESE
È giovane, è bella... Proviam!...
CONTE
Marta e il Marchese di Arras.
MARCHESE
(avvicinandosi a Marta con galanteria)
Come mai, gentil donzella,
così sola vi aggirate?...
Se il mio braccio non sdegnate,
vi farò da cavalier.
MARTA
Siete amabile, galante...
MARCHESE
(con popolarità)
Hai marito?
MARTA
Son zitella...
MARCHESE
Certo, avrai più di un amante.
MARTA
Che mai dite? ~ No davver!
Voi credete nell'amore?
MARCHESE
Tu non credi, o mia fanciulla?
MARTA
Ma... vi pare? Io credo a nulla...
MARCHESE
Proprio a nulla?... E all'oro?...
MARTA
Ohibò?...
MARCHESE
Se ti offrissi, o bella, il core
che diresti?...
MARTA
Riderei.
MARCHESE
Del denar?
MARTA
Mi sdegnerei...
MARCHESE
Tu sei ricca...
MARTA
Io ricca? No!...
Nella povera stanzetta
io lavoro notte e dì:
quando puro il sol m'alletta,
a danzar io vengo qui.
E qui oblio, fra i lieti balli,
fra le larve del piacer,
le mie genti, le mie valli,
che non deggio riveder.
MARCHESE
Dunque straniera sei?
MARTA
Sono cresciuta
presso Losanna, in povero villaggio...
MARCHESE
Come... e perché a Parigi sei venuta?
MARTA
(sospirando)
Allor la fede m'infondea coraggio...
quando appena in Parigi ho posto il piede...
Il coraggio mancò... mancò la fede!
(musica interna. Marta dà il braccio al Marchese)
MARTA
(vivacemente)
Ma i tristi pensieri
dall'alma sgombriamo!
De' suoni il richiamo
ci invita a danzar!
MARCHESE
Più strana fanciulla
giammai non si vide;
se piange, se ride,
mi fa delirar!
(muovono per uscire)
La Contessa di Egmont che attraversa la scena, e detti.
CONTESSA
(rapidamente)
Ove fuggo?... I miei passi egli seguia...
Riconosciuta forse...
(si allontana)
MARCHESE
(arrestandosi sorpreso)
La Contessa
d'Egmont!
MARTA
La mia rivale!
MARCHESE
(Come mai
sola... con quel vestito... a una tal festa?...)
MARTA
Ah! Nel vederla, un brivido di morte
mi corse per le vene...
MARCHESE
(a Marta)
Al ballo andiamo?
Sì pallida perché?... Tu soffri...
MARTA
Nulla!
Quella giovane conoscete,
o signore?
MARCHESE
Qual v'è dama alla corte
ch'io non conosca?
MARTA
(sorpresa)
Dama?
MARCHESE
Anzi... contessa...
MARTA
Voi di me vi burlate?...
La fidanzata è dessa...
d'un giovane... pittore...
(ritirandosi in disparte, e accennando a Giuliano che s'avanza)
Vedete... ecco lo sposo!
MARCHESE
(ridendo)
Davvero?...
MARTA
(Com'è pallido e pensoso!)
Giuliano, e detti.
GIULIANO
(avanzandosi meditabondo)
Qual poter di avverso fato
nell'abisso mi ripiomba?...
Io l'eliso avea sognato
sovra l'orlo di una tomba...
Ho terror della mia voce
buio immenso il ciel m'appar:
e mi uccide un dubbio atroce
che non oso interrogar.
MARTA
(con dolore)
(Per un'altra... ei soffre e piange...
sol per lei... vivea l'ingrato!...
Pur quel duolo il cor mi frange...
perché molto ho anch'io penato...
Chiesi invano al mondo e a dio
di morire o d'obliar;
non si cangia il fato mio:
viver deggio e deggio amar.)
MARCHESE
Mai non piacquesi la sorte
d'intrecciar casi più strani;
co' le dame della corte
voglio riderne domani...
Questa rosa... questa perla
io sperava conquistar,
e sì tosto ho da vederla
per un altro delirar!
Soldati e Studenti co' le loro Dame a braccio.
Il Conte d'Egmont, e detti. Giovani che recano bottiglie e bicchieri.
CORO
Sia tregua alle danze ~ corriamo al banchetto!
Di nuovo diletto ~ ci inondi il bicchier!...
(gli uomini si dispongono in giro; le donne si pongono a sedere)
MARCHESE
(a Marta)
Sediamo cogli altri ~ la cura affannosa
discaccia o vezzosa ~ rivivi al piacer!
Da brava!...
MARTA
(facendo violenza a sé stessa si avvicina alla tavola)
L'invito ~ mi torna gradito...
Si beva!...
UOMINI
(versando il sciampagna)
Signori, levate il bicchier!...
CONTE
GIULIANO
(riscuotendosi)
Vi ascolto...
(il Conte e Giuliano si allontanano)
CORO
Chi il brindisi intona?
MARCHESE
(Del Conte nel volto
divampa lo sdegno ~ la tresca ei scoprì...)
MARTA
Il calice è pronto ~ versate il liquore!...
MARCHESE
(versando da bere a Marta)
Beviamo!
MARTA
Tocchiamo! ~
MARCHESE
Cangiato è l'umore!
MARTA
Fu nube leggera ~ che tosto sparì!
(con accento convulso)
Evviva la spuma
che inebria e consuma,
che esalta, che uccide,
che l'anima a vol
trasporta nei regni
beati del sol!
TUTTI
Libiamo la spuma
che inebria e consuma,
che l'alma trasporta
nei regni del sol!
MARTA
(come sopra)
Ben giunta l'ebbrezza
che i vincoli spezza
d'un triste passato
vissuto al dolor!
Beviam la follia
che uccide l'amor!
(il coro ripete la strofa)
GIULIANO
(rientrando vivamente commosso)
Che intesi mai!... Quali minacce!... come
qui mi trovo... e perché?... Tutto è mistero...
MARTA
Giuliano!... Ancora lui!... Compagne... amici...
si ricolmin le tazze... ed il licor
ogni cura, ogni affanno ammorzi in cor!
MARTA
(come sopra)
Beviamo! Cantiamo!
La terra scordiamo...
L'amore è una fola
di barbare età:
la fede è parola
che senso non ha...
(il coro lo ripete)
GIULIANO
Qual folle mi aggiro
per tenebra orrenda.
Mi toglie il respiro
l'affanno crudel!
(vedendo Marta e rifuggendo atterrito)
Qui... Marta!... O tremenda
giustizia del ciel!...
Gabinetto da toeletta.
A destra una porta, a sinistra un grande specchio, quattro poltrone di foggia antica.
La Contessa di Egmont. Una Damigella.
CONTESSA
(in piedi dinanzi allo specchio)
Son bella?... Che ti pare?...
DAMIGELLA
Tal... da abbagliar la vista.
CONTESSA
(dopo breve pausa, contemplandosi)
Eh! via! Non mi adulare...
Davvero... non c'è mal!...
Nessuna dama in corte
ha più copiosa lista
di adorator...
DAMIGELLA
Né in Francia
havvi bellezza ugual!
CONTESSA
Eppure, o mia Lisetta,
non son felice...
DAMIGELLA
Voi!...
CONTESSA
Talor mi prende invidia
di te...
DAMIGELLA
Che dite?
CONTESSA
(sospirando)
Ah! Sì...
D'amore ai dolci gaudi
fidarti almen tu puoi,
cantar tue gioie ai liberi
raggi di un lieto dì!
In me lo sguardo vigile
dei cortigiani è intento:
per me delitto è un palpito...
è colpa ogni sospir.
Se mi accarezza un alito
di speme e di contento,
tosto una densa nuvola
mi infosca l'avvenir.
(mutando improvvisamente di umore)
Ma tu... sei commossa! ~ Mia buona ragazza
sul serio mi prendi? No! Sono una pazza!...
È turbin la vita che l'alme trascina...
al gaudio, all'ebbrezza la noia è vicina...
Fuggiamo l'amore che è danno, che è pena...
spezziam la catena, che schiave ci fa!
DAMIGELLA
Ah! Questo è il linguaggio che meglio si addice
a voi giovin tanto, sì bella...
CONTESSA
(con trasporto)
E felice!...
Il Conte di Egmont, e dette.
CONTE
CONTESSA
(trasalendo)
Il Conte!... Voi!...
CONTE
CONTESSA
Lo vedete...
abbigliata son io... Quando vi aggrada...
usciremo...
CONTE
(ad un cenno della Contessa, la Damigella esce)
Il Conte, la Contessa.
CONTESSA
A che degg'io
l'insolito favor?
CONTE
CONTESSA
(con indifferenza)
Davver?...
CONTE
CONTESSA
I passi miei
dunque spiaste! A tanto onore, o Conte,
non ero avvezza...
CONTE
CONTESSA
(ridendo)
Il caso!
Ah! Ah!
CONTE
CONTESSA
(arretrando attonita)
Terror mi fate!
Ma no! La vostra collera
non merta che un sorriso...
Conte, d'Otel la maschera
mal vi si adatta al viso...
Per turpi amori e scandal
siete famoso a corte,
ed osa un tal consorte
di gelosia parlar!
CONTE
CONTESSA
Non vi comprendo...
CONTE
CONTESSA
(Ciel!)
CONTE
CONTESSA
Io!... Che far deggio?...
CONTE
CONTESSA
(Mentir
potrò a tal segno!)
CONTE
CONTESSA
(Che potrei dir?...)
Ah no! Uno scandalo non provochiamo!
CONTE
CONTESSA
Conte!...
CONTE
CONTESSA
Io... l'onor vostro salvar prometto...
tutto alla corte smentir saprò.
CONTE
CONTESSA
(porgendo il braccio al Conte, e parlando con sarcastica galanteria)
Amabil, davvero,
o Conte, voi siete!
D'un tal cavaliero
superba sarò...
Le dame e i mariti
vedendoci uniti,
diran: l'un per l'altro
il ciel li creò.
(partono insieme)
Interno del Louvre.
A destra una galleria con statue e vasi di fiori. A sinistra un ampio scalone praticabile, coperto da verde tappeto e fiancheggiato da alberi artificiali. La scena è scarsamente illuminata. In fondo alla galleria, una porta chiusa.
Giuliano. Apparatori e Domestici.
GIULIANO
(agli apparatori ed ai domestici)
A mezzanotte schiudansi le porte
della gran scala, onde qui possa ognuno
penetrar ~ mi intendeste?
(due o tre apparatori si allontanano)
All'ora istessa
tutta di luce inondisi la via
per cui deve passare
il corteggio real ~ Freschi zampilli
gettino le fontane, e un odoroso,
balsamico profumo
per le sale si spanda. Ai sensi illusi
qui tutto offra l'immagine
d'una bella e festosa primavera...
Tale è del re il comando...
(gli altri apparatori e domestici si allontanano)
Il re può tutto
ciò che vuol... ciò che brama... Ei può colmarmi
di dovizie... di onori...
ma la fede perduta ei non può darmi!
(rimane alcun tempo meditabondo)
Sogno di gloria ~ sogno d'amore...
sublime orgoglio ~ dei lieti dì,
luce del genio ~ fecondatore...
estro divino ~ tutto svanì!
Io d'una larva ~ seguia la traccia...
d'una chimera ~ che mi abbagliò...
a lei fidente ~ stesi le braccia...
essa qual nebbia ~ si dileguò!...
Ma chi è dunque costei? Donde venuta?
Qual malefico genio
l'ha contro me sospinta,
perché l'anima mia
fosse per sempre da sue spira avvinta?...
Una dama di corte! Una di queste
sirene ammaliatrici,
che col fascino reo delle pupille
vi attraggono... vi stringono... ed il core
godono avvelenarvi a stille, a stille! ~
Dama di corte!... Ella... per queste sale
dovrà passare... Io la vedrò... Non una
potrà sfuggire all'occhio mio. ~ Ma poi?...
Che dirle? Con qual core
oserò di affrontarla?... E quale il frutto
che raccoglier potrei? Farla arrossire?...
V'è forse un volto che arrossir qui possa?...
(suona mezzanotte)
Mezzanotte! Alle dame, ai cavalieri
si schiudano le sale del banchetto
fuggiamo!... Ah! No... no 'l posso! ~ Rivederla,
tutto di un sguardo misurar l'abisso
che da lei mi separa...
Ecco il desio tremendo
che mi rugge nel cor... Vieni!... Ti attendo!...
La porta in fondo alla galleria si apre.
Cavalieri e Dame entrano a coppie, e attraversano la scena salendo per la grande scala. Il Marchese d'Arras e la Contessa d'Egmont si danno il braccio. Il Conte d'Egmont a poca distanza dà il braccio ad una Dama. Giuliano in disparte, collocato in maniera che il corteo passi vicino a lui.
CAVALIERI E DAME
(parlano tra loro a voce bassa)
Iº
Vedeste mai spettacolo
più bello e originale?...
IIº
D'aprile i miti zeffiri
spirano in queste sale...
IIIº
Meraviglioso intreccio
di luce e di colori!...
IVº
Note d'amor sussurrano
i ruscelletti e i fiori...
CONTESSA
(sottovoce al Marchese)
Fu un capriccio ~ credetelo...
Marchese...
MARCHESE
(sottovoce alla Contessa)
Fu un error!
CONTESSA
(sottovoce al Marchese)
È ver ma sarà l'ultimo...
MARCHESE
(con galanteria)
Voi mi beate il cor!
CONTESSA
(colpita da terrore alla vista di Giuliano)
Presto!
MARCHESE
Che fu!
CONTESSA
Avanziamoci...
MARCHESE
Perché?...
CONTESSA
(arretrando)
Cielo!... Ei si appressa
a noi...
MARCHESE
Coraggio!...
(Giuliano si avanza verso la Contessa fissando in lei gli occhi smarriti. Sorpresa generale, tutti si arrestano)
CORO
Il giovane
pittore...
GIULIANO
È dessa!... È dessa!...
CORO
Vediamo! Qualche scandalo
qui certo nascerà...
Egli è il famoso artista...
egli è il protagonista
dell'avventura comica
dei Pocherons... Ah! Ah!
CONTESSA
(sottovoce a Giuliano)
Fuggite... allontanatevi...
di me... di voi pietà.
CONTE
GIULIANO
(con accento animatissimo alla Contessa)
Ch'io m'allontani!... Uditemi!...
Saper mi è d'uopo in pria
se ad un fatal delirio
in preda è l'alma mia...
Chi siete voi?...
CONTE
GIULIANO
(alla Contessa)
Il ver costui parlò?...
CONTESSA
Il ver...
(additando il Conte)
Sua moglie!...
GIULIANO
Or... ditemi...
se affatto sconosciuto
vi son...
CONTESSA
Non ho memoria
d'avervi mai veduto...
GIULIANO
Mai!... Dunque iddio m'ha tolto
dell'intelletto il dono...
Un ebete... uno stolto...
un forsennato io sono...
(con passione)
No... voi non siete quella
che amai, che un dì mi amò...
del genio la mia stella
per sempre tramontò!
CORO
Ah! Ah!... L'equivoco
strano è davvero!...
Un tal mistero
chi spiegherà?...
È una commedia
la sua follia...
forse in tragedia
si cambierà...
CONTE
MARCHESE
(ai cavalieri ed alle dame)
Uguali... identiche...
Simili affatto...
in ogni linea,
in ogni tratto...
Conte, se l'altra
voi pur vedeste,
dividereste ~
lo strano error.
CONTESSA
(immobile, sforzandosi di dissimulare la propria agitazione)
Ardea quell'anima
di santo affetto...
Né ardisco volgergli
un guardo... un detto!...
Ah! Di me stessa
quasi ho ribrezzo...
il suo disprezzo
mi strazia il cor...
CONTE
MARCHESE
(a Giuliano sottovoce)
Incauto giovane,
l'ira frenate...
novelli scandali
non suscitate...
Pietà vi prenda
del suo terror!
GIULIANO
(cupamente fissando la Contessa)
Da lei cacciato...
da lei reietto...
né a me rivolgere
pur osa un detto!...
Beltà marmorea,
perfida creta...
ridi... sta' lieta...
salvo è il tuo onor!
CONTE
MARCHESE
(alla Contessa)
Il vostro braccio,
se vi piace...
CORO
La marcia riprendiamo...
ci attendono le mense.
(la Contessa, il Conte e il Marchese si avviano per lo scalone. I cavalieri danno il braccio alle dame per seguirli)
TUTTI
(sottovoce)
(allontanandosi)
Andiamo! Andiamo!
Gli artisti son pazzi...
dei nostri sollazzi,
dei nostri capricci
non sanno gioir...
GIULIANO
(segue coll'occhio il corteggio finché tutti non sono scomparsi, indi prorompe)
O donna, ti inebria!
Io vado a morir...
(esce precipitosamente per la galleria)
Una strada di Parigi.
A destra una muraglia con piccola porta. A sinistra una cappella della Vergine, con lampada accesa. In fondo case e palazzi al di là della Senna. È notte. I tetti e le strade sono coperti di neve.
Il Conte d'Egmont.
Giuliano, indi il Conte.
GIULIANO
(involto in un domino nero, con maschera al volto)
Finirono le danze... Del palazzo
io la seguii fino alle porte. ~ Gli occhi
fissar più d'una volta
la vidi in me, quasi indagar volesse
il mio pensier, sotto la larva nera
che il volto mi copria ~ Dunque il rimorso
in quel core di marmo è penetrato?
Vedrem. ~ Ma verrà dessa?...
Tanto crudele e infame ella saria
da disprezzare la preghiera mia?...
Né partire dal mondo a me fia dato
co' la certezza ch'ella m'abbia amato?...
(avvicinandosi alla porta)
Si dia il segnale. ~ Oh! Come il cor mi trema
nell'appressarmi a quella porta, dove
tante volte da lei mi son diviso,
un angelo sognando... e un paradiso!
(batte tre colpi alla porta)
CONTE
GIULIANO
(volgendosi)
Mi parve udire
voce sinistra...
CONTE
GIULIANO
Risa di scherno...
E chi osa mai?
(gira intorno esplorando, poi di nuovo si avvicina alla porta)
Nessun! ~ Davvero è strano...
né la porta si schiude...
(batte di nuovo)
CONTE
GIULIANO
(portando la mano all'elsa della spada)
Un uomo... un assassino...
forse...
CONTE
GIULIANO
Se a te cara è la vita,
scegliti un'altra strada.
CONTE
GIULIANO
(snudando la spada)
Tu!... vieni,
dunque...
CONTE
GIULIANO
(con ira disperata)
Tu dunque dall'inferno
venisti a farti scherno
dell'amor mio!... Rispondimi.
O infame: chi sei tu?
CONTE
GIULIANO
(fissando il foglio)
Orror!...
In vostra man lo scritto!...
CONTE
GIULIANO
Delitto,
qual niuna donna mai
osava concepir!...
Ed io... tal donna amai!
CONTE
GIULIANO
Sol bramo di morir. ~
Il ferro impugna ~ iddio
fra noi deciderà...
Deterso l'onor mio
nel sangue tuo sarà.
(si battono; dopo alcuni colpi Giuliano cade ferito)
CORO
(lontano)
Evviva le maschere!
Corriamo a gioir!
GIULIANO
Ohimè...
(si trascina presso la cappella)
CONTE
Marta. Una truppa di Uomini e Donne in maschera. Giuliano.
MARTA
Di spade un rumore
poc'anzi si udiva...
DONNE
Un uom mascherato
tra l'ombre fuggiva...
UOMINI
Son strane illusioni
che il vino produce...
ALTRI
Dell'alba la luce
già spunta nel ciel.
(gli uomini danno braccio alle donne per condurle altrove)
UOMINI
Fanciulle, venite!
La luce fuggite;
del vento nevoso
non colgavi il gel.
GIULIANO
Aiuto!...
MARTA
(ai compagni)
Udiste un gemito?...
CORO
Andiamo!
MARTA
Un uomo è là!...
CORO
(sottovoce, con terrore)
Un uomo!
MARTA
Soccorriamolo!...
CORO
No... no... partiam! Vien qua!
MARTA
Ma forse egli è ferito...
morente...
CORO
Eh! Lascia andare!
Vuoi farti imprigionare?
Qualcun ci penserà...
In funerale
il carnevale
non si finisca
per carità!
Che doni al morto
un passaporto
qualche buon diavolo
si troverà!
(tutti si allontanano; Marta si mesce alla folla e poi torna in scena)
Marta e Giuliano.
MARTA
(avanzandosi con terrore)
Chi sarà mai? Quel gemito
mi scese al cor siccome
voce di amico. ~ Parvemi
udir di Marta il nome...
(si accosta a Giuliano e si china su di lui)
GIULIANO
(con voce morente)
Chi... siete voi?
MARTA
(mettendo un grido)
Giuliano!
Gran dio... voi qui?...
GIULIANO
(facendo uno sforzo per sollevarsi)
Ferito...
a morte...
MARTA
Aiuto!...
GIULIANO
È vano!...
da voi... fu profferito
poc'anzi... il nome mio...
(la guarda fissamente, indi prorompe)
Marta!... Sei giusto, o dio!
MARTA
Mi riconosci... parlami...
fissa il tuo sguardo in me...
GIULIANO
E mi ama ancor... quest'angelo!...
MARTA
Io sol vivea... per te...
GIULIANO
Fui ben colpevole...
Marta... perdona!...
Troppo eri candida,
troppo eri buona...
il dì... che in cielo
ti rivedrò,
di te... o bell'angelo...
degno sarò...
MARTA
Sperai... che un giorno
mi avresti amata...
la tua promessa
mi fa beata...
se te il mio amore
salvar non può...
in cielo attendere
non mi farò.
Ei muor!
GIULIANO
(prendendo la mano di Marta e stringendola al cuore)
La mano
sul cor mi posa...
addio!...
MARTA
(con grido disperato)
Giuliano!...
Soccorso! Olà!...
CORO
(in lontananza)
In funerale
il carnevale
non si finisca
per carità!
Che doni al morto
un passaporto
qualche buon diavolo
si troverà.
(Marta si abbandona piangente sul corpo di Giuliano; si vedono delle maschere traversare il fondo della scena; nevica)
Fine del libretto.
Generazione pagina: 14/01/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
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