ASTARTO
Dramma per musica.
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Libretto di Pietro PARIATI, Apostolo ZENO.
Musica di Tomaso ALBINONI.
Prima esecuzione: 26 novembre 1708, Venezia.
Attori:
ELISA regina di Tiro, figliola del già tiranno Sicheo, amante di Clearco |
soprano |
Astarto, figliolo di Abdastarto, già re di Tiro, creduto figliolo di di Fenicio sotto il nome di CLEARCO amante di Elisa |
soprano |
SIDONIA sorella di Agenore, amante in segreto di Clearco, e in palese di Nino |
soprano |
FENICIO grande del regno, creduto padre di Clearco, nemico nascosto di Elisa |
soprano |
NINO grande del regno, amico di Agenore |
contralto |
AGENORE grande del regno, e amante di Elisa |
contralto |
GERONZIO capitano delle guardie di Elisa, e confidente segreto di Fenicio |
tenore |
La scena è in Tiro.
Eccellenza
Se alle persone col grado e col merito più distinte del rimanente degli uomini non si avessero a consacrare che doni proporzionati alla loro grandezza; conforme si perderebbe quella lodevole comunicazione, che fa la più bella parte, non tanto della loro gloria, quanto della civil società; così di presente in me non sarebbe nato l'ardire di consacrar questo dramma al nome riverito di vostra eccellenza: che vale a dire, ad una di quelle anime grandi, le quali considerate per ogni parte, o sia ne' beni della fortuna, o sia in quelli della virtù, spargono da per tutto egual chiarezza e splendore, a guisa di quelle gemme più rare, che per natura preziose, e lavorate dall'arte, per qualunque lato si osservino, appagano la stima col prezzo, e soddisfano l'attenzione con la bellezza. Anzi con vie più di coraggio ve lo consacro, o eccellenza, mentre più ne conosco la sproporzione: poiché consacrandolo a voi, perché abbia l'onore di restare protetto, tanto è maggiore l'opera della vostra protezione, quanto è maggiore la povertà del suo essere. Se in lui vi offerissi una cosa degna di voi, questa offerta non sarebbe che argomento del vostro merito: doveché facendone una sì disuguale, voi accettandola fate conoscere la vostra bontà; ed agli animi nobili e superiori è molto più caro l'esser considerati per buoni, che l'esser creduti per meritevoli.
Non vi pensate per altro, ch'io non abbia una piena cognizione di quel che siete, e per nascita, e per dignità, e per virtù. Questa cognizione è già comune a tutta quella parte di mondo, che vantasi più civile e più colta, e la vostra persona è uno di quegli oggetti che da vicin si rispetta, e di lontano si ammira, come segue appunto del maggior lume, che illumina su la terra le cose apparenti, e le nascoste feconda. La vostra casa tiene occulta nelle tenebre dell'età la chiarezza della sua origine, ma vanta nella successione de' secoli ereditarie la nobiltà e la grandezza, sostenute da' titoli, accreditate da' feudi, accresciute dalle azioni eroiche di chi grande vi entrò per natura, e maggiore vi divenne per uso. Tutti però questi titoli e queste glorie, che voi trovaste sì illustri nel Vostro Sangue, più illustri ancora rendete con la vostra virtù; e senza che mi affatichi di produrne argomenti, che per altro mi si affollano innanzi, basta considerare il sublime carattere che tenete in nome del maggiore monarca del cristianesimo appresso la più gloriosa delle repubbliche: cosicché nel medesimo tempo, mentre siete l'immagine del primiero con la rappresentanza, divenite anche l'amore dell'altra col ministero. Contentatevi a questo passo, che in atto di venerazione io sospenda le lodi, che potrei darvi: poiché tentando di farlo, assumerei un'impresa molto più temeraria di quella che tento nel dedicarvi il mio dramma. Dedicandovi questo, metto in esercizio, torno a dirlo, la vostra bontà: arrischiandomi di lodarvi, verrei a mettere in pena la vostra moderazione; e però basti ch'io mi fermi nel mio primo proponimento, e col più profondo rispetto mi dichiari
Di vostra eccellenza
umiliss. divotiss. obbligatiss. servitore
N. N.
Argomento
L'anno del mondo 2972 (giusta il computo di Seto Calvisio, Abdastarto re di Tiro, dopo nove anni di regno, restò ucciso da Sicheo figliolo di una sua nutrice, il quale occupò dopo la congiura lo scettro, e per lo spazio di dodici anni tirannicamente lo tenne. Lui morto, gli successe la figliola Elisa, che niuna cosa ebbe maggiormente a cuore, che conservarsi sul trono benché usurpato, e perché correva fama che ancora vivesse Astarto, figliolo legittimo del re Abdastarto, vedendo essa che questo nome era ben accetto al popolo, mossa da gelosia di comando, usò ogni maggior diligenza per venire in cognizione, ov'egli si ritrovasse. Questo principe intanto, che essendo fanciullo era stato occultamente salvato da Fenicio, uno de' principali del regno, era cresciuto, ignaro della sua real condizione, sotto il nome di Clearco, e in qualità di figliolo dello stesso Fenicio. Il suo valore e la sua virtù lo misero ben tosto in grazia della regina, della quale egli era divenuto anche amante; cosicché questa lo innalzò alle prime cariche della corona, e finalmente determinò di farlo suo re e suo marito. Da questa sua risoluzione nasce tutto il viluppo del dramma: perché da una parte la contrasta Agenore, pretendente anch'egli delle nozze di Elisa: la contrasta Sidonia, sorella di Agenore, per l'amore da lei segretamente concepito verso Clearco: la contrasta Nino per l'amicizia di Agenore, e per gl'impulsi di Sidonia da lui amata; e finalmente la contrasta Fenicio per l'odio che porta ad Elisa, e per non poter sofferire, che il figliolo del re Abdastarto prenda in matrimonio la figliuola del parricida.
Con tali disposizioni principia il dramma, in tempo appunto, che Clearco, generale del regno, ritorna vittorioso dalla Fenicia, la quale si era ribellata ad Elisa. Il suo fondamento istorico è preso dal Libro decimo di Gioseffo contra Appione; e all'idea favolosa ha dato qualche motivo il tragico Francese Quinault nelle sue tragedie intitolate l'Astarto, e l'Amalasunta.
Luogo magnifico con trono reale nel mezzo.
Elisa, Fenicio, Nino, Agenore, Popoli, Soldati, ecc.
ELISA
Non più. Così risolvo.
(scendendo dal trono)
Oggi in Clearco
il cui braccio, il cui zelo
e pubblica salvezza, è mio riposo,
abbia Tiro un regnante, Elisa un sposo.
AGENORE
L'abbia, ma un breve indugio...
ELISA
È un gran periglio.
Sinor l'Idra rubella
fu senza capo. Or l'ha in Astarto.
NINO
Astarto
giacque sin dalle fasce.
ELISA
Eppure in lui
sogna fama bugiarda, e cieco sdegno
l'aure alla vita, e le ragioni al regno.
NINO
Un nome vano è tuo terror.
ELISA
Degli empi
ei dà pretesto all'armi. Un re ch'io scelga,
rompe le trame, ed in Clearco io 'l voglio.
AGENORE
(Misero cor, sposa tu perdi, e soglio.)
ELISA
Fenicio, e tu sì mesto
nella sorte del figlio?
FENICIO
Temo ne' tuoi favori il suo periglio.
Sposo di Elisa, e possessor del trono
mille rivali avrà, mille nemici.
ELISA
Gli avrà, ma suoi vassalli. Invan contrasti.
Abbia l'amor di Elisa, e quel gli basti.
Geronzio, e li suddetti.
GERONZIO
Regina eccelsa, il vincitor Clearco
riede a' tuoi lidi. Empiono l'aure amiche
le trionfanti vele e intorno al fianco
de' gloriosi abeti
l'onda fa forza all'onda
per vaghezza di trarli
o sola, o prima ad afferrar la sponda.
AGENORE
(Perfide stelle!)
NINO
(piano ad Agenore)
Il duolo affrena, e soffri.
ELISA
Venga, Geronzio, il sommo duce, e primo
il genitor lo incontri
col lieto avviso. Ei gli dirà qual merto
lo porti al trono, e per qual man lo innalzi.
Gli dirà...
FENICIO
Sì, regina,
la sua grandezza i doni tuoi; ma insieme
a lui dirò, che ambizion no 'l tragga
le sue ruine ad accettar: che al fasto
ponga confin, moderi i voti, e sappia
ben ravvisar la donatrice, e 'l dono.
ELISA
Sì ardito...
FENICIO
Col mio labbro
il buon suddito parla.
ELISA
Ma non parla il buon padre. Eh! Ti sfavilli
men guardingo dagli occhi il cor festoso.
Va': Clearco è tuo re.
FENICIO
(Non mai tuo sposo.)
(parte)
ELISA
Speranze, godete.
Vedrete sul mio trono,
chi regna sul mio cor.
Più degno fassi il regno,
allor che uniti sono
la maestà e l'amor.
Speranze, godete.
Vedrete sul mio trono,
chi regna sul mio cor.
Nino, ed Agenore.
NINO
A chi arride la sorte,
Agenore, si applauda, e si rispetti.
AGENORE
Rispettare un rival? Può consigliarlo
l'amante di Sidonia,
non quel d'Elisa. Altri pensieri io volgo.
Odimi, e fido sii.
NINO
Te ne assicuro
sull'amor di Sidonia, a te germana.
AGENORE
Nino, l'avrai, bel guiderdon di fede.
NINO
E di tenero amor dolce mercede.
AGENORE
Sai, che vera o bugiarda
la fama sia, vive di Astarto il nome
nel cieco volgo. Elisa
ne ha tema e pena. Offre, minaccia, ascolta,
e di tutti diffida.
NINO
Grandezza e gelosia van sempre unite.
Ma in che ti serve il suo timor?
AGENORE
Diretto
finsi un foglio a Clearco, ove di Elisa
si decreta l'eccidio. A piè vi è scritto
di Astarto il nome, e regio impronto il chiude
l'avrà ben tosto la regina, e in lei
tradimento sì enorme,
spenti gli affetti, accenderà lo sdegno.
Cadrà l'indegno, e forse
non vil frutto trarrò dalla mia frode.
NINO
Ti assista amor, ma temo.
Reo che al giudice piace, è già innocente.
AGENORE
Cesserà di piacer, s'è traditore.
Preval sempre in chi regna
ragion di stato a tirannia di amore.
Senza core, e senza ingegno
a goder mai non si va.
Io dal core attendo un regno;
dall'ingegno una beltà.
Senza core, e senza ingegno
a goder mai non si va.
Nino, e poi Sidonia.
NINO
(Gioite, o mie speranze... Ecco la bella.)
Ben mi arride il destin...
SIDONIA
(Giovi schernirlo.)
Signor.
NINO
Qual nuovo ossequio?
SIDONIA
A quella fronte, onde il real diadema
spargerà di grandezza
vestigie luminose,
reca il guardo ed il piede
di vassallo rispetto i primi omaggi.
NINO
Sidonia...
SIDONIA
A quella man nata agli scettri,
dal cui cenno temuto
penderà riverente
il destino de' popoli, e de' regni,
ossequioso labbro i primi voti
reca del fausto impero, e i primi baci
dell'umile servaggio in essa imprime.
NINO
(Resto confuso.) In me tu vedi ancora
quel Nino...
SIDONIA
Egli è il mio re. Lo aspetta il trono.
Il talamo lo invita.
NINO
Eh! Quel non sono.
SIDONIA
(Anch'io lo so.) Tu quel non sei? Si asconde
la tua sorte a Sidonia? Hai forse tema
ch'io vegga con dolor le tue fortune?
Che far si può? Cedo al destin. Sidonia
non piange con invidia il ben di Elisa,
e con pace perdona
un amore infedele al suo regnante.
NINO
Godi, o mio cor. (Beltà gelosa è amante.)
SIDONIA
È però ver, ch'io mi aspettavo almeno
da Nino coronato
qualche discolpa udir di Nino infido.
NINO
(Che bel dolor!)
SIDONIA
(Di sue lusinghe io rido.)
Pur tutto a te perdono.
Sol vorrei, che talor del seggio augusto
a Sidonia volgessi,
se non amante, almen pietoso un guardo.
Lo mertan queste luci, onde si accese
la tua fiamma, che or manca.
Lo merta questo labbro, e questo seno,
che tua gloria chiamasti, e tuo conforto.
Lo merta... Ah! Dove andate, o voti miei?
Quella che fui per Nino ancor son io.
Quel che fosti per me, tu più non sei.
NINO
Io diverso da me? Perché? Rispondi.
SIDONIA
Elisa...
NINO
Non la bramo.
SIDONIA
E sei suo sposo?
NINO
Nino sposo ad Elisa?
Io spergiuro a quel volto esser potea?
SIDONIA
Semplicetta che sono! Io me 'l credea.
NINO
No, mia delizia. Al sol Clearco è data
la contesa corona.
SIDONIA
O Elisa ingrata!
E un rifiuto di Elisa in te mi porti?
NINO
Rifiuto non soffrì, chi non pretese.
SIDONIA
Si concorre ad un ben senza bramarlo?
NINO
Mi comprese il senato
ne' capaci del trono;
ma l'amistà di Agenore, e 'l tuo amore
fece che in me fosse innocente il core.
SIDONIA
A sì bella amicizia
poco deve il germano.
NINO
La sventura di lui non è mia colpa.
SIDONIA
Potria la sua grandezza esser tuo merto.
NINO
Come?
SIDONIA
Va': rompi il nodo,
per cui regna Clearco.
Agenore dal soglio
può renderti contento.
Va': pende dalla sua la tua speranza.
Sempre ha ingegno l'amor. Dissi abbastanza.
NINO
Intendo. E qual mercede a me prometti?
SIDONIA
Qual mercede prometto? Ancor no 'l sai?
NINO
Ma pur...
SIDONIA
Brami di più... Tu mio sarai.
NINO
Care labbra, amati rai,
vostro un giorno io mi giurai
per comando del mio cor.
Or più lieta è la mia brama,
in sentir che tal mi chiama
la pietà del vostro amor.
Care labbra, amati rai,
vostro un giorno io mi giurai
per comando del mio cor.
Sidonia.
Chi ben' ama, ben finge, e chi ben finge,
si fa strada al piacer. Nino deluso
servir pensa al suo affetto, e serve al mio.
La sorella di Agenore in me trova:
l'amante di Clearco in me non vede;
e pur sol per Clearco
la mia speme lusingo e la mia fede.
Vi sento, sì, vi sento
in onta del timor,
o di un fedele amor
lusinghe care
inganno è 'l godimento:
ma così tempro almeno
le angosce del mio seno
ahi! Troppo amare.
Vi sento, sì, vi sento
in onta del timor,
o di un fedele amor
lusinghe care
inganno è 'l godimento.
Porto di mare con navi.
Clearco che sbarca con Séguito, e poi Fenicio.
CLEARCO
Spiagge amate, a voi ritorno
con più fasto, e con più amor.
Ho di lauri il crine adorno;
ma in catene ho schiavo il cor.
Spiagge amate, a voi ritorno
con più fasto, e con più amor.
FENICIO
Figlio, le tue vittorie
son la base fatal di tue ruine.
Sott'ombra di favori
ti si tramano insidie. Intera fede
trovi un padre che t'ama;
e nel vicin periglio
non sia amor, non sia fasto il tuo consiglio.
CLEARCO
Ad un padre che parla, e ad un tal padre
tutti impegna Clearco i suoi rispetti.
FENICIO
Elisa, odi... Ma giura
pria di aborrir dono che uccide. Il tosco
offerto in tazza d'oro è ancor letale.
CLEARCO
Giuro. Ma Elisa... (Il cor sta in pena.)
FENICIO
Elisa
ti vuole... Ah! Senza orror dirlo non oso.
CLEARCO
Segui. Che vuol.
FENICIO
Suo re ti vuole, e sposo.
CLEARCO
Padre, io sposo di Elisa.
FENICIO
Ah! L'empie nozze
ti fann'ira e spavento. Il cor ti leggo
sul nobil volto.
CLEARCO
E creder posso?
FENICIO
Io stesso
per tirannico cenno a te ne reco
l'infausto avviso... Ove, o Clearco.
CLEARCO
A' piedi
corro di Elisa.
FENICIO
Intendo: impaziente
è 'l magnanimo cor di un atto illustre.
Vanne, e col gran rifiuto un nuovo lume
aggiungi alla tua fama.
CLEARCO
Fama a tal prezzo.
FENICIO
E che?
CLEARCO
Beltà regnante
non è facil rifiuto a saggi amante.
FENICIO
(Me sventurato.) Ascolta.
CLEARCO
A lei mi affretta
gratitudine e amor. Troppo le deggio.
FENICIO
Meno forse le déi di quel che pensi.
CLEARCO
Che più dar può dopo sé stessa e 'l regno?
FENICIO
Non prevalga alla gloria un cieco amore.
CLEARCO
Per me gloria maggiore
non v'ha che l'imeneo di una regina.
FENICIO
Di una regina, aggiungi,
colpevole, tiranna, empia, odiosa.
Che de' nostri monarchi entro le vene
colorì 'l manto, e che sul trono asceso
non tiene altri diritti,
che i domestici esempi, e i suoi delitti.
CLEARCO
Altro delitto Elisa
non ha, che il suo natal. Sicheo suo padre
fu che uccise Abdastarto. Ella è innocente.
FENICIO
La figlia di un tiranno è sempre rea,
e rea del comun odio.
Temi una man, che seco
al disonor ti tragga, e alla ruina.
CLEARCO
Non tragge al disonor man di regina.
Nino, Agenore, e li suddetti.
AGENORE
Principe, al tuo valore
déi la tua sorte.
NINO
Alla tua sorte io deggio
omaggi di rispetto.
CLEARCO
Qualunque siasi il mio destino, amici
vi ricevo, e vi abbraccio.
AGENORE
Umil vassallo
ha tutto il suo piacer nel suo servaggio.
NINO
E di un tal re l'alma si pregia e gode.
FENICIO
Maschera del livor, figlio, è la lode.
Elisa con Guardie, e li suddetti.
CLEARCO
Donna real, de' perfidi Fenici
domo è l'orgoglio, e mosso
da quel destin, che ti vuol lieta e grande,
vinsi...
ELISA
Vincesti, il so: qui a noi precorse
de' tuoi trionfi il grido,
e al degno oprar degna mercede scelta.
CLEARCO
Già dal labbro paterno
l'onor ne intesi. In bacio umìl concedi...
ELISA
Serbisi a miglior tempo
sì grati uffici. Un tuo consiglio or chiedo.
CLEARCO
E qual deggio, lo avrai fido, e sincero.
Tal fu sempre Clearco.
ELISA
(O menzognero!)
NINO
(Sembra turbata.)
AGENORE
(Andò lo strale al segno.)
FENICIO
(Più che di amor, quei lumi ardon di sdegno.)
ELISA
Con qual occhio Clearco,
vedresti un disleal, che de' miei doni
empio abusò, fino a voler tradirmi?
CLEARCO
Chi ad Elisa poté mancar di fede,
non attenda da me, ch'odio ed orrore.
ELISA
Applaudo al giusto voto.
Ma qual pena imporresti al traditore?
CLEARCO
La morte, e cruda morte.
Complice è dell'error chi no 'l condanna.
ELISA
Lodo il consiglio, e in testimon di assenso
tosto a me la tua spada.
CLEARCO
La spada mia?
ELISA
Sì, disleal.
FENICIO
Qual colpa?...
ELISA
Ubbidisca: che or tempo
è di pena per lui, non di discolpa.
CLEARCO
Mi è legge il cenno. Ecco l'acciar.
ELISA
Ti serva
di carcere la reggia. A voi, miei fidi,
consegno il reo: te al tuo rimorso.
CLEARCO
Almeno
in che, dimmi, ti offesi? In che peccai?
ELISA
In che peccasti? In che?
Chiedilo, iniquo, a te.
Al perfido tuo cor chiedilo, ingrato.
Se dirlo il tuo non sa,
il mio te lo dirà
troppo ingannato.
In che peccasti? In che?
Chiedilo, iniquo, a te.
Clearco, Fenicio, Nino, ed Agenore.
CLEARCO
Principi, un grand'esempio
non son io di miseria e di dolore?
AGENORE
Chi ad Elisa poté mancar di fede,
non attenda da me, ch'odio ed orrore.
(parte)
CLEARCO
Sempre s'insulta all'infelice. Io Nino
spero più giusto in sorte sì tiranna.
NINO
Complice è dell'error, ci no 'l condanna.
(parte)
CLEARCO
Vanne, turba infedele.
Fortuna mi ti diede, e mi ti toglie.
Ma non mi tolga il genitor.
FENICIO
Clearco,
al tuo carcer ti affretta.
CLEARCO
Elisa, o dio!...
FENICIO
Ivi il soglio, ivi il letto a te destina,
ne tragge al disonor man di regina.
CLEARCO
Stelle ingrate,
sfortunato voi mi fate,
ma non son però infedele.
No, non è per colpa mia,
ma per vostra tirannia,
che il mio ben mi sia crudele.
Stelle ingrate,
sfortunato voi mi fate,
ma non son però infedele.
Fenicio, e Geronzio.
GERONZIO
Signor.
FENICIO
Geronzio, il colpo,
ond'Elisa cadrà, più non si tardi.
Il rischio di Clearco
stimoli aggiunga all'opra.
GERONZIO
Altro non manca,
che il tuo cenno a compirla.
FENICIO
Il fido stuolo
vado a raccor: tu pur raccogli i tuoi,
e pria che giunga al nero occaso il giorno,
verrai, dove al gran nume
verdeggia il bosco.
GERONZIO
Ivi mi attendi; ed ivi
disporremo alle insidie il tempo e i mezzi.
FENICIO
Almi dèi,
che in difesa i regni avete,
proteggete la mia fé.
Fate voi, che su quel soglio,
che un reo sangue empie d'orgoglio,
io riponga il vero re.
Almi dèi,
che in difesa i regni avete,
proteggete la mia fé.
Geronzio.
Geronzio, tu tradisci
la tua regina, e la tua fede... Ah! Taci.
La figlia di un tiranno
non è la tua regina; e la tua fede
ad Astarto tu devi, il regio erede.
Dell'amico Fenicio
servasi al zelo. Ei meco
vuol la grand'opra in pari onor divisa.
Sì, per noi regni Astarto, e pera Elisa.
Bella fede, a te consacro
la mia vita, e la mia fama.
Rischio e morte orror non fa
a un dover, a un'amistà,
che ben serve, e che ben' ama.
Bella fede, a te consacro
la mia vita, e la mia fama.
Anticamera alle stanze di Clearco.
Clearco ad un tavolino scrivendo, e poi Sidonia.
CLEARCO
(Sì, sì: l'odio di Elisa
o si plachi, o si mora. In voi depongo,
fide nota d'amor, l'anima mia.)
(scrive)
SIDONIA
(Ora è 'l tempo. Clearco,
che può Elisa tradir, non è suo amante;
e s'ei non ama Elisa, a questo volto
sarà facil trionfo un cor disciolto.)
CLEARCO
(Io perfido? Io sleale? Amor, tu 'l sai.)
SIDONIA
(La sfera del mio foco arde in que' rai.)
CLEARCO
(levandosi)
(Ecco Sidonia, e forse
non inutile giunge al mio pensiero.)
SIDONIA
(Tacendo io peno, e non tacendo io spero.)
CLEARCO
Qual bontà, o principessa? A reo infelice?
Troppo onor tu comparti.
SIDONIA
Mal conosci, o Clearco,
di Sidonia gli affetti.
Negli acerbi tuoi casi ho tutto il senso;
ma più di quel ch'esprimo, è quel che penso.
CLEARCO
La tua bella pietà mi fa coraggio;
e 'l timor d'abusarne...
SIDONIA
A me fa oltraggio.
Parla. Di che paventi?
CLEARCO
Ah! Sidonia!
SIDONIA
(Oh sospiro.)
CLEARCO
Io peno ed amo.
SIDONIA
(Egli ama, e s'io son quella, o me infelice!)
Compisci.
CLEARCO
Amo.
SIDONIA
Ma chi?
CLEARCO
Su questo foglio
amor te lo dirà:
che sul mio labbro ei tanto cor non ha.
SIDONIA
(prende la lettera, e la guarda)
Qui della bella al nome
avido corre il guardo, e no 'l ravvisa.
Più no 'l tacer. Dimmi chi adori?
CLEARCO
Elisa.
SIDONIA
Elisa?
(legge destramente il foglio)
CLEARCO
E se qual mostri,
hai età del mio duol, dalle in quel foglio
un testimon di mia innocenza, e dille,
che reo dell'ira sua languisco, e moro,
ma che sono innocente, e che l'adoro.
SIDONIA
(Mie deluse speranze!) Io questo foglio
darò ad Elisa? Io le dirò che l'ami?
CLEARCO
E che? Di tua pietà già se' pentita?
SIDONIA
Ma...
CLEARCO
Promettesti.
SIDONIA
Taci.
Vien la regina, e da te stesso or puoi
dir tua ragion, giustificar tua fede.
CLEARCO
O dio!
SIDONIA
Fa' cor. Si tratta
di talamo, e di soglio.
Dille il tuo amor, ma non parlar del foglio.
CLEARCO
Tanto farò.
Elisa, e li suddetti.
ELISA
Sidonia,
al suo giudice solo il reo favelli.
SIDONIA
Intendo il cenno, e ad ubbidir mi accingo.
(La mia speranza in questo foglio io stringo.)
(si ritira)
ELISA
Appressati, e qui leggi,
(gli dà un foglio)
leggi, se giusta sia
la tua sciagura, e la vendetta mia.
CLEARCO
Leggo. «Al duce Clearco»...
che fia? Le cifre ignota mano impresse.
ELISA
Ma ignoto non ti sia di Astarto il nome.
CLEARCO
Di Astarto? Io potrei forse?...
ELISA
Eh! Tempo avranno
le tue discolpe. Leggi.
CLEARCO
(Io son confuso.)
«Duce, fra noi diviso
il regno avrem. Tu la Fenicia: io Tiro.
Tu hai la mia fede, ed io la tua.» La mia?
ELISA
Segui, segui.
CLEARCO
«Sol resta
che per te cada in mia possanza Elisa.
Tanto giurasti a me. Tanto a te chiede
ASTARTO, il regio erede.»
ELISA
Tu impallidisci? E taci? E ti confondi?
CLEARCO
O inganno! O Scelleraggine!
ELISA
Rispondi:
ma ti fa pena, iniquo, veder la tua perfidia
sì immatura abortir. Più ti addolora
del commesso delitto il non commesso.
Su parla, e fa' ch'io vegga in quel pallore,
se non la tua innocenza, il tuo dolore.
CLEARCO
Quest'alma, o mia regina,
perché s'abbia a pentir, rea non si sente.
Sa d'esser innocente; o d'altro errore
rea non è, che di amore.
ELISA
Piacesse al ciel, che amore
fosse sol la tua colpa. Io l'amerei
più della tua innocenza;
né accusarti saprei, senza rimorso.
Il sai, perfido, il sai,
(ahi duol!) se anch'io ti amai. Ma quando vedi
che in disprezzo di tanti
e principi e monarchi,
te mio re, te mio sposo acclamo e scelgo;
quando a me non riman, che più donarti,
a te che più bramar, co miei nemici
cospiri a' danni miei.
Vuoi regnar con Astarto,
anzi che regnar meco;
e divisa con lui la mia corona,
vuoi più doverla (o dio!)
alla perfidia tua, che all'amor mio.
CLEARCO
Rimproveri crudeli!
ELISA
Or di' le tue discolpe. Ingrato parla.
CLEARCO
A che cercar discolpe, ove tu stessa
mi accusi, e reo mi vuoi? Temo discolparmi
per timor di spiacerti, o di accusarti.
Sì, mia regina augusta,
il mostrarmi innocente è un dirti ingiusta.
ELISA
No, no: mostrami ingiusta,
purché reo tu non sia.
Amerò l'error mio: altro non bramo.
(Ma sia innocente, o reo, sento che l'amo.)
CLEARCO
Tu comandi: ubbidisco.
Tutte de' miei nemici in questo foglio
riconosci le insidie. Essi l'han finto,
dacché tu m'innalzasti. Ed avran più fede
quest'empie note dal livore impresse,
che l'opre mie, che le mie piaghe istesse?
Io che pur tante volte
i tuoi nemici, i tuoi ribelli ho domi,
a te sarò nemico? A te rubello?
E 'l sarò allor, che più mi onori ed ami?
ELISA
(Care discolpe!)
CLEARCO
Quando,
quando in me ravvisasti
sensi sì ingiusti, alma sì vil? Ma dove
i mezzi sono? I complici? Ombra ignota,
questo Astarto dov'è? Come piacermi
può seco un mezzo regno
con infamia ottenuto,
più che teco un intero
meritato con gloria? Ah! Sol mi accusi,
che non sa quant'io t'ami, o mio bel nume.
ELISA
(Più non resisto.)
CLEARCO
Io t'amo:
t'amo, e tu scorgi il più fedel vassallo
nel più fedel amante.
L'amor mio ti fa fede
dell'innocenza mia. Che se da questo
dolce error mi sovrasta
la pena mia...
ELISA
Basta, Clearco, basta.
L'ombre son dileguate,
spento è 'l furor. Dove l'amore è forte,
l'odio è breve, o impotente;
e reo che fa piacere, sempre è innocente.
CLEARCO
Tanta bontà...
ELISA
Maggiori
sien del perdono e dell'amor le prove.
Guardie, rendasi al prence
l'illustre acciar. Tu all'imeneo reale
le pompe affretta. Oggi sarai mio sposo.
CLEARCO
O favori! O contenti!
ELISA
Non tardar più. I momenti,
che doni al tuo piacer, rubi al mio bene.
CLEARCO
Teco resta il mio cor.
ELISA
Teco il mio viene.
CLEARCO
Care pupille,
tra mille e mille
più fido core
del mio non v'è.
No, non trovate,
se lo cercate,
più saldo amore,
più pura fé.
Elisa, e poi Sidonia.
ELISA
In alma così bella
come potea covar vil tradimento?
SIDONIA
(Lessi ed udii.)
ELISA
Tu che mi fosti ognora
e sì cara e sì fida, or tutta intendi
la mia felicità.
SIDONIA
Che fia, regina?
ELISA
Innocente è Clearco, e pochi instanti
mancano al mio riposo.
Oggi re lo avrà Tiro: io l'avrò sposo.
SIDONIA
Ahimè! (L'arte mi giovi.)
ELISA
Qual turbamento, amica? E qual pallore?
SIDONIA
Perdonami, regina... Entro del seno...
non inteso dolor... Convien ch'io parta.
(mostra partire, e si lascia cadere la lettera di Clearco)
ELISA
Sinché l'alma riprenda
il perduto vigor... Le cadde un foglio.
Sarà di amor: che a giovanil beltade
come non manca amor, non manca amante.
SIDONIA
Che fec'io? Qual disgrazia?
(cerca con affanno la lettera)
ELISA
Sidonia.
SIDONIA
Ah! Mia regina,
per quanto hai di più caro,
rendimi il foglio, e non l'aprir, se m'ami.
ELISA
Ch'io non l'apra? Il divieto
sprona il disio.
SIDONIA
Ti pentirai, se leggi.
Il mal non è mai mal, finch'egli è ignoto.
ELISA
Siasi; ma leggerò.
(aprendola)
SIDONIA
(Questo è 'l mio voto.)
ELISA
(Che rimiro?) Le note
son di Clearco.
SIDONIA
Ei scrisse.
ELISA
T'ama egli forse? E forse
della mia fiamma in onta, e del mio soglio
sì mi manca di fé?
SIDONIA
Te 'l dica il foglio.
ELISA
Men grave, o mio bel nume,
il destin mi saria senza il tuo sdegno.
Reo chi vuol mi condanni;
ma 'l tuo bel cor mi assolva.
Clearco a te così?
SIDONIA
Così Clearco.
ELISA
Deh! Se giusta sei tu, come sei bella,
pensa al mio amor: non condannarmi a torto.
La tua giusta pietà sia mio conforto.
Che? L'infedel t'ama cotanto? O dio!
SIDONIA
Presaga del tuo duol, non te 'l diss'io?
ELISA
E tu ancor l'ameresti?
SIDONIA
Io quell'ingrato amar, che può tradirti?
ELISA
Tu 'l soffri; e questo foglio...
SIDONIA
È vero: il serbo,
ma sol per suo rossore, e per sua pena.
ELISA
Qui a lui venisti...
SIDONIA
A rinfacciar l'iniquo,
che a sì bella regina è tanto ingrato.
ELISA
All'amor mio perché celar l'arcano?
SIDONIA
Le angosce rispettai di un cor tradito.
ELISA
Tradito? E 'l crederò? Sì. Troppo è chiaro
in queste note il tradimento enorme.
O spergiuro Clearco,
il secondo tuo fallo
or del primo fa fede; e scorgo omai
nell'amante infedele il reo vassallo.
SIDONIA
(Più bell'inganno ove s'intese mai?)
ELISA
Lasciar d'amar conviene:
tradita è la mia speme
e la mia pace.
Ma 'l traditor sento che ancor mi tiene
co' suoi begli occhi tra le sue catene,
e quant'odio la colpa, il reo mi piace.
Lasciar d'amar conviene:
tradita è la mia speme
e la mia pace.
Sidonia, e poi Nino.
SIDONIA
Purché mi cada in seno,
cada il mio ben dal soglio. Io lo tradisco
per troppa fé: ma, o dio! Forse con esso
tradisco la mia speme. Esser crudele
puote all'amante ingrato
colei che fu pietosa al reo vassallo.
Temo l'ire di Elisa.
Di Clearco in difesa amor mi chiama;
e gl'indugi non fa cor che ben'ama.
NINO
Giunge Nino, e tu parti?
SIDONIA
(Simulerò, perch'ei mi lasci.) E Nino
qui ferma i passi miei. Da me che brami?
NINO
Mi chiedi ancor che bramo? Il tuo bel volto
per me te 'l dica.
SIDONIA
Io lo sapea. Di amore
favelli ad ogni instante.
NINO
Sempre parla di amor chi è sempre amante.
SIDONIA
(La dimora è mia pena.)
NINO
Un guardo almen...
SIDONIA
(Finger mi giovi.) Ascolta.
Non son crudel, qual tu mi credi. In petto
sento anch'io le mie vampe. Anch'io sospiro,
quanto può sospirar tenero core.
Quello che brami tu, bramo ancor'io;
né minor del tuo foco è 'l foco mio.
NINO
(Me felice!) E fia ver, che da que' lumi?...
SIDONIA
Escon d'amore i dardi.
NINO
Che il tuo core?
SIDONIA
Infiammò di amor la face.
NINO
Che quel bel seno?...
SIDONIA
Amor ferì con l'arco.
NINO
(Più non so che bramar.)
SIDONIA
(Ma per Clearco.)
NINO
Meco sì generosa?
SIDONIA
A Nino il dice
l'alma sul labbro, e a Nino il giura. Eterne
saran le mie catene; e tanto piace
la cara prigionia, che per uscirne
né saprei, né vorrei trovarne il varco.
Amo: che più?
NINO
(O destin!)
SIDONIA
(Ma 'l mio Clearco.)
Amo, e bramo. Di più non dirò.
Peno, e moro. Ti basti così.
Tu sai ciò che ho nel cor, se ben l'intendi.
Pur col dirti, che amor m'infiammò,
col giurarti, che amor mi ferì,
saprai qual fu l'amor, se lo comprendi.
Amo, e bramo. Di più non dirò.
Nino.
Sì: quel bel core intendo; ed è mia sorte,
che con egual desio
anch'esso intenda il favellar del mio.
Benché tarda, è sempre un bene,
quando viene
agli amanti la speranza.
Ed allor che più s'aspetta,
più consola, e più diletta,
e più merto ha la costanza.
Benché tarda, è sempre un bene,
quando viene
agli amanti la speranza.
Luogo solitario dietro al palazzo reale, e vicino alla casa di Fenicio ingombrato da palme.
Fenicio, Geronzio, e séguito di Congiurati.
FENICIO
Amici, Astarto vive, Astarto il figlio
di chi già sovra noi, sovra di Tiro
tenne scettro e impero.
Voi lo sapete. Il regnator suo padre
dal tiranno Sicheo cadde tradito.
Il diadema rapito
passò ad Elisa in sulla fronte: Elisa,
le cui vene riempie
del fellone uccisore il sangue iniquo.
Fora empietà, non che viltà sul trono
soffrirla ancor. Per noi si renda, o fidi,
al legittimo re la sua corona.
Questa notte il grand'atto
dée maturar. Si chiede
alla vostra virtù coraggio e fede.
GERONZIO
Fede e coraggio avrem Fenicio. Avremo
braccio a punir dell'altrui fallo Elisa,
zelo a ripor sovra il suo trono Astarto.
Ma questo Astarto, questo illustre erede
dov'è? Perché si asconde all'amor nostro?
FENICIO
Pria compiscasi l'opra, e poi si sveli.
GERONZIO
Offendi col tacer la nostra fede.
FENICIO
Non si teme di voi, ma della sorte.
GERONZIO
Se sicura è l'impresa, invan si teme.
FENICIO
Lo scoprirlo che giova innanzi al tempo
GERONZIO
Chi ci assicura poi, che non sia frode?
FENICIO
Giove ch'è qui presente, e 'l ciel che m'ode.
Restringendosi i rami delle palme danno luogo alla vista di una grande ara, con la statua di Giove fulminante, e quelle d'altre deità.
FENICIO
Giuro a te, sommo tonante,
e a voi, menti eterne e dive,
vive Astarto, Astarto vive,
a noi duce, a noi regnante.
Io farò, che in trono assiso
leggi a Tiro ei dar si scerna,
vendicata che sia l'ombra paterna.
GERONZIO
Compagni, armisi il braccio
del punitore acciar. L'ara si cinga;
e per mia bocca oda chi tutto intende,
impegno al zelo, e sprone all'ardimento,
anche del vostro core il giuramento.
(Geronzio si accosta all'ara, snudando la spada, e facendo lo stesso gli altri congiurati)
Torni Astarto, il degno erede,
torni al soglio, e cada l'empio.
Giuro a questo eterno scempio,
a quel giuro eterna fede.
Scenda, Giove, a incenerirmi
il tuo fulmine tremendo,
se manco all'opra, e 'l giuramento offendo.
FENICIO
Andiamo, amici. A' numi
già salì 'l voto, e solo manca al colpo
il momento opportuno. Infin ch'ei giunga,
v'offro ne' tetti miei fido soggiorno;
e tu in breve qui attendi il mio ritorno.
Clearco, e Geronzio.
CLEARCO
Amico, in onta ancora
dell'invidia, e dell'odio
eccomi fuor di ceppi, e più che mai
formidabile oggetto a' miei nemici.
GERONZIO
Vieni, e unisci, signor, l'invitto brando:
alla comun vendetta.
Già nell'ombre vicine
aprir dessi il teatro
dell'eccidio di Elisa.
CLEARCO
Dell'eccidio di Elisa?
GERONZIO
Al figlio di Fenicio...
(Ahimè! Per troppo zelo ove trascorsi?)
CLEARCO
Più non giova il tacer. Tutti mi svela
dell'infame congiura
i complici, l'autor, l'ordine, i mezzi.
GERONZIO
Tu troppo udisti: io troppo dissi. Invano
cerchi di più.
CLEARCO
Rispetta in me chi ancora
tuo giudice esser puote, e tuo sovrano.
GERONZIO
Le imprudenze del labbro
la costanza dell'alma emendi, e taccia.
CLEARCO
Perfido, tu morrai.
GERONZIO
D'incauto errore
sarà pena la morte al nobil core.
CLEARCO
Non l'aspettar con gloria
da questo acciar. Sotto la scure infame
verrà, ma preceduta
da' tormenti più orribili e spietati.
Ad Elisa già corro. Ella in udirlo
punisca il tuo delitto,
prevenga il suo periglio.
Tremane, o traditor.
Fenicio, e li suddetti.
FENICIO
Fermati, o figlio.
CLEARCO
Padre.
GERONZIO
(O sciagura.)
FENICIO
Vanne,
vanne ad Elisa, e tutta
della fatal congiura apri la scena.
Per te sangue civile, e sangue amico
corran le vie di Tiro;
e per te sotto il ferro
del carnefice vil gemano tronche
le comuni speranze, e i giusti voti
de' mariti, de' padri, e de' nipoti.
CLEARCO
Ad ogni costo, amato padre, Elisa
serbisi, e regni.
FENICIO
E con l'arcano accresci
merito alla tua fé, grido al tuo zelo.
Vanne, ma prima intendi
qual capo scellerato
concepì l'empie trame, e qual le mosse.
CLEARCO
Sì: me lo addita. Ov'è l'iniquo? L'empio
qual è? Con la sua pena
lascia, ch'io rassicuri
ad Elisa la vita, a me il suo trono.
FENICIO
Riconoscilo, e trema. Io quello sono.
CLEARCO
Tu, genitore?
FENICIO
Io quello,
io quel son, che per lo zelo
di vendicare il mio buon re trafitto,
dell'empia usurpatrice armo in ruina
il popolo, e 'l senato. Io quel, che all'ire
del tiranno Sicheo
tolsi in Astarto il regal figlio, e 'l solo
della tiria corona illustre erede.
Or va': scopri l'arcano.
Perdi il tuo re, perdi gli amici: perdi
del cittadino sangue il miglior fiore.
Che più? Vattene, e perdi il genitore.
CLEARCO
Ma se non parlo, la regina io perdo.
GERONZIO
E un vano amor...
FENICIO
Taci, Geronzio, e lascia,
che vengano in quel seno
a più stretto cimento
la natura, l'amore, e la ragione.
E tu resta a te stesso, e segui il giusto.
Se il dover ti consiglia, è tuo re Astarto.
Se l'amor ti fa forza, io ti son padre.
Già convien che Elisa
o ruini, o mi opprima.
Addio. Prova sarà del tuo consiglio,
s'abbia in te più poter l'amante, o 'l figlio.
Clearco, e poi Elisa.
CLEARCO
Fronda a due venti esposta, onda a due nembi,
di te, misero core
è meno combattuta, è men percossa.
La natura, l'amore
ti tragge, ti respinge. Ove salvarti,
ove perir risolvi?
Che fa? su: fra due mali
temasi il più vicin. Dal rio periglio
l'amante or salvi Elisa.
Al padre poi sarà difesa il figlio.
ELISA
(Qui l'empio.)
CLEARCO
Mia regina, omai le tede
son de' nostri imenei...
ELISA
Perfido, ancora
ti presenti a' miei lumi, e la mia tenti
offesa sofferenza?
CLEARCO
Qual nuovo error?...
ELISA
Degl'imenei sien tosto
spente le tede; o solo
diventino per te lugubri faci.
CLEARCO
Per me?
ELISA
Sì, traditor. Vattene, e taci.
CLEARCO
Andrò, ma...
ELISA
Ma per sempre
lontan dagli occhi miei: lontan da queste
troppo da' tuoi malefici respiri
aure contaminate.
CLEARCO
Sol pria concedi al labbro...
ELISA
Abbastanza quel labbro
falso, spergiuro, ed infedel mi fu.
Vattene, iniquo, e non parlarmi più.
CLEARCO
(Cieli!) Il silenzio mio saria tuo rischio.
Regina, ascolta.
ELISA
No: più non avrai
il piacer d'ingannarmi: Ah! Troppo ancora
m'hanno sedotto i tuoi perversi accenti.
CLEARCO
(Misero cor!) Parlarti
non vo' per mia discolpa.
ELISA
E qual discolpa
finger potresti, ove convinto sei
dal testimon delle mie luci istesse?
CLEARCO
Vuol la salvezza tua...
ELISA
Vuol, che lontano
da questo ciel tu vada, e dal mio core.
Il peggior de' nemici è 'l traditore.
CLEARCO
(O dèi! Chi udì giammai sciagura eguale?)
Se parto...
ELISA
È mio riposo.
CLEARCO
Se taccio...
ELISA
È mio comando.
CLEARCO
Ora il disubbidirti è per me fede.
ELISA
E l'ascoltarti, iniquo, è per me pena.
CLEARCO
(Che far deggio?)
ELISA
Ancor tardi?
Ubbidisci.
CLEARCO
E vuoi tu?...
ELISA
Sì, che tu parta, e non parlarmi più.
CLEARCO
Perché, labbro amato,
perché sì spietato
a un'alma fedel?
Tacerò per ubbidirti;
ma un dì ancor potrai pentirti
di un comando sì crudel.
Perché, labbro amato,
perché sì spietato
a un'alma fedel?
Elisa.
O d'invidia, e di amor figlia perversa,
gelosia dispietata, e qual nel seno
guerra crudel mi muovi
e di gelo, e d'incendio, e di veleno?
Ah! Se pace a me nieghi,
non goda la rival. Perda Sidonia
la speranza del ben, che a me s'invola.
Negli occhi di Clearco
ella non vegga più la mia sciagura;
ei più non miri in lei
l'altrui fasto il suo inganno, i torti miei.
Peno amando, e un rio sospetto
in amor languir mi fa.
Ma se pena in me l'affetto,
quel di un empio non godrà.
Peno amando, e un rio sospetto
in amor languir mi fa.
Stanze di Sidonia illuminate.
Sidonia, ed Agenore.
AGENORE
Eh! Di Clearco è troppo amante Elisa.
SIDONIA
Altro è la gelosia:
altro la maestà. Sinché rubello
fu creduto Clearco,
amor che 'l difendea, lo fe' innocente.
Or che offeso è l'amore,
più non ha chi l'assolva
dallo sdegno di Elisa,
e s'ella il lascia reo, suo re tu sei.
AGENORE
Senta il ciel i miei voti.
SIDONIA
(E senta i miei.)
Clearco, e li suddetti.
CLEARCO
Sidonia, a te mi tragge
l'odio di Elisa. Essa infedel mi crede,
e col suo core i doni suoi mi toglie.
SIDONIA
(ad Agenore)
L'arte giovò.
(a Clearco)
De' tuoi disastri ho pena.
CLEARCO
Soffro i miei con costanza,
ma quei di Elisa orror mi fanno.
SIDONIA
E quali?
CLEARCO
Trame, e trame mortali.
AGENORE
E taci alla sovrana il suo periglio?
CLEARCO
L'espormi al real ciglio è suo divieto.
SIDONIA
Ecco dell'opra il frutto.
AGENORE
(Io già son lieto.)
CLEARCO
Vanne o Sidonia, e in nome
del misero Clearco,
ch'ella chiama sleale, ingrato, infido,
dille, che si minaccia in questa notte
la sua grandezza, e 'l viver suo: che d'armi,
e in un di foco empier dovrà le reggia
il furor congiurato:
che di Astarto... Non più: l'indugio è colpa
in chi vuol salva Elisa.
Vanne, e 'l mio amor dall'opra mia ravvisa.
Elisa, e li suddetti.
ELISA
(Odi 'l perfido cor.)
SIDONIA
Parto.
ELISA
(a Sidonia)
Trattienti.
(a Clearco)
Sugli occhi miei?
CLEARCO
Qui amor mi trasse.
ELISA
Ingrato.
CLEARCO
E la mia fede...
ELISA
Parti.
AGENORE
No, regina. Ei rimanga; e qui palesi
la congiura ben nota al suo rimorso.
ELISA
Ingrato, e traditore?
SIDONIA
A che taci? Su: dille,
dille, che si minaccia in questa notte
la sua grandezza, e 'l viver suo.
CLEARCO
Lo dico.
ELISA
(Ciel! Che ascolto?)
SIDONIA
Che d'armi
e in un di foco empier dovrà la reggia
il furor congiurato.
CLEARCO
Il dico, e 'l dissi.
ELISA
(Scellerato ardimento!)
SIDONIA
(Il sospetto di lei fa 'l mio contento.)
Che si serve ad Astarto
col suo cader, con la sua morte.
CLEARCO
Il dico.
AGENORE
Ma dille ancor, che del misfatto enorme
sei complice, e ministro, e che in Clearco
conosce Elisa il suo maggior nemico.
ELISA
Dillo (ma no 'l vorrei.)
CLEARCO
Questo no 'l dico.
ELISA
Ah! Lo dice il tuo volto, e più del volto
il perfido tuo core a me lo dice.
CLEARCO
Io, mia...
ELISA
Che mia? Non più.
CLEARCO
(Sono infelice.)
SIDONIA
(Ho pietà del suo duolo, e pur mi giova.)
AGENORE
(ad Elisa)
Scopra l'autor.
ELISA
L'autor esponi.
CLEARCO
(Io 'l padre?)
Perdona. Egli mi è ignoto.
ELISA
Ignoto? Quel tu sei, se no 'l confessi.
SIDONIA
È di Elisa nemico
chi tutto a lei non scopre il suo periglio.
CLEARCO
(In me pena l'amante, e pena il figlio.)
Nino, con Guardie, e li suddetti.
NINO
Regina, empie e inonda il ferro e 'l foco
la reggia mal difesa. Ivi i nemici
plaudon di Astarto al nome,
e rea di tirannia si cerca Elisa.
CLEARCO
Corro alle tue vendette.
ELISA
Resta. Chi del tumulto è legge e guida.
NINO
Il padre di Clearco.
ELISA
L'autor ti è ignoto, ed è Fenicio? Or veggo
del tuo silenzio e le ragioni e l'arti.
CLEARCO
Come? Sol per salvarti...
ELISA
Ammutisci.
SIDONIA
(Pavento.)
AGENORE
(ad Elisa)
Temo per la tua vita.
NINO
Resti qui custodita.
CLEARCO
E dall'onte la salvi il mio valore.
NINO
Non si affidan regine a un traditore.
CLEARCO
(a Nino e poi a Elisa)
Io traditor? Permetti,
ch'io vada contra il padre, e che il mio ferro
provi contro di lui la gloria mia.
AGENORE
(ad Elisa)
Finge zelo di gloria, e cerca scampo.
SIDONIA
(Fra la tema e l'amor gelo ed avvampo.)
ELISA
Tant'empio non ti voglio.
Per Fenicio qui resta. Io molto deggio,
Agenore, al tuo zelo. Uguale al merto
mercede avrai.
CLEARCO
(Destin!)
ELISA
(a Clearco)
Sì, avrà mercede
per chi serba ad Elisa, e vita e regno,
è poco un trono.
CLEARCO
(Ciel!)
ELISA
Sì, un trono è poco.
SIDONIA
(Il suo stesso dolor serve al mio foco.
ELISA
(ad Agenore guardando di quando in quando Clearco)
Vanne a Fenicio. Il contumace intenda,
ch'è in mio poter Clearco: o fuor di rischio
cadan a lui di man l'armi superbe,
o di Clearco... (O dio!) in quest'ora, in questa
di Clearco al mio piè cada la testa.
AGENORE
Servo al cenno real.
ELISA
(Pena più fiera
abbia da gelosia.) Va', servi, e spera.
AGENORE
Basta la speme, che voi mi date,
perch'io vi serva, begli occhi arcieri.
E di servirvi, labbra adorate,
l'onor mi basta, per far ch'io speri.
Basta la speme, che voi mi date,
perch'io vi serva, begli occhi arcieri.
Elisa, Clearco, Sidonia, Nino.
ELISA
Giura adesso, che Astarto è nome ignoto
e cifre della frode i fogli suoi.
CLEARCO
Che dir poss'io, se reo mi fan gli dèi?
ELISA
Menti. Un ingrato, un traditor tu sei.
NINO
(ad Elisa)
Di certa reità scusa non s'ode.
ELISA
Guardie, a voi lo consegno.
SIDONIA
E delle pene sue sia la più giusta,
ch'ei perda i doni tuoi.
CLEARCO
Tu pur contra Clearco.
SIDONIA
Condanno il tradimento.
CLEARCO
(a Sidonia)
Come? A te qui non venni?...
ELISA
E questa è colpa.
CLEARCO
(a Sidonia)
Le congiure non dissi?...
ELISA
Per serbar chi ti piacque.
CLEARCO
(a Sidonia)
Non ti parlai?
ELISA
Lo so; di amor di fede.
SIDONIA
(Nel suo furor la gelosia si vede.)
NINO
Se 'l soffri, il fai più audace.
ELISA
Di mia bontà mi pento. Al letto, al trono
senti, sleal, sceglier saprò ben'io
altro sposo, altro re.
SIDONIA
(Clearco è mio.)
(Elisa non ascoltando Clearco)
CLEARCO
Regina... il ciel m'ascolti. Io son tradito.
Agenore, Sidonia, Nino, il padre,
tutti son mie sciagure, e sembran tutti
miei falli, e accuse mie. L'unico errore
di quest'alma fedele
è che tu la condanni. E pur Clearco
di sì enorme viltà reo non si sente;
e 'l suo povero cor supplice chiede
di poter dire al tuo ch'egli è innocente.
ELISA
(a Nino e Sidonia)
Ingannarmi potrei?
NINO
Sedotto è 'l tuo rigor dalla clemenza.
SIDONIA
E questa è cieca, ove la regga amore.
ELISA
Vattene. Ingrato sei. Sei traditore.
CLEARCO
Se vuoi, che in pace io mora,
non dirmi traditor,
non dirmi ingrato.
Misero dimmi, e allora
perdono al tuo rigor;
e sol del mio dolor
incolpo il fato.
Se vuoi, che in pace io mora,
non dirmi traditor,
non dirmi ingrato.
Elisa, Sidonia, e Nino.
ELISA
Due delitti ha Clearco. Egli di Elisa
la vita insidiò, tradì l'amore:
Sidonia, intendi?
SIDONIA
Intendo.
ELISA
Non abbia in te rival la tua regina.
SIDONIA
Io gradirei di un traditor l'affetto?
NINO
Per la fé di Sidonia offro la mia.
Essa a me la giurò.
SIDONIA
(La gelosia
a lei si tolga.) E a Nino anch'io la giuro.
ELISA
(a Nino)
Ami dunque Sidonia?
NINO
È l'amor mio quel volto; è la mia speme.
ELISA
(a Sidonia)
E tu l'ami del pari?
SIDONIA
Nino è la gloria mia; nino è 'l mio bene
ELISA
(a Nino e Sidonia)
(Cessa il timor.) Tal fede?
Insieme
SIDONIA
S'io fossi men fedele,
a lui sarei spergiura e a me crudele.
NINO
S'io fossi men fedele,
a lei sarei spergiuro e a me crudele.
ELISA
Amatevi, e sperate; il vostro amore
piace ad Elisa. Essa il farà contento.
SIDONIA
Nel tuo favore il mio piacer già sento.
NINO
Alma, in amor di più bramar non puoi.
ELISA
Ah! Potessi esser lieta al par di voi.
Va': che sei ben fortunata;
tu l'adori, ed egli t'ama.
Ei ti brama, e sei fedele.
Io tradita, e disprezzata
offro il regno, ad un indegno,
dono il core a un traditore;
son pietosa a chi è crudele.
Va': che sei ben fortunata;
tu l'adori, ed egli t'ama.
Sidonia, e Nino.
NINO
Mia bella, eccoci in porto...
SIDONIA
Pria che tu segua, ascolta. Alla tua fede
chieder deggio un favore. A me lo giura.
NINO
A Sidonia lo giuro.
SIDONIA
Maggior legame io voglio.
NINO
Lo giuro alla mia speme, ed al tuo amore.
SIDONIA
Ancor non basta, o Nino.
NINO
E quando ei non si offenda, anche al mio onore.
SIDONIA
Or ti credo. Prometti?
NINO
Io lo prometto.
SIDONIA
In ogni evento?
NINO
Egual mia fede avrai.
SIDONIA
Ma se avverrà che manchi?
NINO
Come tuo traditor, tu mi odierai.
SIDONIA
L'impegno accetto. Or segui.
NINO
Ed or lascia ch'io stampi
su quella man, ch'è mia...
SIDONIA
Nino, più saggio.
NINO
Al tuo sposo così?
SIDONIA
Sposo? Vaneggi.
NINO
Ma tu non promettesti
a me fede ed amor?
SIDONIA
Mal m'intendesti.
Nino, talor della beltà sul labbro
la cortesia ragiona, e pare affetto.
Un'amica pietà genio si crede,
parla l'ingegno, e par che parli il core.
Politica risponde, e sembra amore.
NINO
(Cieli!) presente Elisa,
non ti dicesti unita a' voti miei?
SIDONIA
E s'ella or fosse qui, tal mi direi.
NINO
Onde quest'arte, o dio?
SIDONIA
Il tacer è 'l favor... Sarai costante?
Odi. Sidonia è d'altro volto amante.
NINO
Ad Elisa, o spergiura...
SIDONIA
Ferma. Il silenzio è del tuo onore un voto.
NINO
Speranze sì fallaci?
SIDONIA
Promettesti il favor. Lo voglio, e taci.
NINO
Perché ascoltarmi amante?
SIDONIA
Poss'io vietar che m'ami
chi amar mi vuol? Gloria del sesso è questa.
NINO
D'infedeltà ti vanti, e ti compiaci?
SIDONIA
Promettesti il favor. Lo voglio, e taci.
NINO
Ch'io taccia?
SIDONIA
Lo giurasti.
NINO
Tradirò col silenzio il mio dolore?
SIDONIA
Se parli, t'odierò qual traditore.
NINO
(Legge crudel!) Dimmi chi adori almeno.
SIDONIA
Mal si cerca il rival, quand'egli è caro.
NINO
Tutto il mio mal si sappia.
SIDONIA
Vedi quanto ti stimo. Io t'apro il varco
al più chiuso del cuore. Egli è Clearco.
NINO
(Stima funesta!) Un traditor ti piace?
SIDONIA
Mi piace, e 'l suo piacermi è sua discolpa.
NINO
Ami la fellonia?
SIDONIA
Il condannar chi adoro, è scortesia.
NINO
Ma l'amore di un vil viltà non chiami?
SIDONIA
Per far ch'ei non sia vil, basta ch'io l'ami.
Non è poco,
ch'il mio amore io scopra a te.
Tu se' solo quel che sa
il mio core ed il mio foco.
Il fidarsi all'altrui fé
così presto non si fa.
Credi a me:
è un favor che non è poco.
Non è poco,
ch'il mio amore io scopra a te.
Nino.
Io son perduto. Un gran favor si chiama
il dir ch'io mi disperi.
E disperar convien. Beltà che vanta
all'amante altr'amore,
altre piaghe, altre fiamme, altri legami,
vuol dir ch'ei più non viva, o più non ami.
Era meglio disperarmi,
bella ingrata, che lasciarmi
una speme, ch'or m'inganna.
S'io sapeva i mali miei,
non direi, che ingrata sei,
né saprei che sei tiranna.
Era meglio disperarmi,
bella ingrata, che lasciarmi
una speme, ch'or m'inganna.
Reggia incendiata.
Fenicio con séguito, e poi Agenore con Guardie.
FENICIO
Costanza, amici. A' giusti voti arride
propizio il cielo. Arda la reggia, e seco
si perda Elisa. Al funeral d'un'empia
rogo minore, o men crudel non dessi.
Abbattete, atterrate.
Parte di voi porti l'eccidio altrove.
Parte mi segua. Andiamo.
Astarto regni, e 'l regno ei deggia a noi.
La grand'opra si adempia. Io son con voi.
AGENORE
Fermati.
FENICIO
Elisa mora.
AGENORE
Scellerato è 'l disio.
FENICIO
Virtù lo muove.
AGENORE
Contumace è l'ardir.
FENICIO
Giustizia il regge.
AGENORE
Qual virtù? Qual giustizia? Elisa è salva.
FENICIO
Chi può torla al mio sdegno?
AGENORE
Su dunque ardito porta il foco e 'l ferro
sin sugli occhi di Elisa. Ivi vedrai
fra catene Clearco.
(Geronzio ascolta in disparte)
FENICIO
O cieli! Il figlio?
AGENORE
Aspetta il suo destin. La legge è questa.
Vuol'Elisa il tuo brando, o la sua testa.
Geronzio con soldati, e li suddetti.
GERONZIO
(Fenicio qui si salvi.)
AGENORE
Geronzio, a tempo.
FENICIO
Amico.
GERONZIO
Chi è traditor di Elisa ha l'odio mio.
Cedi quel ferro, e prigionier mi segui
a' lacci (col tradirlo io l'assicuro.)
FENICIO
Perfido amico! E cavalier spergiuro!
AGENORE
Cedi alla tua regina.
FENICIO
Ho in Astarto il mio re.
AGENORE
Questi or difenda
il capo di Clearco. Infame acciaro,
se più tardi, il recide.
FENICIO
Barbare stelle!
AGENORE
E 'l tuo furor l'uccide.
(mostra di partire)
FENICIO
Ferma.
AGENORE
Pensa, o fellon, che padre sei.
FENICIO
Se più fossi costante, empio sarei.
Cedo all'amor, non alla tema. Andiamo.
Sappia Elisa, che ha vinto
il padre, non l'eroe.
Essa un fido vassallo in me condanna,
ed io detesto in lei la mia tiranna.
GERONZIO
A chi ti dée punir, tanto nemico?
FENICIO
Spergiuro cavalier! Perfido amico!
Empio destin, m'invola
amici, e libertà.
Virtù mi resterà
di te più forte.
Col valor di questa sola
sfiderò, vincerò catene e morte.
Empio destin, m'invola
amici, e libertà.
Prigione.
Fenicio, e Geronzio.
GERONZIO
Ti tradii per salvarti.
FENICIO
Era più fede
meco unir l'ire, e l'armi.
GERONZIO
Elisa salva, e prigionier Clearco,
un più ardito consiglio
perdea te stesso, e 'l figlio.
FENICIO
Ma fra ceppi, e fra l'ombre
non mi resta a sperar, che pena e morte.
GERONZIO
Quest'ombre e questi ceppi
dissipi e sciolga un tuo comando, Elisa.
Ché a te nemico, a sé leal mi crede,
ti assegnò alla mia fede;
ed ecco del mio inganno il primo frutto.
FENICIO
O illustre inganno! O dolce amico! O fido!
Perdona al mio timor, se concepire
potei...
GERONZIO
Taci. Ecco Elisa. Io torno all'ire.
Elisa, e li suddetti.
ELISA
(Udir mi giovi inosservata.)
GERONZIO
E come...
Come potesti, di',
empio, tradir così
la tua regnante?
Ma in braccio a ria vendetta
il tuo supplizio aspetta,
alma incostante.
ELISA
(Che nobil cor!) Geronzio, in te si onori
il più fido vassallo.
GERONZIO
Non è ancor pago il zelo,
se non veggo il tuo soglio
del sangue più fellon spruzzato e tinto.
È pietà con gl'iniqui esser crudele.
(a Fenicio)
Intendi?
FENICIO
Intendo, sì.
ELISA
(Quanto è fedele!)
(piano a Geronzio)
Odi. A me qui Clearco.
GERONZIO
Ubbidirò.
ELISA
Ma nuovi cenni attendi
pria di espor quell'iniquo al mio sembiante.
GERONZIO
Come potesti, di',
empio, tradir così
la tua regnante?
Elisa, e Fenicio.
ELISA
Da Geronzio dovevi
miglior zelo imparar: ch'or non saresti
del mio offeso poter scopo infelice.
Ma tu cieco al dover, spergiuro, ingrato,
contra me, tua regina...
FENICIO
In te non ho...
ELISA
Silenzio
chieggo, e rispetto. Hai preso l'armi. Hai mosse
quelle de' miei. Plebe, senato, amici.
Tutto hai sedotto. Hai fin sedotto il figlio
quel figlio, o dio! Vedi perfidia! Quello
ch'esser dovea mio sposo, e mio signore.
FENICIO
Tutto è ver: sol Clearco...
ELISA
Anch'egli, qual sei tu, sì, è un traditore.
Ma padre, figlio, complici, voi tutti,
tutti morrete. Un solo ferro, un solo
carnefice le vostre
vite reciderà, sudditi infami.
FENICIO
Ira, che non si teme, è già impotente.
ELISA
Eh! Non finger costanza. Il so. Paventi
di te e del figlio. Or vedi,
qual regina offendesti. A te, a Clearco
in egual sorte il mio perdono imparto.
Ma 'l fio del comun fallo
paghi un sol capo.
FENICIO
E qual?
ELISA
Quello di Astarto.
FENICIO
Di Astarto? Sai che in esso
il tuo giudice vive, e 'l mio sovrano?
ELISA
Siasi, e tu all'ire mie scopri l'arcano.
FENICIO
Sta l'arcano sepolto
tutto nell'alma mia.
ELISA
Parla, o morrai.
FENICIO
Morirà meco ancora
quell'arcano che cerchi:
ma non morrà già meco
quest'Astarto, che temi. A me sol noto,
sappi, ch'ei vive; e vive,
sappilo, in questa reggia. Ad ogni instante
e lo vedi, e gli parli. Or va'. Su lui
sfoga l'iniqua rabbia.
Ma in ognun de' tuoi cari
temi il nemico tuo. Morrò contento,
purché meco non mora il tuo spavento.
ELISA
Dacché giunsi a regnar, suddito ingrato,
chi di te più onorai?
Chi più del figlio tuo? Ma invano, invano
co' rimproveri tento il cor ribelle.
Geronzio, olà. Vedremo
qual di noi vincerà. Tu quanto puoi,
custodisci il segreto. Io quanto posso,
userò per saperlo. Al gran cimento
venga col mio poter la tua baldanza.
FENICIO
Per non temerti ho fede, ed ho costanza.
Clearco, Geronzio, e li suddetti.
CLEARCO
Ecco il duce.
ELISA
Clearco,
col tacermi costui ciò che non deve,
vuol la sua morte, vuol la tua. In Astarto
cerco un ribel. L'arcano,
che il suddito fellon tace al sovrano,
l'amante genitor non taccia al figlio.
Seco ti lascio. Io tornerò; ma in breve;
e se allor contumaci
nella vostra perfidia ancor sarete,
sul mio capo ve 'l giuro, ambi morrete.
(a Fenicio)
Ammutisci? Impallidisci?
Tu che hai fé? Tu che hai costanza?
Vedi, vedi,
se ho 'l poter di spaventarti.
(a Clearco)
E tu, indegno, nel mio sdegno
non paventi? Qual speranza?
Se ho ragion per minacciarti,
credi, credi,
ho anche cor per non amarti.
Ammutisci? Impallidisci?
Tu che hai fé? Tu che hai costanza?
Fenicio, e Clearco.
FENICIO
Ah Clearco, Clearco!
Io ti perdo, io ti uccido, o parli, o taccia
CLEARCO
Come? Sia noto Astarto, e salvo io sono.
FENICIO
Quando noto egli sia, non se' più salvo.
CLEARCO
Perché tu taci, Elisa
vuol la mia morte.
FENICIO
E la vorrà, s'io parlo.
CLEARCO
In Astarto sol vive il suo nemico.
FENICIO
E nel rischio di lui tema Clearco.
CLEARCO
Qual favellar? Nulla comprendo, o padre.
FENICIO
Questo, questo è l'arcano;
e finché no 'l comprendi, io ti son padre.
CLEARCO
Del fatale momento
non ci abusiam. Dammi il tuo arcano in dono.
Salvami, o genitor. Tuo figlio io sono.
FENICIO
(Dura necessità.) Parlo, e in udirmi
l'amor tuo inorridisca.
CLEARCO
Amar la sua regina è sì gran colpa
nel figlio di Fenicio?
FENICIO
No, ma in quel di Abdastarto amar Elisa
è 'l sommo de' misfatti, e de' più rei.
CLEARCO
In... quel...
FENICIO
Sì, di Abdastarto, e tu lo sei.
CLEARCO
Che? Non son io tuo figlio?
FENICIO
In te onoro il mio re.
CLEARCO
Non son Clearco?
FENICIO
Vive in te Astarto.
CLEARCO
O dèi! Ma come! E quando?
FENICIO
Allor che un empio fasto
tolse al tuo genitor vita e corona,
io ti serbai, che ancor vagivi in fasce.
Ti allevai qual mia prole, e 'l ciel vi arrise:
il cielo, che poc'anzi
mi avea rapito in pari etade un figlio.
CLEARCO
Chi teco allor fu dell'inganno a parte?
FENICIO
Nessun. Primo lo taccia,
chi non vuol che si sveli un grande arcano.
CLEARCO
E a te si crederà, che Astarto io sia?
FENICIO
Un che ricusa un figlio, e un sì gran figlio,
si può creder più padre?
CLEARCO
Padre anzi più si crede,
quando figlio il ricusa, e re lo acquista.
FENICIO
Io re ti acquisterei col dirti Astarto?
E col dirlo, or che Elisa
in lui teme, in lui cerca il suo nemico?
E se fossi mio figlio, e re ti amassi,
dimmi, per qual consiglio
condannato in te avrei l'amor di Elisa?
A che in lei contrastar quel di Clearco?
Nell'odio di Fenicio
riconosciti, Astarto. Odi il tuo sangue,
se al mio dir non dai fede. Odi il tuo onore.
Odi l'ombra paterna,
che sanguinosa ancor, perché negletta,
di riposo ti priega, e di vendetta.
CLEARCO
Vendetta? E contro Elisa? Ah! Per pietade
sii mio padre, o Fenicio, e 'l sii per sempre.
FENICIO
Vergogna, Astarto: per un basso affetto
rinunziare al tuo sangue, alla tua gloria.
Vergogna: più del padre
amar nell'empia figlia il parricida.
Su: col real tuo grado
prendi affetti più eccelsi,
né si lasci sedur da un vile amore
la tua ragion, la tua virtù, il tuo onore.
CLEARCO
Ma che dirò di Astarto alla regina?
FENICIO
Prendi tempo, arte adopra, e la lusinga.
CLEARCO
Tu se resti prigion...
FENICIO
De' casi miei
non ti prenda timor. Fa' ciò che déi.
CLEARCO
Vien la regina. Ahi vista!
Elisa, Geronzio, e li suddetti.
ELISA
Sull'orme del furor, perfidi, io torno,
e quando non lo estingua
tutto il sangue di Astarto, il vostro, il vostro
lo estinguerà. Parla, Clearco.
FENICIO
Parla,
ma non tradir nel tuo signor te stesso.
GERONZIO
(Che sarà mai?)
CLEARCO
Regina,
tempra il furor. Mi è noto Astarto. Io deggio
alla pietà del genitor l'arcano.
Ben tosto alla mia fede
tu lo dovrai. Donami sol, che altrove
di palesarlo abbia la gloria e 'l merto.
Dirlo, presente il padre,
non ben saprei troppo il suo duol pavento.
ELISA
Ti si compiaccia, ingrato. Al dono assento.
Seguimi. Qui Fenicio
resti alle sue catene, e qui lo serbi
Geronzio al suo castigo, o al mio perdono.
GERONZIO
Va': non temer: sai quanto fido io sono.
CLEARCO
Occhi vezzosi,
meno sdegnosi
vorrei mirarvi;
ma non so, se lo sarete.
Il mio fatto
troppo, troppo è dispietato:
troppo barbari voi siete.
Occhi vezzosi,
meno sdegnosi
vorrei mirarvi;
ma non so, se lo sarete.
ELISA
Alma crudele,
meno infedele
vorrei vederti;
ma non so, se lo sarai.
In amore
troppo, troppo io fido ho 'l core
troppo perfido tu l'hai.
Alma crudele,
meno infedele
vorrei vederti;
ma non so, se lo sarai.
Fenicio, e Geronzio.
FENICIO
Amico, omai si adempia
l'opra di tua amistà. Più non s'indugi.
Nell'amor di Clearco
temo il rischio di Astarto. Ah! Si prevenga.
GERONZIO
Prevengasi, o Fenicio. Al piè già tolgo
le gravose ritorte,
e l'arbitro ora sei della tua sorte.
FENICIO
Sciolta dalle ritorte
la destra invitta e forte
l'acciaio stringerà.
E in pro del mio regnante
impiegherò costante
la cara libertà.
Sciolta dalle ritorte
la destra invitta e forte
l'acciaio stringerà.
Stanze reali.
Sidonia, e Nino.
NINO
Pietà.
SIDONIA
Lascia di amarmi.
NINO
Non posso.
SIDONIA
Hai cor sì fiacco?
NINO
Né potendo il vorrei.
SIDONIA
Chi fugge di sanar, pietà non merta.
NINO
Mi risani l'amor, che mi ha tradito.
SIDONIA
E chiami tradimento un disinganno?
NINO
Disinganno crudel, dopo le care
tenere tue promesse?
SIDONIA
Abbiam due cori.
Con l'uno amiam davvero.
Con l'altro amiam da scherno.
Quel serve al genio; e questo
serve al diletto. Ei d'amar dice, e 'l giura;
ma il giuramento è vano,
il dir non è sincero,
e giova il finto a mascherar il vero.
NINO
Ma se hai due cori, almeno
col vero ama chi déi.
SIDONIA
Amo quel che più piace agli occhi miei.
NINO
E ti piace?...
SIDONIA
Clearco.
NINO
Amando lui, la tua regina offendi.
SIDONIA
Come il saprà? Da chi? Da te? Rammenta
la tua fede giurata.
NINO
(Rimembranza spietata!) Io la rammento.
SIDONIA
Languir devi, e tacer.
NINO
(Oh giuramento!)
Ma languendo, e tacendo
quegli affetti otterrò, che indarno or chiedo?
SIDONIA
Vuoi che davver risponda? Io non lo credo.
S'io t'amassi, qual vorresti,
ti direi, mio ben, cor mio:
ma... no, no; no 'l dico a te:
dico sol, ch'io te 'l direi.
Sospirar tu mi udiresti
tra 'l timore, e tra 'l desio.
Se no 'l fo non so perché:
sol io so, che quel non sei.
S'io t'amassi, qual vorresti,
ti direi, mio ben, cor mio:
ma... no, no; no 'l dico a te:
dico sol, ch'io te 'l direi.
NINO
Povero cor!
SIDONIA
Vien la regina. Avverti.
Se mi manchi di fé: se ardire avrai
di dirle ch'io non t'amo, e che non sei
mia speranza, mio amore...
basta... te ne avvedrai... Vo' trarti il core.
NINO
Anche questo di più.
Elisa, e li suddetti.
ELISA
Nino, Sidonia,
ne' tetti miei?
SIDONIA
(ad Elisa)
Seguo farfalla il lume,
Clizia al mio sol mi aggiro, ape al mio fiore:
non è così?
(a Nino)
Dillo, mio ben, mio nume.
NINO
Ah regina!
SIDONIA
Su: dille,
che lontana da te non ho riposo:
che più teneri sensi
giammai non concepì mente amorosa.
NINO
E tacer mi conviene.
ELISA
(a Sidonia)
Ei non risponde.
SIDONIA
(a Elisa)
È 'l soverchio piacer che lo confonde.
(piano a Nino)
Guai a te.
ELISA
Qui poc'anzi
che ti dicea la bella?
SIDONIA
Io per te...
ELISA
Taci.
Vo' saperlo da Nino.
SIDONIA
E Nino parli;
né dissimuli un solo
di que' nomi soavi, ond'io lo chiamo
caro ben, dolce ardor, luce gradita,
vezzo, gioia, speranza, anima, vita.
NINO
Che pena?
ELISA
(a Sidonia)
Ei sta confuso.
SIDONIA
Fa' cor: rispondi: di'.
NINO
(E finger deggio?) Ella dicea così.
«Nino, l'amante core
piange, sospira, e pena;
arde, si strugge, e more.»
ELISA
(a Nino)
Per te?
SIDONIA
(a Elisa)
Per lui, mia fiamma, e mia catena.
ELISA
Arde per te?
(Sidonia minaccia a Nino)
NINO
Dirti, ch'ella arde è poco.
Quell'alma è tutta foco.
SIDONIA
E voi ne siete
la bellissima sfera, amati rai.
ELISA
(Più fida amante io non intesi mai.)
(a Nino)
Pur non ti veggo in fronte
un intero seren.
SIDONIA
(ad Elisa)
Non è mai pago
nell'indugio del bene un grande affetto.
Ma consolati, o Nino;
sento anch'io quel momento,
che mi toglie a' diletti, aspro e penoso.
ELISA
E questo suo dolor sia tuo riposo.
NINO
Mi accheto.
SIDONIA
Il ben più atteso
con più gioia si abbraccia.
ELISA
(Lo speri Elisa.)
NINO
(E Nino soffra, e taccia.)
SIDONIA
(a Nino)
Se più chiedi...
ELISA
Non più. Nino è contento,
è contento per te che l'ami tanto.
NINO
(Oh dio!)
SIDONIA
(ad Elisa)
Vedi, che quasi
sta per uscir su que' begli occhi il pianto.
ELISA
(a Sidonia)
Per eccesso di gioia
si piange ancor;
(a Nino)
di': non è vero?
NINO
È vero.
(Non posso più.)
ELISA
(Tanto piacer dispero.)
Parti, o cara. Abbastanza
qui si espresse il tuo amor.
SIDONIA
Ma l'amor mio
prenda ancor da que' lumi il dolce addio.
(forte a Nino)
Veggo, begl'occhi, in voi
(piano a Nino)
-non parlo, no, de' tuoi-
de amor le faci.
(Tu accender non mi puoi. Soffrilo e taci.)
Da voi lo strale uscì.
(Finger convien così.)
Lumi vivaci.
(Per te non mi ferì. Tu non mi piaci.)
(forte a Nino)
Veggo, begl'occhi, in voi
(piano a Nino)
-non parlo, no, de' tuoi-
de amor le faci.
Elisa, e Nino.
ELISA
Quanto amante è Sidonia! E quanto è fida!
NINO
Anche troppo, o regina.
ELISA
Al vostro invidio
felicissimo affetto, alme costanti.
NINO
Siam felici del par, del pari amanti.
ELISA
Se ne invoglia il mio cor. Qui di Clearco
la vita attendo. A me l'affretta, e torna.
NINO
Pronto mi avrai.
ELISA
Perché sì mesto sei?
NINO
Tanto fedel Sidonia io non vorrei.
Questo duol tu vedi in me,
perché in lei, mio dolce ardore,
regna troppa fedeltà.
Dir di più non posso a te.
Ma so ben, ch'ora in quel core
amerei l'infedeltà.
Questo duol tu vedi in me,
perché in lei, mio dolce ardore,
regna troppa fedeltà.
Elisa, poi Clearco.
ELISA
Che strano amor! Ma sugli affetti altrui
a che vaneggi, Elisa?
Troppo ti resta a ragionar su' tuoi.
CLEARCO
(Vederla, e non amarla, o cor, non puoi.)
ELISA
Vieni, vieni, o Clearco, e rassicura
un'alma combattuta
da speme, da timor, d'odio, e d'affetto.
Mostrami il mio nemico;
e rendimi il mio amante. Oblio già tutte
le andate offese: inganni,
spergiuri, fellonie, tutto perdono:
e l'Elisa ch'io fui, per te ancor sono.
CLEARCO
Tanto ti preme Astarto?
ELISA
Pende dalla sua morte il mio riposo.
CLEARCO
Misero!
ELISA
Eh! me lo addita,
per prova di tua fé, con men di orrore.
CLEARCO
Servasi, o mia regina, al tuo furore.
Già sull'orlo del labbro
spinto è 'l nome fatal.
ELISA
Caro Clearco!
CLEARCO
Ma svelarlo non basti. A' piedi tuoi
questo temuto tuo rival superbo
traggasi domo. In mio poter lo serbo.
ELISA
O cieli! E sarà vero,
ch'io dovrò sì gran bene a man sì cara?
CLEARCO
Sì, ma pria di un favor...
ELISA
Clearco, chiedi.
Libertà, genitor, grandezza, affetto,
tutto prometto. Abbilo in premio, e in dono.
Che vuoi? Qual è il tuo voto?
CLEARCO
Il suo perdono.
ELISA
Per Astarto?
CLEARCO
E vi aggiungi anche il tuo amore.
Te ne priega Clearco.
ELISA
Ah traditore!
CLEARCO
Dimmi qual vuoi. Chiamami ingrato, iniquo.
Dal regno, e se non basta,
scacciami dal tuo core: odiami; e resti
della pura fiamma
la memoria perduta, e 'l nome spento:
ma sia Astarto tuo sposo, e son contento.
ELISA
Tu mi amasti? Tu mai? No: non è vero.
Amasti più di Elisa il suo nemico,
e più dell'amor mio la mia ruina.
Perfido!
CLEARCO
Cari sdegni!
ELISA
Ah! Forse prova
tu fai della mia fede, e ti compiaci
del mio furor. Clearco, anima mia...
CLEARCO
No: taci: un sì gran bene
non vuol Clearco: ci vuol vendette e sdegni.
Teco sol viva Astarto, e teco regni.
ELISA
Viverà. Regnerà. Sol per tua pena
la grazia avrai. Gli darò letto e trono.
Vuoi più? L'amerò ancor, se vuoi, che l'ami.
Ma nel momento istesso
del talamo e del core,
tu morrai, traditore.
CLEARCO
Io morirò; ma teco viva Astarto.
ELISA
L'empio non si sgomenta,
(né impallidisce pur) Che più? Si adempia
il tuo voto e il mio. Guidami il prence.
CLEARCO
Prima si appresti all'imeneo la reggia.
(Così servo a Fenicio.)
ELISA
E per l'atrio real tu a me lo guida,
ma solo, e non veduto. In lui lo sguardo
si appaghi almen, pria che la man lo elegga
suo regnante, e suo sposo.
CLEARCO
Ti piacerà, quanto ti piacqui anch'io.
ELISA
Più 'l tuo piacer non è ragion del mio.
CLEARCO
E s'ei simìle al mio spieghi il sembiante?
ELISA
Non m'abbia sposa, e non mi speri amante.
CLEARCO
Non tanto sdegno, no,
nume adorato:
che per odiar così
non è quel core.
Amore lo formò
meno spietato;
né a chi ben ama un dì,
mai manca amore.
Non tanto sdegno, no,
nume adorato:
che per odiar così
non è quel core.
Elisa, e poi Nino.
ELISA
Ben risolvesti, Elisa,
ti si tolga in Astarto,
se regni, un gran periglio;
e s'ami, un grande inciampo.
NINO
Al regal ciglio
ritorno umile.
ELISA
Ed opportuno. Ascolta.
Per via dell'atrio, inde alla reggia vassi,
verrà fra poco a me Clearco, e solo
ei non verrà. Qualunque
seco sia, fa' che ucciso
spiri sugli occhi tuoi l'anima iniqua.
NINO
Intesi.
ELISA
E con l'avviso
di sua morte a me riedi.
NINO
Il cenno adoro.
ELISA
Gelosia di comando il colpo impone.
NINO
E 'l comando sovrano è mia ragione.
ELISA
Per quel bel volto,
che m'innamora,
no, non ti ascolto,
pietà crudel.
Per te non voglio
regnar sul soglio,
quanto infelice,
tanto infedel.
Per quel bel volto,
che m'innamora,
no, non ti ascolto,
pietà crudel.
Nino.
Di ubbidir, di soffrire
non ti stancar, mio core.
Nascesti servo, e ti fe' schiavo amore.
Questo è tempo di soffrir.
Verrà poi quel di goder.
Chi dispera nel martir,
si ritarda il suo piacer.
Questo è tempo di soffrir.
Verrà poi quel di goder.
Atrio reale.
Agenore, e Clearco.
AGENORE
Non più. Stringi l'acciar.
CLEARCO
Per me tant'ira?
AGENORE
Ove scorgo il rivale, odio il nemico.
CLEARCO
Un rivale maggior sia tuo spavento.
AGENORE
Di', che temi il cimento.
CLEARCO
Pensa alle mie vittorie, e di', s'io temo.
AGENORE
Orsù: vinci anche Agenore. Che tardi?
Solo per questa strada
d'una regina in sen corra Clearco.
CLEARCO
Tanto ei più non pretende.
Abbian tue gelosie più grande oggetto.
AGENORE
Ove, e qual è?
CLEARCO
Fra poco,
se meco vieni, ove, e qual sia, saprai.
Nino con Guardie, e li suddetti.
NINO
(Sul german di Sidonia il mortal colpo?)
AGENORE
Non sia dunque Clearco?
CLEARCO
No: Clearco non sia sposo di Elisa.
NINO
(L'amore e l'amistà mi fan rubello.)
AGENORE
La fede accetto. Andiam.
NINO
(ad Agenore)
Prence, rimanti.
AGENORE
Perdona. Uopo maggior mi chiama altrove.
NINO
L'uopo maggior sia l'ubbidire Elisa.
Essa meco ti vuole.
AGENORE
Teco? (Che far deggio?)
CLEARCO
L'indugio è colpa, ove reale è 'l cenno.
AGENORE
Ti seguo. E tu rammenta...
CLEARCO
Lo so: che in sen d'Elisa, e nel suo trono
Clearco non vedrai. (Quel più non sono.)
AGENORE
Se tu m'inganni,
più fiera in me sarà la gelosia.
Ed a' tuoi danni
l'ira si accenderà nell'alma mia.
Se tu m'inganni,
più fiera in me sarà la gelosia.
Clearco.
Or si vada ad Elisa. O dio! Che fo?
Deggio temer? Deggio sperar? No 'l so.
Qual fra 'l porto e la tempesta,
fra 'l timore, e fra la speme
legno incerto è l'alma mia.
Pur mi affido, e credo a questa,
perché i mal, ch'ella teme,
vince il ben, ch'ella desia.
Qual fra 'l porto e la tempesta,
fra 'l timore, e fra la speme
legno incerto è l'alma mia.
Elisa, e Sidonia.
ELISA
Qui prevengo il mio ben. Qui vo' che splenda
d'imeneo per Clearco oggi la face.
SIDONIA
Ingrato e traditore ancor ti piace?
ELISA
Ragion di sua innocenza è l'amor mio.
SIDONIA
(Perdo Clearco.) E assolvi
chi amar puote Sidonia?
ELISA
Ti amò, ma si pentì. Cor che ben'ama,
facilmente perdona un'incostanza.
SIDONIA
(Povero amor, tu sei senza speranza.)
Nino con Guardie, e le suddette.
NINO
Regina, il tuo comando
m'ebbe fido ministro.
ELISA
Estinto cadde?...
NINO
Quegli che m'imponesti.
ELISA
Ecco il premio dell'opra. A lui la destra
porgi Sidonia.
SIDONIA
A lui?
NINO
Non son io quegli,
per cui amando avvampi?
SIDONIA
A Nino questa man?
ELISA
Così destina
il suo merto, il tuo amor, la tua regina.
Fenicio, Geronzio con Soldati, e li suddetti.
FENICIO
Non regna altri che Astarto.
ELISA
O ciel! Che veggo?
NINO
Non temer: son tuo scudo.
GERONZIO
Mal si difende una ragione ingiusta.
ELISA
Anche Geronzio a me ribello?
GERONZIO
Anch'esso
ha in Astarto il suo re.
ELISA
Perfidi, andate.
Al vostro re servite.
Io non son che tiranna. Ei venga, e regni.
FENICIO
Verrà; ma del tuo fallo...
ELISA
Mi punisca chi è re, non chi è vassallo.
Ei venga e regni. Ov'è? Perché si asconde?
Così lo sostenete? A me si mostri.
Cercatelo; ma udite: il troverete
cadavero infelice,
squarciato il sen da cento piaghe.
FENICIO
O dio!
ELISA
Ed il cenno mortal fu cenno mio.
FENICIO
Ucciso è Astarto?
ELISA
Il grande arcano io seppi
da chi tu lo fidasti. Astarto è morto.
Non mi ubbidisti tu?
NINO
Sì. (Non intendo.)
GERONZIO
Inorridisco, e tremo.
ELISA
Questo è 'l re che vantate, e ch'io non temo.
FENICIO
Morì Clearco, ah! non più tale Astarto.
Astarto in lui morì.
SIDONIA
Morì Clearco?
ELISA
Come? Clearco? Parla.
FENICIO
E ancor t'infingi?
Vanne, crudel. Trionfa.
Iniqua, ami Clearco, e Astarto uccidi?
ELISA
Astarto il tuo Clearco?
FENICIO
Or che 'l perdei,
qual frutto aver potrei da una menzogna?
A che vantar mio re, chi è senza vita?
Perché negarmi padre a un figlio estinto?
Questo è duol di vassallo, e non di padre;
e in lui pianger deggio
il figlio di Abdastarto, e non il mio.
ELISA
Che intesi mai? Ma chi sarà l'ucciso?
SIDONIA
(a Nino)
Empio, e tu l'uccidesti?
NINO
(Peni l'ingrata.) Era di Elisa il cenno.
ELISA
(piano a Nino)
Ma 'l mio cenno non volle
morto Clearco?
NINO
(piano ad Elisa)
Ei vive.
ELISA
E se vive il mio ben, nulla si tema.
SIDONIA
Un gran duol più non taccia.
ELISA
Sidonia.
SIDONIA
In questo pianto
vedi, Elisa, il mio amore. Amai Clearco;
e per amarlo sola, a te lo finsi
col foglio, che credesti a me diretto,
infedele, ed ingrato.
ELISA
Perfida!
SIDONIA
Ah piangi meco, e piangi, o cruda,
un'amante leale;
e perché maggior pena in te si desti,
pensa, che tu, crudel, tu l'uccidesti.
FENICIO
Ma non l'abbia l'iniqua
impunemente ucciso.
Geronzio, alla vendetta.
GERONZIO
Cada l'indegna.
ELISA
Nino.
NINO
Più non si taccia. Odi, Fenicio...
FENICIO
E cada
con la rea del comando anche il ministro.
NINO
Astarto... Udite...
FENICIO
È morto; e voi morrete.
ELISA
Vive...
FENICIO
Ma prima uccisa
mora costei.
Clearco, e li suddetti; e poi Agenore.
CLEARCO
Viva ad Astarto Elisa.
ELISA E SIDONIA
Clearco.
FENICIO
Re, signor.
CLEARCO
Qual ire, o fidi
contra 'l viver di Elisa?
FENICIO
La tua creduta morte
a noi fu di dolore, a lei di rischio.
CLEARCO
(ad Elisa)
Vuoi morto il tuo Clearco?
ELISA
Tal volli Astarto. Or che tu 'l sei, se lice,
amo Astarto in Clearco.
CLEARCO
O me felice!
ELISA
Ma, Nino, chi è l'estinto?
NINO
Agenore trovai sol con Clearco.
SIDONIA
Ah crudele! Ah fellon! Di'. L'uccidesti?
NINO
No: serbai la sua vita a quel bel volto.
ELISA
L'infedeltà mi è cara. Io qui l'attendo.
NINO
(a Sidonia)
La mercede prepara. Or or te 'l rendo.
(parte)
CLEARCO
Elisa, ecco l'amante, ecco il nemico.
ELISA
E perché adoro l'un, l'altro mi è caro.
Goda Astarto il suo trono;
e ciò che pria fu dono, or sia dovere.
CLEARCO
E tu meco il godrai. Ceda il tuo zelo,
Fenicio, all'amor mio.
FENICIO
Sinché 'l padre io fingea, sai ciò ch'io dissi.
Or che vassallo io sono, al re m'inchino.
SIDONIA
In Astarto si perde il mio Clearco.
ELISA E CLEARCO
Pur sarai mio, dolce mio ben.
(Agenore sopraggiunge con Nino)
AGENORE
Che miro?
CLEARCO
Astarto, e non Clearco in sen d'Elisa.
AGENORE
Cedo al mio re l'amore, e 'l fasto ei regni,
e 'l mio fallo perdoni. Il foglio io finsi,
che traditor di Elisa a lei ti espose.
CLEARCO
Han le colpe di amor facil perdono.
Nino, sia tua Sidonia.
SIDONIA
Or la mia stella intendo. A te mi dono.
NINO
E fra gli amanti il più contento io sono.
CORO
Se ha per guida la costanza,
è felice la speranza,
e contento amor si vede.
Il piacer, che dell'affetto
è l'oggetto,
premio ancora è della fede.
Se ha per guida la costanza,
è felice la speranza,
e contento amor si vede.
Fine del libretto.
Generazione pagina: 14/01/2016
Pagina: ridotto, rid
Versione H: 3.00.40
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