LA BATTAGLIA DI LEGNANO
Tragedia lirica.
Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.
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Libretto di Salvadore CAMMARANO.
Musica di Giuseppe VERDI.
Prima esecuzione: 27 gennaio 1849, Roma.
Personaggi:
FEDERICO Barbarossa |
basso |
PRIMO CONSOLE di Milano |
basso |
SECONDO CONSOLE di Milano |
basso |
Il PODESTÀ di Como |
basso |
ROLANDO duce milanese |
baritono |
LIDA sua moglie |
soprano |
ARRIGO guerriero veronese |
tenore |
MARCOVALDO prigioniero alemanno |
baritono |
IMELDA ancella di Lida |
mezzosoprano |
SCUDIERO |
tenore |
Un ARALDO |
tenore |
Cavalieri della morte; Magistrati e Duci comaschi; Ancelle di Lida; Popolo milanese; Senatori di Milano; Guerrieri di Verona, di Brescia, di Novara, di Piacenza e di Milano; Esercito alemanno.
Parte I - Egli vive!
Parte II - Barbarossa!
Parte III - L'infamia!
Parte IV - Morire per la patria!
La I, III e IV parte hanno luogo in Milano: La II a Como. L'epoca 1176.
[Sinfonia]
Egli vive!
Parte della riedificata Milano, in vicinanza delle mura.
Da una parte della città s'inoltrano i Militi piacentini ed alcune Centurie di Verona, di Brescia, di Novara e di Vercelli: la contrada è gremita di Popolo, come i soprastanti veroni, da cui pendono arazzi variopinti e giulive ghirlande: un grido universale di esultanza, un prolungato batter di palme, ed un nembo di fiori cadente dall'alto sulle squadre attesta le festevoli accoglienze ad esse prodigate. Arrigo è tra i guerrieri veronesi.
[N. 1 - Introduzione]
CORO
Viva Italia! un sacro patto
tutti stringe i figli suoi:
esso alfin di tanti ha fatto
un sol popolo d'eroi!
Le bandiere in campo spiega,
o lombarda invitta Lega,
e discorra un gel per l'ossa
al feroce Barbarossa.
Viva Italia forte ed una
colla spada e col pensier!
Questo suol che a noi fu cuna,
tomba sia dello stranier!
ARRIGO
O magnanima e prima
delle città lombarde,
o Milan valorosa, io ti saluto,
io dalla tomba sorto
al par di te! S'accese
all'ombra delle sacre
tue rinascenti mura il foco, ond'io
eternamente avvamperò. Divina
cagion de' miei sospiri,
io bevo l'aure alfin che tu respiri!
La pia materna mano
chiuse la mia ferita...
eppur da te lontano
io non sentia la vita:
come in un mar di pianto
parea sepolto il cor...
Ah! solo a te d'accanto
saprò che vivo ancor.
Ecco Rolando!...
Rolando, altri Duci milanesi, e detti.
ARRIGO
Amico...
ROLANDO
ARRIGO
(stringendogli la destra)
Son io.
Ferito caddi, non estinto: a lungo
prigion di guerra fui, ma reso quindi
alla natia Verona,
materna cura m'infondea nel petto
nuova salute.
ROLANDO
(odesi uno squillo di trombe)
CORO
Giulive trombe!
ROLANDO
I Consoli con Séguito, e detti.
PRIMO CONSOLE
Salve, guerrieri.
SECONDO CONSOLE
A voi
fia d'accoglienze prodiga,
siccome a figli suoi,
Milan, che dalla polvere
già rïalzaste.
ARRIGO, GLI ALTRI DUCI
Ed ora
tutti giuriam difenderla,
col sangue nostro ancora.
ROLANDO
TUTTI
Domandan vendetta gli altari spogliati,
le donne, i fanciulli dall'empio svenati...
Sull'Istro nativo cacciam queste fiere,
sian libere e nostre le nostre città.
Il cielo è con noi! Fra l'itale schiere,
dai barbari offeso, iddio pugnerà!
(i Consoli muovono i primi, tengon dietro le schiere, quindi il popolo. Arrigo è condotto da Rolando)
Sito ombreggiato da gruppi d'alberi in vicinanza delle fossate colme d'acqua, che circondano i muri: essi veggonsi torreggiare nel fondo.
[N. 2 - Coro, Scena e Cavatina]
Lida si avanza come assorta in profondi pensieri; alcune sue Donne la seguono, ella siede al rezzo, ed ivi rimane estatica, figgendo gli occhi al cielo.
DONNE
Plaude all'arrivo Milan dei forti,
cui si commettono le nostre sorti;
sui prodi a spargere nembi di rose
corron festose ~ le donne ancor.
Tu sola fuggi sì lieta vista,
come da scena orrida e trista:
pur della patria senti l'affetto,
t'arde nel petto ~ italo cor!
LIDA
Voi lo diceste, amiche,
amo la patria, immensamente io l'amo!
Ma dove spande un riso
la gioia, per me loco
ivi non è. Sotterra
giacciono i miei fratelli, ambo i parenti,
e... troppe in sen m'aperse orrendo fato
insanabili piaghe!... A me soltanto
è retaggio il dolor, conforto il pianto!
(i suoi occhi riempionsi di lagrime: le donne, onde concedere libero sfogo al suo cordoglio, si aggruppano in fondo)
Quante volte come un dono
al signor la morte ho chiesta.
L'esistenza è a me funesta...
è la tomba il mio sospir.
Ma son madre!... madre io sono!
darmi un figlio iddio volea!
Ah! per me divenne rea
fin la brama di morir.
Marcovaldo, e dette.
LIDA
(indignata in vederlo)
Che, signor! Tu qui? Tu stesso?
MARCOVALDO
LIDA
(a voce bassa, ma fremente)
E tu ardisci, ingratamente,
sguardi alzar frattanto audaci
sulla sposa!
MARCOVALDO
LIDA
(in atto di allontanarsi)
Cessa... taci...
Imelda, e detti.
IMELDA
(accorrendo frettolosa)
Ah! signora!
LIDA
Imelda, ebbene?
IMELDA
Fede al ver non presterai...
il tuo sposo...
LIDA
Parla...
IMELDA
Ei viene...
e lo segue...
LIDA
Ciel!... chi mai?...
chi? rispondi...
IMELDA
Arrigo!
LIDA
Come!
Egli vive!
IMELDA
Ah! sì...
MARCOVALDO
LIDA
(Vive!... Oh gioia!... Qui fra poco...
Qui... fia ver? Lo rivedrò?
A frenarti, o cor, nel petto
più potere in me non trovo...
sì, quei palpiti ch'io provo
sono palpiti d'amor!
Ah! se colpa è questo affetto
che mi parla un solo istante,
a punirla sia bastante
una vita di dolor.)
MARCOVALDO
IMELDA E DONNE
(Par che tregua un breve istante
le conceda il suo dolor!)
Rolando, Arrigo, e detti.
[N. 3 - Scena e Duetto]
ROLANDO
LIDA
(Oh momento!)
ARRIGO
(Lida!)
ROLANDO
LIDA
(Oh! dio!)
MARCOVALDO
ARRIGO
Ti rassicura... Un brivido talvolta...
di mie ferite avanzo...
Mi scorre in sen... ma passegger... lo vedi...
cessò.
MARCOVALDO
LIDA
(Qual terror m'invase!)
ROLANDO
(s'ode tocco di tamburo, e chiamata di trombe)
Un Araldo, e detti.
(ad un cenno di Rolando le donne e Marcovaldo si ritirano)
ROLANDO
ARALDO
Giunser dall'Alpi
esploratori: avanza
d'imperïali esercito possente.
Ad assembrar duci e senato un cenno
de' consoli provvede.
ROLANDO
(parte affrettatamente seguito dall'Araldo. Lida è rimasta come incatenata al suolo: Arrigo si accosta vivamente ad essa, scuotendola d'un braccio)
ARRIGO
È ver? sei d'altri?... ed essere
per sempre mia giurasti!
Il ciel t'udiva! E frangere
quel giuramento osasti!
D'altri sei tu? Per credere
a verità sì orrenda,
è duopo che ripetere
da' labbri tuoi l'intenda.
Dillo... che tardi? uccidimi...
l'uccidermi è pietà!
LIDA
Spento un fallace annunzio
ti disse in aspra guerra...
Mancava il padre... ed orfana
io rimaneva in terra...
Ei fra gli estremi aneliti
formò le mie ritorte...
Peso la vita, il talamo
letto mi fu di morte!...
Mai sopportato un'anima
più della mia non ha!
ARRIGO
(in tuono di virulenta ironia)
Quanto la nuova infausta
di mia caduta, oh! quanto
all'alma tua sensibile
lutto costava e pianto!
Alta n'è prova il subito
imene!
LIDA
(singhiozzando)
Arrigo...
ARRIGO
E fede
n'ebbi da te, rammentalo...
che dell'eterno al piede
il difensor d'Italia
raggiungeresti, ov'esso
per lei cadrebbe!
LIDA
(coprendosi il volto d'ambo le mani)
Ahi misera!
ARRIGO
(furente)
Parla... rispondi adesso...
scolpar ti puoi?... rispondimi.
LIDA
(volgendo gli occhi al cielo con fremito angoscioso)
Padre!
ARRIGO
Lo stil de' rei
ecco! In altrui ritorcere
le proprie colpe!
LIDA
Ah! sei
tremendo, inesorabile
più del mio fato ancor!
ARRIGO
(in atto d'allontanarsi)
Spergiura!
LIDA
M'odi!
ARRIGO
(nel colmo dell'ira)
Scostati...
va'... tu mi desti orror!
T'amai, t'amai qual angelo,
or qual demon t'aborro!
Per me la vita è orribile...
nel campo a morte io corro... ~
in tua difesa, o patria,
cadrò squarciato il seno...
Fia benedetto almeno
il sangue mio da te!
LIDA
A così lungo strazio
regger può dunque un core?...
No, non è ver che uccidono
gli eccessi del dolore ~
son rea... son rea... puniscimi...
quel ferro in sen mi scenda...
d'un'esistenza orrenda
meglio è spirarti al piè!
(Arrigo la respinge ed ed esce velocemente: ella si allontana nella più viva desolazione)
Barbarossa!
Sala magnifica nel municipio di Como: veroni chiusi nel fondo.
A poco a poco vanno assembrandosi Duci e Magistrati.
[N. 4 - Coro, Scena e Duetto]
ALCUNI
Udiste? la grande, la forte Milano
a patti discende!
ALTRI
Ma tardi ed invano.
TUTTI
Sì tardi ed invano. Scordò la superba
i danni mortali a Como recati!
Ma qui la memoria ogni uomo ne serba!
Ma l'odio qui vive ne' cori oltraggiati!
Quest'odio col sangue ribolle confuso,
né volger di tempo scemarlo potrà!
Dai padri, dagli avi in noi fu trasfuso!
Ai figli, ai nepoti trasfuso verrà!
Il Podestà, e detti.
PODESTÀ
Invia la baldanzosa
Lombarda Lega messaggeri a Como.
Ascoltarli vi piaccia.
(tutti seggono)
Ad un cenno del Podestà vengono introdotti Rolando ed Arrigo. I suddetti.
ROLANDO
PODESTÀ E CORO
Ed oblïasti
qual patto ne costringe
a Federico?
ROLANDO
ARRIGO E ROLANDO
Ben vi scorgo nel sembiante
l'alto, ausonico lignaggio,
odo il numero sonante
dell'italico linguaggio,
ma nell'opre, nei pensieri
siete barbari stranieri!
(movimento dell'assemblea)
ARRIGO
Tempi forse avventurosi
per Italia volgeranno,
e nepoti generosi
arrossir di voi dovranno!
Oh! la storia non v'appelli
assassini de' fratelli!
Della patria non vi gridi
traditori e parricidi!
ARRIGO E ROLANDO
Infamati e maledetti
voi sareste in ogni età!
PODESTÀ
Favellaste acerbi detti!
ROLANDO
ARRIGO
Qual risposta a chi ne invia
recar dèssi?
Federico, e detti.
FEDERICO
(presentandosi d'improvviso, e lasciando cadere il suo lungo mantello)
Io la darò!
TUTTI
(sorgendo nella più viva sorpresa)
Federico!
ROLANDO E ARRIGO
(Ah! da Pavia
qui l'inferno lo guidò!...)
FEDERICO
(avanzandosi fieramente verso Rolando ed Arrigo)
A che smarriti e pallidi
vi scorgo al mio cospetto?
Sul labbro temerario
a che vien manco il detto? ~
Lombardi, estremo fato
ha già per voi segnato
un cor che non perdona,
di Federico il cor!
ROLANDO E ARRIGO
Detti non val rispondere
a' tuoi superbi modi,
pugna di vane ingiurie,
pugna non è di prodi.
Dell'armi al fero lampo
ci rivedremo in campo:
col brando sol ragiona
l'oppresso all'oppressor!
PODESTÀ E CORO
(Su te, Milan, già tuona
il fulmin punitor!)
(odesi rimbombo di militari strumenti, che sempre più si approssima.)
FEDERICO
Le mie possenti armate
s'appressan già!
(ad un suo cenno vengono dischiusi i veroni, a traverso de' quali scorgonsi le colline circostanti ingombre di falangi alemanne)
CORO
(a Rolando ed Arrigo)
Mirate!
oh quale e quanto esercito!
FEDERICO
Risposta e ben tremenda
eccovi ~ Ormai l'annunzio
di sua caduta intenda
Milan.
(accennando agli ambasciatori di partire.)
ROLANDO
ARRIGO
Né il gran destin d'Italia
per esse cangerà!
FEDERICO
(con terribile accento)
Il destino d'Italia son io!
Soggiogata essa in breve fia tutta!
E Milano due volte distrutta
ai ribelli spavento sarà!
ROLANDO E ARRIGO
Un possente diletto da dio
ne promette vittoria in suo nome!
Tu cadrai, le tue squadre fian dome!
Grande e libera Italia sarà!
PODESTÀ E CORO
Ite omai... la ragion del più forte
tanta lite nel campo sciorrà.
TUTTI
(con grido ferocissimo)
Guerra dunque!... terribile!... a morte!
senza un'ombra di stolta pietà!
(Rolando ed Arrigo partono)
L'infamia!
Volte sotterranee nel tempio di sant'Ambrogio sparse di recenti sepolcri: gradinata in fondo per la quale vi si discende; una fioca lampada getta intorno qualche incerto raggio.
I Cavalieri della morte scendono a poco a poco, ed in silenzio: ognun d'essi porta una ciarpa ad armacollo, su cui havvi effigiato il capo d'uno scheletro umano.
[N. 5 - Coro, Recitativo e Giuramento]
CAVALIERI
Fra queste dense tenebre,
fra il muto orror di questi consci avelli,
sull'invocato cenere
de' padri qui giacenti e de' fratelli,
ripetasi l'accento
del sacro e formidabil giuramento.
Arrigo, e detti.
ARRIGO
(sull'alto della scala)
Campioni della morte, un altro labbro
a proferir s'accinge
il magnanimo voto, un altro core
a mantenerlo è presto,
pugnando al nuovo dì contro il rapace
fulvo signor, che avanza
pe' campi di Legnano.
CAVALIERI
Arrigo!... e vuoi?...
ARRIGO
Con voi morire, o trïonfar con voi.
CAVALIERI
Lombardo, e prode egli è!
ARRIGO
Son per valore
ultimo forse, ma per santo amore
della patria comun primier m'estimo...
o secondo a nessuno.
CAVALIERI
Sia, qual ei chiese, del bel numer'uno.
(al più anziano fra essi, che pone Arrigo in ginocchio a piè d'una tomba, e lo fregia della propria ciarpa: allora tutti i Cavalieri incrocicchiano i brandi sul capo di Arrigo, quindi lo sollevano e gli porgono l'amplesso fraterno: da ultimo, denudata anch'egli la spada, si pronunzia ad una voce il seguente giuramento)
Giuramento.
TUTTI
Giuriam d'Italia por fine ai danni,
cacciando oltr'Alpe i suoi tiranni.
Pria che ritrarci, pria ch'esser vinti,
cader fra l'armi giuriamo estinti. ~
Se alcun fra noi, codardo in guerra,
mostrarsi al voto potrà rubello,
al mancatore nieghi la terra
vivo un asilo, spento un avello;
siccome gli uomini dio l'abbandoni,
quando l'estremo suo dì verrà:
il vil suo nome infamia suoni
ad ogni gente, ad ogni età.
(partono)
Appartamenti nel castello di Rolando.
Lida, ed Imelda.
[N. 6 - Scena e Duetto]
(Lida si avanza a rapidi passi; pallida è la sua fronte, incerto il suo sguardo)
IMELDA
Lida, Lida?... Ove corri?
LIDA
Ove? ~ Che dirti,
s'io medesma lo ignoro?
IMELDA
Ahimè, turbata
sei tanto!... Dianzi, fra singulti, un foglio
vergasti...
LIDA
(con impeto)
Un foglio?... non è ver... che ardisci?
qual foglio?... tu mentisci...
innocente son io...
IMELDA
Ripor lo scritto
in sen ti vidi.
LIDA
(con delirio sempre crescente)
E il seno
qual aspide mi squarcia, e il suo veleno
del cor le più segrete
fibre mi tenta! Or vanne... il fallo svela,
m'accusa... ed accusarmi
a chi potresti? a dio?
Ma dio mi volle ad ogni costo rea!
Agli uomini? E qual pena
dar ponno i crudi? morte? e morte io bramo,
morte, qual sommo ben, domando e chiamo!
(gettandosi convulsa sopra un seggio)
IMELDA
Vaneggi!...
LIDA
(risorge, guarda all'intorno, fissa Imelda, prorompe in lagrime, e si abbandona nelle braccia di lei)
Aita!...
IMELDA
Parla...
LIDA
Un forsennato
s'avventa nella tomba, e seco tragge
la sua madre infelice,
che Lida maledice,
con l'ultimo singhiozzo!
IMELDA
(O mio sospetto!...)
Svelami... Arrigo forse?...
LIDA
Ah! tu l'hai detto. ~
Questo foglio stornar potria cotanta
sciagura.
IMELDA
Porgi.
LIDA
Oh, bada
che non ti scerna occhio mortal d'Arrigo
varcar la soglia!
IMELDA
Non temer... lo scritto
alcun de' suoi gli recherà...
(per uscire)
Rolando, e dette.
ROLANDO
LIDA
(Oh ciel!...)
(Imelda cela rapidamente il foglio)
ROLANDO
LIDA
(Chi mi regge?...)
(Imelda riede col fanciullo, lo depone in braccio a Rolando, ed esce veloce per l'opposto lato. Rolando sta in lungo amplesso tra il figlio e la sposa)
ROLANDO
LIDA
Non seguir!
ROLANDO
LIDA
(Ed a tanti martir serbata io fui!)
ROLANDO
LIDA
Sperda ogni tristo augurio
la man che tempra il fato...
Non sai che a tanto strazio
mal regge il cor spezzato!...
(serrandosi al petto il fanciullo)
che il dì novello un orfano
potrebbe in lui trovar!
ROLANDO
LIDA
Dall'ire dei nemici
gli salva il genitor.
(Rolando ritorna il fanciullo nelle braccia materne: Lida si ritragge con esso)
Arrigo, e detto.
[N. 7 - Scena e Aria]
ARRIGO
(non cinge la negra ciarpa)
Rolando ~
tu m'appellasti...
ROLANDO
ARRIGO
E salva
in un di quei conflitti ebbi la vita
dal tuo valor.
ROLANDO
ARRIGO
O Rolando...
ROLANDO
ARRIGO
(Ignaro è ch'io poc'anzi!...)
ROLANDO
ROLANDO E ARRIGO
Se al nuovo dì pugnando
al giorno io chiudo il ciglio,
affido e raccomando
a te la sposa e il figlio...
È pegno sacro ed ultimo
che all'amistade imploro!...
Esser tu déi per loro
l'angelo tutelar!
ARRIGO
(Ho pieno il cor di lagrime,
né posso lagrimar!)
(Arrigo pone la sua nella destra di Rolando, come in segno di giuramento)
ROLANDO
(Arrigo lo abbraccia)
(Arrigo rientra singhiozzante e precipitoso: Rolando s'avvia per l'opposto lato e già tocca la soglia, quando ascolta sommessamente richiamarsi)
Marcovaldo, e detto.
MARCOVALDO
ROLANDO
MARCOVALDO
ROLANDO
MARCOVALDO
ROLANDO
MARCOVALDO
ROLANDO
MARCOVALDO
ROLANDO
MARCOVALDO
ROLANDO
MARCOVALDO
ROLANDO
MARCOVALDO
ROLANDO
MARCOVALDO
ROLANDO
MARCOVALDO
(partono)
Una stanza sull'alto della torre: ferrea porta da un lato, in fondo verone che risponde sulle fossate delle mura. La bruna ciarpa d'Arrigo pende dallo schiniere d'un seggio.
Arrigo.
[N. 8 - Scena, Terzetto e Finale III]
ARRIGO
(egli è sul verone)
Regna la notte ancor, né s'ode intorno
che il mormorar del fiume
scorrente a piè di queste mura! Il foglio
alla madre infelice.
Compiasi.
(siede presso un tavolino e scrive)
Lida, e detto.
LIDA
(s'inoltra tacitamente e figge gli sguardi sullo scritto)
Vuoi morir!
ARRIGO
(corre smarrito alla porta e la chiude)
Che!
LIDA
Morir vuoi,
ed alla madre puoi
scriver la ria parola? O crudo, ignori
che sia l'amor de' figli!...
ARRIGO
Ah! Lida...
LIDA
Fra i perigli
di guerra, il forte per la patria espone
la vita, e s'egli cade,
al pianto del cordoglio
mescono i cari suoi pianti d'orgoglio.
Ma tal non è di te, di te che fermo
ad ogni costo hai di morir.
ARRIGO
Cessasti
d'amarmi, viver più non posso.
LIDA
Arrigo!...
Io t'amo!...
ARRIGO
Ciel!
LIDA
Sì, t'amo...
ARRIGO
Lida!...
LIDA
Ma noi dobbiamo
fuggirci, e viver, sin che dio lo impone,
tu per la madre, ed io pe 'l figlio!
ARRIGO
Ah!
LIDA
Sordo
fosti al mio scritto, e quindi
la speme di cangiarti
qui mi trasse...
ARRIGO
Io non ebbi...
(odesi battere alla porta, essi tendono l'orecchio silenziosi: la voce di Rolando appella)
ROLANDO
(Arrigo e Lida restano come tocchi da fulmine. La voce ripete)
ROLANDO
ARRIGO
Su... quel... veron...
(Lida fugge sul verone, ed Arrigo ne serra le imposte, quindi apre la porta)
Rolando, e detto.
ROLANDO
ARRIGO
È vero...
ROLANDO
ARRIGO
Sì... pur denso il velo
è della notte ancor... Va'... mi precedi...
ROLANDO
Lida, e detti.
LIDA
(cercando dissimulare invano il suo terrore e tremando da capo a piedi)
Qui trassi... Volli scorgere...
ARRIGO
Sì... le falangi armate...
che in breve...
(uno sguardo di Rolando lo costringe a tacersi)
ROLANDO
(un momento di spaventevole silenzio. Lida più non reggendo alla sua terribile confusione cade genuflessa a piè del marito. Arrigo è come trascinato a seguirne l'esempio)
LIDA E ARRIGO
(E non mi coglie un fulmine?...
Non s'apre il suol per me?...)
LIDA
Rolando?...
ROLANDO
ARRIGO
Ciel!
LIDA
Che dicesti?
ARRIGO
Ah! placati...
ella è innocente... io giuro...
ROLANDO
ARRIGO
(offrendogli il petto)
Colpisci... morte io vo'...
ROLANDO
LIDA
(trattenendolo)
T'arresta...
ARRIGO
Uccidimi...
LIDA
Oh dio!...
ARRIGO
M'uccidi...
ROLANDO
ARRIGO
Ah! no: trafitto, esangue
a' piedi tuoi m'atterra...
Purgar tu déi la terra
d'un vil... d'un seduttor...
Non può lavar che il sangue
la macchia dell'onor!...
LIDA
(ad Arrigo)
Ah! cessa... tu l'inganni...
(a Rolando)
La rea soltanto io sono...
non grazie, non perdono...
mi vibra il ferro in cor...
Se a viver mi condanni
è troppo il tuo rigor!
(odesi un appello di trombe)
ROLANDO
ARRIGO
(correndo a guardar presso il verone, mentre Rolando avvicinasi alla porta)
È ver.
LIDA
Terribil dì!...
ROLANDO
ARRIGO
Come!... l'infamia?...
ROLANDO
ARRIGO
(nel colmo dello spavento si slancia sulla porta, la percorre con gli occhi, la tocca con le mani, cerca indarno ogni modo d'aprirla)
Ah! Rolando!... Il ciel ne attesto,
l'onor tuo non fu macchiato...
Schiudi.
LIDA
Arrigo...
ARRIGO
S'io qui resto,
d'ignominia fia notato
il mio nome!...
LIDA
Più non reggo...
(cade sovra un seggio. Comincia a sentirsi rumore d'armati, e scalpitio di cavalli)
ARRIGO
(tornando al verone)
Di Rolando la coorte
già procede...
(echeggian prolungati squilli di trombe.)
ah!
(con grido acutissimo e cacciandosi le mani fra i capelli)
Sì... lo veggo...
È il drappello della morte!...
(la disperazione, il delirio si pingono sul suo volto)
Oh furor! Quei prodi vanno
a salvar la patria, ed io!...
«Ov'è Arrigo? -sclameranno-
si nascose»...
LIDA
(levando desolata le mani al cielo)
O giusto iddio!...
ARRIGO
Teme il ferro dei nemici...
un infame, un vile egli è!
No... vi seguo...
(afferrando la ciarpa)
LIDA
(balzando in piedi)
Ciel!... che dici?...
ARRIGO
Viva Italia!
(si precipita dal verone)
LIDA
Arresta!... ohimè!
(cade tramortita)
Morire per la Patria!
Piazza di Milano ove sorge un vestibolo di tempio.
Le imbelli donne, i tremuli vecchi e gl'innocenti fanciulli sono parte nel vestibolo e parte sulla via: Lida vi è pur essa con Imelda, e tutti genuflessi odono in religioso raccoglimento le salmodie che partono dall'interno.
[N. 9 - Preghiera]
CORO INTERNO
Deus meus, pone illos ut rotam
et sicut stipulam ante faciem venti
et sis ut fiamma comburens montes.
Ita persequeris illos in tempestate tua
et in ira tua turbabis eos.
Imple facies eorum ignominia
et quaerent nomen tuum, domine.
(sommessamente fra esse)
LIDA
Sei certa dunque?...
IMELDA
Non temer: fu visto
uscir dal fiume illeso,
e raggiungere le squadre.
LIDA
(alzando gli occhi al cielo irrigati di lagrime riconoscenti)
Io ti ringrazio, o de' portenti padre.
POPOLO
O tu che dèsti il fulmine,
che ciel governi e terra,
i figli della patria
reggi nell'aspra guerra,
il diritto e la vittoria
congiunti sian per te.
Noi t'imploriamo in lagrime
dei sacri altari al piè.
LIDA
Ah, se d'Arrigo, se di Rolando
a te la vita io raccomando,
salvi d'Italia, pietoso iddio,
gli eroi più grandi io chieggo a te.
Voto d'un popolo è il voto mio!
Amor di patria favella in me!
(odonsi lontane voci che sembrano gridar vittoria; tutti sorgono: un'ansia vivissima si dipinge in ogni volto.)
LIDA
Voi pur l'udiste?... o mi tradì la speme?
Lontan lontano un grido
non suonò di vittoria?...
GLI ALTRI
E più dappresso,
più distinto si fa!...
Secondo console e Senatori, seguiti da grossa calca di Cittadini, e detti.
[N. 10 - Finale ultimo]
SECONDO CONSOLE
Popol, gioisci!...
Vincemmo!
LIDA, IMELDA, POPOLO
Dio clemente!
SECONDO CONSOLE
Or or giungea
da Legnano un messaggio... appien sconfitto
egli disse il nemico...
Lo stesso imperator spento, o piagato
fu di sella balzato
dal veronese Arrigo!
IMELDA
(a Lida)
Udisti?
LIDA
(O core,
una volta di gioia in sen mi balzi!...)
SECONDO CONSOLE
Inno di grazie al re dei re s'innalzi...
(entra nel tempio coi senatori. I cittadini abbracciansi l'un l'altro, mescendo baci e lagrime di giubilo e di tenerezza. Intanto veggonsi passare in lontano alcune coorti reduci dalla battaglia, e l'aria echeggia al giulivo clangore dei bellici strumenti ed al rintocco de' sacri bronzi suonanti a festa)
TUTTI
Dall'Alpi a Cariddi echeggi vittoria!
Vittoria risponda l'Adriaco al Tirreno!
Italia risorge vestita di gloria!...
Invitta e regina qual era sarà!
LIDA
Non può questa gioia intendere appieno
chi sangue lombardo in petto non ha!
(odonsi lugubri squilli di tromba)
LIDA
Qual mesto suon!
IMELDA
Che fia?
ALCUNI DEL POPOLO
Tratto qui viene
ferito un cavalier!...
LIDA
Perché le vene
gelar m'intesi?
ALTRI POPOLANI
Gli è feral corteggio
il drappel della morte...
LIDA
(movendo qualche passo incontro ai sopravegnenti)
(Oh qual presagio!) Arrigo!
IMELDA
Infausta sorte!
Arrigo ferito mortalmente, e sorretto da alcuni Cavalieri della morte: più Duci milanesi lo seguono, fra i quali Rolando, che si avanza taciturno ed a capo chino. I suddetti.
ARRIGO
Qui... qui presso al trofeo di quell'eroe,
nel cui nome il gran colpo
vibrai... render qui l'alma
al suo fattor desio...
(lo adagiano sui gradini del tempio: Lida prorompe in dirotto pianto, egli si rivolge udendone i singhiozzi)
ARRIGO
(Ahi! sventurata!)
(scorge Rolando)
Questa man... Rolando...
pria che l'agghiacci della morte il gelo...
stringer non vuoi... ~ L'ora è suonata!
LIDA
(Oh cielo!...)
(Rolando muto, incerto, come tratto da invincibile potere, si accosta ad Arrigo)
ARRIGO
(si getta al collo di Rolando: i cavalieri indietreggiano alquanto)
Per la salvata Italia...
(raccogliendo le forze estreme)
per questo sangue il giuro...
siccome è puro un angelo
il cor di Lida è puro...
Non mento... error nefando
saria mentir... spirando...
Chi muore per la patria
alma sì rea non ha!
LIDA
(che si è pur ella avvicinata al morente)
Ti parli a pro del misero
il dolce affetto antico...
Ch'ei fra gli estremi aneliti
ritrovi ancor l'amico...
Non mente... error nefando
saria mentir... spirando...
Chi muore per la patria
alma sì rea non ha!
ROLANDO
(nella più viva commozione stringe Lida al cuore, e porge ad Arrigo la destra)
GLI ALTRI
(Di sua virtude il premio
in ciel fra poco avrà!)
Il Primo console seguito da lunga tratta di Armati, e dal carroccio trionfale.
ARRIGO
(accennando il vessillo di cui è sormontato il carroccio)
Ah!... quell'insegna... È l'ultimo
voto d'un cor... morente!...
GLI ALTRI
Qual mai, qual perdi, Ausonia,
nobil guerrier possente!
(i cavalieri porgono ad Arrigo lo stendardo: intanto dal tempio intuonasi l'inno di grazie)
ARRIGO
È salva Italia!... io spiro...
E... benedico... il... ciel!...
(bacia la bandiera, e cade morto, stringendone il lembo sul cuore)
TUTTI
Apri signor, l'empiro
al tuo guerrier fedel.
Fine del libretto.
Generazione pagina: 14/05/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
(W)