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Beatrice di Tenda

BEATRICE DI TENDA

Tragedia lirica.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Felice ROMANI.
Musica di Vincenzo BELLINI.

Prima esecuzione: 16 marzo 1833, Venezia.


Personaggi:

FILIPPO Maria Visconti, duca di Milano

baritono

BEATRICE di Tenda, di lui moglie

soprano

AGNESE del Maino, amata da Filippo, e in segreto amante di

mezzosoprano

OROMBELLO signore di Ventimiglia

tenore

ANICHINO antico ministro di Facino e amico di Orombello

tenore

RIZZARDO del Maino, fratello di Agnese e confidente di Filippo

basso


Cortigiani, Giudici, Ufficiali, Armigeri, Dame, Damigelle, Soldati.

La scena è nel castello di Binasco. L'epoca è dell'anno 1418.

Avvertimento

Beatrice de' Lascari, contessa di Tenda, vedova di Facino Cane, già tutore de' figli di Giovanni Galeazzo Visconti primo duca di Milano, persuasa, o da ambizione o da amore che fosse, sposossi a Filippo Maria, il quale degli stati paterni non conservava che una tenue porzione; e a lui recò in dote, non solo il retaggio de' suoi antenati, ma tutte le città e castella di cui Facino si era fatto signore. Cotal maritaggio pose le fondamenta della grandezza di Filippo, il quale regnò solo su tutta la Lombardia ed una parte del Piemonte; ma riuscì funesto a Beatrice. Imperciocché già d'età avanzata, d'animo generoso, e memore della sua potenza, ell'era venuta in odio a Filippo, giovane dissoluto, simulatore, ambizioso, e mal sofferente dei ricevuti benefici. Invaghitosi questo di Agnese Del Maino, una delle dame d'onore di Beatrice, macchinò col fratello di quella la rovina della moglie: e servirono di pretesto le mormorazioni degli antichi vassalli di Facino che mal tolleravano la dominazione di Filippo e la servile soggezione in cui egli teneva Beatrice; e aggiunsero peso le giuste, ma soverchie minacce di questa, e l'amicizia che la stringeva ad un giovane suo congiunto, Orombello di Ventimiglia, il quale ne alleviava le pene colla pietà e colla musica. Fu quindi accusata di congiura e di adulterio, esposta ai tormenti insieme ad Orombello, che mal reggendo al dolore confessò l'apposto delitto, e celermente condannata e decapitata in Binasco.

Su questa storia, che si può leggere nel Bigli, nel Redusio, nel Ripamonti e in parecchi altri scrittori di quei tempi e dei nostri, è fondato il frammento del presente melodramma. Dico frammento, perché circostanze inevitabili ne hanno cambiato l'orditura, i colori, i caratteri. Esso ha d'uopo di tutta l'indulgenza dei lettori.

Felice Romani

Atto primo

[Preludio]

Scena prima

Atrio interno nel castello di Binasco. Un'ala di palazzo è illuminata. Tutto indica che in quello ha luogo una festa.
Alcuni Cortigiani attraversano la scena, e s'incontrano in Filippo.

[N. 1 - Introduzione]

CORO

Tu, signor! lasciar sì presto

così splendida assemblea?

FILIPPO

M'è importuna... io la detesto...

per colei che n'è la dea.

CORO

Beatrice!

FILIPPO

Sì: di peso

emmi il nodo a cui son preso.

Non regnar che per costei!

Simular gli affetti miei!

Un molesto amor soffrire,

un geloso rampognar!

È tal noia, è tal martire

ch'io non basto a tollerar.

CORO

Sì: ben parli... è grave il giogo...

ma spezzarlo non potrai?

FILIPPO

Io lo bramo.

CORO

E pieno sfogo

a tua brama a che non dai?

Sei Visconti... duca sei,

sei maggior, signor, di lei...

se più soffri, se più taci,

non mai paghi, ognor più audaci

i vassalli in lei fidanti

ponno un dì mancar di fé.

Non lasciar che più si vanti

degli stati che ti diè.

(sono interrotti dalla musica che parte dal palazzo. Porgono attentamente l'orecchio: odesi la voce di Agnese che canta la seguente romanza)

AGNESE

I.

Ah! non pensar che pieno

sia nel poter diletto:

senza un soave affetto

pena anche in trono un cor.

FILIPPO

O Agnese! è vero.

CORO

Il suo canto seconda il tuo pensiero.

AGNESE

II.

Dove non ride amore

giorno non v'ha sereno:

non ha la vita un fiore,

se non lo nutre amor.

FILIPPO

Né più fia lieta

d'un sol fiore la mia!

CORO

Beatrice il vieta.

Ah! se tu fossi libero

come gioir potresti!

Di quante belle ha Italia

nobil desio saresti:

tutte a piacerti intese,

tutte le avresti al piè.

FILIPPO

Tutte! (O divina Agnese!

tu basteresti a me.

Come t'adoro, e quanto

solo il mio cor può dirti:

gioia mi sei nel pianto,

pace nel mio furor.

Se della terra il trono

dato mi fosse offrirti,

ah! non varrebbe il dono,

cara del tuo bel cor.)

CORO

Di spezzar gli odiati nodi

il pensier depor non déi:

se d'un'altra amante sei,

l'arti sue t'insegni amor.

Insieme

FILIPPO

Forse già disposti i modi

ne ha fortuna in suo segreto;

e non manca a farmi lieto

che sorprenderne il favor.

CORO

Forse già disposti i modi

ne ha fortuna in suo segreto;

e non manca a farti lieto

che sorprenderne il favor.

(partono)

Scena seconda

Anichino e Orombello.

ANICHINO

Soli siam qui. ~ Liberamente io posso

svelarti il mio timor.

OROMBELLO

Che temi?

ANICHINO

Io temo

il cieco amor che ognun ti legge in volto.

O figlio! in te rivolto

era ogni sguardo, e più di tutti Agnese

di spiar non cessava i moti tuoi:

ah! Beatrice e te perder tu vuoi.

OROMBELLO

Salvarla io voglio. ~ In propria corte schiava

la compiangon le genti: e quanti han prodi

del Tanaro le sponde e del Ticino

che dell'eroe Facino

la videro sul trono, apprestan l'armi

a vendicarla ed a spezzar suoi nodi.

ANICHINO

Di Filippo non sai l'arti e le frodi.

E dove ancor sovrana

foss'ella appieno, l'alta donna è troppo

gelosa di sua fama

per nutrire tue speranze...

OROMBELLO

Ella pur m'ama.

ANICHINO

Che dici tu? t'ama?

OROMBELLO

Sì, m'ama... il credi...

ANICHINO

Tremar mi fai.

OROMBELLO

Mira.

(mostra un biglietto)

ANICHINO

Qual foglio!

OROMBELLO

Un paggio

me 'l diè furtivo, e mi sparì d'innanti.

Odi... Fra pochi istanti,

prima dell'alba, ella in segreta stanza

mi attenderà... Scorta mi fia sommesso

un suono di liuto...

ANICHINO

Orombello!... ah! se vai, tu sei perduto.

De' suoi nemici e tuoi

insidia è forse...

OROMBELLO

E per un dubbio speri

che a mia ventura io manchi?... Oh! Vedi... intorno

regna silenzio, e spente son le faci.

Lasciami.

ANICHINO

Incauto!...

OROMBELLO

Ah! taci...

non turbar la mia gioia... In quelle soglie

morte pur sia... la sfido.

ANICHINO

Oh! Forsennato!...

abbi di te pietà.

OROMBELLO

Me tragge il fato.

(si scioglie da Anichino, ed entra frettolosamente nel palazzo. Anichino si allontana dolente)

Scena terza

Appartamento di Agnese.
Agnese siede inquieta ad un tavolino: un liuto è sovr'esso. Dopo alcuni momenti si alza, e va.

[N. 2 - Recitativo e duetto]

AGNESE

Verrà ~ non mente il paggio...

gioir lo vide, e l'amoroso foglio

premersi al cor ~ Oh! sì, verrà. ~ Ti calma,

dubbiosa e timid'alma,

né sospetto ti dia breve dimora;

forse ogni loggia non è sgombra ancora.

Regna una volta, o sonno... E tu più tardo

le tenebre a fugar t'affaccia, o giorno.

Silenzio. ~ È notte intorno,

profonda notte. ~ Del liuto il suono

ti sia duce, amor mio.

(prelude sul liuto, indi si arresta e porge l'orecchio)

Udiamo. ~ Alcun s'appressa.

Scena quarta

Orombello entra frettoloso, e guardingo. Appena scopre Agnese si ferma meravigliato e guardando d'intorno.

OROMBELLO

Ove son io?

AGNESE

Onde così sorpreso?

Inoltrate.

OROMBELLO

Perdono. ~ Udia... passando...

soavi note... e me traea vaghezza...

di saper da che man venian destate.

Perdono, Agnese...

(per partire)

AGNESE

Uscite voi? ~ Restate. ~

Sedete.

OROMBELLO

(O ciel!)

AGNESE

Sedete. ~ E fia pur vero

che curïosa brama

sol vi spingesse?

OROMBELLO

(Oh! incauto me!)

AGNESE

Null'altro

desir fu il vostro?

OROMBELLO

E qual, contessa?

AGNESE

E in queste

ore sì tarde non può forse un core

vegliar co' suoi pensieri... e sospirando

confidar al liuto un caro nome...

il nome d'Orombello?

OROMBELLO

Il nome mio?

Chi mai?

AGNESE

Che val tacerlo? Havvi.

OROMBELLO

(Gran dio!)

AGNESE

Voi fra il ducal corteggio

non veggo io forse? Sospirar non v'odo?

Gemer sommesso?...

OROMBELLO

(Oh! che mai sento?)

AGNESE

Un giorno

si riscontrar i nostri occhi intenti e fissi. ~

Egli ama, egli ama, io dissi...

degno è d'amor, più che non sia mortale...

più che l'altero suo rival...

OROMBELLO

(alzandosi)

Rivale!

AGNESE

Sì: rival... rival regnante.

OROMBELLO

(Ciel! che ascolto!)

AGNESE

Ma che giova?

Nulla è un regno ad alma amante:

più che un trono in voi ritrova...

ogni ben che in terra è dato

è per essa il vostro amor.

OROMBELLO

(Tutto, ah! tutto è a lei svelato...

simular che giova ancor?)

AGNESE

Né vi basta?...

OROMBELLO

O Agnese!

AGNESE

E un foglio...

un suo foglio non aveste?

OROMBELLO

L'ebbi... ah! sì... fidar mi voglio...

nel mio core appien leggeste...

Amo, è vero, e in questo amore

è riposto il ciel per me.

AGNESE

(Al piacer resisti, o core.

Chi beato al par di te?)

OROMBELLO

Oh! celeste Beatrice!

AGNESE

(con un grido)

Ella!

OROMBELLO

(correndo a lei sbigottito)

Agnese!...

AGNESE

Oh! me infelice!

OROMBELLO

Ciel! che feci?

AGNESE

(con disperazione)

Amata ell'è!

Ella amata! ed io schernita!...

io delusa!... ahi crudo arcano!

OROMBELLO

Ah! pietade... la sua vita,

la sua fama è in vostra mano!

Insieme

AGNESE

E la mia?... la mia... spietato!

Nulla è dunque agli occhi tuoi?

Ah! l'incendio in me destato

spegni in pria, se tu lo puoi...

fa' che un'ombra, un sogno sia

la mia pena e. l'onta mia...

ed allora... allor capace

di pietà per lei sarò.

OROMBELLO

M'odi, ah! M'odi... ah! tu non sei

né oltraggiata, né schernita.

Per calmarti io spenderei

il mio sangue, la mia vita...

Me perdona se costretto

da potente immenso affetto

tutto il prezzo del tuo core

il mio cor sentir non può.

AGNESE

Taci, taci.

OROMBELLO

Ah! no...

AGNESE

T'invola.

L'ira mia di più s'accende.

OROMBELLO

Ah! crudele, da te sola

la sua vita omai dipende.

Insieme

AGNESE

Fa' che un'ombra, un sogno sia

la mia pena e l'onta mia,

ed allora, allor capace

di pietà per lei sarò.

OROMBELLO

Ah! perdona se costretto

da potente, immenso affetto,

tutto il prezzo del tuo core

il mio cor sentir non può.

(Agnese lo accommiata minacciosa, Orombello si allontana)

Scena quinta

Agnese sola.

Ogni mia speme è al vento... A vano amore

sottentrò la vendetta... Essa, o Filippo,

a te mi getta in braccio ~ Ah! negli abissi

mi getti ancora, purché sia punito

chi mi schernì, purché non resti inulto

il mio rossore estremo, e il mio cordoglio. ~

Mi fia compenso d'Orombello... un soglio.

(parte)

Scena sesta

Boschetto nel giardino ducale.
Beatrice esce correndo; le sue Damigelle la seguono.

[N. 3 - Scena, coro e cavatina]

BEATRICE

Respiro io qui... Fra queste piante ombrose,

all'olezzar de' fiori, a me più dolce

sembra il raggio del dì.

(siede)

DAMIGELLE

Come ogni cosa

il suo sorriso allegra,

a voi dolente ed egra

rechi conforto ancor!

BEATRICE

Oh! mie fedeli!

Quando offeso il suo stelo il fior vien meno,

più ravvivar no 'l puote il sol sereno,

quel fior son io: così languir m'è forza,

lentamente perir. ~ Ah! non è questa

la mercé ch'io sperai d'averti accolto,

e difeso, o Filippo, e al soglio alzato!

DAMIGELLE

Misera! è ver.

BEATRICE

Che non mi dée l'ingrato?

BEATRICE

(Ma la sola, ohimè! son io,

che penar per lui si veda?

O mie genti! o suol natio!

Di chi mai vi diedi in preda?

Ed io stessa, ed io potei

soggettarvi a tal signor?)

DAMIGELLE

(Ella piange.)

BEATRICE

(Oh! regni miei!)

DAMIGELLE

(Smania, freme...)

BEATRICE

(Oh! mio rossor!)

Ah! la pena in lor piombò

dell'amor che mi perdé;

i martir dovuti a me

il destino a lor serbò.

Ma se in ciel sperar si può

un sol raggio di pietà,

la costanza a noi darà,

se la pace ne involò.

DAMIGELLE

(Ah! per sempre non sarà

vilipesa la virtù:

più contenta e bella più

dalle pene sorgerà.)

Scena settima

Mentre Beatrice si allontana colle sue Damigelle, entrano Filippo e Rizzardo. Ambedue l'osservano in silenzio da lontano.

[N. 4 - Recitativo e duetto]

RIZZARDO

Vedi?... La tua presenza

fugge sdegnosa.

FILIPPO

Ove fuggir può tanto

che non la segua il mio vegliante sguardo?

Va', la raggiungi.

(Rizzardo parte)

FILIPPO

Io fremo d'ira ed ardo.

D'esser da lei tradito

duolmi così? Non lo bramai finora?

Non ne cercai, non ne sperai le prove?

Scena ottava

Beatrice e Filippo.

BEATRICE

Tu qui, Filippo?

FILIPPO

E altrove

poss'io trovarti, che in segreti luoghi,

ove misteriosa ognor t'aggiri?

BEATRICE

Sì... non vo' testimoni a' miei sospiri.

E a te celarli io tento,

più che ad altrui. Troppo ti son molesti

già da gran tempo.

FILIPPO

Né molesti mai

stati sarian, se la cagion verace

detta ne avessi.

BEATRICE

Oh! ben ti è nota... e grave

più me la rende il simular che fai

tu d'ignorarla.

FILIPPO

E ch'io la ignori speri?

Non sai che i tuoi pensieri,

e i più segreti, e i più gelosi e rei

io ti leggo negli occhi, in fronte, in core?

BEATRICE

Io rei pensieri!... e quali?

FILIPPO

Odio e livore.

BEATRICE

Odio e livore! ~ ingrato!

Né il pensi tu, né il credi,

duolo d'un cor piagato,

pianto d'amor vi vedi,

speme delusa, e smania

di gelosia crudel.

FILIPPO

Smania gelosa, è vero,

negli occhi tuoi si stampa...

ma gelosia d'impero,

ma d'altro amore è vampa,

ma l'ira insieme e l'onta

d'un'anima infedel.

BEATRICE

Filippo!

FILIPPO

Sì: spergiura!

più simular non giova.

BEATRICE

Filippo!

FILIPPO

Ho in man sicura

del tuo fallir la prova.

Trema.

BEATRICE

Filippo! Basti.

FILIPPO

La tua perfidia è qui.

(cava un portafogli)

BEATRICE

Ciel!... vïolare osasti...

tu... i miei segreti?

FILIPPO

Io... Sì.

Qui di ribelli sudditi

soffri le mire audaci:

d'un temerario giovane

qui dell'ardor ti piaci...

E a me delitti apponi?

E a me d'amor ragioni?

Oh! non ti avrei sì perfido

giammai creduto il cor.

BEATRICE

Questi d'amanti popoli

voti e lamenti sono.

S'io gli ascoltassi, o barbaro,

meco saresti in trono?

Oh! non voler fra questi

vili cercar pretesti.

Se amar non puoi, rispettami...

mi lascia almen l'onor.

Quei fogli, o Filippo ~ quei fogli mi rendi.

Infami il tuo nome.

FILIPPO

E tanto pretendi?

BEATRICE

Non farti quest'onta: io sono innocente...

FILIPPO

No, tutto t'accusa: tua l'onta sarà.

BEATRICE

(supplichevole)

Filippo!

FILIPPO

Ti scosta.

BEATRICE

Te 'l chiedo piangente...

la morte piuttosto...

FILIPPO

Attendila... va '.

Insieme

BEATRICE

(sorgendo)

Spietato! codardo! eccesso cotanto

mi rende a me stessa, impietra il mio pianto:

paventa lo sdegno d'un'anima offesa,

il grido d'un core che macchia non ha.

Il mondo che invoco, che io chiamo in difesa,

il mondo d'entrambi giustizia farà.

FILIPPO

Del fallo cancella, distruggi la traccia...

Annientala, indegna! poi fremi e minaccia...

Poi vanta costanza, poi spera che illesa

sarà la tua vita, tua fama sarà.

Il mondo che invochi, che chiami in difesa,

il mondo d'entrambi vendetta farà!

(Beatrice parte)

Scena nona

Filippo e Rizzardo.

FILIPPO

Udisti?

RIZZARDO

Udii.

FILIPPO

Libero troppo all'ira

il freno io diedi. Se Orombel movesse

antica fé soltanto!... e se delusa,

o menzognera, mi traesse Agnese

a fallo estremo, a irreparabil danno!

RIZZARDO

E sospettar d'inganno

potresti, Agnese?

Oltre ogni cosa in terra

prova pur dianzi a te non dava?

FILIPPO

È vero.

RIZZARDO

Fra Beatrice e lei

se' tu sospeso ancor?

FILIPPO

No... ma più grave,

onde giusto apparir d'Italia al guardo,

vuolsi cagione che non sia pretesto.

RIZZARDO

E l'avrai tale, e presto,

se vinci i dubbi tuoi, se intera fede

riponi in me.

FILIPPO

Tanto prometti?

RIZZARDO

E tanto

pur d'eseguir confido.

FILIPPO

E sia. Vieni: a tua suora, e a te mi fido.

(partono)

Scena decima

Parte remota nel castello di Binasco: da un lato è la statua di Facino Cane.
Un drappello d'Armigeri esce dal corridoio e s'inoltra guardingo.

[N. 5 - Coro d'armigeri]

CORO

1

Lo vedeste?

2

Sì: fremente

ei ci parve, e insiem confuso.

1

Nulla ei disse?

2

No: tacente

ei si tenne, e in sé rinchiuso.

1

Or dov'è?

2

Qua e là s'aggira,

qual chi scopo alcun non ha.

1

Finge invan: l'amore o l'ira

a tradirsi il porterà.

TUTTI

Arte egual si ponga in opra;

nulla sfugga agli occhi nostri,

ma spiarlo alcun non mostri,

né seguirlo ovunque va.

Vel non fia, per quanto il copra,

che da noi non sia squarciato,

s'ei si stima inosservato,

s'ei si crede in securtà.

(si allontanano)

Scena undicesima

Beatrice sola, indi Orombello.

[N. 6 - Finale I]

BEATRICE

Il mio dolore, e l'ira... inutil ira...

s'asconda a tutti. ~ Oh! potess'io celarla

a te, Facino!... a te oblïato, o prode,

appena estinto, a te, che forse or miri

siccome tua vendetta ogni mio scorno. ~

(si prostra sul monumento)

Deh! se mi amasti un giorno,

non m'accusar ~ Sola, deserta, inerme

io mi lasciai sedurre... e caro assai

della mia debolezza io pago il fio.

Mi abbandona ciascun.

(esce Orombello)

OROMBELLO

Ciascun: non io.

BEATRICE

Chi vedo? tu Orombello!

tu qui furtivo?

OROMBELLO

Della tua sventura

favellan tutti ~ Opro sol io ~ Le lunghe

dubbiezze tue vincer tu devi alfine,

usar del tuo poter. Io tutto ho corse

le terre a te soggette, e mille in tutte

fedeli braccia a tua difesa armai.

Vieni ~ Si spieghi omai

di Facino il vessillo; e di tue genti

vendica i dritti offesi e i propri insulti.

BEATRICE

Son essi al colmo, e non saranno inulti.

OROMBELLO

Oh! gioia! Appena annotti,

fuggirem queste mura e di Tortona

ci accorranno i ripari... Ivi raggiunta

dai più prodi sarai... Solo prometti,

che non porrai più inciampo al mio disegno,

che meco in salvo ti vedrà l'aurora.

BEATRICE

Oh! che mai mi consigli?

OROMBELLO

E indugi ancora?

BEATRICE

A ciascun fidar vorrei,

fuor che a te la mia difesa.

OROMBELLO

Che di' tu?

BEATRICE

Sospetto sei...

la mia fama io voglio illesa.

OROMBELLO

La tua fama!

BEATRICE

Sì ~ la fede

che in te pongo... amor si crede;

la pietà che tu nutrisci...

tua pietà... creduta è amor.

OROMBELLO

Io... lo so.

BEATRICE

Né inorridisci?

OROMBELLO

Ah! non legger nel mio cor.

BEATRICE

Qual favella!

OROMBELLO

Ah! tu v'hai letto.

BEATRICE

Io!... t'acqueta... intesi... intesi...

OROMBELLO

Sì: d'immenso, estremo affetto

da' primi anni in te m'accesi...

coll'età si fe' maggiore...

si nutrì del tuo dolore...

mi sforzai celarlo invano...

o perdono o morte avrò.

BEATRICE

Taci... parti... audace! insano!

oh! in qual cor più fiderò?

OROMBELLO

(prostrandosi)

Deh! perdona.

BEATRICE

Sorgi.

Scena dodicesima

Filippo, Rizzardo, Agnese con séguito, Anichino, indi Cavalieri, Dame e Soldati.

AGNESE

(a Filippo)

Vedi?

FILIPPO

Traditori!

BEATRICE E OROMBELLO

Oh! ciel!

FILIPPO

V'ho colti.

Guardie!

BEATRICE

Arresta.

FILIPPO

Ed osi... e credi

poter sì che ancor t'ascolti?

La tua colpa...

BEATRICE

Non seguire.

Ella esiste in tuo desire.

Ti conosco.

FILIPPO

E a mia vergogna

conosciuta or sei tu qui.

OROMBELLO

(L'ho perduta!)

BEATRICE

O vil rampogna!

FILIPPO

Puoi scolparti?

CORO

(Oh! infausto dì!)

BEATRICE

Al tuo core, al reo tuo core

lascio, indegno, il discolparmi;

cerchi invano, o traditore,

d'avvilirmi, d'infamarmi.

Ah! tal onta io meritai

quando a me quest'empio alzai.

Dell'amor che mi ha perduta

sol tal frutto a me restò.

FILIPPO

A ben tristo e amaro prezzo

di tal donna ebb'io l'amore:

se il disprezzo è in me maggiore

o lo sdegno io dir non so.

Insieme

OROMBELLO

(Sconsigliato! in qual la trassi

di miseria abisso orrendo!

Giusto ciel, neppur morendo

l'error mio scontar potrò.)

AGNESE

(Godi, esulta, o cor sprezzato,

del dolor di questo ingrato:

vide il tuo, lo vide estremo,

né pietà per te provò.)

ANICHINO

(Ciel, tu sai com'io volea

prevenir sì ria sventura!

Ah! fu vana ogni mia cura...

il destino l'affrettò.)

CORO

(Tutto, ah! tutto a farla rea

qui congiura a un tempo istesso:

giusto ciel, d'innanzi ad esso

come mai scolpar si può?)

FILIPPO

Al castigo a lor dovuto

ambo in ferri custodite.

BEATRICE

E tu l'osi?

FILIPPO

Ho risoluto.

BEATRICE

L'empio l'osa!

OROMBELLO

Duca, udite...

innocente è la duchessa...

insultata a torto è dessa...

calunniata...

FILIPPO

Te, non lei,

traditor, difender déi.

Va'...

BEATRICE

Filippo! è troppo eccesso...

pensa ancor: ti puoi pentir.

FILIPPO

(alle guardie)

Ubbidite!

CORO

Ah! certo è desso,

certo appien del suo fallir..

BEATRICE

Né fra voi, fra voi si trova

chi si levi in mia difesa?

Uom non avvi che si mova

a favor di donna offesa?

Ah! se onor più non ragiona,

se la terra m'abbandona,

a te, vindice supremo,

io mi volgo e fido in te.

Insieme

OROMBELLO

Deh! un momento un sol momento

un acciaro a me porgete,

se è colpevole, s'io mento,

alme perfide, vedrete.

Oh! furor! inerme io fremo...

ah! più fé, più onor non v'è.

FILIPPO

Ite, iniqui! all'impossente

ira vostra io v'abbandono.

Ogni core è qui fremente,

sa ciascun che offeso io sono:

pena estrema a fallo estremo

terra e ciel domanda a me.

AGNESE

(Questo, ingrato, il primo è questo

colpo in te di mia vendetta:

altro in breve, e più funesto

più terribile ne aspetta.

Ambo miseri saremo;

sì... ma tu... più assai di me.)

ANICHINO E CORO

Ah! quel nobile suo sdegno,

quel rossor di cui s'accende,

d'innocenza è certo pegno,

d'ogni accusa la difende...

A te, giudice supremo,

noto è solo il reo qual è.

(Beatrice e Orombello sono circondati dalle guardie)

Atto secondo
Scena prima

Sala nel castello di Binasco preparata per tener tribunale.
Guardie alle porte.
Damigelle di Beatrice e Cortigiani.

[N. 7 - Coro d'introduzione]

DAMIGELLE

Lassa! e può il ciel permettere

questo giudizio infame?

CORO

Ella non può sottrarsene:

già cominciò l'esame.

Possa dinanzi ai giudici

darvi fedele amore

forza e virtù maggiore

che ad Orombel non diè!

DAMIGELLE

Come! l'incauto, il debole

forse al timor cedé?

CORO

Dal tenebroso carcere,

ove rinchiuso ei venne,

al tribunal terribile

fermo si presentò.

Quivi minacce e insidie

intrepido sostenne;

quivi martiri e spasimi,

quanti potea, sfidò.

DAMIGELLE

Ahi! sventurato! ahi misero!

né i barbari placò!

CORO

Tratto tre volte in aere,

tre volte in giù sospinto,

sol con profondi gemiti

prima il suo duol mostrò.

Quindi spossato e livido,

d'atro pallor dipinto,

china la fronte e mutolo,

esanime sembrò.

DAMIGELLE

Ahi ferrei cori! ahi barbari!

tanto il meschin penò?

CORO

Ma poi che gli occhi languidi

ebbe dischiusi appena...

quando il feroce strazio

anco apprestar mirò...

più non potendo reggere

all'insoffribil pena,

sé confessò colpevole,

complice lei gridò.

DAMIGELLE

Ahi! sventurata! ahi misera!

niuno salvar la può.

(si allontanano)

Scena seconda

Filippo, Anichino, Soldati.

[N. 8 - Scena e recitativo]

FILIPPO

Omai del suo destino arbitra solo

esser deve la legge.

ANICHINO

E qual v'ha legge

che a voi non ceda? ~ Oh! ve ne prego, o duca,

per l'util vostro. A voi funesto io temo

questo giudizio: già ne corse il grido

per le vicine terre, e il popol freme,

e lei compiange.

FILIPPO

Né Filippo il teme.

Fino al novello dì sian di Binasco

(ai soldati)

chiuse le porte, né venir vi possa,

né uscirne alcuno. ~ Allor che il popol veda

quest'idol suo di tanto error convinto,

dirà giustizia quel che forza or dice.

ANICHINO

E chi di Beatrice

retto giudice fia dove l'accusa

Filippo intenti?

FILIPPO

Or basta...

omai pon modo al tuo soverchio zelo.

Il consiglio s'aduna.

ANICHINO

(Oh! istante! io gelo.)

Scena terza

Escono i Giudici, e si vanno a collocare ai loro posti. Rizzardo presiede al consiglio. Filippo siede in un seggio elevato. La scena si empie di dame e di cavalieri: in mezzo alle dame vedesi Agnese.

[N. 9 - Scena, coro e quintetto]

ANICHINO

(O troppo a mie preghiere

sordo Orombello! Fu presago ieri

il mio timor.)

(va a sedersi anch'esso.)

AGNESE

(Di mia vendetta è giunta

l'ora bramata... eppur non sono io lieta,

qual mi sgomenta il cor voce segreta!)

FILIPPO

Giudici, al mio cospetto

non v'adunaste mai

per più grave cagion; portar sentenza

dovete voi di così nero eccesso

che a denunziarlo fui costretto io stesso:

pure al giudizio vostro

forza non faccia alcuna

l'accusator né l'accusata, e in mente

abbiate sol che a voi sentenza io chiedo

cui proferir potea

sovrana autorità.

CORO

Venga la rea.

Scena quarta

Beatrice tra le Guardie, e detti

GIUDICE

Di grave accusa il peso

pende sul capo vostro ~ A noi d'innanzi

vi possiate scolpar!

BEATRICE

E chi vi diede

di giudicarmi il dritto? Ovunque io volga

gli occhi sorpresi, altro non veggio intorno

che miei vassalli.

FILIPPO

E il tuo sovran non vedi?

il tradito tuo sposo?

BEATRICE

Io veggo un empio

che i benefici miei paga d'infamia,

l'amor mio di vergogna.

FILIPPO

Amor tu dici!

Tramar co' miei nemici,

ribellarmi i vassalli, e far mia corte

campo di tresche oscene

con citaredi, quanto abbietti, audaci,

chiami Filippo amar?

BEATRICE

Taci, deh! taci.

Ferma udir posso ogni altra

accusa tua... ma il cor si scuote e freme

a sì vil taccia. Oh! non voler, Filippo,

de' Lascari la figlia, e d'un eroe

la vedova avvilir.

GIUDICE

Il reo t'accusa

complice suo. ~ Venga Orombello.

BEATRICE

(Oh cielo!

La mia virtù sostieni.)

GIUDICE

Eccolo.

Scena quinta

Orombello fra le Guardie, e detti.

AGNESE

(Oh! come

lo ridusse infelice il furor mio!)

OROMBELLO

A quai nuovi martir tratto son io!

GIUDICE

Ti rinfranca: a noi t'appressa.

Parla: e il ver conferma a lei.

(Orombello appoggiato sulle guardie s'inoltra lentamente)

BEATRICE

Orombello!

OROMBELLO

(Oh! voce! è dessa...

e morire io non potei!)

BEATRICE

Orombello! ~ Oh! sciagurato!

Dal mentir che hai tu sperato?

viver forse? ah! dove io moro

vita speri da costoro?

Tu morrai, con me morrai,

ma qual reo, qual traditor.

OROMBELLO

Cessa, cessa. ~ Ah! tu non sai...

di me stesso io son l'orror.

Io soffrii... soffrii tortura

cui pensiero non comprende...

non poté la fral natura

sopportar le pene orrende...

la mia mente vaneggiava...

il dolor, non io, parlava...

Ma qui, teco, al mondo in faccia,

or che morte ne minaccia,

innocente io ti proclamo,

grido perfidi costor.

BEATRICE

Grazie, o cielo!

AGNESE

(Oh! mio rimorso!)

ANICHINO

(L'odi, o duca?)

FILIPPO

(L'odo e fremo.)

GIUDICE

Troppo omai tu sei trascorso:

bada e trema.

OROMBELLO

Io più non tremo.

Sol ch'io mora perdonato

da quest'angelo d'amor!

FILIPPO E GIUDICE

V'han supplizi, o forsennato,

a strapparti il vero ancor.

(Orombello si trascina verso Beatrice: essa gli va incontro e lo regge)

BEATRICE

Al tuo fallo ammenda festi

generosa, inaspettata.

Il coraggio mi rendesti,

moro pura ed onorata...

ti perdoni il ciel clemente,

col mio labbro, col mio cor.

OROMBELLO

Non morrai: né ciel, né terra

soffrirà sì nero eccesso.

A me stanco in tanta guerra,

a me sia morir concesso.

Mi offrirò col tuo perdono

lieto innanzi al mio signor.

FILIPPO E GIUDICI

(In quegli atti, in quegli accenti

v'ha poter ch'io dir non posso,

cederesti ai lor lamenti,

ne saresti o cor commosso?

No: sottentri a vil pietade

inflessibile rigor.)

AGNESE E DAMIGELLE

(Ah! sul cor, sul cor mi cade

quel compianto e quel dolor.)

FILIPPO

Poi che il reo smentì sé stesso,

fia sospesa la sentenza?

ANICHINO

Sciorgli entrambi è mio pensiero:

fia giustizia la clemenza.

FILIPPO

Sciorgli?

AGNESE

Oh! gioia!

GIUDICI

No: non puoi,

vuol la legge i dritti suoi.

Nuovo esame infra i tormenti

denno in pria subir costor.

AGNESE, ANICHINO E DAMIGELLE

(Ella pure!)

BEATRICE

(O iniqui!)

OROMBELLO

Oh! mostri!

Chi porrà su lei le mani?

Tuoni pria sui capi vostri,

tuoni il cielo...

GIUDICI

Si allontani.

BEATRICE

(ai giudici)

Deh! un istante...

(a Filippo)

Un solo accento.

Non temer di udir lamento...

sol t'avverto... il ciel ti vede...

o Filippo! hai tempo ancor.

FILIPPO

Va': pei rei non v'è mercede...

ti abbandono al suo rigor.

BEATRICE

(si volge ad Orombello e a lui si avvicina)

Vieni, amico... insiem soffriamo:

a soffrir per poco abbiamo.

Il destin per breve pena

ci riserba eterno onor.

OROMBELLO

Teco io sono.

AGNESE

(Io reggo appena.)

ANICHINO

(Oh! pietà! si spezza il cor.)

Tutti

FILIPPO E GIUDICI

Ite entrambi, e poi che il vero

il rimorso non vi detta,

il supplizio che vi aspetta

vi costringa, e strappi il vel.

Insieme

AGNESE

(Chi mi cela al mondo intero?)

ANICHINO

(O misfatto! ho in core un gel!)

BEATRICE

Ah! se in terra a tai tiranni

è virtude abbandonata,

d'una vita sventurata

è la morte men crudel.

OROMBELLO E BEATRICE

Di costanza armiamo il core:

qui supplizi, onore in ciel.

(Orombello e Beatrice partono fra le guardie da' lati opposti. Il consiglio si scioglie)

Scena sesta

Agnese e Filippo.

[N. 10 - Recitativo]

(Filippo rimane pensoso, e passeggia a lunghi passi. Agnese si avvicina ad esso tremante)

AGNESE

Filippo!

FILIPPO

Tu! ~ Ti appressa...

d'uopo ho d'udir tua voce.

AGNESE

Oh! al cor ti scenda

pietosa sì, che al perdonar lo pieghi.

FILIPPO

Sei tu che preghi, Agnese! E per chi preghi?

Vieni: ogni tema sgombra:

il regal serto è tuo.

AGNESE

Serto! Ah! piuttosto

si aspetta a me de' penitenti il velo.

FILIPPO

Agnese!

AGNESE

Innanzi al cielo,

innanzi al mondo, io rea mi sento... rea

della morte cui danni un'innocente.

FILIPPO

Quai dubbi or volgi, strani dubbi, in mente?

Io sol rispondo, io solo

di quel reo sangue ~ Omai t'acqueta, e pensa

che ad altri tu non déi, fuor che all'amore,

di Beatrice il soglio.

Ritratti.

AGNESE

Ah! mio signor!...

FILIPPO

(severamente)

Ritratti... il voglio.

(Agnese parte piangendo.)

Scena settima

Filippo solo, indi Anichino, Dame, Cortigiani.

FILIPPO

Rimorso in lei?... Dove io non ho rimorso

altri lo avrà? ~ Dove alcun l'abbia, il celi:

il mostrarlo è accusarmi. Esser tranquillo,

sereno io voglio ~ E il sono io forse, e il posso!

No: da terror percosso

mi sento io pur, qual se vicino avessi

terribil larva, qual se udissi intorno

una minaccia rimbombar sul vento. ~

M'inganno?... o mi colpì flebil lamento!

(porge l'orecchio)

No, non m'inganno... è dessa,

ch'io non n'oda la voce ~ Oh! chi s'appressa!

(all'uscir di Anichino si ricompone)

ANICHINO

Filippo, la duchessa

non confessò... pur la condanna a morte

tutto il consiglio, e il nome tuo sol manca

alla mortal sentenza.

(Filippo riceve la sentenza)

FILIPPO

Non confessò!

ANICHINO

Costante è l'innocenza.

[N. 11 - Aria di Filippo e coro]

CORO

È in vostra man, signore,

dell'infelice il fato:

ceda il rigor placato

al grido di pietà.

FILIPPO

No... si resista...

il decreto fatal si segni alfine...

(si appressa al tavolino per segnare la sentenza: si arresta)

Ah! non poss'io: mi si solleva il crine.

Qui mi accolse oppresso, errante,

qui diè fine a mie sventure...

io preparo a lei la scure!

Per amor supplizio io do!

Ah! mai più d'uman sembiante

sostener potrò l'aspetto:

ah! nel mondo maledetto,

condannato in ciel sarò.

CORO

(Ella è salva, se un istante

il rimorso udire ei può)

FILIPPO

Ella viva.

(per stracciare la sentenza)

Qual fragore!

Chi si appressa? ~ Ite ~ vedete.

(i cortigiani escono frettolosi)

DAMIGELLE

Crudo inciampo!

FILIPPO

Ebben?

CORO

Signore,

alle mura provvedete.

Di Facin le bande antiche

si palesano nemiche,

osan chieder la duchessa,

e Binasco minacciar.

FILIPPO

Ed io, vil, gemea per essa!

M'accingeva a perdonar!

Si eseguisca la sentenza.

(sottoscrive)

CORO

Ah! signor pietà, clemenza.

FILIPPO

Non son io che la condanno:

è la sua, l'altrui baldanza.

Empia lei, non me tiranno

alla terra io mostrerò.

(Cada alfine, e tronco il volo

sia così di sua fidanza.

Un sol trono, un regno solo

vivi entrambi unir non può.)

CORO

(Ah! per lei non v'ha speranza.

Il destin l'abbandonò.)

(partono)

Scena ottava

Vestibolo terreno che mette alle prigioni del castello. Grand'arco a cui si ascende per una gradinata e dà accesso a lungo corridoio esterno.
Damigelle, e Famigliari di Beatrice escono dalle prigioni. Sono tutti vestiti a lutto. - D'ogni lato Sentinelle.

[N. 12 - Finale II]

CORO

Prega. ~ Ah! non sia la misera

nel suo pregar turbata.

Mai non salì di martire

prece al signor più grata:

né mai più puro spirito

ei contemplò dal cielo,

santo d'amor, di zelo,

santo del suo soffrir.

Oh! la costanza impavida

onde sfidò i tormenti,

data le sia negli ultimi

terribili momenti!

E la virtù che tentano

macchiare i suoi tiranni,

provin gli estremi affanni,

suggelli un pio morir!

Scena nona

Beatrice esce dalla prigione umilmente vestita, e coi capelli sugli omeri: passeggia lentamente e a fatica. Tutti la circondano inteneriti e in silenzio.

BEATRICE

Nulla diss'io... Di sovrumana forza

mi armava il cielo... Io nulla dissi, oh! gioia!

trionfai del dolor. ~ Perché piangete!

né con me v'allegrate? Io moro, o amici!

ma gloriosa, ma di mia virtute

nel manto avvolta. Non così gl'iniqui,

che calpestata e afflitta han l'innocenza!...

Dell'iniqua sentenza

l'universo gli accusi.

CORO

Ah! sì.

BEATRICE

Mia morte

Filippo infami, e il sangue mio versato

piombi sul traditor, qualunque ei sia,

che dell'indegno complice si rese.

Dio lo punisca... colla vita.

Scena decima

Agnese dall'alto ode le parole di Beatrice, getta un grido e scende rapidamente.

AGNESE

Ah!

TUTTI

Agnese!

AGNESE

Pietà... la mia condanna

non proferir... a' piedi tuoi mi lascia

morir d'angoscia e di rimorso.

BEATRICE

Oh! Agnese!

Rimorso in te!

AGNESE

Rimorso eterno. A morte

ti spingo io sola... Io d'Orombello ardea.

BEATRICE

Oh! che dì tu?

AGNESE

Credea

te la mia rivale... e violai tue stanze,

furai tuoi scritti... e il sangue tuo comprai

coll'onor mio...

BEATRICE

Perfida!... cessa... fuggi

ch'io non ti vegga... ch'io non sia costretta

in quest'ora funesta

col cor morente a maledir...

AGNESE

Oh! arresta...

(odesi dalle torri un flebile suono. Beatrice si scuote)

BEATRICE

Qual suon!

CORO E ANICHINO

Un'altra vittima

l'ultimo canto intona.

OROMBELLO

(dalle torri)

Angiol di pace, all'anima

la voce tua mi suona.

Segui, o pietoso, e inspirami

virtù di perdonar...

AGNESE

Egli... perdona!...

(Beatrice vivamente commossa si appressa ad Agnese. Segue il canto di Orombello)

BEATRICE

Con quel perdono, o misera,

ricevi il mio perdono.

Salga con queste lacrime

a un dio di pace e amor.

AGNESE

Ah! la virtù di vivere

da te ricevo in dono...

vivrò, vivrò per piangere

finché si spezzi il cor.

ANICHINO E CORO

Salga quel pianto al trono

d'un dio di pace e amor.

(odesi marcia funebre)

BEATRICE

Chi giunge?

AGNESE

Ohimè!

BEATRICE

Lo veggio...

il funebre corteggio...

Scena ultima

Rizzardo con Alabardieri e Ufficiali, si presenta sulla gradinata.

AGNESE, ANICHINO, CORO

E più speme non v'è!

BEATRICE

La mia costanza

non mi togliete. Anche una stilla, e poi

fia vuotato del tutto e inaridito

questo calice amaro.

TUTTI

E iddio ritrarlo

dal labbro tuo non può!

BEATRICE

Mi diè coraggio

per consumarlo iddio.

Eccomi pronta...

(Rizzardo s'inoltra cogli alabardieri)

AGNESE

Io più non reggo...

(sviene)

BEATRICE

Addio.

Deh! se un'urna è a me concessa

senza un fior non la lasciate,

e sovr'essa il ciel pregate

per Filippo, e non per me.

(si avvicina ad Agnese svenuta)

Raccontate a questa oppressa

che morendo io l'abbracciai:

che all'eterno il core alzai

a implorar per lei mercé.

ANICHINO E CORO

Oh! infelice! Oh a qual serbate

fur le genti orrendo esempio!

Tristo il suolo in cui lo scempio

di tal donna, o dio, si fe'!

BEATRICE

Per chi resta il ciel pregate,

per chi resta, e non per me.

(ai soldati)

Io vi seguo.

CORI

Deh! un amplesso...

un amplesso concedete...

BEATRICE

Io vi abbraccio... non piangete...

CORI

Chi non piange non ha cor.

BEATRICE

Ah! la morte a cui m'appresso

è trionfo, e non è pena.

Qual chi fugge a sua catena,

lascio in terra il mio dolor.

È del giusto al sommo seggio

ch'io già miro e già vagheggio,

della vita a cui m'involo

porto solo ~ il vostro amor.

(Beatrice si allontana fra le guardie, si volge dall'alto e pronunzia l'ultimo addio. Tutti gli astanti s'inginocchiano)

CORI

Il suo spirto, o ciel, ricevi,

e perdona all'uccisor.

Fine del libretto.

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Locandina Atto primo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena undicesima Scena dodicesima Atto secondo Scena prima Scena seconda Scena terza Scena quarta Scena quinta Scena sesta Scena settima Scena ottava Scena nona Scena decima Scena ultima