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Il Bravo

IL BRAVO

Melodramma in tre atti.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Gaetano ROSSI, AUTORI VARI.
Musica di Saverio MERCADANTE.

Prima esecuzione: 9 marzo 1839, Milano.


Personaggi:

FOSCARI patrizio

baritono

CAPPELLO patrizio

tenore

PISANI patrizio esigliato

tenore

Il BRAVO

tenore

MARCO gondoliere di Teodora

basso

LUIGI servo dei Foscari

basso

Un MESSO dei Tre

tenore

TEODORA

soprano

VIOLETTA

soprano

MICHELINA cameriera di Teodora

soprano

MAFFEO (che non parla)

altro


Il Doge - Senatori - Cavalieri della Stella d'Oro - Capi de' consigli - Patrizi - Gentiluomini vari - Dame - Cittadini - Artieri - Gondolieri - Donne popolane - Guardie notturne - Sgherri - Maschere varie - Banda. Guardie Dalmatine. Militari. Paggi e Scudieri del doge. Messer Grande. Domestici di Teodora.

L'azione è in Venezia nel secolo XVI.

Alcuni cenni sul Bravo

Carlo Ansaldi era nato da antichi e facoltosi cittadini di Venezia. Unica delizia de' suoi genitori, egli li amava d'un amor santo e filiale. All'esteriore il più aggradevole Carlo accoppiava talenti coltivati da un'educazione speciale, un'anima ardente, sensibile, un coraggio a tutta prova, e una mente esaltata. L'amore di una sposa adorata lo rendeva pienamente felice. Gelosia avvelenò le sue gioie. Si credette alfine tradito, e in un cieco trasporto trafisse, e lasciò per estinta la moglie. Né lì s'arrestava a perseguitarlo la sorte. Egli venne repente arrestato col padre quai complici d'una cospirazione. La madre ne moriva di dolore. Furon vane le discolpe per essi. Il figlio venne condannato a un esiglio perpetuo, ed il padre alla morte. Carlo offerse la sua vita per quella del padre; non poteva salvarlo che aderendo ad un patto terribile. Il tribunale cercava un esecutore fedele, ardito, de' suoi segreti ordini di morte. Rifiutava, raccapricciò il giovine, ma al momento di veder tratto il padre al patibolo, l'amor di figlio vinse tutto. Accettò la maschera nera che l'avrebbe celato agli sguardi d'ognuno, e cinse il pugnale della giustizia segreta e delle vendette del tribunale. Il padre rimaneva nelle carceri ostaggio della fede del Bravo. Corsero diecisette anni. Un'avvenente straniera soffermava allora in Venezia, e Teodora chiamar si faceva. Il di lei palazzo era convegno di feste, una reggia d'incanti. Patrizii e stranieri, tutti aspiravano al di lei cuore nel cui segreto niun avea penetrato per anco. Teodora era uno straordinario complesso di leggerezze e virtù. Diffamata dal pregiudizio e dall'invidia, era benedetta dagli infelici cui di soccorsi e conforti largiva, ed esaltata veniva dalle bell'arti che munificente proteggeva. Giungeva in Venezia da un mese una giovane di Genova custodita da un vecchio: Teodora l'aveva più volte visitata in segreto. Foscari, patrizio, amava Teodora; ma scoperta per via la giovane genovese, s'era di questa vivamente invaghito. Un Pisani, esigliato, tornava segretamente in Venezia guidatovi dall'amore.

A tal epoca comincia l'azione, tolta in parte dal romanzo di Cooper, che porta questo titolo, e da un dramma francese del signor Aniceto Bourgeois «La venitienne». Inoltrato io nel lavoro del melodramma venni colpito da penosa malattia, che prolungavasi; e compiere volendo, a prescrizione l'assunto impegno, nella ristrettezza del tempo, prescelsi a collaboratore un giovane mio amico, il quale, sulle tracce da me già segnate, mi favorì graziosamente.

Gaetano Rossi.

Atto primo
Scena prima

Piazzetta interna, a cui mettono varie piccole strade. In fondo il canale; un ponte lo attraversa, da cui si scende nella piazzetta. Palazzi, e case d'ogni intorno, a sinistra l'abitazione di Maffeo, bene avanti.
È notte.
S'avanzano cautamente dalle stradelle alcune Persone avvolte nei mantelli, si uniscono, e parlano sottovoce, osservando la piazzetta; poi Luigi, infine Foscari.

CORO

Steso ha già propizia notte

il suo vel più fosco e nero;

nel silenzio, nel mistero

noi qui Foscari appellò:

di vendetta, oppur d'amore

novo colpo ei meditò.

(arrivano altre persone mascherate e come sopra)

Ma chi vien?

IIº

Foscari...

(alla parola di convenzione tutti si uniscono)

TUTTI

Tutti insieme ci adunò.

Egli il cuore della notte

ci prescrisse per convegno.

Qui aspettar dobbiamo il segno,

ed il braccio obbedirà.

Di vendetta, oppur d'amore

nuovo colpo ei tenterà.

(dal canale alla piazzetta approda una gondola dalla quale esce Luigi con due sgherri)

LUIGI

(alle persone che sono in scena)

Siete voi?

ALCUNI

Luigi!

TUTTI

Foscari!

LUIGI

A momenti egli verrà.

(tutti lo circondano con curiosità)

CORO

Dinne tu, che servi a lui,

quali sono i pensier sui;

ci raguna per vendetta,

o una tresca qui ne affretta?

LUIGI

È mistero.

CORO

Eh! Parla omai:

siam fedeli, tu lo sai.

LUIGI

È mistero. Or basti a voi

che molt'oro si vi darà.

CORO

Ah! Dell'oro! I cenni suoi

fido ognuno adempirà.

(Luigi osserva la casa di Maffeo, essi parlano allegri fra loro)

Oro e vino: ecco la vita:

primo ed ultimo pensier.

Ogni noia seppellita

è fra l'oro, fra i bicchier.

Noi di sangue ancor fumanti

lieti andiamo a tripudiar;

i liquori più spumanti

ogni macchia san lavar.

(Luigi tenta di farli tacere)

LUIGI

Zitti.

CORO

(osservando per una delle vie)

Alcun vien!

LUIGI

Parlate più sommesso.

(tutti si tirano in un lato)

CORO

Foscari.

(Foscari avvolto in un ampio mantello con cappello a larga ala calato)

LUIGI

Zitti.

(Luigi lo incontra rispettoso)

FOSCARI

Io stesso.

Convenner tutti?

LUIGI

Tutti.

FOSCARI

E pronti?

LUIGI

Ad ogni cenno, ad ogni colpo.

FOSCARI

Vegliardo imbelle, a un veneto patrizio

negar accesso alle tue soglie, e ardire

miei doni ricusar? Quanto è possente

un nobile in Venezia tu vedrai.

E tu, vergine, libera sarai.

(si volge alla casa di Maffeo, e vede comparire un lume)

Ella ancor veglia. Oh! Cara luce, e sola

che sotto il ciel mi splenda!

LUIGI

E il vostro affetto

per Teodora?

FOSCARI

Amarla un dì mi parve:

ma costei vidi, e l'amor mio disparve.

Della vita nel sentiero

vidi un angelo del cielo;

io non ebbi che un pensiero:

sul passato posi un velo.

Tutto il mondo avrei sfidato

per poterla posseder.

LUIGI

Ed il Bravo?

FOSCARI

Ha ricusato

di servire a' miei pensier.

(Maffeo esce di casa, slega la sua gondola nel canale e parte)

CORO

(vedendo Maffeo)

Alcun esce.

FOSCARI

Chi fia mai?

LUIGI

(dopo averlo squadrato ben bene)

Maffeo!

FOSCARI

(con mistero)

Luigi!...

LUIGI

Non temer.

(monta nella gondola coi sgherri e segue Maffeo)

CORO

Vendicato tu sarai.

Fia compito il tuo voler.

FOSCARI

(E tu alfine mia sarai:

non resisto a tal piacer!)

(si scosta da loro ebbro di gioia)

Abbellita da un tuo riso

fia la terra un paradiso;

fra mortali il più felice

per te, o cara, diverrò,

se il cor tuo sperar mi lice

non invidio a regi il trono;

io beato di tal dono

quanti beni ha il cielo avrò.

(gli sgherri frattanto si son ritirati dal lato contrario)

CORO

Oro e vino, e ognun felice

non invidia a' regi il trono:

oro e vino ~ o più bel dono

dar il ciel a noi non può.

(dalla casa di Maffeo s'ode un preludio d'arpa e una voce che canta. Tutti in attenzione)

FOSCARI

Qual suon?

CORO

Oh quale incanto!

FOSCARI

Donde?

CORO

Da quella stanza.

Essa preludia un canto.

FOSCARI

Oh tenera speranza!

Sembra la man d'un angelo

che tocchi un'arpa in ciel!

VOCE DI DENTRO

A te, mio suolo ligure,

sempre coll'alma anelo,

alle tue sponde magiche,

al tuo sereno cielo...

Ah! Spiri ancor quell'aura...

e a vita io tornerò.

CORO

Sospira alla sua patria.

FOSCARI

Patria avrà qui novella.

CORO

(Oh come tocca l'anima!)

FOSCARI

(Qual mesta voce è quella!)

TUTTI

Forse ha Venezia un'aura

che vita a te darà.

CORO

Essa ritorna al cantico,

non movasi un respiro.

Udiam. ~ Quant'è incantevole!

FOSCARI

Cara, con te sospiro.

TUTTI

Per il tuo canto, angelica!

Venezia un ciel sarà.

VOCE DI DENTRO

Bello è il tuo ciel, Venezia,

ma non è il cielo mio;

il fior si china e langue

lunge dal suol natio...

Ah! Del mio sole un raggio,

e a vita io tornerò.

(la voce a poco a poco si allontana)

CORO

Odi. ~ Lontana perdesi

la cara melodia.

Ella riposa.

FOSCARI

Oh giubilo!

Fra poco sarà mia.

(A tanto ben resistere

l'anima mia non sa.)

(partono)

Scena seconda

Interno della casa del Bravo, in una contrada remota di Venezia. Una bassa finestra aperta da cui si vede il cielo, in fondo il golfo.
A lenti passi si vede entrar un uomo vestito di nero, con una maschera sul viso e con un pugnale alla cintura. S'arresta: è il Bravo. Poi Pisani.

BRAVO

Trascorso è un giorno, eterno... tenebroso

come tutti i miei giorni. ~ Eppur io riedo

oggi non lordo di versato sangue

(si toglie da lato un pugnale)

par che un nemico iddio m'abbia sul petto

nell'ira sua questo pugnal cacciato,

e in questa larva il volto mio cangiato;

(si toglie la maschera)

lasciate ch'io respiri,

e che batta più libero il cor mio:

(li depone su un tavolo)

or come tutti sono un uomo anch'io!

(resta immobile, poi s'affaccia alla finestra, e riviene più calmato)

All'età dell'innocenza

vola il cor nella sventura;

era il cielo allor clemenza,

riso, amore la natura...

Ah! Quei giorni sì ridenti

mai più splendere vedrò.

Tu tradisti... un sacro affetto...

o Violetta... io ti svenai...

ma d'allor... fui maledetto,

del ciel l'odio diventai...

Ah! Quei giorni sì ridenti

mai più splendere vedrò.

(commosso si mette a sedere. Pisani comparisce fuori della finestra e d'un salto balza nella stanza del Bravo)

(sorge e mette mano al pugnale)

Chi v'ha? Rispondi.

PISANI

Un uomo, che delitto

è svenar di pugnal.

BRAVO

E chi?

PISANI

Un proscritto!

BRAVO

E qui venir ardisci?

PISANI

(sempre franco)

Io tutto ardisco.

BRAVO

E vuoi?

PISANI

Per questa notte

asilo.

BRAVO

E s'io te 'l niego?

PISANI

Ambi forti siam; tali ci estimo.

Abbiamo un ferro e un cor. ~ Se tu m'uccidi

d'uopo d'asilo io più non ho. ~ T'uccido,

ecco mia casa è questa.

Risolvi, e tosto.

BRAVO

In te m'affida, e resta.

(gli dà la mano)

Or dimmi, che ti trasse a far ritorno

in questa rea cittade

di sangue e di terrore?

PISANI

Amor mi trascinava... il solo amore.

Ancor giovine e proscritto,

d'avvenir, di speme incerto,

io languiva derelitto,

come pianta nel deserto;

non compianto, non amato,

nell'esilio abbandonato;

solo in vita mi tenea

la speranza d'un amor.

BRAVO

(s'interessa sempre più)

Segui.

PISANI

Genua m'accogliea.

Là una vergine incontrai,

mi amò dessa, io pur l'amai.

BRAVO

E or, che viene?

PISANI

Essa è in Venezia.

Vo' vederla.

BRAVO

E qual pensiero?

PISANI

Per svelar ogni mistero

cerco un uom.

BRAVO

E che?

PISANI

Lo schiavo

del consiglio: il Bravo.

BRAVO

(trasalendo)

Il Bravo!

(sorridendo)

E il tuo core come spera

lui comprar?

PISANI

Co' la preghiera.

BRAVO

Non l'ascolta.

PISANI

L'oro.

BRAVO

È vano.

PISANI

La minaccia.

BRAVO

Il Bravo?... Insano!...

Chi l'ardisce minacciar?

PISANI

Non ha sposa?

BRAVO

L'uccideva.

PISANI

E una madre?...

BRAVO

La perdeva.

PISANI

Ed un padre?...

BRAVO

Un padre?

(chinando la testa sul petto)

PISANI

Oh cielo!

Sei commosso.

BRAVO

(Invan lo celo.)

Va': ritorna al primo esiglio:

non vederlo ti consiglio.

(lo prende per un braccio)

Fuggi.

PISANI

No: me tragge il fato.

BRAVO

E vuoi?

PISANI

(risoluto)

Il Bravo.

BRAVO

Innanzi ei t'è.

(Pisani rimane colpito)

Insieme

BRAVO

Ah tu tremi, o giovinetto!

Ov'è dunque il tuo coraggio?

Il mio nome... il solo aspetto

al tuo ardir fe' tanto oltraggio?

Mi compiangi; io son perduto,

reo dal mondo son creduto,

ma tu vedi un infelice,

colpa alcuna in me non v'ha.

PISANI

Ah! Tu il Bravo? (Ohimè che sento?

Di quel nome... avrei terrore?

No, è delirio... il mio spavento:

non vacilla questo core.)

Mi compiangi; puoi tu solo

donar pace a tanto duolo:

ti commuova un infelice,

ch'altra speme omai non ha.

BRAVO

(con interesse)

Che vuoi dunque?

PISANI

Io sol ti chiedo

quella larva, quel pugnale...

per due giorni, e a te li riedo.

BRAVO

E non sai?...

PISANI

Ragion non vale.

Io l'imploro.

BRAVO

Forsennato!

Meglio è morte.

PISANI

Io qui svenato,

se ricusi, morirò.

BRAVO

Fuggi!

PISANI

No ~ la speme estrema!...

BRAVO

Non sai... Trema!

PISANI

Tutto io so.

(il Bravo lo conduce innanzi con cautela)

Insieme

BRAVO

Non sai tu che non avrai

più del del cielo e l'aura e i rai?

Non conosci tu il consiglio?...

Ei neppur perdona a un figlio!

Non sai forse che tuo padre

di svenar ei t'imporrà?...

Fuggi, fuggi: hai tempo ancora,

ti risparmia un'empietà.

PISANI

Quel pugnal può vendicarmi,

quella larva può celarmi;

a me cedi, e tanto zelo

benedir saprò col cielo,

io lo prego per tuo padre...

ei te pur benedirà.

Non voler che quivi io mora,

ti favelli almen pietà.

(il Bravo pensa un istante, poi si volge con espansione)

BRAVO

Hai vinto, hai vinto, o giovane.

A tutti io sono ignoto;

de' Dieci il capo è assente...

e solo a lui son noto...

Ma fra due giorni, giura.

PISANI

È la mia fé sicura.

(s'ode suonar da lontano una campana)

PISANI

La mezzanotte suona.

BRAVO

Rammenta.

PISANI

Tra due dì.

Insieme

BRAVO

Quest'ora istessa il giura.

PISANI

Quest'ora istessa il giuro.

BRAVO

(Padre!)

PISANI

(Violetta!)

Insieme

BRAVO

(Ah sì!

Ciel seconda la speranza:

e salvarlo ancor saprò.)

PISANI

(Ah sì!

Ciel seconda la speranza:

e trovala ancor saprò.)

(il Bravo gli dà maschera e pugnale, poi la mano di nuovo; si dividono rapidamente)

Scena terza

La piazza di San Marco.
In prospetto l'esterno del tempio con dinanzi i tre piedistalli di bronzo dorato, con sopra le bandiere dei tre regni Cipro, Candia, Morea. Da un lato la porta del palazzo ducale. Lateralmente le Procuratie. Botteghe di caffè. Gioiellieri. Orefici. Mercanti d'ogni sorte. Il campanile alla destra.
La scena è piena di Popolo accorso alla festa del giorno solenne, e alla comparsa del Doge e della Signoria. Cittadini, Artieri, Nobili, Greci, Dalmati, Maschere. Dame e Cavalieri, affacciati alle finestre delle procuratie. Al suono di festiva marcia escono dal palazzo le Guardie dalmatine, gli Uscieri, i Senatori, i Capi del consiglio dei quaranta, i Cavalieri dalla stola d'oro. Infine il Doge in pomposo vestimento seguito da Paggi. Plausi, acclamazioni, suoni da ogni lato.

CORO GENERALE

Viva il doge! La memoria

si festeggi di tal dì,

che d'eccelsa eterna gloria

l'armi venete coprì.

Già l'odrisia luna audace

altra volta impallidì.

Dal leone vinto il trace

là sul mar tremò, fuggì.

Or si compia l'annuo voto

all'augusta protettrice,

nel gran tempio che devoto

il senato le innalzò;

l'Adria renda ognor felice

come sempre la serbò.

E squillino pure le trombe guerriere,

saranno secure di gloria foriere,

paventi chi altero sfidarci oserà.

Terribile in guerra sul mar, sulla terra

l'alato leone trionfo ne avrà.

(tutto il corteggio che accompagna il doge, si avvia nella piazzetta. Il popolo si disperde qua e là sotto le procuratie

Scena quarta

Il Bravo in abito da nobile dalmata, poi Foscari.

BRAVO

Libero alfin ti premo, ti saluto,

ti riconosco, o bella

Venezia de' miei primi anni felici.

Parmi d'esser l'esule. Che riede

al patrio suol diletto.

Ah sì, tutto si tenti, onde involato

dalle prigion di stato venga il pegno

della fede del Bravo... ~

(vedendo Foscari che esce dalla parte dell'orologio)

Ah, quell'indegno!

Foscari.

FOSCARI

E chi m'appella!

BRAVO

Io.

FOSCARI

Chi voi siete?

BRAVO

Un uom, che d'arrestarvi

impone.

FOSCARI

E con qual dritto?

BRAVO

Un dì il saprete.

FOSCARI

Ora il voglio, parlate;

noto vi son?

BRAVO

(con mistero)

Più assai, che non pensate.

Io studio gli astri in cielo,

vi leggo senza velo:

per loro de' mortali

so le venture e i mali;

nel corso loro agli uomini

predico l'avvenir.

FOSCARI

E di quest'alma i voti

al tuo pensier son noti?

BRAVO

Sì, tutti.

FOSCARI

A me predici:

se sien per me felici:

se il raggio di quest'astro

propizio è al mio desir.

BRAVO

(con forza prendendolo per la mano)

È presso il tuo disastro,

l'astro vegg'io languir.

Insieme

FOSCARI

(Da sì fatal presagio

quasi atterrito io sono

quella minaccia orribile

nel core mi piombò.)

BRAVO

(Non mi ravvisa il perfido,

ignoto a lui pur sono:

ma la minaccio orribile

nel core gli piombò.)

FOSCARI

Ma parla aperto omai,

se il mio destin tu sai.

BRAVO

Il ponte della guerra!...

Vergin d'estrania terra!...

FOSCARI

T'è noto?...

BRAVO

Ogni mistero.

Veglio su te severo...

Farlo sparir volevi...

E al Bravo ricorrevi:

ei ricusava.

FOSCARI

Oh rabbia!

BRAVO

Lo festi poi svenar.

FOSCARI

Io fremo: e ardisci?...

BRAVO

O perfido,

tu devi paventar.

(s'ode un fragore ed un gridar di popolo)

FOSCARI

E qual rumor?

VOCI

Giustizia!

FOSCARI

Il popol qui s'affretta.

BRAVO

Che mai sarà?

VOCI

Giustizia!

Al doge andiam: vendetta.

Scena quinta

Dalla porta dell'orologio esce disordinatamente correndo il Popolo, poi Marco, Michelina, Cappello con altri Nobili; a suo tempo Violetta, infine Pisani.

CORO

Sì giustizia, vendetta tremenda:

n'oda il doge, il senato ne intenda:

che quell'empio non fugga allo scempio,

troppo sangue in Venezia versò.

Morte al Bravo ~ sì sangue per sangue.

Morte al Bravo: ei più viver non può.

POPOLO

Sì vendetta.

(s'incamminano verso il palazzo ducale)

(a questo tumulto escono da destra e da sinistra molte persone, tra le quali i primi Marco e Michelina e Cappello con altri nobili)

MICHELINA, MARCO E CAPPELLO

Parlate frattanto:

qual evento tant'ira destò?

(tutti col massimo interesse circondano questi personaggi, e s'affaccendano a raccontare)

POPOLO

In sull'ala fu veduta

sotto il ponte della guerra

una gondola perduta

aggirarsi verso terra:

e dall'onda sanguinosa

un cadavere spuntar.

MICHELINA E MARCO

(con orrore)

Ah!

FOSCARI E BRAVO

(guardandosi l'un l'altro)

(Maffeo!)

MICHELINA E MARCO

Che tenebrosa

scena udiamo raccontar!

FOSCARI

Si conobbe il sciagurato?

CORO

Sì, da tutti: egli vivea

con un'orfana beato.

Altra speme ei non avea

che d'amarla come figlia,

ed apprenderle onestà.

Solo iddio, la sua famiglia

egli amava, e la pietà.

FOSCARI, BRAVO, MICHELINA E MARCO

E la figlia?

POPOLO

Desolata,

qual colomba senza nido,

or s'aggira disperata,

di pietade innalza un grido:

così mesta, e sì piangente

par un angiol sull'avel.

Ah! Il dolor d'un'innocente

trova un'eco in terra e in ciel!

(dall'istessa porta esce Violetta accompagnata da alcune donne)

TUTTI

Ella vien.

CAPPELLO

(piano a Foscari)

È forse quella?...

FOSCARI

(Nell'affanno essa è più bella.)

TUTTI

Ti rincora omai: ti calma.

BRAVO

(Chi ti salva a lui, bell'alma?)

POPOLO

Anzi al doge tu verrai,

e vendetta intera avrai.

VIOLETTA

Non la chiedo: a ognun perdono:

sola omai sul mondo io sono.

(tutti la compiangono, ella segue con tutta la passione)

Io non chiedo che un ritiro,

per morirvi nel martiro.

Misteriosa protettrice,

or te invoca un'infelice,

vieni, e madre a me sarai.

Sarai l'angiol di pietà.

BRAVO

(uscendo dalla folla)

Al ritiro che tu chiedi

io t'adduco: ed in me vedi

un tuo padre, un protettore.

VIOLETTA

Voi, mio padre?

TUTTI

Nobil core!

FOSCARI

(frapponendosi)

Non fia mai che uno straniero

di proteggerla abbia vanto:

de' miei dritti io sono altero:

è degli orfani soltanto

il senato padre; ed io,

io patrizio...

VIOLETTA

(corre vicino al Bravo)

O padre mio!

Deh mi salva!

FOSCARI

Invan.

(la vuol strappare a forza)

BRAVO

(a Foscari sottovoce)

Tremate.

Ch'io so tutto rammentate.

CORO

Ella scelga!

VIOLETTA

Ecco mio padre.

(si slancia nella braccia del Bravo)

FOSCARI

Ed io?...

BRAVO

(a Foscari sottovoce)

Foscari!

FOSCARI

(O furore!)

TUTTI

(al Bravo)

Viva il nobil protettore

e sua tenera pietà!

A te grazie, ed a te onore

morte al Bravo: morte...

(vogliono incamminarsi al palazzo. In questo punto dalla parte del palazzo a lenti passi si vede scendere Pisani vestito da Bravo; tutti retrocedono spaventati. Grido generale. Ei si ferma in mezzo alla scena)

Ah!

Insieme

TUTTI

Ei si mostra e ognun tremante...

Ognun tace... a lui dinante:

quell'aspetto come un'ombra

tutti ingombra di terror!

PISANI

Io mi mostro e ognun tremante...

Ognun tace... a me dinante:

questo aspetto come un'ombra

tutti ingombra di terror!

(Violetta è vicina al Bravo, Foscari a Cappello, Marco a Michelina; tutto il popolo guarda con spavento Pisani mascherato da Bravo)

Tutti.

Insieme

VIOLETTA E BRAVO

Tu non sai qual senso io provo

or che presso a te mi trovo:

ah mi sembra a te dovuto

ogni affetto del mio cor.

FOSCARI

(Ah sperava questo core

oggi alfin beato amore:

un istante m'ha perduto

ogni speme del mio cor.)

PISANI

(Rinvenirla ancor io spero,

ecco il solo mio pensiero:

ah non ho, non ho perduto

ogni speme del mio cor.)

CAPPELLO

(Ecco l'uomo del mistero,

come il vel che il copre, nero:

pari a un demone perduto

in ogn'alma ei desta orror.)

POPOLO, MICHELINA E MARCO

(D'accusarlo ognun fremea,

morto ognuno lo volea:

ei si mostra, ed ha perduto

ogni ardire il nostro cor.)

FOSCARI

(deliberato)

Tentate invan resistere

al mio voler possente:

in mio potere adducasi

e s'offra alla dolente

quanto posseggo.

VIOLETTA

O misera!

PISANI

(Qual voce, ella! Gran dio!)

BRAVO

E ardisci tu contendere

al suo pensiero, e al mio?

Guai, chi s'attenta torcere

ad essa un crin soltanto!

Sangue per ogni lagrima...

sacro di donna è il pianto.

PISANI

(Ei la protegge: oh giubilo!

Io la vedrò.)

FOSCARI

(a Cappello)

Che far?

CAPPELLO

(a Foscari)

Ti frena.

TUTTI

Ei freme.

FOSCARI

(Oh rabbia!)

BRAVO

Tu devi paventar.

Insieme

BRAVO

(a Foscari)

Perfido, in cor discendi,

troppo tu sei trascorso:

te stesso omai difendi

dal cielo, dal rimorso:

per sua difesa il sangue,

la vita spenderò.

FOSCARI

(al Bravo)

Audace a me contendi

brama furente, estrema:

omai chi son comprendi,

e d'un patrizio trema:

a me rapir costei

l'istesso ciel non può.

VIOLETTA

(al Bravo)

O padre, a me t'arrendi

il tuo furor acqueta;

al chiostro tu mi rendi,

sarò secura e lieta;

cagion di nuovo sangue

almeno io non sarò.

PISANI

(Cielo, tu a me la rendi

in ora sì temuta!

Salvarla mi contendi,

e la vegg'io perduta...

saprò seguirla ovunque,

o senza lei morrò.)

CAPPELLO

(a Foscari)

Al mio pregar t'arrendi,

calma il furor primiero,

a contrastar discendi

con un sì vil straniero?

Non fia l'oltraggio inulto,

fuggir a noi non può.

POPOLO

O nobile, t'arrendi

al pianto dell'afflitta:

la sua preghiera intendi,

o la sua morte è scritta:

temi del cielo il fulmine,

su te piombar si può.

(il Bravo trae seco Violetta, dando uno sguardo feroce a Foscari, che vien condotto via da Cappello; Pisani risale sul Palazzo; il popolo si disperde)

Atto secondo
Scena prima

Gabinetto nel palazzo di Teodora.
Teodora vestita semplicemente, poi Michelina e Marco.

TEODORA

O incertezza crudel! Volser due giorni

e nessuna novella: egra, languente

dal dolor l'infelice,

forse ora chiede al ciel la genitrice.

E l'abbandono? È forza: ove giungesse

a quell'anima pure il nome solo

di Teodora ne morria di duolo.

A me Marco.

(esce Michelina e parte)

O signor, tu mi risparmia

il martirio che odiar ella mi debba!

(Marco introdotto da Michelina)

TEODORA

Di Maffeo tosto adducimi all'ostello.

MICHELINA

Di Maffeo? Voi potete irne all'avello.

TEODORA

Che dite?

MICHELINA

Sciagurato!

Ieri sul mattin fu trucidato!

TEODORA

E l'orfanella sua?

MICHELINA

Venne adottata

da un estrano, e rapita.

TEODORA

Gran dio! (Chi mi consiglia?)

MARCO

Tanto d'essa vi cale!

TEODORA

Era mia figlia!

Mortal al mondo non vi fia che imprenda

a rintracciarla?... Ad esso tutto io dono.

MICHELINA

V'ha il Bravo.

TEODORA

Ah sì! Questa valente gemma

gli reca, ei venga ~ e tosto.

(Marco, Michelina partono)

Dio, ch'obliai, mi prostro a te piangente,

e per lei che t'imploro ~ essa è innocente.

(s'inginocchia)

Tu che d'un guardo penetri

questo mio cor già morto,

tu solo puoi comprendere

qual chieggo a te conforto:

la figlia mia concedimi

e dammi pena eterna:

ah che per essa ancora

torno al mio dio fedel.

(per una porta segreta viene introdotto Pisani, vestito da Bravo, da Michelina. Teodora gli corre incontro)

PISANI

Mi chiedesti?

TEODORA

Sì.

PISANI

Che vuoi?

TEODORA

La mia figlia.

PISANI

Il posso?

TEODORA

Il puoi.

PISANI

Ov'è d'essa?

TEODORA

Uno straniero

la rapiva.

PISANI

E il suo nome?

TEODORA

È Violetta.

PISANI

Il mondo intero

spierò per lei.

TEODORA

Ma come?

La conosci?

PISANI

Lo saprai.

TEODORA

La mia figlia?...

PISANI

Tu l'avrai.

Ma un'offerta immensa aspetto.

TEODORA

Tutto, tutto ti prometto.

PISANI

Pensa ben.

TEODORA

Ne sii sicuro.

PISANI

Giura a me.

TEODORA

Per lei lo giuro.

PISANI

L'hai giurato: or basti: addio.

Con tua figlia io tornerò.

(parte per la porta segreta, che si chiude dietro a lui)

TEODORA

Grazie, grazie, eterno iddio!

Or di gaudio morirò.

(dopo aver accompagnato alla porta il Bravo torna giuliva)

Balza, balza di contento

o mio core lacerato,

non t'ha il cielo condannato

se tal gioia ti serbò.

Ah si affretti quel momento,

che la figlia a me ritorni:

e il sentiero de' miei giorni

lieta ancora passerò.

(parte)

Scena seconda

Camera in casa del Bravo come nell'atto I.
Violetta che dorme nella stanza attigua. Il Bravo la osserva con emozione.

BRAVO

Ella riposa ~ è pur divino il sonno

dell'innocenza!

VIOLETTA

(si desta)

Ah! Dove sono?

BRAVO

Meco.

VIOLETTA

Quest'orfana abbracciate.

BRAVO

Io ti ringrazio.

(l'abbraccia)

Abbracciami n'ho d'uopo: un fior tu spargi

sovra il deserto di mia vita oscura.

VIOLETTA

O generoso, voi siete infelice?

BRAVO

Sopra tutti.

VIOLETTA

Perché?

BRAVO

Ah v'ha un destino

che su libro di ferro

scrive dell'uom la storia, e se v'ha scritto,

consumar debbe l'uomo anche il delitto!

VIOLETTA

Tu bestemmi in tai modi?

BRAVO

Il vero io dissi, or te lo provo, m'odi.

BRAVO

Tranquillo, beato, d'un'alma, d'un core

un figlio viveva col suo genitore:

entrambi accusati quel padre ed il figlio

son tratti dinanzi de' Dieci al consiglio.

Le prove fur vane di loro innocenza;

quei giudici infami segnar la sentenza.

Per sempre quel figlio proscritto all'esilio,

il padre al patibolo da lor si dannò.

VIOLETTA

Né speme restava di vita?

BRAVO

Una sola.

VIOLETTA

E quale?

BRAVO

Tremenda. Egli un patto ascoltò.

Quel tetro consiglio chiedeva un mortale

di volto mentito, di servo pugnale:

a lui si propose di sangue il mercato,

foss'ei l'assassino, lo schiavo giurato...

Un bivio ferale gli poser dinanzi,

qui un padre che vive, là infamia ed orror.

VIOLETTA

Ed egli?

BRAVO

Del padre udì l'ultima ora.

Il palco egli vide... salvò il genitor...

Divenne colpevole dinanzi all'eterno,

la vita ch'ei vive, s'è resa un inferno...

Ma il vecchio suo padre ei può riveder!

A lui non avanza che questo piacer.

Ma l'ora ~ l'ora è questa.

Figlia, per poco resta.

Non déi temer.

(parte, chiude dietro a sé la porta)

VIOLETTA

S'invola;

oh cielo, io resto sola.

(Violetta si volge intorno, siede e medita)

Figlio infelice, almeno

il genitor tu vedi;

lo stringi ancora al seno

quando a lui presso riedi.

Ed io?... Son sola e priva

d'amor e di speranza,

non ho che rimembranza

del tempo che fuggì.

Ella fia sempre viva

in questo sen così.

La sera melanconica,

il limpido mattin,

tranquilla mi vedevano

tra i fiori del giardin.

Allor ad esso accanto

tutto era luce, incanto;

ah di quei giorni un sol

tornasse in tanto duol.

(frattanto entra Pisani con cautela, si ferma)

PISANI

Ella? M'inganno? Ah misera!

Non reggo a tanto duol.

(sorge, e siede)

VIOLETTA

Più no 'l vedrò.

PISANI

(cavandosi la maschera)

Violetta!

VIOLETTA

Chi vien? Il nome mio!

(lo ravvisa, si getta nelle sue braccia)

Pisani!

PISANI

Oh mia diletta!

(si abbracciano)

VIOLETTA

Come tu qui? Gran dio!

PISANI

Dal dì che sei partita

la luce m'hai rapita.

VIOLETTA

A forza, o sventurata,

m'han quivi trascinata.

PISANI

Per te sfidai sventure,

il carcere, la scure.

M'è il qui venir delitto.

VIOLETTA

Che parli?

PISANI

Io son proscritto.

VIOLETTA

Che far? Avversa sorte!

PISANI

Forse qui venni a morte!

Insieme

VIOLETTA

Ah senza più conforto

lungi da te vivea,

solo di calma un porto

per me quaggiù vedea.

Celata al mondo intero

viver del tuo pensiero:

ma sola non potea

né viver né morir.

PISANI

Io pur da te diviso

più viver non sapea.

Più sotto il cielo un riso,

un fior io non vedea.

In così atroce guerra

tutta cercai la terra

deciso di trovarti,

oppure di morir.

PISANI

Appieno or sei felice

conosci questo anello?

(le mostra l'anello di Teodora)

VIOLETTA

(bacia l'anello)

O mia benefattrice!

Ah dimmi è d'essa quello?

PISANI

Ell'è tua madre ~ vieni.

VIOLETTA

Mia madre? I dì sereni

spuntar alfine io vedo.

Appena a te lo credo.

PISANI

S'io ti conduco a lei

avrò compenso in te.

VIOLETTA

Io perdo i sensi miei,

troppa è la gioia in me.

VIOLETTA E PISANI

Da così care immagini

ho l'anima rapita,

che parmi un sogno roseo

il corso della vita;

nel pianto o nella gioia

avrò un compagno almen.

Insieme

VIOLETTA

Non son deserta ed orfana,

trovo il materno sen.

PISANI

Non son deserto ed esule

accanto a te, mio ben.

(s'ode un calpestio vicino)

VIOLETTA

Ei torna.

PISANI

Ebben ritratti.

Parlargli io deggio.

VIOLETTA

Addio.

(si ritira guardandolo)

(entra il Bravo)

BRAVO

Tu qui: che brami?

PISANI

Quella donna.

BRAVO

Folle!

Ella è in mia man, nessun l'avrà, che il cielo.

PISANI

Neppur sua madre?

BRAVO

È dessa orfana.

PISANI

Ascolta.

Sua madre a me la chiese. ~ Teodora!

BRAVO

L'infame! No ~ giammai.

PISANI

Senti, una madre

che piange, è sacra cosa!

BRAVO

Piangeva? Addurla ad essa voglio io stesso.

Io la salvai.

PISANI

Io le promisi.

BRAVO

Basta.

Io la conduco; affidati, a te stesso

io mi affidai: rispondo

io di Violetta.

PISANI

Il puoi?

BRAVO

Un motto, e son perduto se tu il vuoi.

Domani a Teodora

domanderai la figlia: or vanne, addio!

PISANI

Da te pende la vita, il destin mio.

(si rimette la maschera e parte, il Bravo conduce via Violetta)

Scena terza

Sala nel palazzo di Teodora splendidamente addobbata per la festa da ballo e convito. L'architettura è fantastica, presenta un misto di greco e gotico usato a que' tempi, massimamente a Venezia. Gli armadi della sala sono dell'istesso genere. La sala sul davanti del teatro ha l'ingresso da una grandiosa arcata, da cui pendono cortine ampissime di drappi d'oro; le colonne sono incoronate di fiori. Ai lati dell'arcata due gallerie per la musica. Oltre l'arcata si lascia vedere un'altra sala addobbata di altro gusto. Lampade bizzarre e faci d'ogni intorno. Candelabri d'oro si vedono nell'attigua sala. Vasi d'argento e d'oro: il lusso risplende da ogni lato.
All'alzarsi la scena, a poco a poco dall'ultime sale s'avanzano Dame, Gentiluomini con maschera e senza, che guardano intorno con entusiasmo. La musica incomincia. Tutti sono vestiti in costumi diversi, tutti sfarzosi e ricchissimi.

CORO

Viva, viva la fata, l'Armida,

che un eliso di gaudi ci appresta:

si tripudi, si canti, si rida:

profittiamo dell'ore di festa:

è la gioia quel nappo che sfuma,

come fior che sollecito muor.

Quel fior ride, quel calice spuma;

si delibi, si colga, è l'amor.

DAME

Per sentiero smaltato di fiori

noi danziamo la vita festose,

è la vita ridente d'amori

qual corona intrecciata di rose:

non ci fugga dei giorni l'aurora,

è qual lampo la giovane età...

Vieni vieni gentil Teodora,

l'ora affretta di tal voluttà.

TUTTI

Queste sale create da incanto

del tuo riso consola, ravviva:

tu sei genio celeste nel canto,

della festa sei stella, sei diva:

tu sei degna d'incensi, d'altari,

da te viene l'ebbrezza, il fulgor...

Qual Venezia è regina dei mari,

la regina tu sei dell'amor.

(tutti passano alle attigue sale cercando di Teodora che comparisce mascherata seguita da Foscari e Cappello)

TEODORA

(Oh! Perché muta è l'anima

a questo nuovo incanto?

Perché non so nascondere

a me medesma il pianto?

Ah! Ch'una sola immagine

è sempre innanzi a me.

Mia figlia!)

FOSCARI

Melanconica

ti veggio Teodora.

Qual hai pensier recondito

che sì ti cruccia e accora?

TEODORA

Io sono lieta.

FOSCARI E CAPPELLO

Fingere

invan tu tenti il riso;

sotto di quell'immagine

aver déi mesto il viso.

TEODORA

(Ah quella sola immagine

è sempre innanzi a me.)

FOSCARI E CAPPELLO

Ma il riso e la mestizia

sempre è divino in te.

FOSCARI

Vieni, a danzar ti reca.

CORO

(verso la sala vicina)

Viva la bella greca!

Ella ne vien ascosa

qual pudibonda rosa:

o come luna in cielo

di nubi sotto il velo.

Scena quarta

Escono tutti i Cavalieri prima e dopo di Violetta accompagnata dal Bravo mascherato da greco; essa è velata fino ai piedi.

FOSCARI, CAPPELLO E CAVALIERI

Veggiam, veggiam.

VIOLETTA

Me misera!

Quivi mia madre! Oh dio!...

Non può...

TEODORA

(Incertezza!)

BRAVO

(piano a Violetta)

Calmati,

ti resta il seno mio,

se fuggi il sen materno,

e quello dell'eterno.)

FOSCARI, CAPPELLO E CAVALIERI

Vieni alla danza, o incognita.

(circondando Violetta)

VIOLETTA

Mia madre?...

BRAVO

La vedrai.

FOSCARI E CORO

Con noi.

(la vogliono condurre a forza)

BRAVO

Fermate omai.

TEODORA

Deh vieni, o giovinetta.

Ardente ognun t'aspetta.

(la prende per mano)

VIOLETTA

(Cielo!)

TEODORA

Mi segui.

BRAVO

È un demone

colei che ti consiglia.

(a Teodora)

Ferma.

TEODORA

Perché?...

BRAVO

(strappa la maschera a Teodora)

Ravvisala,

tua madre.

VIOLETTA

Ella!

BRAVO

Tua figlia!

(alza il velo a Violetta)

TUTTI

Sua figlia!

TEODORA

O mio rossor!

(Teodora rimane senza respiro, vuol gettarsi nella braccia della figlia: Violetta si ritira inorridita, tutti l'osservano, Foscari e Cappello parlano sotto voce)

TEODORA

(Ah! Trema, s'arretra: mia figlia! Paventa

per sempre lasciarmi, fuggirmi ella tenta...)

Ah tu mi sei figlia, lasciarti non posso,

non vedi il mio core di gioia commosso!

Il duol confondiamo, le lagrime insieme,

più in terra divisa da te non sarò.

BRAVO

(Io tremo, m'arretro, qual voce, che sento!

Ciel, giungi tu strazio a tanto tormento?

O donna fatale, lasciarti non posso,

io sento il mio core piagato, commosso;

al mesto sembiante quest'anima freme...

ah in terra vederla più mai non potrò.)

CAPPELLO

(Che vedo, m'inganno, la bella, l'estrano!

Amico n'esulta, ei sono in tua mano.

S'è figlia di lei, sperarlo ti lice;

fra poco felice, appien ti vedrò.)

VIOLETTA

(Io tremo, m'arretro, mia madre! Che sento!

Per sempre lasciarla, fuggirla m'attento?)

Ah tu mi sei madre, lasciarti non posso,

non vedi il mio core di gioia commosso!

Il duol confondiamo, le lagrime insieme,

più in terra divisa da te non sarò.

FOSCARI

(Che vedo! M'inganno! Violetta, l'estrano.

Fuggir a mie brame tentaste or invano.)

Ah tu non conosci l'amor che m'accende,

così disperato, furente ei mi rende.

Compiva un delitto per sol possederti...

compirne mill'altri ancora saprò.

CORO

(Che vedo, m'inganno? Sua figlia, che intendo!

Qui certo s'asconde arcano tremendo!

E piange, l'abbraccia ~ o come funesta

nel pianto la festa per noi cominciò!)

(rompendo il silenzio)

FOSCARI

Fine al pianto, al duol dà tregua.

Vedi, mesta è ogni sembianza.

CORO

Sì; l'ebbrezza ormai si segua.

TEODORA

Non più festa, non più danza.

Io l'imploro.

CAVALIERI

Ebben?

TEODORA

Partite.

CAVALIERI

Gioco è questo?

BRAVO

Non più seco,

con me vieni.

(conducendo seco Violetta)

TEODORA

Tu sei meco.

FOSCARI

Ma ammutiscono i concenti,

e le faci son pallenti.

A tal scena, o Teodora?...

Suoni, faci.

TEODORA

Il prego ancora...

(cominciando ad irritarsi)

TUTTI

Suoni, faci.

TEODORA

Ebben li avrete.

Ma tremar di me dovrete,

sì, tremar, o infami, voi...

GENTILUOMINI

Un insulto? E il soffriam noi?

TEODORA

Io piangendo vi pregai,

per mia figlia scongiurai;

anche iddio, così pregato,

dio mi avrebbe perdonato.

Irrideste il mio dolore...

irridete il mio furore:

vili, o nobili, vi grido,

vi disprezzo, vi disfido.

Vendicate il vostro insulto!

(si presenta intrepida innanzi a loro)

CAVALIERI

Sì: vendetta.

DAME

Sangue?

BRAVO

Olà!...

(si frappone)

È una donna.

GENTILUOMINI

(Io fremo. Inulto!)

FOSCARI E CORO

(La sua morte scritta ell'ha.)

Tutti.

Insieme

TEODORA

Insultaste il dolor d'una madre

d'una figlia innocente all'aspetto:

or tremate, a vendetta mi affretto,

e funesta tremenda sarà.

VIOLETTA

Rispettate il dolor d'una madre,

se pietade nutrite nel petto;

questa figlia fia scudo al tuo petto,

o salvarti o morire saprà.

CAPPELLO, CORO E UOMINI

Cappello

Tu conosci il dolor d'una madre!

Coro

Donna infame, esecrabile oggetto!

Uomini

Vendichiamo l'onore reietto,

più salvarla nessuno saprà.

BRAVO

Rispettate il dolor d'una madre,

se l'onor vi ragiona nel petto:

o tremate, a vendetta vi aspetto,

e funesta tremenda sarà.

FOSCARI

Ah! Ch'è vano il dolor d'una madre

per sedar il mio truce dispetto:

ella tremi, l'onore reietto,

appagato col sangue sarà.

MICHELINA E MARCO

Michelina

Insultar al dolor d'una madre.

Marco

D'una figlia innocente all'aspetto?

Ah! Dal cielo è colui maledetto,

per lui tomba la terra non ha.

DAME E DONNE

Quanto immenso è il dolor d'una madre

io ravviso in quel pallido aspetto:

meglio il core strapparle dal petto,

che rapirle la figlia sarà.

TEODORA

O patrizi, altre faci chiedete?...

Altri suoni?... Io giuro, li avrete!

Or concedo; restate.

TUTTI

Teodora!

TEODORA

Attendete.

(parte disperata)

(tutti fremono e l'osservano)

CORO

Ella, fugge, s'invola.

ALTRI

Che mai pensa?

VIOLETTA E BRAVO

Ella parte... Sì sola?

VOCI DI DENTRO E FUORI

All'incendio!

(gran tumulto nelle sale vicine, si vede il fuoco)

TUTTI

Vedeste?

CORO

Ella torna.

(Teodora ritorna con in mano una face accesa, che getta nella stanza attigua)

TEODORA

Or restate.

TUTTI

Che feste?

(l'incendio comincia all'interno. Confusione nelle sale vicine: tutti i personaggi sono spaventati; Teodora prende per mano Violetta, tutti s'involano)

Atto terzo
Scena prima

Gabinetto di Teodora.
Teodora in abito modesto, seduta, appoggiata ad un tavolo, Michelina, che sta attendendo i suoi cenni, poi Violetta.

TEODORA

Ah sì, per lei, per la mia figlia solo

rinunzio al mondo, all'avvenir... al cielo.

MICHELINA

Voi mi lasciate adunque?

TEODORA

Io tutto lascio.

Non ho che dessa. ~

(cava da uno scrignetto una collana d'oro)

Prendi,

di noi ricorda, e prega.

Lassù di tutti è il padre.

A me Violetta.

VIOLETTA

(corre nelle sue braccia)

O madre!

TEODORA

O figlia! Madre

m'hai tu chiamata, non è ver?

VIOLETTA

Sì, madre.

È un santo nome che scolpisce iddio

nel cor de' figli, e l'uomo no 'l cancella.

TEODORA

Grazie, tenero cor!

VIOLETTA

Ed accusare

il mondo te potea? Te sì pietosa!

Te che sì mi ami, o madre?... Ah! Un tal pensiero

solo t'offende.

TEODORA

Oh figlia, è vero, è vero!

Nell'orror trascinata

da un destino onnipossente,

fui dal mondo affascinata,

ho perduto e core e mente.

O divina creatura,

io ti vidi a me fedel;

io per te divengo pura,

tu mi schiudi ancor il ciel.

VIOLETTA

Quanto fossi sventurata

il mio cor appien lo sente,

eri sola abbandonata,

era sola anch'io dolente.

Or vivremo sempre insieme,

qual due fiori in uno stel.

Non avremo che una speme...

di volare unite in ciel.

TEODORA

Vana speme!

VIOLETTA

Prega, e spera.

TEODORA

Le mie colpe fan barriera

tra me e il ciel.

VIOLETTA

Sei tanto rea?

TEODORA

Cui non giunge umana idea.

VIOLETTA

Tu mi strazi.

TEODORA

Ah tu mi vedi

nella polve a te prostrata.

Te sol prego.

VIOLETTA

E che mi chiedi?

TEODORA

Mi perdona ~ e perdonata

avrò speme.

VIOLETTA

Il perdon mio?

TEODORA

E da te quello di dio!

(tutte e due si prostrano piangendo)

Insieme

TEODORA

Cielo di grazia,

cielo clemente,

tu vedi in lagrime

figlia innocente.

Ah! De' suoi gemiti

abbi pietà.

Figlia, non piangere,

vieni al mio seno:

vedremo arridere

il ciel sereno.

Per te quest'anima

perdono avrà.

VIOLETTA

Cielo di grazia,

cielo clemente,

tu vedi in lagrime

madre dolente.

Ah! De' suoi gemiti

abbi pietà.

Madre, non piangere,

vieni al mio seno:

vedremo arridere

il ciel sereno.

La tua mest'anima

perdono avrà.

Scena seconda

Michelina entra ed annunzia il Bravo, che la segue, poi Pisani.

MICHELINA

Lo straniero.

VIOLETTA

Ei parta.

TEODORA

Ei viene

te a riprender... figlia!

BRAVO

Ebbene?

TEODORA

Mira.

BRAVO

Or ecco, o giovinetta,

il ritiro già t'aspetta.

(presentandole una carta)

Scegli.

VIOLETTA

Madre.

TEODORA

L'odi? Oh gioia!

VIOLETTA

Sempre teco, o viva o muoia.

BRAVO

Dimmi tu, tua figlia è dessa?

TEODORA

E lo chiedi?... Cessa... cessa...

tal inchiesta ad una madre?...

Ah! Non fosti mai... tu... padre!...

Hai veduto il mio supplizio,

la mia gioia forsennata;

qual compiva sacrifizio,

qual vendetta disperata:

ed or vedi quanto le offro

quanto esulto, quanto soffro...

dubitar se ancor tu puoi,

dammi un ferro, e il proverò.

BRAVO

Ma la prova...

TEODORA

Maffeo solo

lo sapea. ~ Trafitta al suolo

ei m'accolse.

BRAVO

(O dubbio!)

VIOLETTA

E come?

TEODORA

Fu tuo padre...

BRAVO

Ed il suo nome?

TEODORA

Carlo.

BRAVO

Carlo?... E tu?...

TEODORA

Cambiai

nome... e cor.

BRAVO

(Non m'ingannai.)

E tu dunque?

TEODORA

Il ciel mi sente,

innocente era.

BRAVO

Innocente!...

O Violetta!

TEODORA

Il nome mio!

BRAVO

Io son Carlo.

TEODORA, BRAVO E VIOLETTA

(tutti abbracciati)

Eterno iddio!

Ah mi abbraccia ~ oh gioia immensa!

Ora, o ciel, si può morir.

Quest'istante a me compensa

una vita di martir.

(entra Pisani)

TEODORA

È lui.

VIOLETTA

(Pisani!...)

BRAVO

Arretrati.

PISANI

Eccomi.

TEODORA

E vuoi?

VIOLETTA

(in disparte)

(Pavento!)

PISANI

Or dimmi, hai la tua figlia?

TEODORA

Sì.

PISANI

Serba il giuramento.

TEODORA

I miei tesori prenditi.

PISANI

Tesoro hai tu maggior.

TEODORA

Quale?

PISANI

Violetta.

TEODORA

Mai.

PISANI

Giurasti.

TEODORA

Sì ~ giurai.

PISANI

Dunque?...

TEODORA

Tu il Bravo!... ed essa...

PISANI

E s'io no 'l fossi?...

BRAVO

(a Pisani)

Cessa.

Questa è la tua promessa?

VIOLETTA

(Il Bravo?... Oh mio terror!)

BRAVO

Se vuoi compito un giuro,

non esser tu spergiuro.

TEODORA

(Ei lo conosce.)

PISANI

(Oh strazio!)

VIOLETTA

Se' il Bravo!

PISANI

Ah sì. (Sei sazio,

empio destin!) Ma...

BRAVO

Pensavi:

la mezzanotte!...

VIOLETTA

(Io palpito.)

PISANI

Tu ancor mi giura.

BRAVO

No.

Insieme

BRAVO

(a Pisani)

Se fede vuoi richiedere

e tu la serba primo:

oltre non déi persistere...

oppur un vil ti estimo.

Pensa che speme sola

hai tu riposta in me.

Sacra è la tua parola,

ed io m'affido a te.

PISANI

(a Violetta)

Ah se vedessi l'anima

di questo disperato.

Sapresti quanto barbaro

con lui finor è il fato:

l'ora di questo giorno

sembrerà eterna a me.

Ma farò qui ritorno

in breve, il giuro a te.

TEODORA

(a Pisani)

Pensa, che a madre misera

essa il conforto è solo,

e sangue e vita chiedimi

quanta ha ricchezza il suolo:

tutto da me tu déi,

tutto farò per te.

Ma lasciami costei...

e un dio sarai per me.

VIOLETTA

(a Pisani)

Qual mi volesti ascondere

truce fatal mistero!

Fra te e la madre ondeggia

diviso il mio pensiero,

ti scopri: a te che vieta

che omai ti sveli a me?

Tanti timori acqueta

o morirò per te.

(partono per lati opposti)

Scena terza

Luogo remoto nella contrada di Castello. Un cenobio con tempietto gotico attiguo. A destra una casa sotto un porticato. Veduta della laguna, in fondo il lido. Isolette qua e là, qualche lume in lontananza. La luna è tra le nubi: a sinistra si scende per due o tre gradini nel canale.
Si avanzano a gruppi, lentamente, Guardie, e Scolte notturne.

CORO

Segreti, quai spettri tacenti,

ogn'andito cupo cerchiamo,

fin l'ombre più scure e silenti,

incogniti a tutti esploriamo.

A notte più folta e profonda

d'ognuno spiamo i pensier.

Veglianti noi siam come l'onda:

n'è legge silenzio ~ mister.

ALCUNI

È il Bravo!

ALTRI

Che morto voleasi.

ALTRI ANCORA

Ardito un patrizio accusò.

CORO

Che?

IIº

Foscari.

IIIº

Ed egli?

IIº

All'esilio

l'altero il senato dannò.

ALCUNI

Non sai...

ALTRI

Che?

CORO

Un comando terribile

al Bravo da noi si recò.

Ma zitti ~ vegliam ~ la repubblica

a notte di noi si fidò.

(si disperdono)

Scena quarta

Esce affannoso, ed ansante il Bravo, poi Teodora e Violetta.

BRAVO

Stanca di perseguirmi

io credeva l'ultrice ira di dio:

or io la sfido a farmi più infelice!

(chiamando alla casa vicina)

Teodora!

(esce Teodora che ha per mano Violetta)

TEODORA

Tornasti!

VIOLETTA

Oh padre mio!

BRAVO

Partite.

VIOLETTA

Oh ciel!

BRAVO

Fuggite.

Un solo istante è un secolo per voi.

(chiama verso il canale)

Marco.

Scena quinta

Pisani, che era nascosto, esce improvviso.

PISANI

Eccomi.

TEODORA

(Ancora!)

BRAVO

Che fai?

PISANI

T'aspetto.

VIOLETTA

(Oh gioia!)

TEODORA

Il Bravo!...

PISANI

Mezzanotte è scorsa,

a ciascun il suo nome: a te la faccia,

lo stilo, o Bravo, e un ordin del consiglio

da compirsi fra un'ora.

(gli dà la maschera, il pugnale, ed una carta)

TEODORA

Carlo... il saresti?

BRAVO

Per salvar mio padre!

TEODORA E VIOLETTA

Tu, il figlio generoso!...

BRAVO

Oggi sperai

liberarlo, corruppi e scolte e sgherri.

Ah d'esser tratto a morte

credé lo sventurato! Un grido mise;

accorsero le guardie, io lo lasciai;

ma, or voi fuggite.

(chiama nuovamente)

Marco!

PISANI

Io le conduco.

TEODORA E VIOLETTA

Tu, con noi?

PISANI

Con Violetta: io le giurai

eterna fede. Ell'è mia sposa.

BRAVO

Amico,

figlio, sarai sostegno agl'infelici?

PISANI

Fino alla morte.

TEODORA

Carlo!...

VIOLETTA

Che mai dici?...

BRAVO

Io qui rimango maledetto e solo.

TEODORA

M'avrai compagna anco in eterno duolo.

VIOLETTA

Madre...

BRAVO

Affrettate.

VIOLETTA

E che?...

BRAVO

Questi è proscritto...

Quest'ordine...

TEODORA E VIOLETTA

Gran dio!

VIOLETTA E PISANI

Noi benedici. Poi per sempre addio!

TEODORA E BRAVO

Siete sposi! (Infausti auspici!)

In qual ora! Il ciel s'oscura!

All'addio degl'infelici

veste il lutto la natura.

(Pisani e Violetta si prostrano. Il Bravo, Teodora posano loro le mani sul capo, e pregano)

Insieme

TEODORA E BRAVO

O signor li benedici

col mio labbro mio core!

Sulla terra del dolore

noi mai più ci rivedrem:

ma speriamo in ciel felici

rivederci un dì potrem.

VIOLETTA E PISANI

O signor mi benedici

col suo labbro, col suo core!

Sulla terra del dolore

noi mai più ci rivedrem:

ma speriamo in ciel felici

rivederci un dì potrem.

(tacitamente Pisani e Violetta montano nella gondola, il Bravo e Teodora rimangono soli, lungo silenzio. Il Bravo si rammenta l'ordine, e legge)

BRAVO

«I Tre, Bravo, t'impongono fra un'ora

la morte all'incendiaria Teodora.»

(rimane tremante; si volge a Teodora)

Ah per sempre ogni speranza

è distrutta sulla terra.

TEODORA

Di soffrir ho la costanza,

pur sia teco eterna guerra.

BRAVO

Meco?...

TEODORA

Sempre.

BRAVO

E tu lo vuoi?

TEODORA

A ogni costo.

BRAVO

Tu no 'l puoi.

TEODORA

E chi 'l vieta?

BRAVO

Un rio senato...

l'empio Foscari oltraggiato;

questo cenno... il padre mio...

il destin persecutor.

Leggi e trema.

TEODORA

(dopo aver letto)

A morte! Oh dio!

BRAVO

Calma, calma il tuo terror.

Non temer che il mio pugnale

più s'immerga nel tuo petto,

per quegli empi fia mortale,

pe' l lor sangue maledetto...

Ah! Ferirti io non potrei;

pria m'uccidano i crudei.

TEODORA

Vibra il colpo ~ mi ferisci.

BRAVO

Ah no 'l posso.

TEODORA

Inorridisci?

Vedrai morto il genitor.

BRAVO

Potrò anch'io morire allor.

TEODORA

Ah lo salva ~ io morir vo'.

BRAVO

No: gli infami ferirò.

TEODORA

E tuo padre ch'è languente...

in un carcere... morente?...

Se tu l'ami, s'ei t'è santo,

se viv'ei per te soltanto,

non voler che trascinato

sia sul palco ed immolato;

espiati i mali miei

per tua mano volle il ciel!

BRAVO

Padre, padre, col reo sangue

vendicarti almen saprò.

TEODORA

Iddio chiede questo sangue,

per te sol lo verserò.

(strappa il pugnale al Bravo e si ferisce)

BRAVO

Teodora!

TEODORA

Perdon...

(s'avanza un messo dopo aver conosciuto il Bravo)

MESSO

Eccolo, ei stesso.

TEODORA

Non lo punite... l'ordine... ha compito...

(spira)

BRAVO

Sposa!... Spirò!

MESSO

(al Bravo)

E tu, da questo momento,

Carlo, libero sei; tuo padre è spento.

(il Bravo rimane immobile, poi cade sul corpo di Teodora)

Fine del libretto.

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