IL BRAVO
Melodramma in tre atti.
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Libretto di Gaetano ROSSI, AUTORI VARI.
Musica di Saverio MERCADANTE.
Prima esecuzione: 9 marzo 1839, Milano.
Personaggi:
FOSCARI patrizio |
baritono |
CAPPELLO patrizio |
tenore |
PISANI patrizio esigliato |
tenore |
Il BRAVO |
tenore |
MARCO gondoliere di Teodora |
basso |
LUIGI servo dei Foscari |
basso |
Un MESSO dei Tre |
tenore |
TEODORA |
soprano |
VIOLETTA |
soprano |
MICHELINA cameriera di Teodora |
soprano |
MAFFEO (che non parla) |
altro |
Il Doge - Senatori - Cavalieri della Stella d'Oro - Capi de' consigli - Patrizi - Gentiluomini vari - Dame - Cittadini - Artieri - Gondolieri - Donne popolane - Guardie notturne - Sgherri - Maschere varie - Banda.
Guardie Dalmatine. Militari. Paggi e Scudieri del doge. Messer Grande. Domestici di Teodora.
L'azione è in Venezia nel secolo XVI.
Alcuni cenni sul Bravo
Carlo Ansaldi era nato da antichi e facoltosi cittadini di Venezia. Unica delizia de' suoi genitori, egli li amava d'un amor santo e filiale. All'esteriore il più aggradevole Carlo accoppiava talenti coltivati da un'educazione speciale, un'anima ardente, sensibile, un coraggio a tutta prova, e una mente esaltata. L'amore di una sposa adorata lo rendeva pienamente felice. Gelosia avvelenò le sue gioie. Si credette alfine tradito, e in un cieco trasporto trafisse, e lasciò per estinta la moglie. Né lì s'arrestava a perseguitarlo la sorte. Egli venne repente arrestato col padre quai complici d'una cospirazione. La madre ne moriva di dolore. Furon vane le discolpe per essi. Il figlio venne condannato a un esiglio perpetuo, ed il padre alla morte. Carlo offerse la sua vita per quella del padre; non poteva salvarlo che aderendo ad un patto terribile. Il tribunale cercava un esecutore fedele, ardito, de' suoi segreti ordini di morte. Rifiutava, raccapricciò il giovine, ma al momento di veder tratto il padre al patibolo, l'amor di figlio vinse tutto. Accettò la maschera nera che l'avrebbe celato agli sguardi d'ognuno, e cinse il pugnale della giustizia segreta e delle vendette del tribunale. Il padre rimaneva nelle carceri ostaggio della fede del Bravo. Corsero diecisette anni. Un'avvenente straniera soffermava allora in Venezia, e Teodora chiamar si faceva. Il di lei palazzo era convegno di feste, una reggia d'incanti. Patrizii e stranieri, tutti aspiravano al di lei cuore nel cui segreto niun avea penetrato per anco. Teodora era uno straordinario complesso di leggerezze e virtù. Diffamata dal pregiudizio e dall'invidia, era benedetta dagli infelici cui di soccorsi e conforti largiva, ed esaltata veniva dalle bell'arti che munificente proteggeva. Giungeva in Venezia da un mese una giovane di Genova custodita da un vecchio: Teodora l'aveva più volte visitata in segreto. Foscari, patrizio, amava Teodora; ma scoperta per via la giovane genovese, s'era di questa vivamente invaghito. Un Pisani, esigliato, tornava segretamente in Venezia guidatovi dall'amore.
A tal epoca comincia l'azione, tolta in parte dal romanzo di Cooper, che porta questo titolo, e da un dramma francese del signor Aniceto Bourgeois «La venitienne». Inoltrato io nel lavoro del melodramma venni colpito da penosa malattia, che prolungavasi; e compiere volendo, a prescrizione l'assunto impegno, nella ristrettezza del tempo, prescelsi a collaboratore un giovane mio amico, il quale, sulle tracce da me già segnate, mi favorì graziosamente.
Gaetano Rossi.
Piazzetta interna, a cui mettono varie piccole strade. In fondo il canale; un ponte lo attraversa, da cui si scende nella piazzetta. Palazzi, e case d'ogni intorno, a sinistra l'abitazione di Maffeo, bene avanti.
È notte.
S'avanzano cautamente dalle stradelle alcune Persone avvolte nei mantelli, si uniscono, e parlano sottovoce, osservando la piazzetta; poi Luigi, infine Foscari.
CORO
Steso ha già propizia notte
il suo vel più fosco e nero;
nel silenzio, nel mistero
noi qui Foscari appellò:
di vendetta, oppur d'amore
novo colpo ei meditò.
(arrivano altre persone mascherate e come sopra)
Iº
Ma chi vien?
IIº
Foscari...
(alla parola di convenzione tutti si uniscono)
TUTTI
Tutti insieme ci adunò.
Egli il cuore della notte
ci prescrisse per convegno.
Qui aspettar dobbiamo il segno,
ed il braccio obbedirà.
Di vendetta, oppur d'amore
nuovo colpo ei tenterà.
(dal canale alla piazzetta approda una gondola dalla quale esce Luigi con due sgherri)
LUIGI
(alle persone che sono in scena)
Siete voi?
ALCUNI
Luigi!
TUTTI
Foscari!
LUIGI
A momenti egli verrà.
(tutti lo circondano con curiosità)
CORO
Dinne tu, che servi a lui,
quali sono i pensier sui;
ci raguna per vendetta,
o una tresca qui ne affretta?
LUIGI
È mistero.
CORO
Eh! Parla omai:
siam fedeli, tu lo sai.
LUIGI
È mistero. Or basti a voi
che molt'oro si vi darà.
CORO
Ah! Dell'oro! I cenni suoi
fido ognuno adempirà.
(Luigi osserva la casa di Maffeo, essi parlano allegri fra loro)
Oro e vino: ecco la vita:
primo ed ultimo pensier.
Ogni noia seppellita
è fra l'oro, fra i bicchier.
Noi di sangue ancor fumanti
lieti andiamo a tripudiar;
i liquori più spumanti
ogni macchia san lavar.
(Luigi tenta di farli tacere)
LUIGI
Zitti.
CORO
(osservando per una delle vie)
Alcun vien!
LUIGI
Parlate più sommesso.
(tutti si tirano in un lato)
CORO
Foscari.
(Foscari avvolto in un ampio mantello con cappello a larga ala calato)
LUIGI
Zitti.
(Luigi lo incontra rispettoso)
FOSCARI
LUIGI
Tutti.
FOSCARI
LUIGI
Ad ogni cenno, ad ogni colpo.
FOSCARI
LUIGI
E il vostro affetto
per Teodora?
FOSCARI
LUIGI
Ed il Bravo?
FOSCARI
(Maffeo esce di casa, slega la sua gondola nel canale e parte)
CORO
(vedendo Maffeo)
Alcun esce.
FOSCARI
LUIGI
(dopo averlo squadrato ben bene)
Maffeo!
FOSCARI
LUIGI
Non temer.
(monta nella gondola coi sgherri e segue Maffeo)
CORO
Vendicato tu sarai.
Fia compito il tuo voler.
FOSCARI
(gli sgherri frattanto si son ritirati dal lato contrario)
CORO
Oro e vino, e ognun felice
non invidia a' regi il trono:
oro e vino ~ o più bel dono
dar il ciel a noi non può.
(dalla casa di Maffeo s'ode un preludio d'arpa e una voce che canta. Tutti in attenzione)
FOSCARI
CORO
Oh quale incanto!
FOSCARI
CORO
Da quella stanza.
Essa preludia un canto.
FOSCARI
VOCE DI DENTRO
A te, mio suolo ligure,
sempre coll'alma anelo,
alle tue sponde magiche,
al tuo sereno cielo...
Ah! Spiri ancor quell'aura...
e a vita io tornerò.
CORO
Sospira alla sua patria.
FOSCARI
CORO
(Oh come tocca l'anima!)
FOSCARI
TUTTI
Forse ha Venezia un'aura
che vita a te darà.
CORO
Essa ritorna al cantico,
non movasi un respiro.
Udiam. ~ Quant'è incantevole!
FOSCARI
TUTTI
Per il tuo canto, angelica!
Venezia un ciel sarà.
VOCE DI DENTRO
Bello è il tuo ciel, Venezia,
ma non è il cielo mio;
il fior si china e langue
lunge dal suol natio...
Ah! Del mio sole un raggio,
e a vita io tornerò.
(la voce a poco a poco si allontana)
CORO
Odi. ~ Lontana perdesi
la cara melodia.
Ella riposa.
FOSCARI
(partono)
Interno della casa del Bravo, in una contrada remota di Venezia. Una bassa finestra aperta da cui si vede il cielo, in fondo il golfo.
A lenti passi si vede entrar un uomo vestito di nero, con una maschera sul viso e con un pugnale alla cintura. S'arresta: è il Bravo. Poi Pisani.
BRAVO
Trascorso è un giorno, eterno... tenebroso
come tutti i miei giorni. ~ Eppur io riedo
oggi non lordo di versato sangue
(si toglie da lato un pugnale)
par che un nemico iddio m'abbia sul petto
nell'ira sua questo pugnal cacciato,
e in questa larva il volto mio cangiato;
(si toglie la maschera)
lasciate ch'io respiri,
e che batta più libero il cor mio:
(li depone su un tavolo)
or come tutti sono un uomo anch'io!
(resta immobile, poi s'affaccia alla finestra, e riviene più calmato)
All'età dell'innocenza
vola il cor nella sventura;
era il cielo allor clemenza,
riso, amore la natura...
Ah! Quei giorni sì ridenti
mai più splendere vedrò.
Tu tradisti... un sacro affetto...
o Violetta... io ti svenai...
ma d'allor... fui maledetto,
del ciel l'odio diventai...
Ah! Quei giorni sì ridenti
mai più splendere vedrò.
(commosso si mette a sedere. Pisani comparisce fuori della finestra e d'un salto balza nella stanza del Bravo)
(sorge e mette mano al pugnale)
Chi v'ha? Rispondi.
PISANI
Un uomo, che delitto
è svenar di pugnal.
BRAVO
E chi?
PISANI
Un proscritto!
BRAVO
E qui venir ardisci?
PISANI
(sempre franco)
Io tutto ardisco.
BRAVO
E vuoi?
PISANI
Per questa notte
asilo.
BRAVO
E s'io te 'l niego?
PISANI
Ambi forti siam; tali ci estimo.
Abbiamo un ferro e un cor. ~ Se tu m'uccidi
d'uopo d'asilo io più non ho. ~ T'uccido,
ecco mia casa è questa.
Risolvi, e tosto.
BRAVO
In te m'affida, e resta.
(gli dà la mano)
Or dimmi, che ti trasse a far ritorno
in questa rea cittade
di sangue e di terrore?
PISANI
Amor mi trascinava... il solo amore.
Ancor giovine e proscritto,
d'avvenir, di speme incerto,
io languiva derelitto,
come pianta nel deserto;
non compianto, non amato,
nell'esilio abbandonato;
solo in vita mi tenea
la speranza d'un amor.
BRAVO
(s'interessa sempre più)
Segui.
PISANI
Genua m'accogliea.
Là una vergine incontrai,
mi amò dessa, io pur l'amai.
BRAVO
E or, che viene?
PISANI
Essa è in Venezia.
Vo' vederla.
BRAVO
E qual pensiero?
PISANI
Per svelar ogni mistero
cerco un uom.
BRAVO
E che?
PISANI
Lo schiavo
del consiglio: il Bravo.
BRAVO
(trasalendo)
Il Bravo!
(sorridendo)
E il tuo core come spera
lui comprar?
PISANI
Co' la preghiera.
BRAVO
Non l'ascolta.
PISANI
L'oro.
BRAVO
È vano.
PISANI
La minaccia.
BRAVO
Il Bravo?... Insano!...
Chi l'ardisce minacciar?
PISANI
Non ha sposa?
BRAVO
L'uccideva.
PISANI
E una madre?...
BRAVO
La perdeva.
PISANI
Ed un padre?...
BRAVO
Un padre?
(chinando la testa sul petto)
PISANI
Oh cielo!
Sei commosso.
BRAVO
(Invan lo celo.)
Va': ritorna al primo esiglio:
non vederlo ti consiglio.
(lo prende per un braccio)
Fuggi.
PISANI
No: me tragge il fato.
BRAVO
E vuoi?
PISANI
(risoluto)
Il Bravo.
BRAVO
Innanzi ei t'è.
(Pisani rimane colpito)
Insieme
BRAVO
Ah tu tremi, o giovinetto!
Ov'è dunque il tuo coraggio?
Il mio nome... il solo aspetto
al tuo ardir fe' tanto oltraggio?
Mi compiangi; io son perduto,
reo dal mondo son creduto,
ma tu vedi un infelice,
colpa alcuna in me non v'ha.
PISANI
Ah! Tu il Bravo? (Ohimè che sento?
Di quel nome... avrei terrore?
No, è delirio... il mio spavento:
non vacilla questo core.)
Mi compiangi; puoi tu solo
donar pace a tanto duolo:
ti commuova un infelice,
ch'altra speme omai non ha.
BRAVO
(con interesse)
Che vuoi dunque?
PISANI
Io sol ti chiedo
quella larva, quel pugnale...
per due giorni, e a te li riedo.
BRAVO
E non sai?...
PISANI
Ragion non vale.
Io l'imploro.
BRAVO
Forsennato!
Meglio è morte.
PISANI
Io qui svenato,
se ricusi, morirò.
BRAVO
Fuggi!
PISANI
No ~ la speme estrema!...
BRAVO
Non sai... Trema!
PISANI
Tutto io so.
(il Bravo lo conduce innanzi con cautela)
Insieme
BRAVO
Non sai tu che non avrai
più del del cielo e l'aura e i rai?
Non conosci tu il consiglio?...
Ei neppur perdona a un figlio!
Non sai forse che tuo padre
di svenar ei t'imporrà?...
Fuggi, fuggi: hai tempo ancora,
ti risparmia un'empietà.
PISANI
Quel pugnal può vendicarmi,
quella larva può celarmi;
a me cedi, e tanto zelo
benedir saprò col cielo,
io lo prego per tuo padre...
ei te pur benedirà.
Non voler che quivi io mora,
ti favelli almen pietà.
(il Bravo pensa un istante, poi si volge con espansione)
BRAVO
Hai vinto, hai vinto, o giovane.
A tutti io sono ignoto;
de' Dieci il capo è assente...
e solo a lui son noto...
Ma fra due giorni, giura.
PISANI
È la mia fé sicura.
(s'ode suonar da lontano una campana)
PISANI
La mezzanotte suona.
BRAVO
Rammenta.
PISANI
Tra due dì.
Insieme
BRAVO
Quest'ora istessa il giura.
PISANI
Quest'ora istessa il giuro.
BRAVO
(Padre!)
PISANI
(Violetta!)
Insieme
BRAVO
(Ah sì!
Ciel seconda la speranza:
e salvarlo ancor saprò.)
PISANI
(Ah sì!
Ciel seconda la speranza:
e trovala ancor saprò.)
(il Bravo gli dà maschera e pugnale, poi la mano di nuovo; si dividono rapidamente)
La piazza di San Marco.
In prospetto l'esterno del tempio con dinanzi i tre piedistalli di bronzo dorato, con sopra le bandiere dei tre regni Cipro, Candia, Morea. Da un lato la porta del palazzo ducale. Lateralmente le Procuratie. Botteghe di caffè. Gioiellieri. Orefici. Mercanti d'ogni sorte. Il campanile alla destra.
La scena è piena di Popolo accorso alla festa del giorno solenne, e alla comparsa del Doge e della Signoria. Cittadini, Artieri, Nobili, Greci, Dalmati, Maschere. Dame e Cavalieri, affacciati alle finestre delle procuratie. Al suono di festiva marcia escono dal palazzo le Guardie dalmatine, gli Uscieri, i Senatori, i Capi del consiglio dei quaranta, i Cavalieri dalla stola d'oro. Infine il Doge in pomposo vestimento seguito da Paggi. Plausi, acclamazioni, suoni da ogni lato.
CORO GENERALE
Viva il doge! La memoria
si festeggi di tal dì,
che d'eccelsa eterna gloria
l'armi venete coprì.
Già l'odrisia luna audace
altra volta impallidì.
Dal leone vinto il trace
là sul mar tremò, fuggì.
Or si compia l'annuo voto
all'augusta protettrice,
nel gran tempio che devoto
il senato le innalzò;
l'Adria renda ognor felice
come sempre la serbò.
E squillino pure le trombe guerriere,
saranno secure di gloria foriere,
paventi chi altero sfidarci oserà.
Terribile in guerra sul mar, sulla terra
l'alato leone trionfo ne avrà.
(tutto il corteggio che accompagna il doge, si avvia nella piazzetta. Il popolo si disperde qua e là sotto le procuratie
Il Bravo in abito da nobile dalmata, poi Foscari.
BRAVO
Libero alfin ti premo, ti saluto,
ti riconosco, o bella
Venezia de' miei primi anni felici.
Parmi d'esser l'esule. Che riede
al patrio suol diletto.
Ah sì, tutto si tenti, onde involato
dalle prigion di stato venga il pegno
della fede del Bravo... ~
(vedendo Foscari che esce dalla parte dell'orologio)
Ah, quell'indegno!
Foscari.
FOSCARI
BRAVO
Io.
FOSCARI
BRAVO
Un uom, che d'arrestarvi
impone.
FOSCARI
BRAVO
Un dì il saprete.
FOSCARI
BRAVO
(con mistero)
Più assai, che non pensate.
Io studio gli astri in cielo,
vi leggo senza velo:
per loro de' mortali
so le venture e i mali;
nel corso loro agli uomini
predico l'avvenir.
FOSCARI
BRAVO
Sì, tutti.
FOSCARI
BRAVO
(con forza prendendolo per la mano)
È presso il tuo disastro,
l'astro vegg'io languir.
Insieme
FOSCARI
BRAVO
(Non mi ravvisa il perfido,
ignoto a lui pur sono:
ma la minaccio orribile
nel core gli piombò.)
FOSCARI
BRAVO
Il ponte della guerra!...
Vergin d'estrania terra!...
FOSCARI
BRAVO
Ogni mistero.
Veglio su te severo...
Farlo sparir volevi...
E al Bravo ricorrevi:
ei ricusava.
FOSCARI
BRAVO
Lo festi poi svenar.
FOSCARI
BRAVO
O perfido,
tu devi paventar.
(s'ode un fragore ed un gridar di popolo)
FOSCARI
VOCI
Giustizia!
FOSCARI
BRAVO
Che mai sarà?
VOCI
Giustizia!
Al doge andiam: vendetta.
Dalla porta dell'orologio esce disordinatamente correndo il Popolo, poi Marco, Michelina, Cappello con altri Nobili; a suo tempo Violetta, infine Pisani.
CORO
Sì giustizia, vendetta tremenda:
n'oda il doge, il senato ne intenda:
che quell'empio non fugga allo scempio,
troppo sangue in Venezia versò.
Morte al Bravo ~ sì sangue per sangue.
Morte al Bravo: ei più viver non può.
POPOLO
Sì vendetta.
(s'incamminano verso il palazzo ducale)
(a questo tumulto escono da destra e da sinistra molte persone, tra le quali i primi Marco e Michelina e Cappello con altri nobili)
MICHELINA, MARCO E CAPPELLO
Parlate frattanto:
qual evento tant'ira destò?
(tutti col massimo interesse circondano questi personaggi, e s'affaccendano a raccontare)
POPOLO
In sull'ala fu veduta
sotto il ponte della guerra
una gondola perduta
aggirarsi verso terra:
e dall'onda sanguinosa
un cadavere spuntar.
MICHELINA E MARCO
(con orrore)
Ah!
FOSCARI E BRAVO
(guardandosi l'un l'altro)
(Maffeo!)
MICHELINA E MARCO
Che tenebrosa
scena udiamo raccontar!
FOSCARI
CORO
Sì, da tutti: egli vivea
con un'orfana beato.
Altra speme ei non avea
che d'amarla come figlia,
ed apprenderle onestà.
Solo iddio, la sua famiglia
egli amava, e la pietà.
FOSCARI, BRAVO, MICHELINA E MARCO
E la figlia?
POPOLO
Desolata,
qual colomba senza nido,
or s'aggira disperata,
di pietade innalza un grido:
così mesta, e sì piangente
par un angiol sull'avel.
Ah! Il dolor d'un'innocente
trova un'eco in terra e in ciel!
(dall'istessa porta esce Violetta accompagnata da alcune donne)
TUTTI
Ella vien.
CAPPELLO
(piano a Foscari)
È forse quella?...
FOSCARI
TUTTI
Ti rincora omai: ti calma.
BRAVO
(Chi ti salva a lui, bell'alma?)
POPOLO
Anzi al doge tu verrai,
e vendetta intera avrai.
VIOLETTA
Non la chiedo: a ognun perdono:
sola omai sul mondo io sono.
(tutti la compiangono, ella segue con tutta la passione)
Io non chiedo che un ritiro,
per morirvi nel martiro.
Misteriosa protettrice,
or te invoca un'infelice,
vieni, e madre a me sarai.
Sarai l'angiol di pietà.
BRAVO
(uscendo dalla folla)
Al ritiro che tu chiedi
io t'adduco: ed in me vedi
un tuo padre, un protettore.
VIOLETTA
Voi, mio padre?
TUTTI
Nobil core!
FOSCARI
VIOLETTA
(corre vicino al Bravo)
O padre mio!
Deh mi salva!
FOSCARI
BRAVO
(a Foscari sottovoce)
Tremate.
Ch'io so tutto rammentate.
CORO
Ella scelga!
VIOLETTA
Ecco mio padre.
(si slancia nella braccia del Bravo)
FOSCARI
BRAVO
(a Foscari sottovoce)
Foscari!
FOSCARI
TUTTI
(al Bravo)
Viva il nobil protettore
e sua tenera pietà!
A te grazie, ed a te onore
morte al Bravo: morte...
(vogliono incamminarsi al palazzo. In questo punto dalla parte del palazzo a lenti passi si vede scendere Pisani vestito da Bravo; tutti retrocedono spaventati. Grido generale. Ei si ferma in mezzo alla scena)
Ah!
Insieme
TUTTI
Ei si mostra e ognun tremante...
Ognun tace... a lui dinante:
quell'aspetto come un'ombra
tutti ingombra di terror!
PISANI
Io mi mostro e ognun tremante...
Ognun tace... a me dinante:
questo aspetto come un'ombra
tutti ingombra di terror!
(Violetta è vicina al Bravo, Foscari a Cappello, Marco a Michelina; tutto il popolo guarda con spavento Pisani mascherato da Bravo)
Tutti.
Insieme
VIOLETTA E BRAVO
Tu non sai qual senso io provo
or che presso a te mi trovo:
ah mi sembra a te dovuto
ogni affetto del mio cor.
FOSCARI
PISANI
(Rinvenirla ancor io spero,
ecco il solo mio pensiero:
ah non ho, non ho perduto
ogni speme del mio cor.)
CAPPELLO
(Ecco l'uomo del mistero,
come il vel che il copre, nero:
pari a un demone perduto
in ogn'alma ei desta orror.)
POPOLO, MICHELINA E MARCO
(D'accusarlo ognun fremea,
morto ognuno lo volea:
ei si mostra, ed ha perduto
ogni ardire il nostro cor.)
FOSCARI
VIOLETTA
O misera!
PISANI
(Qual voce, ella! Gran dio!)
BRAVO
E ardisci tu contendere
al suo pensiero, e al mio?
Guai, chi s'attenta torcere
ad essa un crin soltanto!
Sangue per ogni lagrima...
sacro di donna è il pianto.
PISANI
(Ei la protegge: oh giubilo!
Io la vedrò.)
FOSCARI
CAPPELLO
(a Foscari)
Ti frena.
TUTTI
Ei freme.
FOSCARI
BRAVO
Tu devi paventar.
Insieme
BRAVO
(a Foscari)
Perfido, in cor discendi,
troppo tu sei trascorso:
te stesso omai difendi
dal cielo, dal rimorso:
per sua difesa il sangue,
la vita spenderò.
FOSCARI
VIOLETTA
(al Bravo)
O padre, a me t'arrendi
il tuo furor acqueta;
al chiostro tu mi rendi,
sarò secura e lieta;
cagion di nuovo sangue
almeno io non sarò.
PISANI
(Cielo, tu a me la rendi
in ora sì temuta!
Salvarla mi contendi,
e la vegg'io perduta...
saprò seguirla ovunque,
o senza lei morrò.)
CAPPELLO
(a Foscari)
Al mio pregar t'arrendi,
calma il furor primiero,
a contrastar discendi
con un sì vil straniero?
Non fia l'oltraggio inulto,
fuggir a noi non può.
POPOLO
O nobile, t'arrendi
al pianto dell'afflitta:
la sua preghiera intendi,
o la sua morte è scritta:
temi del cielo il fulmine,
su te piombar si può.
(il Bravo trae seco Violetta, dando uno sguardo feroce a Foscari, che vien condotto via da Cappello; Pisani risale sul Palazzo; il popolo si disperde)
Gabinetto nel palazzo di Teodora.
Teodora vestita semplicemente, poi Michelina e Marco.
TEODORA
O incertezza crudel! Volser due giorni
e nessuna novella: egra, languente
dal dolor l'infelice,
forse ora chiede al ciel la genitrice.
E l'abbandono? È forza: ove giungesse
a quell'anima pure il nome solo
di Teodora ne morria di duolo.
A me Marco.
(esce Michelina e parte)
O signor, tu mi risparmia
il martirio che odiar ella mi debba!
(Marco introdotto da Michelina)
TEODORA
Di Maffeo tosto adducimi all'ostello.
MICHELINA
Di Maffeo? Voi potete irne all'avello.
TEODORA
Che dite?
MICHELINA
Sciagurato!
Ieri sul mattin fu trucidato!
TEODORA
E l'orfanella sua?
MICHELINA
Venne adottata
da un estrano, e rapita.
TEODORA
Gran dio! (Chi mi consiglia?)
MARCO
Tanto d'essa vi cale!
TEODORA
Era mia figlia!
Mortal al mondo non vi fia che imprenda
a rintracciarla?... Ad esso tutto io dono.
MICHELINA
V'ha il Bravo.
TEODORA
Ah sì! Questa valente gemma
gli reca, ei venga ~ e tosto.
(Marco, Michelina partono)
Dio, ch'obliai, mi prostro a te piangente,
e per lei che t'imploro ~ essa è innocente.
(s'inginocchia)
Tu che d'un guardo penetri
questo mio cor già morto,
tu solo puoi comprendere
qual chieggo a te conforto:
la figlia mia concedimi
e dammi pena eterna:
ah che per essa ancora
torno al mio dio fedel.
(per una porta segreta viene introdotto Pisani, vestito da Bravo, da Michelina. Teodora gli corre incontro)
PISANI
Mi chiedesti?
TEODORA
Sì.
PISANI
Che vuoi?
TEODORA
La mia figlia.
PISANI
Il posso?
TEODORA
Il puoi.
PISANI
Ov'è d'essa?
TEODORA
Uno straniero
la rapiva.
PISANI
E il suo nome?
TEODORA
È Violetta.
PISANI
Il mondo intero
spierò per lei.
TEODORA
Ma come?
La conosci?
PISANI
Lo saprai.
TEODORA
La mia figlia?...
PISANI
Tu l'avrai.
Ma un'offerta immensa aspetto.
TEODORA
Tutto, tutto ti prometto.
PISANI
Pensa ben.
TEODORA
Ne sii sicuro.
PISANI
Giura a me.
TEODORA
Per lei lo giuro.
PISANI
L'hai giurato: or basti: addio.
Con tua figlia io tornerò.
(parte per la porta segreta, che si chiude dietro a lui)
TEODORA
Grazie, grazie, eterno iddio!
Or di gaudio morirò.
(dopo aver accompagnato alla porta il Bravo torna giuliva)
Balza, balza di contento
o mio core lacerato,
non t'ha il cielo condannato
se tal gioia ti serbò.
Ah si affretti quel momento,
che la figlia a me ritorni:
e il sentiero de' miei giorni
lieta ancora passerò.
(parte)
Camera in casa del Bravo come nell'atto I.
Violetta che dorme nella stanza attigua. Il Bravo la osserva con emozione.
BRAVO
Ella riposa ~ è pur divino il sonno
dell'innocenza!
VIOLETTA
(si desta)
Ah! Dove sono?
BRAVO
Meco.
VIOLETTA
Quest'orfana abbracciate.
BRAVO
Io ti ringrazio.
(l'abbraccia)
Abbracciami n'ho d'uopo: un fior tu spargi
sovra il deserto di mia vita oscura.
VIOLETTA
O generoso, voi siete infelice?
BRAVO
Sopra tutti.
VIOLETTA
Perché?
BRAVO
Ah v'ha un destino
che su libro di ferro
scrive dell'uom la storia, e se v'ha scritto,
consumar debbe l'uomo anche il delitto!
VIOLETTA
Tu bestemmi in tai modi?
BRAVO
Il vero io dissi, or te lo provo, m'odi.
BRAVO
Tranquillo, beato, d'un'alma, d'un core
un figlio viveva col suo genitore:
entrambi accusati quel padre ed il figlio
son tratti dinanzi de' Dieci al consiglio.
Le prove fur vane di loro innocenza;
quei giudici infami segnar la sentenza.
Per sempre quel figlio proscritto all'esilio,
il padre al patibolo da lor si dannò.
VIOLETTA
Né speme restava di vita?
BRAVO
Una sola.
VIOLETTA
E quale?
BRAVO
Tremenda. Egli un patto ascoltò.
Quel tetro consiglio chiedeva un mortale
di volto mentito, di servo pugnale:
a lui si propose di sangue il mercato,
foss'ei l'assassino, lo schiavo giurato...
Un bivio ferale gli poser dinanzi,
qui un padre che vive, là infamia ed orror.
VIOLETTA
Ed egli?
BRAVO
Del padre udì l'ultima ora.
Il palco egli vide... salvò il genitor...
Divenne colpevole dinanzi all'eterno,
la vita ch'ei vive, s'è resa un inferno...
Ma il vecchio suo padre ei può riveder!
A lui non avanza che questo piacer.
Ma l'ora ~ l'ora è questa.
Figlia, per poco resta.
Non déi temer.
(parte, chiude dietro a sé la porta)
VIOLETTA
S'invola;
oh cielo, io resto sola.
(Violetta si volge intorno, siede e medita)
Figlio infelice, almeno
il genitor tu vedi;
lo stringi ancora al seno
quando a lui presso riedi.
Ed io?... Son sola e priva
d'amor e di speranza,
non ho che rimembranza
del tempo che fuggì.
Ella fia sempre viva
in questo sen così.
La sera melanconica,
il limpido mattin,
tranquilla mi vedevano
tra i fiori del giardin.
Allor ad esso accanto
tutto era luce, incanto;
ah di quei giorni un sol
tornasse in tanto duol.
(frattanto entra Pisani con cautela, si ferma)
PISANI
Ella? M'inganno? Ah misera!
Non reggo a tanto duol.
(sorge, e siede)
VIOLETTA
Più no 'l vedrò.
PISANI
(cavandosi la maschera)
Violetta!
VIOLETTA
Chi vien? Il nome mio!
(lo ravvisa, si getta nelle sue braccia)
Pisani!
PISANI
Oh mia diletta!
(si abbracciano)
VIOLETTA
Come tu qui? Gran dio!
PISANI
Dal dì che sei partita
la luce m'hai rapita.
VIOLETTA
A forza, o sventurata,
m'han quivi trascinata.
PISANI
Per te sfidai sventure,
il carcere, la scure.
M'è il qui venir delitto.
VIOLETTA
Che parli?
PISANI
Io son proscritto.
VIOLETTA
Che far? Avversa sorte!
PISANI
Forse qui venni a morte!
Insieme
VIOLETTA
Ah senza più conforto
lungi da te vivea,
solo di calma un porto
per me quaggiù vedea.
Celata al mondo intero
viver del tuo pensiero:
ma sola non potea
né viver né morir.
PISANI
Io pur da te diviso
più viver non sapea.
Più sotto il cielo un riso,
un fior io non vedea.
In così atroce guerra
tutta cercai la terra
deciso di trovarti,
oppure di morir.
PISANI
Appieno or sei felice
conosci questo anello?
(le mostra l'anello di Teodora)
VIOLETTA
(bacia l'anello)
O mia benefattrice!
Ah dimmi è d'essa quello?
PISANI
Ell'è tua madre ~ vieni.
VIOLETTA
Mia madre? I dì sereni
spuntar alfine io vedo.
Appena a te lo credo.
PISANI
S'io ti conduco a lei
avrò compenso in te.
VIOLETTA
Io perdo i sensi miei,
troppa è la gioia in me.
VIOLETTA E PISANI
Da così care immagini
ho l'anima rapita,
che parmi un sogno roseo
il corso della vita;
nel pianto o nella gioia
avrò un compagno almen.
Insieme
VIOLETTA
Non son deserta ed orfana,
trovo il materno sen.
PISANI
Non son deserto ed esule
accanto a te, mio ben.
(s'ode un calpestio vicino)
VIOLETTA
Ei torna.
PISANI
Ebben ritratti.
Parlargli io deggio.
VIOLETTA
Addio.
(si ritira guardandolo)
(entra il Bravo)
BRAVO
Tu qui: che brami?
PISANI
Quella donna.
BRAVO
Folle!
Ella è in mia man, nessun l'avrà, che il cielo.
PISANI
Neppur sua madre?
BRAVO
È dessa orfana.
PISANI
Ascolta.
Sua madre a me la chiese. ~ Teodora!
BRAVO
L'infame! No ~ giammai.
PISANI
Senti, una madre
che piange, è sacra cosa!
BRAVO
Piangeva? Addurla ad essa voglio io stesso.
Io la salvai.
PISANI
Io le promisi.
BRAVO
Basta.
Io la conduco; affidati, a te stesso
io mi affidai: rispondo
io di Violetta.
PISANI
Il puoi?
BRAVO
Un motto, e son perduto se tu il vuoi.
Domani a Teodora
domanderai la figlia: or vanne, addio!
PISANI
Da te pende la vita, il destin mio.
(si rimette la maschera e parte, il Bravo conduce via Violetta)
Sala nel palazzo di Teodora splendidamente addobbata per la festa da ballo e convito. L'architettura è fantastica, presenta un misto di greco e gotico usato a que' tempi, massimamente a Venezia. Gli armadi della sala sono dell'istesso genere. La sala sul davanti del teatro ha l'ingresso da una grandiosa arcata, da cui pendono cortine ampissime di drappi d'oro; le colonne sono incoronate di fiori. Ai lati dell'arcata due gallerie per la musica. Oltre l'arcata si lascia vedere un'altra sala addobbata di altro gusto. Lampade bizzarre e faci d'ogni intorno. Candelabri d'oro si vedono nell'attigua sala. Vasi d'argento e d'oro: il lusso risplende da ogni lato.
All'alzarsi la scena, a poco a poco dall'ultime sale s'avanzano Dame, Gentiluomini con maschera e senza, che guardano intorno con entusiasmo. La musica incomincia. Tutti sono vestiti in costumi diversi, tutti sfarzosi e ricchissimi.
CORO
Viva, viva la fata, l'Armida,
che un eliso di gaudi ci appresta:
si tripudi, si canti, si rida:
profittiamo dell'ore di festa:
è la gioia quel nappo che sfuma,
come fior che sollecito muor.
Quel fior ride, quel calice spuma;
si delibi, si colga, è l'amor.
DAME
Per sentiero smaltato di fiori
noi danziamo la vita festose,
è la vita ridente d'amori
qual corona intrecciata di rose:
non ci fugga dei giorni l'aurora,
è qual lampo la giovane età...
Vieni vieni gentil Teodora,
l'ora affretta di tal voluttà.
TUTTI
Queste sale create da incanto
del tuo riso consola, ravviva:
tu sei genio celeste nel canto,
della festa sei stella, sei diva:
tu sei degna d'incensi, d'altari,
da te viene l'ebbrezza, il fulgor...
Qual Venezia è regina dei mari,
la regina tu sei dell'amor.
(tutti passano alle attigue sale cercando di Teodora che comparisce mascherata seguita da Foscari e Cappello)
TEODORA
(Oh! Perché muta è l'anima
a questo nuovo incanto?
Perché non so nascondere
a me medesma il pianto?
Ah! Ch'una sola immagine
è sempre innanzi a me.
Mia figlia!)
FOSCARI
TEODORA
Io sono lieta.
FOSCARI E CAPPELLO
Fingere
invan tu tenti il riso;
sotto di quell'immagine
aver déi mesto il viso.
TEODORA
(Ah quella sola immagine
è sempre innanzi a me.)
FOSCARI E CAPPELLO
Ma il riso e la mestizia
sempre è divino in te.
FOSCARI
CORO
(verso la sala vicina)
Viva la bella greca!
Ella ne vien ascosa
qual pudibonda rosa:
o come luna in cielo
di nubi sotto il velo.
Escono tutti i Cavalieri prima e dopo di Violetta accompagnata dal Bravo mascherato da greco; essa è velata fino ai piedi.
FOSCARI, CAPPELLO E CAVALIERI
Veggiam, veggiam.
VIOLETTA
Me misera!
Quivi mia madre! Oh dio!...
Non può...
TEODORA
(Incertezza!)
BRAVO
(piano a Violetta)
Calmati,
ti resta il seno mio,
se fuggi il sen materno,
e quello dell'eterno.)
FOSCARI, CAPPELLO E CAVALIERI
Vieni alla danza, o incognita.
(circondando Violetta)
VIOLETTA
Mia madre?...
BRAVO
La vedrai.
FOSCARI E CORO
Con noi.
(la vogliono condurre a forza)
BRAVO
Fermate omai.
TEODORA
Deh vieni, o giovinetta.
Ardente ognun t'aspetta.
(la prende per mano)
VIOLETTA
(Cielo!)
TEODORA
Mi segui.
BRAVO
È un demone
colei che ti consiglia.
(a Teodora)
Ferma.
TEODORA
Perché?...
BRAVO
(strappa la maschera a Teodora)
Ravvisala,
tua madre.
VIOLETTA
Ella!
BRAVO
Tua figlia!
(alza il velo a Violetta)
TUTTI
Sua figlia!
TEODORA
O mio rossor!
(Teodora rimane senza respiro, vuol gettarsi nella braccia della figlia: Violetta si ritira inorridita, tutti l'osservano, Foscari e Cappello parlano sotto voce)
TEODORA
(Ah! Trema, s'arretra: mia figlia! Paventa
per sempre lasciarmi, fuggirmi ella tenta...)
Ah tu mi sei figlia, lasciarti non posso,
non vedi il mio core di gioia commosso!
Il duol confondiamo, le lagrime insieme,
più in terra divisa da te non sarò.
BRAVO
(Io tremo, m'arretro, qual voce, che sento!
Ciel, giungi tu strazio a tanto tormento?
O donna fatale, lasciarti non posso,
io sento il mio core piagato, commosso;
al mesto sembiante quest'anima freme...
ah in terra vederla più mai non potrò.)
CAPPELLO
(Che vedo, m'inganno, la bella, l'estrano!
Amico n'esulta, ei sono in tua mano.
S'è figlia di lei, sperarlo ti lice;
fra poco felice, appien ti vedrò.)
VIOLETTA
(Io tremo, m'arretro, mia madre! Che sento!
Per sempre lasciarla, fuggirla m'attento?)
Ah tu mi sei madre, lasciarti non posso,
non vedi il mio core di gioia commosso!
Il duol confondiamo, le lagrime insieme,
più in terra divisa da te non sarò.
FOSCARI
CORO
(Che vedo, m'inganno? Sua figlia, che intendo!
Qui certo s'asconde arcano tremendo!
E piange, l'abbraccia ~ o come funesta
nel pianto la festa per noi cominciò!)
(rompendo il silenzio)
FOSCARI
CORO
Sì; l'ebbrezza ormai si segua.
TEODORA
Non più festa, non più danza.
Io l'imploro.
CAVALIERI
Ebben?
TEODORA
Partite.
CAVALIERI
Gioco è questo?
BRAVO
Non più seco,
con me vieni.
(conducendo seco Violetta)
TEODORA
Tu sei meco.
FOSCARI
TEODORA
Il prego ancora...
(cominciando ad irritarsi)
TUTTI
Suoni, faci.
TEODORA
Ebben li avrete.
Ma tremar di me dovrete,
sì, tremar, o infami, voi...
GENTILUOMINI
Un insulto? E il soffriam noi?
TEODORA
Io piangendo vi pregai,
per mia figlia scongiurai;
anche iddio, così pregato,
dio mi avrebbe perdonato.
Irrideste il mio dolore...
irridete il mio furore:
vili, o nobili, vi grido,
vi disprezzo, vi disfido.
Vendicate il vostro insulto!
(si presenta intrepida innanzi a loro)
CAVALIERI
Sì: vendetta.
DAME
Sangue?
BRAVO
Olà!...
(si frappone)
È una donna.
GENTILUOMINI
(Io fremo. Inulto!)
FOSCARI E CORO
(La sua morte scritta ell'ha.)
Tutti.
Insieme
TEODORA
Insultaste il dolor d'una madre
d'una figlia innocente all'aspetto:
or tremate, a vendetta mi affretto,
e funesta tremenda sarà.
VIOLETTA
Rispettate il dolor d'una madre,
se pietade nutrite nel petto;
questa figlia fia scudo al tuo petto,
o salvarti o morire saprà.
CAPPELLO, CORO E UOMINI
Cappello
Tu conosci il dolor d'una madre!
Coro
Donna infame, esecrabile oggetto!
Uomini
Vendichiamo l'onore reietto,
più salvarla nessuno saprà.
BRAVO
Rispettate il dolor d'una madre,
se l'onor vi ragiona nel petto:
o tremate, a vendetta vi aspetto,
e funesta tremenda sarà.
FOSCARI
MICHELINA E MARCO
Michelina
Insultar al dolor d'una madre.
Marco
D'una figlia innocente all'aspetto?
Ah! Dal cielo è colui maledetto,
per lui tomba la terra non ha.
DAME E DONNE
Quanto immenso è il dolor d'una madre
io ravviso in quel pallido aspetto:
meglio il core strapparle dal petto,
che rapirle la figlia sarà.
TEODORA
O patrizi, altre faci chiedete?...
Altri suoni?... Io giuro, li avrete!
Or concedo; restate.
TUTTI
Teodora!
TEODORA
Attendete.
(parte disperata)
(tutti fremono e l'osservano)
CORO
Ella, fugge, s'invola.
ALTRI
Che mai pensa?
VIOLETTA E BRAVO
Ella parte... Sì sola?
VOCI DI DENTRO E FUORI
All'incendio!
(gran tumulto nelle sale vicine, si vede il fuoco)
TUTTI
Vedeste?
CORO
Ella torna.
(Teodora ritorna con in mano una face accesa, che getta nella stanza attigua)
TEODORA
Or restate.
TUTTI
Che feste?
(l'incendio comincia all'interno. Confusione nelle sale vicine: tutti i personaggi sono spaventati; Teodora prende per mano Violetta, tutti s'involano)
Gabinetto di Teodora.
Teodora in abito modesto, seduta, appoggiata ad un tavolo, Michelina, che sta attendendo i suoi cenni, poi Violetta.
TEODORA
Ah sì, per lei, per la mia figlia solo
rinunzio al mondo, all'avvenir... al cielo.
MICHELINA
Voi mi lasciate adunque?
TEODORA
Io tutto lascio.
Non ho che dessa. ~
(cava da uno scrignetto una collana d'oro)
Prendi,
di noi ricorda, e prega.
Lassù di tutti è il padre.
A me Violetta.
VIOLETTA
(corre nelle sue braccia)
O madre!
TEODORA
O figlia! Madre
m'hai tu chiamata, non è ver?
VIOLETTA
Sì, madre.
È un santo nome che scolpisce iddio
nel cor de' figli, e l'uomo no 'l cancella.
TEODORA
Grazie, tenero cor!
VIOLETTA
Ed accusare
il mondo te potea? Te sì pietosa!
Te che sì mi ami, o madre?... Ah! Un tal pensiero
solo t'offende.
TEODORA
Oh figlia, è vero, è vero!
Nell'orror trascinata
da un destino onnipossente,
fui dal mondo affascinata,
ho perduto e core e mente.
O divina creatura,
io ti vidi a me fedel;
io per te divengo pura,
tu mi schiudi ancor il ciel.
VIOLETTA
Quanto fossi sventurata
il mio cor appien lo sente,
eri sola abbandonata,
era sola anch'io dolente.
Or vivremo sempre insieme,
qual due fiori in uno stel.
Non avremo che una speme...
di volare unite in ciel.
TEODORA
Vana speme!
VIOLETTA
Prega, e spera.
TEODORA
Le mie colpe fan barriera
tra me e il ciel.
VIOLETTA
Sei tanto rea?
TEODORA
Cui non giunge umana idea.
VIOLETTA
Tu mi strazi.
TEODORA
Ah tu mi vedi
nella polve a te prostrata.
Te sol prego.
VIOLETTA
E che mi chiedi?
TEODORA
Mi perdona ~ e perdonata
avrò speme.
VIOLETTA
Il perdon mio?
TEODORA
E da te quello di dio!
(tutte e due si prostrano piangendo)
Insieme
TEODORA
Cielo di grazia,
cielo clemente,
tu vedi in lagrime
figlia innocente.
Ah! De' suoi gemiti
abbi pietà.
Figlia, non piangere,
vieni al mio seno:
vedremo arridere
il ciel sereno.
Per te quest'anima
perdono avrà.
VIOLETTA
Cielo di grazia,
cielo clemente,
tu vedi in lagrime
madre dolente.
Ah! De' suoi gemiti
abbi pietà.
Madre, non piangere,
vieni al mio seno:
vedremo arridere
il ciel sereno.
La tua mest'anima
perdono avrà.
Michelina entra ed annunzia il Bravo, che la segue, poi Pisani.
MICHELINA
Lo straniero.
VIOLETTA
Ei parta.
TEODORA
Ei viene
te a riprender... figlia!
BRAVO
Ebbene?
TEODORA
Mira.
BRAVO
Or ecco, o giovinetta,
il ritiro già t'aspetta.
(presentandole una carta)
Scegli.
VIOLETTA
Madre.
TEODORA
L'odi? Oh gioia!
VIOLETTA
Sempre teco, o viva o muoia.
BRAVO
Dimmi tu, tua figlia è dessa?
TEODORA
E lo chiedi?... Cessa... cessa...
tal inchiesta ad una madre?...
Ah! Non fosti mai... tu... padre!...
Hai veduto il mio supplizio,
la mia gioia forsennata;
qual compiva sacrifizio,
qual vendetta disperata:
ed or vedi quanto le offro
quanto esulto, quanto soffro...
dubitar se ancor tu puoi,
dammi un ferro, e il proverò.
BRAVO
Ma la prova...
TEODORA
Maffeo solo
lo sapea. ~ Trafitta al suolo
ei m'accolse.
BRAVO
(O dubbio!)
VIOLETTA
E come?
TEODORA
Fu tuo padre...
BRAVO
Ed il suo nome?
TEODORA
Carlo.
BRAVO
Carlo?... E tu?...
TEODORA
Cambiai
nome... e cor.
BRAVO
(Non m'ingannai.)
E tu dunque?
TEODORA
Il ciel mi sente,
innocente era.
BRAVO
Innocente!...
O Violetta!
TEODORA
Il nome mio!
BRAVO
Io son Carlo.
TEODORA, BRAVO E VIOLETTA
(tutti abbracciati)
Eterno iddio!
Ah mi abbraccia ~ oh gioia immensa!
Ora, o ciel, si può morir.
Quest'istante a me compensa
una vita di martir.
(entra Pisani)
TEODORA
È lui.
VIOLETTA
(Pisani!...)
BRAVO
Arretrati.
PISANI
Eccomi.
TEODORA
E vuoi?
VIOLETTA
(in disparte)
(Pavento!)
PISANI
Or dimmi, hai la tua figlia?
TEODORA
Sì.
PISANI
Serba il giuramento.
TEODORA
I miei tesori prenditi.
PISANI
Tesoro hai tu maggior.
TEODORA
Quale?
PISANI
Violetta.
TEODORA
Mai.
PISANI
Giurasti.
TEODORA
Sì ~ giurai.
PISANI
Dunque?...
TEODORA
Tu il Bravo!... ed essa...
PISANI
E s'io no 'l fossi?...
BRAVO
(a Pisani)
Cessa.
Questa è la tua promessa?
VIOLETTA
(Il Bravo?... Oh mio terror!)
BRAVO
Se vuoi compito un giuro,
non esser tu spergiuro.
TEODORA
(Ei lo conosce.)
PISANI
(Oh strazio!)
VIOLETTA
Se' il Bravo!
PISANI
Ah sì. (Sei sazio,
empio destin!) Ma...
BRAVO
Pensavi:
la mezzanotte!...
VIOLETTA
(Io palpito.)
PISANI
Tu ancor mi giura.
BRAVO
No.
Insieme
BRAVO
(a Pisani)
Se fede vuoi richiedere
e tu la serba primo:
oltre non déi persistere...
oppur un vil ti estimo.
Pensa che speme sola
hai tu riposta in me.
Sacra è la tua parola,
ed io m'affido a te.
PISANI
(a Violetta)
Ah se vedessi l'anima
di questo disperato.
Sapresti quanto barbaro
con lui finor è il fato:
l'ora di questo giorno
sembrerà eterna a me.
Ma farò qui ritorno
in breve, il giuro a te.
TEODORA
(a Pisani)
Pensa, che a madre misera
essa il conforto è solo,
e sangue e vita chiedimi
quanta ha ricchezza il suolo:
tutto da me tu déi,
tutto farò per te.
Ma lasciami costei...
e un dio sarai per me.
VIOLETTA
(a Pisani)
Qual mi volesti ascondere
truce fatal mistero!
Fra te e la madre ondeggia
diviso il mio pensiero,
ti scopri: a te che vieta
che omai ti sveli a me?
Tanti timori acqueta
o morirò per te.
(partono per lati opposti)
Luogo remoto nella contrada di Castello. Un cenobio con tempietto gotico attiguo. A destra una casa sotto un porticato. Veduta della laguna, in fondo il lido. Isolette qua e là, qualche lume in lontananza. La luna è tra le nubi: a sinistra si scende per due o tre gradini nel canale.
Si avanzano a gruppi, lentamente, Guardie, e Scolte notturne.
CORO
Segreti, quai spettri tacenti,
ogn'andito cupo cerchiamo,
fin l'ombre più scure e silenti,
incogniti a tutti esploriamo.
A notte più folta e profonda
d'ognuno spiamo i pensier.
Veglianti noi siam come l'onda:
n'è legge silenzio ~ mister.
ALCUNI
È il Bravo!
ALTRI
Che morto voleasi.
ALTRI ANCORA
Ardito un patrizio accusò.
CORO
Iº
Che?
IIº
Foscari.
IIIº
Ed egli?
IIº
All'esilio
l'altero il senato dannò.
ALCUNI
Non sai...
ALTRI
Che?
CORO
Iº
Un comando terribile
al Bravo da noi si recò.
Ma zitti ~ vegliam ~ la repubblica
a notte di noi si fidò.
(si disperdono)
Esce affannoso, ed ansante il Bravo, poi Teodora e Violetta.
BRAVO
Stanca di perseguirmi
io credeva l'ultrice ira di dio:
or io la sfido a farmi più infelice!
(chiamando alla casa vicina)
Teodora!
(esce Teodora che ha per mano Violetta)
TEODORA
Tornasti!
VIOLETTA
Oh padre mio!
BRAVO
Partite.
VIOLETTA
Oh ciel!
BRAVO
Fuggite.
Un solo istante è un secolo per voi.
(chiama verso il canale)
Marco.
Pisani, che era nascosto, esce improvviso.
PISANI
Eccomi.
TEODORA
(Ancora!)
BRAVO
Che fai?
PISANI
T'aspetto.
VIOLETTA
(Oh gioia!)
TEODORA
Il Bravo!...
PISANI
Mezzanotte è scorsa,
a ciascun il suo nome: a te la faccia,
lo stilo, o Bravo, e un ordin del consiglio
da compirsi fra un'ora.
(gli dà la maschera, il pugnale, ed una carta)
TEODORA
Carlo... il saresti?
BRAVO
Per salvar mio padre!
TEODORA E VIOLETTA
Tu, il figlio generoso!...
BRAVO
Oggi sperai
liberarlo, corruppi e scolte e sgherri.
Ah d'esser tratto a morte
credé lo sventurato! Un grido mise;
accorsero le guardie, io lo lasciai;
ma, or voi fuggite.
(chiama nuovamente)
Marco!
PISANI
Io le conduco.
TEODORA E VIOLETTA
Tu, con noi?
PISANI
Con Violetta: io le giurai
eterna fede. Ell'è mia sposa.
BRAVO
Amico,
figlio, sarai sostegno agl'infelici?
PISANI
Fino alla morte.
TEODORA
Carlo!...
VIOLETTA
Che mai dici?...
BRAVO
Io qui rimango maledetto e solo.
TEODORA
M'avrai compagna anco in eterno duolo.
VIOLETTA
Madre...
BRAVO
Affrettate.
VIOLETTA
E che?...
BRAVO
Questi è proscritto...
Quest'ordine...
TEODORA E VIOLETTA
Gran dio!
VIOLETTA E PISANI
Noi benedici. Poi per sempre addio!
TEODORA E BRAVO
Siete sposi! (Infausti auspici!)
In qual ora! Il ciel s'oscura!
All'addio degl'infelici
veste il lutto la natura.
(Pisani e Violetta si prostrano. Il Bravo, Teodora posano loro le mani sul capo, e pregano)
Insieme
TEODORA E BRAVO
O signor li benedici
col mio labbro mio core!
Sulla terra del dolore
noi mai più ci rivedrem:
ma speriamo in ciel felici
rivederci un dì potrem.
VIOLETTA E PISANI
O signor mi benedici
col suo labbro, col suo core!
Sulla terra del dolore
noi mai più ci rivedrem:
ma speriamo in ciel felici
rivederci un dì potrem.
(tacitamente Pisani e Violetta montano nella gondola, il Bravo e Teodora rimangono soli, lungo silenzio. Il Bravo si rammenta l'ordine, e legge)
BRAVO
«I Tre, Bravo, t'impongono fra un'ora
la morte all'incendiaria Teodora.»
(rimane tremante; si volge a Teodora)
Ah per sempre ogni speranza
è distrutta sulla terra.
TEODORA
Di soffrir ho la costanza,
pur sia teco eterna guerra.
BRAVO
Meco?...
TEODORA
Sempre.
BRAVO
E tu lo vuoi?
TEODORA
A ogni costo.
BRAVO
Tu no 'l puoi.
TEODORA
E chi 'l vieta?
BRAVO
Un rio senato...
l'empio Foscari oltraggiato;
questo cenno... il padre mio...
il destin persecutor.
Leggi e trema.
TEODORA
(dopo aver letto)
A morte! Oh dio!
BRAVO
Calma, calma il tuo terror.
Non temer che il mio pugnale
più s'immerga nel tuo petto,
per quegli empi fia mortale,
pe' l lor sangue maledetto...
Ah! Ferirti io non potrei;
pria m'uccidano i crudei.
TEODORA
Vibra il colpo ~ mi ferisci.
BRAVO
Ah no 'l posso.
TEODORA
Inorridisci?
Vedrai morto il genitor.
BRAVO
Potrò anch'io morire allor.
TEODORA
Ah lo salva ~ io morir vo'.
BRAVO
No: gli infami ferirò.
TEODORA
E tuo padre ch'è languente...
in un carcere... morente?...
Se tu l'ami, s'ei t'è santo,
se viv'ei per te soltanto,
non voler che trascinato
sia sul palco ed immolato;
espiati i mali miei
per tua mano volle il ciel!
BRAVO
Padre, padre, col reo sangue
vendicarti almen saprò.
TEODORA
Iddio chiede questo sangue,
per te sol lo verserò.
(strappa il pugnale al Bravo e si ferisce)
BRAVO
Teodora!
TEODORA
Perdon...
(s'avanza un messo dopo aver conosciuto il Bravo)
MESSO
Eccolo, ei stesso.
TEODORA
Non lo punite... l'ordine... ha compito...
(spira)
BRAVO
Sposa!... Spirò!
MESSO
(al Bravo)
E tu, da questo momento,
Carlo, libero sei; tuo padre è spento.
(il Bravo rimane immobile, poi cade sul corpo di Teodora)
Fine del libretto.
Generazione pagina: 14/01/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
(W)