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Armida

ARMIDA

Dramma eroico.

Versione sintetica a cura di www.librettidopera.it.

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Libretto di Nunziato PORTA.
Musica di Franz Joseph HAYDN.

Prima esecuzione: 26 febbraio 1784, Esterháza.


Personaggi:

ARMIDA maga al servizio del principe delle tenebre

soprano

RINALDO cavaliere dell'esercito cristiano

tenore

IDRENO re dei Saraceni

basso

ZELMIRA figlia del sultano d'Egitto, stregata da Armida

soprano

UBALDO comandante dell'esercito cristiano

tenore

CLOTARCO comandante dell'esercito cristiano

tenore






Atto primo

[Ouverture]

Scena prima

Sala nella reggia di Damasco per l'adunanze del consiglio. Trono, e sedili per i Satrapi del regno.
Idreno sul trono con séguito di Satrapi e Guardie, Armida e Rinaldo.

Recitativo

IDRENO

Amici, il fiero Marte,

che del Giordan finora turbò la pace

e rosseggiar fe' l'onde,

si propaga improvviso a queste sponde.

ARMIDA

Ah, che dici, o signor! Così sorpresi!

Assaliti così!

Dunque potea così presto avanzarsi

de' barbari nemici il furor cieco?

RINALDO

Che paventi, idol mio? Rinaldo è teco.

Già in mezzo all'armi col nome tuo sul labbro

coll'immagine tua scolpita in petto,

l'armate squadre a debellar m'affretto.

[N. 1 - Aria]

Vado a pugnar contento,

idolo del mio cor,

fra cento spade e cento

avrò sul labbro ognor

la mia tiranna.

Dunque deponi ormai

la pena tua crudel;

pensa che il tuo fedel,

no, non t'inganna.

(parte)

Recitativo

IDRENO

Armida, ebben, che pensi?

Che ragioni fra te? Confusa e muta

perché sei divenuta?

ARMIDA

Io temo, oh dio!

Temo dell'idol mio

il periglio vicin.

IDRENO

Vedrai Rinaldo

volar in braccio alla diletta sposa,

e tuo sarà; sulla mia fé riposa.

[N. 2 - Aria]

Se dal suo braccio oppresso

cadrà il nemico audace,

credimi, il regno istesso,

il regno io cederò.

[N. 3a - Recitativo accompagnato]

ARMIDA

Partì Rinaldo; ed ebbe core Armida,

per dover, per sua gloria

consigliarlo ella stessa

al gran cimento?

Ahi barbaro, ahi barbaro dover!

Morir mi sento.

Misera! Or che farò?

Se fossi io mai cagion di sue sventure,

della perdita sua, del fato estremo...

Solo in pensarlo inorridisco e tremo!

Vadasi a trattener:

no, non si esponga ai perigli il mio bene;

e nel poter de' magici miei carmi

si speri più che nel poter dell'armi.

[N. 3b - Aria]

Se pietade avete, oh numi,

del mio duol, delle mie pene,

voi rendetemi il mio bene,

voi serbate a me quel cor.

Io che tutti un dì sprezzai,

quale affanno or sento, oh dio!

La catena ho al piede anch'io

per trofeo del crudo amor.

(parte)

Scena seconda

Scoscesa montagna, sulle cime della quale scopresi il castello d'Armida.
Ubaldo con séguito di Soldati.

[N. 4 - Marcia]

Recitativo

UBALDO

Valorosi compagni, nuovi perigli

a superar vi guido. Andiam...

Ma, qual d'intorno odo rumor

d'impetuosi venti? Di quale orror

veggio coprirsi il cielo?

Palpito, e in seno

mi scorre un freddo gelo...

Come? Pavento? Ohimè!

Con piè sicuro d'avanzarmi or qui provo.

Ma Ubaldo or più in Ubaldo

io non ritrovo.

[N. 5 - Aria]

Dove son? Che miro intorno?

Son di Lete sulle sponde,

o son questi i rai del giorno?

Il pensier mi si confonde...

sento l'alma ad agitar.

[N. 6a - Recitativo accompagnato]

Qual turbamento ignoto

or nel sen mi si desta?

Resisti, Ubaldo, opra d'incanto è questa.

Non si paventi.

Andiamo Rinaldo a liberar.

Invano Armida a noi farà contesa,

ché il ciel protegge la gloriosa impresa.

(va per salire il monte)

Recitativo

CLOTARCO

Signor, ingombro è il monte

di mostri e di soldati;

e non so qual m'arresta

freddo gelo improvviso...

Ubaldo, ah troppo è il periglio per noi.

UBALDO

Paventi indarno. Sol di magica forza

opre occulte sono queste,

né temerle dobbiamo.

I passi miei voi seguite, compagni.

E tu, Clotarco, vanne intrepido, ardito,

a tentar l'altra via ch'io là ti addito.

Nuovo coraggio in petto

sento di già ispirarmi,

si salga il monte, amici, all'armi, all'armi!

(Ubaldo ascende il monte combattendo, Clotarco con alcuni soldati va a tentar la salita da un'altra parte. - Zelmira scende da un'altra parte del monte)

ZELMIRA

Ah, si scenda per poco

da quest'orrido suol di Marte albergo

a respirar in pace

aure liete e tranquille.

Armida e Idreno mi imposer

che coi vezzi e le lusinghe

guidi, se posso, i Franchi duci a morte.

Ah qual orror! Ah qual orror ne sento!

Qual barbaro pensier! Qual empio stile!

CLOTARCO

(Qual mai per me vaga sembianza è questa!)

ZELMIRA

Pieno d'insidie è il monte...

Io, se t'aggrada, io ti precederò.

CLOTARCO

Ti seguirò, ben mio.

[N. 6b - Aria]

ZELMIRA

Se tu seguir mi vuoi,

non dubitar d'inganni,

fidati, e lascia poi

ogn'altra cura a me.

Sgombra per or dal seno

il vano tuo sospetto,

sicché tu vegga almeno

quel ch'io farò per te.

(parte ascendendo il monte con Clotarco)

Scena terza

Gabinetto d'Armida.
Rinaldo e Armida.

Recitativo

RINALDO

Della mia fede

qual mai prova maggior dar io potrei?

ARMIDA

Una ne chiedo:

occulto devi ai Franchi restar,

e ai sguardi loro involarti per sempre,

s'egli è vero che m'ami.

RINALDO

Altro che questo, idolo mio, non brami?

Chiedi di più; se di più cerchi ancora,

tutto farò per te.

ARMIDA

Basta per ora.

Deggio per pochi istanti,

caro, da te involarmi...

Ah, ti sovvenga,

che l'amor mio, la vita mia tu sei,

e che senza Rinaldo io non vivrei.

(parte)

UBALDO

(entrando)

Prence, alfin ti ritrovo. Io non credei

che perduto così...

RINALDO

Che vuoi? Chi sei?

(Ubaldo! Oh mio rossor!)

UBALDO

(scoprendogli lo scudo)

Oh come, amico, trasformato io ti veggo!

Apri, deh, apri i lumi e ravvisa te stesso.

Or vedi quanto mal convengono

a te quei fregi indegni.

Su, su, destati ormai.

Lo scudo e il brando

per gloria tua riprendi;

e un giusto oprar il tuo fallire emendi.

RINALDO

Amico... Errai... Lo veggo...

Ma fu dolce l'error:

un dolce incanto...

(Ah per rossor non so frenare il pianto.)

(parte Ubaldo)

[N. 7a - Recitativo accompagnato]

RINALDO

Oh amico! Oh mio rossor!

Oh Armida! Oh stelle!

Le cagion del mio error

son troppo belle!

(resta pensieroso)

ARMIDA

(Che fa? Che pensa mai?

S'agita, smania, e freme!)

RINALDO

(Ho risoluto.)

(per partire)

ARMIDA

(fermandolo)

Rinaldo! Dove vai?

RINALDO

Lasciami... lasciami, oh dio!

ARMIDA

Ingrato! Oh ciel! Che tenti?

RINALDO

(Ah non sedurmi, forsennato mio cor!)

ARMIDA

Perfido, ancora unisci al tradimento

un vil disprezzo? Tu non m'ascolti,

e sfuggi d'incontrar

gl'occhi tuoi negl'occhi miei?

RINALDO

Armida... Oh stelle!

ARMIDA

(scostandosi)

Un traditor tu sei.

RINALDO

In questo ciglio ah, leggi,

ah, leggi, se io sono un infedel. Vedrai...

ARMIDA

Già vedo, che uno spergiuro amai

ch'un solo istante

basta a cangiarti il cor;

che menzognero

è quel labbro che parla...

RINALDO

Ah, non è vero.

[N. 7b - Duetto]

Cara, sarò fedele,

lo giuro a que' bei rai,

idolo mio, vedrai,

se il cor t'adorerà.

ARMIDA

Ah, se così crudele

m'inganna l'idol mio,

di chi fidarsi, oh dio,

questo mio cor dovrà?

RINALDO

Senti... mio ben... che pena!...

ARMIDA

Parti, crudel... che affanno!

ARMIDA E RINALDO

No, no, che quel cor tiranno,

no, così amar non sa.

Insieme

ARMIDA

Che barbaro tormento

a un'alma fida amante,

sentirsi ad ogni istante

temer l'infedeltà!

RINALDO

Che barbaro tormento

a un'alma fida amante,

sentirsi ad ogni istante

tacciar d'infedeltà!

RINALDO

Se la pace a me non rendi

non resisto al mio dolor.

(per partire)

ARMIDA

Ferma... Oh dio! Tu non comprendi

che il mio sdegno è tutto amor.

RINALDO

Sei placata?

ARMIDA

Son qual vuoi.

ARMIDA E RINALDO

Da quei cari labbri tuoi

vien la pace a questo cor.

Nel sen del mio bene

serbate, voi stelle,

di fiamme sì belle

eterno l'ardor.

Atto secondo
Scena prima

Giardino nel palazzo d'Armida.
Idreno e Zelmira.

Recitativo

IDRENO

Odi, e serba il segreto. Allor che al campo

crederan gl'europei di far ritorno,

colti al varco saran. Fido drappello

veglia a' lor passi, e ne farà macello.

ZELMIRA

(Per Clotarco pavento.) Ah credi!

È sempre misero il traditor.

IDRENO

Follie son queste.

ZELMIRA

(Io di Clotarco almeno

volar voglio in aiuto.)

Dunque...

IDRENO

Non più, Zelmira, ho risoluto.

[N. 8 - Aria]

ZELMIRA

Tu mi sprezzi, e mi deridi,

non t'affidi al mio consiglio,

e t'affretti a quel periglio,

che vicin forse non è.

Pietà sento del tuo stato,

ché l'errore non comprendi,

ma tu ingrato, tu mi rendi

troppo barbara mercé.

(parte)

Recitativo

IDRENO

No, non mi pento. Alfine

vincasi per virtude ovver per frode

è sempre il vincitor degno di lode.

CLOTARCO

(entrando)

Cessi alfine ogni strage,

ogni guerra; in cieco oblio

restin gl'odi sepolti.

[N. 9 - Aria]

Ah, si plachi il fiero nume,

che funesta i regni tuoi;

ed eterna sia fra noi

sicurezza ed amistà.

Vede il ciel di nostre imprese,

di nostr'armi il giusto zelo:

se c'inganni, forse il cielo

nostro vindice sarà.

(parte)

Recitativo

IDRENO

Va' pur, folle; non sai,

quali occulti pensieri

io volga in mente:

ma giunge Ubaldo.

In simulati accenti fia ch'io seco ragioni.

(in questo Ubaldo entra)

Guerrier, t'avanza; ed a tua voglia esponi.

UBALDO

Note già l'arti prave e i mezzi industri,

onde involasti di Goffredo al campo

i più illustri guerrieri,

è ben ragion, che il mio signor pretenda

che ogn'ingiusto tuo furto or tu gli renda.

IDRENO

Libero è già Rinaldo. Io non contrasto

ch'egli ritorni alle latine tende,

e il partire o il restar da lui dipende.

[N. 10 - Aria]

Teco lo guida al campo:

chiedi se più ti piace,

torni fra noi la pace,

rieda un sincero amor.

Della virtude il campo,

che in questo sen risplende,

amico a voi mi rende,

fa' ch'io v'ammiri ancor.

(parte)

Recitativo

UBALDO

Ben simulati io credo

quei sensi d'amistà.

Ma non s'indugi a cercar di Rinaldo...

(per partire, vede Rinaldo)

Oh amico! Il cielo opportuno ti guida.

Mi segui.

(lo prende per mano)

RINALDO

Il vorrei far, ma come?

UBALDO

Pensa, che al ciel giurasti d'impugnar

la tua spada nella gloriosa impresa,

per cui tutta già vedi Europa accesa.

Pensa, ch'è a te sol dato

di superar gl'incanti

del bosco a noi vicin:

che da te solo ciò può ottenersi.

RINALDO

Amico, hai vinto.

Torno, sì, torno

dove la gloria e il mio dover m'attende.

(per partire)

ARMIDA

(entrando)

Ferma Rinaldo!

RINALDO

Armida...

Ah, in dirlo mi si divide il cor.

Sappi che il cielo, a cui invano t'opponi,

vuole...

ARMIDA

Che vuole il ciel?

RINALDO

Ch'io t'abbandoni.

ARMIDA

Ah barbaro! Ah crudel!

Donna gentile te non produsse,

no, ma tigre ircana.

Vattene, sì; fra poco io pur ti seguirò,

poiché l'affanno mi toglierà la vita;

e spirto ignudo al fianco tuo m'avrai,

per agitarti sol, quanto t'amai...

(sviene sopra un sasso)

[N. 11a - Recitativo accompagnato]

RINALDO

Armida... Oh affanno! Armida... Ah,

ah chi resister può... Senti... senti...

All'affetto cede il dover per ora...

Convien che teco io viva, o teco io mora.

(esce Ubaldo)

UBALDO

Ah Rinaldo, Rinaldo!

RINALDO

Ah amico! oh voce, che mi piomba sul cor...

Donami ancora qualche momento...

Ah, troppo è degno di pietade il caso mio...

Verrò... mi perdo...

(Ah, ché non posso... ah, ché non posso...)

UBALDO

(allontanandosi)

Addio.

RINALDO

Tu parti? Ah, ferma!

Se veder potessi di quest'alma agitata...

Armida... Oh cielo!

Distaccarmi non posso...

Trattenermi non deggio...

Amor m'arresta, la mia virtù mi chiama.

Ebben, si vada, trionfi la ragione...

Itene a terra, vergognosi trofei,

itene, vili spoglie d'amor...

Impallidisca, tremi l'Asia al mio brando

e si cangino alfin per mio decoro

le rose, il mirto in glorioso alloro.

(s'incammina, poi s'arresta)

Ma reo sarà Rinaldo di sì enorme viltà?

Lasciarla, oh dio!

Lasciarla in questo stato?

Pria di partir almeno...

Ah sì, vi chiedo,

stelle tiranne, in mezzo a tanto duolo

un sol tenero accento, un sguardo solo.

[N. 11b - Aria]

Cara, è vero, io son tiranno

nel doverti abbandonar.

Tanto amore e tanto affanno

già mi fanno vacillar.

Ma il dover, la gloria, il fato,

la mia fede... Oh dio! Non so...

Se la lascio, io sono ingrato...

(ad Ubaldo che torna in questo)

Se qui resto... ah, non si può.

Giusti dèi, che fiero istante

il dovermi allontanar.

Chi mai vide un core amante

tante pene a sopportar?

(parte con Ubaldo)

[N. 12a - Recitativo accompagnato]

ARMIDA

Barbaro! E ardisci ancor...

Vedi se t'amo,

vieni, vieni, e placata io sono:

ma non dirmi più mai...

(s'avvede che manca Rinaldo)

Con chi ragiono? Con chi ragiono?

Infelice! Ei partì:

Rinaldo, Rinaldo, oh dio!

Ah, del suo amore i fregi

qui sparse e lacerò.

Qual altra io cerco prova

dell'odio suo?

M'aborre e sfugge. Ah, spergiuro!

Ah, tiranno! All'amor mio

questa tu rendi, oh dio,

crudel mercede?

Povera Armida, a chi,

a chi darai più fede!

[N. 12b - Aria]

Odio, furor, dispetto,

dolor, rimorso e sdegno

vengon nel punto estremo

tutti a squarciarmi il petto:

ardo, deliro, e fremo,

ho cento smanie al cor.

(parte)

Scena seconda

Accampamento degl'europei.
Ubaldo e Rinaldo.

Recitativo

UBALDO

Eccoti alfin, Rinaldo,

reso al campo europeo.

Tu non sai quanto atteso

giungi, e sospirato e pianto.

RINALDO

Oh caro amico! Oh amabile soggiorno!

Quanto rimiro intorno

tutta la mia ravviva già languida virtù.

UBALDO

Nell'ozio avvolto

quanto finor perdesti,

il tuo valore a compensar s'appresti.

[N. 13 - Aria]

Prence amato, in questo amplesso

del mio cor ricevi un pegno;

va', trionfa di te stesso

e dell'arti dell'amor.

Già dell'armi al chiaro segno

risuonar s'odon le sponde;

e dia l'eco che risponde

nuovo invito al tuo valor.

(parte)

Recitativo

RINALDO

Ansioso già mi vedi

di seguir i tuoi passi.

Suoni la tromba pur, vadasi al campo...

(Armida entra frettolosa, con guardie)

ARMIDA

Prence, t'arresta.

(sopraggiunge Ubaldo)

UBALDO

Che veggo! Armida qui!

In questo campo, a te restar non lice.

ARMIDA

E Rinaldo, che dice?

RINALDO

Udisti? Credimi, o cara,

non è sdegno o disprezzo...

ARMIDA

Tu compensi il mio amor con questo prezzo?

M'odi? Estinta mi vuoi? Barbaro,

io vado ad appagarti alfine. Ah, per chi mai

tanto amor, tanta fé, numi, io serbai!

[N. 14 - Terzetto]

Partirò, ma pensa, ingrato,

che tradita io son da te.

RINALDO

Idol, mio, condanna il fato,

non l'amor, la mia fé.

UBALDO

(ad Armida)

Soffri in pace le tue pene.

(a Rinaldo)

Tu rammenta il tuo dover.

ARMIDA

Infedele!

RINALDO

Addio, mio bene.

ARMIDA

Infedele!

RINALDO

Mio bene, addio.

UBALDO E RINALDO

Ah se alfin partir conviene,

non si torni a sospirar.

ARMIDA

Ah, se alfin partir conviene,

non mi vegga a sospirar.

(Rinaldo e Ubaldo s'incamminano verso le tende)

Traditor... Ma fugge... Oh dèi!

Senti pria... non so... vorrei...

Si confonde il mio pensier.

RINALDO

(si libera da Ubaldo e s'avvicina ad Armida)

Cara, io t'amo, e torno anch'io.

UBALDO

(a Rinaldo)

Se sì debole tu sei,

va', ritorna a delirar.

ARMIDA

Dimmi almen...

RINALDO

(allontanandosi da Armida)

Mio bene, addio,

tu non puoi vedermi il cor.

ARMIDA, RINALDO E UBALDO

Se produci un tanto affanno,

ah sei pur tiranno, amor.

Atto terzo
Scena prima

Orrido bosco, in mezzo a cui vedesi un foltissimo arbore di mirto.
Rinaldo solo.

[N. 15a - Recitativo accompagnato]

RINALDO

Questa dunqu'è la selva? E dov'è il foco?

I mostri, dove sono?

Altro non miro che verdi piante intorno

erger l'altera fronte:

altro non odo che il mormorar

de' placidi ruscelli,

e il tenero garrir de' pinti augelli.

Ah, colpa è ormai l'indugio:

sotto il ferro cada il mirto fatal...

Ma qual soave odor d'intorno spira:

e giunge l'alma, la destra a indebolir...

Quai prende il bosco nuove sembianze amene

e seduttrici...

(escono alcune ninfe con ghirlande e corone di fiori, fra le quali Zelmira da ninfa)

Quai ninfe abitatrici de' rozzi tronchi

dall'annose piante sorgono, ohimè!

Che mai sarà?

(s'ode dolce sinfonia)

Quel suono che m'alletta,

onde vien? Qualunque fia,

non vedrà vacillar la gloria mia.

[N. 15b - Aria]

ZELMIRA

Torna pure al caro bene,

che t'aspetta in queste piante,

non guerrier, ma torna amante

le sue pene a consolar.

Questo cielo e questo bosco

già finora oscuro e fosco

or riveste un lieto aspetto

i tuoi passi a secondar.

[N. 16a - Recitativo accompagnato]

RINALDO

Qual tumulto d'idee m'eccita in seno

questa dolce armonia? Forse la sede

questa sarà de' fortunati amanti...

Ah, si vincan gl'incanti

e il seduttore canto non s'oda.

Olà, sgombrate il varco, insidiose larve,

a' passi miei:

sperate forse essermi inciampo?

(si libera dalle ninfe)

Invano folle idea di piacere

in me si desta.

(all'alzar della spada per dare il colpo al mirto, questo s'apre, e n'esce Armida pallida, e contraffatta co' capelli sparsi, vestita di nero, con verga magica in mano)

[N. 16b - Aria]

ARMIDA

Ah, non ferir: t'arresta,

passami prima il core,

ti muova il mio dolore,

abbi di me pietà.

[N. 17a - Recitativo accompagnato]

RINALDO

(Che inopportuno incontro!)

Armida! Oh dio!

ARMIDA

Pur ti riveggo! Ah, non volendo ancora

torni a chi fuggi.

A che ne vieni?

Amante qui giungi, oppur nemico?

Il ricco ponte, il grato ameno albergo

io qui per un nemico preparato non ho.

RINALDO

(Sogno o son desto? È quest'Armida,

oppure una larva rimiro?)

ARMIDA

E pensi, e taci? Forse nemico ancor?

RINALDO

(Non più. Del duce si eseguisca il comando.)

(s'incammina per tagliare il mirto, mentre Armida s'oppone)

ARMIDA

Arresta i colpi.

Non soffro oltraggio tal.

Se vuoi, crudele, troncar le piante,

al braccio tuo qui mille n'offre la selva.

Ah! Solo al caro mirto

perdoni il ferro.

Ah! Se giammai provasti amor per me,

se tutto in seno estinto non hai

l'antico ardor:

deh, non negarmi questo infelice don.

(vuole prender Rinaldo per mano, egli la rigetta con impeto)

RINALDO

Va', le lusinghe io più non curo,

il mirto al suol rovini:

ti opponi invano.

ARMIDA

Ingrato! E ancor disprezzi

il mio tenero amor?

Volli di nuovo tentar l'usate vie, crudel;

ma vano è già tutto con te... s'adopri alfine

il trattenuto sdegno.

Ah, se non sai

che può Armida sdegnata, or lo vedrai.

(parte Armida furiosa facendo segni con la verga magica; s'oscura la scena, Rinaldo si scoraggia)

Recitativo

RINALDO

Oh dio! Dove mi trovo?

Qual orribile suon mi scuote,

e quale caligine profonda il ciel ricopre?

(nell'avanzarsi Rinaldo verso il mirto sortono le furie, che lo perseguitano e lo tengono lontano dal mirto)

Che veggio! Orrende furie!

Ah, vien manco il valore!

O ciel! Che pena!

Me in me più non ritrovo.

Ohimè, vacillo...

La patria... il mondo... il mio dovere...

Oh dio! Smanio...

gelo... m'arresto...

Che terribile orror! Che inferno è questo?

[N. 17b - Aria]

Dèi pietosi, in tal cimento

par che manchi il mio valor.

Ah non so, se quel ch'io sento

sia viltade o sia timor.

Ma si vinca ormai da forte:

non m'involi alcun la palma.

Ah ch'io gelo... Manca l'alma,

agitar mi sento il cor.

Dèi pietosi! Manca l'alma,

agitar mi sento il cor.

[N. 18a - Recitativo accompagnato]

Ed io m'arresto? Che viltà!

D'invito sian gl'inciampi al cimento:

e fiamme e armate schiere

nulla potranno, e mi saprò fra voi

aprire il bel cammin noto agl'eroi.

(dopo breve contrasto Rinaldo batte il mirto con la spada; si cangia tutta la scena nell'accampamento degl'europei, e le furie e la selva spariscono)

Scena seconda

Campo de' franchi.

[N. 18b - Marcia]

Recitativo

RINALDO

Ho vinto. Già sento il core a rimettersi

in calma... Oh ciel! Già torna Armida...

UBALDO

Disperato consiglio a noi la guida.

ARMIDA

(entrando, seguita da Idreno e Zelmira)

Ah traditor!

UBALDO

Altrove vanne lungi, o superba.

ARMIDA

Barbaro, non potrai!

RINALDO

Armida... (Oh cielo! Intenerir mi sento!)

IDRENO

(Pure la raggiungiam.)

ZELMIRA

(Ma invan lei giunse.)

RINALDO

Sentimi: e questi sian gl'ultimi accenti

un'altra volta, il giuro,

a te ritornerò, bell'idol mio...

Armida, addio.

ARMIDA

No, no, seguirti voglio

furente, disperata;

ecco del mio furor la prova estrema,

empio, rimira, impallidisci, e trema.

(al cenno d Armida comparisce un carro infernale)

[N. 19 - Finale]

ARMIDA, ZELMIRA E IDRENO

Astri che in ciel splendete,

numi che giusti siete,

tranquillo non lasciate

l'infido traditor.

ARMIDA

Vanne, crudel spietato,

va' tra le morti e il sangue

ché nel mirarti esangue

lieto il mio cor sarà.

RINALDO

Cangia, crudele, i voti,

frena quel labbro almeno;

se mi vedessi il seno,

io ti farei pietà.

UBALDO

Già la guerriera tromba

alla partenza invita.

RINALDO

Armida, addio, mia vita, addio!

ARMIDA

Mostro di crudeltà!

TUTTI

Oh sorte iniqua avara,

oh divisione amara

ch'all'alme innamorate

d'esempio ognor sarà.

Fine del libretto.

Generazione pagina: 14/01/2016
Pagina: ridotto, rid
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Locandina Atto primo Scena prima Scena seconda Scena terza Atto secondo Scena prima Scena seconda Atto terzo Scena prima Scena seconda